domenica 9 maggio 2021

Beata Elisabetta Canori Mora - Amore trasformante


 
  Amore trasformante

Il dì 8 febbraio 1815 così Giovanna Felice: subito levata nella orazione, così Giovanna Felice terminata l’orazione preparatoria, la povera anima mia si sollevò rapidamente verso il suo Dio, che con le braccia aperte ansioso stava aspettando la povera anima mia, per accoglierla nel paterno suo seno, per fargli godere il raccoglimento più intimo che mai dir si possa.

In questo straordinario raccoglimento l’anima mia andava formando atti vivissimi di fede, di speranza, di carità, di umiltà; queste ed altre virtù furono esercitate dall’anima mia in un grado molto perfetto, per la grazia che mi veniva da Dio somministrata. In questo breve tempo molto meritò l’anima mia senza pena, senza sollecitudine, senza molteplicità di parole, ma in profondo silenzio andava compiacendo l’oggetto amato. Con questa quiete di spirito, mi portai alla chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, mi accostai al sacro altare per ricevere la santa Comunione, e intanto viepiù andava crescendo l’interna quiete; quando sono stata prossima a comunicarmi, ho veduto i santi patriarchi Felice e Giovanni che unitamente a due santi Angeli, che portavano due torce accese nelle loro mani, si presentarono al sacro altare, i santi patriarchi spiegarono prezioso drappo di oro finissimo, che tenevano nelle loro mani ad uso di asciugatoio, e accompagnando il sacerdote, che mi doveva comunicare, distesero il suddetto drappo, pieni di rispetto e venerazione di sì alto sacramento lodavano e benedicevano Dio. Qual bene apportò alla povera anima mia non è spiegabile, mentre in quel prezioso momento i santi patriarchi mi comunicarono la loro carità, per quanto ne fui capace, e unendo il mio povero spirito al loro sublime spirito, mi presentarono all’eterno Dio, offrendomi la loro valevole protezione. L’essere così unita a questi gloriosi santi mi apportò un bene molto grande, il mio cuore fu riempito di ardente carità, mi ottennero da Dio un bene che io non so manifestare, mi pare che si possa chiamare amore trasformativo, perché fu trasformata l’anima mia in Dio, in una maniera che non è spiegabile. Felice me, se questa trasformazione fosse stata durevole! Non più sarei creatura fragile, ma bensì un serafino di amore! Questo bene durò in me ventiquattro ore.

Beata Elisabetta Canori Mora

Commento all‟Apocalisse

 


IV 

La quarta epoca della Chiesa militante, quella pacifica, che dal Sommo Pontefice San Leone III e Carlo Magno Imperatore giunge al Papa Leone X e a Carlo V (800-1520) 

 

Capitolo II v. 18-28 

I. Vers. 18. E all‟Angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: Ecco quanto dice il Figlio di Dio. 

La quarta epoca della Chiesa iniziò con l‟Imperatore Carlo Magno e Papa San Leone III, e si estese fino al regno di Carlo V e al pontificato di Leone X. Durante questo periodo fiorirono molti santissimi Re, Imperatori e Prelati, chiarissimi per dottrina e santità. Per oltre duecento anni non sorse alcun‟eresia. Meritatamente quindi quest‟epoca è chiamata pacifica e illuminativa, di cui fu figura la Chiesa di Tiatira, che significa illuminata o vittima vivente, come appunto fu questo periodo. Gli corrisponde il quarto giorno della creazione, quando Dio fece i luminari e le stelle del cielo. Così in quest‟epoca Dio pose prudentissimi e santissimi Re, Imperatori, Principi e uomini di Chiesa eccellenti per la santità della loro vita. La Chiesa da loro illuminata non ebbe le tenebre dell‟eresia. Al quarto periodo corrisponde anche il dono dello Spirito Santo della Pietà, che Dio infuse abbondantemente nella sua Chiesa, concedendole tali piissimi Re, Imperatori, Principi e Prelati. Quest‟epoca del pari corrisponde alla quarta età del mondo, che da Mosè giunse al compimento del tempio di Salomone. Come infatti Re Davide compose i Salmi, abbellì il culto divino, e suo figlio Salomone costruì un tempio imponente, lo arricchì di vasi preziosissimi per il servizio dell‟altare e del tempio, introdusse inoltre un ordine assai acconcio nei riti, stabilì la disciplina dei ministri sacri e accrebbe la maestà dei sacrifici, regnando pacificamente senza alcun nemico, così nel quarto pe- riodo della Chiesa furono celebrati salutari Concili per sua istruzione, dappertutto fiorì la religione cristiana, e la Chiesa libera da ogni nemico e dall‟eresia, rimase sempre in pace. I canti, i salmi, il Breviario, i riti, le sue cerimonie, l‟ordine nel servizio dell‟altare per svolgervi il culto divino furono  accresciuti e condotti alla più gran perfezione. Per cui aggiunge: E all‟Angelo della Chiesa di Tiatira scrivi: Ecco quanto dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fuoco fiammante, e i piedi simili all‟oricalco. Si chiama qui Figlio di Dio, poiché i misteri riguardanti la sua Divinità e Umanità già erano stati maggiormente precisati e [ventilati], e i tenebrosi errori di Ario e di altri eretici erano così stati confutati. Meritatamente quindi, in questo quarto periodo della Chiesa illuminata dalla luce della verità del dogma dell‟Incarnazione del Verbo, Cristo, come vincitore dei suoi nemici, dice trionfante: Ecco quanto dice il Figlio di Dio.  

Che ha gli occhi come fuoco fiammante , parole che indicano la perfetta cognizione della verità. I piedi simili all‟oricalco: indica qui la stabile solidità del corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa. Sconfitti infatti i tiranni pagani e dissipate le tenebre delle eresie, la Chiesa si riposò nella cognizione perfetta della verità della cattolica fede fortissimamente stabilita e rafforzata dal potere dei Principi e dei Re. Perciò non dice, come sopra, simili all‟oricalco in una fornace ardente, ma semplicemente simili all‟oricalco, ossia ormai purgata per tante persecuzioni dei tiranni pagani e temprata dalla lunga crudeltà di quelli e degli eretici. Quest‟immagine dei piedi simili all‟oricalco indicano anche le insigni spoglie della vittoria che Cristo riportò sui suoi nemici per mezzo dei membri e fedeli soldati della Chiesa sua diletta sposa. S‟aggiunge l‟espressione poi: Ha gli occhi come fuoco fiammante. La fede di Cristo e la verità scintillava e splendeva in lungo e in largo per il mondo in questo periodo, come la fiamma del fuoco. 

