giovedì 1 ottobre 2020

PANE DI VITA ETERNA E CALICE DELL’ETERNA SALVEZZA

 


L’Eucaristia e gli altri sacramenti


Il Salvatore ha raccomandato 

«con veemenza maggiore l’altezza di quel mistero…»[65].

Sant’Agostino


Fra i sette sacramenti uno è singolare e per vari motivi supera tutti per sublimità: è 

l’Eucaristia.

 

1º. Nell’Eucaristia «è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il  Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, unitamente con l’anima e la divinità, e, quindi il  Cristo tutto intero», come ha definito il Concilio di Trento[66], e come ricorda il 

Catechismo della Chiesa Cattolica[67] e il Compendio[68]. Non ci dà solo la grazia, ma  l’Autore stesso della grazia.

Gli altri sacramenti hanno una virtù (= forza) data da Cristo, ma non a Cristo stesso.  «Negli altri sacramenti non è realmente presente Cristo come in questo sacramento. Quindi  negli altri sacramenti rimane la sostanza della materia, ma non in questo»[69], nel quale la  sostanza della materia si trasforma.

 «Dionigi dichiara che “nessuno può raggiungere la perfezione gerarchica se non per  mezzo dell’Eucaristia santissima”. Dunque questo sacramento è il più grande e il coronamento  di tutti gli altri. Assolutamente parlando, il sacramento dell’Eucaristia è il più grande di tutti i  sacramenti. Ciò risulta da tre considerazioni. Primo, perché contiene realmente Cristo in  persona: negli altri sacramenti invece si trova una virtù strumentale partecipata da Cristo,  come sopra abbiamo spiegato. Infatti ciò che è tale per essenza è sempre superiore a ciò che lo  è per partecipazione…»[70].

 2º. L’Eucaristia vivifica gli altri sacramenti. È «quasi “il coronamento” della vita  spirituale e “il fine di tutti i sacramenti”, [...] poiché le grazie di tutti i sacramenti  preparano, o a ricevere, o a consacrare l’Eucaristia»[71]. Quindi: «…questo sacramento  che contiene realmente Cristo è, come afferma Dionigi, “il coronamento [perfectivum] di  tutti gli altri sacramenti, nei quali la virtù di Cristo è partecipata”»[72].

 «Secondo, ciò risulta dall’ordine esistente tra i sacramenti: tutti gli altri sacramenti  infatti sono ordinati all’Eucaristia come al loro fine. È chiaro, p. es., che il sacramento  dell’Ordine mira alla consacrazione dell’Eucaristia. Il sacramento del Battesimo tende alla  comunione eucaristica. A questa l’uomo viene sotto un’altro aspetto disposto anche dalla  Cresima, perché non si astenga per vergogna dal Sacramento eucaristico. Anche la  Penitenza e l’Estrema Unzione preparano l’uomo a ricevere degnamente il Corpo di Cristo.  Il Matrimonio poi si riferisce all’Eucaristia almeno per il suo simbolismo, in quanto  rappresenta l’unione di Cristo con la Chiesa, di cui l’Eucaristia raffigura l’unità, onde S. 

Paolo ha scritto: “Grande è questo sacramento: lo dico in riferimento a Cristo e alla  Chiesa” (Ef 5,32). Terzo, [l’ordine di tutti i sacramenti verso l’Eucaristia] risulta dal rituale  dei sacramenti. Infatti la ricezione di quasi tutti i sacramenti si completa con la Comunione  eucaristica […], gli ordinandi, p. es., e i neo battezzati adulti ricevono alla fine anche la  comunione»[73].

 «Il Matrimonio persegue il bene comune fisico, ma il bene comune spirituale di tutta  la Chiesa è contenuto sostanzialmente nel sacramento dell’Eucaristia»[74].

 3º. L’Eucaristia oltre che sacramento è sacrificio, ma non gli altri: «La consacrazione  del crisma e di qualunque altra materia non è un sacrificio, come lo è la consacrazione  dell’Eucaristia»[75].

 «Questo sacramento ha sugli altri l’essere anche sacrificio»[76].

