OPERA A BEN VIVERE
Ora è da vedere, diletta in Cristo, che cosa è male, e qual è quella cosa che meglio c'induce a partire da detto male. Che cosa è dunque partirsi dal male, se non votare la coscienza, e nettarla da ogni sporcizia di peccato, e apparecchiare la camera dell'anima nostra in abitazione di Spirito Santo, che prima era abitazione di demonia? E che cosa è partirsi dal male, se non dipartirsi dall'amore del demonio, e cercare di ritornare a quello di Dio? Al quale amore, figliuola mia, perfettamente mai si può pervenire, se non per amore.
Colla pecunia dunque del nostro amore, ci bisogna comprare e posseder l'amore di Dio: al quale amore nulla cosa ci aiuta tanto a pervenire, quanto fa recogitare li benefici i e doni ricevuti da Dio, e lo grande amore ch'Egli ci ha portato, e del continuo ce ne porta più che mai. Onde dice Santo Gregorio, «che amore non è altro che fuoco, e che il fuoco non è altro che il puro amore e dilezione, che portiamo al nostro Signore Gesù Cristo». Bisognaci dunque, che col fuoco dello amore consumiamo la ruggine del peccato.
La legna, che nutrica e sempre fa crescere questo santo fuoco, non è altro, se non che del continuo recarsi a memoria i grandi beneficii, che da Lui abbiamo ricevuto.
Mosso, figliuola mia, si diletta Dio; e mosso, volentieri s'abbraccia con quell'anima, che si diletta di pensare ai suoi benefici. Queste sono quelle legna che comandò Iddio a Mosè nel vecchio Testamento: come si legge nel Levitico che comandasse a' sacerdoti che dovessero aggiungere ad ognora legna al fuoco del sacrificio, a ciò che fusse fuoco perpetuo. Però che quando l'anima ben di cuore si reca a memoria i beneficii ricevuti da Dio, bisogno fa che si vergogni della sua ingratitudine e pigrizia; e poi alla fine, se fusse cuore di pietra, bisogno fa che si ammolli ad amarlo; vedendosi sempre avere fuggito Iddio, e ch'Egli non se n'è indegnato, ma sempre pazientemente ci ha aspettato, e del continuo sempre ci aspetta e chiama per diversi modi.
Quando per buone ispirazioni, quando ci fa chiamare da' suoi servi, quando ci lusinga per beneficii, e quando ci minaccia per tribulazione; come quasi s'Egli avesse bisogno de' fatti nostri, e non potesse regnare senza noi. Onde dice San Gregorio: «Almeno ci dovremmo vergognare della benignità di Dio, poi che la giustizia temere non vogliamo; il quale con tanta maggiore villania si dispregia, quanto Egli, vedendosi da noi dispregiato, pur ci chiama».
Onde esso Iddio, conoscendo la nostra ingratitudine verso di Lui, si lamenta per Isaia profeta, e dice: «Se io sono padre, dove è l'amor mio? E se io sono signore, dov'è il timore mio?». Onde, quando l'anima è da Dio visitata, per tali visitazioni, e ispirazioni, volendosi aiutare, tutta si vergogna e confondesi in sé medesima: stupendo della grande benignità di Dio, e dolendosi della sua ingratitudine, tutta viene in compunzione; dolendosi grandemente dell'offensione ch'ella ha fatto a Dio, e disponsi di porre fine al suo malvivere, e di cominciare vita nuova. E così, tutta confusa e compunta, si va a confessare, con animo di mai più offendere Iddio: al quale passo è pervenuta la carità vostra, per la confessione generale che avete fatta.
Ora è da vedere qual cosa è quella che ci abbia meglio a guardare, che non caggiamo più in peccato. E disaminando me medesimo, non ci conosco più efficace fondamento a poterei di ciò guardare, che è lo puro amore che portiamo al nostro Signore Gesù Cristo: al quale amore nulla cosa è che tanto ci faccia pervenire, e che tanto infiammi le anime nostre di Lui, quanto fa a recarsi a memoria li beneficii che ci ha fatti. I quali se in verità ben di cuore la devota anima pensa, tutto il suo amore pone solamente in Dio, cogitando sempre in che modo, e per che via, e con quali opere esercitandosi, più gli possa piacere.
Or per questo modo, figliuola mia, è da cominciare a partirsi dal male; e questa è la più bella e ottima via, e quella che più piace a Dio, e quella che più dura. Onde sono molti, che si partono dal peccato per paura dello inferno: la qual cosa, poniamo che sia cominciamento di bene, non è però perfetta; però che, come dice Santo Augustino, «invano s'astiene dal peccato chi per paura non pecca»: però che la mala volontà è dentro, e seguiterebbe l'opera, se non temesse la pena.