Vers. 19. So le tue opere, la fede, la carità, i servigi e la pazienza, e le tue ultime opere più numerose delle prime. Segue l‟elogio che si dispiega in sei punti: 1) le opere; 2) la perfezione della fede; 3) la carità; 4) il ministero; 5) la pazienza; 6) il progresso nel bene. Il primo punto è indicato dalle parole: So le tue opere do giustizia, pietà e misericordia, perché sono sante e procedano da un‟intenzione retta. Il secondo è la fede. La Chiesa viene qui lodata per la sua fede come di una speciale prerogativa e perfezione. Nel quarto periodo infatti la fede cattolica era unanime, assai per- fetta e diffusa in quasi tutto il mondo. La Chiesa inoltre non conobbe eresia alcuna per più di due- cento anni fino al tempo di Berengario, che sorse in Francia nell‟anno 1048, durante il regno dell‟Imperatore Enrico III, insegnando che nella SS. Eucaristia non era presente il Corpo e il San- gue di Gesù Cristo. Sconfitta anche questa  eresia, la Chiesa rimase tranquilla fino al 1117, come si ricava dalla Storia ecclesiastica. Il terzo punto riguarda la carità sia verso Dio che verso il prossimo. Il quarto invece il ministero dell‟altare e dell‟ospitalità, che in quel tempo venne particolarmente praticato. Non soltanto infatti v‟erano molti santissimi prelati, ma anche Imperatori, Re, Principi ed altri uomini altolocati, che fondavano ospizi, raccoglievano i poveri, somministrando loro di perso- na cibo e bevande. Edificavano poi nuove Chiese, restauravano quelle in rovina, fondavano monasteri, collegi, Vescovadi, santuari ed altari. Tutto ben ordinavano insomma per promuovere il culto divino. Il ministero dell‟altare e dei poveri, quindi, fu considerato cosa santa, ben fatta e preziosa al cospetto di Dio. Uomini e donne con il canto e la lode servivano anche di notte Dio con tutto il loro cuore nei monasteri e nelle collegiate delle Chiese. Il quinto aspetto è la pazienza nei digiuni, cilici, nelle veglie, e in altri rigori ascetici, che i santi di quel tempo praticavano con costanza per amore di Gesù Cristo, come San Vigilio, San Ruperto con i suoi dodici compagni, San Wilibaldo, San Guni- baldo, Santa Walpurga, San Ludovico Re di Francia, Ottone Vescovo di Bamberga, Lotario Impera- tore, Ottone il Grande, San Nilo, il Re d‟Ungheria Santo Stefano, San Venceslao Duca di Boemia, ed altri, grazie all‟infaticabile loro pazienza e fatica furono convertite alla fede cattolica le restanti popolazione d‟Europa. Per sesto infine le tue ultime opere più numerose delle prime: si lodano con queste parole la lunga e fiorente perfezione e santità di questo periodo, durante il quale continua- mente e succedendosi l‟uno all‟altro sbocciarono sant‟uomini come Sant‟Enrico Imperatore e la moglie S. Cunegonda, San Bruno, San Romualdo, San Roberto, San Bernardo, San Francesco, San Domenico con i loro compagni. Poi ancora il Vescovo Sant‟Ivo ed altri che in progresso di tempo illustrarono mirabilmente la Chiesa, per un beneficio davvero speciale ed una prerogativa eccezionale che Dio concesse in quel tempo. Si dice quindi: Le tue opere di giustizia, fede, pietà, carità, ministero, fatica, pazienza e santità. Opere più numerose delle prime: si lodano qui l‟ubertà di frut- ti, la moltiplicazione di beni, la perfezione, fedeltà e costanza nell‟esercizio delle virtù e delle buone azioni.

II. Vers. 20. Ma ho contro di te poche cose. Dopo la lode segue il rimprovero, poiché tu permetti alla donna Gezabele, che si spaccia per profetessa, d‟insegnare e sedurre i miei servi, affinché s‟abbandonino alla fornicazione e mangino cose immolate agli idoli.  

Mentre infatti la Chiesa siede nella pace, tra le ricchezze, onorata e difesa da piissimi Imperatori, Re e Principi, a poco a poco va rilassandosi la disciplina ecclesiastica, e s‟insinua tra i cristiani una certa mollezza femminile, significata dalla donna del versetto. Anche tra i ministri sacri andò quindi diffondendosi la concupiscenza carnale, quella degli occhi e la superbia. Vedendo in- fatti che i piaceri carnali arrecavano diletto, e che loro nulla accadeva di male a causa dell‟indulgenza verso i peccatori, caddero nella sicurezza e nella presunzione di peccare, come spesso accade, vizi che ebbe Gezabele, moglie di Achab (chiamata meretrice dalla S. Scrittura): ecco la concupiscenza della carne. Quindi sottrasse la vigna a Naboth, che ordinò d‟uccidere: ecco la concupiscenza degli occhi. Si tinse il volto e gli occhi col bistro: ecco la superbia della vita. Infine stimando d‟essere impunita, cominciò a presumere di sé, fece assassinare dei profeti, e attentò alla vita di Elia, non credendogli quando questi profetò alla sua casata un duro castigo, che vide poi rea- lizzato in sé stessa, come il patimento della fame. Disse infatti in cuor suo: questi mali non verranno mai sopra di noi. Così noi miseri mortali invescati nelle cose di quaggiù siamo soliti dormire in peccato mortale, finché non venga l‟ira di Dio sopra di noi. Gezabele è qui indicata come esempio. Permettete: non chiudendo diligentemente le porte dei cinque sensi esterni, a poco a poco per queste finestre entra la morte. Permettete: trascurando la disciplina ecclesiastica, senza ispezionare, senza vegliare, con poca o nessuna cura dei fedeli. Permettete: senza castigare quando occorre, ma tiepidi e conniventi, dissimulate il male per una falsa prudenza e lasciate impunemente che tutto vada a suo modo. Permettete: tralasciate la correzione fraterna, attendete solo ai casi vostri, indulgenti verso l‟amor proprio e per nulla amanti del bene pubblico. Permettete: siete facili nel dispensare in qual- sivoglia causa senza tener conto dei SS. Canoni. Permettete: senza brillare per il buon esempio e trascurando di ammaestrare i fedeli con la sana dottrina. Permettete: col praticare ciò che non giova. Così sottentrarono i disordini e i vizi: la promiscuità delle donne diffuse nella Chiesa la lussuria e il concubinato, mentre le ricchezze personali e superflue produssero l‟attaccamento al danaro, che non è altro che la schiavitù degli idoli. A causa degli onori e delle dignità con cui Imperatori, Re e Prin- cipi avevano innalzato gli ecclesiastici, s‟introdusse la superbia della vita, mentre una condotta libe- ra e il rilassamento della disciplina comportò l‟ozio e i costumi disordinati. Permettete che la donna prenda campo, ossia la mollezza e un‟effeminata ed eccessiva rilassatezza di vita, che in genere so- no indicate con la parola “donna”. Si aggiunge Gezabele per indicare dei vizi specifici come la lus- suria, l‟avidità di ricchezze, la superbia e la presunzione, vizi che in questo periodo della Chiesa a poco a poco s‟introdussero. La quale si dice Profeta: ossia questo stile di vita dissoluto si crede im- punito, come se la Chiesa di quest'età dicesse: non vedrò più tiranni ed eretici incrudelire contro di me, poiché sono illuminata dalla verità e sostenuta dai misteri divini sono ricca, potente e in pace. Ho pii e potenti Imperatori, Re e Principi che mi difendono. Quindi non ho nulla di cui piangere. Codesta vita licenziosa fece dire tale profezia. 

III. Seguono quindi le parole: insegnare e sedurre i miei servi con il cattivo esempio, la lus- suria, l‟avidità e la superbia. Insegnare e sedurre promettendo sicurezza e felicità nella pace, e ta- cendo al popolo l‟ira di Dio e la pena che incombevano a causa dei peccati della carne, dell‟avidità, dell‟irreligiosità e della dimenticanza di Dio e dei suoi benefici. Cose che la Chiesa e tutti noi mise- rabili stiamo ancora sperimentando nel quinto periodo e restiamo attoniti per il dolore. A fornicare e cibarsi delle carni degli idoli. L‟errore della fornicazione giunse a tale nella Chiesa orientale che insegnavano essere lecita. Mentre in quella latina di fatto si tennero gli stessi errori dei greci, unen- dosi alle donne, cosa che, ahimé, avviene ancora adesso e non accenna a cessare. Cibarsi delle carni degli idoli. Già San Paolo indicò l‟avidità nella schiavitù degli idoli. Infatti i guadagni disonesti, la vessazione del povero, l‟ottenimento della carica ecclesiastica con la simonia, i doni e il danaro, metaforicamente sono le carni degli idoli, delle quali si cibano coloro che vogliono far carriera in- degnamente e gli avari. 

