venerdì 6 marzo 2020

Regina della Famiglia



Il ruolo di San Giuseppe 

La nona apparizione è quella in cui maggiormente si  manifesta San Giuseppe. È lui il protagonista. Nelle altre apparizioni è presente ma non agisce. Questa lo mostra come l' uomo  non delle parole, ma dei fatti, come ce lo presenta il Vangelo.  Dopo quasi 2000 anni di storia della Chiesa, l'apparizione di  Ghiaie ci ripresenta l'azione di San Giuseppe nella vita del singolo, della famiglia, della Chiesa. È lui che va a prendere chi si  è perduto dietro l'illusione di trovare la libertà e la felicità fuori  di se stesso, lontano dal tempio, dalla famiglia, dalla Chiesa;  che ricompone l'unità della famiglia, reintegrando in essa chi ne  era uscito. È lui che va a cercare chi si era messo a fare del male  a se stesso e a gli altri, che ridona la pace, la felicità all'uomo e  alla famiglia. Il Vangelo dice che il buon pastore, trovata la  pecora smarrita, invece di percuoterla, se la pone sulle spalle.  San Giuseppe si limita a dare al peccatore, raffigurato nel  cavallo, un dolce sguardo di rimprovero. 
Il messaggio di Ghiaie propone l'attualità di San Giuseppe  nella vita dei singoli, della famiglia, della Chiesa, proprio nel  nostro tempo tanto difficile e di generale smarrimento. 
San Giuseppe fu voluto perché fosse l'immagine del  Padre agli occhi del Figlio di Dio e per rendere a noi visibili le  perfezioni di Dio Padre. Soprattutto oggi, in cui non solamente  il ruolo, ma la stessa realtà della paternità sono fortemente compromessi è indispensabile che sia presentata a tutti la presenza  paterna di San Giuseppe. Di questa paternità ha voluto avere  bisogno Gesù; la Chiesa e ogni famiglia hanno bisogno della  paternità di San Giuseppe. 

Severino Bortolan

GESÙ BAMBINO NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA



«Trovandomi nel solito mio stato, vedevo il benedetto Gesù fuori e dentro il mio  interno; se fuori lo vedevo Bambino, Bambino lo vedevo dentro; se lo vedevo Crocifisso fuori, lo stesso lo vedevo dentro. Io sono rimasta meravigliata e Lui mi ha detto: 
“Figlia mia, quando la mia immagine è completamente formata nell’interno dell’anima, qualunque forma voglio prendere esternamente per rimirarmi, quella stessa vi prende la mia  stessa immagine che ho formato nell’anima. Quale meraviglia dunque?” (Vol. 6°, 25.05.1905) 

Pablo Martín Sanguiao

SE STARAI CON ME TI PARLERO’ DI ME



(Gesù racconta dalla Croce)


L'ultima cena

La cena pasquale si consumò al primo piano vicino la casa di Caifa. Era la sera del giovedì sei aprile e seguìto dai miei apostoli mi recai nel luogo stabilito. Giuda assunse una espressione molto preoccupata vedendoci incamminare proprio verso la casa di Caifa, sembrava infatti che io lo conducessi a compiere il suo misfatto quanto prima possible. Si rassicurò quando, appena seduto a tavola dissi sorridendo: "Ho desiderato tanto mangiare questa Pasqua con voi, sapete, questa è l'ultima volta".
Il clima, almeno apparentemente, era abbastanza sereno, favorito anche dalle carni fumanti, dalle ricche posate, dai vini pregiati. Gli apostoli non raccolsero ancora una volta il senso delle mie parole, loro pensavano che fosse terminato il periodo in cui avevo voluto vivere nascosto e che subentrava un'era nuova, l'era in cui avrei rivelato con potenza di essere il Messia, e così avrebbero finalmente potuto dimostrare a tutti che loro erano stati quei fortunati che l'avevano incontrato per primo. Per questo cominciarono a discutere sul-
le cariche che dovevano dividersi. Interruppi il loro dire e dissi: "Colui che serve è il maggiore tra di voi", mi cinsi al fianco un' asciugamano e cominciai a lavar loro i piedi.
Non appena gli fui innanzi, Pietro si scostò con veemenza dicendomi che mai si sarebbe sottoposto a questo per la grande stima che aveva di me. Ma quando mi sentì dire che non avrebbe avuto parte con me se non mi avesse lasciato fare questo servizio, l'impetuoso Pietro quasi mi gridò: "Allora non solo i piedi, ma anche le mani ed il capo" .
Tenero dolce Pietro, dal viso scavato dalle lunghe rughe annerite da quel sole bruciante che lo attendeva ogni giorno sul lago, e dal cuore di bimbo che non fece altro che sognare per tutta la vita una buona pesca quotidiana per un sicuro pezzo di pane.
Lo guardai e gli dissi: "Chi ha fatto il bagno non ha bisogno che di lavarsi i piedi perché e pulito. E voi tutti siete puliti, tranne uno"
Giuda abbassò lo sguardo, era sgomento. E fu sempre Pietro che con foga mi chiese: "Sono forse io, Maestro?"
Lo rassicurai con lo sguardo e osservai uno per uno tutti gli altri Apostoli, li vidi interdetti, spauriti, non sapevano capacitarsi per quello che avevo detto: "Uno di voi mi tradirà" .
Intanto Giuda fors'anche per rompere quell'atmosfera gelida che si era creata e che gli pesava sul capo come una candanna, mi si avvicinò e mi chiese con atteggiamento altezzoso: "Maestro, sono forse io?"
Gli risposi a bassa voce, per non farmi sentire dagli altri: "Tu l'hai detto".
Dopo ciò indietreggò è tornò a sedersi al suo posto.
Sono circa le due del pomeriggio. Devo puntare i piedi sui chiodi e scostare le spalle dal patibolo per prender un pò di respiro; le ferite causate dal flagello hanno aperte le mie carni fino all'osso e il sangue ed il sudore le hanno richiuse malamente, per questo ogni movimento è uno strazio.
Il sole picchia forte e arroventa il legno, ma più ancora i chiodi. Il rumore della folla e ciò che sento gridare mi dilaniano più in profondità.
 Loro gridano: "A morte, a morte", ed il mio cuore a loro: "Muore il mio corpo, ma non il mio amore; vi amo e vi amerò per sempre! "

