venerdì 2 agosto 2019

Quanto più persone si allontanano dal male tanto meno catastrofi succederanno sulla vostra terra.



Maria Madre di Dio

Appena l’anticristo si presenterà sulla scena del mondo, lui non si farà aspettare più a lungo, molte cose peggioreranno sulla vostra terra.

Per il fatto, che il diretto rappresentante del Male sarà apparso sulla faccia della terra e vi riempirà di menzogne, v’ingannerà nel modo più perfido, Dio padre non attenderà a mandare una purificazione. Questa purificazione, che la storia dell’umanità non ha ancora mai vissuto, dipenderà dall’intensità con cui verrà seguito il male, da parte di voi figli, e che in caso potrà essere limitata!

 Questo significa che quanto meno figli di Dio si lasceranno abbagliare, quanto più si staccheranno dal male e seguiranno Mio Figlio Gesù Cristo, tanto meno catastrofi avverranno sulla vostra terra. Questa è una promessa di Dio Padre ai Suoi amati figli, 

nella speranza che cominciate a incamminarvi verso di LUI, Suo Figlio, poiché è il Suo più ardente desiderio vedere tutti i Suoi figli di nuovo riuniti nell’amore e nella pace.

Figli miei, questo è un appello a tutti i Nostri figli.:

 ritrovate la strada verso Dio Padre. 

Figli Miei, non credete alle menzogne dell’anticristo. Non credete a nessuna delle vuote parole che insieme a lui il falso profeta ei loro seguaci diffondono. Nulla di ciò a cui essi aspirano, ha a che fare con Dio. No. Al contrario diffondono gli insegnamenti di Satana, se si può chiamarli insegnamenti e utilizzano charme, attrattiva, retorica e tutto ciò che anime vuote desiderano, come esca per farle inciampare nelle loro trappole.

Svegliatevi, siate forti e venite a Gesù! Chi vive con Mio Figlio non ha nulla da temere.

Spirito Santo



È soltanto allo Spirito Santo che appartiene il compito di purificare le menti: infatti se non entra quel forte per sopraffare il ladro, la preda non gli potrà essere tolta.

COLUI CHE PARLA DAL FUOCO



IL CUORE APERTO DI GESÙ  

Per tutto quello che mi dai,  
Io ti do il mio Cuore!  
(Nostro Signore a Josefa, 15 luglio 1920). 


Nella sua posizione soleggiata sulle pendici degli ameni colli da cui Poitiers domina la valle del Clain, il vecchio monastero dei Feuillants sembra una di quelle terre privilegiate, fatte per l'incontro dei fervori umani coi favori divini.  
Nel 1618 una colonia cistercense di Foglianti vi si era stabilita, ma venne dispersa dalla Rivoluzione. Passata la tempesta, Santa Maddalena Sofia Barat riaccese fra le rovine la fiamma dell'amore impiantandovi il primo noviziato della Società del Sacro Cuore.  
Vi soggiornava spesso e in quel vecchio convento ricevette favori celesti così insigni, che la casa, i chiostri, il giardino divennero per la sua famiglia religiosa come un reliquiario e un memoriale della Fondatrice. Proprio tra quelle mura benedette Gesù volle nascondere la sua prediletta, amorosamente coltivarla come un fiore d'elezione, aprirle il Cuore, associarla alla Sua sete di anime, e compiere in lei e per mezzo di lei, la Sua Opera di Amore. Tuttavia, all'arrivo di Josefa a Poitiers, nessuno avrebbe potuto sospettare il grande disegno divino che incominciava ad attuarsi.  
Come apparve all'inizio del postulato, semplice, silenziosa, assidua al lavoro, scomparendo tra le consorelle, così Josefa rimase nei quattro anni di vita religiosa. Niente all'esterno la distingueva dalle altre: la sua fisionomia seria lasciava talvolta trasparire la sofferenza, ma si illuminava di un dolce sorriso, quando le si rivolgeva la parola o le si chiedeva un servizio. I grandi occhi neri, pieni di espressione, parlavano per lei e a sua insaputa. Tutta la sua vita si rispecchiava nello sguardo limpido rivelatore dell'interna fiamma e del profondo raccoglimento.  
Josefa possedeva doni non comuni di natura. Intelligente, attiva, a tutto si adattava e riusciva in tutto. Il buon senso illuminato, congiunto al giudizio retto, assicuravano in lei un fondamento serio ed equilibrato sul quale la grazia poteva lavorare a suo agio.  
Il cuore tenero e generoso, fortificato nella prova, sapeva custodirsi, pur donandosi interamente, e, come coloro che hanno molto sofferto, essa era buona di quella bontà che solo la piena dimenticanza di sé può insegnare.  
Josefa portò, entrando in religione, uno spirito maturato nel sacrificio, una comprensione soprannaturale della vocazione, una vita interiore già profonda ed un amore illimitato al Cuore di Gesù. Questi doni rimasero nascosti a chi la circondava, come agli stessi suoi occhi, e dal suo arrivo fino alla morte, passò inosservata nell'oscurità di una vita fedelissima.  
Il noviziato delle Sorelle coadiutrici dei Feuillants non contava da principio che qualche recluta, venuta da case diverse. Josefa fu la prima postulante e, dopo poco, la decana delle novizie. Fin dall'inizio quella vita umile e laboriosa così simile alla vita di Nazaret, rapì il suo cuore ed ella trovò la risposta alle sue più intime aspirazioni nell'ideale concepito dalla Santa Fondatrice del Sacro Cuore: molto lavoro nascosto, per aiutare l'Opera del Cuore di Gesù nell'educazione giovanile: lavoro tutto permeato di amore, di silenzio, di preghiera cui l'unione al Cuore adorabile dà tutta la ricchezza divina e il valore apostolico. Josefa abbracciò con intenso ardore questa nuova vita così luminosa per la sua fede e così cara al suo cuore.  
Per narrare ciò che fu esternamente il suo postulato, il noviziato, e i 18 mesi che conclusero la sua breve vita terrena, basterebbero poche righe. Gesù di Nazaret non ci ha forse insegnato che gli apprezzamenti divini non sono quelli del mondo? E il Vangelo non riassume forse la storia di trent'anni di vita nascosta con la breve espressione: «stava loro sottomesso»? Così la santità delle Sorelle coadiutrici del Sacro Cuore è tanto più reale, quanto più avvolta nel silenzio, tanto più profonda quanto meno appariscente. Josefa doveva essere una di quelle anime ignorate sulla terra, che appena si vedono, parlano poco, e la cui storia si racconta in alcune parole.  
Ma sotto il velo che nasconde la sua breve vita religiosa non tardò a rifulgere un'aurora splendente, quella delle grazie di elezione di cui il Cuore di Gesù l'ha fatta depositaria.  
Giorno per giorno, i disegni dell'Amore infinito si delinearono nella trama di quella vita, senza che all'esterno nulla apparisse del segreto custodito da Dio stesso. Le meraviglie della storia che stiamo narrando consistono appunto nel contrasto tra le apparenze esteriori e le realtà interne, tra il visibile e l'invisibile. Josefa è simile in tutto alle consorelle nella vita giornaliera, e, tuttavia, porta nell'anima il peso della divina predilezione che, a volte, l'abbandona a tutti gli assalti del dolore, a volte la soggioga davanti alla faccia di Dio! D'ora innanzi una doppia corrente di amore si stabilisce tra Gesù e Josefa: Amore divino di cui nulla può frenare lo slancio: amore fragile ma infuocato, quello di Josefa, che si sforza senza posa di offrirsi a tutte le esigenze del Disegno divino e di rimanere fedele all'offerta.  
Le seguenti pagine vorrebbero esporre qualcosa del mistero di questa vita. Pur sottomettendosi interamente al parere della Santa Chiesa, sola giudice in tale materia, si direbbe che il silenzio e l'ombra in cui si svolse la storia di Josefa presentino l'impronta dello spirito di Dio, e non sembra temerario scoprire la Sua Azione divina nella prudenza che, al di sopra di tutte le possibilità umane, dispose che restasse inviolato il segreto di questa esistenza. 
Infatti, all'infuori delle Superiore, nessuno nella grande casa dei Feuillants seppe mai le meraviglie che si svolgevano tra quelle mura.  
Un altro segno divino, e non minore, fu la cura gelosa con cui Gesù mantenne il Suo strumento piccolo agli occhi propri e altrui.  
 
