SECONDO INCONTRO: LA RIBELLIONE DIABOLICA
Passò qualche giorno senza nulla di nuovo. Non sapevo che cosa pensare. Invocare il ritorno di un così singolare interlocutore non ne avevo il coraggio. Quel primo incontro aveva lasciato in sospeso più di una domanda. Ma fu troncato sul meglio. Quell'ultima risposta, così inattesa, mi lasciò una grande gioia.
Una mattina, avevo appena finito di celebrare la Messa quando fui preso da una voglia insolita di andarmene subito a casa. Mi attirava lo strano sentore di qualcosa di inconsueto.
Trovai che la sedia messa accanto alla scrivania girava vorticosamente su se stessa come una trottola.
- "Quel tizio dev'essere già qui", pensai. Infatti, ecco i soliti improvvisi brividi di freddo gelido. Non mi ero sbagliato.
Mi sedetti, invocai mentalmente la Madonna e attesi.
- "Sono qui. Che altro vuoi chiedermi?"
Parve che quell'essere tenebroso fosse stato messo a mia disposizione.
- "Anzitutto devo ringraziarti per l'alto elogio che l'altra volta hai fatto alla Madonna. Mi ha molto colpito quella tua risposta. E ancora non riesco a spiegarmi come ti sia sfuggita."
- "E' lei che mi costringe a parlare così, lo vuoi capire? Lei mi costringe. Lo fa per far piacere a te e per umiliarmi. Ma tu, ricordati, me la pagherai! Tu non riuscirai mai a comprendere quale tortura è per me doverle obbedire obbligandomi a dire certe verità.
La verità io la odio, perché la verità è lui, capisci? Tu rimani inorridito dinanzi agli strazi a cui tanti miei subalterni sottopongono i loro prigionieri politici, ricorrendo alla siero della verità, al cosidetto lavaggio dei cervello e alla tortura (tutte mie invenzioni) per portarli all'autocritica e strappare loro confessioni prestabilite. Peggiore è il supplizio a cui da quella là vengo sottoposto io per indurmi a sputarti in faccia certe verità. Per questo ti dico che me la pagherai."
- "Grazie anche di questo che mi dici; ma se Lei è con me non mi fai paura."
- "Me la pagherai, ti ho detto."
- "Sia pure. Però continua a parlarmi di Lei."
- "E' la mia più implacabile nemica!"
- "Lo credo bene: è la Donna predestinata a darci Gesù, il nostro Redentore, il riparatore di tutte le tue malefatte e, tra queste, specialmente il peccato e la morte. E Lei, per virtù del suo Figlio, a tuo scorno, ha vinto tutto questo!"
Un lungo silenzio di attesa.
- "Capisco che non hai troppa voglia di parlare di Maria. Sei infinitamente superbo e il ricordo di Lei è troppo schiacciante per te. Hai detto bene: è la tua umiliazione più grossa. Ma, in nome di Lei, rispondi. Credevi di aver ottenuto una vittoria piena strappandoci la nostra madre Eva? Non sospettasti nemmeno che Dio ti avrebbe stravinto con Maria? Una madre Infinitamente più grande di quella che ci avevi tolta e con la quale ci mandasti alla rovina. Dio ci ha dato Maria e l'ha fatta Madre sua."
- "Ma perché ti ostini tanto a parlarmi di quella là?"
- "Appunto perché ti dà tanto fastidio..."
- "E' una terribile sconvolgitrice dei miei piani. E' una devastatrice del mio regno.
Appena riporto una vittoria, lei già prepara una mia sconfitta. Me la trovo sempre tra i piedi, sempre indaffarata ad attraversarmi la strada, a suscitare fanatici che l'aiutano a strapparmi anime. Ora, però, è venuto il tempo che riporterò su di lei vittorie mai viste..."
- "Saranno effimere come le altre!" Ancora un breve silenzio.
- "Non saranno effimere!... Questa volta sarà una vittoria piena. Credeva di essere al sicuro in una fortezza imprendibile. Ora vi ho aperto una breccia che sarà peggiore della prima!..."
- "Quale breccia? Penso che corri troppo. Sei troppo sicuro di te."
- "Ho dalla mia parte anche i teologi, i miei superbissimi sapienti. Se fossi capace di amare, sarebbero i miei amici più cari. I vostri cultori dei dogma vanno abbandonando una dopo l'altra le vostre posizioni. Li ho indotti a vergognarsi di certe formule pappagallesche. A vergognarsi prima di tutto di credere nella mia esistenza e nel mio lavoro in mezzo a voi: cosa per me utilissima."
- "E con ciò cosa credi?"
- “Così le favole dell'immacolata Concezione, della Maternità Divina, della sempre Vergine, della Onnipotente per grazia, vanno ormai sgretolandosi come miserabili sciocchezze. Tra qualche anno resterà appena il ricordo - vergognoso ricordo - di così stupide leggende. A lungo ho dovuto aspettare, ma ora è venuto finalmente il mio tempo.
