domenica 9 maggio 2021

Commento all‟Apocalisse

 


IV 

La quarta epoca della Chiesa militante, quella pacifica, che dal Sommo Pontefice San Leone III e Carlo Magno Imperatore giunge al Papa Leone X e a Carlo V (800-1520) 

 

Capitolo II v. 18-28 

I. Vers. 18. E all‟Angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: Ecco quanto dice il Figlio di Dio. 

La quarta epoca della Chiesa iniziò con l‟Imperatore Carlo Magno e Papa San Leone III, e si estese fino al regno di Carlo V e al pontificato di Leone X. Durante questo periodo fiorirono molti santissimi Re, Imperatori e Prelati, chiarissimi per dottrina e santità. Per oltre duecento anni non sorse alcun‟eresia. Meritatamente quindi quest‟epoca è chiamata pacifica e illuminativa, di cui fu figura la Chiesa di Tiatira, che significa illuminata o vittima vivente, come appunto fu questo periodo. Gli corrisponde il quarto giorno della creazione, quando Dio fece i luminari e le stelle del cielo. Così in quest‟epoca Dio pose prudentissimi e santissimi Re, Imperatori, Principi e uomini di Chiesa eccellenti per la santità della loro vita. La Chiesa da loro illuminata non ebbe le tenebre dell‟eresia. Al quarto periodo corrisponde anche il dono dello Spirito Santo della Pietà, che Dio infuse abbondantemente nella sua Chiesa, concedendole tali piissimi Re, Imperatori, Principi e Prelati. Quest‟epoca del pari corrisponde alla quarta età del mondo, che da Mosè giunse al compimento del tempio di Salomone. Come infatti Re Davide compose i Salmi, abbellì il culto divino, e suo figlio Salomone costruì un tempio imponente, lo arricchì di vasi preziosissimi per il servizio dell‟altare e del tempio, introdusse inoltre un ordine assai acconcio nei riti, stabilì la disciplina dei ministri sacri e accrebbe la maestà dei sacrifici, regnando pacificamente senza alcun nemico, così nel quarto pe- riodo della Chiesa furono celebrati salutari Concili per sua istruzione, dappertutto fiorì la religione cristiana, e la Chiesa libera da ogni nemico e dall‟eresia, rimase sempre in pace. I canti, i salmi, il Breviario, i riti, le sue cerimonie, l‟ordine nel servizio dell‟altare per svolgervi il culto divino furono  accresciuti e condotti alla più gran perfezione. Per cui aggiunge: E all‟Angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: Ecco quanto dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fuoco fiammante, e i piedi simili all‟oricalco. Si chiama qui Figlio di Dio, poiché i misteri riguardanti la sua Divinità e Umanità già erano stati maggiormente precisati e [ventilati], e i tenebrosi errori di Ario e di altri eretici erano così stati confutati. Meritatamente quindi, in questo quarto periodo della Chiesa illuminata dalla luce della verità del dogma dell‟Incarnazione del Verbo, Cristo, come vincitore dei suoi nemici, dice trionfante: Ecco quanto dice il Figlio di Dio.  

Che ha gli occhi come fuoco fiammante , parole che indicano la perfetta cognizione della verità. I piedi simili all‟oricalco: indica qui la stabile solidità del corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa. Sconfitti infatti i tiranni pagani e dissipate le tenebre delle eresie, la Chiesa si riposò nella cognizione perfetta della verità della cattolica fede fortissimamente stabilita e rafforzata dal potere dei Principi e dei Re. Perciò non dice, come sopra, simili all‟oricalco in una fornace ardente, ma semplicemente simili all‟oricalco, ossia ormai purgata per tante persecuzioni dei tiranni pagani e temprata dalla lunga crudeltà di quelli e degli eretici. Quest‟immagine dei piedi simili all‟oricalco indicano anche le insigni spoglie della vittoria che Cristo riportò sui suoi nemici per mezzo dei membri e fedeli soldati della Chiesa sua diletta sposa. S‟aggiunge l‟espressione poi: Ha gli occhi come fuoco fiammante. La fede di Cristo e la verità scintillava e splendeva in lungo e in largo per il mondo in questo periodo, come la fiamma del fuoco. 

