domenica 5 maggio 2024

I FIORETTI DI SAN GASPARE

 


C'era una vecchietta

Fino a non molti anni fa, i vegliardi delle ridenti colline ed ubertose vallate che circondano S. Felice, narravano ai figli e ai nipoti le belle funzioni che si praticavano nella chiesa del Convento, quando la campana squillante chiamava a raccolta su quel colle, dai circostanti villaggi e casolari, quei buoni terrazzani, che si recavano a frotte al Santuario dei preti santi.

Narravano, come avevano appreso a loro volta dai nonni, dell'arrivo di Gaspare, il Padre santo, della sua dolcezza, della sua bontà e dei miracoli che operava.

Quanti aneddoti, quanti fatti veri!

Traviati che tornavano a Dio, dopo averlo sentito predicare una sola volta, malati guariti da una sua semplice benedizione, previsioni buone per i timorati di Dio e cattive per chi rifiutava pentirsi dei propri misfatti. I buoni che, al suo passaggio, correvano a baciargli la mano e i perversi che prendevano il largo temendo che leggesse nelle loro coscienze.

E quando pregava e celebrava Messa? Un angelo, un vero angelo!

E narravano che c'era a quel tempo in Arrone, un paese non molto lontano da S. Felice, una vecchietta che... non si decideva a morire. Era sempre li, con l'anima stretta tra i denti, senza che la morte riuscisse a strappargliela. Forse anche il Signore aveva dimenticato che sulla terra c'era pure lei. La chiamavano la svampita cioè una che non era più tanto a posto col cervello, perché, vaneggiando, ripeteva sempre, perfino al parroco, che cercava di convincerla a prendere l'Estrema Unzione: «Quando verranno i Missionari di S. Felice a confessarmi...»

Al sentirla cadevano dalle nuvole, perché S. Felice allora era ancora un vecchio Convento, che nessuno abitava, nel timore di sentirselo crollare improvvisamente addosso. Ma la vecchia era irremovibile: «Verranno, verranno!»

Passarono mesi ed anni finché, un pomeriggio, le campane di Arrone cominciarono all'improvviso a suonare a distesa. Le strade s'affollavano; a gruppi ed alla spicciolata venivano su in paese gli abitanti della campagna, cantando canzoncine sacre. Le Confraternite in divisa ed il Clero in cotta e stola si portavano in processione, anch' essi cantando, all' ingresso del paese.

Ed ecco salire su dal piano una carrozza con dei sacerdoti cinti d'una fascia, col crocifisso sul petto, appoggiati ad un bastone, come quelli che usavano gli antichi pellegrini. La gente li guardava con rispetto e curiosità. Non ne avevano mai visti' vestiti a quel modo. «Sono i Padri santi, i Missionari di S5. Felice!

Chi è Gaspare, il padre santo fondatore? Forse quello più anziano..., no, sì...

Ecco; si inginocchiano, baciano la terra... abbracciano i sacerdoti dì Arrone; il Parroco porge loro un grande crocifisso... Lo prende il più giovane... Possibile sia proprio lui Gaspare, colui che fa i miracoli?»

La processione s’incammina alla Matrice, cantando: «Perdono, mio Dio!». In quel momento alla vecchietta non pensa più nessuno. Dopo la funzione d'apertura, Gaspare chiede d'essere accompagnato ad un'umile casetta. Va di filato, come se la conoscesse da sempre, eppure non era mai stato ad Arrone.

Bussa, entra... La vecchietta è all' istante come illuminata da un raggio che scende dal cielo. «Oh! Ecco il Santo Missionario di S. Felice!» Si confessa, riceve i sacramenti, si addormenta placidamente nel Signore.

Era l'11 novembre 1815.

Al funerale nessuno restò in casa. La Missione ebbe un successo strepitoso.


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