IV. Vers. 21. E le diedi del tempo per fare penitenza. Queste parole indicano la longanimità e misericordia di Dio, che attese alcuni secoli che la Chiesa Greca facesse penitenza, fino a quando infine rifiutandosi di pentirsi e ritornare in seno alla Chiesa cattolica nell'anno 1453 i Turchi guidati da Maometto II, assassinarono l'Imperatore Costantino Paleologo, e conquistarono Costantinopoli e distrussero l'impero orientale e la Chiesa Greca. Con la stessa pazienza durante il quarto periodo at- tese il pentimento della Chiesa latina dal tempo dell'Imperatore Carlo Magno fino all‟eresia sacra- mentaria di Berengario di Tours, avvisaglia del futuro flagello di Dio, dopo il quale Dio concesse nuovamente alla Chiesa un periodo di quiete fino al tempo dell‟Imperatore Enrico V, sotto il cui re- gno nell‟anno 1117 sorse Marsilio Durando di Vuldoch e dopo di lui ad un‟eresia ne successe subito un‟altra (anche queste anticipazioni del futuro flagello) ma la bontà dei Principi e la provvidenza fecero sì che tutti quegli errori fossero sconfitti, fino all‟anno 1517 durante il regno di Carlo V e il pontificato di Leone X, quando Lutero flagello della Chiesa latina e orribile eretico, richiamò dall‟inferno tutte le eresie e le vomitò con la sua maledetta bocca in quasi tutta l‟Europa. Dice poi: E le diedi tempo, per far penitenza, ma non vuole pentirsi della sua fornicazione, con cui aveva for- nicato. Da ciò si ricava che la Chiesa Latina sarebbe precipitata nei vizi sopra descritti, e che non, alla vista di tali sventure, si sarebbe data alla penitenza, si aggiunge perciò anche la pena futura che nei precedenti periodi era soltanto minacciata. Per cui segue. 

V. Vers. 22. Ecco la getterò a letto. Ossia: tra le tribolazioni, in un letto di dolore e di lutto, in un letto di lebbra e di malattie spirituali, che sono le eresie; in un letto di peste, fame e guerre, in un letto di caligine e angustia e povertà, in un letto di lacrime e desolazione, di oppressione e ama- rezza, e prigionia, da cui non potrà levarsi; in un letto di eterna dannazione. E chi fornicherà con lei, avendo in comune con lei le cattive opere (il che accade quando si imitano le sue opere malvagie, o consigliandole, o tollerandole, e non punendole da parte di chi vi è tenuto) sarà nella tribolazione estrema, ossia in quella temporale, e, come detto, in quella eterna, che è la massima. In questa mi- naccia si dice poi: a meno che non si pentano delle loro opere, che hanno in comune con lei. Spesso infatti una certa pena temporale,  e rovina, è stata da Dio determinata efficacemente a danno degli stati e dei regni della Chiesa, come è raffigurato nel letto sopra descritto; ma i singoli membri pos- sono evitare i mali con una salutare e degna penitenza, almeno la colpa e la pena del fuoco eterno. 

Vers. 23. E metterò a morte i suoi figli. Con queste parole si minacciano guerre, ribellioni, spada, fame, e peste, che la vendetta della giustizia divina è solita scagliare come frecce, per punire la posterità e i figli dei figli impenitenti, il che noi in questo quinto periodo esperimentiamo di con- tinuo, come, senza dubbio, scorgiamo vedendo per tutto il mondo nient‟altro che guerre, ribellioni e stragi, come si dirà meglio più sotto. E conosceranno tutte le chiese che io son colui che scruta i re- ni e i cuori, per reni, s‟intendono le opere della concupiscenza e della carne, per cuori, invece, i cat- tivi pensieri, nei quali gli uomini, abusando della longanimità di Dio che li aspettava a pentimento in considerazione dei meriti e dell‟intercessione dei Santi, che vissero nella quarta epoca, si ingolfa- rono del tutto e dimenticarono il Signore loro Creatore, peccando con tal libertà come se Dio non esistesse e come se non potesse vedere i peccati e le nostre occulte abominazioni, permise nella quinta epoca della Chiesa, non solo il sorgere di molte mai viste sette, ma richiamò dall‟inferno per mezzo di uomini carnali molte di quelle sorte all‟inizio della Chiesa, dalle quali provennero terribili flagelli, guerre, sedizioni, stragi, carestie ed epidemie e altri innumerevoli mali, che fino ad oggi af- fliggono la Chiesa, in modo che apriamo gli occhi e riconosciamo, che non non v‟è male in Israele che non derivi dal permesso di Dio, per cui dice: E conosceranno tutte le chiese che io son colui che scruta i reni e i cuori, ovvero, esaminando e punendo la concupiscenza e i malvagi pensieri. E darò a ciascuno di voi secondo le vostre opere. Prima parlò delle pene temporali, in quanto per lo più ac- cade che i giusti, per permesso di Dio, in vista di un maggior merito patiscono con gli iniqui, o me- glio, talora, come prova la quotidiana esperienza, i giusti altrettanto degli empi sono toccati dalle tribolazioni.; ora si parla della pena eterna che è dovuta solo agli empi e agli impenitenti, il che, se è di somma consolazione per i giusti, riesce di sommo terrore agli empi. Per cui aggiunge: E darò a ciascuno di voi secondo le vostre opere: senza alcuna eccezione di persone, la pena eterna a coloro che servono il mondo, la carne e il diavolo; la gloria eterna invece a chi vive per Dio e secondo i suoi comandamenti. 

VI. Vers. 24. A voi poi, agli altri di Tiatira, che non hanno tale dottrina, i quali non han conosciuto le profondità, com‟essi dicono, di Satana, io dichiaro: Non vi getto addosso alcun pe- so. Qui Cristo consola i suoi amici (dei quali ve ne furono moltissimi, come dissi, in questa quarta epoca della Chiesa del Santo Dio) sul male che starà per inviare sulla sua Chiesa. A voi – amici miei - poi, dichiaro e agli altri di Tiatira, ovvero a tutti coloro che vissero in questa quarta epoca e furo- no illuminati e vissero in sacrificio al Padre Suo. Che non hanno tale dottrina, che quindi temono Dio e non sono stati sedotti dalla facilità di peccare. Questa facilità è chiamata dottrina, derivando dalla falsa sicurezza che hanno i malvagi nei loro peccati, che non accadrà loro nulla di male, con- siderando la loro prosperità e il lungo possesso dei beni temporali come dipendente dalla longanimi- tà della divina bontà. I quali non han conosciuto le profondità di Satana: la profondità di Satana è triplice, ossia, la concupiscenza della carne, degli occhi e la superbia della vita, con le quali il de- monio osò tentare Cristo, eterna Sapienza del Padre. È detta „profondità‟ per la difficoltà delle ten- tazioni con cui Satana mette gli uomini alla prova, così da riempire gli occhi degli uomini in modo che li considerino come il solo e concreto bene, trascurando la contemplazione e considerazione dei beni futuri. Conoscere qui sta metaforicamente per attaccarsi, amare smodatamente, congiungersi, come si dice che il marito „conosce‟ sua moglie. Poi dice: I quali non han conosciuto le profondità di Satana, alludendo a coloro che non hanno fornicato con questi tre idoli di Satana, come insegna la figura di Jezabele. Com’essi dicono: Non vi getto addosso alcun peso: qui si tocca la presunzione degli eretici e dei cattivi cristiani, per cui sono soliti profetizzare e così ingannare il popolo, quando dicono che la Chiesa non durerà, che diverrà sterile, che perirà, che sarà distrutta. Contro questa fal- sa opinione (la quale, dato il permesso di Dio a tali mali e sventure,  ingenera nelle persone pie poi la desolazione) qui Cristo consola la sua Chiesa, dicendo: Non vi getto addosso alcun peso, ossia troppo gravoso, come è scritto nel Salmo LXXXVIII: Se i suoi figli abbandoneranno la sua legge ecc. Visiterò le loro iniquità con la verga ecc. Ma la mia misericordia non disperderò ecc. 

