martedì 5 marzo 2019

I MISTERI DELL’ALDILA’ SVELATI A JOSEFA



Aprile 1922
Josefa non è mai discesa nel Purgatorio, ma ha visto ed udito numerose anime venute a sollecitare le sue preghiere, o a dirle che, grazie alle sue sofferenze, erano sfuggite all'inferno.
Queste anime, in generale, si accusavano umilmente delle cause del loro soggiorno in Purgatorio.
I nomi delle sante visitatricì, sconosciuti a Josefa, ma accuratamente annotati, con la data e il luogo della morte, furono a sua insaputa controllati minuziosamente più di una volta. La sicurezza in tal modo acquistata sulla realtà dei fatti resta come una preziosa testimonianza in merito alle sue relazioni col Purgatorio.
- "Sono stata in Purgatorio un po' meno di un'ora e mezza per espiare alcune mancanze di fiducia in Dio. E' vero che l'ho sempre amato molto ma con un po' di timore".
- "Sono in Purgatorio perchè non ho saputo trattare le anime che Gesù mi affidava con la cura che meritavano...".
- “Il mio Purgatorio sarà lungo poichè non ho accettato la volontà di Dio, nè fatto con sufficiente rassegnazione il sacrifizio della mia vita durante la malattia”.
- "Sono qui per l'infinita bontà di Dio, un orgoglio eccessivo mi aveva portato sull'orlo dell'inferno, tenevo sotto di me molte persone, ora mi precipiterei ai piedi del più misero fra i poveri".
- "Avevo la vocazione e la perdetti per una cattiva lettura...
- "La mia gioventù fu piena di vanità... - "Devo espiare una passione mal repressa...
- "Mi credevo potente ed ero dominata dall'ambizione...

2 aprile 1922
Un'anima religiosa entrando in Cielo confida a Josefa: "Come si vedono diversamente le cose terrene quando si passa all'eternità! ... Come la terra e tutto ciò che contiene sono poca cosa... tuttavia quanto è amata! La vita per lunga che sia è un nulla in paragone dell'eternità! Se si sapesse che cos'è un solo istante passato in Purgatorio e come l'anima si strugge e si consuma per il desiderio di vedere Nostro Signore".

7 aprile 1922
- "La mia vita religiosa è stata lunga, ma ho passato i miei ultimi anni più a curarmi ed a soddisfarmi che ad amare Nostro Signore. Grazie ai meriti di un sacrifizio che tu hai fatto ho potuto morire nel fervore e devo anche a te di non trascorrere lunghi anni in Purgatorio come avrei meritato. L'importante non è l'entrata in religione.... ma l'entrata nell'eternità! ".

10 Aprile 1922
- "Da un anno e tre mesi sono in Purgatorio. Senza i tuoi piccoli atti dovrei starvi per lunghi anni ancora! Una persona del mondo ha meno responsabilità di una religiosa. Quante grazie riceve questa e quale responsabilità se non ne profitta! Quante anime religiose si rendono poco conto del come si espiano qui le loro colpe! La lingua orribilmente tormentata espia le mancanze al silenzio... la gola riarsa espia le colpe contro la carità... e l'angustia di questa prigione, le ripugnanze ad obbedire... e qui occorre espiare la più piccola immortificazione! ... Frenare gli sguardi per non cedere alla curiosità può costare un grande sforzo, ma qui... quale tormento soffrono gli occhi impediti di vedere Dio! ".

12 aprile 1922
- "Un'altra religiosa si accusa di mancanze contro la carità e di mormorazioni all'elezione di una sua superiora.
- "Sono stata in Purgatorio fino ad ora... perchè durante la mia vita religiosa ho parlato molto e con poca discrezione. Ho comunicato spesso le mie impressioni e i miei lamenti e queste comunicazioni sono state causa di mancanze di carità a molte mie consorelle".
- "Si profitti bene di questa lezione - aggiungeva la SS. Vergine presente a questa apparizione - perchè molte anime urtano contro questo scoglio".

13 aprile 1922 - Giovedì Santo
"Verso le tre e mezzo mi trovavo in cappella quando davanti a me vidi qualcuno vestito come Nostro Signore, molto bello, con un'espressione di pace che attraeva. In mano aveva una corona di spine simile a quella che Gesù mi portava nel passato".
"Sono il Discepolo del Signore – disse - sono Giovanni l'Evangelista e ti porto uno dei gioielli più preziosi del Divino Maestro". "Mi diede la corona, ed egli stesso me la posò sul capo".
Josefa, lì per lì, fu turbata da questa apparizione inaspettata, ma a poco a poco si rassicurò sentendosi pervasa da una dolce pace. Si fece ardita e osò confidare al celeste visitatore l'angoscia che l'opprimeva per tutto ciò che il demonio le faceva soffrire.
"Non temere. L'anima tua è un giglio che Gesù custodisce nel suo Cuore" -- le risponde l'Apostolo vergine, poi continua: - "Sono stato mandato per rivelarti alcuni sentimenti che traboccarono dal Cuore del Maestro, in questo gran giorno:
"L'amore stava per separarlo dai suoi discepoli dopo averlo battezzato con un battesimo di sangue. Ma l'amore lo spingeva a rimanere con essi e l'amore gli fece inventare il Sacramento dell'Eucaristia.
"Quale lotta sorse allora nel suo Cuore! Come si sarebbe riposato nelle anime pure! Ma quanto la sua passione si sarebbe prolungata nei cuori contaminati!
"Come l'anima sua giubilava all'avvicinarsi del momento in cui ritornerebbe al Padre! Ma come fu stritolata dal dolore vedendo uno dei Dodici, eletto da lui, tradirlo a morte e, rendere inutile il Suo sangue per la salvezza di un'anima!
"Come il suo Cuore si consumava di amore! Ma come la poca corrispondenza delle anime da lui tanto amate, immergeva questo stesso amore nella più profonda amarezza! ... E che dire dell'ingratitudine e della freddezza di tante anime elette? .".
"Così dicendo, disparve come un lampo»,

