domenica 9 maggio 2021

Beata Elisabetta Canori Mora - Amore trasformante


 
  Amore trasformante

Il dì 8 febbraio 1815 così Giovanna Felice: subito levata nella orazione, così Giovanna Felice terminata l’orazione preparatoria, la povera anima mia si sollevò rapidamente verso il suo Dio, che con le braccia aperte ansioso stava aspettando la povera anima mia, per accoglierla nel paterno suo seno, per fargli godere il raccoglimento più intimo che mai dir si possa.

In questo straordinario raccoglimento l’anima mia andava formando atti vivissimi di fede, di speranza, di carità, di umiltà; queste ed altre virtù furono esercitate dall’anima mia in un grado molto perfetto, per la grazia che mi veniva da Dio somministrata. In questo breve tempo molto meritò l’anima mia senza pena, senza sollecitudine, senza molteplicità di parole, ma in profondo silenzio andava compiacendo l’oggetto amato. Con questa quiete di spirito, mi portai alla chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, mi accostai al sacro altare per ricevere la santa Comunione, e intanto viepiù andava crescendo l’interna quiete; quando sono stata prossima a comunicarmi, ho veduto i santi patriarchi Felice e Giovanni che unitamente a due santi Angeli, che portavano due torce accese nelle loro mani, si presentarono al sacro altare, i santi patriarchi spiegarono prezioso drappo di oro finissimo, che tenevano nelle loro mani ad uso di asciugatoio, e accompagnando il sacerdote, che mi doveva comunicare, distesero il suddetto drappo, pieni di rispetto e venerazione di sì alto sacramento lodavano e benedicevano Dio. Qual bene apportò alla povera anima mia non è spiegabile, mentre in quel prezioso momento i santi patriarchi mi comunicarono la loro carità, per quanto ne fui capace, e unendo il mio povero spirito al loro sublime spirito, mi presentarono all’eterno Dio, offrendomi la loro valevole protezione. L’essere così unita a questi gloriosi santi mi apportò un bene molto grande, il mio cuore fu riempito di ardente carità, mi ottennero da Dio un bene che io non so manifestare, mi pare che si possa chiamare amore trasformativo, perché fu trasformata l’anima mia in Dio, in una maniera che non è spiegabile. Felice me, se questa trasformazione fosse stata durevole! Non più sarei creatura fragile, ma bensì un serafino di amore! Questo bene durò in me ventiquattro ore.

Beata Elisabetta Canori Mora

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