domenica 25 aprile 2021

DELL'ULTIMA PERSECUZIONE DELLA CHIESA E DELLA FINE DEL MONDO

 


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Sotto il regno d'Ircano figlio e successore di Simone, il popolo cadde sotto la schiavitù dei re di Siria, e fu gravato di pesantissimo tributo; ma verso la fine del suo regno, questo re sacerdote, coll' ajuto de Romani, scosse questo giogo e riconquistò tutte le terre perdute. Fu questo l'ultimo trionfo di questo popolo (2). Mentre però si trionfava all' esterno, incominciarono le interne discordie. Ircano teneva per la setta de Farisei, potentissima in questi tempi; ma perchè uno de' suoi capi ebbe l'ardimento d' intaccarlo nella sua dignità, calunniandolo d'essere figlio di madre schiava, e perciò incapace del Sommo Sacerdozio; se la  prese tanto a cuore, sollecitato anche da Saducei, che abbandonò la loro setta, si diede a questi, e mosse loro una guerra spietata. - Il figlio suo Aristobolo gli succedette nel sacerdozio e nell' impero, circa l' anno MCM. Per gelosia di regno uccise la propria madre ed un fratello, e morì miserissimamente dopo soli due anni. Il fratello Alessandro prese le redini del governo, e le macchiò di fratricidio. Il suo regno fu una continua guerra co' popoli circonvicini, e più ancora con le sette interne. Perchè per vendicarsi d'un ingiuria ricevuta da Farisei, ne fece trucidare sei mila. Questo fatto diede origine ad una guerra civile, che durò sei anni continui. Alessandro non cedette mai, e un giorno che presa aveva una città ribelle, ne trascinò prigionieri a Gerusalemme ottocento capi, i quali fece tutti crocifiggere, e sotto a loro occhi scannare tutti i loro figliuoli, le mogli e le concubine loro, assistendo egli a quel truce spettacolo, assiso ad un banchetto con le sue donne. In tutti questi sei anni ascesero a più di cinquanta mila i settari per lui trucidati (1). Lasciò in testamento, morendo, che Alessandra sua moglie gli succedesse nel trono, e che facesse amicizia co Farisei, e raccomandasse a loro sè medesima ed i suoi figliuoli. Questi settari, che nulla più desideravano del comando, perdonarono al defunto re i mali trattamenti ricevuti, e si posero a disfogar l' ira loro contro de Saducei. Questi veggendosi taglieggiati ed oppressi nei modi più barbari ebbero ricorso alla Regina; ma questa trovandosi impotente a salvarli, come unico rimedio, li ricoverò e serrò dentro le fortezze dello stato. Venuta a morte da lì a pochi anni, Aristobolo figlio suo minorenne fuggì di notte e si mise nelle mani de Saducei, mentre Ircano il primogenito si era posto nelle mani de Farisei. L'uno e l'altro fu incoronato principe, e fatto Sommo Sacerdote dalle due sette: indi messisi ambidue a capi d' eserciti s' incontrarono in aperta campagna. I Farisei avevano disgustato il popolo con le loro tirannidi, e perciò nel conflitto si videro abbandonati. I Saducei che s'erano uniti agli Esseni, e che avevano a capo Aristobolo, uomo guerriero ben chè giovinetto, vinsero la battaglia presso Gerico, di spersero i nemici, e trionfanti entrarono in Gerusalemme, e v” installarono il loro Monarca. Le cose non restarono però in pace, perchè Antipatro, potente Idumeo, padre di Erode, sollevò il popolo contro ad ambedue i fratelli, e suscitò tra loro medesimi invidia e gelosia di regno. Queste arti sue destarono tale incendio, che tutta la nazione fu in tumulti e dissidi. Non v'era più a sperar pace senza di un giudice esterno; quindi si venne alla pessima risoluzione di far ricorso a Pompeo generale romano, che ritornava allora dalla spedizione contro Mitridate. Dopo varie vicende, Pompeo pose l' assedio a Gerusalemme, ed indi al Tempio, e l'ebbe d'assalto in sei mesi. La strage fu orrenda: da diecimila persone vennero passate a fil di spada, e tra queste, migliaia di donne e gli stessi sacerdoti sacrificanti. Il luogo santo fu profanato e tinto tutto di sangue (an. 1944: 60 innanzi Cristo). Pompeo fece demolire le mura di Gerusalemme, ristabilì sul trono Ircano, rese la Giudea tributaria dei Romani, innalzò a coadiutore del principe l' Idumeo Antipatro, ed il gentile Scauro, incatenò Aristobolo con la moglie e i figli e li trasse seco a Roma; il solo Alessandro potè nascondersi e fuggire la schiavitù. E questa è la prima epoca della schiavitù romana (1). - Alessandro, presa l' occasione che Ircano ed An tipatro erano a guerreggiare pe Romani, entrò di ce lato in città, si fece riconoscere per re, rifabbricò prestamente le abbattute mura, radunò un buon eser cito, e mosse contro di loro, i quali uditane la novella retrocedettero. Si venne alle mani, la battaglia fu cruda, ma la vittoria si dichiarò per Alessandro. Ir cano ed Antipatro sbaragliati ebbero ricorso ai Romani. Gabinio, governatore della Siria, si portò a Gerusalemme, ne scacciò Alessandro e vi ristabilì Ir cano, cangiando però la forma di governo da Monar chico in Aristocratico (1). Crasso entrò in questo tempo a Gerusalemme, dispogliò il tempio, involando nientemeno che dieci mila talenti. Giulio Cesare liberò Aristobolo col figlio Antigono, e li mandò con due legioni a far guerra a Pompeo, e a riconquistare il suo regno; mentre Alessandro, l'altro suo figlio, era sollecitato ad aiutare il padre. Le cose sarebbero bene procedute, se Antipatro, a tradimento, non avesse fatto uccidere Alessandro da Cabinio, ed avvelenare Aristobolo (2). Antigono si procurò l'amicizia del re de Parti, e questi accolse le sue suppliche, e mosse alla volta di Gerusalemme; la prese, e quindi pose lo stesso Antigono sul trono dandogli incatenati Ircano e Fasael. Questi si uccise in carcere, e quegli fu cacciato inesiglio dopo avergli tagliate le orecchie, perchè non potesse mai più essere sacerdote. Per questo fatto la Giudea tutta fu coperta di stragi e di ruine (3). Erode che era fuggito a Roma, fu preso in protezione da Marcantonio, il quale lo fece incoronare in Roma re de' Giudei, e lo mandò a conquistare il suo regno. Antigono vi oppose una ostinata resistenza; ma i Romani superarono un'altra volta quelle mura, en trarono trionfanti, misero la città a saccheggio, e l'ar sero; corse il sangue a rivi ed a torrenti per le strade e per le piazze. Antigono si gettò a piedi del vincitore chiedendo vilmente pietà e vita; ma quella e questa gli fu negata: stretto fra catene fu tradotto ad Antio chia, e giustiziato per le istanze d'Erode. In lui ebbe fine il regno degli Asmonei, durato cento ventisei anni, e quello di Giuda e di Davidde, e così si preparò la via alla nascita di Cristo, come aveva profetizzato Giacobbe (4).

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P. B. N. B.

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