domenica 12 ottobre 2025

L’anima gira in tutta la Creazione e Redenzione e con tutte le opere di Dio chiede il Fiat.

 


Dal Vol. 20 - 17 Ottobre 1926

L’anima gira in tutta la Creazione e Redenzione e con tutte le opere di Dio chiede il Fiat.

Mi sembra che non posso fare a meno di seguire il mio giro nella Volontà Suprema, sento ch’è la vera casa mia ed allora son contenta quando giro in Essa. Perché trovo tutto ciò che appartiene al mio dolce Gesù, ché in virtù della sua Volontà tutto ciò che è suo è anche mio. Quindi ho molto da dare al mio amato Bene, anzi c’è tale e tanto da dargli, che non finisco mai di dargli tutto. Onde mi rimane il desiderio di ritornare a seguire il mio giro per potergli dare tutto ciò che appartiene alla sua adorabile Volontà; e pensando al gran bene che porta all’anima il Voler Supremo, mentre giravo pregavo Gesù che subito lo facesse conoscere a tutti affinché potessero prendere parte a sì gran bene, e per ottenere ciò Gli dicevo come giungevo a ciascuna cosa creata: “Vengo nel sole a fare compagnia alla tua Volontà regnante e dominante in esso, in tutto lo splendore della sua maestà, ma mentre Ti faccio compagnia nel sole Ti prego, che il tuo Fiat Eterno sia conosciuto e come regna nel sole trionfante, venga a regnare trionfante in mezzo alle creature; vedi anche il sole Ti prega, tutta la sua luce si converte in preghiera, e come si stende sulla terra ed investe colla sua luce piante e fiori, monti e pianure, mari e fiumi, così prega che il tuo Fiat sia uno sulla terra, che si armonizzi con tutte le creature. Sicché non sono io sola che prego, ma è la potenza della tua stessa Volontà che regna nel sole che prega: prega la luce, pregano i suoi innumerevoli effetti, i beni, i colori che contiene; tutti pregano che il tuo Fiat regni su tutti. Puoi tu resistere ad una massa di luce sì grande, che prega colla potenza del tuo stesso Volere? Ed io piccola qual sono mentre Ti faccio compagnia in questo sole, benedico, adoro, glorifico, la tua Volontà adorabile, con quella magnificenza e gloria con cui la tua stessa Volontà si glorifica nelle opere sue. Sicché solo nelle creature non deve trovare, la tua Volontà, la perfetta gloria delle opere sue? Perciò venga, venga il tuo Fiat ”.

Ma mentre ciò faccio, sento che tutta la luce del sole prega che venga il Fiat Eterno, cioè la sua stessa adorabile Volontà che investendo la luce prega, ed io lasciandola a pregare passo nelle altre cose create a fare la mia piccola visitina, per tenere un poco di compagnia all’adorabile Volontà in ciascun atto suo che esercita in ciascuna cosa creata. Perciò passo il cielo, le stelle, il mare finché il cielo prega, le stelle pregano, il mare col suo mormorio prega che il Fiat Supremo sia conosciuto e regni trionfante in tutte le cose create, come regna in loro.

Dopo d’aver girato su tutte le cose create per tenere compagnia al Fiat Divino e chiedere in ciascuna cosa che venga a regnare sulla terra - come è bello vedere, sentire che tutta la Creazione prega che venga il suo Regno in mezzo alle creature! - poi scendo in tutto ciò che fece il mio Gesù nella Redenzione: nelle sue lacrime, nei suoi gemiti infantili, nelle sue opere passi e parole, nelle sue pene, nelle sue piaghe, nel suo Sangue fin nella sua morte affinché le sue lacrime preghino che venga il suo Fiat. I suoi gemiti e tutto ciò che fece supplicano tutti in coro che il suo Fiat sia conosciuto e che la sua stessa morte faccia risorgere la vita della sua Volontà Divina nelle creature.

Onde mentre ciò facevo ed altro, [che tralascio] perché sarei troppo lunga se volessi dir tutto, il mio dolce Gesù stringendomi a Sé mi ha detto: “Piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che la mia Volontà si lascia regnante in tutta la Creazione per dare il campo alle creature di farle tante visite per quante cose creò. Voleva la compagnia della creatura nel muto linguaggio di tutto l’universo. Com’è duro l’isolamento di questa Volontà sì santa che vuole santificare e non trova a chi partecipare questa Santità, sì ricca che vuole dare e non trova a chi dare, sì bella e non trova chi abbellire, sì felice e non trova chi felicitare. Poter dare, voler dare, e non avere a chi dare è sempre un dolore ed una pena inenarrabile, e per maggior dolore essere lasciata sola. Onde (la Divina Volontà) nel vederle (le creature) uscire nel campo della Creazione per tenerle compagnia si sente felicitare e compiere lo scopo perché (per il quale) si lasciò regnante in ciascuna cosa creata. Ma quello che rende più felice, più glorificati è che tu come giungi in ciascuna cosa creata Gli chiedi che il tuo Fiat sia conosciuto e regni su tutto e muovi la mia stessa Volontà nel sole, nel cielo, nel mare, in tutto a pregare che venga il Regno del mio Volere, perché stando in te il mio Fiat si può dire che è Essa stessa che prega e che muove tutte le opere mie fin le mie lacrime e sospiri ché venga il Regno della mia Volontà. Tu non puoi capire qual contento Mi dai, qual breccia al mio Cuore ed alla mia stessa Volontà, sentire tutte le opere nostre che pregano che vogliono il nostro Fiat; vedi dunque il mio contento che non ti vedo chiedere nulla per te, né gloria, né amore, né grazie, e vedendo la tua piccolezza che non puoi ottenere un regno sì grande giri in tutte le opere mie, dovunque si trova un atto della mia Volontà facendo il suo ufficio e fai dire al mio Fiat stesso: ‘Venga il tuo Regno! Deh, fa’ che sia conosciuto ed amato e posseduto dalle umane generazioni!’ Una Volontà Divina che prega insieme colle opere nostre insieme alla piccola figlia sua è il più grande portento, è una potenza pari alla nostra che prega e il non esaudirla Ci riesce impossibile. Com’è santo, come è puro, nobile e tutto divino senza ombra d’umano il Regno della nostra Volontà; la sua base, il suo fondamento è la profondità di Essa, Sarà lo stesso Fiat nostro che, stendendosi sotto, in mezzo, e sopra a questi figli della Famiglia Celeste, renderà fermo il passo ed incrollabile per loro il Regno della mia Volontà”.