15 aprile 1922
Verso le quattro del pomeriggio, Josefa, dopo aver trascorso i due giorni precedenti in dolorosi combattimenti, ode, mentre sta occupata a cucire, i rumori che preannunziano l'inferno. Sostenuta dall'obbedienza resiste con la più grande energia per sottrarsi al demonio che s'avvicina, e infine l'atterra. Allora, come sempre, il suo corpo sembra restare inanimato. Inginocchiate vicino a lei, le Madri pregano chiedendo al Signore di non lasciare incertezze sul mistero che si svolge sotto i loro occhi. Improvvisamente, al lieve sussulto abituale, si accorgono che Josefa sta per riprendere vita. II suo viso disfatto lascia intuire ciò che ha visto e sofferto. Ad un tratto, portando vivacemente la mano al petto grida: "Chi mi brucia? " Ma non vi è nessun fuoco lì. L'abito religioso è intatto. Si spoglia rapidamente, un odore di fumo acre e fetido si diffonde nella cella 

nota: Questo odore infernale avvolgeva Josefa al termine delle discese in inferno, odore di zolfo e di carne putrida e bruciata che restava percepibile attorno a lei, dicono i testimoni per circa mezz'ora; ella però ne serbava molto più a lungo la penosa impressione.

e si vede bruciarle addosso la camicia e la maglia! Una larga ustione resta "vicino al cuore" come dice lei, attestando la realtà di quel primo attentato di Satana.
Dieci volte Josefa sarà bruciata. Vedrà il demonio vomitare su di lei questo fuoco che lascerà tracce non solo sugli abiti, ma ancor più sulle sue membra. Piaghe vive, lente a chiudersi imprimeranno sul suo corpo cicatrici che ella porterà con sè nella tomba.
Vari oggetti di biancheria bruciati si conservano ancora e attestano la realtà della rabbia infernale e il coraggio eroico che sostenne quegli assalti per rimaner fedele all'Opera dell'amore.

21 aprile 1922
II demonio assume la voce di una carmelitana, ben nota a Josefa e le dice che è in Purgatorio e le parla della sua marasma così triste per la sua assenza.
Josefa ne è sconvolta, ma il Signore viene a confortarla:
- "Affidati al mio Cuore, e affidami la tua mamma... la carmelitana è in Purgatorio; non è lei che ti ha parlato ma è il nemico della tua anima".

22 aprile 1922
"Gesù è venuto durante la Messa....". Josefa gli esprime le sue ansietà per quelle anime dell'Aldilà che vengono a implorare da lei preghiere e sacrifici. Nostro Signore la rassicura con la sua abituale bontà, facendole intravvedere le grazie di salvezza acquistate con tanti dolori.
"Se ti faccio sapere queste cose - Egli dice - è perchè tu non indietreggi davanti ad alcun sacrificio e ad alcuna sofferenza. Non dubitare mai: quando tu soffri di più mi consoli maggiormente, ed è quando meno te ne rendi conto che tu riesci ad avvicinare un maggior numero di anime al mio Cuore".
E siccome essa confida al Divino Maestro l'esaurimento fisico a cui l'han ridotta le terribili settimane trascorse:
Non ho bisogno delle tue forze, ma del tuo abbandono - le risponde con infinita tenerezza - la vera forza è quella del mio Cuore. Rimani in pace e non dimenticare che la misericordia e l'amore agiscono in te".

24 aprile 1922
"Da vari giorni il demonio mi trascina nell'inferno, alla stessa ora, e là mi tiene pressappoco il medesimo tempo ogni volta. Ciò mi turba e mi chiedo se non sono in qualche modo responsabile".
Questa è la prima cosa che espone a Nostro Signore quando le appare quella stessa mattina dopo la Comunione:
"Non turbarti - le risponde - c'è un' anima che dobbiamo strappare al demonio e questa è l'ora del pericolo! Ma con la sofferenza la salveremo. Sono tante le anime in pericolo di perdersi! ... Ma ce ne sono anche tante che mi consolano e tante che ritornano al mio Cuore! "
"Bisogna mettere il mio Cuore - dice Gesù - tra questo peccatore e il Mio Eterno Padre, Josefa! il mio Cuore mitigherà la sua collera e inclinerà verso quell'anima la divina clemenza Addio! consolami col tuo amore e col tuo abbandono!"

NELLA MORSA DELLA SOFFERENZA



Quando la tribolazione si abbatte su di te, non ribellarti. Cerca di capirne il mistero. Prendila dalle mani di Dio e finirai per sopportarla e amarla. "Dio vi ha visitate", disse Fra Cristoforo a Lucia quella mattina che andò a monte il matrimonio. Proprio così: la sofferenza è una visita di Dio. E' la porta più sicura per la quale Egli entra nelle nostre anime. "Quante persone osserva il Curato d'Ars, saranno dannate per essere state troppo felici a questo mondo! Quante, invece, saranno salve per avervi molto sofferto!"
"Nel gioco della vita, scrive Mons. Sheen, la carta del dolore è la più disprezzata, mentre è quella che vale di più". Ma il dolore, se non è visto alla luce della fede, è un problema senza soluzione. "Cosa fate a letto, piccola pigrona?" chiedeva la superiora a S. Bernardetta. "Adempio al mio incarico". "Quale?". "Di esser malata". Per la santa soffrire era come lavorare, cooperare alla salvezza delle anime. In vista di questa cooperazione, "Cristo, ha detto Paolo VI, non mostra soltanto la dignità del dolore, ma lancia una vocazione al dolore".
Certo, è sconcertante vedere degl'innocenti che soffrono. Ma è proprio la loro sofferenza quella che vale di più ai fini di Dio. Eppoi, guarda sul Calvario: Chi più santo di Gesù? Chi più innocente di Maria? Le pagine più belle sulla sofferenza le hanno scritte proprio quelli che hanno sofferto di più: perché ne hanno compreso l'efficacia trasformatrice e il valore. Soffrire con Cristo, assimilarsi a Cristo. E' rispondere all'imperativo di Gandhi: "Non predicate il Dio che morì 2.000 anni fa; mostratelo come vive in voi, oggi!". E il malato è un ostensorio di Cristo.