«Non per quello che sei ti ho scelta, - non cesserà di dirle - ma per quello che non sei. 
Così ho trovato dove collocare la mia Potenza e il mio Amore».  
 
Non era forse necessario che il Dio di ogni sapienza cominciasse con lo scavare in quell'anima una capacità abissale, per deporvi poi le predilezioni del suo Cuore? Josefa, arrivata al porto della vita religiosa, piena di speranza, doveva ben presto sperimentare venti e tempeste molto più pericolose di quelle che l'avevano sconvolta nel mare del mondo.  
 
«Quindici giorni di pace deliziosa - ella scrive - seguirono il mio ingresso al noviziato».  
 
Ben presto fece conoscenza con le Madri, le Sorelle, la casa, il giardino. Ai Feuillants si ricorda ancora l'arrivo della piccola spagnola dagli occhi neri, che non sapeva come esprimere la sua immensa gioia e la sua riconoscenza. Semplice e amabile seppe subito ambientarsi nella grande famiglia. La Madre Assistente e molte sorelle anziane, che in parecchi anni vissuti nella Spagna si erano familiarizzate con quella lingua, le procurarono la gioia inattesa di udire e parlare ancora il caro linguaggio castigliano. Qualche giorno le bastò per rimettersi dalle emozioni della partenza, e poi fu data come aiuto in cucina, lavoro inusitato per lei. Vi si applicò con tutto il cuore e il suo viso raggiante diceva quanto poco le importasse la forma del dono, purché potesse darsi interamente a Colui che solo aveva il suo amore. Si sarebbe detto che nulla dovesse turbare quella felicità. Ma il nemico di ogni bene prevedendo a quali altezze di virtù sarebbe giunta la giovane principiante, nell'ombra preparava i suoi agguati. Si avvicinava l'ora in cui Dio avrebbe permesso all'avversario di entrare in scena. Josefa ad un tratto si trovò avvolta di tenebre.  
 
«Ben presto - ella scrive - cominciai a turbarmi al pensiero della mamma, di mia sorella, della patria lontana e della lingua che non comprendevo. Durante i primi mesi la tentazione fu così violenta che credetti non mi sarebbe stato possibile di resistere. 
Soprattutto mi riusciva insopportabile il pensiero che mia sorella dovesse tanto soffrire per causa mia. Tuttavia mi decisi ad abbandonare al Cuore di Gesù tutte e due, affinché Egli ne prendesse cura, e seguendo un consiglio che mi era stato dato, tutte le volte che il ricordo della patria, o della mamma, o della sorella, mi si affacciava al pensiero, rinnovavo un atto di amore e di fiducia.  
«Una sera, al principio di aprile, la tentazione di andarmene mi assalì più violenta. 
Durante l'intera giornata non avevo fatto che ripetere: Dio mio, Ti amo, risoluta come ero di essergli fedele. Nel coricarmi misi il Crocifisso, come sempre, sotto il guanciale. Verso mezzanotte mi svegliai e, baciandolo, dissi con tutto il cuore: "da questo momento Ti amerò sempre di più". In quell'istante stesso mi trovai afferrata da una forza invisibile e sentii una tale carica di colpi, come di pugni, che credetti morirne. Quel supplizio durò tutta la notte e continuò durante la meditazione e la Messa. Ero così spaventata che non potevo staccarmi dal mio Crocifisso; ero sfinita e non osavo fare alcun movimento. 
Finalmente, al momento dell'Elevazione, vidi passare presso di me un bagliore, come un lampo, e sentii un rumore simile a un forte soffio. Tutto cessò all'improvviso, ma restai indolenzita per parecchi giorni».  
 
In tal modo Josefa iniziò quella lotta che sosterrà tutta la vita contro il nemico delle anime. 
Però resta calma ed ugualmente fedele al suo dovere giornaliero e alla regola. La sua confidenza e l'obbedienza verso la Maestra delle novizie aumenta e presso di lei trova pace e forza per soffrire maggiormente.  
 
«Il venerdì 7 maggio - ella scrive - non potendone più, supplicai che mi lasciassero partire. Allora la Madre Assistente mi mostrò il biglietto scritto da me in cui domandavo per l'amore di Dio, della Santissima Vergine, del mio Patrono San Giuseppe e della Beata Madre Fondatrice che, se mille volte chiedessi di partire, mille volte mi si ricordasse che, nelle ore di luce ero stata convinta essere volontà di Dio che rimanessi al noviziato. Da quel giorno non ebbi più un momento di pace, e Dio solo sa quel che ho sofferto!».  
 
Cinque settimane trascorsero in queste lotte così eccezionali e Josefa ripeté ad ogni istante la parola dell'obbedienza:  
 
«Sì, Gesù, resterò al Tuo servizio, e voglio amarti coll'obbedire. Non vedo niente, ma, malgrado le tenebre, ti sarò fedele!»  
 
Una sera, dello stesso mese di maggio, lo sforzo diabolico fu ancora più tangibile.  

