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martedì 3 dicembre 2019

INTERVISTE COLL MALIGNO



TERZO INCONTRO: LA DEVASTAZIONE DIABOLICA  

Questa volta non si fece attendere molto.
La sera dopo, non mi ero ancora messo a letto quando udii per la camera dei rumori strani: erano passi pesanti, quasi dei tonfi che facevano vibrare il pavimento. Avvertita la presenza di lui, agguantai il mio rosario, mi feci il segno della croce, invocando mentalmente la Madonna che avevo a fianco del letto e attesi.
- "Sento che sei qui. Ebbene, in nome di Colei che ti obbliga a venire e a rispondermi, dimmi: subito dopo il tuo grande peccato, ti rendesti conto di ciò che avevi perduto per sempre?"
- "Che domanda stupida!"
- "Grazie, sei molto gentile; so bene che la mia intelligenza non può competere con la tua. Allora permettimi una domanda ancora più idiota: ti sei mai pentito di quel peccato?"
- "Pentimento?", scattò subito la risposta, rabbiosa come un urlo di belva. "Ma non sai che un attimo di pentimento sarebbe stato un atto di amore? E questo non è nemmeno concepibile in noi. Noi fummo immediatamente investiti da un odio immenso contro di lui. Un odio implacabile, eterno. Ci trovammo avviluppati in una maledizione che è divenuta una nostra seconda natura."
Avrei voluto concentrare tranquillamente la riflessione sulla disgrazia irreparabile di milioni di creature così eccelse, ma l'altro mi interruppe.
- "Dopo averci espulsi dal suo paradiso, si è vendicato destinando al nostro posto gli esseri più ributtanti, voi uomini, un impasto di spirito e di sporca materia. Vi ha fatti oggetto del suo amore infinito. Va mendicando da voi l'amore che noi gli abbiamo rifiutato. L'amore per voi gli ha fatto commettere pazzie, perfino quella di umiliare il figlio nel ventre di una donna. Ha l'ambizione di riempire con voi i posti lasciati vuoti da noi. Ma prima che riesca in questo noi riempiremo di voi uomini il nostro inferno. La vendetta che non possiamo prenderci su di lui, la faremo su di voi."
- "Questo è il tuo sogno. Ma tra te e noi, sul ciglio dei tuo abisso infernale c'è Cristo crocifisso. Avrai con te quelli che si ostinano a stare con te. Ma tutti gli altri, anche i peccatori, anche i poveri infedeli, ti saranno strappati come preda che non ti appartiene, perché sono suoi, li ha pagati coi prezzo del suo Sangue. Non è certo che alla fine ne avrai più tu che Lui!"
Ci fu una pausa piuttosto lunga. Ebbi la sensazione che volesse aggredirmi con un discorsone. Infatti passò subito all'attacco.
- "Tu ti illudi se speri che potrà averne più di me!.. Ma non vedi, cieco e stupido che sei, come oggi sto mobilitando tutto per la vostra rovina? Non vedi che il suo regno si sgretola e il mio si allarga giorno per giorno sulle rovine del suo? Prova a fare un bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano la mia. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell'ateismo militante, che è il rifiuto totale di lui. Ancora poco tempo e tutto il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministri. Ho scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora mi era riuscito di ottenere. Avete quel vostro pecoraio vestito di bianco che tutti i giorni chiacchiera, grida, blatera. Ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggeri e li applaude e li segue. Ho tutto dalla mia parte. Ho le cattedre nelle scuole con le quali ho sconfitto la vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l'odio di classe che vi dilatera. Ho gli interessi terreni, l'ideale di un paradiso in terra che vi accanisce gli uni contro gli altri. Vi ho messo in corpo una sete di denaro e di piaceri che vi fa impazzire e sta facendo di voi un'accozzaglia di ladri e di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sensualità che sta facendo dell'umanità una sterminata mandria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve di folli e di moribondi. Vi ho portati ad adottare il divorzio per sgretolare le vostre famiglie. Vi ho portati ad approvare l'aborto con cui faccio stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lo lascio intentato e ottengo ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli, per tenervi in un continuo stato di esasperazione; guerre a catena, che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; e insieme a questo la disperazione di non sapervi liberare dalle sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità di voi uomini e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di quello che si è fatto ammazzare per voi bestie, ho sostituito quella di governanti massacratori, e voi vi buttate al loro seguito come stupidissime pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai, son riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi facilmente dove voglio. Ricorda che io vi odio infinitamente, come odio lui che vi ha creati. Sì, bel guadagno ha fatto, mandando il figlio a sprecare il sangue per la cosidetta redenzione. Io vi odio, vi disprezzo!"