Con amore dunque è da guardarsi dal male, e non per paura di pena; né eziandio, che più dirò, per isperanza di premio. E da poi che per questo modo ci siamo partiti dal male, è da aiutarsi, per modo che non caggiamo più. E così, come per via d'amore ci siamo partiti dal male, così per esso amore è da mantenerci nel bene, e sempre crescerlo; insino a tanto che pervegniamo al secondo grado di far bene.
Or bisogna dunque, dopo la confessione fatta, per non ricadere più nel male, che la prima cosa che abbiamo a fare, si è di stabilire l'animo nostro a mai più non peccare. Onde dice Santo Leone papa: «Conosci, o uomo, la dignità tua, che sei fatto consorte della divina natura, e non tralignare alla vita vile e vecchia di prima, e non ti sottomettere più al giogo del diavolo; ripensa di che capo e di che corpo se' membro, cioè di Cristo; ripensa che 'l sangue suo è il tuo prezzo; il quale Cristo con misericordia ti liberò, e così con giustizia ti giudicherà, se sarai ingrato». E San Paolo dice ad alcuno suo discepolo, confortandolo a ben fare: «Così come voi aveste le membra vostre a servire alle immondizie e alle iniquità, andando di iniquità ad iniquità (cioè, di peccato in peccato); ora (cioè, che Dio v'ha cominciato a porgere la mano) apparecchiate le vostre membra a servire alla giustizia in santificazione»; cioè, ad ogni buona opera che sia secondo Iddio. E poi soggiugne, e dice: «Essendo voi servi del peccato, ne siete stati liberati, e siete stati fatti giusti». E poi, per meglio dare loro a conoscere la grazia di Dio in loro, e per confortargli al ben fare, anco dice: «Or che frutto aveste allora del peccato, del quale ora ve ne spaventate, però che all'ultimo mena a morte? Ma ora che siete stati liberati dal peccato, siete servi di Dio, che n'arete frutto in santificazione, e poi alla fine n'arete vita eterna. Chè, stando n' peccati, conduce a morte». E per mostrare loro che questo non è stato per loro virtù, ma per grazia di Dio, dice: «Ma per la grazia di Dio n'arete vita eterna».
Bisognaci dunque, a volere uscire e partirei dal peccato, come ci ammaestra il profeta, che Dio sia quello che prima c'illumini a conoscere il peccato nostro, e che ei porga la sua santa mano, dandoci grazia e fortezza a potere ciò fare.
Ora bisogna, dopo la confessione fatta, ad ogni ora recogitare lo stato nostro, e quello che noi siamo, e a quello che saremmo pervenuti, se non fusse la grande benignità e misericordia di Dio. Il quale per sua grazia ei ha sopportati, e mantenuti, insino che ei ha dato il lume e la grazia sua d'esserci partiti dal peccato, e che non ci ha voluto trarre dal mondo in tempo, che noi eravamo suoi nimici. Lo quale ripensare ei fa pigliare speranza della misericordia di Dio, e facci dilettare di pensare sempre de' suoi beneficii; e massime di quello ismisurato amore che ei ha portato, che, essendo noi suoi nimici, si degnò di pigliare nostra carne, e haccisi fatti suoi figliuoli. Onde San Bernardo, questi beneficii ripensando, si conforta, e recaseli a memoria, per bene infiammarsi nello amore di Dio, e dice: «Tre cose considero di Dio, nel quale depende tutta la mia speranza. Cioè, la carità della sua adozione, che, essendo io suo nimico per colpa, mi s'ha reconciliato; e hammisi fatto per grazia suo figliuolo adottivo, fratello e coerede di Cristo».
Ora dico dunque, figliuola mia, che a volerci partire dal male, come Dio ei ammonisce per lo suo profeta, e per potere pervenire al secondo grado di far bene, cel bisogna fare per via d'amore: però che quella cosa che l'uomo fa per amore, nulla fatica sente, e non è sì gran cosa che non gli paia picciola. E per venire a detto amore, nulla cosa ei è più efficace, che recogitare spesso i beneficii di Dio. Onde, per aiutare un poco il nostro devoto e santo desiderio a pervenire a detto amore, porrò qui alcune autorità di Santi, i quali ci confortano a questo.
E per meglio incitarci e infiammarci a questo suo santo amore, primo mostrano a noi l'amore che esso Dio ci ha portato. Onde dice Santo Giovanni Grisostomo, che «non fu mai, o padre, o madre, o moglie, o marito, o qualunque altra cara persona che ei ami più che Colui che ei fece, né chi ei porti maggiore carità e amore». E Santo Giovanni Evangelista dice: «Vedete e considerate che carità ci ha mostrato Iddio, che ei ha fatti e vuole che siamo suoi figliuoli!». E anco dice: «Noi pur siamo figliuoli di Dio, pogniamo che ancora non si paia; ma noi sappiamo per certo ch'Egli verrà per noi; e allora, per la gloria che ci darà simigliante a Sé, mostrerà chiaramente ch'Egli ci ha per figliuoli».