Con lo sguardo, per quello che ormai possono permettermi i grumi di sangue che si sono formati attorno agli occhi a causa della corona di spine, intravedo Giovanni, l'apostolo che si era donato a me agli albori dei suoi anni, e me lo rivedo così, quando posando il capo sul mio petto, mi chiese: "Signore chi è colui che ti tradirà?". "È quello al quale darò un pezzetto di pane intinto", avevo risposto.
Ecco, la mia mente ora torna in quella stanza con i miei dodici. E mentre tutte le ferite del mio corpo pulsano con dolore immane, il mio cuore si dilata all'infinito per essermi fatto Eucarestia.
Questo è un momento d'infinito amore. "Prendete, questo è il mio corpo", dissi loro, spezzando il pane. E poi aggiunsi, porgendo il calice: "Questo è il mio sangue, che sta per essere versato. Ripetete questo gesto in memoria di me".
Ecco, avevo istituito il Sacramento che mi avrebbe reso eternamente presente in mezzo a loro. "Amici, consumatemi in questo cibo prezioso, insieme, da uomini uniti dalla fede e dall'amore e non temete perché io sono la vostra forza. Ma prima di accostarvi a tale mensa abbiate sempre il cuore mondo, altrimenti fareste come Giuda, al quale diedi un pezzetto di pane intinto nel mio piatto e glielo misi sulla bocca dicendogli: "Quello che devi fare fallo presto" .
Egli infatti non disdegnò di prenderlo, ma subito dopo andò via, scomparendo nel buio della notte.
Appena uscì, la cena riprese in un'atmosfera di serenità. Non seppero spiegarlo neanche loro perchè, ma tutti si sentirono il cuore libero e leggero, desiderosi solo di stringersi a me.
Li guardai con grande affetto e mi venne così spontaneo chiamàrli per la prima volta “figlioli”, li sentivo parte integrante di me, anzi li sentivo dentro di me, per questo mi donai a loro nell'unica forma in cui potevo donarmi tutto, con il mio corpo ed il mio sangue, la mia anima, la mia divinità, tutto e per sempre.
Così ripresi a parlare: "Figlioli, vedete ... ancora per poco sarò con voi, ma prima di tornare al Padre desidero dirvi che dovete amarvi gli uni gli altri, come io vi ho amati. Vedete come è bello sentirsi in consonanza con tutti i fratelli? È solo questo che desidero testimoniate, perchè solo da questo crederanno che siete stati con me e che io vi ho rivelato l'amore; lo stesso amore per il quale siete stati creati e per il quale tra poco io darò la mia vita. Vedete... nella casa del Padre mio vi sono molti posti, io vado a prepararvi un posto adatto per ciascuno di voi, affinché possiate un giorno venire anche voi dove sono io".
Tommaso che era il più razionale degli apostoli mi interruppe dicendomi: "Signore, ma se noi non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via!" Gli risposi: "Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me conoscerete anche il Padre; anzi vi dico che fin da ora lo conoscete e lo avete visto".
E Filippo, dimostrando di avere capito meno degli altri, mi chiese: "Signore, mostraci il Padre e ci basta"
"Oh, Filippo, Filippo come puoi dire: - Mostraci il Padre? -, Io sono nel Padre e il Padre è in me, è lui che sta compiendo in me l'opera di redenzione, credimi, il Padre ed io siamo una cosa sola".
Detto questo sentii una grande nostalgia del Padre. Le parole sgorgavano così teneramente dal profondo del mio cuore, che gli apostoli, percependo il mio sentimento, esitavano ad  interrompermi. Così spontaneamente pregai rivolgendomi direttamente a Lui, al Padre mio, dicendogli: "Padre santo, quando io ero con loro li custodivo, adesso è venuto il momento di tornare a te, perciò ti prego custodiscili tu, perchè abbiano la stessa gloria in me, della mia in te. Ti prego anche per tutti quelli che in me crederanno, affinché tutti siano una sola cosa, come tu Padre sei in me ed io in te".

Venite, Gesù mio, che l'anima mia vi desidera, vi brama.



Sì, o Signore, io credo che voi siete in me, che io posseggo il vostro corpo, il vostro sangue, l'anima e la divinità... O divina Eucaristia, per cui l'amor si nasconde per essere più puramente cercato!... O Angeli o Santi, prestatemi i vostri cuori affinché 'io possa amare molto il mio Dio! O amore che sempre ardete e non vi spegnete mai!... Mi unisco alla Chiesa del cielo e della terra per farvi una domanda, o Gesù; mi unisco a voi medesimo che siete il capo di questa Chiesa e per essenza infinitamente misericordioso. Oggi, che ho la fortuna di possedervi nel mio cuore, lasciatevi da me padroneggiare: io vi offro, o adorabile mio Redentore, i vostri propri meriti per le anime del Purgatorio: riscattatele una seconda volta.

Venite, Gesù mio, che l'anima mia vi desidera, vi brama. Accrescete voi questo desiderio quanto voi meritate d'essere amato. Io non son degno, lo so, solo la vostra tenerezza ed il vostro amore mi spingono a superare la indegnità mia per accostarmi a voi.

Voi voleste umilmente far prova del vostro amore e della vostra umiltà. Sceglieste una stalla per nascere corporalmente; ora scegliete il povero mio cuore per venirvi spiritualmente.
Ma voi accendete questa misera capanna; arricchitela dei vostri doni e se cambiate il presepio in un paradiso di gloria, cambiate il mio cuore in un paradiso di santità.

del Beato Francesco Faà di Bruno

LA VITA DI SAN BENEDETTO



Predice la distruzione del suo monastero

In seguito ai consigli del Padre Benedetto, era venuto alla vita monastica un  nobile di nome Teoprobo, e il santo aveva con lui una confidente familiarità,  perché era uomo di integerrimi costumi. Entrò un giorno nella stanzetta del  Maestro e lo trovò che spargeva amarissime lacrime. Attese a lungo in silenzio,  ma le lacrime non accennavano a finire. Appena però si accorse che l'uomo di Dio  non piangeva per fervore di orazione, come spesso gli succedeva, ma per un  grave dolore, si avvicinò e gli chiese il motivo di tanto cordoglio.

Rispose subito l'uomo di Dio: "Tutto questo monastero che io ho costruito e  tutte le cose che ho preparato per i fratelli, per disposizione di Dio Onnipotente,  sono destinate in preda ai barbari. A gran fatica sono riuscito ad ottenere che, di  quanto è in questo luogo, mi siano risparmiate le vite".

