APOSTOLATO DEL SACR0 CUORE DI GESÙ
SULL'UNIONE DEL CRISTIAN0 COL CUORE DI GESU'
Chi è questo Figlio il cui nascimento annunziasi con tanta solennità come il più felice degli avvenimenti ? Chi sono quelli a cui è dato in proprietà per autentica donazione ? Forsechè la chiesa celeste si rallegra per la nascita del suo Re? E se i cantici di gioia si sollevano dalla terra, qual è la illustre famiglia a cui nacque di recente un nuovo rampollo ?
Questo figlio è il Figliuolo unigenito del l'eterno Padre, Dio come il Padre, eterno come il Padre; sì ricco, sì grande, sì potente come il Padre; Dio da Dio, Lume da Lume, vero Dio da Dio vero; il Verbo eterno del Padre, splendore della sua gloria, imagine sostanziale della sua bellezza; Quegli senza cui Dio non può esistere, come non può esistere la luce senza il suo splendore, come non può esistere il pensiero senza conoscersi. Sì, è l'Unigenito Figliuolo di Dio, donatoci dal Padre, che ha riposte in lui tutte le sue compiacenze. Questo Dio che dalla eternità trova tutta la sua beatitudine nel conoscerlo, nel l'amarlo, nel possederlo; che non istima niente se non in lui, che non può amar niente fuori di lui; questo Padre infinitamente amante del più amabile di tutti i figli, brama di comunicare ad altri il suo tesoro, di donarlo realmente, interamente, irrevocabilmente, di oramai possederlo per indiviso con una natura differente dalla sua.
E quale sarà essa ? Certo l' angelica, la più somigliante fra tutte le creature alla natura divina per la sua purezza senza macchia, per la sua perfetta spiritualità, per la sua sapienza, pel suo amore. No, Iddio Padre non fece dono a questa del suo Figliuolo; ma sì all'umana, alla più deturpata, alla più debole, alla più povera, alla più inferma di tutte le create nature, alla schiatta maledetta di Adamo, la quale da migliaia di anni si trascina nel fango della miseria, e giace tutta piaghe sulle immondezze delle sue colpe; a noi che siamo gli infimi tra gli esseri spirituali, a noi che nasciamo in peccato, involti nelle tenebre della nostra ignoranza, avvinti dai vergognosi lacci delle nostre cupidigie; che però possiam dire a buon diritto: Un Figlio ci è donato; il vero Figlio dell'Altissimo è divenuto nostro fratello, e per lui ci siamo imparentati con Dio; Ipsius enim et genus sumus. (ACT., XVII, 28). Da secoli e secoli noi cercavamo di salire fino a lui, ma per vie che sempre più lo allontanavano da noi; ed eccoci ammessi di tratto alla più stretta e indissolubile parentela con lui; eccoci a lui congiunti per tale unione, che fa della sua persona divina e della nostra miserabile natura una medesima carne, una medesima sussistenza, un medesimo essere, onde egli è veramente carne della nostra carne, e osso delle nostre ossa, os ex ossibus meis, et caro de carne mea (GEN. II, 23. – EPH., V, 30).
ENRICO RAMIÈRE S. J.
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