L’Eucaristia e gli altri sacramenti
Il Salvatore ha raccomandato
«con veemenza maggiore l’altezza di quel mistero…»[65].
Sant’Agostino
Fra i sette sacramenti uno è singolare e per vari motivi supera tutti per sublimità: è
l’Eucaristia.
1º. Nell’Eucaristia «è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, unitamente con l’anima e la divinità, e, quindi il Cristo tutto intero», come ha definito il Concilio di Trento[66], e come ricorda il
Catechismo della Chiesa Cattolica[67] e il Compendio[68]. Non ci dà solo la grazia, ma l’Autore stesso della grazia.
Gli altri sacramenti hanno una virtù (= forza) data da Cristo, ma non a Cristo stesso. «Negli altri sacramenti non è realmente presente Cristo come in questo sacramento. Quindi negli altri sacramenti rimane la sostanza della materia, ma non in questo»[69], nel quale la sostanza della materia si trasforma.
«Dionigi dichiara che “nessuno può raggiungere la perfezione gerarchica se non per mezzo dell’Eucaristia santissima”. Dunque questo sacramento è il più grande e il coronamento di tutti gli altri. Assolutamente parlando, il sacramento dell’Eucaristia è il più grande di tutti i sacramenti. Ciò risulta da tre considerazioni. Primo, perché contiene realmente Cristo in persona: negli altri sacramenti invece si trova una virtù strumentale partecipata da Cristo, come sopra abbiamo spiegato. Infatti ciò che è tale per essenza è sempre superiore a ciò che lo è per partecipazione…»[70].
2º. L’Eucaristia vivifica gli altri sacramenti. È «quasi “il coronamento” della vita spirituale e “il fine di tutti i sacramenti”, [...] poiché le grazie di tutti i sacramenti preparano, o a ricevere, o a consacrare l’Eucaristia»[71]. Quindi: «…questo sacramento che contiene realmente Cristo è, come afferma Dionigi, “il coronamento [perfectivum] di tutti gli altri sacramenti, nei quali la virtù di Cristo è partecipata”»[72].
«Secondo, ciò risulta dall’ordine esistente tra i sacramenti: tutti gli altri sacramenti infatti sono ordinati all’Eucaristia come al loro fine. È chiaro, p. es., che il sacramento dell’Ordine mira alla consacrazione dell’Eucaristia. Il sacramento del Battesimo tende alla comunione eucaristica. A questa l’uomo viene sotto un’altro aspetto disposto anche dalla Cresima, perché non si astenga per vergogna dal Sacramento eucaristico. Anche la Penitenza e l’Estrema Unzione preparano l’uomo a ricevere degnamente il Corpo di Cristo. Il Matrimonio poi si riferisce all’Eucaristia almeno per il suo simbolismo, in quanto rappresenta l’unione di Cristo con la Chiesa, di cui l’Eucaristia raffigura l’unità, onde S.
Paolo ha scritto: “Grande è questo sacramento: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Ef 5,32). Terzo, [l’ordine di tutti i sacramenti verso l’Eucaristia] risulta dal rituale dei sacramenti. Infatti la ricezione di quasi tutti i sacramenti si completa con la Comunione eucaristica […], gli ordinandi, p. es., e i neo battezzati adulti ricevono alla fine anche la comunione»[73].
«Il Matrimonio persegue il bene comune fisico, ma il bene comune spirituale di tutta la Chiesa è contenuto sostanzialmente nel sacramento dell’Eucaristia»[74].
3º. L’Eucaristia oltre che sacramento è sacrificio, ma non gli altri: «La consacrazione del crisma e di qualunque altra materia non è un sacrificio, come lo è la consacrazione dell’Eucaristia»[75].
«Questo sacramento ha sugli altri l’essere anche sacrificio»[76].
4º. Si realizza consacrando la materia del sacramento, pane e vino: «…si compie mediante la consacrazione della materia; mentre gli altri sacramenti si compiono mediante l’uso della materia consacrata»[77].