Vers. 19. So le tue opere, la fede, la carità, i servigi e la pazienza, e le tue ultime opere più numerose delle prime. Segue l‟elogio che si dispiega in sei punti: 1) le opere; 2) la perfezione della fede; 3) la carità; 4) il ministero; 5) la pazienza; 6) il progresso nel bene. Il primo punto è indicato dalle parole: So le tue opere do giustizia, pietà e misericordia, perché sono sante e procedano da un‟intenzione retta. Il secondo è la fede. La Chiesa viene qui lodata per la sua fede come di una speciale prerogativa e perfezione. Nel quarto periodo infatti la fede cattolica era unanime, assai per- fetta e diffusa in quasi tutto il mondo. La Chiesa inoltre non conobbe eresia alcuna per più di due- cento anni fino al tempo di Berengario, che sorse in Francia nell‟anno 1048, durante il regno dell‟Imperatore Enrico III, insegnando che nella SS. Eucaristia non era presente il Corpo e il San- gue di Gesù Cristo. Sconfitta anche questa  eresia, la Chiesa rimase tranquilla fino al 1117, come si ricava dalla Storia ecclesiastica. Il terzo punto riguarda la carità sia verso Dio che verso il prossimo. Il quarto invece il ministero dell‟altare e dell‟ospitalità, che in quel tempo venne particolarmente praticato. Non soltanto infatti v‟erano molti santissimi prelati, ma anche Imperatori, Re, Principi ed altri uomini altolocati, che fondavano ospizi, raccoglievano i poveri, somministrando loro di perso- na cibo e bevande. Edificavano poi nuove Chiese, restauravano quelle in rovina, fondavano monasteri, collegi, Vescovadi, santuari ed altari. Tutto ben ordinavano insomma per promuovere il culto divino. Il ministero dell‟altare e dei poveri, quindi, fu considerato cosa santa, ben fatta e preziosa al cospetto di Dio. Uomini e donne con il canto e la lode servivano anche di notte Dio con tutto il loro cuore nei monasteri e nelle collegiate delle Chiese. Il quinto aspetto è la pazienza nei digiuni, cilici, nelle veglie, e in altri rigori ascetici, che i santi di quel tempo praticavano con costanza per amore di Gesù Cristo, come San Vigilio, San Ruperto con i suoi dodici compagni, San Wilibaldo, San Guni- baldo, Santa Walpurga, San Ludovico Re di Francia, Ottone Vescovo di Bamberga, Lotario Impera- tore, Ottone il Grande, San Nilo, il Re d‟Ungheria Santo Stefano, San Venceslao Duca di Boemia, ed altri, grazie all‟infaticabile loro pazienza e fatica furono convertite alla fede cattolica le restanti popolazione d‟Europa. Per sesto infine le tue ultime opere più numerose delle prime: si lodano con queste parole la lunga e fiorente perfezione e santità di questo periodo, durante il quale continua- mente e succedendosi l‟uno all‟altro sbocciarono sant‟uomini come Sant‟Enrico Imperatore e la moglie S. Cunegonda, San Bruno, San Romualdo, San Roberto, San Bernardo, San Francesco, San Domenico con i loro compagni. Poi ancora il Vescovo Sant‟Ivo ed altri che in progresso di tempo illustrarono mirabilmente la Chiesa, per un beneficio davvero speciale ed una prerogativa eccezionale che Dio concesse in quel tempo. Si dice quindi: Le tue opere di giustizia, fede, pietà, carità, ministero, fatica, pazienza e santità. Opere più numerose delle prime: si lodano qui l‟ubertà di frut- ti, la moltiplicazione di beni, la perfezione, fedeltà e costanza nell‟esercizio delle virtù e delle buone azioni.

II. Vers. 20. Ma ho contro di te poche cose. Dopo la lode segue il rimprovero, poiché tu permetti alla donna Gezabele, che si spaccia per profetessa, d‟insegnare e sedurre i miei servi, affinché s‟abbandonino alla fornicazione e mangino cose immolate agli idoli.  