La vostra generazione senza pietà si compiace di chiamare bene il male e male il bene



Svegliatevi! diletti; Io sono il vostro Salvatore, il Crocifisso, il vostro Redentore; sentite il Mio Amore…

per amor vostro sono venuto ad accrescere l’amore e diminuire il male; vengo per dare alla vostra anima tutto quello che le manca; non abbiate paura, Miei piccoli, non sono Io Generoso? non sono Io l’Altissimo? allora abbiate fiducia, perché siete nelle Braccia di vostro Padre; Io, la Santa Trinità, sono Uno e Uguale;

abbandonatevi interamente nelle Mie Braccia e permetteteMi di formarvi in Colonne Viventi di Luce, permetteteMi di dividere con voi tutto quello che ho; vi amo! diletti, in questo mondo tenebroso la luce vacilla perché il maligno sta spegnendo quel poco di luce che ora rimane nel mondo;

la vostra generazione senza pietà si compiace di chiamare bene il male e male il bene; senza alcuna pietà essi continuamente bestemmiano il Mio Santo Nome, più che mai disposti ad accettare il male e ad inginocchiarsi ai suoi piedi, come soffro nel vedere tutto questo! sentite il Mio Sacro Cuore, sentite come è lacerato, come sanguina nel vedere questa era morta che lotta per tagliare il suo cordone ombelicale che la tiene attaccata a Me, affinché con gioia possano chiamarsi: Empi; affinché possano dire: “è inutile riflettere sul nostro appartenere ad alcuno; vedete, noi ci siamo liberati, e ci accingiamo a costruire una Torre di Babele, non l’abbiamo forse già fatto una volta? perché dovremmo dipendere da Dio? che cosa guadagniamo ad accettare la Sua Legge?”

essi fanno tutte queste cose perché non hanno mai conosciuto il Padre né Me; la maggioranza di questa generazione è adoratrice di Baal; sì, sono i discendenti dei loro antenati che adoravano falsi dei; tutto quello che fanno è di avvizzire la loro anima, poiché hanno tagliato il cordone ombelicale che li teneva uniti a Me e che nutriva la loro anima … si avviano volontariamente al fuoco eterno, essi fanno guerra al Mio Santo Nome e deliberatamente Mi provocano …

venite, Io vi ho chiamato e voi Mi avete udito; Io Sono il vostro Signore e voi il Mio Popolo, i Miei; accoglieteMi con amore e pace; la terra sotto i piedi di questa generazione è insudiciata, ed è per questo che il Mio Fuoco Purificatore scenderà dall’alto su di essi, per ripulire il suolo incatramato;

elevate a Me la vostra anima e siate uno con Me; abbiate la Mia Pace; Io vi benedico tutti e tutto quello che avete portato perché fosse benedetto, il Mio Sospiro si posa su ogni icona e sugli oggetti religiosi; siate uno;


Mio Signore,
lascia che vedano il Tuo Amore Geloso.
Tu sei la nostra Pace e la nostra Speranza.
Noi non meritiamo
il Tuo Amore né la Tua Misericordia.
Sii con noi poiché noi siamo
deboli e fragili come fiori
e abbiamo bisogno della Tua Linfa per nutrirci.


siate santi, come Io sono Santo; leggete la Mia Parola; vivete per Me e per Me solo; riparate il male con l’amore; siate come germogli che spuntano dalla Vite; presto germoglierete e fiorirete e riempirete il mondo con frutti; abbiate la Mia Pace, rimanete sul Mio Petto; Santo è il Mio Nome, quindi ricordatevi di essere santi;

25 Luglio, 1989

AMIAMO L'AMORE



O Amore, Amore, Amore!
L'Amore non è conosciuto; l'Amore non è amato. Amiamo l'Amore, amiamo l'Amore!
Solo l'Amore, solo l'Amore!


Beata Mirjam di Gesù Crocifisso

I SETTE VIZI CAPITALI



EGO TE ABSOLVO 


I. Orgoglio 

LA SUPERBIA o orgoglio è una stima disordinata della propria eccellenza che aspira 
sempre più ad innalzarsi. Il superbo è meno scusabile di Lucifero, perché lui aveva una 
natura perfettissima, ed era senza peccato. 

L'ORGOGLIO propriamente detto, quello che, coscientemente e volontariamente, 
usurpa i diritti di Dio, è peccato grave, anzi il più grave dice S. Tommaso, perchè non 
vuole sottomettersi al sovrano dominio di Dio. 

Pecca chi rifiuta di obbedire a Dio ed ai suoi legittimi rappresentanti, o attribuisce a sé, 
ciò che viene chiaramente da Dio, massimo i doni di grazia. Eppure molti dicono: « Io 
mi son tutto da me ». 

I peccati derivanti dall'orgoglio sono generalmente veniali, come la presunzione, la 
vanità, l'ambizione, la compiacenza di sè medesimo. 

LA COMPIACENZA DI SE MEDESIMO. Il superbo va altero dei più piccoli 
vantaggi che crede di avere. Si preferisce ingiustamente agli altri, e per spiegare il 
motivo di tale preferenza guarda unicamente ai loro difetti. Non li stima, li critica, li 
burla, trova a ridire in tutto ciò che fanno, non approva altra che quello che fa lui e in ciò 
non sopporta affatto che alcuno trovi a ridire. Se si fa elemosina per ostentazione, si 
crede di esser caritatevoli mentre si è superbi; uno è superbo se crede di essere santo, 
perché ha consolazioni sensibili o pensieri elevati: ha appena tatto i primi passi nella 
perfezione. 

