domenica 4 aprile 2021

Commento all‟Apocalisse

 


La terza epoca della Chiesa militante, quella dei grandi Dottori, che inizia con Silvestro Papa e Costantino il Grande e giunge fino a Leone III e Carlo Magno Imperatore (312-800) 

 
Capitolo II, vv. 12-17 
 
I. La terza epoca della Chiesa è quella dei Dottori, e incominciando da Costantino il Grande e Papa San Silvestro I, durò fino a Carlo Magno e il Sommo Pontefice S. Leone III. Durante questo periodo le eresie vennero estirpate e la religione di Cristo si rafforzò in quasi tutto allora conosciuto. Quest‟epoca della Chiesa può essere chiamata illuminativa, poiché i principali dogmi della fede cattolica furono attaccati, ossia la Trinità e unità di Dio, la divinità di Cristo, l‟Umanità, la sua filiazione e la processione dello Spirito Santo ecc. Dio, però, poiché dal contrasto con l‟errore la verità brilla di luce più forte, così diede alla Chiesa per illuminarla dei Dottori eccezionali come Sant‟Ambrogio, Sant‟Agostino, San Girolamo, San Beda il Venerabile, San Leone I, San Giovanni Crisostomo e moltissimi altri Padri sia greci che latini. Permise inoltre dall‟altro che alcuni pessimi eretici sorgessero per combattere quelle verità, come Ario, Donato, Macedonio, Pelagio, Eutiche, Nestorio ecc. Permise inoltre, per mettere maggiormente alla prova i suoi eletti, che questi eretici avessero dei potenti seguaci come gli Imperatori Costanzo, Giuliano l‟Apostata, Valente, Leone, Zenone, e ancora Alarico Re dei Vandali, Teodorico sovrano degli Ostrogoti, Anastasio re dei Daci, Costante, Leone III, Costantino V, Leone IV, Costantino VI, e un numero non piccolo di Arcivescovi, Vescovi ecc. A quest‟epoca corrisponde il terzo dono dello Spirito santo, quello dell‟Intelletto. La Chiesa di Cristo, infatti, illuminata da esso, divulgò e dichiarò gli altissimi misteri della SS. Trinità e dell‟Incarnazione di Cristo e molti altri, dissipando le tenebrose dottrine degli eretici. Allo stesso modo il terzo giorno della creazione del mondo ben si mostra per questo aspetto [ex hoc capite] figura della terza epoca della Chiesa. Come infatti nel terzo giorno fu ordinato alle acque di abbandonare la terra e riunirsi in un sol luogo, così le tribolazioni (di cui le acque sono simbolo) dei tiranni pagani Dio tolse dalla Chiesa grazie a Costantino il Grande e le relegò nel mare di fuoco dell‟inferno. Del pari come nel terzo giorno della creazione la terra produsse l‟erba verde, i fiori, gli alberi da frutto ed altre numerosissime piante sia come suo ornamento sia ad utilità e diletto dell‟uomo, così in quest‟epoca della Chiesa dalle acque del Battesimo germogliò l‟erba verde (i fanciulli e gli adulti cristiani) gli alberi (i Dottori)  e le piante da frutto (simbolo dei beni e delle rendite in stabile possesso della Chiesa) di cui il detto Imperatore la arricchì. Aggiunse inoltre a suo ornamento e splendore moltissimi altri beni, riconoscendone il principato, dotandola di autorità temporale, edificando moltissimi edifici di culto in tutto l‟Impero, permettendo che altri lo facesse, ordinando di farlo e sovvenendo a proprie spese. Di quest‟epoca della Chiesa fu poi figura la terza età del mondo che da Abramo giunge a Mosè ed Aronne. Durante quella, infatti, i sodomiti furono sommersi nel Mar Morto, gli Egiziani perirono tra le onde del Mar Rosso, Core, Datan ed Abiron e gli altri scismatici d‟Israele vennero annientati e il popolo ricevette grazie a cui il diritto di natura fu meglio delucidato e dichiarato. Così nella terza epoca della Chiesa il popolo cristiano dopo i martìrii fu condotto nella terra della pace costantiniana. La lussuria poi del mondo e l‟idolatria dei pagani venne sommersa nel sangue di Cristo e dei martiri. Moltissimi scismatici ed eretici furono espulsi dalla Chiesa. La legge evangelica e la verità della fede cristiana vennero rese più chiare. L‟Imperatore Giustiniano, poi, decretò che le leggi civili, le ordinanze emanate dai principi, i canoni promulgati dai SS. Padri avessero valore di legge. Infine la Chiesa di Pergamo è figura di quest‟epoca. „Pergamo‟ infatti significa colui che separa le corna che spuntarono alla Chiesa in quest‟epoca durante il regno di Costantino il Grande: le corna, infatti, che sono l‟espressione della forza e degli arieti e di altri animali, simboleggiano tanto il potere spirituale che quello temporale. Si dice poi che separa le corna perché poco dopo la conversione di Costantino questa potestà della Chiesa venne divisa e lacerata da Ario e da altri eretici. Donde il corno sinistro (ossia gli eretici) combatterono contro quello destro (ovvero i cattolici). Il primo infatti è il corno della dannazione, il secondo invece quello della salvezza, che Dio innalzò nella casa di Davide suo servo (Cristo) e con il quale venne sempre cacciata nell‟inferno la protervia degli eretici. 