Mentre infatti la Chiesa siede nella pace, tra le ricchezze, onorata e difesa da piissimi Imperatori, Re e Principi, a poco a poco va rilassandosi la disciplina ecclesiastica, e s‟insinua tra i cristiani una certa mollezza femminile, significata dalla donna del versetto. Anche tra i ministri sacri andò quindi diffondendosi la concupiscenza carnale, quella degli occhi e la superbia. Vedendo in- fatti che i piaceri carnali arrecavano diletto, e che loro nulla accadeva di male a causa dell‟indulgenza verso i peccatori, caddero nella sicurezza e nella presunzione di peccare, come spesso accade, vizi che ebbe Gezabele, moglie di Achab (chiamata meretrice dalla S. Scrittura): ecco la concupiscenza della carne. Quindi sottrasse la vigna a Naboth, che ordinò d‟uccidere: ecco la concupiscenza degli occhi. Si tinse il volto e gli occhi col bistro: ecco la superbia della vita. Infine stimando d‟essere impunita, cominciò a presumere di sé, fece assassinare dei profeti, e attentò alla vita di Elia, non credendogli quando questi profetò alla sua casata un duro castigo, che vide poi rea- lizzato in sé stessa, come il patimento della fame. Disse infatti in cuor suo: questi mali non verranno mai sopra di noi. Così noi miseri mortali invescati nelle cose di quaggiù siamo soliti dormire in peccato mortale, finché non venga l‟ira di Dio sopra di noi. Gezabele è qui indicata come esempio. Permettete: non chiudendo diligentemente le porte dei cinque sensi esterni, a poco a poco per queste finestre entra la morte. Permettete: trascurando la disciplina ecclesiastica, senza ispezionare, senza vegliare, con poca o nessuna cura dei fedeli. Permettete: senza castigare quando occorre, ma tiepidi e conniventi, dissimulate il male per una falsa prudenza e lasciate impunemente che tutto vada a suo modo. Permettete: tralasciate la correzione fraterna, attendete solo ai casi vostri, indulgenti verso l‟amor proprio e per nulla amanti del bene pubblico. Permettete: siete facili nel dispensare in qual- sivoglia causa senza tener conto dei SS. Canoni. Permettete: senza brillare per il buon esempio e trascurando di ammaestrare i fedeli con la sana dottrina. Permettete: col praticare ciò che non giova. Così sottentrarono i disordini e i vizi: la promiscuità delle donne diffuse nella Chiesa la lussuria e il concubinato, mentre le ricchezze personali e superflue produssero l‟attaccamento al danaro, che non è altro che la schiavitù degli idoli. A causa degli onori e delle dignità con cui Imperatori, Re e Prin- cipi avevano innalzato gli ecclesiastici, s‟introdusse la superbia della vita, mentre una condotta libe- ra e il rilassamento della disciplina comportò l‟ozio e i costumi disordinati. Permettete che la donna prenda campo, ossia la mollezza e un‟effeminata ed eccessiva rilassatezza di vita, che in genere so- no indicate con la parola “donna”. Si aggiunge Gezabele per indicare dei vizi specifici come la lus- suria, l‟avidità di ricchezze, la superbia e la presunzione, vizi che in questo periodo della Chiesa a poco a poco s‟introdussero. La quale si dice Profeta: ossia questo stile di vita dissoluto si crede im- punito, come se la Chiesa di quest'età dicesse: non vedrò più tiranni ed eretici incrudelire contro di me, poiché sono illuminata dalla verità e sostenuta dai misteri divini sono ricca, potente e in pace. Ho pii e potenti Imperatori, Re e Principi che mi difendono. Quindi non ho nulla di cui piangere. Codesta vita licenziosa fece dire tale profezia. 

III. Seguono quindi le parole: insegnare e sedurre i miei servi con il cattivo esempio, la lus- suria, l‟avidità e la superbia. Insegnare e sedurre promettendo sicurezza e felicità nella pace, e ta- cendo al popolo l‟ira di Dio e la pena che incombevano a causa dei peccati della carne, dell‟avidità, dell‟irreligiosità e della dimenticanza di Dio e dei suoi benefici. Cose che la Chiesa e tutti noi mise- rabili stiamo ancora sperimentando nel quinto periodo e restiamo attoniti per il dolore. A fornicare e cibarsi delle carni degli idoli. L‟errore della fornicazione giunse a tale nella Chiesa orientale che insegnavano essere lecita. Mentre in quella latina di fatto si tennero gli stessi errori dei greci, unen- dosi alle donne, cosa che, ahimé, avviene ancora adesso e non accenna a cessare. Cibarsi delle carni degli idoli. Già San Paolo indicò l‟avidità nella schiavitù degli idoli. Infatti i guadagni disonesti, la vessazione del povero, l‟ottenimento della carica ecclesiastica con la simonia, i doni e il danaro, metaforicamente sono le carni degli idoli, delle quali si cibano coloro che vogliono far carriera in- degnamente e gli avari. 

