giovedì 6 maggio 2021

1962 Rivoluzione nella Chiesa

 


Cronaca dell’occupazione neomodernista della Chiesa Cattolica


LA CONDANNA UFFICIALE DELLA “NUOVA TEOLOGIA”


Papa Pio XII condanna la “nouvelle théologie”

Il Cardinale Eugenio Pacelli, eletto Sommo Pontefice nel 1939 col nome di Pio XII, perfettamente consapevole delle conseguenze letali di una presa del potere nella Chiesa da parte dei nuovi teologi, dopo la sua elezione a Sommo Pontefice intervenne decisamente per condannare in nome della Chiesa la nouvelle théologie e i suoi propagatori.

Già in un discorso tenuto il 17 settembre 1946 al Capitolo Generale dei pp. Gesuiti, il Papa aveva messo in guardia i Padri capitolari contro una “nuova teologia, che si evolve insieme con l’evolversi continuo di tutte le cose, semper itura, numquam perventura”, “sempre in cammino (verso la verità) senza mai raggiungerla”, aggiungendo queste parole profetiche:

“Se una tale opinione dovesse essere abbracciata, che ne sarebbe mai dell’immutabilità dei dogmi, che ne sarebbe dell’unità e della stabilità della fede?”.1

Più o meno, lo stesso discorso rivolgerà poi anche ai Padri Domenicani, riuniti anch’essi in Capitolo Generale, riconfermando, come antidoto contro il nuovo modernismo, l’obbligo di non discostarsi dalla dottrina di San Tommaso d’Aquino, così come prescritto dal canone 1366 § 2 del Codice di Diritto Canonico.2

Gli effetti di questa denuncia furono però praticamente nulli, a riprova della profondità dell’infezione neomodernista nel mondo dell’intellighenzia cattolica, per cui il Papa decise di intervenire in maniera ufficiale e definitiva con la pubblicazione dell’Humani generis.3

In questa grande Enciclica, che può essere considerata il terzo Sillabo contro gli errori dell’epoca moderna (dopo il Sillabo con l’enciclica “Quanta cura” del Beato Pio IX, e dopo il Decreto “Lamentabili” con la “Pascendi” di San Pio X) il Papa condannava severamente “alcune false opinioni che minacciano di sovvertire le fondamenta della dottrina cattolica”,4 pur senza nominare esplicitamente e singolarmente i loro sostenitori.

La nouvelle théologie veniva condannata particolarmente nei seguenti errori:

a) Spirito antiscolastico e soggettivista

Contro gli attacchi verso la filosofia scolastica, mossi dal Blondel e dal De Lubac e compagni, che volevano sostituirla con le correnti filosofiche moderne e specialmente con la “nuova filosofia” immanentista e soggettivista blondeliana, il Sommo Pontefice ribadiva che la filosofia scolastica:

“é come un patrimonio ereditato dalle precedenti età cristiane e... possiede una più alta autorità, perché lo stesso Magistero della Chiesa ha messo al confronto con la verità rivelata i suoi princìpi e le sue principali asserzioni, messe in luce e fissate lentamente attraverso i tempi da uomini di grande ingegno”. 

E continuava:

“Questa stessa filosofia, confermata e comunemente ammessa dalla Chiesa, difende il genuino valore della cognizione umana, gli incrollabili principi della metafisica... ed infine sostiene che si può raggiungere la verità certa ed immutabile”.5

Perciò, proseguiva:

“si può rafforzare la stessa filosofia con espressioni più efficaci, spogliarla di certi mezzi scolastici meno adatti, arricchirla anche... però, non si deve mai sovvertirla o contaminarla con falsi principi, né stimarla solo come un grande monumento, si, ma archeologico. La verità in ogni sua manifestazione filosofica non può essere soggetta a quotidiani mutamenti...”.6

E allora, aggiungeva il Papa, 

“se si considera bene quanto sopra é stato esposto, facilmente apparirà chiaro il motivo per cui la Chiesa esige che i futuri sacerdoti siano istruiti nelle scienze filosofiche “secondo il metodo, la dottrina e i princìpi del Dottore Angelico (C.J.C. 1917, can.1366, 2) (...) La sua dottrina, poi, é molto efficace per mettere al sicuro i fondamenti della fede, come pure per cogliere con utilità e sicurezza i frutti di un sano progresso”.7

“Perciò, é quanto mai da deplorarsi che oggi la filosofia confermata ed ammessa dalla Chiesa sia oggetto di disprezzo da parte di certuni, talché essi con imprudenza la dichiarano antiquata per la forma e razionalistica per il processo di pensiero”.8

E concludeva:

“Sarebbe veramente inutile deplorare queste aberrazioni, se tutti, anche nel campo filosofico, fossero ossequienti con la debita venerazione verso il Magistero della Chiesa, che per istituzione divina ha la missione non solo di custodire e interpretare il deposito della Rivelazione, ma anche di vigilare sulle stesse scienze filosofiche, perché i dogmi cattolici non abbiano a ricevere alcun danno da opinioni non rette”.9 

Purtroppo invece, sottolineava ancora,

 “non mancano nemmeno oggi, come ai tempi apostolici, coloro che, amanti più del conveniente delle novità e timorosi di essere ritenuti ignoranti delle scoperte fatte dalla scienza in quest’epoca di progresso, cercano di sottrarsi alla direzione del Magistero e perciò sono nel pericolo di allontanarsi insensibilmente dalle verità rivelate e di trarre in errore anche gli altri”.10 

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Sac. Andrea Mancinella

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