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giovedì 23 settembre 2021

"ASCOLTA, ISRAELE!"

 


REFERENZE SUGLI EBREI 

  

1) - Sette persone celebri si esprimono sugli Ebrei.  

Tra gli esperti contemporanei della questione ebraica non ci sono soltanto membri della gerarchia cattolica, come Mgr Benigni di Roma, Mgr Treczak di Varsavia, Mgr Delassus di Lilla, ma anche dei laici ordinari, politici come Winston Churchill, imprenditori industriali come Henri Ford, giornalisti, scrittori, eccetera. Lo scopo di questa sezione è di raccogliere l’opinione di almeno alcune di queste persone a proposito della razza ebraica, che in certi casi è la loro propria razza.  

1) Il brano che segue è tratto da un articolo che Winston Churchill ha scritto a proposito degli Ebrei, e che il giornale londinese Sunday Herald ha pubblicato nel 1920. Churchill aveva allora 46 anni. L’articolo permette di vedere in che modo gli Ebrei sono percepiti da Churchill, che nel 1920 non aveva ancora gustato al potere politico, e poteva quindi permettersi di scrivere ciò che gli veniva dal cuore. Churchill sembra sorpreso di scoprire che il colmo del bene e il colmo del male passano per la razza ebraica prima di raggiungere l’Umanità. Ecco le sue parole:  

“Nel nostro tempo questa razza curiosa ha creato un altro sistema di moralità e di filosofia, un sistema pieno d’odio quanto il Cristianesimo è pieno d’amore, un sistema che, a meno che non ci si ponga rimedio, rovescerà tutto ciò che il Cristianesimo ha edificato. È impressionante vedere come il destino abbia deciso di far passare il vangelo di Cristo e la dottrina dell’Anti-Cristo per lo stesso popolo, e come questa razza misteriosa sia stata scelta nello stesso tempo per essere la base della Rivelazione divina e la base del potere diabolico. [...] Come l’autore Nesta H. Webster ha detto e provato recentemente, questa cospirazione ebraica ha avuto un ruolo notevole nella tragedia della Rivoluzione francese, ha suscitato tutti i movimenti rivoluzionari del diciannovesimo secolo, ed infine ha sollevato la rivolta tra gli scarti dei bassifondi di tutte le grandi città d’Europa e d’America”.  

2) All’inizio del ventesimo secolo, dopo il grido d’allarme che i responsabili di parecchie capitali avevano lanciato sul pericolo Giudeo-massonico, Henry Ford aveva pubblicato nel suo Dearborn Independent un enorme dossier sulla cospirazione ebraica, un dossier dettagliato e ben documentato. La risposta di Wall Street è stata così dura che Ford, minacciato di fallimento, ha dovuto arrendersi, ripudiare i suoi scritti, e cessare ogni pubblicazione su questo argomento. 

3) Il dottore Oscar Lévy, eminente Ebreo di Londra, dice: “Abbiamo tutto rovesciato, tutto sporcato, tutto putrefatto, tutto distrutto. Sì, siamo gli incendiari del mondo, i suoi distruttori, i suoi tiranni. Abbiamo sabotato la vostra morale che non può più progredire perché gli sbarriamo la strada. Quanto grande, prospero e prodigioso sarebbe stato il vostro destino, o Cristiani, se noi non fossimo stati là per impedirlo!”  

4) Nel 1924 il Cardinale Andrieux, allora arcivescovo di Bordeaux, ha denunciato l’idea di una Repubblica universale nel modo seguente: “I governi dominati dalle logge massoniche perseguono un unico scopo: scristianizzare il mondo. [...] Quando popoli e nazioni saranno scristianizzati sarà facile ridurli a zero, per incorporarli in una ‘repubblica universale’ la cui capitale sarà Gerusalemme. Colà, le redini del potere saranno nelle mani del suo grande architetto, Satana, sotto il manto purpureo di alcuni figli d’Israele”.  