Negli altri sacramenti non si consacra la materia, l’acqua, l’olio…, al modo come è nell’Eucaristia: «negli altri sacramenti la consacrazione della materia consiste solo in una benedizione, per la quale la materia consacrata riceve strumentalmente una virtù spirituale che dal ministro, strumento animato, può passare agli strumenti inanimati. Al contrario in questo sacramento [l’Eucaristia] la consacrazione della materia consiste in una qualche miracolosa conversione della sostanza, che Dio solo può compiere. Perciò nel realizzare questo sacramento il ministro non ha altra azione (da fare) che quella di proferire le parole»[78].
5º. Di conseguenza l’Eucaristia e gli altri sacramenti differiscono anche nella forma delle loro parole: «E poiché la forma deve essere adeguata alla realtà, conseguentemente la forma di questo sacramento differisce in due modi dalle forme degli altri sacramenti. Primo, nel fatto che le forme degli altri sacramenti esprimono l’uso della materia: p. es., l’immersione o la crismazione, mentre la forma di questo sacramento esprime solo la consacrazione della materia, che consiste nella transustanziazione, e ciò con le espressioni: “Questo è il mio Corpo”, e “Questo è il calice del mio Sangue”. – Secondo, perché le forme degli altri sacramenti vengono proferite dal ministro in persona propria, sia in atto di agire, come quando si dice: “Io ti battezzo” o “Io ti confermo”; sia in atto di comandare, come quando nel sacramento dell’Ordine si dice: “Ricevi il potere...”; sia in atto d’intercedere, come nel sacramento dell’estrema Unzione: “Per questa unzione e per la nostra intercessione...”. Al contrario la forma di questo sacramento viene proferita in persona dello stesso Cristo che parla, in modo da far intendere che il ministro nella celebrazione di questo sacramento non fa nient’altro che proferire le parole di Cristo»[79].
6º. La materia dell’Eucaristia, e dunque la consacrazione, è duplice: pane e vino.
Abbiamo ormai citato alcuni testi (vedi 4°). Aggiungiamo altri: «Questo sacramento si compie con la consacrazione della materia [...]. Ma in questo sacramento la consacrazione della materia è duplice». E chiarisce nel corpo: «alla refezione corporale occorrono due cose: il cibo, che è l’alimento solido, e la bevanda, che è l’alimento liquido. Conseguentemente anche alla completezza di questo sacramento concorrono due cose: il cibo spirituale e la bevanda spirituale, secondo le parole evangeliche [Gv 6,55]: “La mia Carne è vero cibo e il mio Sangue vera bevanda”. Perciò questo sacramento, pur essendo molteplice per la sua materia, è uno solo per la sua forma e perfezione»[80].
Duplice è la materia e la consacrazione nell’Eucaristia per rappresentare adeguatamente la passione: «La rappresentazione della passione del Signore si ha nella stessa consacrazione di questo sacramento, nella quale non si può consacrare il Corpo senza il Sangue»[81].
La materia negli altri sacramenti invece è una sola: «l’acqua è la materia propria del Battesimo»; «il crisma è la materia conveniente di questo sacramento»; «la Penitenza, la cui quasi materia sono gli atti del penitente [contrizione del cuore, confessione della bocca, satisfazione per i peccati]»; «la Estrema Unzione, la cui materia è l’olio benedetto dal vescovo»...[82] .