LA PRESUNZIONE è il desiderio e la speranza disordinata dì voler fare cosa superiore 
alle proprie forze. Si ha troppo buona opinione di sé, delle proprie facoltà naturali, della 
propria scienza, delle proprie forze, delle proprie virtù. Il presuntuoso si crede capace di 
tutto, non dubita di niente, si getta temerariamente nelle imprese più difficili, ma ciò non 
pertanto è pusillanime, e si arresta innanzi ai più piccoli ostacoli. 

Ha poco gusto per le virtù nascoste preferendo le virtù appariscenti. Si crede di aver lumi 
sufficienti per regolarsi da sè e che non sia più gran che utile consultare un direttore. Si 
getta imprudentemente nelle occasioni dì pericolo, senza temere le cadute, e soccombe 
miseramente: « Senza di Me non potete far nulla » dice Gesù. 

LA PASSIONE DELL'AMBIZIONE è un desiderio immoderato di elevarsi al di sopra 
degli altri, cercando onori che non si meritano. 

L'ambizioso pieno di queste false idee esige grandi riguardi, distinzioni e preferenze. 
Cerca l'onore per sè e non per Iddio. Si compiace degli onori in se stessi, senza farli 
servire al bene altrui, contrariamente all'ordine stabilito da Dio. Questa passione 
dell'ambizione spesso si incontra nel campo politico, civile, ed intellettuale. 

VANITA' è l'amore disordinato della stima altrui, un desiderio smodato d'onore e di 
lode anche quando sappiamo di non meritarli. Un disordine consiste nel voler essere 
stimati con la mira a sè, senza riferire questo onore a Dio, che pose in noi quanto è di 
buono o bello. Un vanitoso vuole esser stimato per cose vane che non meritano lode, 
come vestiti eleganti, nobiltà ecc. Si può essere vanitosi nella mensa, nel linguaggio per 
una maniera di parlare non comune. Ci può essere vanità nel trafficare i propri talenti 
quando invece di servire e procurare la gloria di Dio uno se ne serve per stabilire la 
propria; vanità nel portamento, che rivela affettazione e desiderio di comparire, vanità 
nel comparire in società, si ama frequentare la società dei più grandi e dei ricchi, si 
arrossisce dei rapporti coi piccoli e coi poveri; vanità nelle virtù; si è più preoccupati di 
farsi credere virtuosi che di esserlo veramente, si è assidui alla chiesa, ma senza pregare 
devotamente; si frequentano i sacramenti, ma senza frutto di fermo proposito di 
emendarsi e mutare vita. 

MILLANTERIA O IATTANZA: pecca di questi vizi chi ha l'abitudine di parlare di sè 
o di ciò che può tornare a proprio vantaggio, della propria famiglia, dei propri trionfi, 
con la mira di farsi stimare. 

La vanità in sé è peccato veniale, ma diventa grave quando fa contrarre debiti che non si 
potranno poi pagare o quando, con la moda, si cerca di eccitare in altri amore 
disordinato. 

G. Crux

VITA OLTRE LA MORTE



TESTIMONIANZA DELLA DOTTORESSA GLORIA POLO

IL LIBRO DELLA VITA

Fino ad ora, vi ho parlato dei dieci comandamenti. Dopo, il Signore ha aperto il Libro della
Vita. Che meraviglia! Vediamo la nostra vita, a partire dal momento della fecondazione.
Vorrei avere parole per poterlo descrivere! Vediamo tutta la nostra vita, ogni atto e le sue
conseguenze, in bene o in male, in noi e negli altri. I nostri pensieri e sentimenti e i pensieri
e sentimenti degli altri. Tutto come in un film. Comincia con la fecondazione e la mano di
Dio ci guida fino alla fine. 

Nel momento della fecondazione, c'è stata una scintilla di luce divina, una esplosione
bellissima, e si è formata l'anima, bianca, ma non come il bianco che noi conosciamo! Dico
bianco perché è il colore che più gli assomiglia. è di una bellezza meravigliosa che non è
possibile descrive con le parole. Quella bellezza, quella luce brillante è l'anima, luminosa,
radiante e piena di Amor di Dio. Un Amore di Dio impressionante. Non so se avete
prestato attenzione ai bebè, che molte volte ridono, ridono da soli, emettendo suoni e
balbuzie. Sapete, stanno parlando con Dio. Si, perché sono immersi nello Spirito Santo.
Anche  noi  siamo  immersi,  ma  con  la  differenza  che  loro  sono  ancora  innocenti  e
percepiscono la presenza di Dio.

Non potete immaginare come è stato bello vedere il momento in cui Dio mi ha creato, nel
ventre di mia madre. La mia era condotta dalle mani di Dio! Ho incontrato un Dio Padre
splendido, così meraviglioso, premuroso, dolce, affettuoso, che si è preso cura di me 24 ore
al giorno; che mi ha amato, mi ha protetto e, mi ha cercata quando mi allontanavo, e con
infinita pazienza. E pensare che io vedevo solo i castighi! Quando Egli è Amore, solo
Amore, non guarda la carne, ma l'anima, e mi guardava mentre io mi allontanavo dalla
salvezza. 

Sapete, mia madre era sposata da 7 anni e ancora non aveva avuto figli. Ma lei era molto
perturbata per le infedeltà di mio padre. Era molto preoccupata e angustiata. E  quando si
accorse di essere gravida e piangeva. 

Questa situazione ha provocato una angustia tale che mi ha marcato interiormente, per
tutta la vita. Per questo non mi sentivo amata da mia madre! Ma mia madre è sempre stata
molto affettuosa e buona verso di me,  mi ha dato affetto e amore, ma io non mi sentivo
amata e ho vissuto sempre con questo complesso. In questa situazione, solo i sacramenti
sono quelle grazie di Dio che ci guariscono. 