5) Nel suo Motu Proprio Bonum Sane, Benedetto XV, Papa dal 1914 al 1922, dice questo: “L’avvento di una Repubblica universale [alias: Nuovo Ordine Mondiale, alias: Impero giudaico universale, ndr] che i peggiori fomentatori di disordine desiderano e aspettano con fiducia, è già un’idea matura per la sua realizzazione. Da questa Repubblica sarebbero bandite le distinzioni nazionali. L’autorità del padre sui suoi figli non sarebbe più riconosciuta, né quella di Dio sulla società umana. Se queste idee vengono applicate, ne seguirà inevitabilmente un regno di terrore inaudito. Una vasta porzione dell’Europa passa già per questa triste esperienza, e noi vediamo che si cerca di estendere questo stato di cose ad altre regioni”. 118 

6) Monsignore Ernest Jouin è considerato come uno dei più grandi specialisti contemporanei della questione massonica ed ebraica. Egli ha pure pubblicato un’opera intitolata: “Il Pericolo Giudeo-massonico”, in 6 volumi. Per questo lavoro Papa Benedetto XV gli ha inviato la lettera: “Præstantes animi”, che contiene congratulazioni, ringraziamenti, ed una benedizione speciale. Nel volume n. 2 dell’opera di Ernest Jouin si può leggere quanto segue: “Colui che col pensiero riesce a contemplare nel loro insieme la storia del mondo e la marcia delle età, piazzandosi al di sopra delle contingenze umane e degli avvenimenti fortuiti, si trova di fronte a due immense città, la città di Dio e la città del Male. Da due mila anni la città di Dio è la Chiesa cattolica, e la città del Male è il popolo ebraico. Detto popolo è diffuso su tutta la terra, non allo stato dissociabile come la massoneria potrebbe esserlo, ma unito, unitissimo, benché cosmopolita. L’opposizione eterna che esiste tra il bene e il male, tra Cristo e Satana, il nostro mondo la vede realizzata nella lotta che c’è tra il Popolo cattolico ed il Popolo ebraico. La particolarità odierna di questa lotta è che oggi i fatti avvengono pubblicamente, e alla luce del giorno”.  

7) Un Ebreo convertito al cattolicesimo, l’abate Joseph Lemann, nei suoi libri, che sono un canto d’amore in favore della sua razza, si sente di dire nonostante tutto: “L’emancipazione degli Ebrei e la loro ammissione totale nella società europea (il fatto che gli Ebrei siano stati ammessi nelle società ospitanti allo stesso livello degli altri cittadini, e con gli stessi diritti. ndr) ha segnato il principio del decadimento degli stati cristiani, e dato inizio alla marcia d’Israele verso il dominio mondiale.”  

 

2) – Pio XII e gli Ebrei.  

L’atteggiamento di Pio XII ve rso gli Ebrei non è stato compreso da tutti allo stesso modo. Ultimamente è uscito un libro intitolato “Hitler’s Pope” che ha seminato dubbi tra gli stessi cattolici circa l’atteggiamento di Pio XII verso gli Ebrei, come se Pio XII fosse colpevole di antisemitismo. Per ridare alla verità il posto che merita, qui è proposta una serie di testimonianze storiche, dieci in tutto, che spiegano l’atteggiamento che Pio XII, la Chiesa cattolica, e tanti altri "Giusti" hanno avuto nei confronti degli Ebrei.  

Testimonianza # 1: Il 3 marzo 1939, il Berliner Morgenpost, organo ufficiale del movimento nazista, ha pubblicato un articolo intitolato: “La Germania non accoglie favorevolmente l’elezione del cardinale Pacelli al papato, perché Pacelli si è sempre opposto al nazismo”.  

«Testimonianza # 2: Rapporto della Gestapo. “Il papa ha rigettato il Nuovo Ordine europeo Nazional-socialista, lo ha fatto in un modo mai visto prima d’ora. Anche se il papa non fa riferimento al Nazional-socialismo germanico in termini specifici, il suo discorso attacca pesantemente tutto ciò che noi sosteniamo, tutto quello in cui noi crediamo... Inoltre il papa si è espresso chiaramente in favore degli Ebrei”. (Questo rapporto si trova nel servizio: “Judging Pope Pius XII”; titolo: “Inside the Vatican”; data: giugno 1997; p. 12).   