- "E con questo?"
- "Cosa intendi dire? Non basta? Posso continuare, se credi..."
- "Con questo credi di poter cantare vittoria contro Dio? Tu saresti il grande vincitore e Dio il grande sconfitto? Non nego che ti stai dando da fare forse come non mai; che vai ottenendo seguaci più che in passato; ma nei tuoi disegni rimani un abilissimo pallone gonfiato. Ti ho già detto che la tua storia finirà come è cominciata. Allora, avesti in un attimo milioni di seguaci. Ma come finì il tuo grido di ribellione? Tu sei condannato per sempre, mentre Dio è lì sul suo trono di gloria!"
- "Ancora ti illudi? Non hai capito nulla di quanto ti ho mostrato?"
- "L'illuso sei tu! Queste tue vanterie possono impressionare un uomo di poca fede, ma non chi crede fermamente che Dio è Dio e che tu sei un miserabile ribelle, una sua creatura, che Egli potrebbe distruggere con un soffio, in un attimo solo; ma non lo farà, perché tu sei un prezioso strumento della sua gloria. Hai potuto abbindolare milioni di uomini portandoli a non credere in Dio, ma tu sai che Egli esiste, che è il solo onnipotente, che ha in mano il destino degli uomini e della storia. Hai voluto ingaggiare la guerra contro di Lui e ti sta lasciando riportare alcuni successi, anche momentaneamente spettacolari. Ma sai bene che il tuo potere è condizionato dalla sua onnipotenza e che la vittoria finale appartiene a Lui solo!"
- "Sarà mia, invece!"
- "Bugiardo, tu stesso non lo credi, perché sai bene con chi hai a che fare. Ricorda la lezione del Venerdì Santo. Lavorasti bene quel giorno. Per mezzo dei tuoi satelliti t'impadronisti di Gesù e riuscisti a farlo uccidere. Ma, nella cecità del tuo odio, non ti accorgesti che quella morte fu Lui che la volle, e tu ne fosti uno strumento obbediente. Credevi di averlo liquidato per sempre. E invece? Il vinto fosti tu. Tu lo vedesti risorgere al terzo giorno, vincitore della morte e del peccato! Vincitore tuo e di tutto l'inferno! Il mistero pasquale non si risolse una volta per sempre. Esso si rinnova lungo i secoli nella vita della Chiesa e delle anime, in una vicenda ininterrotta di lotte, di morte e di risurrezione. Ma il trionfo del Regno di Dio quaggiù non si annuncia clamorosamente, si annuncia e progredisce e resiste agli urti nel mistero divino del silenzio."
- "I soliti vecchi pezzi di oratoria..."
- "Falso! Tu sai che questa non è oratoria. La mattina che risorse, Gesù non ebbe alcuna preoccupazione di vendicarsi dei suoi nemici, cioè dei tuoi galoppini. Nessuna voglia di umiliarli, come avrebbe potuto fare, e come ognuno si sarebbe aspettato, con una dimostrazione folgorante del suo trionfo sulla morte. Sarebbe potuto apparire dinanzi al sinedrio, a Pilato, a Erode, a quanti lo umiliarono e lo misero a morte. Invece, non volle prendersi questa soddisfazione, non si curò affatto dei suoi nemici. Non pensò minimamente a ristabilire dinanzi alla folla la reputazione che gli era stata tolta. Inaugurava il suo stile. Dava l'esempio di come si attua il suo trionfo su questa terra, di come procede la sua Chiesa in mezzo agli uomini e lungo i tempi: un cammino faticoso, senza strepito, portato avanti nel silenzio. Coperta continuamente di ferite, circondata di martiri, costretta troppe volte a rifugiarsi nelle catacombe! Questa sarebbe stata la storia della Chiesa, ma la Chiesa la conosceva prima di viverla, perché tutto le era stato predetto. E sono proprio questi suoi apparenti fallimenti a renderla più simile al suo Signore."
- "Chiacchere, chiacchere, chiacchere!... Non vedi che ho in mano tutte le forze del male?... Non vedi come le ho già tutte mobilitate contro il suo regno?... La mia offensiva avanza ormai inarrestabile!"
- Fino a quando?... Vuoi farmi credere che sei il padrone della situazione. Ti presenti come il signore e il dominatore del mondo. E sei appena l'esecutore dei disegni di Lui. Tu collabori soltanto alla magnificenza della sua vittoria finale. Come tante volte in passato, così oggi, la Chiesa ha bisogno di essere purificata. E Dio, che la ama infinitamente, la visita per purificarla. Le prove servono a questo. Egli non spianta la sua vigna, ma la pota. L'attuale situazione di disturbo che tu e i tuoi scagnozzi avete scatenato in seno al popolo di Dio serve a questo, a purificarlo. Gli attuali apparenti successi della tua opera di seduzione e di disordine servono a Lui, ai suoi intenti. Alla fine si ritorcerà tutto contro di te e tu rimarrai ancora una volta scornato." L'improvviso agitarsi delle tendine della finestra, mentre l'aria tutto intorno era ferma, mi avverti che l'altro se n'era andato.

