4 settembre 1922
L'inferno delle anime consacrate è spaventoso, Josefa vi si crede immersa e vede in un lampo tutta la sua vita: Grazie, colpe, aiuti,... la confusione è terribile.
Come nelle precedenti discese in inferno, Josefa non accusa in sè alcun peccato che abbia potuto condurla a tale sventura. Nostro Signore vuole soltanto che ella ne provi le conseguenze come se fossero meritate:
"In un istante mi trovai in inferno, ma senza esservi trascinata come le altre volte. L'anima vi si precipita da se stessa, vi si getta come se desiderasse sparire dalla vista di Dio per poterLo odiare e maledire.
"L'anima mia si lasciò cadere in un abisso di cui non si poteva vedere il fondo perchè è immenso! ... Subito udii altre anime rallegrarsi vedendomi negli stessi tormenti. E' già un gran martirio udire quelle terribili grida, ma credo non vi sia tormento da paragonare alla sete di maledizione che invade l'anima; e più si maledice, più questa sete aumenta! Non avevo mai provato questo tormento. Altre volte l'anima mia era rimasta affranta dal dolore udendo quelle orribili bestemmie, pur non potendo produrre alcun atto d'amore. Ma oggi era tutto il contrario!
"Ho visto l'inferno come sempre: i lunghi corridoi, gli antri, il fuoco.... ho inteso le stesse anime gridare e bestemmiare, poichè, anche se non si vedono forme corporali, i tormenti straziano come se i corpi fossero presenti e le anime si riconoscono. E gridano: "Olà, eccoti quaggiù! Tu, come noi! Eravamo libere di fare e non fare i voti... ma adesso! ...".
E maledicevano i voti.
"Allora fui spinta in una nicchia di fuoco e schiacciata come tra piastre scottanti, e come se dei ferri e delle punte aguzze arroventate s'infiggessero nel mio corpo! ". Quindi Josefa espone i molteplici tormenti che non risparmiano alcun membro: "Ho sentito come se si volesse, senza riuscirvi, strapparmi la lingua, cosa che mi riduceva agli estremi, con un atroce dolore. Gli occhi mi sembravano uscir dall'orbita, credo a causa del fuoco che li bruciava orrendamente. Non c'è neppure un'unghia che non soffra un orribile tormento. Non si può ne muovere un dito per cercare sollievo, nè cambiare posizione; il corpo è come compresso e piegato in due. Le orecchie sono stordite dalle grida confuse che non cessano un solo istante. Un odore nauseabondo e ripugnante asfissia e invade tutto, come se si bruciasse carne in putrefazione con pece e zolfo.... una miscela che non può essere paragonata a cosa alcuna del mondo.
"Tutto questo l'ho provato come le altre volte, e sebbene questi tormenti siano terribili, sarebbero un nulla se l'anima non soffrisse. Ma essa soffre in un modo indicibile. Fino ad ora, quando discendevo in inferno, soffrivo intensamente perchè credevo di essere uscita dalla religione, e di essere perciò dannata. Ma questa volta, no! Ero in inferno col segno speciale di religiosa, di un'anima che ha conosciuto ed amato il Suo Dio, e vedevo altre anime di religiosi e religiose che portavano lo stesso segno. Non saprei dire da che cosa si riconoscevano: forse dai particolari insulti che i demoni e i dannati scagliavano contro di loro. Anche molti sacerdoti erano là! e non posso spiegare che cosa sia stata questa sofferenza, assai diversa da quella che ho provato altre volte, poichè, se è terribile la pena di un'anima del mondo, è poca cosa in confronto di quella dell'anima religiosa. Senza posa, queste tre parole: Povertà, Castità, Obbedienza, si stampano nell'anima come un rimorso struggente.
"Alcune anime maledicevano la vocazione che avevano ricevuta ed a cui non avevano corrisposto... la vocazione che avevano perduta, perchè non si sentivano di vivere sconosciute e mortificate...
