domenica 4 aprile 2021
La passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo raccontate da Veronica Lueken ...
ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE
Nel Volume 29 - Maggio 16, 1931, Gesù conferma maggiormente quanto ha già detto precedentemente affermando che La Divina Volontà è la confermatrice degli atti della creatura.
[…] (Gesù:) “Tutti gli atti fatti dalla creatura nella Divina Volontà sono confermati da Dio come atti divini, e questa confermazione forma la vita degli stessi atti, e vengono suggellati col suggello divino come atti imperituri, sempre nuovi, freschi e d’una beltà incantevole. Gli atti fatti dalla creatura nella mia Volontà potrei chiamarli: nuova Creazione che Io faccio nella creatura; come essa va facendo il suo atto in Essa, il mio Fiat s’impone colla sua forza creatrice e vi forma l’atto suo e come diritto lo conferma. Succede come successe nella Creazione: siccome correva la forza creatrice della mia Volontà nel creare tante cose, restarono immutabili, senza mai cambiarsi. Si è forse cambiato il cielo, le stelle, il sole? Affatto! Quali furono creati, tali sono; perché, dovunque mette la sua forza creatrice il mio Volere, resta la vita perenne del suo stesso atto, e come conferma non si può mutare mai. Vedi dunque che significa fare e vivere nella mia Divina Volontà: stare sotto l’impero d’una forza creatrice e confermatrice, che mette al sicuro tutti gli atti della creatura, rendendoli immutabili. Sicché col vivere nel mio Volere essa resterà confermata nel bene che fa, nella santità che vuole, nella conoscenza che possiede, nel trionfo del sacrificio. […]
dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta
MARIA DEBELLATRICE DELLE ERESIE
L'Immacolata, fonte di fede e speranza
Fu scritto che la Chiesa definendo la B. V. Maria preservata dalla colpa originale, proponeva ai fedeli un oggetto di culto che avrebbe dissipato gli errori di ogni tempo, compendiando in questo privilegio tutte le verità fondamentali della fede.
Infatti se Maria, per un singolare privilegio, fu preservata dal peccato originale, vuol dire che la discendenza di Adamo fu viziata e discesa nella necessità di redenzione. Se Maria fu preservata dalla colpa perché doveva essere la Madre di Dio, vuol dire che il suo Figlio Gesù è una persona reale, vero Dio, ipostaticamente unito alla natura umana. Se Maria fu preservata dal peccato originale in virtù dei meriti di Gesù Cristo, Redentore della umanità decaduta, vuol dire che la missione di Gesù non fu terrena, ma soprannaturale, cioè fu il riscatto dell'uomo dalla morte dell'anima alla vita della grazia, quella grazia che ci fa figli adottivi di Dio. Se per la colpa di Adamo, dalla quale solo Maria SS. ma fu esente, l'umanità è decaduta dallo stato di giustizia originale, vuol dire che quanto ci viene prescritto per tenere a freno le sregolate passioni, per resistere al fomite della concupiscenza e ricorrere agl'insegnamenti della fede per supplire al difetto della ignoranza e alla debolezza della volontà, non è una esagerazione, ma saggezza e carità. Se l'uomo ha prevaricato, vuol dire che non era un indipendente, ma aveva una legge superiore a cui era tenuto sottostare; e però le massime, oggi messe in giro, che insegnano avere l'uomo una libertà assoluta, senza limiti, il pensiero indipendente e assoluta sovranità su tutte le cose, sono insegnamenti falsi ed erronei.
Queste sono le verità racchiuse nel dogma della Immacolata Concezione di Maria Vergine. E non sono queste anche le verità fondamentali della fede?
Ora fare presente ai fedeli questi insegnamenti, indurli a meditare questa dottrina, significa dare loro un potente aiuto a conservare l'integrità della fede, che tanto più aumenterà quanto più sarà vivo e sincero l'amore verso la SS. ma Vergine.
Inoltre, la Beatissima Vergine Maria che conobbe personalmente, nella sua vita mortale, le persecuzioni contro la Chiesa nascente, è stata sempre motivo di conforto e di speranza ai perseguitati per la fede. Contro la perfidia dei persecutori, Maria si mostrò sempre invincibile: e la Chiesa non ha mai cessato di presentarla «terribile come un nemico schierato in campo di battaglia», ed invocarla «Debellatrice di tutte le eresie».