Onde questo senso pare ancora che avesse San Paolo, quando, confortando alcuni suoi discepoli, dopo che s'erano partiti dal peccato, per bene stabilirli nelle virtù, s'ingegnava di armarli di questa benedetta armatura dell'amore, dicendo loro: «Non avete ricevuto spirito di servitù in timore, ma spirito di virtù di adozione di figliuoli, per lo quale confidentemente chiamiamo Iddio nostro Padre». E in un'altra epistola conforta altri allo amore di Dio, e dice: «Siate seguitatori di Dio, come figliuoli carissimi, e andate per la via dello amore, come v'insegna Cristo vostro fratello ». Onde Iddio, per infiammare bene i cuori nostri del suo amore, ci dice per Isaia profeta, volendoci mostrare che ci ama molto, via più che nulla altro padre o madre terreni, e dice: «Or puossi la madre dimenticare il suo figliuolo, che non gli sia misericordiosa?». Quasi dica: Molto pare impossibile. Ma volendoci mostrare che il suo amore avanza ogn'altro amore d'ogni altro padre o madre, soggiunge e dice: «E s'ella bene sel dimenticasse, io mai mi dimenticherò di te».
Oh dolce amore, figliuola mia, oh dolce amore, che ci porta questo nostro dolcissimo Padre! Ingegniamoci dunque, con tutto il nostro cuore, di porre tutto il nostro amore solo in Lui, però che altro non richiede né vuole da noi. E per meglio certificarlo, se noi dubitassimo di non crederlo al profeta, venne esso Figliuolo di Dio in persona a dichiararcelo, per levarci d'ogni dubbio; e con un infuocato amore dice al Padre: «Io voglio, Padre, che dove io sarò, che quivi siano i servi miei».
E forse a questo la carità vostra dirà: Questo non s'intende per me, perché sono coniugata! lo rispondo e dico: che tutti quelli che fanno la volontà di Dio, gli servono; però che l'abito non fa religioso, ma sì la buona vita. E in un altro evangeli o dice il Signore: «Io farò sedere i servi miei (cioè, posare) e andrò e servirò loro». Oh, quanto amore di signore, che dice che ci vuole servire! Ingegniamoci, figliuola mia, d'essere conoscenti e grati di tanto amore, che ci porta questo nostro dolce Padre, e con tutto il nostro cuore l'amiamo: però che se così faremo, nulla fatica ci parrà di partirci dal male, lasciando il peccato; nulla fatica ci parrà di far bene, estirpando i vizii; né nulla fatica ci parrà di cercare e operare le virtù; né eziandio mai ci stancheremo di perseverare in sino alla fine.
Or dunque, per queste cotali cogitazioni, recandoci a memoria li benefizii di Dio, ci infiammiamo le anime nostre nel suo amore, a ciò che senza fatica possiamo pervenire a quello che ci conforta il profeta. Onde David profeta, conoscendo che per questo tale pensare de' benefizii di Dio, sopra tutte le altre cose che potessimo fare, era quella cosa che più infiammava le anime nostre del suo amore in questo esilio, si esercitava ripensando essi benefìcii. E quando s'era bene infiammato del suo amore, gridava e diceva: «Or che ti potrei io fare, o che merito renderti, o Signore Dio, di tanti benefici i che Tu m'hai fatti?». E poi, non conoscendo di potere far cosa che più gli possa piacere, risponde e dice: «Io piglierò il calice della salute, invocando il nome di Dio». Cioè, per amore di tanti beneficii, io metterò il collo sotto il soave giogo della legge tua, a sostenere ogni passione, e a durare ogni fatica, a ciò che, per amore di tanto Padre, possa pervenire al secondo grado del ben fare.
Or questo basti aver detto, e mostrato che cosa è male, e per che modo meglio l'uomo se ne può partire. Abbiamo, collo aiuto di Dio, mostrato in alcun modo che cosa è male, e per che modo meglio ci possiamo partire da esso, assomigliatolo al disboscare il giardino imboschito, tagliando le legne, e spine, e malerbe, e per che modo meglio ci possiamo guardare di non peccare più. Ora nella seconda parte è da vedere, in che modo dobbiamo far bene; assomigliandolo a stirpare le radici e barbe delle malerbe del giardino imboschito; a ciò che poi possiamo pervenire al terzo grado, di cercare la pace; assomigliandola al lavorare e seminare la terra del giardino.
SAN ANTONINO