«Ero in Cappella durante l'adorazione - scriveva più tardi - e, ad un tratto, fui attorniata da una folla furiosa. Vedevo ceffi orrendi, udivo grida acute e nello stesso tempo tutto il mio corpo era percosso furiosamente... non riuscivo neppure a chiedere aiuto. Mi sentii così male che dovetti sedermi e,senza poter pregare, fissavo il tabernacolo. All'improvviso mi sentii afferrare per un braccio, come se mi si volesse trascinare fuori di Cappella: provai a resistere, ma fui strappata da una forza irresistibile. Non sapendo che fare né dove andare, perché temevo di incontrare qualcuno, salii alla cappellina della beata Madre. Là fui raggiunta dalla Madre Assistente che mi chiese che cosa fosse successo. Non potevo parlare ma interiormente dicevo a me stessa: "anche se mi uccidono, andrò da lei e dirò tutto"».  
«Uscii di là, ma subito mi vidi attorniata dalla stessa folla furibonda che gridava orribilmente. Giunta alla porta della camera della Madre, tutto disparve come un lampo. 
Mi trovai in perfetta pace e non avrei più voluto uscire di là. La stessa cosa mi accadde più volte in seguito, - aggiunge Josefa -, ma sempre, quando mi decidevo a parlare, tutto scompariva appena giunta alla porta della Madre Assistente. Osservai specialmente la rabbia del demonio quando ella mi faceva il segno della Croce sulla fronte, pestava i piedi rabbiosamente e, se alle volte la Madre dimenticava di farlo, udivo sghignazzare orribilmente».  

Attraverso queste prove si svolse il postulato di Josefa. Il 16 luglio doveva portarle la grande grazia della vestizione. Però, tante inattese sofferenze la gettavano in perplessità dolorose e la prospettiva di tali patimenti si ergeva davanti a lei come un ostacolo insormontabile. 
Talvolta era pronta ad abbracciare la volontà di Dio, a qualunque costo, tal altra si sentiva così paralizzata da non saper consentire a sopportare croci tanto pesanti.  

«Continuai - così ella scrive - fino al giorno in cui Gesù volle farmi sperimentare la Sua presenza divina e, d'allora in poi, infondermi tanta luce e consolazione».  

Il sabato 5 giugno 1920, dopo un più formidabile assalto infernale, Josefa, decisa a partire, entrava con le consorelle in Cappella per l'Adorazione Eucaristica pomeridiana. Gesù l'attendeva. Essa sotto l'azione diabolica dice:  

«No, non vestirò l'abito, voglio tornare a casa! Per cinque volte dissi così - scriveva più tardi - ma non potei ripeterlo di più. O Gesù, quanto sei stato buono con me!».  

Ad un tratto Josefa, avvolta da quello che ella chiamava ingenuamente «placido sonno», si risveglia nella ferita del Cuore divino.  

«Non posso spiegare ciò che avvenne in me. Altro non ti chiedo, Gesù - ella scrive - che di amarti e rimanere fedele alla mia vocazione!».  

Nella luce da cui è circondata, vede i peccati del mondo e si offre di dare la vita per consolare il Cuore trafitto di Gesù. Un desiderio veemente di unirsi a Lui la consuma e nessun sacrificio le sembra troppo arduo per restar fedele alla propria vocazione. Le tenebre dello spirito si sono dissipate nella luce divina e la desolazione è scomparsa dando luogo a una felicità indicibile.  

«Dio ha fatto questo cambiamento - ella osserva negli appunti scritti per obbedienza - mi sento confusa per tanta bontà! Vorrei amarlo pazzamente e non Gli chiedo che due cose: amore e riconoscenza verso il suo Cuore adorabile! Conosco più che mai quanto sono debole, ma più che mai aspetto da Lui forza e coraggio... Non avevo mai riposato in quella divina ferita... ora so dove andare a rifugiarmi nei momenti della tribolazione; ho trovato il luogo del riposo e dell'amore!  
«Ora sento vivamente quanto abbia resistito alla grazia e misuro tutta la mia infedeltà, ma tale conoscenza mi spinge a maggior fiducia e mi fa sperare ch'Egli non mi mancherà mai, anche quando mi sentirò abbandonata. Ciò che mi torturava finora era il timore di non essere fedele, sentendomi sola. Ma mi accorgo che Gesù, a mia insaputa, mi sosteneva. 
Oh! quanto vorrei amarlo!».  
 
Quando Josefa esce dalla Cappella ancor tutta impregnata del contatto divino, si può facilmente rilevare quale cambiamento, in pochi istanti, sia avvenuto in lei.  
 
«Non so proprio di che si tratta - scrive due giorni dopo - ma credo che Gesù voglia scoprirmi un altro segreto perché alla meditazione di ieri, lunedì 7 giugno, mi ha fatto entrare nuovamente nella ferita del Suo Costato. Gesù mio, quanto mi ami! Non potrò mai corrispondere a tanta bontà! In quella ferita del Cuore mi è sembrato scorgere una piccola apertura e avrei voluto sapere come fare per penetrarvi..., ma mi fece capire che l'avrei saputo un'altra volta.  
«... Dodici giorni sono trascorsi - scrive il 17 giugno, dacché il Signore mi ha concesso una grazia tanto grande. Durante questo tempo ho avuto immense consolazioni e, soprattutto, ho potuto approfondire gli insegnamenti del Cuore divino. Mi ha mostrato chiaramente che ciò che più Gli piace sono i piccoli atti compiuti per obbedienza. Ho capito che a questo devo applicarmi per imparare la rinunzia totale a me stessa. Per piccolo che sia l'atto compiuto piacerà moltissimo al Cuore di Gesù. Voglio consumarmi d'amore. Che Cuore è quello di Gesù!».  
 
Schiacciata dal cumulo di tante grazie Josefa continua a trascrivere tutta la piena dei suoi affetti.  
 
«Oggi, mercoledì 23 giugno, ho meditato sulla bontà del Cuore di Gesù, riflettendo che questo Cuore così pieno d'Amore per le anime e per la mia, diverrà il mio Sposo, se Gli sarò fedele! Non sapevo che dire, né come ringraziare. Mio Gesù, non posso ripagarti che servendomi di Te, poiché se io sono Tua, Tu sei mio; mi abbandono a Te! Bisogna che la mia vita sia soltanto in Dio e di Dio... che io mi dia interamente, finché tutto in me sia consumato e scompaia e tutto quello che sono e faccio non venga che da Lui!  
«Dopo averlo ricevuto nella santa Comunione Gli ho detto come sempre quanto L'ami e quanto brami di amarlo, e allora Egli mi ha introdotta nel divino Rifugio. E’ già la terza volta che riposo nel suo Cuore! Non so dire ciò che avviene in me, se non che mi sento troppo piccola per tante grazie. Mio Dio, questo Cuore ricolma di amore colui che Lo cerca e Lo ama!  
«Nei momenti di paradiso che trascorro nella ferita del Suo Costato, Gesù mi fa conoscere come contraccambia quel poco che faccio per essergli fedele. Non voglio più cercare in nulla il mio interesse, ma, in tutto, la sua gloria. Procurerò di essere molto obbediente e generosa nelle minime cose, perché credo che la perfezione consista in questo, e che sia un mezzo per andare a Lui».  
 
Di fronte al Cuore di Gesù che le si apre così meravigliosamente Josefa non sa più come dimostrare i sentimenti che prova.  