La storia conferma le vittorie riportate dalla Immacolata Vergine. In ogni tempo si possono applicare a Maria SS. ma le parole che si leggono nell'Ufficio della Madonna Auxilium Christianorum: «Spesso, mentre il popolo cristiano veniva oppresso dalle armi cruenti dell'infernale nemico, scese Ausiliatrice dal cielo la Vergine Maria».
La Chiesa, in una parola, ha sempre attestato che Maria, la Madre di Dio, non solo ha schiacciato il capo al serpente, ma ha anche distrutte tutte le eresie, tutti gli errori e i falsi sistemi che miravano a precipitare gli uomini nell'abisso della corruzione e della rovina. E in ogni lotta, gli oppressi trovavano aiuto e conforto nella materna assistenza di Maria.
Conoscere dunque sempre più la Madonna, studiare i suoi trionfi, invocarla per affrettare, anche oggi su gli errori moderni, il suo materno intervento, deve essere impegno di tutti.
Tale era il pensiero di Pio XII di s. m., quando con l'Enciclica «Meminisse juvat» del 14 Luglio 1958, invitava i cattolici a stringersi accanto agli altari della Vergine per implorare pace e libertà alla Chiesa.
Non è dunque fuori posto mettere nelle mani dei fedeli un libro, per quanto modesto, che mostri la potenza della Madre di Dio contro gli errori e le vittorie da Lei riportate su chiunque abbia attentato o attenti alla integrità della fede e al magistero della Chiesa. Più sarà conosciuta la Madonna, tanto più sarà amata; e quanto più amata, maggiormente sarà invocata, e dalla frequente invocazione, più sollecito ed efficace sarà il suo intervento!
P. AMADIO M. TINTI DEI SERVI DI MARIA
TRATTATO DELLA PREGHIERA E MEDITAZIONE
Domenica
In questo giorno, potrai pensare alla discesa del Signore al limbo, alla sua apparizione alla Madonna, alla santa Maddalena e ai suoi discepoli e, infine, al mistero della sua gloriosa ascensione.
Riguardo al primo punto, pensa a quanto sarà stata grande la gioia che quei santi padri del limbo avranno provato per la presenza e la visita del loro liberatore e quanto lo avranno ringraziato e lodato per la loro tanto attesa e desiderata salvezza.
Coloro che tornano in Spagna dalle Indie Orientali dicono di ritenere ben ripagato tutto il travaglio della passata navigazione dalla gioia che provano tornando alla loro terra. Se producono questo effetto la navigazione e l'esilio di un anno o due, che cosa avrà prodotto l'esilio di tre o quattromila anni il giorno che si sarà ricevuta tanto grande salvezza e si sarà approdati alla terra dei viventi?
Pensa anche alla gioia che la santissima Vergine avrà provato alla vista del figlio risuscitato, poiché è certo che, come fu lei quella che più soffrì i dolori della sua passione, così fu lei quella che più esultò della gioia della sua resurrezione. Che cosa avrà dunque sentito quando si sarà visto davanti il figlio vivo e glorioso, accompagnato da tutti i santi padri che resuscitarono con lui? Cosa avrà fatto? Cosa avrà detto? Quali saranno stati gli abbracci, i baci, le lacrime dei suoi occhi pietosi? E il desiderio di andarsene con lui, se le fosse stato concesso?
Pensa anche alla gioia di quelle sante Marie e soprattutto a quella di colei che continuava a piangere sul sepolcro, quando avrà visto l'amato dell'anima sua e si sarà gettata ai suoi piedi e avrà trovato risuscitato e vivo colui che cercava e desiderava almeno da morto. E guarda come, dopo essere apparso alla Madre, apparve per primo a quella che maggiormente amò, maggiormente perseverò, maggiormente pianse e con maggiore sollecitudine lo cercò, così che tu possa avere ben chiaro che troveresti Dio se lo cercassi con le stesse lacrime e con la stessa perseveranza.