Le parole che allora Teoprobo ascoltò, noi le vediamo oggi avverate: ci è  giunta difatti la notizia che proprio di recente il monastero è stato distrutto dai  Longobardi. Sono entrati difatti in monastero di notte, . durante il riposo dei fratelli,  hanno rapinato ogni cosa, ma non sono riusciti a impadronirsi di una sola  persona. Dio onnipotente ha così mantenuto quel che aveva promesso al fedele  servo Benedetto, che cioè dando il monastero in balìa dei barbari, avrebbe però  custodito le vite. Mi sembra che in questa circostanza Benedetto possa  paragonarsi all'apostolo Paolo: allorché tutte le cose della sua nave andarono in  fondo al mare, egli ottenne la consolazione di veder salva la vita di tutti quelli che  lo accompagnavano.

tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno

LA VITA DELLA MADONNA



Secondo le contemplazioni
della pia Suora STIGMATIZZATA
Anna Caterina Emmerick

Arrivo a Gerusalemme: la città e il tempio L'abitazione dei sacerdoti - La casa 
di Zaccaria 

La stessa sera la Veggente riprese il racconto. 
Ho visto l'arrivo a Gerusalemme della Beata Vergine e di tutto il suo seguito; era verso  mezzogiorno. Gerusalemme era una città straordinaria: profonde vallate e colline  circondavano le mura, alle quali si appoggiavano gli alti edifici che rivolgevano al  centro le loro facciate. I quartieri venivano costruiti a ritmo accelerato, l'uno dopo  l'altro, occupando a poco a poco tutte le colline circostanti fuori della città antica,  lasciando però sussistere le antiche mura. Le valli erano collegate da ponti di pietra alti  e massicci. Le stanze che davano nei cortili interni, protetti dall'ombra di grandi  pergolati, erano quelle più abitate delle case. Gli abitanti di Gerusalemme lasciavano  le loro dimore ed i cortili solo per recarsi al tempio o per i loro affari, perciò le strade  non erano molto affollate. Infatti nelle contrade regnava un profondo silenzio, ad  eccezione dei luoghi pubblici di mercato ed i palazzi del governo in cui vi era un  movimento di guardie e di viaggiatori. Quando la popolazione veniva chiamata al  tempio in occasione delle solennità religiose, alcuni quartieri si spopolavano e  diventavano senza vita. Gesù poteva aggirarsi tranquillo con i suoi seguaci per quelle  stradine, appunto per la vita silenziosa e tranquilla che vi regnava e per la solitudine  assoluta in cui si trovavano molte vie che percorrevano le valli. Gerusalemme  mancava d'acqua; lunghi acquedotti la conducevano in città e veniva inviata nelle alte  torri per mezzo di pompe. Nel tempio c'era bisogno di molta acqua per abluzioni o per  lavare i vasi sacri, perciò si prestava ogni attenzione per moderarne il consumo. Molti  negozianti abitavano a Gerusalemme e tenevano depositata la merce sotto i portici che  circondavano i mercati o in leggere capanne costruite sulle pubbliche piazze. Vicino  alla "porta delle pecore" si trovavano molti negozianti di gioielli, oro e pietre preziose;  essi pure vivevano in piccole capanne di forma rotonda e nere, come se fossero tinte di  pece o resina. Sebbene queste fossero costruite con materiale leggero, erano assai  solide. Contenevano tutto quello che occorreva per gli usi domestici, mentre la merce  veniva esposta fra una capanna e l'altra. Il tempio sorgeva su un monte, ad un lato del  quale c'era un lieve declivio con case e stradine. I sacerdoti ed i servi abitavano in  questa zona della città. I rifiuti che venivano gettati dal tempio, come per esempio gli  avanzi e le ossa degli animali sacrificati, venivano trasportati dai servi giù per questo  declivio fino ad una grande fossa fuori dalle mura della città e poi bruciate per giorni e  giorni. Alla sommità del monte dove sorgeva il tempio si vedeva vegetazione, i  sacerdoti ne avevano fatto un giardino. Sotto il tempio si trovavano molte gallerie,  sotterranei e fonderie di metalli. Nell'edificio tutto era massiccio e poderoso ma io non  vi rinvenni alcun buon luogo. I numerosi cortili del tempio erano angusti ed oscuri, con molte panche e scanni esposti allo sguardo pubblico. I continui sacrifici  cruenti ed il sangue che scorreva incessantemente, erano cosa davvero spiacevole,  sebbene tutti i sacrifici venissero eseguiti con una grande precisione. Vidi i viaggiatori  al seguito di Maria entrare in città, ma nonostante la porta nord fosse più vicina al loro  cammino non entrarono da quel lato, bensì si diressero verso i giardini ed i palazzi di  Gerusalemme verso la porta meridionale. Attraversarono una parte della valle di  Giosafat, e lasciando a sinistra il monte degli Ulivi e la via di Betania, entrarono per  "la porta delle pecore", che conduce al mercato delle bestie. Presso la porta c'era lo  stagno nel quale si lavavano le pecore prima del sacrificio; questo non era lo stagno di  Bethesda. Il corteo si inoltrò nelle strette vie della città fino al mercato del pesce, dove  si trovava la casa paterna di Zaccaria di Hebron. In questa casa vi abitava un vecchio,  forse lo zio di Zaccaria. Nonostante avesse finito il suo servizio sacerdotale al tempio,  Zaccaria vi si era soffermato per assistere e preparare la presentazione della Santa  Vergine. Molti parenti di Gioacchino erano rimasti ad attendere fuori della casa il  gruppo di viaggiatori. Il sole picchiava rovente sul capo di quella gente: donne, uomini, giovani e fanciulle, adorne con ghirlande e ramoscelli, andarono impazienti  incontro alla comitiva in arrivo. Vidi tra questa gente che attendeva anche due  fanciulle nipoti di Elisabetta, giunte da Betlemme e da Helbron con i loro genitori.  