SIAMO TUTTI COLPEVOLI
Siamo troppo abituati a dare la colpa agli altri per le cose che vanno male nel mondo o nell'Italia, o nel nostro comune o nella nostra comunità. Accusiamo i preti, la Chiesa, i politici, il Governo, gli amministratori, gli appaltanti, i finanzieri, i mafiosi, ecc. Abbiamo sempre da dire qualcosa e anche molto contro gli altri; e certamente ognuno ha le proprie colpe. Ma dimentichiamo quelle nostre. Dimentichiamo che noi siamo coautori di tutti il male che c'è; lo siamo nella misura che lo avremmo potuto evitare se fossimo intervenuti, e nella misura dei nostri peccati.
Diceva Peguy: « Noi abbiamo ucciso Giovanna D'Arco perché l'abbiamo lasciata uccidere ».
Abbiamo dimenticato le parole di Gesù: « Chi è senza peccato scagli la prima pietra» (Gv 8,7).
Abbiamo esaurito il nostro compito con la denuncia, ma ci siamo guardati bene dal lasciare la nostra vita borghese e dal sacrificarci per intervenire. Abbiamo saputo solo demolire, giammai costruire.
La causa di tutti i mali del mondo sono i peccati degli uomini e innanzi tutto i nostri peccati, tanto più gravi quanto meglio noi conosciamo la legge di Dio e il Vangelo: « Ogni peccato, dice Donato Cortes, è un atto di guerra »; è come una bomba che va a cadere in un luogo, seminando dolore e morte: fame, lebbra, cancro, ecc.; è come un microbo immesso in un corpo, che vi porta malattie e dolori.
Gl'infiniti peccati degli uomini di oggi stanno per far perire l'umanità intera e trascinarla quasi tutta all'inferno.
Ma per noi cristiani ci sono altri peccati: quelli di omissione. Forse non li abbiamo accusati mai. Eppure Gesù parla solo di questi, quando annunzia come farà il giudizio; perché degli altri tutti ne avevano coscienza, e dice che, precisamente per quelli, molti andranno all'inferno.
Siamo colpevoli del bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto, del tempo che abbiamo perduto nell'ozio, invece di pregare e di lavorare nella vigna del Signore; delle 7 opere di misericordia corporale che potevamo fare e non abbiamo fatto; e quindi delle persone che avremmo potuto sfamare e salvare dalla morte o guarire dalla lebbra, e abbiamo preferito spendere i nostri soldi in cose superflue o capricciose o farli distruggere dalla svalutazione; delle 7 opere di misericordia spirituale che potevamo fare e che per indolenza o per disinteresse non abbiamo fatto; e quindi delle persone che avremmo potuto evangelizzare e salvare e non abbiamo salvato. Forse ci siamo commossi dinanzi a un povero disgraziato, ma per le migliaia di persone che ci stanno vicine, o ci passano accanto dirette verso l'inferno siamo rimasti totalmente freddi e insensibili.
Nel settembre 1984 mi è giunta una lettera impressionante dalla provincia di Foggia. Una donna mi scrive: « Mi sono convertita a trent'anni, due anni dopo la morte di mia madre. Mi madre mi ha sempre trattata male. Non mi ha dato mai un buon consiglio. Non aveva neanche curato che facessi la prima comunione o che imparassi una preghiera. Crebbi pagana senza mia colpa.
La notte seguente la sua morte, ella mi venne in sogno e mi disse: "Io sono all'inferno. Tu va in Chiesa".
Così ogni notte per due anni si ripeté lo stesso sogno. Rimasi shoccata. Mi portarono al manicomio!
Nulla mi poté dare pace. Un giorno pensai: "E se andassi in Chiesa davvero?" Ci andai, mi convertii e divenni religiosissima. Da quel giorno sono passati 15 anni; mia madre non mi è venuta più neanche una volta in sogno. Dio volle che i buoni consigli che essa non mi aveva dato in vita me li desse dall'inferno, perché io ero pagana senza mia colpa».
Padre Ildebrando A. Santangelo (Servo di Dio)
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