II. Vers. 12. E all‟Angelo della Chiesa di Pergamo scrivi. Vedi il commento sopra esposto. Ecco quanto dice Colui che tiene la spada a due tagli ossia la sentenza del Signore che condannerà i malvagi nel corpo e nell‟anima. Per l‟interpretazione delle restanti parole vedi sopra § 3, Cap. 1, vers. 16. la spada a due tagli è qui introdotta a precedere la descrizione della terza epoca della Chiesa 1) per incutere spavento ai malvagi minacciandoli con la spada della vendetta, e consolare i buo- ni con quella della loro difesa; 2) in quest‟epoca la Chiesa ha combattuto contro gli eretici, celebrando molti concili sia ecumenici che provinciali, nei quali moltissimi eretici vennero colpiti con la spada dell‟anatema, espulsi con la sentenza di scomunica e separati da copro della Chiesa, la qua- le in quanto Giudice supremo delle controversie riguardanti la fede porta sulla terra quella medesi- ma spada che Cristo, suo Sposo, tiene in cielo, come sopra vedemmo. 
Vers. 13. So dove abiti, ossia in mezzo ad eretici d‟indole prava come Ario, Macedonio ed altri, che sono membri del Diavolo, sicari di Lucifero, amatori delle tenebre, guide di ciechi, alberi autunnali, canne agitate dal vento della superbia, e che sono stati proscritti per la loro malizia già da tempo e meritevoli d‟essere sterminati nell‟incendio del fuoco infernale. Su di essi Lucifero esercita la sua autorità, in essi abita quell‟antico odiatore della verità e di Cristo Dio, essi possiede, regge, ammaestra, istiga e governa. Perciò essi sono il suo regno, ed egli il loro re e comandante, che per mezzo loro (che sono le porte dell‟inferno) combatte contro la mia diletta Chiesa. Per cui il testo aggiunge: Laddove Satana ha il trono. Trono infatti indica il potere regale o meglio la sede di un Re o di un Principe, la sede che Satana ha negli eresiarchi. E tieni il mio nome, ovvero la professio- ne di fede nel mio nome,  e non hai rinnegata la mia fede durante le persecuzioni ed i tormenti, ma hai perseverato. Qui Cristo meritatamente e a proposito loda nei prelati della Chiesa la confessione del suo nome e la perseveranza nella fede. In quel tempo infatti soprattutto i dogmi della Divinità e Umanità di Cristo, la sua venuta nella carne, i misteri della Paternità e della Filiazione divine, non- ché quello della Processione dello Spirito Santo, erano stati impugnati duramente da Ario, Macedo- nio, Nestorio e da altri eresiarchi, e la fede cattolica e i suoi difensori a causa di quelli avevano do- vuto sopportare cose incredibili. Sia d‟esempio Sant‟Atanasio, uomo davvero ammirevole ed ama- bile, che per il Nome di Gesù, la fede nella Sua Divinità  e nella SS. Trinità si nascose per alcuni anni in una vecchia cisterna e per un anno  e qualche mese nel sepolcro paterno e patì molte avversità. Allo stesso modo altri Vesco vi furono mandati in carcere, vennero incatenati, patirono l‟esilio e la morte, come si ricava dalla Storia Ecclesiastica. Ed in quei giorni in cui Antipa, martire mio fedele, fu ucciso in mezzo a voi, la dove abita Satana: come esempio della sopra lodata professione e perseveranza nella fede di Cristo si cita il Santo Martire Antipa, che patì per confessare la fede in Gesù Cristo presso Costantinopoli, città grandissima dove la tempesta dell‟eresia ariana infuriava sia tra il popolo che i Vescovi. Contro i santi di Dio nella successione nell‟episcopato prese anche forza anche