venerdì 21 maggio 2021

L'ultimo Papa canonizzato

 


PER IL BENESSERE DEL SUO POPOLO 

Ma avrebbe mai potuto il santo Pastore disinteressarsi delle condizioni  economiche del suo popolo, mentre che spendeva tutte le sue forze nel  promuovere la santità dei costumi, nell'eliminare scandali, nel comporre  discordie e nel riparare disordini, con la santa ambizione che la sua  Parrocchia fosse una Parrocchia modello per morigeratezza, probità ed onestà  cristiana? 139 

La Questione Sociale che allora, sotto la pressione del crescente  industrialismo, incominciava ad affacciarsi con i suoi poderosi problemi,  essendo — sopra tutto ed innanzi tutto — questione morale, la cui soluzione  dipendeva unicamente dalla applicazione dei principi cristiani alla evoluzione  economica in corso, non poteva lasciare indifferente il Parroco di Salzano, il  quale era troppo persuaso che, assicurato un pane tranquillo agli operai della  sua Parrocchia, ne avrebbe, nello stesso tempo, immunizzate le anime del  contagio, oramai qua e là serpeggiante, del Socialismo. 

Don Sarto entrò coraggiosamente anche in questo campo, portandovi la  prontezza della sua mente e gli accorgimenti del suo cuore. Non era egli,  forse, venuto a Salzano con il proposito fermo e risoluto di nulla lasciare di  intentato per il bene del suo popolo, disposto a non pesare privazioni, a non contare sacrifici, a non risparmiare sudori? 

Salzano aveva un setificio di proprietà di un notissimo industriale israelita di  Padova, Mosè Vita-Jacur, nel quale lavoravano ben 300 operaie della  Parrocchia, senza contare gli uomini. 

Al nostro Parroco, ai cui modi gentili, ma senza servilismo, ed alla cui  dignitosa fermezza non vi era autorità o grandezza umana che sapesse  resistere 140, fu facile di entrare, per amore della classe lavoratrice del suo  popolo, nella stima e nella confidenza dello Jacur, il quale, onorandone la  virtù ed apprezzandone i criteri e le idee, si mostrò sempre assai lieto di  seguirne le raccomandazioni ed i consigli per il bene dei propri operai 141. 

*** 

Ma a Salzano, oltre le setaiole del Vita-Jacur, vi erano ancora altri operai,  artigiani e contadini, ai quali bisognava pensare. Don Sarto pensò anche a  questi, e, con una idea precorritrice dei tempi — limitatamente al luogo ed  all’epoca non ancora matura — per tenerli più uniti a sé, li associò in una  piccola cassa rurale: primo embrione — almeno in Italia — di quante ne  sarebbero sorte alcuni anni dopo 142 e primo passo al sorgere e allo  svilupparsi di quelle istituzioni economico-sociali che oggi sono così  dovunque in fiore. 

E quante lettere, quante ambasciate non sempre gradite per tutelare gli  interessi economici dei suoi Parrocchiani! “Se non ci fosse stato l'Arciprete  — diceva qualche contadino — sarei già in mezzo ad una strada” 143. E  quante fatiche per superare le resistenze di qualche proprietario, il quale, pur  professandosi cristiano e cattolico, si lamentava che Don Sarto si occupasse  un po' troppo dei suoi fittavoli. Ma poi finiva con il cedere, riconoscendo in  lui un prete, a cui non si poteva dire di no 144: un prete che sapeva difendere  i diritti del suo popolo e salvaguardare gli immutabili principi della giustizia  e della carità. 

*** 

Facile, dopo tutto questo, l'immaginare il continuo andirivieni di gente  intorno alla Canonica di Salzano, aperta a tutti, di giorno e di notte, ed il  cumulo di lavoro del Beato. 

Il popolo nella sua semplicità faceva dei confronti. Avvicinare il Parroco che  lo aveva preceduto era quasi impossibile, perché era uomo più da Certosa che  da Parrocchia. 

Quando qualcuno bussava alla porta della Canonica, si apriva un finestrino dall'aria claustrale: 

— Siora Adriana, Bon giorno! 

— Bon giorno! . . . cosso, volèu? 

— Parlar con l'Arsiprete. 

— Disème a mi, che fa lo stesso! 145 

I malcapitati, il più delle volte, si allontanavano, maledicendo in cuor loro a  tutte le “Perpetue” della terra. 

Con Don Sarto niente finestrini, niente cerimonie, niente “Perpetue”, ma  schiettezza, fronte serena, viso aperto, sorriso cordiale 146. 

E la gente ricorreva al suo Arciprete con semplicità, con confidenza, con  fiducia, perché sapeva che nell'aria festosa del suo volto e nella dolce mitezza  dei suoi occhi egli portava tutto il suo cuore di Pastore di anime e di Padre  del suo popolo 147. 

A memoria di vecchi, Salzano non aveva mai avuto un Parroco così attivo,  così buono, tanto ricco di virtù sacerdotali, ma, sopra tutto, di carità: la virtù  che meglio di ogni altra rivela il Ministro di Cristo e conquista le anime. 

La grande Parrocchia in breve tempo aveva cambiato fisionomia e preso  l'aspetto di una Parrocchia a modo con un popolo onesto, laborioso, assiduo  alla chiesa, amante della previdenza e del risparmio, a cui lo aveva educato il  Parroco santo 148. 

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c. 

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