Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta
QUARTO COMANDAMENTO: “ONORA IL PADRE E LA MADRE”.
Catechesi di Gesù sul dovere di aiutare i genitori.
Noi cresciamo e diventiamo adulti senza minimamente ricordare né spesso pensare all’amore ed alle cure ricevute dai nostri genitori quando eravamo infanti e poi bambini. Lo possiamo però comprendere quando, a nostra volta con dei figli nostri da allevare, ci rendiamo conto di quel che hanno dovuto passare i nostri genitori con noi, per nutrirci e non farci mancare nulla, talvolta anche in ristrettezze economiche, nonché per curarci nelle malattie, formarci giorno per giorno moralmente e talora anche spiritualmente, talvolta anche con grande fatica e con non poche delusioni.
Ecco perché siamo loro “debitori”, ecco perché dobbiamo rispettarli ed amarli.
Nei tempi odierni viviamo però in una società malata e disumanizzata.
Una volta i nostri genitori, provati dalla vita, dai dolori e spesso malati ed incapaci ormai di provvedere a se stessi, venivano tenuti nella propria casa dai figli, anche a prezzo di gravi sacrifici.
Oggi i genitori vecchi sono considerati spesso un peso del quale sbarazzarsi non appena possibile magari “sistemandoli” in qualche ospizio dove spesso rimangono anche abbandonati a se stessi, immalinconiti e nell’attesa di una morte invocata che li liberi da questa mancanza di affetti e da questa ingratitudine.
A questo riguardo troviamo un’altra splendida catechesi di Gesù, sempre all’interno dell’Evangelo, laddove Gesù rimprovera duramente scribi e farisei che trovano da ridire sui Suoi Discepoli perché non si erano purificati prima di sedersi a tavola, ma non si preoccupano poi di abbandonare i genitori e costringerli a chiedere l’elemosina per non morire di fame52, adducendo delle scuse quantomeno ridicole, ma in linea con le loro umane pratiche.
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[…] «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono le tradizioni degli antichi? Oggi li abbiamo osservati. Anche oggi! Non più tardi di un'ora fa! Essi sono entrati nella loro sala per mangiare e non si sono purificate, avanti, le mani!».
Se i farisei avessero detto: «e prima hanno sgozzato dei cittadini», non avrebbero avuto un tono simile di profondo orrore.
7«Li avete osservati, sì. Ci sono tante cose da vedere. E belle, e buone. Cose che fanno benedire il Signore di averci dato la vita perché avessimo modo di vederle e perché ha creato o permesso quelle cose. Eppure voi non le osservate. E con voi molti altri. Ma perdete tempo e pace coll'inseguire le cose non buone.
Sembrate sciacalli, meglio, iene correnti sulla scia di un fetore, trascurando le ondate di profumi che vengono nel vento da giardini pieni di aromi. Le iene non amano gigli e rose, gelsomini e canfore, cinnamomi e garofani. Per loro sono sgradevoli odori. Ma il lezzo di un corpo putrefacente in fondo ad un burrone, o su una carraia, sepolto sotto i rovi dove l'ha gettato l'assassino, o gettato dalla tempesta sulla spiaggia deserta, gonfio, violaceo, crepato, orrendo, oh! quello è profumo gradevole alle iene! E fiutano il vento della sera, che condensa e trasporta con sé tutti gli odori che il sole ha distillato dalle cose che ha scaldato, per sentire questo vago, invitante odore, e scopertolo, e afferratane la direzione, eccole partire di corsa, col muso all'aria, i denti già scoperti nel fremito delle mascelle simile ad un isterico riso, per andare là dove è putrefazione. E, sia cadavere d'uomo o di quadrupede, o di biscia spezzata dal contadino, o di faina uccisa dalla massaia, fosse anche un semplice topo, oh! ecco che piace, piace, piace! E in quel fetore ribollente si affondano le zanne, e si pasteggia, e ci si lecca le labbra…
Degli uomini si santificano giorno per giorno? Non è cosa che interessi! Ma se uno solo fa del male, o in più d'uno lasciano, non un comando divino, ma una pratica umana - chiamatela pure tradizione, precetto, come volete, è sempre cosa umana - ecco che allora si va, si nota. Si va anche dietro a un sospetto… tanto per godere, vedendo che il sospetto è realtà.
8Ma allora, rispondete, rispondete voi che siete venuti non per amore, non per fede, non per onestà, ma per malvagio scopo, rispondete: perché voi trasgredite il comando di Dio per una vostra tradizione? Non vorrete già dirmi che una tradizione è da più di un comandamento? Eppure Dio ha detto: “Onora il padre e la madre, e chi maledirà il padre e la madre è reo di morte”! E voi invece dite: “Chiunque abbia detto al padre e alla madre: 'Quello che dovresti avere da me è ‘corban’, non è più obbligato ad usarlo per padre e madre”. Dunque voi con la vostra tradizione avete annullato il comando di Dio.
Ipocriti! Ben disse di voi Isaia profetando: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da Me, perciò mi onorano invano insegnando dottrine e comandamenti d'uomo”.
Voi, mentre trascurate i precetti di Dio, state alle tradizioni degli uomini, alle lavature di anfore e calici, di piatti e di mani e simili altre cose. Mentre giustificate l'ingratitudine e l'avarizia di un figlio coll'offrirgli la scappatoia dell'offerta di sacrificio per non dare un pane a chi lo ha generato ed ha bisogno di aiuto, ed egli ha l'obbligo di onorarlo perché gli è genitore, avete scandalo perché uno non si lava le mani. Voi alterate e violate la parola di Dio per ubbidire a parole da voi fatte e da voi elevate a precetto. Voi vi proclamate perciò più giusti di Dio. Voi vi arrogate diritto di legislatori mentre Dio solo è Legislatore nel suo popolo. Voi…».
E continuerebbe, ma il gruppo nemico esce, sotto la grandine delle accuse, urtando gli apostoli e quanti erano nella casa, ospiti o aiutanti della padrona, e che si erano raccolti nel corridoio, attirati dallo squillo della voce di Gesù.
9Gesù, che si era alzato in piedi, si torna a sedere, facendo cenno ai presenti di entrare tutti dove Egli è, e dice loro: «Ascoltatemi tutti e intendete questa verità. Non vi è nulla fuori dell'uomo che entrando in esso possa contaminarlo. Ma quello che esce dall'uomo, questo è quello che contamina. Chi ha orecchie da intendere intenda e usi ragione per comprendere e volontà per attuare».
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a cura del Team Neval
Riflessioni di Giovanna Busolini