l‟arroganza e il fuoco dell‟emulazione fino allo spargimento di sangue. Viene perciò chiamata residenza di Satana. In Oriente infatti gli ariani, i macedoniani e gli empi e scellerati pro- pugnatori di altre eresie incrudelirono contro i cattolici. Per questo vien detto in quei giorni, ossia scoppiata quella tempesta eretica a causa del mio Nome, Antipa fu il mio testimone fedele fino alla morte e allo spargimento del suo sangue, con cui diede testimonianza alla verità della mia Divinità, essendo io veramente il Figlio di Dio uguale al Padre mio dall‟eternità. 
Vers. 14. Ma ho poche cose da rimproverarti. Si passa poi con quel che segue, come abbiamo già visto sopra, al giusto rimprovero: 
Vers. 15. Hai lì alcuni che aderiscono alla dottrina di Balaam, che insegnava a Balac come mettere lo scandalo davanti ai figli d‟Israele, perché mangiassero e fornicassero. Così an- che tu ne hai alcuni che aderiscono alla dottrina dei Nicolaiti. La storia di Balaam si ha nel libro dei Numeri cap. XXV. Balac, re dei Moabiti, mandò, secondo il consiglio di Balaam, alcune belle fanciulle vicino all‟accampamento degli ebrei, che erano lussuriosi, praticavano l‟idolatria, e così Dio si sdegnò contro tutto il popolo. Viene introdotto qui il riferimento a Balaam come paragone ed esempio. Dice infatti poi: Così anche tu hai alcuni che aderiscono alla dottrina dei Nicolaiti. Commenta l‟Abate Ruperto nella sua esposizione dell‟Apocalisse: i Nicolaiti portano i vasi del Signore, tuttavia sono incontinenti, perché non vogliono sposarsi legittimamente, come è imposto dal- le leggi ecclesiastiche. Cadono così in grandi eccessi, rompono il vincolo coniugale quando voglio- no, o non stringono alcun matrimonio legittimo in modo da poter dire di non infrangere alcuna unione nuziale. Chiunque quindi diviene tanto audace da imitarli nei loro adulteri ed incesti, fornicano con loro e si dimostrano seguaci del demone Beelfagor. Quando dice: Anche tu hai alcuni che aderiscono alla dottrina dei Nicolaiti. Innanzitutto viene qui rimproverata la Chiesa di Pergamo, nella quale v‟erano alcuni che, seguaci degli errori dei Nicolaiti, scandalizzavano e pervertivano il popolo con i loro immondi costumi. Tuttavia, sotto la figura della Chiesa di Pergamo, viene qui ri- presa la condotta di alcuni che vissero durante il terzo tempo della Chiesa, molti dei quali, imitando i Nicolaiti, praticarono le loro perversioni. Quando cessarono infatti le persecuzioni da parte dei pagani, la Chiesa si rilassò, e grazie alla generosità di Costantino il Grande e di altri, i suoi ministri e sacerdoti godevano di copiosi redditi e benefici, e così il clero ingrassato, arricchito, accresciuto, abbandonò Dio suo creatore e s‟allontanò dal Suo Salvatore per attaccarsi, infiammato da smodati appetiti, agli illeciti piaceri carnali. Così Dio afflisse la sua Chiesa con l‟opposizione di numerose eresie, e la scosse perché non si corrompesse nelle mollezze e nei piaceri. Allo stesso modo un ma- rito prudente, che conosce la malvagia propensione della sua carissima consorte, accortamente la mantiene a dovere tenendola occupata nelle attività della casa. In verità la paterna bontà di Dio userà fino alla fine del mondo questa saggia condotta, stimolandola sempre con criminali importuni, sovversivi, sobillatori, eretici e tiranni di modo che incancrenisca nella ricchezza, negli onori, e nei piaceri della carne. 
