domenica 4 aprile 2021

Due atteggiamenti, due tipi di preghiera.

 


Questi due attributi di Dio, la Misericordia e la Giustizia, che caratterizzano rispettivamente l’opera della REDENZIONE e il REGNO DELLA VOLONTÀ DIVINA, caratterizzano anche i vari atteggiamenti spirituali dell’uomo nei suoi rapporti con Dio. Sono due atteggiamenti religiosi, due tipi di preghiera:  

Il servo –e anche il figlio minorenne, che ha ancora mentalità di servo, essendo “come uno schiavo, pur essendo padrone di tutto” (Gal 4,1)– devono bussare alla porta della Divina Misericordia per ottenere. Da qui le esortazioni di Gesù a domandare (“Cercate e troverete, chiedete e riceverete, bussate e vi sarà aperto”, “Tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo darà”, ecc.). Mentalità che si vede dalle “intenzioni” e nelle petizioni che si fanno, ecc., dal momento che il modo di pregare dice qual è la fede (“lex orandi, lex credendi”). È il “figlio prodigo” in cammino di ritorno verso la Casa del Padre. 

Invece, il figlio che vive ormai nella Casa paterna, nella Volontà del Padre, non sente alcun bisogno di chiedere nulla per sé, perché sente tutto suo. “Una sola cosa gli sta    a cuore, la Divina Volontà e l’Amore”, dice Gesù alla sua piccola Figlia, Luisa Piccarreta. Non ha cose proprie, ma tutto in comune con il Padre, per cui solo cerca   “il Regno di Dio –per tutti– e la sua Giustizia” o Santità. Non si interessa più di sé (vive in un perfetto abbandono fiducioso), ma s’interessa di ciò che sta a cuore a Dio, il suo Regno e la sua Gloria, e di ciò che giova al prossimo e lo può unire di più a Dio.  

In altre parole, chi sta ancora fuori della Casa deve bussare, chi invece è dentro non ha bisogno. Per questo, dice il Signore, nel paradiso terrestre, nei rapporti tra Adamo innocente e Dio c’era da parte dell’uomo l’adorazione, la lode, il ringraziamento e l’amore, ma non c’era la supplica o la preghiera di petizione. Quella è nata dopo il peccato, dopo la rottura dell’unione con Dio, quando l’uomo si è sentito bisognoso di tutto, bisognoso di Misericordia da parte di Dio.  

Gesù ha pregato per i suoi (Gv 17), come anche la Mamma Celeste ha pregato e “prega per noi, peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Preghiera d’intercessione. E per chiedere per noi alla Giustizia del Padre “il Regno di Dio e la sua Giustizia”, loro che “avevano il diritto d’impetrarlo”, cioè di ottenerlo con giustizia      a noi perché appartiene ad essi, quindi il diritto di darlo perché è di loro proprietà. 

Così, chi vive nella Divina Volontà sente chiaramente di non aver bisogno di nulla, ma solo il bisogno di amore di dare. Non ha bisogno di chiedere, ma fa come fece la Mamma Celeste alle Nozze di Cana: fece presente a suo Figlio il problema degli altri (lo condivise con Lui nel modo più semplice), senza dirgli cosa doveva fare, e agli altri disse di “fare come suo Figlio avesse detto loro”, condizione indispensabile per ottenere da Gesù –come la Mamma Celeste dice a Luisa– “il necessario e il superfluo”. 

Quante cose vorrebbe darci Dio, nostro Padre Celeste! Ed è Sua volontà che in quanto figli uniti al Figlio (“nel suo Nome”) gliele chiediamo, certo, ma come le ha chiesto Gesù: avendo identificato la nostra volontà con la Sua e lasciando a Dio il totale modo di risolvere il nostro problema, di esaudire la nostra richiesta (“Padre, se è possibile…, ma non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”)  

Quante cose vorrebbe darci ancora nostro Padre Divino, ma quante di queste cose      –secondo la sua Volontà– debbono essere da noi richieste con vera consapevolezza e vero desiderio, che, previo un atteggiamento di umiltà (il contrario è l’arroganza nel chiedere, il pretendere), si traduce in fiducia (“fede”) e perseveranza. Insomma, quante volte e per tante cose il nostro chiedere deve raggiungere un certo grado d’intensità,  nel modo indicato, perché “faccia contatto” con il Suo desiderio di dare.  

Basta di considerare la preghiera di petizione come una sorta di “tiro alla fune” con Dio, di “braccio di ferro” o di lotta con Lui. Non mettiamo Lui sopra un piatto di una bilancia e la nostra preghiera sull’altro piatto per vedere se riusciamo a superare la sua “resistenza”, come non possiamo mettere la nostra miseria e indegnità sopra un piatto e la sua Misericordia sull’altro, ma la soluzione “geniale” è metterci sullo stesso piatto, metterci nelle sue braccia. La nostra preghiera non può servire a “convincerlo” di nulla, ma a “convincere noi” della Sua bontà, sapienza e grazia.  

Non è che Dio sia avaro dei suoi doni, affatto, né duro di cuore come tante volte è giudicato dall’uomo, ma Egli dispone la concessione delle sue grazie e dell’esaudimento delle nostre petizioni in funzione della nostra crescita nella fiducia in Lui, della crescita della nostra unione con la sua Volontà. Quindi, la concessione di molte cose dipende –perché così Egli ha stabilito– non solo da Lui, ma anche da noi, dal grado della nostra fiducia e della nostra unione con la sua Volontà, fino all’identificazione della nostra con la Sua in uno stesso volere. 

Per questo la Mamma celeste disse una volta, a Medjugorje: “Sta a voi ottenere le grazie da Dio: c’è chi le ottiene forse dopo un anno, chi in un mese, chi in un giorno e chi in un minuto”.  

Tutto questo, per quanto riguarda la preghiera “di petizione” e d’intercessione. Ma il tutto si riassume nella parola di Gesù, fondamentale: “Cercate innanzi tutto il Regno   di Dio e la sua Giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”. 

P. Pablo Martin Sanguiao

Nessun commento:

Posta un commento