«Oggi, giovedì 24 giugno, ho visto, in modo inesprimibile, ciò che è il Cuore di Gesù... 
L'ho supplicato di darmi sete di Lui! non so spiegare ciò che ho visto... ma era Lui! In Lui era tutto il cielo... Mio Dio! non reggo a tanta felicità! Vorrei offrire qualcosa... dare a Colui che tanto mi dà! Ma sono così piccola!... Gli ho promesso di nuovo di essere fedele e di lasciarmi guidare in tutto per andare con più sicurezza al Suo Cuore divino».  

Senza lasciarsi tuttavia trasportare dallo slancio dell'anima, Josefa si ferma. Cerca di penetrare in fondo al Cuore di Gesù per scoprire ciò che aspetta da lei e misurarne l'infinita bontà.  

«Osservo due cose: prima di tutto, una maggior conoscenza della bontà divina, poiché, se ho sempre creduto che Dio ama pazzamente le anime, ora vedo chiaramente ciò che è questo Cuore amantissimo. La sua pena più grande è di non trovare corrispondenza al Suo Amore, mentre se un'anima Gli si abbandona, può essere sicura che Egli la ricolmerà di grazie e farà di lei un cielo per fissarvi la Sua dimora. Perciò ho promesso in modo speciale: fedeltà e obbedienza, fiducia e abbandono.  
«La seconda cosa che osservo è una conoscenza più chiara di me stessa. Mi vedo (e non so se proprio fino in fondo) quale sono: fredda, distratta, immortificata, poco generosa! O Dio! perché amarmi tanto, mentre sai ciò che sono?... Signore, non perderò però fiducia! 
Ciò che non potrò fare, lo farai Tu e con la Tua Grazia e il Tuo Amore andrò avanti».  

E Gesù la conduce sempre più addentro nel suo Cuore. Le grazie di cui l'ha colmata in questo mese di giugno non sono che un preludio. Infatti Josefa scrive la sera del martedì 29 giugno:  

«Oggi la meditazione era sulle tre negazioni di S. Pietro e, confrontando la mia debolezza, con la sua, presi la risoluzione di piangere le mie colpe e di imparare ad amare come lui. Quante volte anch'io ho promesso fedeltà! Ma oggi l'ho fatto con più forza e con più decisione. Si, o Signore, ti sarò fedele! Ti prometto non solo di non ricusarti niente, ma di andare incontro a ciò che saprò esserti più gradito.  
«Mentre stavo così conversando col mio Dio, Egli mi introdusse nella divina ferita del Suo Costato. Ho visto aprirsi la piccola apertura in cui non avevo potuto penetrare qualche giorno fa, e mi ha fatto capire la felicità che mi aspetta, se sarò fedele a tutte le grazie che mi ha preparato.  
«Non posso dire ciò che ho scorto: era come una voragine di fiamma in cui il mio cuore si consumava. Impossibile vedere il fondo di questo abisso, perché era immenso e pieno di luce. Mi trovavo talmente immersa in quel che vedevo da non poter né parlare; né domandare... La meditazione e una parte delia S. Messa sono trascorse così, ma poco prima dell'Elevazione, i miei occhi, questi poveri occhi!... hanno visto Gesù, l'unico bene dell'anima mia, il mio Signore e Dio in mezzo ad una grandissima fiamma. Non so ridire ciò che sia accaduto, perché non posso!... Vorrei però che il mondo intero conoscesse il segreto della felicità. Non consiste che nell'amare e nell'abbandonarsi: il resto lo fa Gesù.  
«Ero come annientata davanti a tanta luce e a tanta bellezza, allorché Egli mi ha detto con voce dolce e solenne insieme: «Nello stesso modo in cui Io m'immolo, vittima di Amore, così voglio che tu sia vittima: l'amore nulla rifiuta».  
«Così passò questo momento di paradiso, giacché non posso chiamarlo altrimenti. Non ero capace di dire che queste parole: mio Dio che vuoi ch'io faccia? Domanda e disponi, poiché non sono più mia, ma Tua! Poi Egli disparve».  

Al ricordo di questa ineffabile visita, Josefa non può trattenere il suo ardente amore.  
 
«O Gesù, - ella scrive - non desidero che una cosa, che il mondo intero Ti conosca, ma soprattutto le anime scelte ad essere le spose del Tuo Cuore adorabile! Se Ti conoscono, Ti ameranno perché sei l'unico Bene. Infiammami del Tuo amore e mi basta... infiamma tutte le anime e non Ti chiedo di più, poiché l'amore ci conduce a Te per il sentiero più breve. Per me non bramo altro che amarti e sempre di più, Te solo! Tutto il resto non mi sarà che un mezzo per giungere a Te. Se potessi, anche a prezzo della vita, condurrei tutti a questa divina fornace!  
«Gesù mi ha dato il desiderio ardente che tutte le anime Lo amino. Perciò offrirò tutto, andrò incontro a ciò che più mi costa per piacergli e ottenere che molti cuori Lo conoscano e Lo amino.  
«Gli ho anche promesso di non far nulla, se non guidata dall'obbedienza e ho capito quanto sarà contento di vedermi semplice, aperta, pronta a lasciarmi condurre come un fanciullino».  
 
Dopo qualche giorno da «quel gran momento di paradiso» Nostro Signore mostra a Josefa ciò che esigerà da lei: la sete delle anime che Egli ha cominciato a comunicarle. Ella scrive il sabato 3 luglio:  
 
«Oggi lavoravo al noviziato e pensavo alla felicità di dimorare con Lui sotto lo stesso tetto, e di averlo per compagno in ogni occupazione. Non so più quel che Gli dicevo quando, ad un tratto, mi ha mostrato il Cuore avvolto in una fiamma luminosa, circondato da una corona di spine, e quali spine! Erano lunghe, penetranti e da ognuna sgorgava molto sangue... Avrei voluto togliergliele, ma in quel momento il cuore mi è stato strappato per così dire, con immenso dolore, e messo accanto alla ferita del Costato sotto le spine. 
Ma solo sei si conficcarono nel mio, perché è assai piccolo. Passò un momento e non potei dire niente, eppure Egli sapeva quanto desiderassi avere un cuore più grande per togliergli più spine! Allora la Sua dolce voce dolorosamente mi disse: 
 «- Questo e molto più ha sofferto il mio Cuore: ma trovo anime che si uniscono a Me e Mi consolano, in compenso di quelle che se ne allontanano!»  
«Oh! quanto Gesù ha sofferto! Compresi che alcune spine Lo feriscono più di altre e avrei voluto sapere che cosa dovevo fare per consolarlo, perché io ho soltanto delle piccolezze da offrirgli, e sono troppo poco per tante sofferenze, ma non me lo ha detto!»  
 
La domenica 4 luglio, Josefa assiste alla S. Messa come al solito, associandosi ai divini Misteri.  
 
