II. Perché si parla così poco dell'abbandono dei tabernacoli
L'orrore del nome
133. Poiché mi accingo a scrivere su questo paradosso dell'abbandono in compagnia dei tabernacoli, vorrei iniziare con la spiegazione dei termini che utilizzo, che in buona dialettica dovrebbe essere il punto di partenza di ogni questione.
L'abbandono del tabernacolo! Ecco il “linguaggio duro” 1 che ha tolto alle Marie, riparatrici di ogni tipo di abbandono del tabernacolo, più di una simpatia e ha portato loro non poche mormorazioni, sospetti e proteste.
È vero che chi parla di abbandono di una persona o di una cosa buona, parla di disprezzo, ingratitudine, durezza di cuore, slealtà e altre cose altrettanto brutte. E dire che tutte queste bruttezze pendono da un tabernacolo come brandelli di ragnatele polverose è molto doloroso e vergognoso. Ma sono forse quel dolore e quella vergogna una ragione sufficiente per sopprimere dal vocabolario cristiano l'unione di quelle due parole: tabernacolo abbandonato?
Dio voglia che prima si fossero incontrati gli astri e fossero esplosi in milioni di pezzi, piuttosto che quelle due parole si fossero incontrate e fossero finite insieme in uno di essi!
Ma, ripeto, il dolore, la vergogna e persino lo scandalo che potrebbe causare ai più piccoli pronunciare insieme queste due parole impediscono di pronunciarle?
Quando si dimostrerà che le malattie non si curano con le medicine, ma nascondendole e tacendole, allora dirò che il male dell'abbandono del Sagrario si rimedia non facendone menzione.
Nome evangelico
A parte questa ragione, e senza negare la sgradevolezza del nome, mi ha spinto a usarlo con tanta tenacia l'esempio del Vangelo. Sono stati gli evangelisti a insegnarmi e a convincermi a usare il verbo abbandonare, per esprimere non l'odio, né la persecuzione, né l'invidia dei nemici di Gesù, che lo chiamano con i loro nomi, ma la slealtà, la freddezza, l'ingratitudine, l'incoerenza, l'insensibilità e l'indelicatezza, la codardia dei suoi amici, di coloro che lo conoscevano, lo frequentavano e ricevevano i suoi favori e le sue confidenze.
Questo allontanarsi da Lui di coloro che avrebbero dovuto stare sempre con Lui. Il non assisterlo con la loro presenza e con la loro adesione incondizionata quando ce n'era più bisogno è chiamato dagli evangelisti abbandono e fuga... “E abbandonandolo, fuggirono tutti...” 2.
Perché ogni volta che si rivede o si sente Gesù nella sua vita di Sagrario passare attraverso la stessa prova, non si può dire con giustizia e senza esagerazione né scandalo che è abbandonato o che soffre di abbandono?
Causa dell'orrore per il nome
135. Non credo che nessuno di coloro che sono inorriditi dalla parola abbandono applicata al loro Tabernacolo, smetta di accettare queste ragioni. Ciò che accade è che, per una sorta di confusione di termini, abilmente sfruttata dal diavolo, si è fatto temere o sospettare che il segno dell'abbandono su un tabernacolo includa quello della negligenza, della tiepidezza o della debolezza dello zelo dei sacerdoti che lo custodiscono e delle anime buone che lo accompagnano. O più chiaramente, che chiamare un tabernacolo abbandonato significa accusare tutti i suoi vicini di essere responsabili di tale abbandono e il parroco o il sacerdote che ne è incaricato di essere complice o colpevole dello stesso.
Poveri parroci e povere anime fedeli! Come vorrei dimostrarvi la mia ammirazione e la mia compassione nel vedervi lavorare in quei campi, che non mancano, di semine costanti e raccolti nulli, tardivi o scarsi!
Per distruggere questa confusione, e speriamo che sia per sempre, userò lo stesso esempio del Vangelo che ho appena citato.
Si può affermare con assoluta certezza che Gesù fu abbandonato dai suoi durante tutta la sua Passione e nella sua morte? Eppure è certo che né la sua Madre Immacolata, né le sue fedeli Marie, né san Giovanni smisero di stargli il più vicino possibile.
136. Perché non si può dire che Gesù è abbandonato nel suo Tabernacolo, da migliaia di vicini battezzati e istruiti che non vanno a trovarlo, anche se ha al suo fianco un sacerdote fedele come san Giovanni e un gruppo di anime costanti e compassionevoli, come le prime Marie?
Certo, se quel sacerdote mancasse o anche quelle anime fedeli se ne andassero, l'abbandono sarebbe assoluto e totale e maggiore di quello del Calvario. Ma questo non è il caso ordinario, grazie a Dio.
Proprio uno dei dolori che strazierebbe più amaramente quei cuori fedeli sarebbe quello di vedere e sentire così abbandonata nel suo Sacrificio l'augusta Vittima del loro amore.
Orrore per il fatto
137. Sì, cari sacerdoti: abbandonate la paura della parola e sostituitela con l'orrore per il fatto che le conferisce una realtà così triste e un significato così sconfortante.
A questo mirano queste righe: a scoprire non tanto l'estensione quanto l'intensità di queste tristezze.
Sì, il tempo e le forze che si spendono per indignarsi contro la parola abbandono, saranno impiegati molto meglio nel lavorare contro il fatto dell'abbandono, affinché, una volta diminuito, cancellato, esso perda realtà e ragione.
E, di conseguenza, la questione, piuttosto che porsi se si debba parlare di abbandono del Tabernacolo, dovrebbe porsi così: c'è abbandono del Tabernacolo? Dove? Come? Fino a quando? Di che tipo? Per quale motivo? Come si rimedia?
È urgente rispondere a queste domande.
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Manuel González
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