Elisabetta non era intervenuta. Tutti accolsero gli stanchi viaggiatori con grida di gioia  e di indicibile allegrezza e li condussero nella casa di Zaccaria, dove ci fu un vero  tripudio universale. Più tardi rientrò Zaccaria che volle accompagnare gli ospiti  all'alloggio provvisorio presso il tempio. Allora tutti si disposero come in processione:  Zaccaria, Anna e Gioacchino guidavano il folto gruppo di parenti e conoscenti della  fanciulla consacrata al tempio, seguiva Maria Santissima che, in mezzo a tre o quattro  fanciulle vestite di bianco, indossava il secondo abbigliamento solenne col mantello  color azzurro, poi venivano i parenti delle quattro fanciulle-ancelle con le loro  famiglie. Passarono dinanzi al palazzo di Erode e poi alla futura abitazione di Pilato e  per molte altre contrade. Avanzarono così, sfidando i raggi prepotenti del sole, verso il  lato del tempio tra levante e settentrione, lasciandosi dietro la fortezza Antonia.  Salirono molti gradini fino ad un alta muraglia. Vidi la Santa Fanciulla piena di  vivacità salire rapidamente da sola i gradini, sotto lo sguardo ammirato ed attonito  degli astanti. L'alloggio era un edificio vastissimo; numerosi locali simili si trovavano  nelle vicinanze del tempio ed erano adibiti ad ospitare i visitatori giunti da lontano.  Zaccaria aveva affittato quest'alloggio per la sacra Famiglia. Il locale era formato da  quattro camere da letto, una sala grande per accogliere gli ospiti ed una cucina. Il  mobilio consisteva in basse tavole. Vicinissimo si trovava l'altro cortile dove stavano  le stalle con il gregge e le mandrie destinate ai sacrifici. Le due ali dell'edificio erano  abitate dai servi del tempio. Quando la comitiva prese dimora in quest'appartamento,  vennero dei servi a lavare i piedi agli uomini e delle serve alle donne, poiché questa  era l'usanza tradizionale con i nuovi arrivati. Dopo questa cerimonia passarono in una  sala al cui centro pendeva una gran candeliere a più luci, sotto il quale si trovava un  largo bacino di bronzo colmo d'acqua nel quale ciascuno si lavò il viso e le mani. Gli  asini liberati dai loro pesi, furono condotti nelle scuderie da un servo. Gioacchino  annunziò di essere venuto per il sacrificio e, nel vicino cortile, lasciò esaminare ai  servi del tempio le bestie. Dopo alcune ore, Gioacchino, Anna e Maria si recarono  nell'abitazione di un sacerdote. Questa era posta in una posizione elevata. Maria  Santissima, vivificata da un'energia incredibile e come spinta da uno spirito interiore,  salì i gradini in pochi secondi. In quella casa vidi due sacerdoti: uno assai vecchio e  l'altro più giovane. I prelati salutarono cortesemente i nuovi ospiti che erano già attesi.  Ambedue erano tra quei sacerdoti che avevano partecipato all'esame di Maria a  Nazareth. Li sentii parlare del viaggio e della prossima iniziazione della pia Fanciulla.  Essi dissero che al tempio si trovavano delle celle in cui le vergini consacrate all'altare  si ritiravano per la preghiera e la meditazione, inoltre potevano guardare inosservate  l'interno del santuario. Quindi fecero chiamare un'anziana vedova addetta al luogo sacro che era incaricata di vegliare sulla piccola Maria. La matrona abitava con le altre  donne in una casa vicino al tempio, ma alquanto discosta, si occupava dei lavori  femminili e dell'educazione delle fanciulle. Si potrebbe paragonare nei tempi moderni ad una "maestra" dei nostri paesi, cioè a quelle donne dallo spirito devoto che  riuniscono intorno alla loro esperienza le fanciulle del luogo che vogliono imparare il  ricamo, a scrivere e a leggere per prepararsi alla vita coniugale. La donna arrivò quindi  avvolta nella sua veste, e le si poteva scorgere a malapena parte del volto. Dai genitori  e dai sacerdoti le fu presentata la futura allieva. Vidi il suo viso illuminarsi dalla gioia  per quel nuovo compito che lei sentiva molto importante. La Santa Vergine l'accettò  con un contegno umile e rispettoso. La matrona venne istruita sulla nuova pupilla e  sulla consacrazione di quest'ultima al tempio, quindi accompagnò in silenzio la  Vergine e i suoi genitori al loro alloggio per prendere in consegna gli effetti più  preziosi della pia Fanciulla, poi se ne ritornò al tempio a disporre l'accoglienza della  nuova arrivata. 
Il 7 novembre Suor Emmerick continuò. 
In tutto il giorno ebbi visioni che riguardavano i preparativi di Gioacchino per il  sacrificio e l'accettazione di Maria al tempio. Allo spuntar dell'alba, Gioacchino ed  alcuni altri condussero il bestiame al luogo sacro. I sacerdoti lo esaminarono di nuovo,  le bestie che rifiutarono furono subito inviate al mercato mentre quelle accettate  furono condotte nel cortile del macello, dove vidi eseguire alcune operazioni. Di  queste ricordo solo che Gioacchino, prima che le bestie fossero uccise, poneva una  mano sul loro capo. Poi vidi alcuni pezzi degli animali uccisi che furono salati e messi  da parte per l'offerta sacrificale all'Altissimo. Sacerdoti e leviti si muovevano a due per  volta regolarmente e con molta precisione. Nell'abitazione provvisoria di Anna e  Gioacchino frattanto si teneva una festa solenne alla quale partecipavano ben cento  persone. Tra queste vidi più di ventiquattro fanciulle di diverse età, anche la giovinetta  Seraphia di dieci anni; costei, dopo la morte di Gesù, fu chiamata Veronica. Si erano  preparate e disposte ghirlande e corone di fiori per Maria e per le persone che l'accompagnavano. Sette fiaccole adornate ardevano rendendo l'ambiente molto solenne.  Vidi molti leviti e sacerdoti entrare ed uscire dalla stanza. Anche alcuni sacerdoti  presero parte al banchetto mostrandosi stupiti per la generosità di Gioacchino, il quale  dichiarò che la sua riconoscenza verso l'Altissimo era assai grande. Erano veramente  lontani i tempi in cui egli si era visto rifiutare la sua offerta al tempio. Vidi Maria  passeggiare nei pressi della casa in compagnia di altre fanciulle.