«E per dire la verità ella scrive - non sapendo che cosa dire né che cosa fare cercavo di umiliarmi, poiché ogni giorno più conosco la mia piccolezza e la mia miseria, quando, davanti a me, vidi quel Cuore adorabile! Era trapassato da una grossa spina, che doveva essere molto lunga perché il sangue scorreva abbondante. O Gesù mio! chi ti ferisce così? 
Forse sono io? Che sofferenza vedere quel Sangue divino! E’ un dolore che non posso esprimere... Signore mio, prendimi e fa' di me ciò che vuoi, ma che questa spina non rimanga conficcata così nel Tuo Cuore! Allora ho visto uscire come un lungo chiodo che lasciò una ferita così profonda da poter scorgere l'interno di quell'ardente fornace, e Gesù mi ha risposto:  
« - Questo grosso chiodo è la freddezza delle mie spose. Voglio che tu lo comprenda per infiammarti di amore e consolare il mio Cuore». «Il martedì 6 luglio, - continua Josefa - durante la meditazione, mi ha di nuovo mostrato il Cuore, trafitto da sei spine. Ne provo un immensa pena, tanto per quello che soffre, quanto per la mia piccolezza incapace a sollevare e consolare il Suo dolore. Mi ha fatto comprendere che le sei spine sono anime che attualmente L'offendono in modo speciale, e mi ha detto:  
« - Sono queste le spine che ti chiedo di togliermi con il tuo amore e i tuoi desideri». 
«Allora fece cadere qualche goccia del Suo Sangue sul mio cuore. O Signore! il mio cuore è troppo piccolo per tanto Amore, ma è tutto Tuo!».  
 
Il giorno dopo, 7 luglio, Gesù introducendola ancora una volta nel suo Cuore ferito le lascia questa parola d'ordine:  
 
« - Amami nella tua piccolezza, così Mi consolerai». «Di tutte le grazie che ricevo - ella conclude il giorno stesso - due cose rimangono profondamente scolpite nell'anima mia:  
1° Un desiderio sconfinato di amare e di soffrire per corrispondere al Suo Amore e questo lo realizzerò con la fedeltà alla mia vocazione;  
2° Una sete bruciante che molte anime Lo conoscano e Lo amino, soprattutto quelle che Egli sceglie per Sue spose. Credo che questa sia la mia vita: nulla risparmiare a tal fine, cercare le occasioni di offrire molti piccoli atti a Gesù, a Colui che amo pazzamente o meglio, che desidero amare tanto!»  
 
Con queste disposizioni ella si avvicina al giorno della vestizione. Il mercoledì 7 luglio 1920 si aprì infatti il ritiro che doveva condurla, non senza combattimenti, al giorno ansiosamente atteso.  
 
«Ardente desiderio di darmi interamente a Dio, senza tralasciare o rifiutare nulla di ciò che conosco essere la Sua Volontà. Essere attentissima alla voce di Gesù, in modo che questo ritiro sia come il fondamento di tutto il mio noviziato. Soprattutto chiedere un grande amore alla mia vocazione che è per me il mezzo di unione e di conformità al Cuore di Gesù».  
 
Così cominciano gli appunti del ritiro sul quadernino di Josefa. Ogni giorno ella scrive fedelmente il risultato dei suoi sforzi e, da queste righe assai semplici, scritte per sé sola, traspare la burrasca delle tentazioni che ad un tratto sorgono nel cielo dell'anima sua.  
 
«Fino al terzo giorno del mio ritiro, 10 luglio, - ella scrive - ero in grande consolazione, ma nella meditazione del giudizio mi sentii ad un tratto sola dinanzi a Dio giudice. Allora l'anima mia fu presa da un timore tale che perdetti la pace che godevo fin dal 5 giugno. 
Vidi davanti a me tutte le grazie ricevute che mi accuseranno un giorno, e mi trovai nello stesso tempo immersa in tanta solitudine e desolazione che mi sembrò preferibile non avere tali favori per non dovere renderne conto.  
«Passarono così parecchi giorni e decisi di partire. Ma, mio Dio, quale notte trascorsi e quante sofferenze! La mamma e mia sorella stavano per giungere e questo pensiero accresceva la tentazione, risvegliando più forte in me la tenerezza per quegli esseri cari e per la patria.  
«Fin da principio avevo detto tutto alla Madre Assistente e non cessavo di ripetere per obbedienza la preghiera di offerta che essa mi aveva insegnato e che altre volte mi aveva fatto tanto bene; giacché prima di tutto volevo restar fedele e, in certi momenti, capivo che era una tentazione. Ma niente mi sollevava, anzi!  
«La vigilia della Vestizione, 15 luglio, la lotta fu così forte che non trovai altra cosa da offrire che questa tentazione stessa. O Signore! ciò che amo di più, la libertà, la famiglia, la patria, in una parola, tutto ciò che ora mi tenta, Te lo offro, e non voglio che esserti fedele o morire!... Allora Gesù si degnò consolarmi nel modo che dirò».  
 
Ma, prima di cominciare il racconto delle grazie straordinarie, Josefa, sempre fedele agli inviti di Nostro Signore, espone la sua risposta d'amore. Ella scrive:  
 
«Risultato pratico delle tre prime settimane del ritiro e «Ho visto come Dio mi chiama a una grande perfezione ossia a una totale conformità al Suo Cuore.  
«Mezzi: la mia vocazione, le sante regole.  
«Dio mi invita all'intimità con Lui. Vuole che viva immolata come vittima. Egli s'incarica della mia croce: non debbo né domandarla né sceglierla. Me la darà di Suo gusto. Vuole che trascorra la mia vita nel Suo Cuore e devo comprendere che le spine e la croce vi sono confitte. Ecco la mia vita: così deve essere e così adempirò la volontà di Dio.  
«Nella contemplazione per ottenere il Suo Amore non so se riuscirò ad esprimere ciò che mi è accaduto. Avevo un tal desiderio di dargli tutto ciò che mi domanda che ripetevo con tutto il cuore: Prendi Signore, e ricevi tutta la mia volontà: Ti offro ciò che amo di più al mondo... Se vuoi ancora di più, Te lo sacrificherò con gioia! Prendi le mie miserie e consumale, prendi il cuore e l'anima, prendimi, Signore!»  
 
Nostro Signore non aspettava che questa offerta per ricolmarla delle sue divine liberalità. 
Allora, lasciando scorrere dal suo costato un rivolo di Sangue nel quale il cuore di Josefa fu sommerso:  
 
«- Per tutto ciò che mi dai - Egli disse - Io ti do il mio Cuore!»  
«Ho creduto di non essere più su questa terra! Oggi, Egli era rivestito della tunica candidissima che fa risaltare il Suo Cuore in maniera ineffabile... Il Suo Volto è un sole... 
Dio mio! che bellezza! Tu rapisci i cuori che Ti conoscono!»  
 
Ingenuamente Josefa spiega, nelle righe seguenti, come per meditare sul cielo non le occorresse il libro.  
 
«Poiché il cielo stesso era nel mio cuore - ella scrive - altro non desidero che l'Amore e sempre l'Amore!».  
 
