martedì 5 marzo 2019

I SETTE VIZI CAPITALI



EGO TE ABSOLVO 


I. Orgoglio 

LA SUPERBIA o orgoglio è una stima disordinata della propria eccellenza che aspira 
sempre più ad innalzarsi. Il superbo è meno scusabile di Lucifero, perché lui aveva una 
natura perfettissima, ed era senza peccato. 

L'ORGOGLIO propriamente detto, quello che, coscientemente e volontariamente, 
usurpa i diritti di Dio, è peccato grave, anzi il più grave dice S. Tommaso, perchè non 
vuole sottomettersi al sovrano dominio di Dio. 

Pecca chi rifiuta di obbedire a Dio ed ai suoi legittimi rappresentanti, o attribuisce a sé, 
ciò che viene chiaramente da Dio, massimo i doni di grazia. Eppure molti dicono: « Io 
mi son tutto da me ». 

I peccati derivanti dall'orgoglio sono generalmente veniali, come la presunzione, la 
vanità, l'ambizione, la compiacenza di sè medesimo. 

LA COMPIACENZA DI SE MEDESIMO. Il superbo va altero dei più piccoli 
vantaggi che crede di avere. Si preferisce ingiustamente agli altri, e per spiegare il 
motivo di tale preferenza guarda unicamente ai loro difetti. Non li stima, li critica, li 
burla, trova a ridire in tutto ciò che fanno, non approva altra che quello che fa lui e in ciò 
non sopporta affatto che alcuno trovi a ridire. Se si fa elemosina per ostentazione, si 
crede di esser caritatevoli mentre si è superbi; uno è superbo se crede di essere santo, 
perché ha consolazioni sensibili o pensieri elevati: ha appena tatto i primi passi nella 
perfezione. 

LA PRESUNZIONE è il desiderio e la speranza disordinata dì voler fare cosa superiore 
alle proprie forze. Si ha troppo buona opinione di sé, delle proprie facoltà naturali, della 
propria scienza, delle proprie forze, delle proprie virtù. Il presuntuoso si crede capace di 
tutto, non dubita di niente, si getta temerariamente nelle imprese più difficili, ma ciò non 
pertanto è pusillanime, e si arresta innanzi ai più piccoli ostacoli. 

Ha poco gusto per le virtù nascoste preferendo le virtù appariscenti. Si crede di aver lumi 
sufficienti per regolarsi da sè e che non sia più gran che utile consultare un direttore. Si 
getta imprudentemente nelle occasioni dì pericolo, senza temere le cadute, e soccombe 
miseramente: « Senza di Me non potete far nulla » dice Gesù. 

LA PASSIONE DELL'AMBIZIONE è un desiderio immoderato di elevarsi al di sopra 
degli altri, cercando onori che non si meritano. 

L'ambizioso pieno di queste false idee esige grandi riguardi, distinzioni e preferenze. 
Cerca l'onore per sè e non per Iddio. Si compiace degli onori in se stessi, senza farli 
servire al bene altrui, contrariamente all'ordine stabilito da Dio. Questa passione 
dell'ambizione spesso si incontra nel campo politico, civile, ed intellettuale. 

VANITA' è l'amore disordinato della stima altrui, un desiderio smodato d'onore e di 
lode anche quando sappiamo di non meritarli. Un disordine consiste nel voler essere 
stimati con la mira a sè, senza riferire questo onore a Dio, che pose in noi quanto è di 
buono o bello. Un vanitoso vuole esser stimato per cose vane che non meritano lode, 
come vestiti eleganti, nobiltà ecc. Si può essere vanitosi nella mensa, nel linguaggio per 
una maniera di parlare non comune. Ci può essere vanità nel trafficare i propri talenti 
quando invece di servire e procurare la gloria di Dio uno se ne serve per stabilire la 
propria; vanità nel portamento, che rivela affettazione e desiderio di comparire, vanità 
nel comparire in società, si ama frequentare la società dei più grandi e dei ricchi, si 
arrossisce dei rapporti coi piccoli e coi poveri; vanità nelle virtù; si è più preoccupati di 
farsi credere virtuosi che di esserlo veramente, si è assidui alla chiesa, ma senza pregare 
devotamente; si frequentano i sacramenti, ma senza frutto di fermo proposito di 
emendarsi e mutare vita. 

MILLANTERIA O IATTANZA: pecca di questi vizi chi ha l'abitudine di parlare di sè 
o di ciò che può tornare a proprio vantaggio, della propria famiglia, dei propri trionfi, 
con la mira di farsi stimare. 

La vanità in sé è peccato veniale, ma diventa grave quando fa contrarre debiti che non si 
potranno poi pagare o quando, con la moda, si cerca di eccitare in altri amore 
disordinato. 

G. Crux

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