 Vers. 25. Ma ciò che avete, ritenetelo finché io venga. Esorta qui i buoni in modo che, vin- cendo il male col bene e le sventure del tempo, conservino l‟innocenza di costumi, e perseverino come il buon frumento che il Padre di famiglia sempre conservò, anche ora, in mezzo alla zizzania. L‟innocenza è una virtù estremamente necessaria, che piace a Dio nei che i prelati della Chiesa, quando sovrastano tempi malvagi e la prevaricazione è universale, si studino di conservare, vincen- do con prudenza il male col bene, la propria coscienza e quella dei sottoposti immacolata ed integra. Con questo quadra la parabola in Matteo, c. 13, riguardo alla zizzania che deve essere tollerata fino alla mietitura. Poi dice: Ma ciò che avete, ritenetelo finché io venga, ovvero per sterminare gli empi, per punire i malvagi, nella mia ira e nei castighi che ho preparato per rinnovare ed emendare la mia Chiesa a suo tempo; del pari l‟espressione finché io venga, allude al giudizio universale, quando Dio renderà a ciascuno in base alle sue opere. Finché io venga, per restaurare la Chiesa per mezzo di santi ed incontaminati costumi ecc. 

Vers. 26. E chi vincerà e custodirà fino alla fine le mie opere. Con queste parole ci esorta alla costanza e alla longanimità, virtù che saranno sommamente necessarie alla Chiesa cattolica e ai suoi servi, in se difficili per la durata dei mali e la potente malvagità degli eretici e degli altri falsi cristiani, che si protrarranno per tutto il quinto periodo. Poi segue: E chi vincerà e custodirà fino al- la fine le mie opere, non a caso aggiunge le mie opere, poiché, come in ogni epoca i cattivi si oppor- ranno a qualche mistero della Fede, così nel quinto periodo contrasteranno soprattutto al vero con- cetto della libertà umana, della grazia e della predestinazione. Le mie opere, la mia provvidenza sul- le creature, i sacramenti della SS. Eucaristia e della Penitenza, i dieci Comandamenti, il celibato dei preti e ogni cosa onesta ecc. Le mie opere, cioè i miracoli, la Canonizzazione dei Santi ecc, che so- no opere di Cristo, e perciò significativamente si aggiunge che saranno custodite da tutti coloro che vinceranno in questa quinta epoca della Chiesa. 

Vers. 27 . E chi vincerà e chi custodirà fino alla fine le mie opere gli darò potestà sulle genti, e le pascerà con bastone di ferro, e come un vaso d‟argilla saran frantumate. 

  Vers. 28. A quel modo che ho ricevuto anch‟io potestà dal Padre mio. Segue in queste pa- role (per confermare i suoi servi nella sopportazione dei mali) una massima consolazione spirituale, ovvero l‟inizio della conversione delle genti e degli eretici alla vera fede, che avverrà nel sesto stato della Chiesa, il quinto essendo, infatti ,quello afflittivo, punitivo e difettoso, come poi vedremo. Per cui si dice: Gli darò potestà sulle genti, spirituale ai prelati nell‟unità della Fede, e temporale ai Re nella monarchia e unione del popolo; e come un vaso d‟argilla saran frantumate, dalla durezza del loro cuore si convertiranno al pastore delle loro anime. Del pari, si dissolveranno le repubbliche che si erano andate indebolendo, e il potere dei ribelli verrà meno, per essere distrutto dal mio invincibi-le Unto, che sto per inviare ecc. A quel modo che ho ricevuto anch‟io potestà dal Padre mio, que- sto paragone è detto per conforto, il che non potrebbe essere maggiore, dei suoi servi. Cristo, infatti, si fece obbediente fino alla morte, e alla morte di Croce, per cui Dio lo esaltò e gli diede quel No- me, che è al di sopra di ogni altro nome, così che nel Nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e nell‟inferno, e ogni lingua proclami che il Signore Gesù è nella gloria di Dio Pa- dre (Fil. 2). A quel modo che ho ricevuto anch‟io potestà dal Padre mio, colla sua pazienza, infatti, vinse ogni cosa, ogni cosa sottomise, e con i gloriosi combattimenti dei martiri abbatté tutte le genti come vasi d‟argilla ingiuriosi e senza gloria ecc. E gli darò la stella del mattino: qui si promette la nuova Luce, che spunterà nella sesta epoca della Chiesa Cattolica, indicata dal simbolo della Stella del mattino; la stella del mattino infatti significa che la notte è trascorsa e sta per sorgere il giorno, per cui dice E gli darò la stella del mattino, ossia la luce della vera fede Cattolica, che, gettate nell‟inferno le tenebre notturne di tutte le eresie, risplenderà grandemente, ovvero all‟inizio della sesta epoca. E gli darò la stella del mattino: a ciascuno poi, darò, dopo le tenebre di questa vita, la luce eterna, nella quale si contemplerà senza fine l‟eterna  verità. 

Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser 

NOTA: A SEGUITO DEL MESSAGGIO DELL’8 MAGGIO 2021 SI RIPROPONE LO SCRITTO IN DATA 1 APRILE 2020 – Imporranno ora un vaccino che nessuno dei miei figli dovrà accettare.

 


Carbonia 01.04.2020   –   ore 13.34

Imporranno ora un vaccino che nessuno dei miei figli dovrà accettare.

Ascolta la Parola del Cielo, o uomo!
Dio Padre, l’Onnipotente Jahwè, mette il suo dito su questa Umanità che richiama con urgenza a Sé. Ponetevi in Me, o uomini, il vostro Dio vi reclama, non siate sordi a questo suo appello, il tempo è finito, l’ora entra nel suo infinito dolore.

Affrettatevi alla conversione, figli miei, tornate a Me, non andate più per la via sbagliata, raddrizzate i vostri sentieri in direzione del vostro Unico e vero Dio, il Supremo.

Abbiate carità per voi stessi e per il vostro prossimo. Il Male impera in ogni angolo della Terra, la sua manifestazione è distruttiva, Satana vuole prendervi con sé, non accogliete le sue falsità.
Imporranno ora un vaccino che nessuno dei miei figli dovrà accettare perché segnerebbe la propria vita in Satana. Correte invece ad inginocchiarvi alla Santa Croce di Gesù Cristo e chiedendo il suo perdono supplicate la sua misericordia.

I monti stanno franando, i fiumi esondano, i mari si gonfiano con onde pericolose, i vulcani eruttano e la Terra continua a tremare ovunque.

Benedetti figli di Dio, aprite i vostri occhi al Cielo e invocate la grazia del perdono. Supplicate la Divina Misericordia del vostro Dio Amore, la sua Giustizia è ormai su questa Umanità avviluppata agli artigli di Satana; l’uomo non si accorge della sua condanna a morte eterna.

Figli di Gerusalemme, abbracciate la Parola del vostro Dio Amore e venite a Lui affinché i tempi siano abbreviati dal dolore che ora si abbatterà sulla Terra. Ponete rimedio in fretta, tornate a Me, o uomini, non restate nella vostra stoltezza, mettete in voi lucidità, accorgetevi dell’inganno che vi attanaglia l’anima e urlate il mio santo nome affinché possiate avere l’aiuto.

Giunge sulla Terra una cometa!
Attenti, o uomini, perché tutti la vedrete; la sua luce sarà sfolgorante,
… la sua missione è in Me!
Succederà un grande terremoto, la terra tremerà tutta, i cuori degli uomini saranno scossi, molti moriranno di spavento se non saranno tornati al loro Dio Creatore.

Ravvedetevi in fretta, sappiate che il tuono che irromperà all’improvviso
non porterà inganno, ma aprirà i cuori alla Verità.

Dio c’è, o popolo crudele e infedele! Dio ora si manifesterà ai vostri occhi, …tutti Lo vedrete, ma non tutti sarete da Lui abbracciati.

                 È in atto il Rapimento degli eletti!
Preparatevi figli miei, mettetevi in condizioni di Me per poter entrare a godere delle mie meraviglie in eterno. Amen!