Nel giorno della Decisione, ho bisogno del vostro sì!

 


La mia passione fu dolorosa. Molto dolorosa e piena di sofferenza. Tu, figlia Mia, devi sapere questa verità e devi divulgarla. Come dicevi tu una volta, molti ancora dicono: “ah erano solo tre ore. Cosa sono tre ore in confronto a tutta una vita!” Figlia mia io ti dico \vi dico: la mia sofferenza fu più grande, di tutto quello, che voi abbiate mai sofferto. Io soffrii per voi, e voi non mi credete. Io soffro ancora, e voi Mi voltate le spalle. Io soffro, e a volte, io sono la sofferenza. La mia misericordia è infinita, ma anch’io spesso incontro i limiti. Perché, Miei così amati figli, non vi aprite nei Miei confronti? Perché non Mi lasciate entrare nel vostro cuore? E’ così difficile per voi essere amati da Me? Da Mio Padre? che cosa ancora vi e Ci infliggerete prima di convertirvi? Di quali segni avete ancora bisogno? Quali segni, quali miracoli devono ancora avvenire per farvi finalmente risvegliare?

Increduli, siatene certi, anche voi, mi conoscerete, ed Io vi aspetterò pieno di amore, Io prego per voi presso il trono di Mio Padre, in modo tale che quando arriva la vostra ora, voi abbiate  il coraggio di ritornare a Me, in modo da non dannarvi per sempre.

Miei amati figli, venite adesso a Me. Venite tutti a Me. Io vi amo e io vi aspetto tutti. Voi non siete mai soli. Io sarò sempre con voi, ma il giorno della decisione io ho bisogno del vostro sì, altrimenti andrete alla dannazione eterna, e non ci sarà più nulla, che Io allora potrò fare per voi.

Venite adesso a Me, figli Miei. Io vi amo, e vi aspetto con le braccia aperte.

Il Vostro Salvatore, il Vostro Gesù che vi ama.

Grazie, figlia Mia, di aver scritto per Me,riposati ora.


(Gesù Ni abbraccia e Mi dà un bacio sulla fronte).

24 gennaio 2013  

Angeli e draghi XXII: San Michele Arcangelo in Messico





Il 25 aprile 1631, San Michele Arcangelo apparve a Tlaxcala, in Messico, a un diciassettenne di nome Diego Lázaro de San Francisco, sposato con Francisca Castillo Xuchitl.
L'apparizione avvenne mentre tutti stavano elaborando per celebrare una precedente apparizione di San Michele a San Gregorio Magno (25 aprile 590 d.C.) durante una grande piaga che San Michele concluse. I popoli del nuovo mondo stavano combattendo loro stessi una peste (un tipo di vaiolo) e San Michele apparve a Diego Lázaro per raccontargli delle acque curative per il popolo,








“Devi sapere che sono San Michele Arcangelo e sono venuto per dirti che è la volontà di Dio e mia che dici agli abitanti di questo luogo, e ovunque all'estero, che vicino a una valle tra due creste montuose troverai una miracolosa sorgente d'acqua che curerà le persone dai loro mali. Lo troverai sotto un grande masso. Non dubitare di ciò che ti ho detto e non trascurare ciò che ti ho mandato a fare. " 












Sentendosi indegno e insicuro di se stesso, poiché nessun altro vide l'apparizione, Diego esitò nel seguire le istruzioni di San Michele e in pochi giorni, l'8 maggio 1631, (anniversario delle apparizioni di San Michele al Gargano nel 492 D.C. e in seguito della reliquia di San Michele che avrebbe guarito tutti dalla peste) San Michele apparve dicendo a Diego,
“Perché hai dubitato di quello che ti ho detto?Poiché non hai fatto come ti ho chiesto, anche tu sarai colpito dalla piaga che sta devastando il tuo popolo. "









Diego si ammalò mortalmente. La famiglia chiamò il prete locale per dargli il Sacramento dell'Unzione degli Infermi. Mentre stava passando, San Michele apparve di nuovo con grande splendore e la famiglia fuggì nella paura. Diego in seguito raccontò il miracoloso viaggio mistico,
“San Michele mi ha trasportato nel luogo di cui mi aveva parlato prima. Con San Michele che mi precedeva per tutta la notte, tutto fu illuminato mentre passava il grande principe, come se fosse mezzogiorno. Rocce e rami si separarono mentre passava, aprendo una strada per noi. Quando raggiungemmo un certo punto, vidi San Michele con in mano un bastone d'oro sormontato da una croce. ”












Come l'angelo del Signore mostra a Giovanni le acque vivificanti per la guarigione delle nazioni tramite il trono e l'Agnello in Apocalisse 22: 1-2, così anche San Michele mostra a Diego un luogo di guarigione qui sulla terra per il popolo ;
“Dal luogo in cui tocco questo staff vedrai scorrere la primavera miracolosa di cui ti ho parlato durante la processione. Fai capire a tutti che la malattia che hai sofferto è un frutto della tua disobbedienza. "