4º. Si realizza consacrando la materia del sacramento, pane e vino: «…si compie  mediante la consacrazione della materia; mentre gli altri sacramenti si compiono mediante  l’uso della materia consacrata»[77].

 Negli altri sacramenti non si consacra la materia, l’acqua, l’olio…, al modo come è  nell’Eucaristia: «negli altri sacramenti la consacrazione della materia consiste solo in una  benedizione, per la quale la materia consacrata riceve strumentalmente una virtù spirituale  che dal ministro, strumento animato, può passare agli strumenti inanimati. Al contrario in  questo sacramento [l’Eucaristia] la consacrazione della materia consiste in una qualche  miracolosa conversione della sostanza, che Dio solo può compiere. Perciò nel realizzare  questo sacramento il ministro non ha altra azione (da fare) che quella di proferire le  parole»[78].

 5º. Di conseguenza l’Eucaristia e gli altri sacramenti differiscono anche nella forma  delle loro parole: «E poiché la forma deve essere adeguata alla realtà, conseguentemente la  forma di questo sacramento differisce in due modi dalle forme degli altri sacramenti. Primo,  nel fatto che le forme degli altri sacramenti esprimono l’uso della materia: p. es.,  l’immersione o la crismazione, mentre la forma di questo sacramento esprime solo la  consacrazione della materia, che consiste nella transustanziazione, e ciò con le espressioni:  “Questo è il mio Corpo”, e “Questo è il calice del mio Sangue”. – Secondo, perché le forme  degli altri sacramenti vengono proferite dal ministro in persona propria, sia in atto di agire,  come quando si dice: “Io ti battezzo” o “Io ti confermo”; sia in atto di comandare, come  quando nel sacramento dell’Ordine si dice: “Ricevi il potere...”; sia in atto d’intercedere,  come nel sacramento dell’estrema Unzione: “Per questa unzione e per la nostra  intercessione...”. Al contrario la forma di questo sacramento viene proferita in persona dello  stesso Cristo che parla, in modo da far intendere che il ministro nella celebrazione di questo  sacramento non fa nient’altro che proferire le parole di Cristo»[79].

 6º. La materia dell’Eucaristia, e dunque la consacrazione, è duplice: pane e vino. 

Abbiamo ormai citato alcuni testi (vedi 4°). Aggiungiamo altri: «Questo sacramento si  compie con la consacrazione della materia [...]. Ma in questo sacramento la consacrazione  della materia è duplice». E chiarisce nel corpo: «alla refezione corporale occorrono due  cose: il cibo, che è l’alimento solido, e la bevanda, che è l’alimento liquido.  Conseguentemente anche alla completezza di questo sacramento concorrono due cose: il  cibo spirituale e la bevanda spirituale, secondo le parole evangeliche [Gv 6,55]: “La mia  Carne è vero cibo e il mio Sangue vera bevanda”. Perciò questo sacramento, pur essendo  molteplice per la sua materia, è uno solo per la sua forma e perfezione»[80]. 

 Duplice è la materia e la consacrazione nell’Eucaristia per rappresentare  adeguatamente la passione: «La rappresentazione della passione del Signore si ha nella  stessa consacrazione di questo sacramento, nella quale non si può consacrare il Corpo  senza il Sangue»[81].

 La materia negli altri sacramenti invece è una sola: «l’acqua è la materia propria  del Battesimo»; «il crisma è la materia conveniente di questo sacramento»; «la Penitenza,  la cui quasi materia sono gli atti del penitente [contrizione del cuore, confessione della  bocca, satisfazione per i peccati]»; «la Estrema Unzione, la cui materia è l’olio benedetto  dal vescovo»...[82]  .

