rivelata alla serva di Dio Maria Cecilia Baij
Del ritorno di Gesù a Bethania e di ciò che operò nel suo interno, sino a che celebrò l’ultima Pasqua con i suoi discepoli.
AL TEMPIO DI GERUSALEMME GESÙ INSEGNA
Terminato pertanto la diletta Madre di parlare con i miei apostoli, ed io di orare al divin Padre,
nella quale orazione si era già concluso di dar l’ultima mano all’opera grande della redenzione
umana, andai dalla diletta Madre; e i miei apostoli si licenziarono da Lei e mi seguirono. Partito
pertanto da Bethania, ed arrivato al Tempio dove si era già adunata molta turba per udire le mie
parole, ed anche infermi per esser curati delle loro infermità vi trovai alcuni Scribi e Farisei, che
già stavano ad aspettarmi, per riprendermi, se avessi predicato, perché non potevano più
sopportare le mie parole, essendo molto infuriati. Io, però, arrivato al Tempio ed adorato il divin
Padre, lo pregai, conforme al solito, del suo aiuto, ed incominciai a predicare, dicendo alcune
parabole alla turba, che con tutta l’attenzione mi stava ad udire. Sentendo gli Scribi e i Farisei,
che con tanta libertà predicavo, sebbene sapessi che per me vi era l’ordine di farmi prendere e
carcerare, si avanzarono arditamente a rimproverarmi chiedendo con quale autorità facessi ciò.
Furono però da me confusi, come anche in alcune interrogazioni che mi fecero, per vedere se
avessero potuto cogliermi in qualche errore contro la Legge, per potere con più libertà
arrestarmi. Ma sempre restavano confusi, in modo che non sapevano più che dirmi. Perciò si
infuriavano vieppiù contro di me (1). Erano anche da me ripresi, manifestando io la loro malizia,
e tutta ciò che passava, tarato nel loro interno, come nei loro segreti concili. Ed allora restavano
atterriti, e non sapevano che rispondere. Essendo privi della divina grazia, molto istigati dal
demonio ed accecati dalla loro passione, tutto interpretavano in male. Però dicevano, che
avevo il demonio addosso, che mi manifestava tutto ciò che passava fra di loro. Era ferito il mio
Cuore da questa sì grave ingiuria; con tutto ciò non mancavo di pregare per essi il divin Padre,
perché non li castigasse come meritavano. Seguitando pertanto a predicare con maggiore zelo
della loro salute e della gloria del mio divin Padre, in quest’ultima mia predica al Tempio, tornai
a ribattere tutte le cose che per l’addietro avevo insegnato, dicendo altre parabole. Stava la
turba attenta alle mie parole; ma gli Scribi e i Farisei fremevano di sdegno e di odio contro di
me. Narrai loro molte cose occulte, manifestai i segni che avrebbero preceduto la fine del
mondo, il giudizio finale e la venuta del Giudice supremo, la sentenza definitiva da darsi ai
reprobi ed agli eletti (1). Molto lungo fu questo mio ragionamento, e tutti stavano ad udirmi
con gusto. Solo gli Scribi si rivolgevano or qua or là, per non udirmi: le mie parole penetravano
le loro orecchie, ma non i loro cuori, induriti più delle pietre. Parlai anche del Sacramento che
ero per istituire, col lare la mia. carne ed il sangue in cibo ed in bevanda, dicendo, che la mia
carne, è veramente cibo, ed il mio sangue bevanda, e che chi avesse mangiato la mia carne e
bevuto il mio sangue sarebbe restato in me ed io in lui, e sarebbe vissuto in eterno.
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