Considera il modo in cui apparve ai discepoli che andavano ad Emmaus come pellegrini (Lc 24, 13) e pensa come si mostrò affabile, come si accompagnò a loro famigliarmente, quanto dolcemente si dissimulò loro e, infine, quanto amorosamente si rivelò loro e li lasciò col miele e la dolcezza sulle labbra. Siano dunque come i loro i tuoi discorsi e tratta con dolore e partecipazione ciò che così essi trattavano (vale a dire i dolori e le tribolazioni di Cristo) e sta' sicuro che, se te ne ricorderai sempre, non ti mancheranno mai la sua presenza e la sua compagnia.
Circa il mistero dell'ascensione, considera in primo luogo che il Signore ritardò questa ascesa al cielo quaranta giorni e che durante questi apparve molte volte ai suoi discepoli a cui dava il suo insegnamento e con i quali parlava del regno di Dio (At 1, 3).
Non volle infatti salire al cielo ne’ separarsi da loro, fino a che non potesse lasciarli tali da poter salire al cielo con Lui. Vedrai quindi che coloro a cui manca molte volte la presenza fisica di Cristo (cioè la consolazione sensibile della devozione) possono ugualmente salire al cielo con lo spirito ed essere sicuri dal pericolo. In ciò meravigliosamente risplende la provvidenza di Dio e il modo che ha di trattare i suoi in tempi diversi, come rafforza i deboli ed esercita i forti, da il latte ai piccoli e svezza i grandi, gli uni consola, gli altri mette alla prova e così tratta ciascuno secondo la misura del suo vantaggio.
Per questo, ne’ colui a cui viene donato deve inorgoglirsi perché il dono è prova della sua debolezza, ne’ colui che è lasciato senza conforto deve abbattersi, poiché ciò è, a volte, segno della sua forza.
In presenza dei suoi discepoli e mentre essi lo vedevano (At 1, 3), salì al cielo, poiché essi dovevano essere testimoni di questi misteri e nessuno è miglior testimone delle opere di Dio di colui che le conosce per esperienza. Se vuoi sapere davvero quanto Dio è buono, quanto è dolce e soave con i suoi, quanta sia la forza e l'efficacia della sua grazia, del suo amore, della sua provvidenza e delle sue consolazioni, domandalo a coloro che ne hanno fatto l'esperienza, che te ne potranno dare la più ampia testimonianza.
Volle anche che lo vedessero salire al cielo perché lo seguissero con gli occhi e con lo spirito, perché soffrissero della sua dipartita, sentissero la solitudine per la sua assenza, poiché questa era la migliore preparazione per ricevere la sua grazia. Eliseo chiese ad Elia il suo spirito e il buon maestro gli rispose: Se mi vedrai quando ti sarò tolto, riceverai quello che hai chiesto (2 Re 2, 10).
Saranno infatti eredi dello spirito di Cristo coloro a cui l'amore farà provare dolore per il suo allontanamento, che soffriranno della sua assenza e in questo esilio resteranno a sospirare sempre la sua presenza. Così soffriva quel santo uomo che diceva: Sei stato il mio consolatore e non ti sei congedato da me, andando per la tua strada, hai benedetto i tuoi e io non me ne sono accorto. Gli angeli hanno promesso che saresti tornato e io non ho sentito...
Quali saranno stati dunque la solitudine, il dolore, le parole e le lacrime della santissima Vergine, dell'amato discepolo, della santa Maddalena e di tutti gli apostoli quando avranno visto andarsene e scomparire dai loro occhi colui che aveva conquistato i loro cuori? E, malgrado ciò, si dice che tornassero a Gerusalemme pieni di gioia perché tanto lo amavano. Il medesimo amore infatti che li faceva soffrire per la sua partenza, li faceva esultare per la sua gloria, perché il vero amore non ha per oggetto se stesso, bensì colui che si ama.
