domenica 23 giugno 2024

I FIORETTI DI SAN GASPARE

 


Il puzzo dei peccati

Tra le luminose figure di sacerdoti che, guidati da Gaspare, lo affiancarono nella fondazione del nuovo Istituto e ne furono anche i capisaldi, vi fu quella «candidissima» del giovane D. Vincenzo Tani, della nobile famiglia dei Marchesi Tani. Nonostante la ferma opposizione del padre, essendo egli il primogenito, rinunciò al marchesato e accorse tra quei primissimi che, commossi dalla sapiente eloquenza e dalle virtù di Gaspare, lo avevano seguito. Gaspare aveva avuto da Dio, tra gli altri doni, quello d'una potente attrattiva per cui tanti, sia sacerdoti che laici, pronti ad abbandonare tutto chiedevano di diventare dei suoi.

Sappiamo come a Roma, quando Gaspare parlava del nuovo Istituto che sarebbe stato intitolato al Prez.mo Sangue, molti sacerdoti si dichiaravano prontissimi a farne parte. Invece, quando arrivò il momento di cambiare la vita di città con il vecchio Convento di S. Felice, quasi tutti si ritirarono. Ma il giovane D. Vincenzo, che con l'Albertini e Gaspare, faceva parte della Confraternita del Prez.mo Sangue eretta nella basilica di S. Nicola in Carcere, lo seguì immediatamente. Anzi, fu proprio la sua grande devozione al Sangue di Gesù, che gli fece prediligere la Congregazione di S. Gaspare ad altri Istituti, che, per le sue virtù, se lo contendevano. Così fu tra i quattro presenti alla nascita della Congregazione nel Convento di 5. Felice il 15 agosto 1815.

Di lui scrive il Merlini: «Di costumi candidissimi, per conservarsi tale faceva grandi penitenze fino al punto di grave nocumento alla sua gracile salute. Fece voto di dedicarsi all'assistenza dei carcerati e dei malati negli ospedali e di far lunghi pellegrinaggi a piedi, anche quando, per motivo di ministero, doveva recarsi in lontani paesi, sfidando i grandi calori estivi e le intemperie e rigidità d'inverno».

Narrano testimoni oculari degni di fede, che il Signore gradiva molto tali penitenze, perché più volte lo incontravano senza ombrello sotto 1' imperversare del temporale, imperturbabile, come nulla fosse, rapito nella lettura del breviario. Notarono che un misterioso raggio di sole, pur nella tormenta, precedeva i suoi passi. Con la scusa di baciargli la mano lo avvicinavano e notavano con stupore che le vesti erano perfettamente asciutte.

Con umiltà si prestava ai servizi più bassi; non aveva mai un baiocco in tasca, perché donava tutto ai poverelli, perfino vesti, scarpe, coperte, lenzuola e materassi.

Altro dono di Dio era quello di leggere nelle coscienze, fino al punto di sentire il puzzo dei peccati.

Si racconta, e non è una favola, che accostando un giovane lo esortò a confessarsi. Avendogli quello risposto che non aveva nulla da confessare, D. Vincenzo gli rivelò le colpe delle quali s'era macchiato. Il giovane irritato cominciò a percuoterlo col bastone ed egli, anziché reagire, s'inginocchiò e ai colpi rispondeva con la preghiera. Ma fu il giovane a stancarsi per primo, si ravvide e, inginocchiatosi al suo fianco, si confessò.

D. Vincenzo aprì il catalogo dei morti della Congregazione. «Fu il primo - disse S. Gaspare - a presentarsi davanti a Dio con le insegne della Congregazione. O felice presagio per tutti noi, che un santo ci abbia preceduto!».

Devotissimo della Madonna scrisse anche un toccante libro: L'inferno chiuso ai veri devoti di Maria - e spirò col suo soave nome sulle labbra, all' età di soli 50 anni!

Così è scritto nelle cronache dell' Istituto: «D. Vincenzo Tani fu il primo col titolo glorioso di Missionario del Prezioso Sangue ad entrare per le porte beate del Cielo. Gli eletti si rallegrarono accogliendo questo primo fiore di una pianta novella che Dio suscitò nella sua vigna, ripetendo commossi con lui il canto sublime dell' Apocalisse: «Ci hai redenti, o Signore, col tuo Sangue!».


Nessun commento:

Posta un commento