Quindi, sapendo delle molte migliaia di guarigioni, liberazioni e grandi conversioni che dovevano provenire dalla fonte di guarigione, Satana immediatamente si vendicò di Diego riempendolo di paura e terrore mentre Diego racconta,
“Detto questo, (ho sentito) un grande turbinio di urla assordanti, lamenti e lamenti, come se una grande folla venisse cacciata dal luogo. Ho tremato di paura. Mi è sembrato che l'intera cresta della montagna sarebbe caduta su di me durante il tumulto. "
San Michele venne immediatamente in soccorso di Diego e lo rassicurò della grande opera di evangelizzazione che avrebbe avuto luogo attraverso queste acque curative ed esorcistiche,
"Non avere paura; questi sono i suoni emessi dai demoni, i tuoi nemici, perché conoscono i grandi benefici che attraverso la mia intercessione i fedeli riceveranno in questo luogo da Nostro Signore. Molti, vedendo lavorare qui le meraviglie, si convertiranno e faranno penitenza per i loro peccati, e tutti renderanno grazie a Dio per le sue misericordie. Coloro che si avvicinano a questa primavera con viva fede e tristezza per i loro difetti, con l'acqua di questa primavera, otterranno sollievo dalle loro sofferenze e bisogni, e quelli in punto di morte troveranno conforto in queste acque. ”









Diego descrisse un grande raggio di luce che scendeva dall'alto penetrando nella roccia e nelle acque per santificare ulteriormente la sorgente con grazie e virtù speciali:
"Detto questo, ho visto una luce brillante scendere dal cielo, perforando il terreno nel luogo della primavera."
Inoltre, mentre l'angelo del Signore guarisce i malati e i bisognosi nella Piscina di Bethesda in Giovanni 5: 4, così San Michele parlò a Diego degli effetti di questa luce speciale per coloro che soffrono,
“Questa luce che hai visto scendere dal cielo è la virtù che Dio nella sua Divina Provvidenza dà in questa primavera per la salute e il sollievo dei malati e dei bisognosi. Fallo conoscere subito a tutti. Affinché possano credere alla tua testimonianza, prometto di fare un grande prodigio attraverso di te. "
San Michele quindi guarì Diego completamente e miracolosamente lo riportò a casa sua;
"Detto questo, San Michele è scomparso, e mi sono ritrovato qui in questa capanna ancora una volta, completamente guarito."
Il frate francescano Hernando García Rendón, quindi mandò Diego dal governatore che era a 20 chilometri di distanza, ma il governatore non credeva a Diego. Diego con la sua famiglia e i suoi amici, procedette alla ricerca della primavera. Dopo averlo trovato coperto da un grosso masso e incapace di spostarlo, un giovane apparve e spostò il masso per loro e poi svanì. Immediatamente, due persone furono guarite dalla peste, ma avevano paura di dare testimonianza al governatore.
Il 13 novembre 1631, Diego si ammalò di nuovo per aver ignorato le istruzioni di San Michele. (Nota: gli angeli possono essere molto severi. In Luca 1:20 quando Zaccaria dubitava dell'Arcangelo Gabriele, l'angelo lo colpì stupidamente: “E ora starai zitto e non potrai parlare fino al giorno in cui ciò accade perché non credevi al mio parole. ”) San Michele apparve di nuovo a Diego e lo castigò;
“Perché ti comporti da codardo, e sei negligente in quello che due volte ti ho comandato ora? Vuoi essere punito ancora una volta per la tua disobbedienza? Sorgi e abbi diligenza nel far conoscere ciò che ti ho comandato. "
Diego fu di nuovo guarito e con questo ultimo ammonimento Diego andò dal vescovo di Puebla, Don Gutierre Bernardo Quiroz, e l'acqua della sorgente guarì i malati nella residenza del vescovo e in ospedale.









Le cure e le liberazioni dalla primavera abbondarono e un anno dopo il vescovo locale approvò le apparizioni e celebrò la messa il 29 ottobre 1632. Una seconda indagine della Chiesa sulle apparizioni fu effettuata, e le apparizioni furono nuovamente approvate il gennaio 1644. Un terzo e fu condotta un'indagine finale della Chiesa e di nuovo le apparizioni furono approvate nel 1675.








Diego divenne un uomo di profonda preghiera e consacrò la sua vita a San Michele eseguendo le parole di San Michele,
Racconta agli abitanti di questo luogo, e ovunque all'estero ... di una fonte d'acqua miracolosa che curerà le persone dai loro mali ."








Migliaia sono stati guariti! Diego visse solo altri tre anni dopo le apparizioni.Quando morì la luce fu vista, le campane della Chiesa suonarono da sole, e in seguito il suo corpo fu trovato incorruttibile.

















Oggi, milioni continuano a fare pellegrinaggi nel santuario di San Michele noto come il "Santuario de San Miguel del Milagro" (Santuario di San Michele del Miracolo), dove i fedeli ricevono ancora guarigioni miracolose e vengono liberati dagli attacchi dei nemico attraverso la fonte curativa. San Michele Arcangelo prega per noi!

SCRITTO DAL 
(Nota: la maggior parte dei dipinti di questo articolo risalgono al tempo delle apparizioni) 

sabato 11 ottobre 2025

Parole di Padre - La Parola d Dio, Ristoro dai Cieli

 


NON SEI SOLO!


L' Amore per voi Mi ha mosso di farvi giungere sempre di nuovo la Mia Parola, e così vi trovate nella grande Grazia e non vi badate. Io Sono vostro Dio dall’Eternità, Sono il vostro Creatore, il vostro Padre e Sono contemporaneamente anche il Redentore diventato Uomo per voi. E chi lo riconosce e crede in Me, è assistito sulla Terra dal Mio Amore fino alla sua fine. Io conosco i Miei, ed i Miei conoscono Me, e ben per coloro, che vedono in Me il loro Salvatore e Redentore, che hanno la Mia Parola vi si possono rialzare. Che cosa è la vita dell’uomo sulla Terra senza questa fede? Quanto si crede abbandonato nella grande miseria del cuore, perché percorre la sua difficile via terrena senza speranza nell’Aiuto e si rende conto della sua solitudine solamente, quando deve passare attraverso sofferenza ed afflizione. Allora gli porto sempre vicino la Mia Parola, nell’Amore e nella Preoccupazione che gli indica la retta via. Ed anche ora dò di nuovo indicazione agli uomini sulla Terra di cercare il collegamento con Colui, il Quale tiene nelle Sue Mani il destino di tutti. Ma chi ascolta le Mie Parole, che bada ai segni, chi Mi dà l’onore e desidera il Mio Amore? Sono soltanto pochi che afferrano pienamente il senso della vita, e questi pochi Mi devono essere forze d’aiuto sulla Terra, servitori, attraverso i quali voglio agire, e preparatori della via, che devono combattere per il Mio Nome. L’umanità si vuole staccare da Me e non vede la sciagura, che sarà la conseguenza di questa impresa. Si crede sapiente ed erra comunque indicibilmente, crede di essere progressista, e spiritualmente retrocede sempre di più. E perciò Sono attivo ovunque ed annuncio la Mia Parola a coloro, che nella fede in Me cercano il collegamento con Me, Io vedo i loro cuori, che sono pronti a ricevere, e li gratifico in continuazione, affinché, chi è nella miseria e vuole riconoscere, si possa rialzare in questa Parola ricevuta dall’Alto, affinché ne colga la Sapienza chi la desidera. Il Ristoro dai Cieli deve affluire in ricca misura agli uomini sulla Terra, affinché basti davvero di sospendere i deboli spirituali e dia loro la Forza per il loro cammino sulla Terra, perché soltanto la Mia Parola proteggerà gli uomini nella più grande miseria, solo nella Mia Parola si trova la vera salvezza, e soltanto nella Parola si riconosce il Padre, perché la Sua Parola è sempre e continuamente la stessa, è l’Amore, la Verità e la Vita, Io Stesso Sono la Parola. 