Se qualcuno ha sete della Conoscenza, che venga a Me e beva, Io gli darò acqua viva; non andate a bere da dottrina di uomo generata dal suo stesso razionalismo; questo uomo ama l’onore degli uomini più dell’onore che viene da Dio;



la pace sia con te; ecco il Mio Messaggio:

la pace sia con voi; Io sono il vostro Redentore che vi parla; sono Colui che vi ama di più; sono venuto alla vostra nazione per dare la vista ai ciechi e togliere la vista a coloro che pretendono di vedere ... sono venuto a voi affinché ascoltiate la Mia Voce, la Voce del Mio Spirito Santo, il Costante Richiamo della Mia Parola e di tutto ciò che vi ho dato; ascoltateMi: abitanti della terra, quanto vi amo! malgrado la vostra impressionante malvagità e la vostra apatia verso di Me, Io, il vostro Gesù, vi amo alla follia;

oggi, Miei diletti, vengo e sto davanti a voi come vostro pastore per dirvi: il Mio Regno è vicino, e prima che questa generazione sia passata, tutto ciò che è stato predetto dai Miei profeti di oggi, si avvererà;

pregate per coloro a cui ho dato una bocca per lodarMi, ma la usano solo per profanare il Mio Santo Nome;

pregate per coloro a cui ho dato occhi per vedere la Mia Bellezza, la Mia Santità e le Mie Meraviglie, ma sono diventati ciechi, con gli occhi coperti di squame a causa dei loro peccati;

pregate per coloro ai quali ho dato orecchi per udire la Mia Parola e i miei Inni d’Amore, ma hanno permesso al loro udito di diventare sordo per paura di udire ed essere convertiti;

pregate per quelle bocche dalle quali escono false testimonianze e ne sono inconsapevoli, le loro guide cadranno e si troveranno dinanzi alla Giustizia;

pregate per coloro che non cessano mai di lanciarsi l’un l’altro frecce avvelenate, devono capire quanto feriscono il Mio Corpo;

chiedete che il Padre accordi un appello alla vostra generazione; pregate per quelle anime ostinate che non cessano mai di fare il male;

pregate per tutte queste anime, Miei cuoricini, perché voi siete il sale della terra e Io, Gesù, vi dico: coraggio, cuoricini, Io sono con voi;

veglierò perché il Mio Nome sia conservato Santo nonostante i Miei nemici abbiano introdotto questa grande apostasia nella Mia Chiesa e un desolante abominio nel cuore del Mio Santuario e vi persistano a causa del loro orgoglio;

vi dico solennemente che la Mia dimora sarà riedificata sui suoi primitivi mattoni; è vicino il Giorno in cui verrò da questi uomini saggi per distruggere la loro cosiddetta saggezza e la loro ostilità verso la Mia Divinità; Io li estirperò con le loro radici perché non possano più ricrescere; essi hanno causato apostasia, sì, hanno abituato i loro passi a seguire l’Apostasia e hanno come guida e compagno di viaggio il Razionalismo, l’arma per combattere la Mia Divinità;

se qualcuno ha sete della Conoscenza, che venga a Me e beva, Io gli darò acqua viva; non andate a bere da dottrina di uomo generata dal suo stesso razionalismo; questo uomo ama l’onore degli uomini più dell’onore che viene da Dio; a questi Io dico: guai a voi quando il mondo dice bene di voi!! giorno verrà in cui essi dovranno parlare stando a terra, ma prima che la loro voce Mi raggiunga, sarà soffocata dalla polvere e dallo spesso strato del loro peccato; la Giustizia prevarrà;

in verità vi dico che in quei giorni a venire, Satana e tutti gli spiriti maligni non agiranno più subdolamente come agivano prima; no, è giunto il tempo in cui egli e i suoi spiriti malvagi si mostreranno apertamente ad ogni abitante della terra; Satana invierà falsi profeti e li moltiplicherà come sabbia, seminando fra voi una grande confusione, ingannando persino gli eletti, state dunque attenti a non farvi ingannare; questo è il segno della vigilia dei Miei Grandi Segni che verranno; oggi il demonio è come una bestia selvaggia ferita ed è diventato così più pericoloso, ma non abbiate paura voi che Mi amate, Io vi concederò la sicurezza che bramate;

ma guai a coloro che hanno profanato il Mio Santuario generando una grande apostasia nella Mia Chiesa, zolfo e fuoco pioveranno su di essi! in verità vi dico che nelle tane dove vivono gli sciacalli,1 presto sarà una grande strada immacolata che sarà chiamata: Via Sacra; l’impuro non vi passerà, ma i viventi vi cammineranno perché essi sanno adorarMi e piegheranno le ginocchia dicendoMi: amen ... amen ...

piccoli figli, non abbiate mai rancore gli uni verso gli altri, siate uniti, siate uniti, siate uno; sono Io, Gesù, che ve lo chiedo; vi benedico tutti lasciando il Mio Sospiro d’Amore sulla vostra fronte; questo Sospiro che vi contraddistingue come Miei;


Se con tanta insistenza vi invio tutti i Miei servitori e profeti, è per ricordarvi Chi è vostro Padre e per distogliervi dal fare il male e per emendare le vostre azioni;



Io sono;

la pace sia con te;

ecclesia rivivrà nonostante tutte le tribolazioni che sta sopportando; la Mia Chiesa sarà una e santa e il Mio Popolo parlerà una sola lingua; tutte queste cose si avvereranno presto; farò risorgere la Mia Chiesa per Mia Misericordia e Mio Amore Infiniti, vi sto restituendo le vostre vigne e trasformando questa valle di morte in una porta aperta alla Speranza e voi risponderete tutti a Me come una volta; come facevate quando eravate giovani e puri;

avete rifiutato la Conoscenza per parecchio tempo offrendoMi sacrifici che non Mi hanno mai raggiunto, ma nella Mia Misericordia dirò ad ogni valle di morte: risuscita! ogni valle oscura si colmi della Mia Parola, ogni montagna ed ogni collina siano adibite a pascoli e tutti quelli che sono stati segnati sulla fronte col Sospiro del Mio Amore vengano avanti e mangino dall’Albero di Vita;

oggi sto dando a tutti la possibilità di udire chiaramente la Mia Voce dalla Mia santa dimora, la Mia Voce risuona come un’eco da Gerusalemme e raggiunge tutti gli abitanti della terra; nessuno potrà poi dire che Io non vi ho avvertito; da una nazione all’altra alito il Mio Spirito, se con tanta insistenza vi invio tutti i Miei servitori e profeti, è per ricordarvi Chi è vostro Padre e per distogliervi dal fare il male e per emendare le vostre azioni;

Io vengo per fermarvi dalle vostre teorie idolatre che sono empie; vi invio i Miei messaggeri per farvi ricordare i Miei precetti e vivere santi come Io sono Santo, affinché siate tutti degni di incontrarMi nel Giorno del Mio Ritorno;

19 Giugno, 1990

SE MI APRI LA PORTA...