Ancora una volta, prima dell'alba di quel gran giorno Nostro Signore le mostra qual è la via in cui il Suo Amore vuole introdurla. Venuta la sera, Josefa, che ha il permesso di fare l'ora santa, la incomincia con un atto di profonda umiltà.  
 
«Adorai la Maestà divina - ella scrive - quindi riflettei sulle grazie ricevute da Dio, con un desiderio sempre più vivo di consolare il Suo Cuore.  
«Ad un tratto me Lo vidi davanti, con la tunica sfolgorante di candore e il Cuore che sembrava volesse uscirgli dal petto. Siccome ero sola mi prostrai con la fronte a terra, umiliandomi quanto potevo, incapace di parlare. Dopo un momento di silenzio, mostrandomi le sei spine mi disse con quella voce che penetra l'anima. 
«- Figlia mia, toglimi queste spine».  
«Il venerdì 16 luglio, giorno della mia Vestizione, nel momento di ricevere il velo bianco, e dopo, fino alla fine della Messa, Gesù mi apparve e mi fece entrare nella ferita del costato. Non potei pronunziare che queste parole: Mio Dio, sono Tua per sempre!».  

SUOR JOSEFA MENENDEZ 

SPIRITO SANTO



Vieni, Spirito Santo, e allontana da noi quel pernicioso nemico che è lo spirito d'avarizia e degnati purgare il cuor nostro da ogni attacco ai beni della terra. 

La chiesa di Mio Figlio è contaminata dall’interno.



Madre di Dio

Mia cara figlia, comunica a tutti i Nostri figli di non farsi imbrogliare dalle parole, che sono vuote e senza significato per coloro che le pronunciano.

Verrà il tempo in cui i vostri occhi e le vostre orecchie si spalancheranno quando si mostrerà “il vero volto” di coloro che vi nutrono con dolci bugie, vi lusingano, vi raggirano e che sembrano esprimere proprio il vostro pensiero.

Nulla di ciò che vi fanno credere, è vero,

 perché essi, che annunciano la Parola di Dio, dal più alto dei vostri troni terreni, sono gli avvocati del nemico

 e sanno molto bene come possono catturarvi, Miei cari figli. Usano appunto dolci parole e molte altre ipocrisie, confezionate nel timore di Dio, con charme, con messaggi d’amore e d’aiuto, che servono solo per imbambolarvi, per guadagnare la vostra completa fiducia e poter poi attaccare e realizzare i loro piani satanici, e sarà gioco facile per loro, poiché quando capirete che vi stanno ingannando, sarà già troppo tardi.

Figli Miei svegliatevi! Non credete ai teologi e alle guide della Chiesa che non sono fedeli alla Parola di Dio e si presentano come successori di Mio Figlio, perché il trono di Pietro è occupato dalla feccia! La chiesa di Mio Figlio è contaminata dall’interno. I Suoi insegnamenti saranno modificati, “adattati”, fatti a pezzi. Dei Suoi veri insegnamenti non vogliono far restare nulla; giocheranno abilmente con la vostra fede e voi cadrete nel dubbio se non aprite occhi e orecchie!

Allora potrete credere solo al vostro cuore, ma anche in questo caso, solo se il vostro cuore sarà veramente puro e se in esso abiterà Mio Figlio, se vi abiterà veramente!

Convertitevi, Miei amati figli e convertitevi a Gesù! AmateLo! Vivete con LUI e osservate i Suoi insegnamenti!

 In questo modo gli ipocriti di questo tempo non avranno potere su di voi,

 il maligno non potrà catturare la vostra anima!

Correte da Mio Figlio, il vostro Gesù, e vivete con LUI in pace e amore, poiché questi sono i doni che EGLI concede a chiunque si apre a LUI.

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



«Credere nella parola di Dio non è voler far noi realtà quella parola ascoltata, ma OBBEDIRE allo Spirito Santo affinché la virtù dell’Altissimo ci copra con la sua ombra ed Egli stesso dia a quella “parola” la “forma” della sua Volontà» 

Il Vangelo dice la stessa cosa in molte parti, ma in un modo particolarmente esplicito con queste parole: «Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?» (Mt 7, 21-22). 

Tutte queste cose le hanno fatte nel Suo nome, ma non le ha fatte Lui. Fare cose tanto grandi come profetare, cacciare i demoni e compiere miracoli, e non solo queste, ma anche qualsiasi altra cosa, non le può fare l’uomo senza l’energia divina che Dio mette a sua disposizione. Tutto questo Gesù lo considera fatto, sì nel “potere” di Dio, cioè nella “Permissione”, ma non nella “Volontà” di Dio, per cui coloro che operano così non entreranno nel Regno di Dio, giacché nel Regno di Dio entreranno solo coloro che fanno la Volontà del Padre. L’insegnamento centrale della vita di Gesù è questo. 
«Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma un corpo mi hai preparato. 
Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. 
Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà. Dopo aver detto prima: non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» (Eb 10, 5-10). 

Dopo di Gesù, nel decorso dei secoli, nella pratica si è via via prodotto un offuscamento di questa verità. Oggi la semplice pretesa o il semplice desiderio di voler seguire l’esempio di obbedienza di Gesù al Padre in tutta la sua radicalità, come Lui con la sua vita ce l’insegnò, sono considerati in certi ambienti temerità, novità e perfino scandalo. Non è possibile, dicono. Come si potrebbero portare avanti le opere? E coloro che parlano così non si domandano – e neppure sorge in loro il dubbio – se quelle che chiamiamo “opere per Dio” sono veramente opere volute da Dio o non piuttosto opere che Dio solamente permette affinché, esercitando la nostra libertà, prendiamo coscienza in esse di ciò che Dio realmente vuole. 
***

JOSÉ BARRIUSO 

SUPREMO APPELLO



… Voi non potete prevedere le vaste risonanze che avrete tra i mortali e quanti di coloro che a voi si associeranno per sola simpatia di causa, vi raggiungeranno e vi supereranno un giorno nella Chiesa di Cristo come atleti del Signore ... Ma fate presto, figli miei, o sarà troppo tardi!

Preghiera per la Pace nel Mondo



O mio Gesù, Ti chiedo pietà per coloro che sono colpiti da guerre terribili. 
Ti prego affinché la pace possa essere instillata in quelle torturate nazioni 
che sono cieche alla verità della Tua esistenza. 
Ti prego di coprire queste nazioni con la potenza dello Spirito Santo  
in modo che possano fermare il perseguimento  
del potere sulle anime innocenti. 
Abbi pietà di tutti i paesi che sono impotenti contro le atrocità del male che 
ricoprono tutto il mondo. 
Amen. 

Proteggete la Mia Parola! Parlate della Mia Parola!