IV. Vers. 21. E le diedi del tempo per fare penitenza. Queste parole indicano la longanimità e misericordia di Dio, che attese alcuni secoli che la Chiesa Greca facesse penitenza, fino a quando infine rifiutandosi di pentirsi e ritornare in seno alla Chiesa cattolica nell'anno 1453 i Turchi guidati da Maometto II, assassinarono l'Imperatore Costantino Paleologo, e conquistarono Costantinopoli e distrussero l'impero orientale e la Chiesa Greca. Con la stessa pazienza durante il quarto periodo at- tese il pentimento della Chiesa latina dal tempo dell'Imperatore Carlo Magno fino all‟eresia sacra- mentaria di Berengario di Tours, avvisaglia del futuro flagello di Dio, dopo il quale Dio concesse nuovamente alla Chiesa un periodo di quiete fino al tempo dell‟Imperatore Enrico V, sotto il cui re- gno nell‟anno 1117 sorse Marsilio Durando di Vuldoch e dopo di lui ad un‟eresia ne successe subito un‟altra (anche queste anticipazioni del futuro flagello) ma la bontà dei Principi e la provvidenza fecero sì che tutti quegli errori fossero sconfitti, fino all‟anno 1517 durante il regno di Carlo V e il pontificato di Leone X, quando Lutero flagello della Chiesa latina e orribile eretico, richiamò dall‟inferno tutte le eresie e le vomitò con la sua maledetta bocca in quasi tutta l‟Europa. Dice poi: E le diedi tempo, per far penitenza, ma non vuole pentirsi della sua fornicazione, con cui aveva for- nicato. Da ciò si ricava che la Chiesa Latina sarebbe precipitata nei vizi sopra descritti, e che non, alla vista di tali sventure, si sarebbe data alla penitenza, si aggiunge perciò anche la pena futura che nei precedenti periodi era soltanto minacciata. Per cui segue. 

V. Vers. 22. Ecco la getterò a letto. Ossia: tra le tribolazioni, in un letto di dolore e di lutto, in un letto di lebbra e di malattie spirituali, che sono le eresie; in un letto di peste, fame e guerre, in un letto di caligine e angustia e povertà, in un letto di lacrime e desolazione, di oppressione e ama- rezza, e prigionia, da cui non potrà levarsi; in un letto di eterna dannazione. E chi fornicherà con lei, avendo in comune con lei le cattive opere (il che accade quando si imitano le sue opere malvagie, o consigliandole, o tollerandole, e non punendole da parte di chi vi è tenuto) sarà nella tribolazione estrema, ossia in quella temporale, e, come detto, in quella eterna, che è la massima. In questa mi- naccia si dice poi: a meno che non si pentano delle loro opere, che hanno in comune con lei. Spesso infatti una certa pena temporale,  e rovina, è stata da Dio determinata efficacemente a danno degli stati e dei regni della Chiesa, come è raffigurato nel letto sopra descritto; ma i singoli membri pos- sono evitare i mali con una salutare e degna penitenza, almeno la colpa e la pena del fuoco eterno. 

Vers. 23. E metterò a morte i suoi figli. Con queste parole si minacciano guerre, ribellioni, spada, fame, e peste, che la vendetta della giustizia divina è solita scagliare come frecce, per punire la posterità e i figli dei figli impenitenti, il che noi in questo quinto periodo esperimentiamo di con- tinuo, come, senza dubbio, scorgiamo vedendo per tutto il mondo nient‟altro che guerre, ribellioni e stragi, come si dirà meglio più sotto. E conosceranno tutte le chiese che io son colui che scruta i re- ni e i cuori, per reni, s‟intendono le opere della concupiscenza e della carne, per cuori, invece, i cat- tivi pensieri, nei quali gli uomini, abusando della longanimità di Dio che li aspettava a pentimento in considerazione dei meriti e dell‟intercessione dei Santi, che vissero nella quarta epoca, si ingolfa- rono del tutto e dimenticarono il Signore loro Creatore, peccando con tal libertà come se Dio non esistesse e come se non potesse vedere i peccati e le nostre occulte abominazioni, permise nella quinta epoca della Chiesa, non solo il sorgere di molte mai viste sette, ma richiamò dall‟inferno per mezzo di uomini carnali molte di quelle sorte all‟inizio della Chiesa, dalle quali provennero terribili flagelli, guerre, sedizioni, stragi, carestie ed epidemie e altri innumerevoli mali, che fino ad oggi af- fliggono la Chiesa, in modo che apriamo gli occhi e riconosciamo, che non non v‟è male in Israele che non derivi dal permesso di Dio, per cui dice: E conosceranno tutte le chiese che io son colui che scruta i reni e i cuori, ovvero, esaminando e punendo la concupiscenza e i malvagi pensieri. E darò a ciascuno di voi secondo le vostre opere. Prima parlò delle pene temporali, in quanto per lo più ac- cade che i giusti, per permesso di Dio, in vista di un maggior merito patiscono con gli iniqui, o me- glio, talora, come prova la quotidiana esperienza, i giusti altrettanto degli empi sono toccati dalle tribolazioni.; ora si parla della pena eterna che è dovuta solo agli empi e agli impenitenti, il che, se è di somma consolazione per i giusti, riesce di sommo terrore agli empi. Per cui aggiunge: E darò a ciascuno di voi secondo le vostre opere: senza alcuna eccezione di persone, la pena eterna a coloro che servono il mondo, la carne e il diavolo; la gloria eterna invece a chi vive per Dio e secondo i suoi comandamenti. 