 La benedizione o consacrazione negli altri sacramenti è unica, sia per l’uso dello stesso  Cristo, sia per l’azione del ministro: «Tutta la virtù santificante dei sacramenti deriva da Cristo 

[...]. Ora, dobbiamo considerare che Cristo ha fatto uso di alcuni sacramenti, quali il  Battesimo e anche l’Eucaristia, i quali comportano una materia sensibile. Quindi dall’uso  stesso di Cristo tali materie ricevettero l’attitudine a costituire un sacramento [...]. E  similmente il Signore stesso “prendendo il pane lo benedisse, e così anche il calice”, come si  legge nei Vangeli [...]. Di conseguenza non è necessario per questi sacramenti che la loro  materia venga prima benedetta, bastando la benedizione di Cristo. E se viene fatta qualche  benedizione, essa riguarda la solennità del sacramento, non la sua validità. Di unzioni visibili  invece Cristo non fece uso, per non pregiudicare l’unzione invisibile con cui egli “fu unto a  preferenza dei suoi eguali” [...]. E così tanto il crisma quanto l’olio santo e quello degli infermi  vengono benedetti prima di essere usati per il sacramento». «La materia sensibile può ricevere  la grazia non come suo soggetto, ma come suo strumento [...]. Ed è a tale scopo che la materia  del sacramento viene consacrata, o da Cristo stesso o dal vescovo, che rappresenta nella  Chiesa la persona di Cristo»[83]. 

7º. In fieri et in facto esse:

 Solo nell’Eucaristia abbiamo questi due momenti: 1. In fieri = nel suo farsi = il  costitutivo nel momento della consacrazione; e, 2. In facto esse = nell’essere fatto = nel  restare = fino alla comunione e quando si ripone nel sacrario, perché solo l’Eucaristia non  si fa al momento dell’amministrazione – come tutti gli altri sacramenti[84] – ma si fa prima  e se amministra dopo. «Tale consacrazione consiste nella conversione della sostanza del  pane nel Corpo di Cristo. Ora, è necessario che la forma del sacramento significhi ciò che  il sacramento produce. Quindi anche la forma della consacrazione del pane deve  significare la conversione del pane nel Corpo di Cristo, nella quale si riscontrano tre elementi: [1] la conversione, [2] il termine di partenza [a quo] e [3] il termine di arrivo [ad  quem].

[1] Ebbene, la conversione si può considerare in due modi: nel suo compiersi [in fieri] 

e nella sua attuazione già avvenuta [in facto esse]. Ora, nella forma della consacrazione del  pane la conversione non doveva essere indicata nel suo compiersi, ma come attuata. Primo,  perché questa conversione non è successiva ma istantanea, [...] e nelle mutazioni istantanee il  compiersi s’identifica con l’essere compiuto. Secondo, perché le forme sacramentali servono  a indicare l’effetto del sacramento, come le forme artificiali servono a indicare l’effetto  dell’arte [...]. Perciò anche nella forma della consacrazione del pane deve esprimersi la  conversione come attuata, perché ad essa mira l’intenzione.

[2 e 3] Ora, poiché la conversione stessa viene espressa in questa forma come  compiuta, necessariamente gli estremi della conversione vanno indicati come sono al  momento in cui la conversione si è già realizzata. Ma allora il termine di arrivo ha la natura  propria della sua sostanza, mentre il termine di partenza non conserva la sua sostanza, ma  solo i suoi accidenti, con i quali si presenta ai sensi e secondo i quali è determinabile dai  sensi. È giusto quindi che il termine di partenza venga indicato con il pronome dimostrativo 

[“Questo”], riferito agli accidenti sensibili che rimangono. Invece il termine di arrivo si  esprime con un sostantivo, che indica la natura di ciò in cui la cosa si converte: e questo,  come abbiamo notato, è il Corpo di Cristo nella sua integrità e non la sola carne. Perciò la  forma “Questo è il mio Corpo” è convenientissima»[85].

8º. I sacramenti della Nuova Alleanza (Legge), oltre che segni, sono cause che 

producono ciò che significano.

 a) Gli altri sacramenti agiscono per una potenza divina presente in essi che li fa  essere strumenti dello Spirito Santo, come avviene con l’acqua nel Battesimo.