CON L’IMMACOLATA CONTRO MASSONI E “NEMICI” DELLA CHIESA DI DIO

 


Che se il bene e la vittoria vengono attuati attraverso l'obbedienza, i rovesci e gli insuccessi apostolici e le vittorie degli avversari devono ascriversi, evidentemente, almeno spesso, alla mancata conformità alla volontà dell'Immacolata. P. Kolbe è così convinto di tale verità che nulla teme tanto quanto il poter ostacolare, con la sua volontà e le sue iniziative personali, i progetti di Dio e dell'Immacolata. Sarà come un suo chiodo fisso, perciò, quello di implorare preghiere,: quasi in ogni lettera, perché non incorra in tale sventura.

Ci sarebbe da chiedersi' a questo punto: come mai, pur avendo consacrato tutto se stesso, l'uomo può sempre contrastare o impedire i piani di Dio.

La risposta non è difficile: l'uomo, pur se consacrato, resta malato, malato soprattutto di amor proprio. Per l'amor proprio egli crede più e, spesso, solo al proprio giudizio; e, non amando essere vincolato a nulla e a nessuno, rifiuta ostinatamente ogni obbedienza. È questa la libertà dell'uomo «animale», consistente solo nel potere di scelta, indipendentemente da ogni legge e valutazione morale. Una libertà in completa opposizione alla libertà dei «figli di Dio» che, fondata e diretta al vero amore, si muove sempre non solo nell'ambito della legalità e della legittimità, ma arriva, in purissima dedizione, ai vertici dell'eroismo e della santità di amore. La libertà dell'animale o della carne è, in fondo, schiavitù, più o meno grande soggezione a istinti e tendenze cieche. La libertà dello spirito, invece, è dominio, governo delle passioni che causa ed è, anche, effetto del ristabilito ordine interiore e in tutto l'essere che, perciò, è completa disponibilità al servizio di Dio e dell'Immacolata. Una meta alla quale bisogna tendere per vivere, fino in fondo, la consacrazione all'Immacolata; e che si raggiunge solo attraverso sforzi generosi, incessanti sostenuti dalla grazia. P. Kolbe, a riguardo, così si esprime: «Noi siamo proprietà dell'Immacolata, ma, nonostante questo, ci rimane un amore proprio assai sottile che, all'atto pratico, rende impossibile l'esercizio del governo di Maria su di noi. Noi possediamo un'individualità troppo grande per accettare volentieri tutti i progetti che la Madonna ha nei confronti della nostra vita (in pratica ciò si manifesta in modo evidente allorché qualcuno, ad es., decide di commettere un peccato). Di conseguenza riandando con il pensiero al ventennale servizio all'Immacolata, ho dinanzi a me, nella mia mente, coloro che hanno riconosciuto pienamente la loro indipendenza da Maria, si sono sottomessi in tutto ai suoi ordini e sono divenuti in modo sublime uno strumento nelle mani dell'Immacolata, allo stesso modo dello scalpello nelle mani di uno scultore, del pennello al servizio di un pittore, della truppa disciplinata in attesa degli ordini di un comandante».

Questa coesistenza e persistenza dell'amor proprio, anche nell'anima consacrata all'Immacolata, fa capire che la consacrazione, più che essere un atto passeggero o un sentimento di una pur bella emozione, deve provenire e costantemente radicarsi, sempre più, in un amore di volontà che sfida e vince ogni mutevolezza di sentimenti e di entusiasmi sensibili: «Dell'Immacolata siamo servi, figli, schiavi, cavalieri e tutto, tutto, tutto; in una parola apparteniamo a Lei, siamo Suoi sotto ogni aspetto, Suoi ogni giorno di più! Ma come attuare tutto questo? Non dimentichiamo che l'essenza e la perfezione della nostra consacrazione non sono né il sentimento né la memoria, ma la volontà. Perciò, nel caso che uno non sperimenti per nulla la dolcezza dell'intima familiarità con Lei (benché comunemente sia il contrario) e non sia capace di ricordarsi di Lei e di pensare per lungo tempo a Lei per qualsiasi motivo, se la sua volontà rimane accanto a Lei, se non revoca la propria consacrazione, anzi per quanto può la rinnova, ebbene, stia tranquillo, perché Ella regna nel suo cuore. E la volontà noi la possiamo controllare facilmente. Facciamo attenzione soltanto a conformarla sempre più perfettamente alla sua volontà e a compiere questa sua volontà nel modo più perfetto. Questo è tutto. Impegniamoci, inoltre, come un fanciulletto, nel riconoscere la nostra totale dipendenza da Lei e, quindi, nello stringerci a Lei, come figli alla mamma».

P. ANTONIO M. DI MONDA O.F.M.Conv.


LETTERE D'UN EREMITA

 


ROMA ED IL M0ND0

***

Guardando le cose con semplice occhio umano, io rispondo francamente di no. Ma Dio nella sua misericordia ci può accordare una tregua, e sono inclinato a credere che essa verrà. Questa questione la tratterò in una delle prossime mie lettere. Ma, umana mente parlando, io dico con profondo convincimento, che non ci sarà più alcun Impero cristiano, ed ecco le mie ragioni. L'umanità, rispetto al grado d'intelligenza, si può dividere in quattro zone. La prima è quella delle barbarie. Essa comprende gli uomini che non hanno mai avuta alcuna idea del Creatore, o che ne hanno una falsa, oppure che, avendo avuto la grazia del battesimo, dimenticarono affatto i precetti del Cristianesimo, e non professano più fede alcuna, nè obbediscono ad alcuna legge morale; quale è per esempio la feccia della popolazione delle grandi città europee, non diversa per nulla dai selvaggi dell'Australia, se ne togli il raffinamento del vizio. La seconda è la zona cristiana, che il mondo chiama ignorante, perchè essa non conosce altro che ciò che è necessario alla salute eterna. - Questa ubbidisce ai precetti del cristianesimo, tutto che spesso non sappia nè leggere nè scrivere correntemente. Questa gente si trova per l'ordinario sparsa nelle campagne. La terza zona si compone di letterati, vale a dire d'uomini che acquistarono abbastanza cognizioni ed orgoglio con esse, per non ammettere più umilmente le verità rive late, ed obbedire alla semplice alle leggi morali che ne derivano. I meglio di costoro non s'occupano punto di Dio; gli altri, che sono la maggior parte, il fanno per negarne l'esistenza e gli attributi. Sta al di sopra di tutte la quarta zona; in essa gli uomini che si elevarono col proprio genio, collo studio e con le virtù sino ad avere una più viva intuizione della grandezza dell'Onnipotente, un più profondo rispetto della legge morale, una più vasta conoscenza del vero che gli altri uomini comunemente non abbiano, Ora le nuove istituzioni politiche, che tutta Europa va via via abbracciando, oltre ai difetti teorici che ho già segnalati, hanno quest'altro difetto pratico, che lasciano alla prima ed alla terza zona sopra indicate una grande preponderanza, che dico? la direzione su prema degli affari dello Stato. È la terza zona che trionfa nei Parlamenti. Essa ha quasi tutti i giornali nelle sue mani, essa regge l'opinione pubblica a suo talento, essa crea i ministri. Ed è la prima zona che trionfa per le piazze colla sommossa e la rivoluzione. Non è questo lo spettacolo che ci presenta l'Europa nel nostro secolo? Principi malvagi e governi tristi ve n'ebbero in ogni tempo; ma egli è specialmente in questo secolo che, grazie alle novelle istituzioni sociali, il male è penetrato dappertutto. Non si tratta più qui d'una malattia acuta che scoppia qua e là in qualche Stato, ma d'una malattia cronica, che affligge l'intera società. Dinanzi a questo spettacolo non v'ha osservatore imparziale che non si senta invaso da lugubri presentimenti, quand'anche ei non voglia tener conto di quanto fu rivelato in torno al futuro destino del mondo. Per noi poi, per noi che abbiamo la fortuna di possedere queste rivelazioni, la nostra indifferenza è davvero imperdonabile.

