mercoledì 14 ottobre 2020

VITA DI CRISTO

 


La presentazione al tempio 

A Betlemme, Egli era stato un esule; durante la circoncisione, un precoce Salvatore; e adesso, a séguito della presentazione al tempio, divenne un segno di contraddizione.  

Come Gesù era stato circonciso, così Maria era stata purificata, sebbene Egli non avesse bisogno della circoncisione perché era Dio, ed ella non avesse bisogno della purificazione perché era stata concepita senza peccato.  

«Quando poi furono compiuti i giorni della di lei purificazione secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per presentarlo al Signore» (Luca 2: 22)  

La realtà del peccato nella natura umana è sottolineata non solo dalla necessità di patir dolore durante la circoncisione al fine di espiare il peccato stesso, ma anche dalla necessità della purificazione. Fin da quando Israele era stato liberato dalla servitù egiziana, fin da quando era stato ucciso il primogenito d'ogni egiziano, il primogenito degli Ebrei era stato sempre riguardato come da consacrarsi al Signore.  

Quaranta giorni dopo la Sua nascita, ch'era il tempo fissato per un maschio in obbedienza alla Legge, Gesù venne portato al tempio. Il Libro dell'Esodo aveva decretato che ogni primogenito apparteneva al Signore; nel Libro dei Numeri si legge che i maschi della tribù di Levi erano stati scelti per il servizio sacerdotale, e codesta consacrazione sacerdotale era intesa in sostituzione del sacrificio del primogenito, rito peraltro non mai praticato. Ma quando il Divino Infante fu portato al tempio da Maria, la legge della consacrazione del primogenito venne pienamente osservata, perché assoluta fu la consacrazione del Bambino al Padre, e Lo avrebbe condotto alla Croce.  

Troviamo qui un altro esempio di come Dio in forma di uomo partecipasse della povertà del genere umano.  

Le offerte tradizionali in occasione della purificazione erano un agnello e una tortora se i genitori erano ricchi, e due tortore o due piccioni se i genitori erano poveri. Orbene, la madre che aveva messo al mondo l'Agnello di Dio non aveva alcun agnello da offrire, tranne l'Agnello di Dio. All'età di quaranta giorni Dio venne presentato al tempio: dopo trent'anni circa avrebbe rivendicato il tempio e se ne sarebbe servito come del simbolo del Suo Corpo nel quale dimorava la pienezza della Divinità.  

Non soltanto il Primogenito di Maria veniva presentato al tempio, ma anche il Primogenito dell'Eterno Padre. In quanto che era l'Unigenito del Padre, veniva ora presentato come Il Primogenito di un'umanità rigenerata. In Lui principiava una nuova stirpe. Il carattere dell'uomo ch'era nel tempio, e il cui nome era Simeone, è descritto con queste semplici parole:  «Persona giusta e pia, che attendeva la consolazione d'Israele» (Luca 2: 25)  

Lo Spirito Santo gli aveva rivelato:  «ch'egli non sarebbe morto prima di vedere il Cristo del Signore» (Luca 2: 26)  

Le sue parole sembrano significare che alla vista di Cristo l'afflizione della morte scompare subito. Preso fra le braccia il Bambino, ricolmo di letizia il vecchio infatti esclamò:  «Ora, o Signore, concedi pure che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola, perché gli occhi miei hanno visto la tua salute, da te preparata al cospetto di tutti i popoli: luce per illuminare le nazioni e gloria del popolo d'Israele» (Luca 2: 29-32)  

Simile a una sentinella era Simeone, inviata da Dio per spiare il momento dell'apparizione della Luce; e quando finalmente la Luce apparve, egli fu pronto a cantare il Nunc dimittis. In un Bambino povero portato da gente povera di cui povera era l'offerta, Simeone scoprì la ricchezza del mondo. Nel prendere fra le braccia il Bambino, codesto vegliardo non somigliava ai vecchi di cui paria Orazio, ché non indietro egli guardò, ma innanzi a sé, e non solamente al futuro del proprio popolo ma anche a quello di tutti i Gentili d'ogni tribù e nazione della terra. Un vecchio al tramonto della propria esistenza parlò del mattino del mondo; nella sera della vita, descrisse la promessa di un nuovo giorno. E ora che in virtù della fede aveva visto il Messia, i suoi occhi potevano pur chiudersi, ché nulla di più bello ormai avrebbero potuto mirare. Alcuni fiori si aprono solo la sera. Ciò ch'egli adesso aveva visto era la «Salvezza», e non già la salvezza dalla povertà, ma la salvezza dal peccato.  

L'inno di Simeone fu un atto di adorazione. Tre sono gli atti di adorazione, dei quali si abbia conoscenza, compiuti nei primi giorni di vita del Divino Infante: adorarono i pastori, adorarono Simeone e Anna la profetessa, adorarono i pagani Re Magi. Il canto di Simeone fu come un tramonto in cui un'ombra annunzi una sostanza reale, e fu il primo inno d'uomo nella vita di Cristo. Eppure, mentre si rivolse a Maria e a Giuseppe, Simeone non si rivolse al Bambino, ché sarebbe stato disdicevole ch'egli desse la propria benedizione al Figlio dell'Altissimo, e perciò benedisse loro, ma non benedisse il Bambino.  