Resta da meditare con quanta gloria, con quale gioia, con che grida di esultanza e di lode sarà stato accolto quel nobile trionfatore nella città sovrana, quali saranno state la festa e l'accoglienza che gli avranno tributato, che spettacolo sarà stato vedere uniti insieme uomini ed angeli e tutti insieme camminare per quella nobile città e riempire i seggi da tanti anni deserti e salire al di sopra di tutti quella santissima umanità e sedersi alla destra del Padre. Bisogna riflettere molto su questo per vedere quanto sono ben spese le sofferenze per amore di Dio e come colui che si umiliò e patì più di tutte le creature sia qui reso più grande e innalzato al di sopra di tutte loro, perché coloro che amano la vera gloria capiscono la strada che debbono percorrere per giungervi, cioè abbassarsi per ascendere e porsi al di sotto di tutti per essere, al di sopra di tutti, innalzato.
San PEDRO DE ALCÁNTARA
Chi ha il potere totale di guarire questo mondo è Colui che è morto per questo mondo, per ciascuno di voi: Gesù Cristo.
Madre della Pietà a Piedade dos Gerais (MG – Brasile)
02.04.2021
Oggi è un giorno di digiuno, un giorno di adorazione. In questo Venerdì Santo la nostra adorazione è silenzio, è meditazione. Meditiamo sugli atteggiamenti, sugli atti, sulle azioni. Vorrei tanto che il mondo vivesse questo Venerdì Santo, perché so cosa significa per il mondo questo Venerdì Santo, so cosa significa per l’umanità la morte di Gesù sulla croce, l’abbandono di Gesù su quel calvario. So quanto il mondo deve amare questa croce, rispettare questa croce.
Oggi l’uomo vive i tempi della sofferenza. Molta sofferenza. Ho chiesto a mio Figlio Gesù di aiutarvi nel tempo della grande battaglia, della grande sofferenza, perché da soli siete deboli, mentre con Gesù siete forti. E la sofferenza arriva sulla terra. Non è che arriverà, ma arriva, è già arrivata la grande battaglia. Siete nel tempo della giustizia, un tempo in cui dovete tenervi alle mani di Dio, queste mani sante che sosteranno il mondo.
Ma adesso dobbiamo imparare da Gesù – soprattutto in questa bellissima meditazione del Venerdì Santo – come vincere questo calvario. Come sopportare questo calvario. È questo che dobbiamo imparare da Gesù. E Gesù ci ha dato una lezione di amore, ci ha insegnato che il calvario si vince con l’amore.
Allora quando oggi guardi l’umanità, il Brasile, tutta la faccia della Terra, ama di più. È tempo di amare. È tempo di vivere questo amore, di respirare questo amore. C’è tanto odio nel cuore dell’uomo, che ha bisogno di essere guarito, liberato, esorcizzato. La grande di lezione di Gesù sulla croce è l’amore: l’amore per la famiglia, l’amore per l’umanità, l’amore per i fratelli. La gioia di Gesù nel portare la croce per amore. Perché Egli stava portando il mondo nel suo cuore, stava sentendo il peso dei peccati dell’umanità nella sua carne ferita, martoriata, ma ci ha dato l’onore di avere un cuore puro.
In questa Valle della Misericordia ci è stata insegnata una preghiera bellissima, la preghiera con la quale supplichiamo lo Spirito Santo per accettare la croce (“Meglio mille ferite nella carne che una sola ferita nell’anima”). Gesù ha avuto tutte le piaghe, tutte le ferite nella carne, ma non ha avuto la ferita nell’anima. Allora Egli ci rivela che sono meglio mille corone di spine e mille ferite piuttosto che la ferita nell’anima, che realmente fa male. Il mondo dovrebbe recitare spesso questa preghiera in questo tempo di battaglia, perché l’uomo ha tanta paura delle ferite nella carne e invece non teme ciò che distrugge la sua anima, ciò che distrugge la vita, la felicità, la famiglia, la comunità, la fraternità. Il demonio ha preparato delle trappole per distruggere la vostra anima. Ecco perché Gesù, in questo Venerdì Santo, ci fa riflettere sul calvario. Una ferita nella carne, dalla quale esce sangue vivo, può fare male, ma la ferita che sta nell’anima, anche se sembra non faccia male, fa molto più male. Per questo Egli ha versato tutto il suo sangue.