Quando sono stata battezzata dovevate vedere la grande festa avvenuta in Cielo! è un
bambinetto marcato in fronte (un giorno lo vedrete), è il segno di figlio di Dio. è come un
fuoco! Quel fuoco è segno che apparteniamo a Gesù Cristo. Ma ho visto nel Libro della
Vita come, ancora piccola, ho cominciato a soffrire le conseguenze del peccato di mio
padre, di infedeltà al matrimonio, e degli altri peccati suoi che cominciavo a conoscere,
come le menzogne, l'ubriachezza e le sofferenze che tutto questo provocava a mia madre.
Questo ha prodotto in me quei vizi e criteri di vita sbagliati, quei sentimenti negativi che
mi hanno segnato per tutta la vita.

Ringraziamento per la Tua Gloriosa Seconda Venuta



Oh Mio Gesù,  
ti offro la mia lode e il mio ringraziamento  
per la Tua Gloriosa Seconda Venuta. 
Tu, Mio Salvatore, sei nato per darmi la Vita Eterna e liberarmi dal peccato. 
Ti offro il mio Amore, i miei ringraziamenti e la mia adorazione  
e preparo la mia anima per la Tua Grande Venuta. 
Amen. 

Molte persone dichiarano di essere Cristiani, ma non Mi amano



Mia amata figlia diletta, ora che si é diffusa la Verità di ciò che deve avvenire, la conversione 
Mi fa seguito dovunque le Mie Preghiere per l‟umanità vengono recitate. Il Mio Piccolo Resto 
crescerà e si moltiplicherà, così come i Miei nemici. Dovunque vada il Mio Esercito, i nemici di 
quest‟Opera lo seguiranno, inesorabilmente, lottando, scalciando e sputando veleno; voi li 
riconoscerete dal male che si riversa dalle loro bocche, mentre riconoscerete i Miei dal modo in 
cui verranno vilipesi nel Mio Nome. 

Non dovete mai perdervi di coraggio di fronte all‟odio. Dovete capire chi è al lavoro in questi 
casi e non dargli credito, altrimenti voi non farete che rafforzarlo. L‟influenza del maligno sui 
figli di Dio, si manifesta ed è testimoniata dalle divisioni che separano le nazioni, dagli 
omicidi, dalle persecuzioni e dai tentativi fatti per cancellare il Cristianesimo. 

Molte persone dichiarano di essere Cristiani, ma non Mi amano. Esse Mi insultano e Mi 
causano grande vergogna. Esse giudicano gli altri duramente e non si sentono in colpa né 
provano rimorso quando calunniano gli altri, ma covano solo un ardente desiderio di 
fomentare l‟odio. Codardi, tutti coloro che si nascondono dietro un velo di pietà religiosa e 
hanno il coraggio di dichiarare se un altro essere umano è in grado di servire Me o no. Essi 
osano imporre agli altri quanto conoscono e ciò che ritengono significhi l‟essere Cristiani, 
mentre in realtà sono pieni di odio per Me. Voi non dovrete mai avere rapporti con nessun 
uomo che nutre odio nel suo cuore, quando dice che parla nel Nome Mio, ignoratelo e pregate 
per lui. Infatti, se Mi amate veramente, voi mostrerete compassione per tutti. Non giudicate 
gli altri, non calunniateli, non diffondete menzogne su di loro per poi osare dire che siete Miei. 
Lungi da Me! Presto arriverete innanzi a Me e vi sarà chiesto di spiegare le vostre azioni. 

Il Cristianesimo è l‟energia vitale che sostiene il mondo. Io Sono la Luce che divide la notte 
dal giorno e, senza di Me, sareste alle prese con il buio. Venite a Me come vi ho chiesto, o non 
venite per nulla. 

Il vostro Gesù 

5 Agosto 2014

lunedì 4 marzo 2019

LA SANTISSIMA VERGINE MARIA



LA VITA DEL CORPO È L’ANIMA E LA VITA DELL’ANIMA, DIO. LO SPIRITO SANTO ABITA NELLE ANIME E TRAMITE L’ANIMA ABITA NEL CORPO, AFFINCHÈ IL CORPO SIA TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO.

Figli, Lo Spirito Santo abita nell’uomo, ma l’uomo deve riservargli una buona accoglienza affinché rimanga in lui. Siate docili, così che possiate essere coraggiosi di fronte allo sgomento ed affinché siate saziati quando avrete sete di Dio. 


GESU’ OSTIA



La parola "EUCARISTIA": il suo significato

Nel raccontare la vicenda dell'Ultima Cena, Marco e Luca scrivono che Gesù, nel prendere il pane e il calice del vino, rese grazie (Mc 14,22; Lc 22,19), come pure riferiscono Matteo e Paolo: dopo aver reso grazie (Mt 26,26; 1 Cor 11,23).
Questo "rendimento di grazie", cioè l'atto di ringraziamento di Gesù al Padre, è il significato della parola EUCARISTIA, che deriva dal verbo greco eucharistein (= rendere grazie, ringraziare).
Col ringraziamento si esprime la gratitudine per un dono o un favore ricevuti.
Gesù rivolge il suo 'grazie' a Dio perché, consegnandosi al Padre e agli uomini, il mondo riceve il dono della salvezza. In ogni dono autentico, ciò che conta veramente non è la cosa donata, ma la persona che si dona servendosi di quella cosa.
Il pane e il vino consacrati non sono un dono di Gesù, ma 'Gesù donato': al Padre, mediante il sacrificio, per unire a sé l'umanità, e agli uomini, mediante il convito, per renderli simili a lui.
Celebrare l'Eucaristia, quindi, è celebrare il ringraziamento; è dire grazie, un grazie particolare che supera tutti i grazie.
Come avremmo potuto ringraziare degnamente Iddio per averci dato la vita eterna, se neppure ci rendiamo conto che ogni nostro respiro dovrebbe essere accompagnato da un grazie per il dono della vita naturale?
Gesù Cristo, il Figlio di Dio, ha trovato il modo: non solo ha detto grazie, ma si è fatto grazie. E noi con lui, in quanto membra del suo Corpo Mistico; e come lui, trasformati in dono per il Padre e per il nostro prossimo.

