Le “ragioni” essenziali del dogma eucaristico
***
E Benedetto XIV (1740-1758) la richiama in quella prescritta agli Orientali74.
A sua volta, Pio VI (1775-1799), contro il Sinodo di Pistoia richiama e insiste sulla “transustanziazione”, riconosciuta come articolo di fede del Tridentino75.
Lo stesso faranno i Papi dell’800. Sotto Pio IX, infatti, fu riprovata l’ipotesi di G. Bayma,
per il quale la “transustanziazione” consisteva in questo: il pane conservava la sua natura specifica, ma cessava di essere “sostanza”, perché veniva ad esistere in quella del Corpo di Cristo come nel suo soggetto76.
Anche Leone XIII condannò l’errore di Rosmini, il quale pensava che, per la “transustanziazione”, pane e vino venivano assimilati al Corpo e Sangue di Cristo come i cibi, per anabolismo, si trasformano nell’organismo che se ne nutre77.
Pio XII, nella sua “Mediator Dei”, riassume la stessa dottrina e la conferma in tutto (n. 57); e, nella sua enciclica “Humani generis”, prende posizione contro «coloro secondo i quali la dottrina della “transustanziazione”, in quanto fondata su di un concetto antiquato di sostanza, deve essere corretta in modo da ridurre la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia ad un simbolismo, per cui le specie consacrate non sarebbero altro che segni efficaci della presenza di Cristo e della sua intima unione nel Corpo Mistico con i membri fedeli»78.
Anche Paolo VI, nella sua “Mysterium fidei” (n. 24, n. 46), prende posizione contro la “transfinalizzazione” e la “transsignificazione” dei teologi olandesi79; e ancora nella “Mysterium fidei” (n. 9) ha pure scritto: «Salva l’integrità della fede, è necessario serbare anche un esatto modo di parlare, affinché, usando parole incontrollate non ci vengano alla mente false opinioni riguardo alla fede dei più alti misteri»… E poi ricorda che: «le formule (…) di cui la Chiesa si serve per enunciare i dogmi di fede, esprimono concetti che sono legati ad una certa forma di cultura (…), non all’una o all’altra scuola teologica; ma presentano ciò che la mente umana percepisce della realtà (…), intelligibile per gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi»80.
E anche nella sua “Professione di fede” (30 giugno 1968) Paolo VI conferma ancora la dottrina della transustanziazione!
Quindi, è errato quello che sostengono i teologi (?!) del “Catechismo olandese” che «Cristo è presente fintanto che sussiste qualcosa che il buon senso può chiamare ancora pane»; e che «nessuno chiama più pane un pezzetto macinato e ridotto in povere», per cui i “minuscoli frammenti” che rimanessero sulla tovaglia dell’altare non sono (…) presenza di Cristo»81.
Ora questi, però, sono argomenti insostenibili, perché:
1) il Magistero della Chiesa insegna che la “presenza” di Cristo è “vera, reale e sostanziale”82 e non “ut in signo vel figura, aut virtute”, ma che il Sacramento Eucaristico contiene tutto il Cristo: Corpo, Sangue, Anima e Divinità!83 in ogni singola parte del pane consacrato. Del resto, anche scientificamente, ogni “parte”, per quanto minuscola, è e resta veramente “pane”: «…sub qualibet quoque parte hostiae consecratae…», come affermava già il Concilio di Firenze (1321), e riconfermato, poi, dal Concilio di Trento: «… totus enim et integer Christus sub pane specie et sub quavis ipsius speciei parte…» (Iv. 1641), «… et sub singulis cuiusque speciei partibus…» (Iv. 1653), appunto perché «il Cristo è presente, in questo Sacramento, alla maniera delle sostanze, ossia alla stessa maniera in cui la sostanza è presente sotto le proprie dimensioni; e cioè (in modo indiviso e indivisibile) non alla maniera in cui la quantità estesa di un corpo è nella quantità estesa dello spazio. Ora è chiaro che la natura di una sostanza è tutta in tutte le parti delle dimensioni che la contengono. In tutte le parti dell’aria, ad esempio, c’è tutta la natura dell’aria, e in tutte le parti di un pane c’è tutta la natura del pane…»84.
Quindi, le specie del Pane e del Vino, sotto il cui velo si cela Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, permangono nei “frammenti” per il fatto ch’essi conservano l’apparenza del pane, o per meglio dire: «rationem panis servant». Anche l’occhio, per esempio, li distingue dai frammenti del legno o del calcare, mentre l’elettromicroscopio ce li presenta nella piena struttura del pane con la sequenza molecolare di tutti i suoi idrati, onde abbiamo, oggi, una ragione in più sugli antichi per riconoscere la santa riverenza delle secolari prescrizioni ecclesiastiche circa il rispetto dovuto ai santi “frammenti”. Difatti, prima del “nuovo rito”, il consacrante era tenuto a stringere i “frammenti” col pollice e l’indice fino all’abluzione che li raccogliesse nel calice, mentre il piattello serviva ad impedire che si disperdessero nella distribuzione dell’Ostia ai fedeli. Così, il «tantum latet sub fragmento quantum toto tegitur» del Dottor Angelico era in linea con la Tradizione Apostolica, quanto le “apparenze” del Pane sono in linea, oggi, anche con la scienza più ammodernata.
Perciò, ammessa la “transustanziazione”, diventa “sacrilegio” lo sperpero dei “frammenti”. E diventa ereticale il dire che il «pane, quando è polverizzato (…) non sussiste più come segno indicante il Corpo di Cristo…»85.
Ma le pseudo-teologie di oggi non si rifanno più a un “concetto fisico”, ma a un “concetto antropologico”86, per cui, secondo i loro Autori, «nessuno chiama più pane un pezzetto macinato e ridotto in polvere»87; da qui la noncuranza dei “minuscoli frammenti” di pane che rimangono sulla tovaglia e nella pisside, perché, per i teologi del “Catechismo olandese”, «non sono presenza di Cristo» (iv. p. 417) anche se, al contrario, il solenne Magistero della Chiesa insegna che la «presenza di Cristo è vera, reale e sostanziale sotto ogni singola parte del pane consacrato88; appunto perché ogni “parte”, per quanto piccola, come l’aveva già definito il Concilio di Firenze (1439-1445), parlando della “transustanziazione” e della “sostanza”, affermando che «in ogni parte” del “pane consacrato”, quale ne siano le dimensioni, «totus Christus continetur sub specie panis et totus sub specie vini. Sub qualibet quoque parte hostiae consecrate et vini consecrati, separatione facta, totus est Christus»89.
Come pure il Concilio di Trento lo ripeté, poi, in altri termini con la stessa formula: «Totus enim et integer Christus sub panis specie et sub quavis ipsius specie parte…»90 «… Et sub singulis cuiusque speciei partibus…»91.
del sac. dott. Luigi Villa
Nessun commento:
Posta un commento