Oggi, voi che siete devoti della misericordia, inizierete la grande novena del trionfo, della vittoria, che è la novena della Divina Misericordia. Il Sangue e l’Acqua sono la misericordia. E come sono usciti questo Sangue e questa Acqua? Con la passione, con la morte di Gesù sulla croce. Mentre Gesù stava dando la vita per il mondo, la salvezza per il mondo. Allora se guardiamo alla passione, essa ci porta la misericordia. Che ci porta la resurrezione.
Se in questo Venerdì Santo riflettete sull’attualità che state vivendo, ricolmerete di benedizioni la vostra vita. Perché è la realtà. Non state vivendo un sogno, non state vivendo una storia, state vivendo un evento del presente. Il presente dell’umanità non è un presente bello, non è un presente fiorito, è un presente di dolore, di paura, di angoscia. Tutto quello che ha sofferto Gesù per non vederci soffrire. In verità, io sono pienamente certa che Gesù non vuole per voi la sofferenza, Egli vuole la grazia della felicità piena nella vostra vita.
Quello che state attraversando oggi, figli, è un tempo di eventi. Le parole si fanno presenza. Il tempo della giustizia è un tempo in cui la parola si rende presente. L’uomo ha perso la fede, pensa di poter fare tutto. Ci sono cose nella vita che, per avere una famiglia felice, una famiglia santa, una famiglia benedetta, dovete preservare, delle quali dovete prendervi cura, zelare, proteggere. In questo tempo in cui l’umanità manca tanto di rispetto a ciò che è sacro, che è lo stesso figlio di Dio, che non ha rispetto per sé stesso.
In questo Venerdì Santo, a motivo di ciò che state vivendo, il mondo dovrebbe fermarsi e fare digiuno. Fare un atto in costruzione del miracolo. Noi costruiamo il miracolo anche attraverso i momenti di penitenza, i momenti di riparazione. Non significa soffrire la fame, ma semplicemente vedere che dobbiamo dare valore alle cose del Cielo. Questo Venerdì Santo dev’essere un momento in cui le ginocchia si piegano, perché il mondo sta attraversando un dolore, una sofferenza amara, visibile, presente in molte famiglie. Ci sono molte famiglie che si sentono sul calvario, che si sentono disperate, senza una parola che possa confortale, a motivo della situazione attuale. Ma in questo calvario queste famiglie incontrano Gesù. È Gesù che avete bisogno di incontrare.
In mezzo alla battaglia, dobbiamo incontrare Gesù. Dobbiamo incontrarci con Gesù e supplicare Dio, invocarlo con tutto il cuore per la guarigione del mondo. Perché Gesù guarderà oltre la ferita nella carne, guarderà anche quella che voi molte volte non guardate: la ferita nell’anima. Egli va a quest’anima ferita, tocca quest’anima ferita, esorcizza quest’anima ferita, porta la guarigione a quest’anima ferita.
Allora questo Venerdì Santo è importantissimo. Siamo in un tempo di preghiera, un tempo di accoglienza a Dio. Siamo tra le braccia di Gesù in questo Venerdì Santo. Siamo nel Cuore di Gesù ed Egli ci sta dando tutto ciò di cui abbiamo bisogno, allontanandoci dalla paura, allontanandoci dall’insicurezza. C’è tanto rumore oggi nel mondo. E l’uomo in mezzo al rumore sta dimenticando il silenzio di Gesù. Gesù non ha contestato il calvario, ha amato il calvario, ha amato la croce. E per amore ha dato la vita piena al mondo, all’umanità intera. Allora quanto più ti lamenterai del tuo calvario, più esso sarà pesante. Quanto più vi lamentate della sofferenza presente, della pandemia, delle malattie, della mancanza di lavoro, più soffrirete. Quanto più vi abbandonerete e vi metterete nel Cuore di Gesù, più il mondo sarà guarito. Perché chi ha il potere totale di guarire questo mondo è Colui che è morto per questo mondo, per ciascuno di voi: Gesù Cristo.