P. Domenico Mondrone S. J.

mercoledì 13 novembre 2019

INTERVISTE COL MALIGNO



SECONDO INCONTRO: LA RIBELLIONE DIABOLICA

Passò qualche giorno senza nulla di nuovo. Non sapevo che cosa pensare. Invocare il ritorno di un così singolare interlocutore non ne avevo il coraggio. Quel primo incontro aveva lasciato in sospeso più di una domanda. Ma fu troncato sul meglio. Quell'ultima risposta, così inattesa, mi lasciò una grande gioia. 
Una mattina, avevo appena finito di celebrare la Messa quando fui preso da una voglia insolita di andarmene subito a casa. Mi attirava lo strano sentore di qualcosa di inconsueto. 
Trovai che la sedia messa accanto alla scrivania girava vorticosamente su se stessa come una trottola. 
- "Quel tizio dev'essere già qui", pensai. Infatti, ecco i soliti improvvisi brividi di freddo gelido. Non mi ero sbagliato. 
Mi sedetti, invocai mentalmente la Madonna e attesi.  
- "Sono qui. Che altro vuoi chiedermi?" 
Parve che quell'essere tenebroso fosse stato messo a mia disposizione. 
- "Anzitutto devo ringraziarti per l'alto elogio che l'altra volta hai fatto alla Madonna. Mi ha molto colpito quella tua risposta. E ancora non riesco a spiegarmi come ti sia sfuggita." 
- "E' lei che mi costringe a parlare così, lo vuoi capire? Lei mi costringe. Lo fa per far piacere a te e per umiliarmi. Ma tu, ricordati, me la pagherai! Tu non riuscirai mai a comprendere quale tortura è per me doverle obbedire obbligandomi a dire certe verità. 
La verità io la odio, perché la verità è lui, capisci? Tu rimani inorridito dinanzi agli strazi a cui tanti miei subalterni sottopongono i loro prigionieri politici, ricorrendo alla siero della verità, al cosidetto lavaggio dei cervello e alla tortura (tutte mie invenzioni) per portarli all'autocritica e strappare loro confessioni prestabilite. Peggiore è il supplizio a cui da quella là vengo sottoposto io per indurmi a sputarti in faccia certe verità. Per questo ti dico che me la pagherai." 
- "Grazie anche di questo che mi dici; ma se Lei è con me non mi fai paura." 
- "Me la pagherai, ti ho detto." 
- "Sia pure. Però continua a parlarmi di Lei."  
- "E' la mia più implacabile nemica!" 
- "Lo credo bene: è la Donna predestinata a darci Gesù, il nostro Redentore, il riparatore di tutte le tue malefatte e, tra queste, specialmente il peccato e la morte. E Lei, per virtù del suo Figlio, a tuo scorno, ha vinto tutto questo!" 
Un lungo silenzio di attesa. 
- "Capisco che non hai troppa voglia di parlare di Maria. Sei infinitamente superbo e il ricordo di Lei è troppo schiacciante per te. Hai detto bene: è la tua umiliazione più grossa. Ma, in nome di Lei, rispondi. Credevi di aver ottenuto una vittoria piena strappandoci la nostra madre Eva? Non sospettasti nemmeno che Dio ti avrebbe stravinto con Maria? Una madre Infinitamente più grande di quella che ci avevi tolta e con la quale ci mandasti alla rovina. Dio ci ha dato Maria e l'ha fatta Madre sua." 