La benedizione o consacrazione negli altri sacramenti è unica, sia per l’uso dello stesso Cristo, sia per l’azione del ministro: «Tutta la virtù santificante dei sacramenti deriva da Cristo
[...]. Ora, dobbiamo considerare che Cristo ha fatto uso di alcuni sacramenti, quali il Battesimo e anche l’Eucaristia, i quali comportano una materia sensibile. Quindi dall’uso stesso di Cristo tali materie ricevettero l’attitudine a costituire un sacramento [...]. E similmente il Signore stesso “prendendo il pane lo benedisse, e così anche il calice”, come si legge nei Vangeli [...]. Di conseguenza non è necessario per questi sacramenti che la loro materia venga prima benedetta, bastando la benedizione di Cristo. E se viene fatta qualche benedizione, essa riguarda la solennità del sacramento, non la sua validità. Di unzioni visibili invece Cristo non fece uso, per non pregiudicare l’unzione invisibile con cui egli “fu unto a preferenza dei suoi eguali” [...]. E così tanto il crisma quanto l’olio santo e quello degli infermi vengono benedetti prima di essere usati per il sacramento». «La materia sensibile può ricevere la grazia non come suo soggetto, ma come suo strumento [...]. Ed è a tale scopo che la materia del sacramento viene consacrata, o da Cristo stesso o dal vescovo, che rappresenta nella Chiesa la persona di Cristo»[83].
7º. In fieri et in facto esse:
Solo nell’Eucaristia abbiamo questi due momenti: 1. In fieri = nel suo farsi = il costitutivo nel momento della consacrazione; e, 2. In facto esse = nell’essere fatto = nel restare = fino alla comunione e quando si ripone nel sacrario, perché solo l’Eucaristia non si fa al momento dell’amministrazione – come tutti gli altri sacramenti[84] – ma si fa prima e se amministra dopo. «Tale consacrazione consiste nella conversione della sostanza del pane nel Corpo di Cristo. Ora, è necessario che la forma del sacramento significhi ciò che il sacramento produce. Quindi anche la forma della consacrazione del pane deve significare la conversione del pane nel Corpo di Cristo, nella quale si riscontrano tre elementi: [1] la conversione, [2] il termine di partenza [a quo] e [3] il termine di arrivo [ad quem].
[1] Ebbene, la conversione si può considerare in due modi: nel suo compiersi [in fieri]
e nella sua attuazione già avvenuta [in facto esse]. Ora, nella forma della consacrazione del pane la conversione non doveva essere indicata nel suo compiersi, ma come attuata. Primo, perché questa conversione non è successiva ma istantanea, [...] e nelle mutazioni istantanee il compiersi s’identifica con l’essere compiuto. Secondo, perché le forme sacramentali servono a indicare l’effetto del sacramento, come le forme artificiali servono a indicare l’effetto dell’arte [...]. Perciò anche nella forma della consacrazione del pane deve esprimersi la conversione come attuata, perché ad essa mira l’intenzione.
[2 e 3] Ora, poiché la conversione stessa viene espressa in questa forma come compiuta, necessariamente gli estremi della conversione vanno indicati come sono al momento in cui la conversione si è già realizzata. Ma allora il termine di arrivo ha la natura propria della sua sostanza, mentre il termine di partenza non conserva la sua sostanza, ma solo i suoi accidenti, con i quali si presenta ai sensi e secondo i quali è determinabile dai sensi. È giusto quindi che il termine di partenza venga indicato con il pronome dimostrativo
[“Questo”], riferito agli accidenti sensibili che rimangono. Invece il termine di arrivo si esprime con un sostantivo, che indica la natura di ciò in cui la cosa si converte: e questo, come abbiamo notato, è il Corpo di Cristo nella sua integrità e non la sola carne. Perciò la forma “Questo è il mio Corpo” è convenientissima»[85].
8º. I sacramenti della Nuova Alleanza (Legge), oltre che segni, sono cause che
producono ciò che significano.
a) Gli altri sacramenti agiscono per una potenza divina presente in essi che li fa essere strumenti dello Spirito Santo, come avviene con l’acqua nel Battesimo.