Egli è Colui che porta al mondo la scienza attraverso lo Spirito Santo, che porta al mondo la fortezza attraverso lo Spirito Santo. Egli ci ha dato il battesimo dello Spirito Santo. E in quest’anno vi state dimenticando dello Spirito Santo, vi state dimenticando che Egli è maggiore di tutto quello che sta accadendo sulla Terra. Gesù ha detto che questo è l’anno di San Giuseppe, ma chi dobbiamo invocare? Lo Spirito Santo di Dio.
Vi chiedo di supplicare lo Spirito Santo. Innanzitutto per allontanare dal mondo tutto il dolore: il dolore materiale, il dolore temporale e il dolore spirituale. L’uomo oggi sta vivendo tre tipi di dolore: quello del corpo, quello dell’anima e quello temporale. Allora supplicate lo Spirito Santo, per intermedio di San Giuseppe, che è il grande intercessore dell’anno a lui dedicato, un santo forte, obbediente, sincero e vero. E lo Spirito Santo è tutta la luce, figli, anche la scienza avrà una risposta certa quando lo Spirito Santo la illuminerà. Egli la illumina già, ma la illuminerà profondamente. Per questo non dovete avere paura, dovete avere fede. La paura è insicurezza, mentre la fede ci mette al sicuro nelle mani di Dio, fa sì che ci teniamo alle mani di Dio.
Sapete perché oggi l’uomo ha paura di tutto? Perché sa che i suoi atti non corrispondono a quello che Dio vuole. Sta sempre mancando nell’obbedienza, nell’onestà, nella fraternità, nell’amore alla famiglia, come strumento vivo, missionario, come Chiesa. Allora l’uomo ha bisogno di questa autenticità. E chi ce la può dare? Lo Spirito Santo. Chi può portare al mondo la luce è il Divino Spirito Santo. Il mondo deve invocare lo Spirito Santo. E pregare anche Gesù, oggi in questo Venerdì Santo.
Sono certa che siete qui con fede, con fiducia, siete figli che sanno vivere il piano di Dio, gli eventi celesti nella vostra vita. Perché siamo di Dio! La terra è un luogo bello, ma è un passaggio. Noi siamo di Dio. E Dio vuole una vita bellissima per i suoi figli. Chi più vuole il vostro bene è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Per questo la Santissima Trinità ci ha immersi nella misericordia infinita. Oggi siamo immersi nell’infinita misericordia del Cielo.
E in questo calvario Cristo ci sostiene. Abbiamo l’onore di essere sostenuti da Gesù in quei momenti in cui nessuno può vincere. Abbiamo bisogno di Cristo, dobbiamo tenerci forte alle mani di Cristo. E queste mani ci sosterranno. Le mani di Dio ci sosterranno. E il mondo vincerà! Per quanto la polvere e la tempesta cerchino di confondervi, Dio è molto più grande, figli. E arriveranno momenti di molte benedizioni per la Terra. Avremo la grazia di respirare questa misericordia e credere fortemente alla Resurrezione di Gesù. Avremo l’onore di coltivare questo bel cammino. Preparate la via del Signore! Avremo l’onore, in questi tempi, di preparare la via. Il Signore è in mezzo a noi! E ci fortifica.
Quindi è tempo di preghiera, tempo di prudenza, tempo di obbedienza. Cristo è obbedienza, ci insegna ad avere obbedienza, ma ci insegna che con l’obbedienza possiamo e dobbiamo vincere tutte queste battaglie, tutto questo calvario, tutta questa croce, confidando pienamente che il dolore della materia non è il dolore più grande. Il dolore più grande è il dolore dell’anima, del cuore. E anche se questo dolore è immenso, Gesù ci ha dato la grazia della guarigione, del perdono. Il mondo deve perdonare di più! L’umanità ha imparato molto poco da questo tempo di sofferenza. Spesso nelle famiglie manca il perdono, l’uomo non sa perdonare. In questo Venerdì Santo, Gesù è per noi l’amore e il perdono. Egli amava e perdonava. Perdonava e amava. Percorrendo la via della morte, ha amato e perdonato infinitamente i cuori. E ha detto anche: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
E oggi chiedo a Gesù questo perdono per il mondo perché, per quanto l’umanità oggi abbia più consapevolezza di quello che fa, spesso sembra così ingannata e commette tanti atti che non potrebbe commettere. Quante cose tristi avvengono oggi nel mondo, figli! Quante cose tristi, quanta malvagità! Quante volte l’uomo, figlio di Dio, diventa così freddo. Quando Gesù amava e perdonava, guardava quei cuori. La stessa cosa fa Gesù con noi in questo tempo, che è un tempo di grazia, un tempo maggiore, un tempo di misericordia, nel quale è arrivata un’onda e l’umanità non riesce a sopportarla. E quando arriveranno onde, onde e onde, come farà l’umanità?