Amen

22. marzo 1939 

L’immunità della Vergine dal triplice effetto della colpa attuale, dal triplice effetto della miseria originale, dal triplice effetto della pena infernale.

 


SPECCHIO DELLA B.V.MARIA 


Ave Maria, ecc. Facciamo risuonare quell’Ave, dolce parola e buona con la quale si incominciò la nostra redenzione dall’eterna sventura. Facciamolo, dico, risuonare spesso singolarmente ed in coro devotamente, dicendo : Ave, Maria. Ave e Ave e nuovamente Ave e mille volte Ave. Ecco, infatti, o carissimi, come si è detto sopra, la SS. Vergine Maria per l’assoluta assenza di colpa e immunità, per l'assoluta innocenza è purità detta vita a ragione è salutata con l’Ave, a ragione a lei è rivolta in principio l’Ave del saluto, Ave dico perché senza “vae " cioè senza guai (Conf. Petr. Cellens. serm. 24, in Ann. B. M. V. "Quid est Ave? Sine vae". ), Si deve considerare , che è triplice il “vae " da cui fu immune Maria, a cui invece è detto : Ave. Vi è infatti il "vae" della colpa, il "vae" della miseria e il " vae " della geenna, il " vae " dico della colpa attuale, della miseria originale, e della pena infernale, Di questi tre " vae " non senza ragione intendiamo ciò che si dice nell’ottavo capo dell'Apocalisse (Vers. 13): "Ho udito, dice Giovanni, la voce di un'aquila volante nel mezzo del cielo e dicente con grande strepito : guai, guai, guai (cioè vae, vae, vae) agli abitanti della terra ". Ma ecco, ciascuno di questi tre “vae " si moltiplica per tre " vae " cosi che siano insieme nove “ vae ", contro cui meritamente fu detto a Maria Ave. Poiché vi sono tre “ vae " di colpa, tre di miseria, tre di geenna, per la cui assenza Ella a ragione è salutata con l'Ave. In primo luogo dunque, o carissimi, dobbiamo considerare che è triplice il "vae " della colpa, cioè il “ vae " della colpa del cuore, della colpa della bocca, della colpa delle opere. Anche di questi tre " vae " si può dire : guai, guai, guai agli abitanti della terra. — Guai dunque ai peccatori per la colpa del cuore, come si dice nel ventesimo nono capo di Isaia (Vers. 15) : Guai a voi che vi nascondete nel vostro cuore per celare al Signore i vostri disegni etc. Guai in verità ai peccatori dal cuore ipocrita, poiché i nascosti cuori dei malvagi sono le profonde sentine dei demoni e gli ipocriti sepolcri pieni d'ogni fetore di vizi. Guai a loro dunque, come è detto nel ventesimo terzo di Matteo (Vers. 27 ) : " Guai a voi, scribi e farisei, ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che esteriormente appaiono agli uomini eleganti, dentro invece sono pieni di ossa di morti e di ogni sporcizia. — Oh ! quanto fu lungi da questo " vae " l’innoceutissimo cuore di Maria, testimoniandone S. Bernardo (Serm. 2 in ass. n. 8) che dice: "Maria non ebbe alcun proprio peccato e dall’innocentissimo suo cuore fu alieno anche il pentimento ". Perché infatti il cuor di Maria dovea pentirsi quando mai commise alcunché degno di pentimento ? Per questo il mondissimo suo cuore non fu la sentina del diavolo, non fu un sepolcro di vizi, anzi fu l'orto e il paradiso dello Spirito Santo, secondo ciò. che dicesi nel quarto della Cantica (Vers. 12): "orto tutto chiuso, sorella mia sposa, orto tutto chiuso "; “veramente orto di delizie, come dice Girolamo (Epist. cit. n. 9), in cui è piantato ogni genere di fiori e ogni profumo di virtù ". Perché dunque Maria fu sì lontana dal " vae " della colpa del cuore, meritamente a Lei e detto: Ave. Parimente, guai ai peccatori per la colpa della bocca, come si dice nel quinto di Isaia (Vers. 20): " Guai a voi che chiamate il male bene e il bene male “. — Guai a loro e guai a tutti i peccatori poiché portano nella bocca il veleno, del diavolo, come dicesi nel salmo (Psalm. 13, 3) : veleno di serpenti sopra i loro labbri. O quanto lungi da questo " vae " fu la santissima bocca di Maria ! Onde ben dice, Ambrogio (II de Virgin. c. 2, n. 7) ; " Niente di orribile negli occhi di Maria, niente di procace nelle parole, niente negli atti vi fu di inverecondo ". Nella bocca di Maria dunque non vi fu il fiele e il veleno del diavolo ma il miele e il latte dello Spirito santo, secondo il quarto della Cantica (Vers. 11). Un favo gocciolante i tuoi labbri, o sposa; miele e latte su la tua lingua. - Non ebbe Maria nella lingua un candidissimo latte quando proferì la castissima parola (Luc. 1, 34) : In qual modo avverrà questo, se io non conosco alcun uomo ? Non ebbe Maria sulla lingua anche un dolcissimo miele creando proferì quella melliflua parola (Luc. 1, 38) : Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola ? Poiché dunque fu sì lontano da Maria il “ vae " della bocca, meritamente a lei fu detto: Ave. Parimente, guai ai peccatori per la colpa delle opere, come si dice nel secondo dell’Ecclesiastico (Vers. 14): Guai al cuore doppio e ai labbri maligni e alle mani malfattrici. Qui si toccano tutti questi tre " vae ". Guai ai doppi di cuore, per la colpa del cuore ; guai ai labbri maligni, per la colpa della bocca ; guai alle mani malfattrici, per la colpa delle opere. O quanto lontana da tal "vae" fu ogni opera e l'intera vita di Maria ! Per cui ben dice S. Bernardo (Epist. 