 Ma nell’Eucaristia gli accidenti del pane e del vino consacrati santificano, pure,  coloro che li ricevono, anche se il potere soprannaturale non è immediatamente connesso  con il potere che viene dal cielo, ma è connesso tramite il Corpo e il Sangue del Signore  contenuti in essi: «L’acqua del Battesimo non ha efficacia spirituale in quanto acqua, ma  per la virtù dello Spirito Santo presente in essa, cosicché il Crisostomo spiegando le parole  evangeliche di San Giovanni [5,4] “Un angelo del Signore di tempo in tempo...”, osserva:  “Nei battezzati non opera la semplice acqua; ma essa lava tutti i peccati dopo che ha  ricevuto la grazia dello Spirito Santo” [In Io, homil. 36: MG 59, 204]. Ora, come la virtù  dello Spirito Santo sta all’acqua del battesimo, così il vero Corpo di Cristo sta alle specie  del pane e del vino. Quindi le specie del pane e del vino nulla producono, se non in virtù del  vero Corpo di Cristo»[86].

 b) Così pure l’Eucaristia e gli altri sacramenti differiscono nel «come» si producono  i due effetti definiti res et sacramentum e res tantum. Res tantum indica ciò che solo è  effetto; res et sacramentum è ciò che, oltre a essere effetto del sacramentum tantum, è  causa attiva di effetti successivi. Nell’Eucaristia è solo effetto – res tantum – la grazia  sacramentale donataci quando ci comunichiamo: grazia santificante e nutritiva, unione a  Cristo e ai fratelli, unità della Chiesa, carità, pace…; la res et sacramentum è il Corpo e  Sangue del Signore sotto le specie eucaristiche.

Alcuni sacramenti danno immediatamente i due effetti, per es. il Battesimo, che dà il  carattere (o potere soprannaturale causale, indelebile e irripetibile) e la grazia della nascita  spirituale. L’Eucaristia invece non dà i due effetti immediatamente. Nel realizzarsi [in fieri]  le parole di Cristo e la potenza dello Spirito Santo operano la transustanziazione, che colloca  il Corpo e il Sangue sacramentati di Cristo sotto le specie; e nel mantenersi [in facto esse],  le specie consacrate fanno sì che resti sotto le specie l’essere sacramentale già realizzato nel  primo momento. Finché le specie durano, permarranno il Corpo e il Sangue di Cristo;  quando esse scompariranno, anche essi spariranno.

 c) Gli altri sacramenti si compiono quando sono amministrati e tutto ciò che  producono si realizza in chi li riceve, come nel Battesimo la res et sacramentum, il carattere  sacramentale, e la res tantum, la grazia. 

 Nell’Eucaristia, sia nell’aspetto in fieri che in quello in facto esse, il Corpo e il  Sangue stanno fuori di chi si comunicherà; e soltanto quando si comunica si ricevono il  primo e il secondo effetto sacramentale.

 Per tutto questo San Tommaso insegna: «Un sacramento è tale in quanto contiene  qualche cosa di sacro. Ma una cosa può essere sacra in due modi: in senso assoluto, o  relativamente a un’altra cosa. Ora, è questa appunto la differenza tra l’Eucaristia e gli  altri sacramenti aventi materia sensibile: l’Eucaristia contiene qualche cosa di sacro in  senso assoluto, cioè il Cristo stesso; l’acqua del Battesimo invece contiene qualche cosa di  sacro in senso relativo, cioè una virtù santificatrice, e lo stesso vale del crisma e di altre  cose simili. Ecco perché il sacramento dell’Eucaristia si compie con la stessa  consacrazione della materia, mentre gli altri sacramenti si compiono applicando la materia  all’uomo che deve essere santificato.

Da ciò deriva un’altra differenza. Nel sacramento dell’Eucaristia la res et  sacramentum si trova nella materia stessa; mentre la res tantum, ossia la grazia conferita,  si trova in chi la riceve. Nel Battesimo, al contrario, ambedue le cose si trovano in chi lo  riceve: sia il carattere che è res et sacramentum, sia la grazia della remissione dei peccati  che è res tantum. Lo stesso si dica degli altri sacramenti»[87].

 Nel mistero dell’Eucaristia vediamo, quindi: 

 –   che «è il sacramento dell’unità ecclesiastica»[88].