- "Ma perché ti ostini tanto a parlarmi di quella là?"  
- "Appunto perché ti dà tanto fastidio..." 
- "E' una terribile sconvolgitrice dei miei piani. E' una devastatrice del mio regno. 
Appena riporto una vittoria, lei già prepara una mia sconfitta. Me la trovo sempre tra i piedi, sempre indaffarata ad attraversarmi la strada, a suscitare fanatici che l'aiutano a strapparmi anime. Ora, però, è venuto il tempo che riporterò su di lei vittorie mai viste..." 
- "Saranno effimere come le altre!" Ancora un breve silenzio. 
- "Non saranno effimere!... Questa volta sarà una vittoria piena. Credeva di essere al sicuro in una fortezza imprendibile. Ora vi ho aperto una breccia che sarà peggiore della prima!..." 
- "Quale breccia? Penso che corri troppo. Sei troppo sicuro di te." 
- "Ho dalla mia parte anche i teologi, i miei superbissimi sapienti. Se fossi capace di amare, sarebbero i miei amici più cari. I vostri cultori dei dogma vanno abbandonando una dopo l'altra le vostre posizioni. Li ho indotti a vergognarsi di certe formule pappagallesche. A vergognarsi prima di tutto di credere nella mia esistenza e nel mio lavoro in mezzo a voi: cosa per me utilissima." 
- "E con ciò cosa credi?" 
- “Così le favole dell'immacolata Concezione, della Maternità Divina, della sempre Vergine, della Onnipotente per grazia, vanno ormai sgretolandosi come miserabili sciocchezze. Tra qualche anno resterà appena il ricordo - vergognoso ricordo - di così stupide leggende. A lungo ho dovuto aspettare, ma ora è venuto finalmente il mio tempo. 
E' l'ora definitivamente mia! Sapessi come lavorano bene i miei alleati: certi preti, frati, sapienti!... Dove sono ormai gli scalmanati del suo culto, i suoi simpatizzanti!” 
Sembrava fosse scomparso. Invece era li, forse in attesa della mia reazione. 
- "Lo so: sei riuscito a sollevare attorno a tante verità del Credo un polverone confusionario e irrespirabile. Credi di far sparire il sole soltanto perché lo hai nascosto dietro un cumulo di nuvole. Ma tutto questo passerà. Basta un soffio dell'Onnipotente per sbarazzarsi di quanto stai costruendo; un soffio solo e Dio, nella sua Provvidenza, anche questa volta caverà il bene dal male; anche da queste confusioni riuscirà a far emergere la verità in tutto il suo splendore." 
- "Non farti illusioni!" 
- "So di non illudermi. La fede me lo dice. E tu stesso, eterno bugiardo, non credi affatto a questa tua vittoria finale. Tu ti agiti tanto perché sai che Dio ha fissato il tempo in cui, per i suoi disegni, ti lascia strafare. Tu sai che il più potente è Lui. Egli ha davanti a sé l'eternità. In un attimo ti strapperà di mano le tue momentanee vittorie. Sei l'eterno ridicolo smargiasso. Ti credi onnipotente, o meglio, vuoi farti credere tale; ma basta un segno di croce per metterti in fuga; basta uno spruzzo di acqua santa per paralizzare la tua onnipotenza. La parabola del grano e della zizzania è stata detta soprattutto per te. 