Vers. 16. Fai dunque penitenza. Vedi quel che si è detto riguardo alla Chiesa di Efeso. Altrimenti ossia se trascurerai di correggerti con una degna penitenza, verrò quanto prima da te con la dovuta punizione e pena, sia in questa vita che nella morte e nell'ultimo giudizio. viene impiegato il tempo futuro, perché, come già dissi, le punizioni di Dio spesso incombono su di noi da lontano e vengono scatenate quando meno ce l'aspettiamo. e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca, ovvero con la spada della giustizia retributiva, della morte, del giudizio particolare e finale, con la spada infine dell'eterna dannazione, fulminando i prevaricatori come in San Matteo: Andate maledetti nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi Angeli (XXV, 41). 
Vers. 17. Chi ha orecchio ascolti quel che lo Spirito dica alle Chiese. Al vincitore darò manna nascosta, gli darò un sassolino candido ove è scritto un nome nuovo, che nessuno conosce se non colui che lo riceve. Segue dopo aver minacciato la pena la promessa del premio e della gloria futura. Innanzitutto le parole Gli darò manna nascosta significano metaforicamente la beatitudine celeste, che è la condizione perfetta ove si godono tutti i beni. come infatti nella manna si conteneva la vita del popolo ebraico e la dolcezza e soavità d'ogni cibo, così ci viene qui promessa l'abbondanza nella celeste beatitudine di tutti i beni di cui saremo pienamente saziati e godremo in eterno. Questo cibo è detto nascosto poiché occhio non vide, orecchio non udì e mai scese nel cuore dell'uomo quel che Dio ha preparato per coloro che l'amano (San Paolo I ai Corinti, II, 9). San Paolo impiega anche un'altra espressione: Nascosto in Dio (I Corinti, II, 7). La vostra vita infatti è nascosta con Gesù Cristo in Dio. Quando Cristo, che è la vostra vita apparirà, allora anche voi con Lui apparirete nella gloria. Mortificate quindi nei vostri membri, finché siete sulla terra, e astenetevi dalla fornicazione, impudicizia, libidine, cattiva concupiscenza ed avarizia, che sono gli idoli della schiavitù del peccato. In secondo luogo dice Gli darò un sassolino candido, ossia la gloria e lo splendore del corpo senza macchia o difetto. Un sassolino candido ove è scritto un nome nuovo, che nessuno conosce se non colui che lo riceve. Questo nuovo nome che Dio darà a ciascuno significa la distinzione speciale con cui Dio tratterà ciascuno conforme alla sua condotta terrena. Altro è infatti lo splendore dei vergini, altro quello dei martiri, altro ancora quello dei coniugati, altro quello degli Apostoli e altro quello dei Profeti. Una vergine poi differirà dall'altra in splendore di gloria, un Apostolo dall'altro, un confessore dall'altro, un martire dall'altro, un Profeta dall'altro, e tutti saranno tra loro diversi nello splendore della loro gloria. Così insegna San Paolo: Altro è lo splendore del sole; altro quello della luna, altro ancora quello delle stelle; ed anche tra stella e stella v’è differenza di luce. Così avverrà nella risurrezione dei morti (I Cor. XV, 41-42). Il testo aggiunge: che nessuno conosce se non colui che lo riceve, per indicare quella distinzione propria a ciascuno. Nessuno vi parteciperà se non colui che lo riceve come specificamente riservata a ciascuno in modo che nessun altro possa averlo o averne parte. Conosce in senso metaforico, in quanto ogni santo conoscerà l‟eccellenza e la gloria dell‟altro, come insegna la teologia. È scritto un nome nuovo: ossia stabilito e vergato con la penna di ferro dell‟eternità e che non potrà più essere loro sottratto. 

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