sabato 23 maggio 2020

La battaglia continua



LA LINGUA LATINA

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Sono parole di autentici vaneggiamenti conciliari!.. Pio XII, sempre nella sua “Mediator Dei”, lo ebbe a dire:

«... Si deve osservare che sono fuori della verità e del cammino della retta ragione coloro i quali, tratti da false opinioni, attribuiscono a tutte queste circostanze tale valore da non dubitare di asserire che, omettendole, l’azione sacra non può raggiungere lo scopo prefissosi. 
Non pochi fedeli, difatti, sono incapaci di usare il “Messale Romano”, anche se è scritto in lingua volgare, né tutti sono idonei a comprendere rettamente, come conviene, i riti e le cerimonie liturgiche!
L’ingegno, il carattere e l’indole degli uomini sono così vari e dissimili che non tutti possono egualmente essere impressionati e guidati da preghiere, da canti, o da azioni sacre, compiute in comune. I bisogni, inoltre, e le disposizioni delle anime, non sono uguali in tutti, né restano sempre gli stessi nei singoli!

Chi dunque potrà dire, spinto da tale preconcetto, che tanti cristiani non possono partecipare al Sacrificio Eucaristico e goderne i benefici? Questi possono certamente farlo in altra maniera che ad alcuni riesce più facile, come, ad esempio, meditando piamente i misteri di Cristo, o compiendo esercizi di pietà, e facendo altre preghiere che, pur differenti nella forma dei sacri riti, ad essi, tuttavia, corrispondono per la loro natura!».

Quale grande sapienza “pastorale”, psicologica, penetrante le più intime fibre dell’animo umano in queste parole di Pio XII!
Purtroppo, invece, un altro frutto del Modernismo in atto è anche la “mutilazione della Messa”, il cui creatore fu il framassone mons. Annibale Bugnini che riuscì a strappare il consenso a Paolo VI. 
E così, adesso, abbiamo una Messa bugniniana-massonica col “Dio dell’Universo”, col “panis vitae”, col “potus spiritualis”... Nella “traduzione tedesca”, sempre nel testo latino, la parola “hostia” (= vittima, sacrificio cruento) è tradotta sempre come “dono” (Gabe), mentre la traduzione italiana, qualche volta, conserva la parola “sacrificio”.
Ancora: mentre nella traduzione italiana del nuovo mini Offertorio (detto anche “preparazione dei doni”!) conserva la preghiera “Orate, frates”, in cui, oltre al concetto di “sacrificio”, c’è anche una traccia di differenza tra sacerdote e popolo (“il mio e vostro sacrificio”!), nella traduzione tedesca, invece, si fa dire al sacerdote: “Preghiamo che Dio onnipotente accetti i “doni” della Chiesa come lode e per la salute del mondo intero”!.. e poi, più sotto, si legge: “ovvero un altro invito idoneo alla preghiera”; il che significa:
piena libertà per invenzioni fantastiche!

Ma anche lo stesso “Messale nuovo” è un grande scandalo! Bisognerebbe leggere, qui, il “Breve esame critico del Novus Ordo Missae” dei cardinali Bacci e Ottaviani, in collaborazione con grandi “esperti”, pubblicato nel 1969, che contiene un grave giudizio da parte dell’allora Prefetto del Sant’Uffizio!..
Cominciamo dalla definizione di Messa (paragrafo 7: “De structura missae”, nella “Istitutio generalis”, o preambolo del Messale:

«La “Coena dominica”, o Messa, è la sacra assemblea del popolo di Dio che si raduna sotto la presidenza del prete per celebrare la cerimonia del Signore. Per questa assemblea locale della Sancta Ecclesia vale in modo eminente la promessa di Cristo: “dovunque due o tre persone sono riunite nel mio nome, Io sono in mezzo a loro»!..

Ed ecco il commento del card. Ottaviani:

«la definizione di “Messa” è dunque limitata a quella di “cena”, il che è poi continuamente ripetuto. Tale cena è inoltre caratterizzata dall’assemblea, presieduta dal sacerdote, e dal compiersi il “memoriale del Signore”, ricordando quello che egli fece il giovedì santo. Tutto ciò non implica né la “presenza reale”, né la “realtà del sacrificio”, né la sacramentalità del sacerdote consacrante, né il valore intrinseco del sacrificio eucaristico, indipendentemente dalla presenza dell’assemblea; non implica, in una parola, nessuno dei valori dogmatici essenziali della Messa che ne costituiscono, pertanto, la vera definizione. Qui, -conclude il cardinale - l’omissione volontaria equivale al loro superamento, quindi, almeno in pratica, alla loro negazione!».

Ce n’è abbastanza per dire che quella definizione di “Messa” era “eretica”! E il Papa Paolo VI, leggendo quello scritto dei due cardinali, ne ebbe paura e fece cambiare quel “paragrafo 7”, correggendolo;4 ma lo si fece in parte, però, perché il “testo della Messa” è rimasto ancora tale e quale! Non fu cambiata una parola!
Con quella “furba” riparazione, gli “errori” di quel paragrafo sembrerebbero riparati. Invece, no! La “Messa” rimane “cena”, come prima; il “sacrificio” è solo un “memoriale”, come prima; la “presenza di Cristo” nelle due specie è qualitativamente uguale alla sua presenza nell’assemblea, nel prete e nella sacra Scrittura. I laici (e molto clero!) non hanno notato la sottile distinzione del “sacrificio dell’altare”, detto, adesso, “duraturo”; ma la “mens” dei compilatori è quella, spiegata da Rahner nel suo commento al “Sacrosanctum Concilium”, art. 47:

«L’art. 47 contiene - era già nel Concilium! -una descrizione teologica dell’Eucarestia. Due elementi sono specialmente degni di attenzione: si parla di lasciar “durare” il sacrificio di Cristo, mentre le espressioni “repraesentatio” (Concilio di Trento) “renovatio” (testi papali più recenti) sono state evitate di proposito. La celebrazione eucaristica è caratterizzata con una parola, presa dalla recente discussione protestante, e cioè: “memoriale della morte e della risurrezione di Gesù”».

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sac. dott. Luigi Villa 

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