Sei semplicemente ridicolo nelle tue millanterie. Sei un povero cane legato alla catena. 
Tu non puoi nulla di più di quanto Dio ti permette. E te lo permette per provare i suoi eletti nel tempo, e per sconfiggere te per l'eternità." 
- "Come sei diventato eloquente! II tuo è un bel pezzo di predica per gli stupidi della tua parrocchia. Tu accumuli parole, io conto sui fatti." 
- "Ti sto solamente sbugiardando. La tua storia finirà come è cominciata. Avesti la stupida presunzione di crederti simile a Dio. Ti ribellasti e Dio, in quello stesso istante, con un soffio precipitò te e i tuoi negli abissi infernali. Bastò un cenno della sua volontà per folgorarvi tutti, per trasformarvi da angeli in orribili demòni." 
- "Ancora un pezzo di predica." 
- "Sai bene che non è predica. E' un fatto tremendo. Come tremendo è l'inferno in cui precipitasti... A proposito: che cos'è l'inferno?..." 
Un silenzio, pesante come un incubo. 
- "In nome di Lei, rispondi; parlami dell'inferno."  
- "Impossibile dirtelo!" 
- "Prova a farlo!" 
- "Nemmeno quella là, a Fatima, seppe spiegarlo." 
- "Come? Quei tre poveri bambini per poco non morirono dallo spavento!" 
- "E che cosa videro?... L'inferno è ben altro... Contentati di questo." Ancora una volta ebbi il sospetto che se ne fosse andato. In modo strano mi avvertì invece che era lì. 
- "Disgraziato! Eri un angelo. Dio ti creò straricco di doni e di bellezze divine. Avevi l'intelligenza degli spiriti eletti. E' inconcepibile come tu e i tuoi abbiate potuto osare un così stolto peccato di rivolta. Come avete potuto infatuarvi di ciò che non era vostro? 
Rispondi!" 
- "Perché volle sottoporci a una prova infinitamente umiliante per noi, spiriti altissimi. 
Una prova inimmaginabile, degna soltanto di una rivolta."  
- "Quale prova?" 
Ancora un silenzio carico di mistero. 
- "Su, nel nome di Lei che ti ha imposto di venire, rispondi. Quale prova?" 
- "Ci impose un ossequio umiliantissimo e inaccettabile. Ci mise di fronte al disegno della creazione del mondo materiale e della incamazione del figlio di lui. La nostra intelligenza ne sbalordì. Milioni di angeli vigliaccamente si piegarono. Noi, invece, lo vedemmo come un affronto alla nostra dignità e ci rifiutammo. La sua vendetta scattò immediata. In un attimo ci trovammo come siamo." 
- "E non era un peccato gravissimo di rivolta?" 
Un "No!..." cupo, lungo, cavernoso, da far gelare il sangue, risuonò per buon tratto nella lontananza. Capii che era scomparso, lasciandosi dietro un fracasso che parve lo scroscio di una valanga. Tutto lo stabile ne fu scosso. Uscii sul corridoio a spiare per vedere se qualcuno si fosse accorto di qualcosa. Non vidi nessuno. 
P. Domenico Mondrone S. J. 

