Vol. 6 – Luglio 31, 1904 =
[…] “Diletta mia, se tu Mi ami non voglio che tu guardi né in te stessa né fuori di te, né se sei calda o fredda né se fai molto o poco né se soffri o godi; tutto questo dev’essere distrutto in te e solo devi avere l’occhio [per guardare] se fai quanto più puoi per Me e tutto per piacere a Me. Gli altri modi, per quanto alti e sublimi ed operosi, non possono piacermi e contentare il mio amore. Oh, quante anime falsificano la vera devozione e profanano le opere più sante con la propria volontà, cercando sempre sé stesse! E se anche nelle cose sante si cerca il modo ed il gusto proprio e la soddisfazione di se stessa, se [l’anima] trova se stessa sfugge Dio e non lo trova”.
[…] Nel Voler Divino le virtù prendono posto nell’ordine divino, invece fuori di Esso, nell’ordine umano, sono soggette a stima propria, a vanagloria, a passioni. Oh, quante opere buone e quanti Sacramenti frequentati sono da piangersi innanzi a Dio e da ripararsi, perché vuoti del Divin Volere, quindi senza frutti! Volesse il Cielo che tutti comprendessero la vera santità! Oh, come tutte le altre cose scomparirebbero!
Quindi, molti si trovano sulla via falsa della santità. Molti la mettono nelle pie pratiche di pietà e, guai a chi li sposta! Oh, come s’ingannano! Se i loro voleri non sono uniti con Gesù ed anche trasformati in Lui, che è continuata preghiera, con tutte le loro pie pratiche la loro santità è falsa e si vede che queste anime passano con molta facilità dalle pie pratiche ai difetti, ai divertimenti, a seminare discordie ed altro. Oh, come è disonorante questa specie di santità! Altri la mettono ad andare in chiesa ad assistere a tutte le funzioni, ma il loro volere è lontano da Gesù, e si vede che queste anime poco si curano dei propri doveri; e se vengono impedite [di andare in chiesa ed assistere a tutte le funzioni], si arrabbiano, piangono che la loro santità se ne va per aria, se ne lamentano, disubbidiscono, sono le piaghe delle famiglie. Oh, che falsa santità! Altri la mettono alle confessioni spesse, alle direzioni minute, a fare scrupolo di tutto, ma poi non si fanno scrupolo che il loro volere non corre insieme col Volere di Gesù. Guai a chi le contraddice! Queste anime sono come quei palloni gonfi che, appena un piccolo buco, esce l’aria e la loro santità va in fumo e va a terra. E questi poveri palloni hanno sempre da dire, sono al più portati alla mestizia, vivono sempre nel dubbio e quindi vorrebbero un direttore per loro che in ogni piccola cosa li consigli, li rappacifichi, li consoli, ma subito sono più agitati di prima. Povera santità, com’è falsificata!
Vorrei le lacrime del mio Gesù per piangere insieme con Lui su queste santità false e far conoscere a tutti come la vera santità sta nel fare la Divina Volontà e vivere nel Divin Volere. Questa santità getta le radici tanto profonde, che non c’è pericolo che oscilli, perché riempie terra e Cielo e dovunque trova il suo appoggio; è ferma, non soggetta ad incostanze, a difetti volontari. Attenta ai propri doveri, è la più sacrificata, distaccata da tutti e da tutto, anche dalle stesse direzioni; e siccome le radici sono profonde, si eleva tanto in alto che i fiori ed i frutti sbocciano nel Cielo, ed è tanto nascosta in Dio, che la terra poco o nulla ne vede di quest’anima. Il Voler Divino la tiene assorbita in Lui; solo Gesù è l’artefice, la vita, la forma della santità di questa invidiabile creatura; non ha niente di suo, ma tutto è in comune con Gesù, la sua passione è il Divin Volere, la sua caratteristica è il Volere del suo Gesù ed il Fiat è il suo motto continuo.
Invece, la povera e falsa santità dei palloni è soggetta a continue incostanze; e mentre pare che i palloni della loro santità si gonfino tanto, che pare che volino per aria ad una certa altezza, tanto che molti - e gli stessi direttori - ne restano ammirati, ma [tuttavia] subito ne restano disingannati. E basta, per fare sgonfiare queste palloni, un’umiliazione, una preferenza usata dai direttori a qualche altra persona, credendole un furto per loro, credendosi le più bisognose. Quindi, mentre fanno scrupolo delle sciocchezze, poi giungono a disubbidire; è la gelosia e il tarlo di questi palloni, che rodendo loro il bene che fanno, gli va tirando1 l’aria e il povero pallone si sgonfia e cade a terra e giunge ad imbrattarsi di terra; ed allora si vede la santità che c’era nel pallone e, che cosa si trova? Amor proprio, risentimento, passioni nascoste sotto aspetto di bene, come per aver2 occasione di dire: “Si son fatti il trastullo del demonio”. Sicché, di tutta la santità non si è trovato altro che una massa di difetti, apparentemente mascherati di virtù. E poi, chi può dire tutto? Lo sa solo Gesù i mali peggiori di questa santità falsa, di questa vita devota senza fondamento, perché appoggiata sulla falsa pietà.
Queste false santità sono le vite spirituali senza frutto, sterili, che sono causa di far piangere, chi sa quanto, il mio amabile Gesù; sono il malumore della società, i crucci degli stessi direttori, delle famiglie; si può dire che portano presso di loro un’aria malefica che nuoce a tutti.
Oh, com’è ben diversa la santità dell’anima che vive nel Voler Divino! Sono il sorriso di Gesù! Sono lontane da tutti, anche dagli stessi direttori, solo Gesù è tutto per loro, sicché nessuno si cruccia per loro; l’aria benefica che posseggono imbalsama tutti, sono l’ordine e l’armonia di tutti. Gesù, geloso di queste anime, Si fa Attore e Spettatore di ciò che fanno; [non vi è] neppure un palpito, un respiro, un pensiero, che Lui non regoli e domini. Gesù la tiene tanto assorbita nel Divin Volere, che a stento può ricordarsi che vive nell’esilio.
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