Il primo effetto che nasce dall'applicazione delle istituzioni moderne è d'obbligare i governi a disfare tutto ciò che fece e fa tutt'ora la Chiesa. Ora costoro che distruggono quel che ha fatto la Chiesa fondata da Gesù Cristo, e da lui assicurata della sua esistenza fino alla fine dei secoli, per chi lavorano essi? Date uno sguardo intorno a voi, o signore, e vedete quanta parte della terra si è sottoposta a questo lavoro, quanta gente vi mette la mano, e poi maravigliatevi ancora ch'io parli dell'Anticristo. Grazie alle istituzioni moderne l'apostasia è per ogni dove, e domina tutto. Coteste istituzioni mettono per principio fondamentale, che l'autorità non viene da Dio, ma dagli uomini; ed è questo appunto il segno che ci lasciò S. Ireneo per conoscere l'apostasia. In fatti questo santo padre nel suo libro contro le eresie, dice che il demonio ha sempre cercato di persuadere agli uomini che l'autorità non viene da Dio; ma soggiunge che una dottrina così poco ragionevole non sarà accolta dagli uomini che all'avvicinarsi della venuta dell'Anticristo. « La Chiesa e lo Stato sono di fatto separati, come dice l'Univers, 11 luglio 1868. « Lo Stato è laico, o giusta l'espressione del signor Guizot; esso « è libero, giusta l'espressione del conte di Cavour: due modi di dire ipocriti che involgono la confessione che lo Stato, la testa della società, non ha e non vuole più avere culto veruno. Ed anche questa è un'ipocrisia fatta per coprire una cosa più formidabile e più contraria all'umanità, la negazione di Dio. » Sono queste davvero le prime pennellate del ritratto del nostro secolo; ma il quadro non è finito; ascoltate ancora per poco:

***

di J. E. DE CAMILLE

SALVAMI DAL MALE

 


DOVE POSERETE IL VOSTRO CUORE QUANDO IL TERRIBILE FLAGELLO AVVOLGERÀ LA TERRA?

 


Carbonia 08.05.2021

Dove poserete il vostro cuore quando il terribile flagello avvolgerà la Terra?

Sia lodato Gesù Cristo! Santo! Santo! Santo è il Signore nostro Gesù Cristo!

Vegliate per non cadere in tentazione, l’ora giunge amara per coloro che sono lontani dall’Amore.

Figli miei, il mio Giorno si avvicina, il tempo è finito, il tuono è per essere avvertito su tutta la Terra, tutti gli uomini lo udranno!

Credete al mio santo Vangelo o uomini, convertitevi, segnati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Dio c’è, o uomini! Dio esiste, Dio Vive!

Dove poserete il vostro cuore quando il terribile flagello avvolgerà la Terra?
A chi chiederete l’aiuto, figli miei, a chi?
Forse a colui che vi sta conducendo al suo Inferno?

Attenti a non cadere nella trappola infernale di Satana, la sua ferocia è grande, vi squarcerà le carni e vi stritolerà il cuore.

Se non rinuncerete a Satana, …se non tornerete in fretta a Colui che vi ha creati, andrete preda ai suoi carnefici.

Sono venuto sulla Terra per Amore, per liberarvi dalla morte, … dalla schiavitù di Satana, … ma voi siete come canne al vento, oggi Mi ascoltate, ma il giorno dopo riprendete il cammino verso la Geenna.

In verità in verità vi dico: queste sono le ultime parole per voi che non volete convertirvi, … voi che tentennate senza prendere seriamente la Verità.

Le Cose del Cielo le trovate pesanti da accettare, non volete rinunciare a questa vita di perversione, il peccato è ormai radicato in voi e “non volete rinunciare”.

In verità in verità vi dico o uomini: queste mie parole sono per voi salvezza, non rinnegatemi ancora perché domani non avrete più la possibilità di farlo, tutto è per essere buio, il mondo sarà completamente avvolto dalla tenebra, e chi avrà scelto di perseguire il peccato, piangerà sangue.

Prendete esempio dalla vita dei Santi, … convertitevi figli miei, convertitevi! Abbiate il coraggio di farlo ORA, prima che sia troppo tardi.

Ravvedetevi ORA! … Chiedete perdono! Tornate a Colui che è Via, Verità e Vita.

Gesù, l’unico Salvatore.

 




PAPA LEONE XIII E LA MASSONERIA

 

Leone XIII vs massoneria: Humanum genus, 1884. L’arte di fingere e dissimulare: la strategia preferita dei massoni? All'origine della contro-chiesa modernista e massonica odierna, vera "nuova religione" anticristica e satanista 


Leone XIII vs massoneria: Humanum genus, 1884

 

di

 

Francesco Lamendola


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Come ormai tutti sanno, il filo-massone cardinale Gianfranco Ravasi ha pubblicato il 14 febbraio 2016, sul filo-massonico Il Sole – 24 Ore (perché è il giornale della finanza, e finanza vuol dire massoneria) l’inquietante lettera aperta intitolata Cari fratelli massoni; così come è ormai ben noto a tutti che la massoneria, nelle sue varie logge e nei suoi vari riti, si è espressa decine di volte con documenti, articoli e discorsi pubblici di altissimo apprezzamento nei confronti del pontificato attuale, creato dalla massonica mafia di San Gallo nel 2013, costringendo Benedetto XVI a dimettersi (con tanto di ricatto finanziario: il blocco di tutte le operazioni finanziarie della Banca vaticana) ed eleggendo il massone Bergoglio, che già era stato il suo candidato nel conclave del 2005 e per poco non era stato eletto fin da allora.

 

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Il filo-massone cardinale Gianfranco Ravasi

 

Ora, per capire la portata devastante dell’articolo pubblicato da Ravasi su Il Sole- 24 Ore, bisogna aver presente che il magistero ufficiale e solenne della Chiesa ha sempre condannato la massoneria: sempre, fin dall’inizio, perché la prima loggia ufficiale, quella di Londra, nasce nel 1717, ed il primo documento pontificio di formale condanna nei confronti di essa è del 1738. A quel primo documento di denuncia e di solenne condanna della massoneria da parte della Chiesa che è la bolla In eminenti apostolatus specula di Clemente XII del 24 aprile, ne seguirono parecchi altri, senza interruzione: la bolla Ecclesiam a Jesu Christo di Pio VII del 13 settembre 1821; la bolla Quo graviora di Leone XII del 23 marzo 1825; l’enciclica Traditi humilitati nostrae di Pio VIII del 24 maggio 1829; l’enciclica Qui pluribus di Pio IX del 9 novembre 1846 e l’allocuzione Multiplices inter, sempre di Pio IX, del 25 settembre 1865. Solo per citare le più importanti del XVIII e XIX secolo. Alle quali si aggiunse, il 20 aprile 1884, l’enciclica Humanum Genus di papa Leone XIII: quello stesso che il 15 maggio avrebbe firmato una delle encicliche sociali più famose, oltre che la prima dei tempi moderni, Rerum novarum.

La discussione sull’intera enciclica, molto articolata e strutturata, meriterebbe non uno, ma una serie di articoli, anzi un ampio studio monografico; ci basti, in questa sede, soffermare l’attenzione sui paragrafi iniziali, raccomandando però al lettore di prendere visione di questo importante, ma obliato documento, reperibile in rete nella sua stesura integrale

(http://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_18840420_humanum-genus.html):

Il genere umano, dopo che "per l'invidia di Lucifero" si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore de' doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l'uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l'altro per il trionfo del male e dell'errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all'Unigenito Figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all'eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risalì al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: "Due città nacquero da due amori; la terrena dall'amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall'amore di Dio fino al disprezzo di sé (De Civit. Dei, lib. XIV, c. 17). In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l'una contro l'altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l'ardore e l'impeto stesso.