Gli altri nomi

Oltre che presenza reale e sacrificio, l'Eucaristia è nutrimento e comunione.
La varietà dei nomi e delle espressioni riflettono i molteplici e particolari aspetti della sua immensa ricchezza:
Cena del Signore: è il nome che evoca l'Ultima Cena e i pasti del Risorto con i discepoli.
Frazione del Pane: è il nome più antico, di origine ebraica, che si identifica col gesto rituale compiuto da Gesù. Assemblea eucaristica : «("sinaxis") in quanto l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa».
Memoriale della Passione e della Risurrezione del Signore: è il termine più usato, sia perché di chiara origine biblica, sia perché collega quanto si compie sull'altare col sacrificio della Croce.
Santo Sacrificio: «poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza». Oppure, ancora: santo sacrificio della Messa, "sacrificio di lode" (Eb 13,15), sacrificio spirituale, sacrificio puro e santo.
Santa e divina Liturgia: «perché tutta la Liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella celebrazione di questo sacramento».
Comunione: per il duplice effetto che produce: l'unione con Cristo e l'unione con tutti i partecipanti all'Eucaristia, per formare un solo Corpo.
Santa Messa: il termine Messa è proprio dell'ultima parte del rito (Ite, missa est: «Andate, la messa è finita»): esprime il commiato, il congedo e l'implicito invito al successivo raduno. Alcuni, tuttavia, fanno derivare la voce missa, oltre che dal latino mittere («mandare, inviare») e missio («missione, invio, congedo»), dall'ebraico missah («oblazione», cioè l'offerta di doni), e dal greco mùnsis («iniziazione»).
Santissimo Sacramento: perché è il più eccelso di tutti i Sacramenti. Questo nome si usa per indicare le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.
Viatico: detto così quando si dà ai moribondi, per prepararli sulla via dell'eternità.
Ed inoltre: Santi Misteri, cose sante, pane degli angeli, pane del cielo, farmaco d'immortalità.
Questi termini sono raccolti e presentati nel "Catechismo della Chiesa Cattolica" (nn. 1328-1332).
Ma la vastità della terminologia non finisce qui. L'Eucaristia è pure chiamata: Sacramento dell'altare (perché l'altare è il luogo dove si fa presente); Sacrificio dell'altare (perché sull'altare quotidianamente si compie l'offerta); Santa Ostia (perché contiene il Santo dei Santi); Benedizione (perché il Signore benedice il pane e il vino nell'Ultima Cena, ed in virtù di questo atto riceviamo le benedizioni del Cielo); Convito, Banchetto, Mensa, Agape (perché indicano il pasto fraternamente consumato insieme); Pane di vita, Pane eucaristico, Pane dei pellegrini (perché nutrimento dell'anima e del corpo).
Ed ancora: Sacramento di vita eterna, Sacramento della nostra fede, Sacramento di salvezza, Mistero eucaristico, Mistica vivanda...

la Fede



dice Gesù: 
“Eccomi qui ancora a parlare. Non ti preoccupare. Il suono delle 
vostre preghiere scende nei nostri Cuori come armonia sinfonica 
che guarisce e libera i nostri Cuori dal rancore per i vostri peccati. 
State diventando sempre più santi, sempre più belli, e Io sono 
contento. Il Mio Cuore ha bisogno di tanti santi che Mi tolgano 
l'amarezza della vita del mondo. Io devo parlare del mondo, voglio 
 parlare del mondo. Davanti a voi è come un incredibile inganno di 
grande potenza, che viene a rovinare le vostre anime. Lo spirito del 
mondo, quello spirito che dà empietà e poco valore ad ogni vostro 
messaggio, messaggio delle pubblicità e dei vostri profeti (profeti 
del mondo, dello spirito del mondo), è inganno. Voi accogliete 
queste cose e non mettete in pratica i messaggi del Mio santo 
Vangelo! Siete la causa delle vostre sofferenze. Come si 
riempirebbe il mondo di bellezza se si praticasse il Vangelo e si 
ascoltasse la Mia voce! Voi volete la felicità, ed è giusto, perché Noi 
vogliamo la vostra felicità, ma la cercate fuori da Dio, con cui il 
mondo sarebbe un'oasi di felicità e gioia senza pari. Come fate a 
tornare a Dio? Il mondo non può tornare a Dio, ormai è impossibile, 
e perciò vi sarà una purificazione generale che distoglierà gli uomini 
dai peccati e li farà invocare misericordia da Dio. Ma voi stessi, voi 
che Mi cercate, avete il dovere di rimediare ai vostri mali e costruire 
un'anima sempre più degna della bellissima ed entusiasmante vita 
del Paradiso. Voglio innanzitutto che preghiate, non quattro 
preghiere per mettere in pace il vostro cuore, ma abbondanti 
preghiere. Chiedete innanzitutto la santità e la felicità, chiedete di 
essere aiutati a pregare bene. Una sola anima che ringrazia e 
intercede vale più di mille politici. Ora ascoltate, è questo il 
momento di decidere sulla vostra eterna destinazione, anche in 
Paradiso, perché vi è luogo per i santi e luogo per meno beati, 
colpevoli, in quanto non hanno deciso di fare qualcosa di serio per 
la loro salvezza eterna insieme a Me. Io non posso glorificare chi 
non ha mai sofferto per gli altri, non ha mai pregato per gli altri, 
non ha fatto la Comunione con grande devozione. Io ho bisogno di 
queste persone, ma voi sempre avete mille cose più importanti di 
questo. Ora decidete la vostra santità, anzi, con i mesi e anni 
decidete la vostra santità, perché chi mi è gradito lo diventa con 
anni di fede e devozione fatta di tante piccole cose. Il vostro Gesù 
vi ama, ma vuole che voi pensiate al vostro vero bene, perché il 
mondo passa, ma la vita eterna rimane quella che avete deciso nei 
vostri cuori. Amen. 