Però, dopo l'inno di Lode, Simeone si rivolse solo alla madre, perché sapeva che lei, e non Giuseppe, aveva vincoli di parentela col Bimbo ch'egli teneva fra le braccia; e vide inoltre che per lei, e non per Giuseppe, erano in serbo i dolori. Disse dunque Simeone:  «Questo bambino è destinato ad esser causa di rovina e di risurrezione di molti in Israele, e a diventare un segno di contraddizione» (Luca 2: 34)  

Era come se la storia tutta del Divino Infante si svolgesse innanzi agli occhi del vecchio, ché ogni particolare di quella profezia si sarebbe compiuto durante la vita del Bambino. C'era, in quelle parole, un senso profondo della Croce, delineata ancor prima che le braccine del Bimbo potessero distendersi al punto di produrre la forma d'una Croce. Un terribile conflitto il Bambino avrebbe creato tra il bene e il male, strappando loro le maschere e provocando quindi una inimicizia tremenda; una pietra d'inciampo Egli sarebbe stato e, al tempo stesso, una spada separatrice del male dal bene, e una pietra di paragone rivelatrice dei moventi e delle indoli dei cuori umani. E gli uomini non sarebbero più stati gli stessi, una volta che avessero udito il Suo nome e conosciuto la Sua vita: sarebbero stati costretti ad accettarLo, oppure a respingerLo, ché nessun compromesso nei Suoi confronti si sarebbe dato: nient' altro che l'accettazione o il rifiuto, la risurrezione o la morte. Per la Sua natura stessa, Egli avrebbe mosso gli uomini a rivelare i rispettivi atteggiamenti intimi nei riguardi di Dio; ma la Sua missione non era di mettere le anime alla prova, bensì di redimerle; e tuttavia alcuni uomini, perché avevano anime peccaminose, avrebbero avuto in orrore il Suo avvento. Affrontare la fanatica opposizione dell'umanità sarebbe stato.  

D'ora innanzi, il Suo destino, dal che atroci angustie sarebbero venute a Maria. «Tu sei benedetta tra le donne,» le aveva detto l'angelo, e ora Simeone le diceva che, perché benedetta, ella sarebbe stata la Mater Dolorosa. Uno dei castighi del peccato originale era che la donna avrebbe partorito con dolore; e ora Simeone le diceva ch'ella avrebbe continuato a vivere nel dolore del Figlio suo.  

Poiché Egli sarebbe stato l'Uomo dei Dolori, ella sarebbe stata la Madre dei Dolori. Una Madonna senz'angoscia per il Cristo angosciato sarebbe stata una Madonna vuota d'amore. Poiché a tal punto amò gli uomini da voler morire per espiarne la colpa, Cristo volle che anche la madre Sua venisse avvolta nelle fasce del patimento da Lui vissuto.  

Dal momento che aveva udito le parole di Simeone, mai più ella avrebbe sollevato le mani del Bambino senza vedervi l'ombra dei chiodi; e ogni tramonto sarebbe stato un'immagine rosso sangue della di Lui Passione. Simeone aveva gettato via il fodero che agli occhi degli umani celava il futuro, e fatto balenare dinanzi agli occhi di lei la lama del dolore del mondo; talché ogni battito ch'ella avesse sentito di quei minuscoli polsi avrebbe somigliato l'eco d'un persistente martello.  

Poiché alla salvezza Egli si consacrava traverso la sofferenza, anch'ella avrebbe a tal fine sofferto. Appena varata era quella giovane vita, e già Simeone, come un vecchio marinaio, parlava di naufragio: l'amaro calice del Padre non si era ancora accostato alle labbra dell'Infante, e già una spada veniva mostrata alla madre.  

Via via che Cristo si avvicina ad un cuore, maggior coscienza questo prende delle proprie colpe e, pertanto, o Gli chiederà misericordia, e troverà quindi la pace, oppure contro di Lui si volgerà perché non ancora disposto a cessare dall'iniquità. Ond'Egli separerà i buoni dai malvagi, il grano dalla pula. Il modo come gli uomini reagiranno alla Presenza divina costituirà la prova: o essi faranno appello a tutti i mezzi che le nature egotistiche han da contrapporle, oppure si galvanizzeranno in un atto di rigenerazione e di risurrezione. Era come se Simeone avesse definito Cristo il «Divino Disturbatore», il quale avrebbe provocato i cuori degli umani a operare o il bene o il male. Una volta al Suo cospetto, gli uomini devono infatti decidersi o per la luce o per le tenebre; dinanzi a chiunque altro possono far mostra di «spregiudicatezza», ma la Presenza Sua ne denuda i cuori, ond'essi sono indotti alla scelta: terreni fertili, o aride rocce. Ai cuori Egli non può avvicinarsi se non illuminandoli e separandoli, sicché, una volta al Suo cospetto, essi rivelano il proprio intimo sentire e nei confronti della bontà nei confronti di Dio.  