 

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Sant’Agostino

 

Molto opportunamente Leone XIII, citando La città di Dio di sant’Agostino, ricorda ai fedeli che esiste una guerra ininterrotta fra il bene e il male, da quando la superbia del diavolo ha dato origine all’inferno e da quando il peccato di Adamo ha trascinato nelle sue funeste conseguenze l’intera umanità. Come è chiaro, preciso, severo ma necessario, questo linguaggio! Quanto è lontano dalle frasi ambigue e arzigogolate, dai concetti buonisti e misericordisti dei documenti del Vaticano II, oggi tanto sbandierati e addirittura posti a fondamento, secondo Bergoglio, della “vera”Chiesa cattolica, dalla quale devono andarsene quelli che non li accettano integralmente! Senza dubbio Giovanni XXIII, infaustamente elevato alla gloria degli altari, aveva in mente pensieri come quelli espressi qui dal suo predecessore allorché parlava, nel discorso di apertura del Concilio, dei profeti di sventura che hanno stancato tutti coi loro accenti gravi e le loro sentenze divisive.  Infatti non solo Leone XIII ricorda (e sarebbe un’affermazione ovvia, ma nulla è scontato quando si tratta della pigrizia intellettuale e morale dei cattolici seduti sugli allori della propria fede) che esiste Satana ed esiste il suo regno, ma si spinge a dire chiaro e tondo che l’umanità stessa è divisa in due campi: il regno di Dio e il regno del diavolo. Oibò, quale tremenda profezia di sventura! E cosa diranno i seguaci delle false religioni; cosa diranno i cari fratelli separati, e specialmente i carissimi fratelli maggiori; cosa diranno i cari fratelli non credenti del cardinale (massone) Carlo Maria Martini e i cari fratelli atei nobilmente pensosi del (bislacco) poeta David Maria Turoldo? Per carità: avere la faccia tosta di parlare del regno del diavolo e insinuare che molti uomini ne fanno parte, e sono perciò destinati alla dannazione eterna! Tutto sommato, si può anche tollerare questo linguaggio nel 1884: basta stenderci sopra un velo di oblio e non citare mai, assolutamente, per alcuna ragione al mondo, la Humanum genus, come appunto fanno i papi del Concilio e del post-concilio. Però adoperare, oggi, un simile linguaggio e simili concetti? Ecco: proprio da questo, da cambiamenti come questo, si ha la prova lampante di quello che è stato realmente il Concilio Vaticano II: la liquidazione del cattolicesimo e la nascita, al suo posto, di una nuova religione. Una religione non solo modernista, immanentista e soggettivista, tutta sentimentalismo e niente ragionevolezza, ma anche e soprattutto filo-massonica e cripto-massonica. La quale, ai nostri giorni, dichiara apertamente la propria simpatia per i massoni, con un papa che si dichiara grande amico del gran massone Eugenio Scalfari e, se deve rilasciare un’intervista particolarmente“impegnata” (ossia eretica e blasfema) chiama costui, non certo un giornalista cattolico, ad esempio un Vittorio Messori; e a lui affida il compito “sporco” di dire anche quello che lui vorrebbe, ma naturalmente non può dire, o non per ora almeno, cioè che Gesù Cristo era solamente un uomo e che l’Inferno non esiste perché alla fine andremo tutti in paradiso, tranne i più cattivi, la cui anima semplicemente svanirà nel nulla.

 

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Giovanni XXII

 

Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società, che larga mente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. Talché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore. (…)

Chi fosse e a che mirasse questo capitale nemico, che usciva fuori dai covi di tenebrose congiure, lo compresero tosto i Romani Pontefici Nostri Antecessori, vigili scolte a salute del popolo cristiano; e anticipando col pensiero l'avvenire, dato quasi il segnale, ammonirono Principi e popoli non si lasciassero ingannare alle astuzie e trame insidiose. (…)

Poiché da fatti giuridicamente accertati, da formali processi, da statuti, riti, giornali massonici pubblicati per le stampe, oltre alle non rare deposizioni dei complici stessi, essendosi venuto a chiaramente conoscere lo scopo e la natura della setta massonica, quest'Apostolica Sede alzò la voce, e denunziò al mondo, la setta dei Massoni, sorta contro ogni diritto umano e divino, essere non meno funesta al Cristianesimo che allo Stato, e fece divieto di darvi il nome sotto le maggiori pene, onde la Chiesa suole punire i colpevoli. Di che irritati i settari e credendo di poter, parte col disprezzo, parte con calunniose menzogne, sfuggire o scemare la forza di tali sentenze, accusarono d'ingiustizia o di esagerazione i Papi, che le avevano pronunziate. (…)

 

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Il dio supremo, adorato in segreto dalla "Massoneria" è Lucifero, ma solo ai massimi gradi ne sono al corrente!

 

Ed ecco la parte più scottante dell’enciclica: la città terrena del diavolo ha il suo fulcro e la sua centrale propulsiva nella massoneria: per questo essa è nata e a questo scopo lavora indefessamente, nell’ombra, da grandissimo tempo: per distruggere l’ordine sociale e rovesciare la presenza del cristianesimo nel mondo, vanificando gli effetti della Redenzione per l’intera umanità. Leone XIII pertanto chiama la massoneria il nemico capitale: più chiaro di così. Altro che cari fratelli massoni di Gianfranco Ravasi. Sono nemici, non sono fratelli (saranno “fratelli” tra di loro, semmai). Ed ecco la perfidia dello “spirito conciliare” e il ricatto morale dei buonisti: siamo tutti fratelli (Fratelli tutti di Bergoglio), dunque nessuno è più nemico, anzi forse nessuno lo è mai stato. Altro che Città dei diavolo, altro che sant’Agostino: roba vecchia, quella, vecchia e ammuffita. Ora ci sono i giganti del cattolicesimo adulto, ci sono i Rahner, i Kasper, i Bianchi e i Bergoglio; ora finalmente si può dire che siamo tutti una grande e meravigliosa famiglia; che tutte le religioni sono buone (purché rinuncino a essere se stesse, specie il cattolicesimo); che non ci sono più un’Antica e una Nuova Alleanza, poiché l’Alleanza è qualcosa di automatico che Dio stabilisce con gli uomini, e non solo per i buoni, cioè per quelli che la vogliono, ma per tutti, anche per quelli che vi si oppongono. E questa, appunto, è la fratellanza massonica, basata sul falso principio della tolleranza: doppiamente falso, anzi, perché la verità non è negoziabile e perché i massoni, come i loro fratelli siamesi illuministi, non sono mai stati tolleranti, benché abbiano inventato questa parola e se ne riempiano sempre la bocca.

E non solo Leone XIII chiama la massoneria nemico capitale, sorta contro ogni legge umana e divina; smaschera anche la strategia preferita dei massoni, che è quella di dissimulare le loro vere  intenzioni e di minimizzare, agli occhi degli estranei, e prima di tutti agli occhi dei cattolici, il pericolo da essi rappresentato, negando anzi di essere pericolosi e rovesciando l’accusa col dire che sono loro, i cattolici, e prima di tutto il clero oscurantista e bigotto, a vedere tremendi complotti e atroci congiure, là dove non vi è nulla del genere. È la stessa strategia che usano anche oggi: resa sempre più efficace dal fatto che le loro affermazioni, nel clima di cedimento complessivo sul piano culturale e morale, e di avanzatissima infiltrazione della massoneria medesima all’interno della Chiesa, appaiono quanto mai ragionevoli; mentre irragionevoli, o comunque decisamente esagerate, forse un po’ deliranti, appaiono i documenti ufficiali coi quali i papi del passato, cioè anteriormente al Concilio Vaticano II, hanno denunciato le trame massoniche, il grandissimo pericolo rappresentato dalla massoneria e l’eventualità che essa riesca a rovesciare non solo l’ordine cristiano, ma anche l’ordine naturale, capovolgendo la morale e promuovendo il male a bene, e degradando il bene a male. Operazione ora in atto e veramente diabolica. Un solo esempio: una parlamentare finlandese rischia sei anni di carcere per aver detto che la famiglia è formata da un uomo e una donna. E che dire dello sterminio sistematico di milioni e milioni di nascituri, effettuato a termini di legge, grazie all’instaurazione delle legislazioni abortiste? Non è questa la diabolica inversione della morale naturale e della stessa ragione naturale, oltre che dell’ordine divino instaurato nel mondo da Gesù Cristo?