 –   che non solo propriamente, ma per antonomasia le è attribuito il titolo di sacramento:  «l’origine di tutti i sacramenti è la passione di Cristo; dal fianco di lui pendente sulla croce  infatti fluirono i sacramenti, come dicono i santi; la perfezione invece del sacramento sta  nel fatto che contiene la grazia; il fine poi del sacramento è duplice: prossimo, cioè la  santificazione del ricevente, e ultimo, cioè la vita eterna. Ora, queste cose si trovano  nell’Eucaristia secondo una certa eccellenza»[89];

–   «Poiché questo sacramento è specialmente in memoria della passione del  Signore; per cui si legge: “Tutte le volte che lo farete, lo farete in memoria di me” [1Cor  11,25]; e così quanto all’origine è detto sacrificio e ostia. Similmente anche contiene la  grazia non a modo di intenzione come gli altri sacramenti, ma la pienezza della grazia  nella sua fonte; e così l’Eucaristia è detta [sacramento] per antonomasia»[90];

 –   «in base a queste cose risulta chiara la risposta alle difficoltà: poiché una cosa  può essere denominata per antonomasia in base a ciò che è comune»[91];

 –   «“Mistero della fede” può riferirsi alla stessa passione, che è un mistero di fede,  come qualcosa di occulto latente nella fede di tutti i fedeli di Cristo, soprattutto degli  antichi, presso i quali era in diversi modi figurata nascostamente nel mistero; anche [può  riferirsi] allo stesso Sangue, in quanto è contenuto nel sacramento, il quale certamente è  nascosto sotto le specie, e ha la massima difficoltà a essere creduto: per cui per  antonomasia si dice: “Mistero della fede”»[92];

 –   «Non si può consacrare che con il pane di frumento; e il motivo di ciò è  l’istituzione divina, poiché Egli consacrò con questo pane. Si può poi assegnare una triplice  ragione dell’istituzione. Prima, in base all’effetto, poiché tale pane presta meglio il  nutrimento; per cui è adatto a significare l’eccellenza della grazia che viene conferita in  questo sacramento…»[93];

 –   «Ciò che è comune a tutti i sacramenti si attribuisce per antonomasia 

all’Eucaristia a motivo della sua eccellenza»[94];

 –   «…nessuno può essere superiore…»[95]; 

 –   «essendo questo sacramento più nobile degli altri»[96];

 –   «In questo sacramento si richiede una devozione maggiore che negli altri  sacramenti, essendo qui presente Cristo tutto intero. E anche più estesa, perché in questo  sacramento è necessaria la devozione di tutto il popolo per il quale si offre il sacrificio, e  non soltanto quella di coloro che ricevono il sacramento, come negli altri sacramenti»[97];

 –   «l’Eucaristia viene chiamata “il sacramento della carità”»[98];

 –   «…è il massimo dei sacramenti…»[99];

 –   «è “il sacramento della pietà”»[100];

–   «…merita la massima riverenza…»[101];

 –   «molto più l’abbia fatto nell’istituire questo sacramento, trattandosi di una cosa 

più importante»[102];

 –   «…così grandi misteri»[103];

 –   «nell’Eucaristia si compendia tutto il mistero della nostra salvezza: perciò essa si 

celebra con maggiore solennità degli altri sacramenti»[104].

 Questi e molti altri sono i motivi per cui il Concilio Vaticano II insegna che 

l’Eucaristia è:

 –   «fonte e culmine di tutta la vita cristiana»[105];

 –   e che «…tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere  d’apostolato, sono strettamente connessi alla sacra Eucaristia e ad essa ordinati (S. Th., III,  73, 3, c.; III, 65, 3). Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale  della Chiesa (cfr. S. Th., III, 65, 3, ad 1; III, 79, 1, c., e ad 1), cioè lo stesso Cristo, nostra  Pasqua e pane vivo che, mediante la sua Carne vivificata e vivificante nello Spirito Santo,  dà vita agli uomini e questi sono invitati e indotti a offrire insieme a Lui se stessi, il proprio  lavoro e tutte le cose create. L’Eucaristia risulta così fonte e culmine di tutta  l’evangelizzazione, poiché i catecumeni vengono gradualmente introdotti alla  partecipazione dell’Eucaristia, e i fedeli, già segnati dal sacro Battesimo e dalla  Confermazione, per mezzo dell’Eucaristia vengono pienamente inseriti nel Corpo di  Cristo»[106].

Padre Carlos Miguel Buela, 

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