Sia la vostra vita ringraziamento alla Mia felicità di farvi santi e 
senza nessun peso sull'anima. Glorificate e sarete glorificati. 

Gesù, vostro Signore.” 
 
1 ottobre 2013

PSICOLOGIA DELLA TENTAZIONE



Il diavolo, nemico di Dio e dell’uomo, cerca sempre di togliere l’onore a Dio e di allontanare da lui 
l’uomo inducendolo al male. San Tommaso d’Aquino afferma che il compito specifico del demonio 
è quello di tentare l’uomo23, anche se d’altra parte si deve tener presente — e san Tommaso lo dice 
espressamente — che non tutte le tentazioni che assalgono l’uomo vengono dal demonio.

L’uomo, che porta in sé le conseguenze del peccato originale, è spesso vittima della sua 
concupiscenza e delle sue passioni «che lo attraggono e lo seducono» (Gc 1,14). Tuttavia è sempre 
vero che la maggior parte delle tentazioni derivano dal diavolo: «Non abbiamo da lottare contro la 
carne e il sangue — scrive san Paolo — ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di 
questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni sparsi nell’aria» (Ef 6,11-12). E san Pietro 
paragona il diavolo a un leone ruggente sempre in agguato cercando chi divorare (1 Pt 5,8).

Che il demonio tenti è fuori dubbio. Il suo nome stesso è «tentatore», in greco peiràzon, e la sua 
attività principale è questa. E il «tentatore» per eccellenza — diceva Paolo VI — e fin da principio 
non ha cercato altro che uccidere l’uomo. «Non è stato mai dalla parte della verità — afferma 
ancora Gesù — perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso esprime veramente se stesso 
perché è bugiardo e padre di menzogna» (Gv 8,44).

Non sempre è facile discernere quando la tentazione deriva dal demonio o da altra causa. Ci sono 
tuttavia alcuni criteri e segni che ne fanno costatare con relativa certezza l’origine diabolica: quando
essa è repentina, violenta e tenace; quando non è stata posta nessuna causa prossima o remota, o 
occasione volontaria capace di suscitarla; quando turba profondamente l’anima; quando finalmente 
spinge a tenere segreta la propria pena anche, e soprattutto, a coloro che hanno una responsabilità e 
il loro intervento sarebbe utile a superare la prova.

La tentazione, quando deriva dallo spirito del male, ha sempre l’impronta della violenza perché 
viene da una forza esterna, perciò si impone con veemenza e le si resiste con maggiore difficoltà. 
Ha pure l’impronta dell’improvvisazione in quanto si presenta il più delle volte senza farsi 
annunziare da altri fatti e da altre circostanze che la favoriscano.

E interessante per noi vedere la genesi e lo svolgimento della tentazione, ossia quella che è 
chiamata dagli specialisti la psicologia della tentazione. Ma prima sarà bene richiamare alcuni punti
importanti.

1) La tentazione non viene mai da Dio. Dio non tenta nessuno incitandolo al male. Se talvolta nella 
Bibbia si dice che Dio «tenta», come è avvenuto per Abramo e per Giobbe, il termine «tentazione» 
deve essere inteso in senso largo, come prova o esperimento, non allo scopo di aumentare la scienza
e la conoscenza di Dio, ma solo per accrescere la conoscenza dell’uomo.

Una difficoltà potrebbe nascere dal perché Dio, che lo potrebbe impedire facilmente, permetta al 
demonio di tentare l’uomo con tutte le conseguenze disastrose che ne derivano, anzi perché 
permetta al demonio di esistere potendolo distruggere, ed eliminare così alla radice il male da lui 
prodotto. Si risponde che Dio ha creato tutte le cose buone e lascia sussistere tutto quello che ha 
creato perché tutto deve, a un certo momento, servire all’esecuzione dei suoi fini misteriosi. Per 
questo non distrugge nulla di ciò che ha fatto per non contraddire a se stesso e alle sue perfezioni, e 
non distrugge neppure il diavolo e non lo priva della sua libertà di azione, pur conservandola entro 
limiti invalicabili, per lo stesso motivo. Dio poi, nella sua sapienza infinita, sa far derivare il bene 
anche dal male. Anche il demonio entra — contro voglia magari — in quest’ordine di idee. Anche 
la tentazione, come vedremo, può avere effetti buoni.

2) Dio non permette mai che la tentazione sia superiore alla capacità di resistenza dell’uomo. Ogni 
tentazione può essere vinta e superata quando sono adottati i mezzi che Dio non manca di dare a 
coloro che li cercano: i sacramenti, la preghiera, la vigilanza e la mortificazione. Il demonio è più 
astuto dell’uomo, ma è meno forte e può sempre essere vinto e reso innocuo quando la volontà di 
resistere è reale e costante.

3) La tentazione, presa in se stessa, non costituisce una colpa. Anche Gesù Cristo è stato tentato. E 
quando la tentazione è superata e vinta diventa un motivo di merito davanti a Dio, come ogni 
vittoria riportata sul campo di battaglia è un motivo di promozione e di premio.

4) Tutti gli uomini, anche i più santi e i più perfetti, sono soggetti alle tentazioni: «La vita dell’uomo
è tentazione sopra la terra» si legge nel libro di Giobbe (Gb 7,1). L’anima sperimenta la tentazione 
in tutte le fasi della vita spirituale. Nessuno può sfuggire, perciò nessuno se ne deve meravigliare, o 
scandalizzarsi, o pensare di esser stato abbandonato a una triste sorte perché si vede oggetto di tante
difficoltà.

