Ritrovamento dei corpi di Santa Cecilia, Valeriano, Tiburzio e Papa Urbano.
[…] Fù sommamente intento il medesimo S. Pasquale con pia gelosia, che non si smarrissero, e fossero, come era auvenuto, tolti li Corpi santi da’ Cimiteri, di levarli da essi, e distribuirli per diverse Chiese dentro Roma, acciò che con più culto, e divozione fossero onorati, e trà gli altri usò diligenza per ritrovare nel Cimiterio di Calisto dove sapeva essere stato sepolto da S. Urbano Papa, il corpo della gloriosa Vergine, e Martire S. Cecilia; e no’l ritrovando, pensò, che, come si era pubblicamente vociferato, fosse stato robbato da Astolfo Re de’ Longobardi, che realmente, come disse la stessa Santa, nella visione apparsa al detto Pontefice, onde con diligenza grande la ricercò, ma non gli riuscì di ritrovarla. Non potendo egli dunque sodisfare in ciò al suo desiderio, si rivolse tutto a ristorare la Chiesa dedicata alla medesima Santa, che per l’antichità ne andava in rovina; il che, come si è detto, felicemente riuscì, ponendo nell’Altare rinovato, e nobilmente abbellito i Corpi de’ SS.
Pontefici Urbano, e Lucio Papi, e Martiri, di S. Massimo, di novecento altri martiri; e di molti altri, il nome de’ quali è descritto in diverse tabelle e nella Chiesa e nell’ornatissima Confessione sotterranea; Gradì sommamente la generosa, e pia industria del Santo Pontefice questa gloriosa Vergine e Martire, e volle con un modo meraviglioso consolarlo, peròche trovandosi una Domenica al Matutino avanti l’Altare di S. Pietro in Vaticano, ed essendosi di stanchezza, e nell’udire la musica addormentato, gli apparve la Santa in un aspetto bellissimo di una Verginella, con un abito risplendente, e maestoso, e lodando la diligenza, e pietà di lui nel trasferire da’ Cimiteri li Corpi de’ Santi, gli disse che auvicinato al suo in quello di Calisto, che se fosse stata viva, poteva parlargli, e che se bene i Longobardi cercata l'havevano, non però erano giunti per grazia della Gran Madre di Dio a ritrovarla: onde proseguisse pure le sue industrie per cercarla di nuovo. Allegro di cosi lieta rivelazione, il Santo Pontefice, andò con altri Vescovi in abito Pontificale al Cimiterio, cavò, cercò, ed arrivò al nascosto tesoro, riposto in una grand'Arca di marmo, e dentro in un'altra di cipresso; e in un'altra vicina ritrovarono i corpi de’ SS. Valeriano, e Tiburzio l'uno sposo, l'altro cognato della Santa Vergine. Apertasi la Cassa si vide il Corpo, vestito di drappo ricamato a foglia(387)mi d'oro ancora spruzzato di gocciole di sangue, e fu creduto quello, che nelle Nozze fatto gli haveva fatto lo stesso Sposo; ed a’ piedi vi erano i pannilini, con i quali asciugato gli havevano il sangue dalle ferite, quando fù tre volte percossa nel collo, dal che si raccoglie, che in que’ tempi non erano così facili li Fedeli a levare le Reliquie de’ Martiri dalle loro tombe; e perciò nello scavare i sagri Corpi de’ medesimi, si osserva esservi diligentemente poste vicine le ampolline del Sangue loro. Appresso vi trovò il Corpo di S. Urbano Papa. Portò con molta celebrità questi SS. Corpi, con la frequenza di tutto il popolo di Roma in questa Chiesa, e sotto l’Altar maggiore nella ristorata, ed ornata Confessione onore-volmente le ripose, donandogli molti preziosi addobbi, vasi, ed ornamenti; e di nuovo consagrandola, dedicò, come dice l’Anastasio, il Monastero de’ Monaci a S. Andrea Appostolo, e San Gregorio, fabbricato nel luogo chiamato Proto, e Giacinto.
Fece il Ciborio tutto d’argento di peso di libre cinquantacinque, ed otto oncie.
Coprì di ogn’intorno la Confessione di lamine d’argento dentro, e fuori, di peso di 63 libre. Avanti il Corpo della Santa vi pose nel cavare si era tanto un’Immagine d’argento di essa di peso di libre 95. Così pure di argento fece il vestibolo dell’Altare, con diverse lamine, due colonne con un architrave, con altre diverse Immagini pure di argento indorato; due Canestri; e due Lampadi, di libre d’argento in tutto 226, con molte vesti di seta, e di broccato d’oro, descritte con curiosa osservazione degli usi antichi distintamente dal medesimo Anastasio. La suddetta traslazione de Corpi santi, viene espressa in una lastra di marmo sotto l'Altare con questi antichi versi:
Hanc fidei zelo Paschalis primus ab imo Ecclesia renovas dum corpora sacra requirit Elevat inventum venerandu Martyris almæ Ceciliæ corpus; hoc illud marmore condens Lucius, Urbanus huic Pontifices sociantur, vosque Dei testes Tiburti, Valeriane Maximè, cum dictis consortia digna tenetis Hos colit egregios devota Roma Patronos.
A cura di Mario Ignoffo
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