Il che non potrebbe mai accadere se Egli non fosse che un maestro di dottrine umanitarie; e ben lo sapeva Simeone, e perciò alla madre di Nostro Signore disse che il Figlio suo avrebbe dovuto soffrire perché energicamente la Sua vita avrebbe contraddetto le compiacenti massime con cui la maggior parte degli uomini governa la propria esistenza. In un'anima Egli avrebbe agito ad un modo, in un'altra ad un altro modo, come il sole che quando splende sulla cera l'ammorbidisce, e quando splende sul fango l'indurisce. Non v'è nel sole differenza di sorta: differenti sono bensì unicamente gli oggetti su cui splende il sole. In quanto Luce del Mondo, Egli avrebbe rallegrato i buoni e coloro che avessero amato la luce; per contro, con i malvagi e con coloro che avessero preferito vivere nelle tenebre, sarebbe stato come un riflettore acceso a scandagliare. Il seme è il medesimo, ma differiscono i suoli, e ogni suolo verrà giudicato dal modo come avrà reagito al seme. La volontà salvatrice di Cristo è limitata dalla libera reazione di ogni anima, cui è dato di scegliere tra l'accettazione e il rifiuto. E ciò appunto Simeone voleva significare quando disse:  «E così saranno rivelati i pensieri di molti cuori» (Luca 2: 35)  

Una fiaba orientale narra di uno specchio magico che si serbava limpido quando lo rimiravano i buoni, e si appannava quando lo osservavano gli impuri, sicché il proprietario poteva sempre dire quale fosse l'indole di quanti lo adoperavano. Orbene, Simeone disse a quella madre che il Figlio sarebbe stato come quello specchio: gli uomini Lo avrebbero amato oppure odiato, a seconda dei propri riflessi. Un raggio di luce che cada su di una lastra fotografica sensibile produce un mutamento chimico di cui non si può cancellar la traccia, e Simeone aveva detto che la Luce di quel Bambino cadendo sugli Ebrei e sui Gentili avrebbe impresso su ciascuno d'essi l'incancellabile vestigio della sua presenza. Aveva anche detto, Simeone, che il Bambino avrebbe svelato le intime e vere disposizioni degli uomini e cimentato i pensieri di chiunque Lo avesse avvicinato: Pilato avrebbe temporeggiato e poi dato prova di debolezza; Erode Lo avrebbe schernito; Giuda avrebbe fatto leva su una sorta di avida sicurtà sociale; Nicodemo avrebbe brancolato nelle tenebre per trovare la Luce; i collettori delle imposte sarebbero diventati onesti; e le prostitute sarebbero diventate pure; i giovani ricchi avrebbero respinto la Sua povertà; i prodighi sarebbero tornati a casa; Pietro si sarebbe pentito; un Apostolo si sarebbe impiccato. Da quel giorno in poi, Egli avrebbe continuato ad essere un segno di contraddizione, epperò era giusto che morisse su un pezzo di legno composto di due sbarre di cui l'una contraddiceva l'altra. La sbarra verticale della volontà di Dio è negata dalla sbarra orizzontale della contrastante volontà umana. Come la circoncisione stava a simboleggiare il sangue ch'Egli avrebbe versato, così la Purificazione prefigurava la Crocifissione.  

Dopo aver detto ch'Egli era un segno di contraddizione, Simeone si volse alla madre, aggiungendo:  «A te stessa una spada trapasserà l'anima» (Luca 2: 35)  

Cosicché non le disse solamente ch'Egli sarebbe stato respinto dal mondo, ma anche che alla Crocifissione di Lui si sarebbe accompagnata la trafittura di lei. Come per Sé il Bambino aveva voluto la Croce, così per lei aveva voluto la Spada del Dolore. Se aveva deciso d'esser l'Uomo dei Dolori, aveva anche deciso ch'ella fosse la Madre dei Dolori! Non sempre Dio risparmia afflizioni ai buoni: il Padre non risparmiò il Figlio, e il Figlio non risparmiò la madre: alla di Lui Passione doveva accompagnarsi la di lei compassione. Un Cristo che non avesse sofferto, che non avesse spontaneamente pagato il debito dell'umana colpa, si sarebbe ridotto al livello d'una guida moraleggiante; e una madre che non si fosse resa partecipe delle sofferenze di Lui non sarebbe stata degna del suo grande compito.  

Non si limitò, Simeone, a farle scintillare una spada innanzi agli occhi: le disse anche dove la Provvidenza aveva destinato che fosse conficcata. In séguito, il Bambino avrebbe detto: «Sono venuto a recare la spada». Simeone le disse ch'ella l'avrebbe sentita nel cuore mentre il Figlio pendeva dal segno di contraddizione ai cui piedi ella stava, trafitta dal dolore: la lancia che avrebbe, materialmente, trapassato il cuore di Lui avrebbe, misticamente, attraversato il cuore di lei. 

Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN 

Nessun commento:

Posta un commento