Il fiore dell'umiltà

«La confidenza in Dio fa camminare velocemente l'anima, più che qualunque altra via. Se si confida è segno che si è umili. L'anima confidente non cerca che Me e lo, così cercato, non posso fare a meno di concentrare i miei raggi d'amore su di essa.
La confidenza supera l'umiltà, o meglio, è il fiore di essa, perché fa risaltare il mio amore e la mia bontà.
Tu con l'umiltà potresti rimanere prostrata, senza osar alzare il capo verso di Me; invece con la confidenza filiale mi adori, umiliata sì, ma poi ti rialzi animosa e pronta a servirmi con alacrità di animo e di cuore.
Confida, confida sempre, e vedrai che questa virtù ti darà le ali per volare nella perfezione, ti sarà fuoco e forza nelle occasioni.

La mia misericordia anche verso di te, è infinita. Per tutti l'ho usata e la uso. Piangili pure i tuoi peccati, ma poi dammeli confidenzialmente: Io sono sempre pronto a cancellarli.
È immenso il piacere che provo nel fare questo cambio: ricevo nefandezze, accompagnate dalla sincerità del pentimento, e Io ritorno splendore e bellezza alle anime, e le rimando tutte consolate.
Che strano e meraviglioso commercio tra il Cielo e la terra: voi tornate a riportarmi le vostre miserie e Io continuo a risanarvi!
Vorrei che tutti i peccatori tornassero al mio Cuore! Quelli rimasti più ingolfati nella colpa li coprirei di ineffabili tenerezze.
Nessuno deve dubitare della mia misericordiosa bontà, perché, se vi immergo nel mio Sangue, potete ritornare al primitivo candore.
La mia Misericordia non abbandona nessuno, neppure i peccatori più ostinati, ma li segue con insistenza e instancabile amore. Io non disprezzo nessuno, perché sono Dio e tutti sono miei figli.

DON RENZO DEL FANTE 

Comunione sulla mano? NO! é sacrilegio!



...  ma  è  proprio un  ritorno  alle  origini?

***
Quindi è storicamente falso che i fedeli dei primi secoli della Chiesa prendessero l’Eucarestia dalla mano del prete, o del diacono o di un laico, per servirsi, poi, da se stessi… La più antica fonte liturgica, infatti, dopo la “Didaché” (scritta tra il 70 e il 90) raccomandava:
«Ciascuno sia attento (…) che qualche frammento non abbia a cadere e perdersi, perché è il Corpo di Cristo, che deve essere mangiato dai fedeli e non si deve disprezzare»6.
S. Giustino (100-166), nella sua “Apologia”, indirizzata all’imperatore romano, annotava che sono «i diaconi che distribuiscono la Comunione e la portano agli ammalati»7.
S. Sisto I (Papa dal 117 al 136) decretò che i soli ministri del culto (preti e diaconi) erano abilitati a toccare i Santi Misteri: «hic constituit ut mysteria sacra non tangerentur nisi a ministris»8.
È chiaro che tali parole erano per fermare gli abusi!
San Pio I (Papa dal 141 al 156) inculcava il rispetto della Chiesa, “casa di Dio”, e dell’altare su cui si perpetuava il divin Sacrificio. Lo stesso faceva San Soterio (Papa dal 167 al 175)9.
Santo Stefano I (Papa dal 254 al 257) scrisse che «i laici non devono considerare le “funzioni” ecclesiastiche come se fossero loro attribuite»10.
Sant’Eutichiano (Papa dal 275 al 283) richiamò severamente all’ordine e alla disciplina il clero, e impose di portare essi stessi la Comunione ai malati, non affidandola ai laici. «Nullus praesumat tradere Comunionem laico vel feminae ad deferendum infirmo»11.
San Felice I (Papa dal 269 al 274) ordinò che la Santa Messa venisse celebrata sulla tomba di un martire, nelle cripte sepolcrali, nelle nicchie della Catacombe, o altrove: «hic constituit supra memorias martyrum Missas celebrare»12.
Si noti: questa decisione di S. Felice I - osserva Dom Cabrol - regolarizzava un uso già stabilito13.
È da notare che questa decisione di San Felice I non era un atto isolato, perché fondato sulla Tradizione Apostolica. Lo attesta anche Sant’Evaristo (Papa dal 101 al 109) e Sant’Igino (Papa dal 137 al 141)14.
Tertulliano di Cartagine (160-222) parla dell’Altare cristiano, quale “ara Dei”15, e scrive: «soffriamo quando, per disgrazia, succede che qualcosa del calice o del pane consacrato ci cada a terra» (“Calicis aut panis etiam nostri aliquid decuti in terram anxie patimur…» in “De Corona”.
S. Ireneo di Lione (130-218) scrive:
«È di frequente che il Sacrificio deve essere offerto sull’altare»16.
L’altare era di legno o di pietra, e veniva benedetto e unto17.
Nel “Liber Pontificalis” si parla di San Silvestro (Papa dal 314 al 335) che curò gli abbellimenti delle chiese e di ornamenti l’altare, guarniti anche di argento e pietre preziose18.
S. Ippolito (II-III sec.), nella sua “Tradizione Apostolica”, - la più antica fonte liturgica dopo la “Didaché” - scrive: «Stia attento, ciascuno (…) che qualche frammento non abbia a cadere e perdersi, perché è il Corpo di Cristo che deve essere mangiato dai fedeli e non si deve disprezzare…»19.
Anche Origene (185-254) scriveva:
«Voi che assistete abitualmente ai santi misteri, sapete con quale rispettosa precauzione conservate il Corpo del Signore quando vi è consegnato, per timore che ne cada qualche briciola e che una parte del tesoro consacrato si perda…» (“…ne ex eo parum quid decidat, ne consecrati muneris aliquid dilabatur…”)20.
S. Dionigio d’Alessandria (†264)21 fa le stesse raccomandazioni.
S. Efrem (306-375) conferma anch’egli questa tradizione: «manducate hunc panem nec conteratis micas eius; quod vocavi corpus meum, hoc revera est»; «una particula e micis eius milia milium sanctificare valet et sufficit ut vitam praebeat omnibus qui manducant eam…»22.

***
del sac. dott. Luigi Villa

giovedì 5 marzo 2020

L’uomo conosce il trattamento ma non sarà efficace



NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

Amato Popolo Mio, pregate, una nuova epidemia verrà alla luce e minaccerà la popolazione mondiale, l’uomo conosce il trattamento ma non sarà efficace, perché questa epidemia sarà resistente ai vecchi medicamenti.