Allora l’umanità deve tenersi con forza alle mani di Dio, confidare devotamente nelle mani di Dio, perché l’umanità dev’essere pronta, pronta per attraversare tutto questo e raccogliere il grande Trionfo del mio Cuore Immacolato. È questo che l’umanità deve cercare e vivere. Come Gesù nel suo cammino, nel suo calvario, ha portato al mondo la grande vittoria. E oggi siamo qui per unirci al Cuore di Gesù chiedendo questa vittoria. L’umanità, attraverso la preghiera del santo rosario, vince. Forse che il mondo sta pregando, figli? Forse che il rosario che è tra le mie mani brilla perché il mondo prega o perché il mondo ancora non sa pregare come è necessario? L’uomo ha tempo per tutto nella vita ma non trova neanche un secondo per mettere il suo pensiero in Dio e pregare chiedendo a Dio di allontanare dalla Terra le epidemie, la fame, la guerra, la miseria, i peccati terribili che porteranno l’uomo all’amara sofferenza. Prega con più fiducia! Chiedi con più fede! Sii più forte!
in questo momento la Madonna benedice tutti
Chiedo a Gesù di benedire questi fiori per la guarigione e la liberazione dei malati nel corpo e nell’anima.
A tutti voi auguro molta pace. È un pomeriggio di silenzio, di preghiera, pieno di fede, di amore, di ringraziamento, di fiducia e di certezza che il Sangue uscito dal Cuore di Gesù, che l’Acqua uscita dal Cuore di Gesù, guariranno il mondo da tutta la sofferenza che oggi il mondo vive. Sofferenza corporale, spirituale e temporale.
Ecco la Serva di Dio, Maria l’Immacolata Concezione, Madre di Gesù, Madre della Pietà. Il Signore mi chiama.
Due atteggiamenti, due tipi di preghiera.
Questi due attributi di Dio, la Misericordia e la Giustizia, che caratterizzano rispettivamente l’opera della REDENZIONE e il REGNO DELLA VOLONTÀ DIVINA, caratterizzano anche i vari atteggiamenti spirituali dell’uomo nei suoi rapporti con Dio. Sono due atteggiamenti religiosi, due tipi di preghiera:
Il servo –e anche il figlio minorenne, che ha ancora mentalità di servo, essendo “come uno schiavo, pur essendo padrone di tutto” (Gal 4,1)– devono bussare alla porta della Divina Misericordia per ottenere. Da qui le esortazioni di Gesù a domandare (“Cercate e troverete, chiedete e riceverete, bussate e vi sarà aperto”, “Tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo darà”, ecc.). Mentalità che si vede dalle “intenzioni” e nelle petizioni che si fanno, ecc., dal momento che il modo di pregare dice qual è la fede (“lex orandi, lex credendi”). È il “figlio prodigo” in cammino di ritorno verso la Casa del Padre.
Invece, il figlio che vive ormai nella Casa paterna, nella Volontà del Padre, non sente alcun bisogno di chiedere nulla per sé, perché sente tutto suo. “Una sola cosa gli sta a cuore, la Divina Volontà e l’Amore”, dice Gesù alla sua piccola Figlia, Luisa Piccarreta. Non ha cose proprie, ma tutto in comune con il Padre, per cui solo cerca “il Regno di Dio –per tutti– e la sua Giustizia” o Santità. Non si interessa più di sé (vive in un perfetto abbandono fiducioso), ma s’interessa di ciò che sta a cuore a Dio, il suo Regno e la sua Gloria, e di ciò che giova al prossimo e lo può unire di più a Dio.
