Dell'Amicizia
Secondo Vincolo della mostra Unione col Cuore di Gesù
Non si contenta il Verbo incarnato di dare agli uomini il titolo, sì glorioso peraltro, di servi, nè quello ancora più glórioso di fratelli risponde sufficientemente alle mire dell'amor suo. Nelle relazioni di padrone a servo si trova l' interesse, in quelle di fratellanza si trova la natura; e Gesù vuole che tra il suo Cuore ed il cuore degli uomini esista un legame più intimo, puro del tutto e spirituale, e insieme tenero e sensibile, quale appunto ritrovasi nella generosa unione di un'amicizia a tutta prova. Sì, questo gran Dio, nostro creatore, nostro padrone, nostro re , ha voluto essere nostro amico.
Ma come sarà ciò possibile alla stessa sua onnipotenza, mentre l'amicizia esige una condizione, si nutre di un alimento, soggiace ad una legge che sembrano ripugnanti alla perfezione infinita del Figlio di Dio ? In fatti l'amicizia domanda l'uguaglianza, perchè tende di sua natura alla compiuta unione dei cuori , nè ciò si potrebbe in cuori al tutto fra loro disparati. Quindi l'amicizia non nasce d' ordinario se non fra gli uguali; e se attrae talvolta l'uno verso l'altro due cuori, cui la nascita, il grado o la fortuna tenea prima lontani, anche si affretta di produrre in essi quella eguaglianza che non vi avea trovato: Amicitia aequales inve nit, aut facit. Ora tra il Figliuol di Dio e i figliuoli degli uomini, tra l' Eterno e i con dannati a morire, tra l' Infinito e il niente , tra la Santità somma e il peccato, come sarà possibile l' eguaglianza, e Dio medesimo colla sua onnipotenza come riempirà questo abisso sterminato che li separa?
Così legge dell' amicizia si è il disinteresse, pel quale l' amore di amicizia si distingue da ogni altro genere di affezione, e senza proprio riguardo, per pura benevolenza cerca il bene dell' amico. Ma Dio potrà nutrire un amor tale verso la sua creatura, mentre ne è necessariamente il fine ultimo e dee riferire alla propria gloria tutto ciò che opera fuori di sè? E Dio Figlio non ha comunicato quest'istessa prerogativa alla umana natura da lui assunta? E Dio Padre non ha ordinato che tutte le create cose , in cielo e in terra , servano e sieno subordinate all' Uomo-Dio , In ipso condita sunt universa in coelis et in terra., omnia per ipsum et in ipso creata sunt (CoL., I, 16) ? Questa è la suprema legge della creazione; e Gesù Cristo come potrà non curarla, subordinando le proprie ragioni a quelle degli uomini ?
Infine, alimento dell' amicizia è il sacrificio: laonde com'essa sia veramente entrata in un cuore, comincia subito a stimolarlo di dare ciò che possiede; e quando l'amico abbia così sacrificato per l'amico ogni suo bene, crede di non avere ancora fatto nulla: Si de derit homo omnem substantiam suam pro dile ctione, quasi nihil despiciet eam (CANT., VII, 7); nè trova pace fino che abbia sacrificato se stesso. Ma questo doppio sacrificio, a cui tende ogni verace amicizia, è egli possibile al Figliuolo di Dio? A lui, Dio come il Padre , impassibile, beato necessariamente ed infinitamente?
O Salvatore divino, permettetemi ancora la domanda, come potete voi diventare nostro amico? Siate pur nostro padre, nostro benefattore , nostro sostegno, nostro re, nostro rimuneratore: tutti questi titoli vi convengono, e noi non potremo mai troppo ringraziarvi che vi degniate prenderli a nostro riguardo; ma deponete il pensiero di voler essere nostro amico, perchè nol potreste senza rinunciare alle vostre più essenziali prerogative.
ENRICO RAMIÈRE S. J.
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