 

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Bergoglio e Martini: i gesuiti sono l’ordine religioso che più d’ogni altro ricorda la struttura segreta della massoneria!

 

Ma la saggezza dei Nostri Predecessori ebbe, ciò che più conta, piena giustificazione dagli avvenimenti. Dal momento che le provvide e paterne loro cure, o fosse l'astuzia e l'ipocrisia dei settari, ovvero la sconsigliata leggerezza di chi pure aveva ogni interesse di tener gli occhi aperti, non avendo né sempre né per tutto sortito l'esito desiderato, nel giro d'un secolo e mezzo la società Massonica si propagò con incredibile celerità; e trasformandosi per via di audacia e d'inganni in tutti gli ordini civili, incominciò ad essere potente in modo da parer quasi padrona degli Stati. Da sì celere e tremenda propagazione ne sono seguiti a danno della Chiesa, della potestà civile, della pubblica salute, quei rovinosi effetti, che i Nostri Antecessori gran tempo innanzi avevano preveduti. Al punto che siamo ormai giunti a tale estremo da dover tremare per le future sorti non già della Chiesa, edificata su fondamento non possibile ad abbattersi da forza umana, ma di quegli Stati, dove la setta di cui parliamo o le altre affini a quella e sue ministre e satelliti, possono tanto.

(…) Varie sono le sètte che, sebbene differenti di nome, di rito, di forma, d'origine, essendo per uguaglianza di proposito e per affinità de' sommi principi strettamente collegate fra loro, convengono in sostanza con la setta dei Frammassoni, quasi centro comune, da cui muovono tutte e a cui tutte ritornano. Le quali, sebbene ora facciano sembianza di non voler nascondersi, e tengano alla luce del sole e sotto gli occhi dei cittadini le loro adunanze, e stampino effemeridi proprie, ciò nondimeno, chi guardi più addentro, ritengono il vero carattere di società segrete. Infatti la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto si devono gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra' soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa. Il candidato deve promettere, anzi, d'ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta. Così, sotto mentite sembianze e con l'arte d'una continua simulazione, i Frammassoni studiansi a tutto potere di restare nascosti, e di non aver testimoni altro che i loro. Cercano destramente sotterfugi, pigliando sembianze accademiche e scientifiche: hanno sempre in bocca lo zelo della civiltà, l'amore della povera plebe: essere unico intento loro migliorare le condizioni del popolo, e i beni del civile consorzio accomunare il più ch'è possibile a molti. Le quali intenzioni, quando fossero vere, non sono che una parte dei loro disegni. Debbono inoltre gli iscritti promettere ai loro capi e maestri cieca ed assoluta obbedienza: che ad un minimo cenno, ad un semplice motto, n'eseguiranno gli ordini; pronti, ove manchino, ad ogni più grave pena, e perfino alla morte. E di fatti non è caso raro, che atroci vendette piombino su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto, o disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia. (…) 

Qui Leone XIII denuncia un’altra caratteristica strategia massonica, adoperata non tanto verso l’esterno, ma al proprio interno: la banalizzazione del male, la confusione dei piani, l’inganno sistematico nei confronti dei propri affiliati di basso livello. Basti dire che per affiliarsi a molte logge, ai nostri dì, viene richiesto di prestare giuramento sulla Bibbia, il che fa credere agli sprovveduti che non vi sia, nella setta, alcun intento perverso, né alcun sottinteso anticristiano. Solo i massoni dei gradi più alti conoscono tutti i disegni dell’associazione, e solo pochi sanno che il dio supremo, adorato in segreto, è Lucifero, il Portatore di Luce: vale a dire che la massoneria è un satanismo mascherato agli occhi di chi non ne fa parte. Oggi, peraltro, le maschere stanno cadendo e molti massoni/satanisti non si vergognano di dichiarare apertamente la loro appartenenza e le loro abiette finalità. Non abbiamo visto e udito il cantautore Bob Dylan dichiarare, nel corso di una intervista televisiva, sia pure con un certo imbarazzo, d’aver fatto un patto col diavolo, vendendogli la  propria anima in cambio del successo? E non abbiano udito analoghe dichiarazioni da parte di molti altri personaggi del mondo dello spettacolo? Non vediamo continuamente attori, cantanti e altre personalità dello star-system esibirsi in concerti satanici, sfoggiare un look satanico, e atteggiarsi in pose tipicamente massoniche, ad esempio coprendosi un occhio (allusione all’Occhio della Piramide, che tutto vede), o ponendo le mani a formare un triangolo (simbolo della Piramide massonica), o, ancora, coprendosi il corpo di tatuaggi diabolici e vantandosi, come il rapper Fedez,  di calzare scarpe che sono state confezionate inserendo nella suola gocce di sangue umano; e addirittura di aver mangiato carne umana, come nel caso dell’eccellente Chelsea Clinton, degna figlia di tale madre?

Tanto più che altre e ben luminose prove ci sono della sua rea natura. Per quanto infatti sia grande negli uomini l'arte di fingere e l'uso di mentire, è impossibile che la causa non si manifesti in qualche modo nei suoi effetti. "Non può un albero buono dar frutti cattivi, né un albero cattivo frutti buoni" (Mt 8, 18). Ora della massonica sètta esiziali ed acerbissimi sono i frutti. Pertanto dalle indubbie prove che abbiamo ricordate appare che il supremo intendimento dei Frammassoni è questo: distruggere da cima a fondo tutto l'ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo, e prendendo fondamenti e nome dal Naturalismo rifarlo radicalmente a loro senno.

 

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L’arte di fingere e dissimulare è la strategia preferita dai massoni: qui Bergoglio con l'amico Eugenio Scalfari

 

Appunto: l’arte di fingere, di dissimulare, di spacciarsi per ciò che non si è, al fine d’insinuarsi ovunque, anche dove meno lo si crederebbe possibile: ad esempio, negli alti gradi della gerarchia cattolica. E non è certo un caso che la contro-chiesa modernista odierna, creata dalla massoneria ecclesiastica, sia stata realizzata, a partire dal Concilio, ma specialmente in questi ultimi anni, essenzialmente dai gesuiti: cioè dai membri dell’ordine religioso che più d’ogni altro ricorda la struttura segreta della massoneria; che è da sempre abituato a frequentare ambiguamente i potenti della terra, dissimulando le proprie intenzioni; e nei cui confronti, a dire il vero, c’è sempre stata, quasi fin dal principio, un’atmosfera un po’ strana, un po’ sospetta, alimentata dalla particolarissima doppia morale insegnata dai teologi gesuiti. Tanto da far nascere gravi dubbi sulla loro ortodossia e infine spingere un papa, sia pure sotto le pressioni politiche degli Stati europei, ma forse non solo per esse, a sopprimere la Compagnia di Gesù: Clemente XIV, nel 1773. E un altro papa, addirittura un papa post-conciliare e filo-conciliare, dunque non sospetto di simpatie tradizionaliste e oscurantiste, non ha forse commissariato i gesuiti, vedendo in essi gravi deviazioni dottrinali e disciplinari: Giovanni Paolo II, nel 1981 (mentre un altro papa, Benedetto XVI, avrebbe cercato di fare lo stesso, senza riuscirvi, nel 2007)? Falsità, menzogna, dissimulazione: come tutti quei preti modernisti che prestarono il giuramento antimodernista richiesto da san Pio X, e che lo fecero senza problemi, dunque spergiurando e commettendo un sacrilegio, ma per nulla preoccupati di offendere le leggi umane e divine. E allora, se un prete, e magari un futuro vescovo, cardinale e perfino papa (Roncalli e Montini, che erano modernisti fin da giovani) non ebbero esitazioni a spergiurare, di che cosa ci si dovrebbe stupire, oggi, dinanzi alla sfrontatezza di un Sosa Abascal, di un James Martin o di un Jorge Mario Bergoglio?

 

Del 07 Maggio 2021