In altre parole, chi sta ancora fuori della Casa deve bussare, chi invece è dentro non ha bisogno. Per questo, dice il Signore, nel paradiso terrestre, nei rapporti tra Adamo innocente e Dio c’era da parte dell’uomo l’adorazione, la lode, il ringraziamento e l’amore, ma non c’era la supplica o la preghiera di petizione. Quella è nata dopo il peccato, dopo la rottura dell’unione con Dio, quando l’uomo si è sentito bisognoso di tutto, bisognoso di Misericordia da parte di Dio.
Gesù ha pregato per i suoi (Gv 17), come anche la Mamma Celeste ha pregato e “prega per noi, peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Preghiera d’intercessione. E per chiedere per noi alla Giustizia del Padre “il Regno di Dio e la sua Giustizia”, loro che “avevano il diritto d’impetrarlo”, cioè di ottenerlo con giustizia a noi perché appartiene ad essi, quindi il diritto di darlo perché è di loro proprietà.
Così, chi vive nella Divina Volontà sente chiaramente di non aver bisogno di nulla, ma solo il bisogno di amore di dare. Non ha bisogno di chiedere, ma fa come fece la Mamma Celeste alle Nozze di Cana: fece presente a suo Figlio il problema degli altri (lo condivise con Lui nel modo più semplice), senza dirgli cosa doveva fare, e agli altri disse di “fare come suo Figlio avesse detto loro”, condizione indispensabile per ottenere da Gesù –come la Mamma Celeste dice a Luisa– “il necessario e il superfluo”.
Quante cose vorrebbe darci Dio, nostro Padre Celeste! Ed è Sua volontà che in quanto figli uniti al Figlio (“nel suo Nome”) gliele chiediamo, certo, ma come le ha chiesto Gesù: avendo identificato la nostra volontà con la Sua e lasciando a Dio il totale modo di risolvere il nostro problema, di esaudire la nostra richiesta (“Padre, se è possibile…, ma non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”)
Quante cose vorrebbe darci ancora nostro Padre Divino, ma quante di queste cose –secondo la sua Volontà– debbono essere da noi richieste con vera consapevolezza e vero desiderio, che, previo un atteggiamento di umiltà (il contrario è l’arroganza nel chiedere, il pretendere), si traduce in fiducia (“fede”) e perseveranza. Insomma, quante volte e per tante cose il nostro chiedere deve raggiungere un certo grado d’intensità, nel modo indicato, perché “faccia contatto” con il Suo desiderio di dare.
Basta di considerare la preghiera di petizione come una sorta di “tiro alla fune” con Dio, di “braccio di ferro” o di lotta con Lui. Non mettiamo Lui sopra un piatto di una bilancia e la nostra preghiera sull’altro piatto per vedere se riusciamo a superare la sua “resistenza”, come non possiamo mettere la nostra miseria e indegnità sopra un piatto e la sua Misericordia sull’altro, ma la soluzione “geniale” è metterci sullo stesso piatto, metterci nelle sue braccia. La nostra preghiera non può servire a “convincerlo” di nulla, ma a “convincere noi” della Sua bontà, sapienza e grazia.
Non è che Dio sia avaro dei suoi doni, affatto, né duro di cuore come tante volte è giudicato dall’uomo, ma Egli dispone la concessione delle sue grazie e dell’esaudimento delle nostre petizioni in funzione della nostra crescita nella fiducia in Lui, della crescita della nostra unione con la sua Volontà. Quindi, la concessione di molte cose dipende –perché così Egli ha stabilito– non solo da Lui, ma anche da noi, dal grado della nostra fiducia e della nostra unione con la sua Volontà, fino all’identificazione della nostra con la Sua in uno stesso volere.
Per questo la Mamma celeste disse una volta, a Medjugorje: “Sta a voi ottenere le grazie da Dio: c’è chi le ottiene forse dopo un anno, chi in un mese, chi in un giorno e chi in un minuto”.
Tutto questo, per quanto riguarda la preghiera “di petizione” e d’intercessione. Ma il tutto si riassume nella parola di Gesù, fondamentale: “Cercate innanzi tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”.
P. Pablo Martin Sanguiao





