IL DISEGNO DIVINO NELLA NOSTRA PREDESTINAZIONE ADOTTIVA IN GESÙ CRISTO
Riprendiamo ora l'esposizione particolareggiata, seguendo il testo dell'apostolo. Questa esposizione porterà inevitabilmente con sé qualche ripetizione, ma io confido che la vostra carità le sopporterà in ragione dell'elevazione e dell'importanza di queste questioni così vitali. Noi non possiamo penetrare bene la grandezza di questi dogmi e la loro fecondità per le anime nostre che prolungandone un po' la contemplazione.
In ogni scienza, come sapete, ci sono dei principi primi, dei punti fondamentali, che bisogna conoscere subito, perché su di essi riposano tutti gli sviluppi ulteriori e le ultime conclusioni. Questi primi elementi vogliono essere tanto più approfonditi e reclamano tanto più attenzione in quanto le loro conseguenze sono più importanti e più estese. Il nostro spirito, veramente, è così fatto che si disgusta facilmente dell’analisi e della meditazione delle nozioni fondamentali.
Ogni iniziazione ad una scienza, come le matematiche, ad un'arte, come la musica, ad una dottrina, come quella della vita interiore, esige un'attenzione, alla quale il nostro spirito si sottrae volentieri. Nella sua impazienza naturale "esso vorrebbe correre subito agli svolgimenti per ammirarne l'ordine, alle applicazioni per coglierne e gustarne i frutti.
Ma è da temere che, se non approfondisce i principi con cura, non manchi poi di solidità negli sviluppi che potrà trarne in seguito, per quanto questi sembrino brillanti.
Le conclusioni saranno spesso instabili e le applicazioni avventate.
Perciò io non esito a ritornare con voi su queste verità fondamentali, a rischio di fare delle ripetizioni. Non sentite voi stessi, d'altronde, che solamente restando nel cuore del dogma, potremo attingervi vita, gioia e fecondità per le anime nostre.
Secondo il pensiero di S. Paolo, di cui, cominciando, vi ho citato le parole, questo disegno può riassumersi in tre grandi linee: - Dio vuol comunicarci la sua santità. «Dio ci ha scelti per essere santi ed irreprensibili»; - questa santità consiste in una vita di figli adottivi, vita di cui la grazia è il principio ed il carattere soprannaturale: «Dio ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi»; - infine, e soprattutto, questo mistero ineffabile non si effettua che «per opera di Gesù Cristo».
Dio ci vuole santi. È la sua volontà eterna; perciò ci ha eletti. (1) «La volontà di Dio è la vostra santificazione», dice ancora S. Paolo (2).
Dio desidera, con volontà infinita, che siamo santi. Lo vuole perché è santo egli stesso (3); perché ha posto in questa santificazione la gloria che aspetta da noi (4) e la gioia di cui desidera saziarci (5).
Ma che cosa vuol dire «essere santo»? Noi siamo creature, la nostra santità non esiste che per mezzo di una partecipazione a quella di Dio; per comprenderla, noi dobbiamo dunque risalire fino a Dio. Egli solo è santo per essenza, o, piuttosto, è la stessa santità.
La santità è la perfezione divina, che forma l'oggetto dell'eterna contemplazione degli angeli. Aprite il libro delle Scritture. Voi constaterete che, due volte soltanto, il cielo si è aperto davanti a due grandi profeti, l'uno dell'Antica Alleanza, l'altro della Nuova, Isaia e Giovanni. E che cosa hanno veduto? Che cosa hanno inteso? Tutti e due hanno veduto Dio ella sua gloria, tutti e due hanno veduto gli spiriti celesti circondare il suo trono, tutti e due li hanno sentiti cantare senza posa, non la bellezza di Dio, né la sua grandezza, ma la sua santità: Sanctus, Sanctus Sanctus, Dominus Deus exercituum, plena est omnis terra gloria eius (6).
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