174, n. 5) : " Fu conveniente che la regina delle Vergini conducesse una vita senza alcun peccato per singolare privilegio di santità affinché, mentre dava alla luce il distruttore del peccato e della morte, ottenesse a tutti il dono della vita e della giustizia ". Osserva come dica " senza alcun  peccato ". Maria condusse tutta la vita in modo da non contrarre alcuna macchia di peccato né col cuore, né col labbro né con le opere, talché con tutta verità il Signore poteva dirle (Cant. 4, 7): Tutta bella sei, o amica mia, e macchia non è in te. - Così dunque Maria SS. e innocentissima col cuore fu senza 'vae " e per questo a lei fu detto: Ave. In secondo luogo, si deve considerare che Maria fu immune non solo dal triplice " vae " della colpa attuale, ma anche dal triplice " vae " della miseria originale, cioè dal " vae " della miseria dei nati, dal " vae " della miseria delle partorienti, dal " vae " della miseria dei morenti. II "vae” della miseria dei nati è il "vae” del fomite che rende infermi tutti i nati, e il "vae" della miseria delle partorienti è il “vae " del dolore che tormenta le partorienti, il “vae " della miseria dei morenti è il " vae " del dissolvimento che riduce in cenere i morenti. Anche di questi tre “ vae " si può dire : guai, guai, guai agli abitanti della terra. - II " vae " dunque della miseria dei nati è il " vae " del fomite innato in noi, per cui secondo l’originale corruzione siamo tanto deboli al bene e tanto proni al male che ogni nato col fomite, ogni infermo per il fomite e dal fomite piagato può dire col decimo capo di Geremia (vers. 19); "Guai a me per il mio dolore, mia pessima piaga. Io poi ho detto : questa in vero è la mia infermità ed io dovrò portarla. — Ma ohimè! non solo nei nascenti vi è il "vae" della miseria è della infermità che inclina al male gli adulti, ma vi è anche il "vae" della deformità e della colpa che incita all'ira i pargoli; di cui l'apostolo dice (Eph. 2, 3): tutti nasciamo figli dell’ira. — O quanto fu immune da questo "vae" dei nati la santissima nascita di Maria che non solo fu liberata dalla colpa originale, ma anche dalla miseria del fomite in quanto era incline al peccato, in modo che per la santificazione nell'utero materno mai fu prona al peccato, testimonio S. Bernardo che dice (Epist. cit. n. 5) : " Io credo che sia discesa, in Lei una più copiosa grazia di santificazione che abbia santificato non solo la sua nascita ma abbia anche custodito immune da ogni peccato tutta la vita ". Poiché dunque la nascita di Maria fu si lontana da questo " vae " meritamente a lei fu detto : Ave. Parimente il " vae " della miseria delle partorienti è quel " vae ” dell'originale maledizione di cui ad Eva fu detto : Tu partorirai i figli nel dolore. Di questo " vae " a molte incinte si può dire generalmente ciò che in special modo di alcune dice il Signore nel ventesimo quarto di Matteo : Guai alle incinte e alle allattante in quei giorni! O quanto da questo “ vae “ fu immune l’utero pregnante e partoriente di Maria, testimonio Agostino che dice (Homil. 3 de Nat. B. M. V. post initium): " O quanto è beata questa Madre che senza contaminarsi concepì e senza dolore partorì la nostra medicina ! " Poiché dunque Maria fu sì lontana da questo " vae " delle partorienti, meritamente a Lei fu detto: Ave. Parimente, il “ vae " della miseria dei morenti è il “ vae " della incinerazione che fu inflitta all'uomo quando al peccatore fu detto (Gen. 3. 19) : Tu sei polvere, e in polvere tornerai. Onde tanto del " vae ” dei morenti quanto del “ vae " dei nascenti ben si può intendere ciò che è detto nel quarantesimo primo dell'Ecclesiastico (Vers. 11. Seg) : Guai a voi, o empi, che avete abbandonato la legge del Signore altissimo. Anche se sarete per nascere, nascerete nella maledizione; e se sarete per morire, la vostra parte sarà nella maledizione. Certamente tanto i pii che gli empi nascono nella maledizione del fomite e moriranno nella maledizione della polvere, ma pure non senza una conveniente ragione qui si inculca ai soli empi il " vae " dell'una e dell'altra maledizione, poiché a costoro sarà più pericoloso il fomite e l'incinerazione più odiosa. Finalmente agli ingiusti la miseria del fomite sarà più nociva e il ricordo dell'incinerazione più amaro che ai giusti. O quanto lontano da questo " vae " dell’incinerazione fu, come crediamo, il SS. corpo di Maria ! Questo corpo infatti è l’arca SS. di Dio, a cui fu conveniente non esser putrefatto, ma a somiglianza del suo Figlio, esser risuscitato prima di ogni putrefazione. Onde tanto del Figlio quanto della Madre segnalatamente dice il profeta (Psalmi 131, 8) : Risorgi, o Signore, nella tua pace, tu e l’arca della tua santificazione. Quest’arca fu fatta con legni incorruttibili (Cfr. Exod. 25. 