5) Tutti sono tentati, ma non tutti allo stesso modo e nella stessa misura e intensità. Vi sono i tentati 
con molta violenza, e altri meno, i tentati con frequenza e altri di rado. Ciò può dipendere, 
prescindendo dalla permissione di Dio, o dal temperamento e carattere dell’individuo, o 
dall’educazione e formazione ricevuta, o dall’ambiente frequentato.

6) La tentazione può presentare spesso dei vantaggi non solo per la vittoria che ne segue e per il 
merito che ne deriva, ma anche per la purificazione interiore e la miglior conoscenza di se stesso, 
della propria incapacità e debolezza. Questi risultati provvidenziali e pratici della tentazione però 
non derivano certo dal diavolo, che persegue sempre obiettivi del tutto diversi.

Lo studio psicologico della tentazione ci fa vedere nel suo complesso, cioè nella sua origine, nel suo
decorso e nel suo termine, tre fasi successive che, dopo sant’Agostino, gli specialisti in materia 
chiamano: suggestione, dilettazione e consenso.

— Il primo passo è la suggestione. Suggestione vuol dire suggerimento, cioè influsso esercitato 
sulla volontà di un altro fino a indurlo a fare ciò che, da sè, non sarebbe disposto a fare. Di solito la 
suggestione è intesa in senso negativo come istigazione al male, e per questo viene di solito 
attribuita al demonio.

Il procedimento della tentazione diabolica nelle sue tre fasi non è visibile, forse, con tanta evidenza 
quanto nella strategia usata dal demonio nella tentazione della prima donna quale risulta dalle 
pagine di Genesi. Il serpente, cioè il demonio, induce Eva alla disobbedienza appunto attraverso tre 
fasi: l’insinuazione generica di mangiare tutti i frutti del giardino senza escluderne nessuno, perché 
tutti dati all’uomo che se ne può servire senza nessuna limitazione. In un secondo tempo ecco 
un’altra insinuazione più concreta: perché è stata data la proibizione di mangiare il frutto di quella 
determinata pianta del paradiso? Una proibizione strana — egli dice — che a prima vista non trova 
una spiegazione adeguata. Il discorso scivola, quasi inavvertitamente, su un terreno più scabroso, su
un tema più delicato che preparerà meglio la seconda fase, la dilettazione del senso, e, infine, la 
terza, il consenso della volontà e la caduta. Eva, accortasi del tranello, avrebbe dovuto allontanarsi 
subito dal pericolo e troncare la conversazione per salvarsi. Invece rimase là e continuò a parlare e 
ascoltare ad ignorando che il diavolo, in fatto di «logica», supera sempre l’uomo:

Forse tu non pensavi ch’io loico fossi

(Inf. 2,123)

dice trionfante il diavoletto a Guido di Montefeltro. Nel terzo tempo ecco la proposta diretta del 
peccato. Eva ha ceduto troppo terreno al nemico ed ora è troppo tardi per resistere al colpo: «Iddio
sa che quando mangerete del frutto proibito si apriranno i vostri occhi e diventerete come lui, 
conoscendo il bene e il male». Dietro il peccato si nasconde la felicità — insinua il demonio — il 
peccato è un bene, segna un progresso per l’uomo, è la manifestazione della sua libertà e della sua 
personalità.

— Siamo così alla seconda fase, la dilettazione. La parte inferiore dell’uomo si piega istintivamente
verso il male e ne prova in certo senso diletto. La tentazione non è ancora accettata dalla volontà, 
ma piace già e in certo senso è desiderata. Sono i desideri della carne contro i desideri dello spirito 
di cui parla san Paolo. Finché la dilettazione rimane tale, senza il consenso, non è ancora peccato, 
ma il pericolo è gravissimo. È come camminare a occhi bendati sull’orlo di un precipizio col 
pericolo di cadervi a ogni istante.

Eva, sentendo la proposta del serpente, commette una seconda grave imprudenza. Alza gli occhi 
verso l’albero proibito e «osservò che il frutto dell’albero era buono a mangiare e piacevole a 
vedere e appetibile per acquistare conoscenza». La tentazione porta sempre con sè un conflitto 
interiore, la lotta tra il bene il male, l’esitazione, la paura, e nello stesso tempo l’inclinazione a fare 
la nuova esperienza per vedere che cosa capiterà dopo, e, eventualmente, chissà, tornare poi indietro
e domandare perdono a Dio. Dio è tanto buono e misericordioso che non rigetta mai chi si rivolge a 
lui.

— Ma la lotta a questo punto dura poco e arriva presto alla terza fase conclusiva, il consenso, il sì 
della volontà, l’accettazione in pieno del male proposto dal tentatore. «Eva — dice il sacro testo — 
ne colse un frutto e ne mangiò e ne diede al suo marito insieme con lei, ed egli pure ne mangiò». 
Quello che avvenne dopo il peccato è noto: la disillusione, la scoperta della propria nudità, la paura 
di Dio, la vergogna, il rimorso, il castigo, la vita raminga sulla terra diventata nemica, i dolori, le 
malattie, la morte.

Se la tentazione a un certo momento tocca tutti senza eccezione e nessuno la può sfuggire, possa 
almeno la conoscenza della tattica usata dal nemico — che è sempre più o meno la stessa in tutti i 
casi — mettere sull’allarme e aiutare alla difesa dai suoi assalti. Un proverbio inglese, condito 
dell’abituale umorismo di quel popolo, dice che quando si pranza col diavolo bisogna prendere un 
cucchiaio col manico molto lungo. E somma prudenza conservarsi a debita distanza da certi 
individui. Chi vuol giocare col diavolo a chi è più furbo ha già perduto la partita prima di 
cominciarla.

Caolo Calliari