Mia amatissima figlia, la pena più grande di questa tribolazione è che esistono, all‟interno dei Codici Legislativi delle vostre nazioni, delle leggi che si oppongono in tutti i modi alle Leggi di Dio, siano esse visibili o meno. Qualsiasi Legge di Dio sia stata violata da parte di coloro che governano le vostre nazioni, viene ora sostituita da un muto assassino dell‟anima. Ogni trasgressione verrà mostrata come se si trattasse di una buona cosa. Più l‟atto è malvagio, maggiore sarà l‟applauso ad esso tributato, mentre a coloro che proclamano la Verità, la Vera Parola di Dio, non sarà concesso neppure lo spazio per parlare. Le loro voci verranno per la maggior parte ignorate; qualora esse dovessero essere udite, verrebbero pubblicamente denunciate come malvagie. 

È veramente arrivato il tempo in cui la Verità verrà rovesciata e presentata come una menzogna. La Parola ora sarà considerata dalla maggioranza delle persone, come un romanzo di fantasia: una menzogna. Le Leggi di Dio, però, saranno difficili da ignorare e, quando a coloro che governano le vostre nazioni, sarà chiesto di rispondere delle loro malvagie azioni, essi dichiareranno che la Parola di Dio è imperfetta ed antiquata. 

L‟astuzia del diavolo è tale da aver comportato che, la sua malvagità venga accettata, ed ogni comportamento o azione morale siano dichiarati disumani e contrari alla libertà civile. Tuttavia, coloro che sono stati benedetti con il Dono dello Spirito Santo, saranno ancora in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Mai prima, fin dai giorni di Noè, il mondo è stato coperto da un tale inganno. Mai prima, l‟uomo ha peccato tanto quanto ora. Così, come accadeva ai giorni di Noè, l‟egocentrismo dell‟uomo ha raggiunto livelli tali da indurlo a credere di avere il controllo del proprio destino; tale infatti è l‟ampiezza del suo narcisismo. 

Oggi, il peccato viene accolto con sollievo e promosso come un diritto civile e pertanto, ci si aspetta che anche voi lo rispettiate. Se non mostrerete rispetto verso le azioni peccaminose, allora potreste scoprire di essere diventati colpevoli di un crimine. Il vostro crimine sarà quello di sostenere la Parola di Dio e per tale motivo vi faranno soffrire. 

Quanto facilmente l‟uomo si lascia ingannare dal piano globale messo a punto per bandire qualsiasi senso di colpa relativo agli atti peccaminosi, che vengono redatti nelle leggi delle vostre nazioni. Tutte queste cose sono state predette e ben presto non un solo atto illecito – incluso l‟omicidio, l‟eutanasia e l‟aborto – sarà considerato sbagliato. Verrà un tempo in cui il genocidio su larga scala, sarà perpetrato dopo l‟introduzione di tali leggi, le quali verranno concepite per rendere legittima l‟uccisione di coloro che soffrono di disabilità e di altre menomazioni fisiche. 

Le cattive leggi, decretate nelle vostre nazioni, condurranno alla promulgazione di leggi ancora più gravi, che vi toglieranno ogni potere. Voi avete dato l‟autorità a coloro che Mi rinnegano e che disprezzano le Leggi di Dio, ed a causa di questo, essi introdurranno altre azioni malvagie, che causeranno delle sofferenze inimmaginabili. Quelle che possono sembrare delle leggi di un paese che promuove i diritti civili ed umani, porteranno ad una forma di dittatura che definirà come reato il fatto di essere Cristiani. 

Proteggete la Mia Parola! Parlate della Mia Parola! Non cadete nella trappola di accettare qualsiasi campagna mondiale in favore dei diritti civili, progettata invece per convertire il mondo verso un‟unica, nuova religione mondiale. Invito voi, Miei servitori consacrati, a proclamare la Parola di Dio ed a rifiutare gli atti malvagi, che hanno attanagliato quasi tutte le nazioni che non riconoscono la Parola di Dio. 

È molto facile richiedere la diffusione dell‟accettazione dei diritti umani, al contrario si richiede del coraggio per un Mio servitore, stare in piedi e dichiarare che le azioni, che sono ripugnanti davanti a Dio, sono contro di Me, poiché farlo vi attirerebbe un‟enorme quantità di critiche da rendervi impopolari. 

Ricordatevi quello che Io ho detto: -“L‟uomo che veramente Mi serve con onestà, non avrà mai paura di proferire la Verità, né cercherà mai di essere popolare. Il suo unico obiettivo sarà quello di salvare le anime”. 

Il vostro Gesù 

28 Dicembre 2014



giovedì 1 agosto 2019

Questo è il vostro mondo “congelato” di oggi, dove da tempo il singolo non conta più niente. Dove tutto e tutti devono essere uguali Dio non si troverà più.



Maria Madre di Dio

Ciò che voi vedete davanti a voi, non è ciò che viene tramato alle vostre spalle. Stanno giocando con la vostra ingenuità, con la vostra buona fede e stanno programmando tristi cose, dietro “la bella” facciata, che dovrebbero portare dei promettenti rinnovamenti.

Tutto viene globalizzato, viene adattato e semplificato affinché anche il più sprovveduto di voi possa utilizzare ciò che offre l’odierno mondo high-tech. Formidabile, perché non dovete preoccuparvi più di nulla. Non studiare formule, non più capire programmi, cercare informazioni nel mondo esterno. No, potete risolvere con pochi “clic“ tutto da casa senza muovervi.

Questo lo sanno i gruppi del male e attraverso questa meravigliosa esemplificazione delle cose, quale che sia, voi divenite completamente trasparenti e facile preda per i piani del maligno che cerca di accalappiarvi, in modo che non troviate più la strada di ritorno verso il vostro Santo Creatore.

Questo è il vostro mondo “congelato” di oggi, dove da tempo il singolo non conta più niente. Dove tutto e tutti devono essere uguali Dio non si troverà più.

Svegliatevi cari figlioli; la strada verso Dio è Mio Figlio. Solo chi LO riconosce, troverà pace ed entrerà con Lui nel Nuovo Regno.


Madre Teresa di Calcutta



Dobbiamo sapere con esattezza, quando diciamo sì a Dio, che cosa comporta quel sì. Sì significa: io mi abbandono, totalmente, completamente, senza fare alcun conto di quanto mi costerà, senza chiedermi: «giusto? 
E conveniente? ». Il nostro sì a Dio deve essere senza riserve. Ecco come deve essere una persona contemplativa. Appartengo a Lui in maniera così totale che non vi sono riserve. Non importa quel che possiamo sentire. 


GESÙ VI SARÀ GRATO SE DIFFONDERETE QUESTI SUOI SS LAMENTI PER ALLEVIARE I SUOI DOLORI!!