10), perché la carne di Maria per niente fu, come crediamo, putrefatta. E per questo ben dice S. Agostino (De Assunt. B. M. V. n. 6) : " Più degno è il cielo che la terra, di conservare sì prezioso tesoro, e a ragione a tanta integrità tiene dietro l’incorruttibilità e non il dissolvimento della putredine ". Così dunque Maria in quel modo che è stato detto, fu lontana dal " vae “ delle partorienti, lontana dal " vae " dei morenti, e per ciò a lei fu detto : Ave. In terzo luogo, o carissimi, dobbiamo considerare che Maria non solo fu immune dal triplice " vae " della colpa attuale; non solo dal triplice “ vae " della miseria originale, ma anche dal triplice " vae " della colpa infernale. Questo triplice " vae " consiste nella grandezza, nella moltitudine, nella lunghezza delle pene. Guai dunque tanto ai dannati che ai dannandi, guai, dico, per la grandezza, guai per la moltitudine, guai per la lunghezza dei tormenti. Di questi tre “ vae " si può dire : guai, guai, guai agli abitanti della terra. Il " vae " dunque della geenna consiste nella grandezza delle pene ; di questo " vae " ben si dice nel ventesimo quarto di Ezechiele (Vers. 9) : guai alla città sanguinaria, della quale io farò un gran fuoco. — La città sanguinaria è la riunione di tutti gli empi, di cui grande sarà il fuoco nel grande incendio dei dannati. O quanto lontana da questo grande " vae " della grandezza della pena fu la immensa grandezza della grazia e della gloria di Maria, alla quale, contro il grande fuoco dei dannati nell'inferno, già Dio aveva preparato un'immensa gloria in cielo, affinché come fu grande nel merito, così pure fosse grande nel premio. Onde Ella è quel gran trono di cui si parla nel decimo capo del terzo libro dei Re (Vers. 18) : Il re Salomone fece un gran trono di avorio. Il trono di Salomone per verità è Maria, grande assolutamente nella grazia e nella gloria. Per questo ben dice S. Bernardo (Serm. I. in Assuns. B. M. V. n. 4) : " Quanto di grazia acquistò in terra Maria sopra tutti, tanto di gloria singolare ottenne in cielo". Poiché dunque Maria fu tanto lontanissima da questo " vae " meritamente a Lei fu detto : Ave. Parimente, il "vae" della geenna consiste non solo nella grandezza delle pene, ma anche nella loro moltitudine : onde è detto nel terzo di Isaia (Vers. 9) : Guai alle loro anime, perché saranno loro resi mali per mali. Dice mali al plurale, perché molti anzi moltissimi mali per mali saranno resi nella geenna. O quanto lontano da questo “vae" della moltitudine dei tormenti fa in Maria la moltitudine dei meriti e dei premi, alla quale contro i molti mali dei dannati nell'inferno già Dio aveva preparato molti beni in cielo, tal ché nessun angelo e nessun santo può a lei somigliarsi per la moltitudine e la riunione dei beni celesti, secondo il detto del trentesimo primo dei Proverbi (Vers. 29) : Molte figlie hanno riunite grandi ricchezze, ma tu tutte le hai superate. Se per tali figlie intendiamo le anime sante o le intelligenze angeliche, Maria non ha superato forse tutte , le loro speciali ricchezze ? Non ha superalo Ella tutte le ricchezze delle vergini, dei confessori, dei martiri, degli apostoli, dei profeti, dei patriarchi, degli angeli ? essendo Ella sola la primizia delle vergini, lo specchio dei confessori, la rosa dei martiri, il registro degli apostoli, l'oracolo dei profeti, la figlia dei patriarchi, la regina degli angeli. Che cosa infatti le mancò delle ricchezze di tutti costoro ? Ascolta. Girolamo infatti dice (Epist cit. n. 15); "Se tu osservi con più diligenza Maria, tu troverai che non vi è virtù, bellezza, candore e gloria che in Lei non risplenda ". Poiché dunque Maria fa tanto lontanissima da questo " vae " della geenna, a ragione a Lei fu detto : Ave. Parimente, il " vae " della geenna non solo nella grandezza, non solo nella moltitudine, ma anche nella lunghezza ossia nella eternità delle pene consiste, onde nella Epistola canonica di Giuda si dice (Vers. 11. et 13) : Guai a coloro che si incamminarono nella via di Caino, e per mercede si smarrirono nell'errore di Balaam e perirono nella ribellione di Core. E dopo poco segue : ai quali è riservata in eterno la tenebrosa caligine. Osserva che dice in eterno e considera quanta sia quella perpetuità delle pene che non ha mai fine in eterno, quanto lontanissima da questo lunghissimo " vae " della geenna fu la perpetuità della gloria di Maria alla quale, contro le eterne tenebre dell'inferno, già il Signore aveva preparato l'eterna luce del cielo, affinché come l'anima peccatrice, sede del diavolo, è in eterno miserevolmente tenebrosa, così Maria mediatrice, sede di Cristo, è in eterno mirabilmente luminosa, secondo il detto del salmo (Psalm. 88, 38) "Il suo trono come un sole al mio cospetto, e luna perfetta in eterno “. Così dunque la beatissima Vergine Maria fa lontana dal triplice “vae " della geenna, anzi fu lontana dai suddetti nove " vae " e per questo a ragione a Lei fu detto: Ave. Noi dunque, o carissimi, tutti a Lei diciamo Ave, e tutti preghiamola onde Ella ci ottenga dal suo dolcissimo Figlio di esser liberati da ogni " vae " per il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio suo, che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna.

