LA VOLONTÀ DI DIO O STRADA REALE E BREVE PER ACQUISTAR LA PERFEZIONE
Un'altro bene inestimabile ha la mortificazione, che è soddisfare per i peccati passati e diminuire o levare le pene, per essi meritate, con pochissima spesa. Io non so per certo che senno abbia colui che non gode di questo vantaggio e di questa si buona occasione. Poiché se a un uomo che stesse molto afflitto per non poter pagare mille ducati che deve, si accostaste il creditore e gli dicesse che, purché lo soddisfacesse subito, si accontenterebbe che gli pagasse solamente per ciascun ducato un quattrino, mentre invece se non fosse pronto e aspettasse che gli fosse fatta l'esecuzione, dovrebbe pagare interamente il debito; qual giudizio comporterebbe il differire la paga con perdita tanto notabile?
Non siamo noi meno sciocchi nel non pagare adesso per i nostri peccati, potendo risparmiare molto con quello che in questa vita paghiamo in contanti con volontarie penitenze e mortificazioni, e col non aspettare che Dio ci faccia l'esecuzione nel purgatorio, dove si deve pagare fino all'ultimo quattrino, poiché le pene del purgatorio eccedono le pene di questa vita più assai che non un ducato un quattrino. Si aggiunga che questa esecuzione di Dio nel purgatorio non è nella roba, né in cosa che tocchi solo estrinsecamente e per conseguenza non dolga: ma è nelle nostre medesime persone con tormenti incredibili; cosa che si fa più sentire che la povertà. E che prudenza adunque sarebbe se uno essendo condannato ad essere attanagliato, si potesse liberare dalla esecuzione di tanto inumano e doloroso supplizio, solamente con questo che egli di propria volontà digiunasse un giorno, e tuttavia lasciasse di farlo? Questa é la nostra sciocchezza, che non vogliamo far nulla per liberarci da tali pene, in paragone delle quali i maggiori tormenti di questa vita sono un nulla.
Ma se con tutto ciò non ci muove 1'esserci dalla mortificazione cancellate le pene dell'altra vita, muovaci il liberarci quella da molte pene della vita presente; poiché bene spesso accade, che, mentre dovrebbe Iddio mandarci per i nostri peccati molte acute infermità, acerbi dolori e altri severi castighi, nel vedere che uno soddisfa per quelli, sospende la sua mano e non lo affligge più; e al contrario, a quelli che non trattano mai di mortificazione, carica, Dio la mano e manda loro malattie e altre traversie più gravi senza dubbio che non farebbe se molto per vero si mortificassero. Al padre Giorgio Colebrant, uomo di gran virtù e mortificazione, successe questo caso molto notabile. Era questo padre di molta penitenza e tanto mortificato che ad alcuni pareva meritasse taccia d'indiscreto. Aveva egli fatto tutto il suo corpo una piaga per le continue discipline, che spietatamente si dava, accompagnandole con aspri cilici e altre sorta di martirii, coi quali si cruciava. E perché questo buon padre aveva divozione di confessare i maggiori peccatori e i più scellerati uomini che si trovassero, dando loro molto leggiera penitenza, egli pigliava sopra di sé il resto: e l'adempiva, non cessando di affliggersi senza misericordia alcuna, in tutti i modi a lui possibile. Parve a un nostro provinciale, come ad altri molti, troppo smoderato quel rigore, e temendo, che con esso terminerebbe presto la vita e che impedirebbe maggior servizio divino, per il frutto che faceva nelle anime co' suoi consigli ed esempi, gli ordinò che temperasse quegli eccessi. Il buon Padre, che non aveva volontà propria e stimava più l'obbedienza che la vita, obbedì a' suoi superiori, ma li avverti, che, senza dubbio, Dio vi metterebbe egli la mano: e che se mancava delle sue penitenze, l'affliggerebbe egli più per altra parte, ma che con tutto ciò voleva piuttosto obbedire che vivere. E infatti successe, che non molto dopo sopraggiunse al padre un mal di pietra insopportabile e tanti dolori, che metteva compassione a vederlo, dolori che non avevano confronto colle penitenze passate. Se dunque Dio afflisse così quel buon padre invece delle penitenze che lasciò per volontà di Dio manifestatagli dai superiori, gli altri, che per loro gusto le lasciano, perché non devono temere la mano potente e giusta di Dio?
Questo bene tanto grande, della mortificazione di liberare dalle pene, non ha nulla a che fare con quello che è di liberare dalle colpe, perché, oltre che soddisfare per i peccati passati, impedisce ancora i futuri. E in questo vi ha un eccesso tanto infinito, quanto é dalla pena alla colpa, dal dipinto al vivo, dal non essere all'essere, perché qualsiasi pena, ancorché tanto grande quanto tutte le pene dell' inferno insieme unite, non é male in confronto di una colpa anche leggiera. Se dunque la mortificazione ha questa virtù tanto meravigliosa, perché non la stimeremo? E perché non doveva raccomandarla Dio nella sua Scrittura? La radice di tutti i peccati è l'amor proprio, e non ci è falce, che così la seghi, né forza, che così la svella, come la mortifIcazione; né ci è colpa immaginabile, né disordine delle nostre passioni, che non sia per difetto di essa; perché non si fa peccato, se non perché non si vuol vincere sé stesso e contraddire alla propria volontà. Difatti non avendo la mortificazione altro studio che di insegnarci a vincere noi stessi e moderare le nostre passioni, con essa staremo preparati e armati contro i peccati; mentre senza di essa, siamo fiacchi e ignudi in guisa tale che qualsivoglia tentazione ci farà cadere.
Ora quanta è l'importanza di accrescere l'amore e l'esercizio di questa virtù!
Che tesoro di grazie e di meriti in questa si ritrova! Questa è la margarita preziosa e il tesoro nascosto, per il quale dobbiamo fare tutto quello che abbiamo. E se tanto è maggiore il merito, quanto l'amore e l'osservanza verso Dio, e tanto più grande è l'opera, che si fa, quanto è più difficile e ardua, di quanto gran merito sarà il vincere sé medesimo, che è un'opera e vittoria tanto grande e unita colla più grande carità!
P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J.

Nessun commento:
Posta un commento