06.06.2018

LIBERAZIONE DA TENDENZE CATTIVE CHE PROVENGONO DAI NOSTRI ANTENATI



Gesù, liberaci da tutte le tendenze, abitudini cattive presenti nel nostro albero genealogico:  le tendenze al gioco, allo sperperare, al bere, alla droga, alla grettezza, al furto. Dacci  autorità a porre fine ad ogni incorreggibile cattiva abitudine. 
Liberaci, o Signore. 
Liberaci da tutte le devianze sessuali presenti nel nostro albero genealogico: violenza  sessuale, incesti, omosessualità, pedofilia, prostituzione. Dacci forza per infrangere queste  catene di vincoli maligni. 
Liberaci, o Signore. 
Liberaci da tutti gli idoli che hanno adorato le nostre generazioni precedenti: il denaro, il  potere, il piacere, la casa, i terreni, i gioielli, i titoli. Taglia i vincoli che ci legano a questi  casi di idolatria. Noi scegliamo di servire solo Te, vero Dio, e di vivere secondo la tua  parola. Liberaci, o Signore. Liberaci da tutta la corruzione e la violenza dei nostri antenati  che sono stati truffatori, sfruttatori, torturatori, ricattatori, criminali. Rompi in noi i legami  di vendetta, di comportamento violento, di ira e di malignità. 
Liberaci, o Signore. 
Liberaci da tutto il male compiuto dai nostri antenati spinti dall'odio: odio verso gli altri,  verso se stessi, verso Dio, odio razziale, fanatismo religioso. Poni fine in noi a tutte le  radici dell'odio. Rendi ora il nostro albero genealogico pieno di uomini e donne ricolmi di  amore, datori di vita e salute, di amore e bontà. 
Liberaci, o Signore. 
GESÙ, abbiamo pregato per l'albero genealogico affinché noi, i vivi, siamo separati dalle  influenze negative dei nostri antenati e loro, i defunti, abbiano il perdono e le grazie  necessarie per entrare nella felicità della vita eterna. Tu hai ascoltato la nostra preghiera. Ci  guarirai tutti, vivi e defunti. Ci renderai sani e santi. 
Grazie, della tua presenza in mezzo a noi. 
Grazie, per la tua misericordia verso di noi e i nostri antenati. 
Ora non pensiamo più alla nostra cattiveria e ai peccati dei nostri antenati, ma pensiamo al  tuo amore e alla tua bontà. Tu ci ami e ci liberi da ogni negatività e da ogni sofferenza. Ci  dai ogni aiuto perché vuoi che tutti noi, vivi e defunti, siamo sempre con Te nella luce,  nella pace, nella gioia eterna.

Don Leonardo Maria Pompei

PERCHÉ DIO HA DETTO “BASTA!” ALL’UMANITÀ DI OGGI



Ora è venuto il momento di pubblicare, parola per parola, tutto  ciò che è descritto nel testo originale, affinché il lettore possa  leggere con i propri occhi e possa conoscere completamente il  “perché, come e quando” avvenne il Diluvio cosiddetto “universale”, che distrusse una vastissima area dell’Asia centrale, in cui  persero la vita tutti gli abitanti corrotti e lussuriosi che vi  dimoravano, ad esclusione del solo Noè e della sua famiglia. 
Da questa descrizione si può anche capire – purtroppo – che  quando Dio “decreta il Giudizio”, Egli non cambia più idea e non  permette che nessuno si salvi tra coloro che erano stati precedentemente avvertiti e infine ammoniti. 
Chi crederà a tutto ciò, ben per lui, poiché può ancora salvarsi se  ascolta gli Insegnamenti di Dio e li mette in pratica. 
Chi invece non crederà a tutto ciò, si dovrà rammaricare per tutto  ciò che gli potrà capitare per non averci creduto.
Infatti Dio non costringe nessuno, ma lascia ad ognuno la propria libera scelta. 
Ecco ora come si svolsero davvero le cose circa 4000 anni fa, che  si conclusero con il Diluvio sulla vasta zona asiatica circondata da  catene montuose. 
Questo reale racconto inizia dall’Avvertimento di Dio attraverso  dodicimila angeli con a capo Waltar, figlio defunto di Mahal, il  fratello di Noè, il quale Waltar fu viceré della città di Hanoch,   durante la vita terrena. 
Tali angeli, però, erano visibili a tutti sotto spoglie umane, ovvero  normali uomini, e agivano quali messaggeri di Dio. 
Vediamo ora, dunque, come è finito questo straordinario evento apocalittico. 


LE FASI FINALI DEL DILUVIO UNIVERSALE
E IL TIPO DI MORTE SUBITA DAGLI ABITANTI 

GFD/3)
Le spiegazioni di Waltar, figlio defunto di Mahal e ora angelo e  messaggero di Dio, riguardo all’ultimo tentativo di Dio di  ammonire e di salvare gli uomini dal diluvio mediante i Suoi angeli.  L’acqua sotterranea è cento volte quella dei mari. Il movimento di  rotazione della Terra dipende dall’acqua sotterranea. La missione  di Mahal e la partenza degli angeli per la pianura. 

1. Dopo tale sublime atto di adorazione dell’Altissimo, l’angelo  Waltar parlò nuovamente a suo padre terreno Mahal dicendo: «Ora  Mahal, procreatore del mio corpo terreno di un tempo, è venuto il  tempo in cui vanno ricordate le parole: “Andate, e adempite la Mia  Volontà!”. Io però non ho bisogno di annunciarti tali cose, poiché il  Signore Stesso te le ha rivelate e ti ha detto le ragioni per cui Egli ci ha  chiamato dai Cieli. 

2. Vedi, ora si tratta dell’ultimo, straordinario tentativo di  salvare gli uomini della Terra! Se questo non riesce, allora è  certo che anche il Signore permetterà che gli uomini maligni  trovino nel loro stolto affaticarsi il loro proprio giudizio e la loro  rovina; e questo sarà per gli spiriti degli uomini, nuovamente  inghiottiti dalla materia, almeno una lezione molto penetrante,  che insegnerà loro come le creature, alle quali Dio ha dato la  libertà suprema della vita, non devono mai intervenire  distruttivamente nel grande Ordine di Dio in maniera così stolta  e sconsiderata! 