CORRADO DI SASSONIA 


É NELLE COSE PIU’ ORDINARIE E SEMPLICI CHE VOI RICEVETE LE MIE GRAZIE

 


Il Signore

Mia piccola, perché hai consegnato la fotocopia degli insegnamenti sull’evangelizzazione a quel sacerdote? Non vi avevo forse detto che dovevate darli solamente a chi vi avrei poi Io segnalato? Non Mi piace che siate disobbedienti; state cominciando a disporre delle Mie cose a vostro piacimento, mentre Io, tutto quello che voglio, è proteggervi, insegnarvi, fare di voi qualcosa di speciale… Per favore, non ricominciate a commettere indiscrezioni di questo genere. Ci sono cose che sono per ogni essere umano, ma ci sono altre cose che Io voglio solo per i Miei eletti. Altre persone non potrebbero forse comprendere ciò che potrebbe essere incomprensibile ai loro occhi umani… 

Molte persone pensano di dover realizzare grandi cose per meritare le Mie grazie, e non si accorgono che è tutto il contrario: è nelle occupazioni ordinarie e semplici che voi ricevete di più le Mie grazie. Non è perché le meritate, ma vi vengono date dal Mio amore infinito. 

Voglio che sappiate che il mistero del Mio amore proviene dall'imperfezione dell’uomo, e tu, come essere umano sei imperfetto; però, pur essendo imperfetti, gli essere umani possono con la Mia grazia essere trasformati in santi. Quando voi riconoscete il peccato e vi pentite, Io vi dò la grazia della purificazione… Quando la vostra anima raggiunge una certa spiritualità, è il Mio Spirito che ve l’ha accordata e allora c’è l’intimità con il vostro Dio: Per ottenere questa intimità, dovete solo amarMi e obbedirMi. 

Ci saranno sempre persone che ti contraddicono e che ti opprimono; non hai da temere né le parole, né le azioni delle persone. Io sono il tuo Signore e il tuo Dio, devi trovare fiducia e sicurezza solamente in Me. Io permetto che accadono certe cose perché tu cresca nell’umiltà. Ma anche il maligno si dà da fare, e approfitta dell’occasione buona per suscitare in te delle frustrazioni che non hanno alcun fondamento… Non devi permettere che abusino di te, ma sii gentile; con umiltà esprimi la pena che ti procurano…. 

Sorridi, piccola, e non ricominciare a disobbedirMi. Il tuo spirito è completamente libero quando canta allegramente canzoni d’amore. Lascia da parte tutto ciò che viene ad interporsi sul cammino che ti porta a ricevere le Mie grazie. Impara dal tuo errore, chiediMi perdono con un sincero pentimento e continua ad avanzare. Non porre ostacoli alla Mia grazia destinata a te.

Se metti Me al primo posto, percepirai il Mio amore come il più importante valore della tua vita… Va già bene. Non piangere. Il Mio amore annienterà la tua debolezza, le tue abitudini e i tuoi comportamenti sbagliati… Non voglio che tu sia come certi figli Miei che hanno impedito a se stessi di ascendere a uno stato interiore di più grande purezza, e si sono invece lasciati ingannare costruendosi intorno come un involucro, che vieta loro di raggiungere quella libertà personale che conferisce la fiducia di aver fatto la Mia Volontà.

Catalina rivas

25 ottobre 1996

GLI STRUMENTI DI TORTURA

 


I- I LEGAMI 

 

Il momento in cui perderemo la nostra libertà è doloroso per tutti. 

Gesù si è alzato più volte dal suolo bagnato dal Suo Sangue, in quella caverna buia dove ha sofferto, pianto, invocato Suo Padre, circondato dalla notte, dall'ingratitudine assonnata degli Apostoli e dal terrore che Gli causava la giusta apprensione dei Suoi tormenti. 

È andato dai Suoi, ha cercato di parlare loro... li ha trovati balbettanti e intorpiditi. 

Torna la Sua preghiera e la Sua agonia; tra pochi istanti non potrà più muoversi volontariamente: piedi, mani, collo, saranno avvolti da corde e catene. 

Le ore passano; tra poco sarà mezzanotte... Egli vede, dall'altra parte del torrente Cedron, delle luci che scendono: sono luci agitate, che corrono nell'oscurità, e nel frattempo una calma di morte aleggia sul versante del monte Moriah, sull'augusto letto del Cedron che la truppa sta per attraversare, e sul giardino di Getsemani dove sta per entrare.  

L'ordine è stato dato severamente: silenzio assoluto, per sorprendere il Maestro e i Suoi discepoli. 

Ora, i discepoli dormono e il Maestro ha paura. 

L'intero scenario sembra contribuire al suo terrore: nella notte fredda, i bagliori della luna piena si allungano smisuratamente fino a coprire le pallide fronde degli ulivi - in fondo alla valle - le grandi mura del Tempio e le sagome scaglionate del Santuario. 

Gesù è immerso in quell'ombra lugubre. È solo, senza forze, senza volontà apparente, come paralizzato. 

Potrebbe ancora fuggire, se volesse. Nessuna abitazione sul versante ricoperto di ulivi frondosi; Betfage non è lontana: pochi passi veloci verso la cima della montagna, e dietro Betfage, sulla destra, c'è Betania. Lì, una dimora conosciuta, dove ci sono amici che vegliano e lo aspettano. Poiché la casa si trova in cima al villaggio e Lui ne conosce gli ingressi segreti, nessuno Lo vedrebbe.

Sarebbe facile per Lui scendere subito lungo la strada di Gerico; lungo quella strada, sulla sinistra, si scavano gole profonde dove scorre il Cedron: si nasconderebbe lì. In cima a Gerico non ci sono ancora le grotte selvagge dove ha digiunato e pregato per quaranta giorni? Si rifugierebbe lì. Infine, le montagne di Moab potrebbero accoglierlo: attraversare la pianura malinconica, passare il Giordano, e sarebbe salvo.

Sì, ma avrebbe salvato il mondo?

Non è impossibile che tutti questi pensieri umani si siano presentati in massa allo spirito di un uomo oppresso dalla visione di una morte imminente, e che sente che, padrone di sé per alcuni istanti e potendo fuggire attraverso la notte, ha nelle sue mani la propria salvezza.

Perché le sue mani sono ancora libere; ma tra poco le afferreranno brutalmente, le porteranno dietro e le legheranno, fino a seppellirle, con le corde, i due pugni ormai inerti, senza forza e senza benedizioni.