VI. Vers. 24. A voi poi, agli altri di Tiatira, che non hanno tale dottrina, i quali non han conosciuto le profondità, com‟essi dicono, di Satana, io dichiaro: Non vi getto addosso alcun pe- so. Qui Cristo consola i suoi amici (dei quali ve ne furono moltissimi, come dissi, in questa quarta epoca della Chiesa del Santo Dio) sul male che starà per inviare sulla sua Chiesa. A voi – amici miei - poi, dichiaro e agli altri di Tiatira, ovvero a tutti coloro che vissero in questa quarta epoca e furo- no illuminati e vissero in sacrificio al Padre Suo. Che non hanno tale dottrina, che quindi temono Dio e non sono stati sedotti dalla facilità di peccare. Questa facilità è chiamata dottrina, derivando dalla falsa sicurezza che hanno i malvagi nei loro peccati, che non accadrà loro nulla di male, con- siderando la loro prosperità e il lungo possesso dei beni temporali come dipendente dalla longanimi- tà della divina bontà. I quali non han conosciuto le profondità di Satana: la profondità di Satana è triplice, ossia, la concupiscenza della carne, degli occhi e la superbia della vita, con le quali il de- monio osò tentare Cristo, eterna Sapienza del Padre. È detta „profondità‟ per la difficoltà delle ten- tazioni con cui Satana mette gli uomini alla prova, così da riempire gli occhi degli uomini in modo che li considerino come il solo e concreto bene, trascurando la contemplazione e considerazione dei beni futuri. Conoscere qui sta metaforicamente per attaccarsi, amare smodatamente, congiungersi, come si dice che il marito „conosce‟ sua moglie. Poi dice: I quali non han conosciuto le profondità di Satana, alludendo a coloro che non hanno fornicato con questi tre idoli di Satana, come insegna la figura di Jezabele. Com’essi dicono: Non vi getto addosso alcun peso: qui si tocca la presunzione degli eretici e dei cattivi cristiani, per cui sono soliti profetizzare e così ingannare il popolo, quando dicono che la Chiesa non durerà, che diverrà sterile, che perirà, che sarà distrutta. Contro questa fal- sa opinione (la quale, dato il permesso di Dio a tali mali e sventure,  ingenera nelle persone pie poi la desolazione) qui Cristo consola la sua Chiesa, dicendo: Non vi getto addosso alcun peso, ossia troppo gravoso, come è scritto nel Salmo LXXXVIII: Se i suoi figli abbandoneranno la sua legge ecc. Visiterò le loro iniquità con la verga ecc. Ma la mia misericordia non disperderò ecc. 

