Gabriele Amorth racconta...
É un momento questo, in cui Padre Pio sente che il suo corpo è allo stremo; e
quell'esaustione si propaga alle qualità spirituali, tanto che teme di soccombere al nemico:
«... Mio Dio! quegli spiriti maligni padre mio, fanno tutti gli sforzi per perdermi; vogliono
vincermi con la forza; sembra che approfittino proprio della mia debolezza fisica per
maggiormente sfogare contro di me il loro livore e in tale stato veder se sia loro possibile
strapparmi dal petto quella fede e quella fortezza che mi vien dal padre dei lumi. In certi
momenti mi veggo proprio sull’orlo del precipizio, sembrami allora che la pugna sia per
arridere a quei birbaccioni; mi sento proprio tutto, tutto scuotermi; un agonia mortale
attraversa il mio povero spirito, riversandosi pure sul povero corpo e tutte le membra me le
sento rattrappirsi. La vita allora davanti a me la veggo come se mi si arrestasse: ella è
sospesa» (30 ottobre 1914).
É proprio allora che il fraticello reagisce, dedicandosi alla guida di una donna, una che
potremmo quasi definire una «proto-figlia spirituale», la prima di una catena infinita di
anime. Assistiamo allora allo svilupparsi di un altro “modello” della battaglia: l'attacco alle
persone vicine e amiche di Padre Pio. Scrive a padre Agostino il 16 febbraio 1915: «... Non
saprei dirvi poi quanta rabbia prova contro di me quel brutto animalaccio di Satana per la
provvisoria direzione che ho assunto io di quell'anima. Me ne fa di tutti i colori. Anche a quella
poverina le sta facendo guerra e fra i tanti dispetti che a lei ha fatto, uno è stato questo. Nel
leggere le mie lettere cerca di perturbarle la fantasia e in una di queste volte nel leggere una
mia lettera, si sentì gridare da lui all'orecchio: “Non sentire a quel mentitore”. Ma l'anima di
Dio, senza scomporsi, gli fece una forte risata in viso e così scoperto si diede alla fuga.
Purtroppo quella bestiaccia è convinta di non poterla avere per sé e quindi, non potendo avere
il più, fa tutti gli sforzi di avere il meno, impedirle una maggiore perfezione».
MARCO TOSATTI
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