- «Padre mio, se è possibile...» E, nella parola segreta e angosciata del Cuore, Egli esprime un desiderio: non essere legato; andare incontro alla morte, poiché è necessario, ma liberamente e non trascinato. Andare incontro alla morte a testa alta, e non violentato e umiliato...

- “Padre mio, se è possibile...”

Sembra che questo non fosse possibile; nulla è concesso a Gesù da quell'alto terribile, dove c'è solo lo sguardo irritato di Suo Padre e in lontananza lo sguardo spaventato degli Angeli.

Ehi, Gesù; sarà necessario che tu stenda le mani e perda ogni potere su te stesso.

Quando si lanciarono su Gesù, per non perderlo, fu come una rete di corde e lacci che lo avvolse.

A che scopo? Gesù non si dimenerà, è sufficiente che abbia mostrato il Suo potere gettandovi a terra: non si muoverà più; perché stringerlo così forte? Inoltre, Lui stesso lo ha detto:

«Ora è il vostro momento e quello del potere delle tenebre».

Non è più il mio momento: e la mia luce divina si è spenta.

Egli scende, quindi, baciato da Giuda, abbandonato dagli amici, abbandonato da tutti e legato, con il collo stretto, con il busto avvolto.

È così che si presenta davanti ad Anna; così davanti a Caifa.

Forse gli scioglieranno il busto e il collo... daranno un po' di respiro alla Vittima, affinché si presti alle esigenze e ai capricci dei suoi aguzzini; ma avranno cura di non slegargli le mani, che rimarranno così prigioniere tutta la notte e tutta la mattina seguente, finché non gli metteranno la croce da trascinare.

Quando sarà schiaffeggiato, non potrà parare il colpo; quando Gli sputeranno in faccia, non potrà asciugarsi gli sputi; Gli coleranno sul viso e Gli rimarranno nella barba. La polvere, il sudore, forse l'acqua sporca e i resti di vino che Gli vengono gettati in faccia: nulla viene deviato, le mani sono legate.

O Gesù, mi unisco a Te lungo il cammino, bacio le Tue povere mani tumefatte, vorrei allontanare le pietre, vorrei deviare i colpi... Ahimè, e dimentico che sono io che spesso vi ho inferto i colpi più sensibili e più dolorosi.

Siete ancora legato, è così che attraversate il mondo, senza respingere nessuna ingiuria, ricevendo tutti i colpi. È sempre l'ora delle tenebre e la luce è pagata.

Coloro che amano Gesù legato si legano a se stessi per amore Suo.

Essere legati, acconsentire a sembrare tali, alienare in questo modo ciò che abbiamo di più caro: la nostra libertà... è l'essenza stessa del voto.

Tuttavia, il voto non è né servitù né schiavitù.

È un legame d'amore tra due cuori; ma di un amore che vogliamo rendere indissolubile e senza tradimento.

In questi legami del voto c'è tutta una poesia di intima e misteriosa d'amore.

"Signore, voglio amarvi così tanto e unirmi a voi in modo tale che non vorrei che nessuna forza al mondo fosse in grado di separarmi da voi; ora, tre potenze in questo mondo potrebbero allontanarmi da voi:

I beni della terra: sarò povero. I beni del corpo, la mia carne che mi eccita e mi attira a sé: sarò casto, e questo senza limiti. I beni della mia stessa volontà: obbedirò”.

Così, incatenati dai loro voti e legati dalla loro Regola, i religiosi attraversano come Gesù il mondo che li schernisce, che li ripudia, che li perseguita, che li porta al Calvario.

Non sciogliamo nessuno dei nostri legami, per amore del grande Legato e del divino Umiliato che ci ha preceduto e che cammina ancora davanti a noi, senza libertà, senza potere apparente... Egli avrà, tuttavia, il Suo giorno e la Sua ora, in cui i legami cadranno!

O terribile libertà di un Dio vendicatore!


Padre Luís Perroy. S. J


TI HO SCELTO

 


Mio Signore, mio Dio e Padre mio! 

"Ti ho scelto" 

"Mi sono lasciata scegliere". 

Ora che ti ho posto al centro della mia vita, 

nel più profondo del mio cuore,

nel silenzio, 

nello spogliamento che in me hai compiuto, 

opera il tuo miracolo di amore, 

perché il mondo un giorno, 

veda e creda.

L'uomo diventerà sempre più sordido...

 


Messaggio del nostro Padre Celeste tramite Robert Brasseur- 1 ottobre 2025


«Caro figlio, Io sono la Luce del mondo.

HO CREATO LA TERRA CON AMORE E TENEREZZA.

Ma oggi molti dei Miei figli non comprendono appieno l'importanza di essere stati concepiti dall'Amore...

Ho creato l'uomo a mia immagine, perché desideravo che questo essere trovasse in sé la gioia che io stesso provo come Padre.

Ma ahimè, per ritrovare questa bellezza, devo ricostruire questo capolavoro trasformandolo radicalmente.  L'uomo non ha saputo riconoscere questa opera grandiosa che è la sua creazione; quindi devo procedere. È giunto il momento in cui tutto deve compiersi.

Nei mesi a venire, le intemperie si intensificheranno e il male si diffonderà molto rapidamente. L'uomo diventerà sempre più sordido e non riuscirà più a controllare il proprio odio. Nulla potrà fermare questi flagelli, se non il Mio Potere.

Solo coloro che saranno uniti al Cielo potranno beneficiare della pace interiore,

perché la preghiera sarà l'arma più potente.

Caro figlio, questo tempo di Grandi Tribolazioni è già alle vostre porte. Tu dovrai guidare i Miei figli, porterai loro sollievo; guarirai i cuori feriti, e Io, tuo Papà, sarò al tuo fianco per compiere grandi miracoli nel cuore dei Miei figli.

Attraverso di te compio ciò che molti dovrebbero fare ma non fanno.

Caro figlio, grazie per avermi ascoltato, ti amo e ti benedico.

Il tuo Papà, pieno di compassione per tutti i Suoi figli, così come per tutti coloro che ti sono cari.