Le “ragioni” essenziali del dogma eucaristico
Analizziamo, ora, le “ragioni teologiche” che ci hanno spinto a questa nostra reazione contro la “concessione” di distribuire la “Comunione sulla mano”, concessione che noi crediamo arbitraria e sacrilega.
Come abbiamo dimostrato nel primo capitolo, anche nella Chiesa antica fu sempre in uso il costume di amministrare e di ricevere la “Comunione nella bocca”, distribuita dalle mani consacrate del sacerdote, dispensatore dei Sacramenti, per cui agisce “in persona Christi”. Ebbene, la “ragione teologica” principale di questa azione liturgica è sempre stata la “Presenza Reale” di Cristo anche nelle particelle, o “frammenti” di pane, che si possono staccare dalla Particola consacrata. Difatti non sono estranee, a questa introduzione della “Comunione sulla mano”, le controversie e gli influssi della teologia protestante, proprio sulla dottrina della “Presenza Reale” di Cristo nel SS. Sacramento.
Si rifà, cioè, alla mentalità di Lutero, il quale si diceva convinto che «è impossibile riformare la Chiesa se la teologia e la filosofia scolastica non sono strappate fino alle radici…»59. E per questo diceva che l’Aquinate «non ha mai capito un capitolo del Vangelo»60. Ed è per questo che Lutero respinse San Tommaso, la sua filosofia e la sua “metafisica”, chiamandolo «il più feroce nemico di Dio»!61
Ma con questo, però, Lutero si condannò a non comprendere più il Magistero della Chiesa e, quindi, anche le definizioni riguardanti il Mistero eucaristico.
Ora, il Concilio di Trento usò proprio la terminologia della “filosofia perenne” e particolarmente quella “tomistica”, per cui è solo alla luce della metafisica dell’Aquinate che si può comprendere le parole “sostanza-accidenti” e, soprattutto, la parola “transustanziazione”, che è appunto la parola-chiave di tutto il Mistero eucaristico, alla quale la Chiesa rimase sempre fedele62.
Per quasi tutto il primo millennio della storia della Chiesa - come abbiamo già dimostrato! - la fede nella “Presenza Reale” era indiscussa. I primi attacchi vennero da Berengario di Tours (1000-1088) che anticipò le negazioni di Calvino e di Zuinglio. Ma fu contraddetto da Lanfranco di Pavia.
L’eretico Berengario fu poi condannato da un Sinodo del Laterano63 e, in un altro Sinodo dell’11 febbraio 1079, fu obbligato a firmare un giuramento in cui si parlava di “sostanziale conversione” del pane e del vino nella carne e sangue di Gesù Cristo64.
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