martedì 16 giugno 2020

«…lo stesso Cristo, che è il Santo dei Santi»[5]. San Tommaso



PANE DI VITA ETERNA E 
CALICE DELL’ETERNA SALVEZZA


1. Contiene

S. Tommaso impiega più di 100 volte la parola latina «continet» (= contiene) e i suoi  derivati. Con questa ripetitività indica chiaramente la differenza sostanziale che esiste tra  l’Eucaristia e gli altri sacramenti. L’Eucaristia contiene Cristo.

L’Eucaristia contiene qualcosa di assolutamente sacro: Cristo stesso. «Un sacramento  è tale in quanto contiene qualche cosa di sacro. Ma una cosa può essere sacra in due modi:  in senso assoluto, o relativamente a un’altra cosa. Ora, è questa appunto la differenza tra  l’Eucaristia e gli altri sacramenti aventi materia sensibile: l’Eucaristia contiene qualche  cosa di sacro in senso assoluto, cioè il Cristo stesso; l’acqua del battesimo invece contiene  qualche cosa di sacro in senso relativo, cioè una virtù santificatrice, e lo stesso vale del  crisma e di altre cose simili»[6].

«Per la stessa ragione si denomina anche Eucaristia, cioè buona grazia, perché  “grazia di Dio è la vita eterna”, come si esprime S. Paolo (Ro 6,23); oppure perché  contiene il Cristo che è pieno di grazia (Gv 1,14)»[7].

Si chiama «hostia» (ostia) perché contiene Cristo: «L’Eucaristia si dice sacrificio in  quanto rappresenta la passione di Cristo. E si dice ostia in quanto contiene il Cristo in  persona, che è “ostia di soavità”, come si esprime S. Paolo (Ef 5,2)»[8].

Che vi sia Cristo stesso accade realmente: «La reale presenza del Corpo e del  Sangue di Cristo in questo sacramento non può essere conosciuta dai sensi, ma solo dalla  fede, che si fonda sull’autorità divina. Ecco perché S. Cirillo, commentando le parole  “questo è il mio Corpo che sarà dato per voi” (Lc 22,19) afferma: “Non dubitare che ciò  sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore, il quale, essendo la verità,  non mentisce”.

E tale presenza si addice prima di tutto alla perfezione della Nuova Legge. Infatti i  sacrifici dell’Antica Legge contenevano il vero sacrificio della morte di Cristo soltanto in  modo figurato, secondo le parole di S. Paolo: “La legge ha l’ombra dei beni futuri, non  l’immagine viva delle cose stesse” (Eb 10,1). Era giusto dunque che il sacrificio della  Nuova Legge, istituito da Cristo, avesse qualche cosa di più e cioè che contenesse lui  medesimo che ha patito, non solo sotto forma di simbolo o di figura, ma nella realtà  vera»[9].

È ciò che dobbiamo considerare in primo luogo e principalmente quando  consideriamo il suo effetto sull’uomo: «L’effetto di questo sacramento si deve dedurre  prima e principalmente da ciò che è contenuto in questo sacramento, ossia da Cristo. Egli, 
così come venendo visibilmente nel mondo portò ad esso la vita, secondo le parole  evangeliche: “Grazia e verità sono state donate da Gesù Cristo” (Gv 1,17); così anche  venendo sacramentalmente nell’uomo produce la vita della grazia, conforme alle parole del  Signore: “Chi mangia di me, vivrà per me” (Gv 6,58). Cosicché S. Cirillo dice: “Il  vivificante Verbo di Dio unendosi alla propria carne la rese vivificante. Era dunque  conveniente che egli si unisse in qualche modo ai nostri corpi per mezzo della sua santa  Carne e del suo prezioso Sangue, che noi riceviamo in pane e vino nella in una vivificante  benedizione”»[10].

In questo sacramento-sacrificio Cristo ha un potere infinito: «essendo infinita la virtù di Cristo contenuta in questo sacramento...»[11].

Contenendo Cristo contiene il bene massimo: «Questo sacramento, contenendo in sé il Cristo, è tra i massimi beni»[12].

Per questo è dovuto un grande rispetto: «…verso questo sacramento, nel quale Cristo è presente secondo verità e non solo in figura»[13].