Ma nell’Eucaristia gli accidenti del pane e del vino consacrati santificano, pure, coloro che li ricevono, anche se il potere soprannaturale non è immediatamente connesso con il potere che viene dal cielo, ma è connesso tramite il Corpo e il Sangue del Signore contenuti in essi: «L’acqua del Battesimo non ha efficacia spirituale in quanto acqua, ma per la virtù dello Spirito Santo presente in essa, cosicché il Crisostomo spiegando le parole evangeliche di San Giovanni [5,4] “Un angelo del Signore di tempo in tempo...”, osserva: “Nei battezzati non opera la semplice acqua; ma essa lava tutti i peccati dopo che ha ricevuto la grazia dello Spirito Santo” [In Io, homil. 36: MG 59, 204]. Ora, come la virtù dello Spirito Santo sta all’acqua del battesimo, così il vero Corpo di Cristo sta alle specie del pane e del vino. Quindi le specie del pane e del vino nulla producono, se non in virtù del vero Corpo di Cristo»[86].
b) Così pure l’Eucaristia e gli altri sacramenti differiscono nel «come» si producono i due effetti definiti res et sacramentum e res tantum. Res tantum indica ciò che solo è effetto; res et sacramentum è ciò che, oltre a essere effetto del sacramentum tantum, è causa attiva di effetti successivi. Nell’Eucaristia è solo effetto – res tantum – la grazia sacramentale donataci quando ci comunichiamo: grazia santificante e nutritiva, unione a Cristo e ai fratelli, unità della Chiesa, carità, pace…; la res et sacramentum è il Corpo e Sangue del Signore sotto le specie eucaristiche.
Alcuni sacramenti danno immediatamente i due effetti, per es. il Battesimo, che dà il carattere (o potere soprannaturale causale, indelebile e irripetibile) e la grazia della nascita spirituale. L’Eucaristia invece non dà i due effetti immediatamente. Nel realizzarsi [in fieri] le parole di Cristo e la potenza dello Spirito Santo operano la transustanziazione, che colloca il Corpo e il Sangue sacramentati di Cristo sotto le specie; e nel mantenersi [in facto esse], le specie consacrate fanno sì che resti sotto le specie l’essere sacramentale già realizzato nel primo momento. Finché le specie durano, permarranno il Corpo e il Sangue di Cristo; quando esse scompariranno, anche essi spariranno.
c) Gli altri sacramenti si compiono quando sono amministrati e tutto ciò che producono si realizza in chi li riceve, come nel Battesimo la res et sacramentum, il carattere sacramentale, e la res tantum, la grazia.
Nell’Eucaristia, sia nell’aspetto in fieri che in quello in facto esse, il Corpo e il Sangue stanno fuori di chi si comunicherà; e soltanto quando si comunica si ricevono il primo e il secondo effetto sacramentale.
Per tutto questo San Tommaso insegna: «Un sacramento è tale in quanto contiene qualche cosa di sacro. Ma una cosa può essere sacra in due modi: in senso assoluto, o relativamente a un’altra cosa. Ora, è questa appunto la differenza tra l’Eucaristia e gli altri sacramenti aventi materia sensibile: l’Eucaristia contiene qualche cosa di sacro in senso assoluto, cioè il Cristo stesso; l’acqua del Battesimo invece contiene qualche cosa di sacro in senso relativo, cioè una virtù santificatrice, e lo stesso vale del crisma e di altre cose simili. Ecco perché il sacramento dell’Eucaristia si compie con la stessa consacrazione della materia, mentre gli altri sacramenti si compiono applicando la materia all’uomo che deve essere santificato.
Da ciò deriva un’altra differenza. Nel sacramento dell’Eucaristia la res et sacramentum si trova nella materia stessa; mentre la res tantum, ossia la grazia conferita, si trova in chi la riceve. Nel Battesimo, al contrario, ambedue le cose si trovano in chi lo riceve: sia il carattere che è res et sacramentum, sia la grazia della remissione dei peccati che è res tantum. Lo stesso si dica degli altri sacramenti»[87].
Nel mistero dell’Eucaristia vediamo, quindi:
– che «è il sacramento dell’unità ecclesiastica»[88].