martedì 29 ottobre 2019

INTERVISTE COL MALIGNO



PRIMO INCONTRO: UNA VISITA INASPETTATA 

Quella sera stessa, dopo una cena piuttosto frettolosa e svogliata, mi ritirai in camera a sbrigare un po' di corrispondenza.
Di lì a una mezz'ora presi a recitare l'ultima parte della “Liturgia delle Ore”. Mi segnai devotamente e cominciai: “Gesù, luce da luce, - sole senza tramonto, - tu rischiari le tenebre - nella notte del mondo. - In te, santo Signore - noi cerchiamo riposo - dall'umana fatica, - al termine del giorno...”
Notai, questa volta, che più andavo avanti, più cresceva in me il desiderio di indugiare in quella preghiera abituale. Sensi e gusti nuovi affioravano da quelle parole antiche e semplici.
Alla fine, baciai il breviario e lo misi da parte. E adesso che cosa faccio? Qualche volta appuntavo delle note rapidissime sul diario; tentai di farlo, ma presto me ne passò la voglia.
Voltandomi, lo sguardo si incontrò con una immagine della Madonna dinanzi alla quale quella sera ero andato a pregare. Ebbi voglia di trattenermi con Lei e preso di tasca il rosario mi segnai. Le "Ave Maria" mi venivano su dolcissime, come una più intima presa di contatto con Lei. Non era terminata una decina che mi trovai seduto e con la penna in mano.
Cosa strana! Per fare che? Un blocco di carta era lì sul tavolo. Cominciare a scrivere qualcosa di quella diavoleria? Non ci pensavo affatto. Non avevo nulla di preparato per la testa e la fantasia non pareva favorirmi.
Accostato, così, per fare qualcosa, il blocco di carta, scrissi in alto: "Intervista con Satana". No! Corressi. Meglio dire "col Maligno". Questo secondo appellativo è meno logoro. E restai con la penna in aria.
In quello stesso istante avvertii lungo la schiena un improvviso brivido di freddo, che subito mi avvolse tutta la persona.
A fianco della scrivania, a sinistra, la finestra era completamente aperta. Quando istintivamente mi alzai per chiuderla, avvertii che da fuori veniva invece un'aria calda; era infatti una sera di settembre.
Mentre mi toccavo le guance e la fronte, chiedendomi se non fosse per caso un sintomo di febbre, una lama addirittura gelida mi attraversò la persona e ne ebbi uno strano scossone di paura. Mi sedetti, rimasi immobile per un pò, poi tentai di buttarmi sul letto, così come stavo. Non riuscii a muovermi. Mi sentivo inchiodato alla scrivania, non per una forza che mi facesse violenza dal di fuori, ma da un senso di inerzia totale: una specie di legamento che veniva dal di dentro.
Invocai mentalmente la Vergine che mi guardava dalla parete a qualche metro di distanza e ne ebbi un'improvvisa carezza di pace. Mentre ringraziavo la Madre celeste... la sedia, la scrivania, quasi tutta la camera ebbero un sussulto misterioso.
- "Hai chiesto d'intervistarmi, eccomi!"
Era una voce cupa, aspra, metallica; una voce che non seppi precisare da quale punto venisse, ma che mi scatenò addosso un lungo brivido di paura. Restai per un pò senza fiato, poi presi coraggio.
- "Ma tu chi sei?"
- "Non fare lo stupido; sono io!"
Non avevo mai pensato di dover passare con la mia intervista dal piano della fantasia a quello di un... a tu per tu col Maligno.
Su un angolo della scrivania c'era il rosario; istintivamente lo afferrai come arma di difesa.
- "Butta via quella robaccia, se vuoi parlare con me!" 
- "Robaccia?..."
- "Escrementi di capra legati insieme!"
- "Se per te è robaccia io la bacio e a tuo dispetto me l'avvolgo qui attorno al polso, per sicurezza. Vedo che deve farti paura, vigliacco!" 
- "Quella per me è una ghigliottina!..."
- "Tanto meglio e grazie di avermelo detto!"
Cercavo di spiegarmi come percepissi quella voce così vicina che non proveniva da un punto preciso della camera, né mi saliva dal di dentro. L'avvertivo, però, in modo chiaro, sempre in tono minaccioso e sprezzante e carico di una rabbia belluina.
- "Intanto, come sei venuto? Chi ti manda?" 
- "Sono stato costretto!"
- "Costretto da chi?". Seguì un silenzio agghiacciante. 
- "Su, costretto da chi?"
- "Da quella là!". Urlò questa risposta con un disprezzo e un odio indescrivibili.
- "Chi è quella là?", gli chiesi pur avendo capito. 
-"Non farò mai quel nome!"
- "Ti scotta tanto?"
- "La odio infinitamente!"
- “Perché è la creatura più alta e più santa...”
Masticando le parole con rabbia rispose: "Lui l'ha voluta così a mio dispetto, perché fosse la mia più schiacciante umiliazione!" Restai sbalordito. "Come mai? Sei il padre della menzogna e dici una verità così grande? Non ti accorgi che questa è una lode immensa?..." La mia domanda restò senza rispota. Per quella volta fu tutto. 


P. Domenico Mondrone S. J.