Venga il tuo regno!
Inoltre dovete consolare Nostro Signore, che attende le vostre consolazioni e le riceve con gioia. Domandategli che susciti buoni Sacerdoti, di quei Sacerdoti apostoli che santificano un secolo, che danno a Dio nazioni intere. Esprimetegli il vostro vivo desiderio che Egli sia tutto in tutti, non solamente Salvatore - ciò suppone troppe miserie nel mondo - ma Re, Re assoluto e pacifico. Consolatelo della freddezza e disobbedienza di tanti suoi sudditi.
Povero Gesù, è come un vinto! In cielo regna Signore sugli Angeli e sui Santi ed è fedelmente obbedito. Quaggiù no! Gli uomini, suoi redenti e suoi figli, hanno prevalso su di lui! Più non regna negli stati cattolici. Facciamolo regnare almeno in noi e lavoriamo a ricondurre dovunque il suo regno.
Nostro Signore, assai più che alle chiese monumentali, guarda ai nostri cuori e li cerca; poiché dunque i popoli hanno cacciato Nostro Signore, rialziamo il suo trono sull'altare dei nostri cuori. I barbari si facevano un re elevandolo sui loro scudi; noi proclameremo re Gesù in Sacramento elevandolo sui nostri cuori, servendolo con fedeltà e devozione. Ah! quanto ama i nostri cuori, Gesù! Li brama: si fa il mendicante dei nostri cuori, domanda, supplica, insiste. Cento volte gli fu risposto con un rifiuto, ma sempre ci tende la mano! Veramente noi diremmo che è un disonorarsi, domandare ancora dopo tante ripulse. Invece noi dovremmo morir di vergogna al pensare che Gesù viene così mendicando e che nessuno gli da quel che domanda. Oh! quanti affronti sostiene nella ricerca dei nostri cuori! Egli insiste soprattutto presso i cattolici, le anime devote, i religiosi, che non vorrebbero dargli tutto il loro cuore. Gesù vuol tutto: e la ragione, il movente di tali ricerche appassionate, è il suo amore. Ma fra i trecento milioni di cattolici, quanti lo amano con l'amore dell'amico, che da la vita, dal fondo del cuore? Almeno quelli che si danno alla pietà, i suoi figli, i suoi religiosi, le sue vergini fossero totalmente suoi! Ma lo si lascia avanzare d'un passo nel cuore e poi gli si oppone un ostacolo; gli si accorda una cosa e se né ricusa un'altra. E Gesù vuol tutto, domanda tutto; aspetta e non si stanca.
Amiamolo dunque per noi stessi, per quelli che non l'amano, per i parenti e gli amici; paghiamo il debito della nostra famiglia, della nostra patria. Così fanno i santi, imitatori di Nostro Signore, che ama per tutti gli uomini e si fa mallevadore per tutto il mondo.
Ah, questo amabile Salvatore che tanto ci ama, diventi infine il re, il signore, lo sposo dell'anima nostra! Può mai darsi che non amiamo Nostro Signore almeno come i nostri parenti, i nostri amici, noi stessi? Ma ci hanno dunque ammaliati!
Certo, se potessimo con un sol atto pagare tutto il debito di amore, via, lo faremmo; ma perché si deve incessantemente rinnovare il dono di noi stessi, il coraggio ci viene meno. Ebbene, questo prova manifestamente che il nostro non è vero amore.
Povero Gesù! qual pena gli facciamo! Si videro madri morire dal dolore cagionato da figli indegni. Se Nostro Signore non fosse immortale, sarebbe morto mille e mille volte dopoché si è velato nel SS. Sacramento. Nel Giardino degli Ulivi, senza un miracolo sarebbe morto alla vista dei peccati che doveva espiare. Qui è glorioso in se stesso, ma nelle sue opere, nel suo cuore, è umiliato e ridotto al nulla! Tactus dolore cordis intrinsecus!
Ebbene, consolate l'amantissimo Nostro Signore. Gli uomini trovano sempre qualcuno che corrisponda al loro amore, ma il Signore?...
Consolatelo dell'ingratitudine di tutti i peccatori; ma soprattutto della vostra propria ingratitudine. Piangete con lui le defezioni dei suoi ministri infedeli, delle sue spose stolte. Se giustamente si dice che queste cose sono troppo ributtanti ed è meglio nasconderle, pensateci però ai piedi di Gesù e consolatelo. Giuda da solo dovette far versare lagrime di sangue a Nostro Signore. Oh! non avremmo un momento di gioia, se conoscessimo le offese che si fanno a Gesù, E il sacerdote non vorrebbe consacrare, se Gesù fosse ancora soggetto al dolore. Grazie a Dio, egli non può più morire, e il suo amore solo porta il peso di tutti gli oltraggi.
Mi accorano vivamente le anime pie, le spose di Gesù Cristo in mezzo al mondo, le quali sempre rimandano la perfezione ai religiosi, dicendo che non vi sono obbligate, non avendo fatto i voti di religione. La verità è che non si ha il coraggio di amare. L'amore è lo stesso da per tutto, e voi potete amare di più nel vostro stato che un religioso nel suo: lo stato del religioso è più perfetto in se stesso, ma il vostro amore può sorpassare il suo amore.
Orsù, il regno di Gesù Cristo si stabilisca in voi. L'Esposizione del SS. Sacramento è l'ultima delle grazie, dopo la quale non vi è più che il Cielo o l'inferno. L'uomo si lascia attirare da quel che splende. Orbene, Nostro Signore è salito sopra un trono raggiante, si fa vedere da tutti, e non vi è più scusa. Se lo si lascia solo o gli si passa innanzi senza convertirsi, Gesù si ritirerà, e che sarà di noi? Dunque servite Nostro Signore, consolatelo, portate il fuoco del suo amore dappertutto ove non è ancora acceso, lavorate alla dilatazione del suo regno che è il regno dell'amore:
Adveniat regnum tuum, regnum amoris!
San Pietro Giuliano Eymard
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