– che non solo propriamente, ma per antonomasia le è attribuito il titolo di sacramento: «l’origine di tutti i sacramenti è la passione di Cristo; dal fianco di lui pendente sulla croce infatti fluirono i sacramenti, come dicono i santi; la perfezione invece del sacramento sta nel fatto che contiene la grazia; il fine poi del sacramento è duplice: prossimo, cioè la santificazione del ricevente, e ultimo, cioè la vita eterna. Ora, queste cose si trovano nell’Eucaristia secondo una certa eccellenza»[89];
– «Poiché questo sacramento è specialmente in memoria della passione del Signore; per cui si legge: “Tutte le volte che lo farete, lo farete in memoria di me” [1Cor 11,25]; e così quanto all’origine è detto sacrificio e ostia. Similmente anche contiene la grazia non a modo di intenzione come gli altri sacramenti, ma la pienezza della grazia nella sua fonte; e così l’Eucaristia è detta [sacramento] per antonomasia»[90];
– «in base a queste cose risulta chiara la risposta alle difficoltà: poiché una cosa può essere denominata per antonomasia in base a ciò che è comune»[91];
– «“Mistero della fede” può riferirsi alla stessa passione, che è un mistero di fede, come qualcosa di occulto latente nella fede di tutti i fedeli di Cristo, soprattutto degli antichi, presso i quali era in diversi modi figurata nascostamente nel mistero; anche [può riferirsi] allo stesso Sangue, in quanto è contenuto nel sacramento, il quale certamente è nascosto sotto le specie, e ha la massima difficoltà a essere creduto: per cui per antonomasia si dice: “Mistero della fede”»[92];
– «Non si può consacrare che con il pane di frumento; e il motivo di ciò è l’istituzione divina, poiché Egli consacrò con questo pane. Si può poi assegnare una triplice ragione dell’istituzione. Prima, in base all’effetto, poiché tale pane presta meglio il nutrimento; per cui è adatto a significare l’eccellenza della grazia che viene conferita in questo sacramento…»[93];
– «Ciò che è comune a tutti i sacramenti si attribuisce per antonomasia
all’Eucaristia a motivo della sua eccellenza»[94];
– «…nessuno può essere superiore…»[95];
– «essendo questo sacramento più nobile degli altri»[96];
– «In questo sacramento si richiede una devozione maggiore che negli altri sacramenti, essendo qui presente Cristo tutto intero. E anche più estesa, perché in questo sacramento è necessaria la devozione di tutto il popolo per il quale si offre il sacrificio, e non soltanto quella di coloro che ricevono il sacramento, come negli altri sacramenti»[97];
– «l’Eucaristia viene chiamata “il sacramento della carità”»[98];
– «…è il massimo dei sacramenti…»[99];
– «è “il sacramento della pietà”»[100];
– «…merita la massima riverenza…»[101];
– «molto più l’abbia fatto nell’istituire questo sacramento, trattandosi di una cosa
più importante»[102];
– «…così grandi misteri»[103];
– «nell’Eucaristia si compendia tutto il mistero della nostra salvezza: perciò essa si
celebra con maggiore solennità degli altri sacramenti»[104].
Questi e molti altri sono i motivi per cui il Concilio Vaticano II insegna che
l’Eucaristia è:
– «fonte e culmine di tutta la vita cristiana»[105];
– e che «…tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere d’apostolato, sono strettamente connessi alla sacra Eucaristia e ad essa ordinati (S. Th., III, 73, 3, c.; III, 65, 3). Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa (cfr. S. Th., III, 65, 3, ad 1; III, 79, 1, c., e ad 1), cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua Carne vivificata e vivificante nello Spirito Santo, dà vita agli uomini e questi sono invitati e indotti a offrire insieme a Lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create. L’Eucaristia risulta così fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione, poiché i catecumeni vengono gradualmente introdotti alla partecipazione dell’Eucaristia, e i fedeli, già segnati dal sacro Battesimo e dalla Confermazione, per mezzo dell’Eucaristia vengono pienamente inseriti nel Corpo di Cristo»[106].
Padre Carlos Miguel Buela,
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