3. Dio Stesso ha posto le montagne sulla Terra e le ha sistemate  per la loro millecupla utilità, e sotto le montagne ha scavato dei  grandi e profondi bacini d’acqua nei quali è contenuta cento volte  tanta acqua quanta ce n’è nei mari della superficie terrestre. E  quest’acqua sotterranea è come il sangue della Terra che ha la sua  circolazione attraverso gli ampi canali della Terra, e per lo più  produce, secondo l’Ordine del Signore, il movimento sempre uguale  della Terra e di conseguenza la sua vita organica interna, poiché  anche un corpo mondiale deve avere una vita se deve essere un  portatore e sostentatore della vita. 

4. Ma se ora gli hanociti, come tanti vermi roditori, si sono  attaccati alle montagne e perforano sotto di esse dappertutto  alla profondità di migliaia e migliaia di klafter (migliaia di metri) e le distruggono e con ciò aprono le vene alla Terra, allora io  dico: “Di chi sarà la colpa e il Giudizio se quei ciechi stolti abitanti  di Hanoch vi troveranno la loro rovina?!”. 

5. Ma se tu avessi deposto in qualche luogo un otre pieno d’acqua,  e poi venissero i vermi e lo perforassero, ebbene, una volta che fosse  qua e là bucato, l’acqua non irromperebbe con violenza fuori dalle  aperture e non affogherebbe tutti i maligni vermi roditori?! 

6. E vedi, precisamente in questo modo accadrà qui con gli  abitanti della città di Hanoch e, per mezzo loro, anche con tutti gli  animali e cose! E vedi, questo è anche il vaso del quale nei tempi  antichissimi venne profetizzato che sarebbe traboccato per il  giudizio di ogni creatura di quel luogo laddove si fosse trovata  colma la misura degli orrori degli uomini! 

7. Tu però Mahal rimani qui e istruisci coloro i quali eventualmente verranno a cercare la salvezza; però gli scellerati cacciali via con  grandine e fulmini! 

8. Ed ora che tu sai interamente come stanno le cose, non litigare  più in futuro con il Signore, bensì rimani nel tuo antico ordine; e  così tu, al pari di tuo fratello Noè, otterrai la salvezza secondo i piani  sapientissimi del Signore!». 

9. Dopo queste parole tutti gli angeli dissero: «Amen!» e poi  abbandonarono l’altura per recarsi giù in pianura. 

10. Cosa fecero però là nel corso di cinque anni e come essi  condussero a Noè gli animali insieme al foraggio nell’arca, questo  verrà narrato prossimamente! 

********************************************************************************


(GFD/3)
L’attività dei dodicimila angeli nella pianura per avvisare gli  abitanti dell’imminente diluvio. Le montagne sono i coperchi dei  bacini d’acqua sotterranei. Waltar istruisce il re Gurat e Drohuit, il  capitano dei fedeli servitori della regina, poi suggerisce allo  spaventato Gurat di fuggire sull’altura se vuole salvarsi dal diluvio. 

1. Ma quale successo ottennero dunque nella pianura tali straordinari  messaggeri [ovvero angeli nelle sembianze di uomini normali]?

2. I dodicimila angeli si recarono anzitutto ad Hanoch, dove essi  trovarono solo il re Gurat con il capitano Drohuit, già da molto  tempo restituito a libertà, intenti a leggere i rapporti di FungarHellan, il gran sacerdote generale, riguardo alle sue operazioni di  guerra contro Dio. 

3. Questi messaggeri celesti però, arrivati ad Hanoch, si divisero, e  solo cento si recarono nel castello del re, il quale però mise subito da  parte i suoi rapporti di guerra e, concessa udienza a quei presunti  deputati, li accolse, come al solito, con la massima cortesia politica e  cortigiana, e chiese ad essi i motivi della loro venuta. 

4. E subito si fece avanti l’angelo Waltar e disse a Gurat: «Gurat,  non riconosci più il viceré assassinato Waltar, il fratello di Agla?» 

5. A questo punto lo spavento si impadronì del re e più ancora di  Drohuit, poiché entrambi riconobbero subito l’inconfondibile [defunto] Waltar e non seppero cosa fare di fronte a questa  apparizione.

6. Solo dopo qualche tempo il re domandò a Waltar: «Com’è  possibile? O Waltar, non fosti dunque ucciso dagli sgherri di tua  sorella?! Com’è che tu ora vivi? Infatti era inconfondibilmente la tua  testa quella che gli assassini portarono quella volta ad Agla, la quale  poi la fece imbalsamare!» 

7. E Waltar rispose: «Sì, Gurat, io sono interamente lo stesso  Waltar! Ma ora io vivo per l’eternità in un corpo nuovo, spirituale e  indistruttibile che fa parte del mio spirito e che è completamente una  cosa sola con me! E così io sono ora un messaggero di Dio dai  Cieli come tutti costoro che sono qui e come moltissimi altri  ancora che sono già sparpagliati per la città per predicare al  popolo l’imminentissimo Giudizio di Dio, così come anche noi  abbiamo qui la missione di annunciarti la stessa cosa, e cioè che voi  ora siete già quasi irrimediabilmente perduti! 

8. Infatti le vostre guerre contro i popoli dell’altopiano vi  hanno procurato la sicura rovina, poiché la vostra scienza e  conoscenza vi ha portato a conoscere dei mezzi che voi ora  applicate e con i quali distruggete le montagne dalle fondamenta  rendendole come mucchietti di arvicola(14), senza sapere ciò che  si trova sotto le montagne della Terra! 

9. Vedi, le montagne sono dei coperchi delle grandi acque  sotterranee e per questo motivo sono, secondo l’Ordine di Dio, per  lo più congiunte per mezzo di dure pietre contro cui nulla possono  nuocere le acque sotterranee! 

10. Ebbene, se voi distruggete queste poderose difese contro le  acque sotterranee, non cominceranno forse le stesse ad irrompere  con violenza sulla superficie della Terra e non saliranno poi fin  oltre le massime montagne annegando voi tutti?! 

11. Venti nuovi poderosi torrenti hanno già cominciato, a  centoventi miglia (890 km) da qui, a convertire la pianura in un lago,  e oggi se ne aggiungeranno altri cinque, e così ogni settimana se ne  aggiungeranno degli altri! Dimmi: “Quale potrà essere la vostra  sorte da qui a non molto?”». 

12. A questo punto Gurat rimase enormemente sbalordito e lo  spavento all’inizio gli troncò la parola; ma Waltar gli consigliò  quindi di fuggire subito sull’altura, dove avrebbe potuto trovare  ancora salvezza se egli avesse voluto fare così. 

13. Quello che accadde poi, lo vedremo in seguito! 

Jakob Lorber – Giuseppe Vesco