 Vers. 25. Ma ciò che avete, ritenetelo finché io venga. Esorta qui i buoni in modo che, vin- cendo il male col bene e le sventure del tempo, conservino l‟innocenza di costumi, e perseverino come il buon frumento che il Padre di famiglia sempre conservò, anche ora, in mezzo alla zizzania. L‟innocenza è una virtù estremamente necessaria, che piace a Dio nei che i prelati della Chiesa, quando sovrastano tempi malvagi e la prevaricazione è universale, si studino di conservare, vincen- do con prudenza il male col bene, la propria coscienza e quella dei sottoposti immacolata ed integra. Con questo quadra la parabola in Matteo, c. 13, riguardo alla zizzania che deve essere tollerata fino alla mietitura. Poi dice: Ma ciò che avete, ritenetelo finché io venga, ovvero per sterminare gli empi, per punire i malvagi, nella mia ira e nei castighi che ho preparato per rinnovare ed emendare la mia Chiesa a suo tempo; del pari l‟espressione finché io venga, allude al giudizio universale, quando Dio renderà a ciascuno in base alle sue opere. Finché io venga, per restaurare la Chiesa per mezzo di santi ed incontaminati costumi ecc. 

Vers. 26. E chi vincerà e custodirà fino alla fine le mie opere. Con queste parole ci esorta alla costanza e alla longanimità, virtù che saranno sommamente necessarie alla Chiesa cattolica e ai suoi servi, in se difficili per la durata dei mali e la potente malvagità degli eretici e degli altri falsi cristiani, che si protrarranno per tutto il quinto periodo. Poi segue: E chi vincerà e custodirà fino al- la fine le mie opere, non a caso aggiunge le mie opere, poiché, come in ogni epoca i cattivi si oppor- ranno a qualche mistero della Fede, così nel quinto periodo contrasteranno soprattutto al vero con- cetto della libertà umana, della grazia e della predestinazione. Le mie opere, la mia provvidenza sul- le creature, i sacramenti della SS. Eucaristia e della Penitenza, i dieci Comandamenti, il celibato dei preti e ogni cosa onesta ecc. Le mie opere, cioè i miracoli, la Canonizzazione dei Santi ecc, che so- no opere di Cristo, e perciò significativamente si aggiunge che saranno custodite da tutti coloro che vinceranno in questa quinta epoca della Chiesa. 

Vers. 27 . E chi vincerà e chi custodirà fino alla fine le mie opere gli darò potestà sulle genti, e le pascerà con bastone di ferro, e come un vaso d‟argilla saran frantumate. 

  Vers. 28. A quel modo che ho ricevuto anch‟io potestà dal Padre mio. Segue in queste pa- role (per confermare i suoi servi nella sopportazione dei mali) una massima consolazione spirituale, ovvero l‟inizio della conversione delle genti e degli eretici alla vera fede, che avverrà nel sesto stato della Chiesa, il quinto essendo, infatti ,quello afflittivo, punitivo e difettoso, come poi vedremo. Per cui si dice: Gli darò potestà sulle genti, spirituale ai prelati nell‟unità della Fede, e temporale ai Re nella monarchia e unione del popolo; e come un vaso d‟argilla saran frantumate, dalla durezza del loro cuore si convertiranno al pastore delle loro anime. Del pari, si dissolveranno le repubbliche che si erano andate indebolendo, e il potere dei ribelli verrà meno, per essere distrutto dal mio invincibi-le Unto, che sto per inviare ecc. A quel modo che ho ricevuto anch‟io potestà dal Padre mio, que- sto paragone è detto per conforto, il che non potrebbe essere maggiore, dei suoi servi. Cristo, infatti, si fece obbediente fino alla morte, e alla morte di Croce, per cui Dio lo esaltò e gli diede quel No- me, che è al di sopra di ogni altro nome, così che nel Nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e nell‟inferno, e ogni lingua proclami che il Signore Gesù è nella gloria di Dio Pa- dre (Fil. 2). A quel modo che ho ricevuto anch‟io potestà dal Padre mio, colla sua pazienza, infatti, vinse ogni cosa, ogni cosa sottomise, e con i gloriosi combattimenti dei martiri abbatté tutte le genti come vasi d‟argilla ingiuriosi e senza gloria ecc. E gli darò la stella del mattino: qui si promette la nuova Luce, che spunterà nella sesta epoca della Chiesa Cattolica, indicata dal simbolo della Stella del mattino; la stella del mattino infatti significa che la notte è trascorsa e sta per sorgere il giorno, per cui dice E gli darò la stella del mattino, ossia la luce della vera fede Cattolica, che, gettate nell‟inferno le tenebre notturne di tutte le eresie, risplenderà grandemente, ovvero all‟inizio della sesta epoca. E gli darò la stella del mattino: a ciascuno poi, darò, dopo le tenebre di questa vita, la luce eterna, nella quale si contemplerà senza fine l‟eterna  verità. 

Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser 

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