E' l'ora definitivamente mia! Sapessi come lavorano bene i miei alleati: certi preti, frati, sapienti!... Dove sono ormai gli scalmanati del suo culto, i suoi simpatizzanti!”
Sembrava fosse scomparso. Invece era li, forse in attesa della mia reazione.
- "Lo so: sei riuscito a sollevare attorno a tante verità del Credo un polverone confusionario e irrespirabile. Credi di far sparire il sole soltanto perché lo hai nascosto dietro un cumulo di nuvole. Ma tutto questo passerà. Basta un soffio dell'Onnipotente per sbarazzarsi di quanto stai costruendo; un soffio solo e Dio, nella sua Provvidenza, anche questa volta caverà il bene dal male; anche da queste confusioni riuscirà a far emergere la verità in tutto il suo splendore."
- "Non farti illusioni!"
- "So di non illudermi. La fede me lo dice. E tu stesso, eterno bugiardo, non credi affatto a questa tua vittoria finale. Tu ti agiti tanto perché sai che Dio ha fissato il tempo in cui, per i suoi disegni, ti lascia strafare. Tu sai che il più potente è Lui. Egli ha davanti a sé l'eternità. In un attimo ti strapperà di mano le tue momentanee vittorie. Sei l'eterno ridicolo smargiasso. Ti credi onnipotente, o meglio, vuoi farti credere tale; ma basta un segno di croce per metterti in fuga; basta uno spruzzo di acqua santa per paralizzare la tua onnipotenza. La parabola del grano e della zizzania è stata detta soprattutto per te.
Sei semplicemente ridicolo nelle tue millanterie. Sei un povero cane legato alla catena.
Tu non puoi nulla di più di quanto Dio ti permette. E te lo permette per provare i suoi eletti nel tempo, e per sconfiggere te per l'eternità."
- "Come sei diventato eloquente! II tuo è un bel pezzo di predica per gli stupidi della tua parrocchia. Tu accumuli parole, io conto sui fatti."
- "Ti sto solamente sbugiardando. La tua storia finirà come è cominciata. Avesti la stupida presunzione di crederti simile a Dio. Ti ribellasti e Dio, in quello stesso istante, con un soffio precipitò te e i tuoi negli abissi infernali. Bastò un cenno della sua volontà per folgorarvi tutti, per trasformarvi da angeli in orribili demòni."
- "Ancora un pezzo di predica."
- "Sai bene che non è predica. E' un fatto tremendo. Come tremendo è l'inferno in cui precipitasti... A proposito: che cos'è l'inferno?..."
Un silenzio, pesante come un incubo.
- "In nome di Lei, rispondi; parlami dell'inferno."
- "Impossibile dirtelo!"
- "Prova a farlo!"
- "Nemmeno quella là, a Fatima, seppe spiegarlo."
- "Come? Quei tre poveri bambini per poco non morirono dallo spavento!"
- "E che cosa videro?... L'inferno è ben altro... Contentati di questo." Ancora una volta ebbi il sospetto che se ne fosse andato. In modo strano mi avvertì invece che era lì.
- "Disgraziato! Eri un angelo. Dio ti creò straricco di doni e di bellezze divine. Avevi l'intelligenza degli spiriti eletti. E' inconcepibile come tu e i tuoi abbiate potuto osare un così stolto peccato di rivolta. Come avete potuto infatuarvi di ciò che non era vostro?
Rispondi!"
- "Perché volle sottoporci a una prova infinitamente umiliante per noi, spiriti altissimi.
Una prova inimmaginabile, degna soltanto di una rivolta."
- "Quale prova?"
Ancora un silenzio carico di mistero.
- "Su, nel nome di Lei che ti ha imposto di venire, rispondi. Quale prova?"
- "Ci impose un ossequio umiliantissimo e inaccettabile. Ci mise di fronte al disegno della creazione del mondo materiale e della incamazione del figlio di lui. La nostra intelligenza ne sbalordì. Milioni di angeli vigliaccamente si piegarono. Noi, invece, lo vedemmo come un affronto alla nostra dignità e ci rifiutammo. La sua vendetta scattò immediata. In un attimo ci trovammo come siamo."
- "E non era un peccato gravissimo di rivolta?"
Un "No!..." cupo, lungo, cavernoso, da far gelare il sangue, risuonò per buon tratto nella lontananza. Capii che era scomparso, lasciandosi dietro un fracasso che parve lo scroscio di una valanga. Tutto lo stabile ne fu scosso. Uscii sul corridoio a spiare per vedere se qualcuno si fosse accorto di qualcosa. Non vidi nessuno.
P. Domenico Mondrone S. J.
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