SOLITUDINE, LACRIME E DOLORI DI GESÙ DA CHI LO RICEVE SACRAMENTATO
(18 Gennaio 1933, Vol. 31, di Libro di Cielo, Cap. 24; dagli scritti della Serva di Dio: Apostola della Divina Volontà: Luisa Piccarreta)



Solitudine in cui viene messo Gesù da quelli che Lo ricevono Sacramentato; le sue lacrime;  i suoi dolori. Le Specie mute e le specie viventi, continuazione della Vita di Gesù nella creatura. 
Avendo fatta la Santa Comunione stavo facendo i miei soliti ringraziamenti, ed il mio Sommo Bene Gesù si faceva vedere afflitto e taciturno, come se sentisse il bisogno della compagnia;  ed io stringendomi a Lui cercavo di consolarlo con l’esibirmi [nello] starmi con Lui sempre unita, per non lasciarlo mai solo, e Gesù [ne] pareva tutto contento e, per sfogare il suo dolore, mi ha detto: “Figlia mia, siimi fedele a non lasciarmi mai solo, perché la pena della solitudine è la più opprimente; perché la compagnia è l’alimento dello sfogo di chi soffre, invece senza compagnia si soffre il dolore e si è costretti a sentire la fame, perché manca chi le dà lo sfogo dell’alimento; manca tutto, e forse manca chi potesse offrire il sollievo, fosse pure una medicina amara. Figlia mia,  quante anime Mi ricevono Sacramentato nei loro cuori e Mi mettono in solitudine! Mi sento in esse come dentro d’un deserto, come se non [loro] appartenessi. Mi trattano da estraneo; ma sai perché? Non prendono parte alla mia vita, alle mie virtù, alla mia santità, alle mie gioie ed ai miei dolori. Compagnia significa prendere parte a tutto ciò che fa e soffre la persona che gli sta vicino. Quindi, ricevermi e non prendere parte alla mia vita, è per Me la solitudine più amara; e, restando solo non posso [dir loro] quanto brucio d’amore per loro e perciò resta isolato il mio amore, la mia santità, la mia virtù, la mia vita, insomma tutto è solitudine in Me e fuori di Me.
Oh, quante volte scendo nei cuori e piango, perché Mi veggo solo! E quando scendo, vedendomi solo Mi sento non curato, né apprezzato, né amato, tanto che son costretto dalla loro noncuranza a ridurmi al silenzio ed alla mestizia. E siccome non prendono parte alla mia Vita Sacramentale, Mi sento appartato nei loro cuori e, vedendomi che non ho che fare, con pazienza divina ed invitta, aspetto la consumazione delle Specie Sacramentali - dentro delle quali il mio Fiat Eterno Mi aveva imprigionato -, lasciando appena le tracce della mia discesa;  perché nulla ho potuto lasciare della mia vita Sacramentale, forse le sole mie lacrime, perché, non avendo preso parte alla mia vita, mancava il vuoto dove poter lasciare le cose che a Me appartengono e che Io volevo mettere in comune con loro. Perciò si veggono tante anime che Mi ricevono Sacramentato e non danno di Me: sono sterili di virtù, sterili d’amore, di sacrificio. Poverelle, si cibano di Me, ma siccome non Mi fanno compagnia restano digiune!  Ahi, a quali strette di dolore e di crudele martirio è messa la mia Vita Sacramentale! Molte volte Mi sento affogato d’amore, vorrei sbarazzarmi e sospiro di scendere nei cuori, ma ahimè, sono costretto ad uscirmene più affogato di prima! Come potevo sfogare se neppure hanno fatto attenzione alle fiamme che Mi bruciavano? Altre volte la piena del dolore Mi inonda, sospiro un cuore per avere un sollievo alle mie pene, macché! Vorrebbero che Io prendessi parte alle loro, non loro alle mie! E [Io] lo faccio: nascondo i miei dolori, le mie lacrime, per consolarli, ed Io resto senza il sollievo sospirato! Ma chi può dirti i tanti dolori della mia Vita Sacramentale, e come sono più quelli che Mi ricevono e Mi mettono in solitudine nei loro cuori - ma solitudine amara! - che quelli che Mi fanno compagnia? E quando trovo un cuore che Mi fa compagnia, metto in comunicazione la mia Vita con essa, lasciandole il deposito delle mie virtù, il frutto dei miei sacrifici, la partecipazione della mia Vita; ed Io la scelgo per mia dimora, per nascondiglio delle mie pene e come luogo di mio rifugio, e Mi sento come contraccambiato del sacrificio della mia Vita Eucaristica, perché  trovo chi Mi spezza la mia solitudine, chi Mi asciuga le lacrime, chi Mi dà libertà di farmi sfogare il mio amore ed i miei dolori. Sono esse che Mi servono di specie viventi; non come le Specie Sacramentali che nulla Mi danno, solo che Mi nascondono, il resto faccio tutto da Me solo! Non Mi dicono una parola che spezzi la mia solitudine, sono Specie mute! Invece nelle anime che Mi servono come specie viventi, svolgiamo la vita insieme, palpitiamo d’un solo palpito; e se la veggo disposta, le comunico le mie pene e continuo in essa la mia Passione: posso dire che dalle Specie Sacramentali passo nelle specie viventi per continuare la mia vita sulla terra, non da solo ma insieme con essa!
Tu devi sapere che non sono più in mio potere le pene, e le vado chiedendo, per amore, a queste specie viventi delle anime, ché Mi suppliscano a ciò che a Me manca. Perciò, figlia mia, quando trovo un cuore che Mi ama e Mi fa compagnia dandomi libertà di fare quello che voglio, Io giungo agli eccessi, non ci bado a nulla, do tanto che la povera creatura si sente affogare dal mio amore e dalle mie grazie. Ed allora non resta più sterile la mia Vita Sacramentale quando scendo nei cuori, no, ma [si] riproduce, bilocando e continuando la mia vita in essa. E queste sono le mie conquistatrici, ché somministrano a Questo povero indigente di pene la loro vita; e Mi dicono: ‘Amor mio, Tu avesti il tuo turno di pene e finì; ora è il mio turno, perciò lasciami che Ti supplisca e che io soffra in vece tua’. Ed oh, come ne resto contento! La mia Vita Sacramentale resta al suo posto d’onore perché riproduce altre sue vite nelle creature. Perciò, sempre insieme con Me ti voglio, affinché facciamo vita insieme e tu prendi a petto la mia Vita ed Io prendo la tua”.

SPIRITO SANTO



Vieni, o Spirito Santo, e allontana da noi quel prepotente nemico che è lo spirito della superbia, infondendoci vera e sincera umiltà. 

Il giardino perderà la sua bellezza per colpa dei cattivi amministratori




Cari figli, il giardino perderà la sua bellezza per colpa dei cattivi amministratori, ma per mezzo dei giusti tutto sarà restaurato. La vittoria verrà. Vi chiedo di mantenere accesa la fiamma della vostra fede. Non tiratevi indietro. Il Mio Gesù ha bisogno di voi. Non vi allontanate dalla preghiera. Solamente con la forza della preghiera potete sopportare il peso delle prove che già sono nel cammino. Io sono la vostra Madre e soffro per quello che viene per voi. Rimanete fedeli a Mio Figlio Gesù e al vero Magistero della Sua Chiesa. Coraggio. Il Mio Gesù vi ama e vi aspetta a braccia aperte. Avanti nella difesa della verità. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.