Contenendo Cristo conduce alla gloria del cielo: «In questo sacramento si può  considerare sia il principio da cui riceve la forza di produrre l’effetto, cioè Cristo  medesimo ivi presente e la sua passione ivi rappresentata […]. Ebbene, sotto ambedue gli  aspetti è proprio di questo sacramento causare il raggiungimento della vita eterna. È certo  infatti che Cristo ci aprì direttamente l’ingresso alla vita eterna con la sua passione,  secondo l’affermazione di S. Paolo: “È mediatore di un nuovo patto, affinché, avvenuta la  sua morte, i chiamati ricevano l’eredità eterna a loro promessa” (Eb 9,15). Ed è per questo  che nella forma di questo sacramento si legge: “Questo è il calice del mio Sangue, del  nuovo ed eterno Testamento”»[14].

Cristo è contenuto in questo sacramento per essere cibo spirituale: «Nell’Eucaristia  è presente Cristo stesso, non già nel suo stato naturale, ma sotto le specie sacramentali.  Perciò ci si può cibare spiritualmente di lui in due modi […]. Secondo, ci si può cibare  spiritualmente di Cristo in quanto è presente sotto le specie di questo sacramento: cioè  credendo in Cristo e desiderando di ricevere questo sacramento. E ciò non è soltanto  nutrirsi spiritualmente di Cristo, ma è anche nutrirsi spiritualmente del sacramento  dell’Eucaristia. E questo va escluso per gli angeli. Agli angeli quindi, sebbene si cibino  spiritualmente di Cristo, non spetta ricevere spiritualmente questo sacramento»[15]  

Fu conveniente che fosse istituita durante l’ultima Cena per essere Cristo nel  sacramento: «Primo, a motivo di ciò che esso contiene. Racchiude infatti sacramentalmente  Cristo medesimo[…]. Di qui le parole di Eusebio [di Emesa]: “Stando per sottrarre agli  sguardi degli altri il Corpo che aveva assunto per trasferirlo in cielo, era necessario che  nel giorno della Cena consacrasse per noi il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue,  perché fosse per sempre onorato nel mistero quel Corpo che allora veniva offerto per il  riscatto”»[16]. «Secondo, perché senza la passione di Cristo non ci poté mai essere  salvezza, in conformità alle parole di S. Paolo: “Dio ha prestabilito Cristo quale mezzo di propiziazione per la fede nel suo sangue” (Ro 3,25). Era quindi necessario che in ogni  tempo presso gli uomini qualche cosa rappresentasse la passione del Signore. Di essa nel  Vecchio Testamento il simbolo principale era l’agnello pasquale; tanto che l’Apostolo  afferma: “Qual nostra Pasqua è stato immolato il Cristo” (1Cor 5,7); ora, nel Nuovo  Testamento doveva subentrare ad esso il sacramento dell’Eucaristia, che è commemorativo  della passione avvenuta, come l’agnello pasquale era prefigurativo della passione futura.  Era quindi conveniente che nell’imminenza della passione, dopo aver celebrato l’antico,  venisse istituito il nuovo sacramento, come dice il Papa S. Leone»[17].

Vi è Cristo tutto intero: «In virtù del sacramento nell’Eucaristia è presente sotto le  specie del pane non solo la carne, ma tutto il corpo di Cristo, cioè le ossa, i nervi e le  altre parti consimili»[18]  ; «tutto il Cristo è presente in questo sacramento»[19]  .

È il sacramento della passione, perché contiene il Cristo che ha patito, Christus  passus: «L’Eucaristia è il sacramento perfetto della passione del Signore, in quanto  contiene il Cristo stesso che ha patito…»[20]; «Per quanto invece riguarda il Cristo stesso  immolato, [Christus passus], che è contenuto in questo sacramento […]»[21]; «…era giusto  dunque che il sacrificio della Nuova Legge, istituito da Cristo, avesse qualche cosa di più e  cioè che contenesse lui medesimo che ha patito [ipsum passum], non solo sotto forma di  simbolo o di figura, ma nella realtà»[22].

Si rende presente mediante conversione speciale: «Cristo incomincia a essere in questo sacramento per la conversione del pane e del vino»[23].

Affermiamo dunque che è il sacramento in cui «è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, unitamente con l’anima  e la divinità, e, quindi il Cristo tutto intero...»[24].

Padre Carlos Miguel Buela

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