"Vidi molti sacerdoti, religiosi, religiose che maledicevano i voti, il loro Ordine, i loro superiori e tutto quello che avrebbe dovuto dar loro la luce e la grazia che avevano perduta...
"Ho visto anche dei prelati... Uno tra essi, si accusava di aver adoperato illegittimamente i beni che non gli appartenevano...
"Alcuni sacerdoti maledicevano la loro lingua che aveva consacrato, le loro dita che avevano sostenuto Nostro Signore, le assoluzioni che avevano impartite, senza saper salvare se stessi... l'occasione che li aveva precipitati nell'inferno...
"Un sacerdote diceva: Ho mangiato veleno, mi sono servito del denaro che non mi apparteneva..." e si accusava di aver adoperato il denaro delle offerte per Messe che non aveva celebrate.
"Un altro diceva che apparteneva ad una società segreta nella quale aveva tradito la Chiesa e la religione, e che per aver denaro aveva facilitato orribili sacrilegi e profanazioni". Un altro diceva che si era dannato per aver assistito a spettacoli profani dopo i quali non avrebbe dovuto celebrare la Messa... e che era vissuto così per sette anni! ...
4 ottobre 1922
"Oggi ho visto precipitare in inferno un gran numero di anime: credo che fossero persone del mondo. Tra esse vi era una fanciulla di quindici anni che malediceva i genitori perchè non le avevano insegnato a temere Dio, nè che c'è un inferno! Essa diceva che la sua vita, benchè così breve, era stata piena di peccati, poichè si era concesse tutte le soddisfazioni che il suo corpo e le sue passioni esigevano. Essa si accusava soprattutto di aver letto libri cattivi...
"Il demonio gridava: "Ora il mondo è a buon punto per me! ... so quale è il mezzo migliore per impadronirmi delle anime! ... quello di eccitare in loro il desiderio del piacere e quello di primeggiare..:" io la prima in tutto!"... e soprattutto niente umiltà, ma godere! Ecco ciò che mi assicura la vittoria, che le fa cadere qui in abbondanza! ".
"Intesi il demonio, a cui un'anima era sfuggita allora allora, costretto a confessare la sua impotenza: "Confusione! Confusione! ... come sfuggono tante anime? eppure erano mie... (ed enumerava i loro peccati). Lavoro senza tregua e tuttavia mi sfuggono... Ciò avviene perchè c'è qualcuno che soffre e ripara per esse! ".
5 novembre 1922
"Ho visto cadere le anime a gruppi serrati... in certi momenti è impossibile calcolarne il numero! ..."
Rimane sconvolta e insieme sfinita. "Senza un aiuto speciale non sarei più capace nè di lavorare, nè di far niente". Quella domenica, dopo una notte terribile di espiazione, le appare Nostro Signore. Josefa non può contenere il suo dolore e gli parla di quel numero incalcolabile di anime perdute per sempre. Gesù l'ascolta col volto improntato a grande tristezza: poi, dopo un istante di silenzio: - "Tu hai visto quelle che cadono, ma non hai ancora visto quelle che salgono! ". "Allora scorsi una fila interminabile di anime strette le une alle altre. Entravano in un luogo spazioso, sconfinato, pieno di luce, e si perdevano in quella immensità".
II cuore di Gesù si infiammò ed Egli disse: - "Queste anime sono quelle che hanno accettato con sottomissione la croce del mio amore e della mia volontà".
Qualche minuto dopo ritornando sulla parte di espiazione e di riparazione di cui intende farle dono, Gesù gliene spiega il valore così:
- "In quanto al tempo in cui ti faccio sperimentare i dolori dell'inferno non lo credere inutile e perduto! Il peccato è un'offesa fatta alla Maestà infinita e grida vendetta e riparazione infinita.
"Quando tu scendi nell'abisso, le tue sofferenze impediscono la perdita di molte anime, la divina Maestà le accetta in soddisfazione degli oltraggi che riceve da quelle anime e in riparazione delle pene che i loro peccati hanno meritato. Non dimenticare mai che è il mio grande amore per te e per le anime che permette queste discese! ".