Testimonianza # 3: Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata dalla rivista Time, il 23 dicembre 1940, alla pagina 40. “Ho sempre nutrito un grande amore per la libertà, e quando in Germania è esploso il nazismo ho guardato con fiducia verso le università, sapendo che codeste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della libertà. Ma le università sono state imbavagliate. Allora ho guardato verso i grandi quotidiani, che con ardenti editoriali avevano sempre proclamato il loro amore per la libertà. Ma come le università, essi pure sono stati ridotti al silenzio, soffocati nello spazio di alcune settimane. Soltanto la Chiesa ha continuato a tenersi fermamente in piedi per sbarrare la strada alle campagne di Hitler che avevano per scopo la soppressione della verità. Prima d’allora non avevo avuto nessun interesse particolare per la Chiesa, ma ora ho per lei una grande ammirazione e un grande affetto, perché la Chiesa ha avuto il coraggio e l’ostinazione di sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Confesso che ciò che un tempo disprezzavo, ora lo lodo, e lo faccio incondizionatamente”. 

Testimonianza # 4: Dopo la seconda guerra mondiale, le comunità ebree italiane si sono rivolte ufficialmente a Pio XII per ringraziarlo degli sforzi che aveva compiuto in favore degli Ebrei quando l’Italia e la sua capitale, Roma, erano controllate dalle truppe tedesche. Il documento originale si trova a Roma, al Museo della Liberazione, che è in via Tasso 145. Il testo dice.  

“I delegati delle Comunità Ebraiche Italiane che per la prima volta dopo la liberazione si sono riuniti a Roma, sentono l’imperioso dovere di rendere reverente omaggio a Vostra Santità, e desiderano esprimergli la profonda gratitudine di tutti gli Ebrei per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni, quando la loro vita era minacciata dalla barbarie nazi-fascista”. Dopo aver ricordato il sacrificio di tanti sacerdoti che hanno pagato con la vita l’assistenza fornita agli Ebrei, la mozione conclude: “Gli Ebrei ricorderanno perpetuamente quanto, per disposizione dei pontefici, la Chiesa ha fatto per loro nel tremendo periodo trascorso”.   

Testimonianza # 5: Durante il processo contro Eichmann, il Procuratore generale ebraico, Gideon Hausner, si è così espresso il 18 ottobre 1961: “Il clero italiano ha aiutato numerosi Ebrei nascondendoli nei monasteri, e il Papa è intervenuto personalmente in favore di quelli che i nazisti avevano arrestato”.   

Testimonianza # 6: La seguente testimonianza è firmata dal Rabbino Maurice Perizweig, allora direttore del World Jewish Congress. “Gli interventi ripetuti del Santo Padre in favore delle comunità ebraiche d’Europa suscitano negli Ebrei del mondo intero un sentimento di apprezzamento e di profonda gratitudine”.    

Testimonianza # 7: Dichiarazione del dott. Marcus Melchior, Grande Rabbino di Danimarca, riportata dalla KNA (agenzia di stampa danese) il 5 novembre 1963: “Ecco il mio parere: immaginarsi che Pio XII avesse potuto esercitare una qualsiasi influenza sulla psiche malata di Hitler, rileva di un malinteso. Se il Papa avesse aperto bocca, Hitler avrebbe probabilmente massacrato ben più di sei milioni di Ebrei (...). È oggi la vigilia del 25mo anniversario della Notte dei Cristalli (9 novembre). In occasione di questo anniversario noi ricordiamo la fiammeggiante protesta che Pio XII fece in detta occasione per intercedere contro gli orrori che in quel momento sconvolgevano il mondo”.  

Testimonianza # 8. Le 3 settembre 2006, l’agenzia di stampa Zenit rapporta che il rabbino argentino David G. Dalin afferma che Pio XII ha salvato numerosi Ebrei dalla deportazione. Il comunicato stampa è redatto in questi termini: 

ROMA, Domenica 3 settembre 2006 ( ZENIT.org ) – Un nuovo libro è appena uscito in America sulle relazioni di Pio XII con il Popolo ebraico in piena guerra mondiale. Il libro si intitola: "The Myth of Hitler’s Pope: How Pius XII rescued Jews from the Nazis" (Il mito del Papa di Hitler: Come Pio XII salvò certi Ebrei dalle grinfie dei Nazisti). L’autore del libro, il rabbino David G. Dalin, ha consacrato a questo libro molti anni di ricerca. Invitati dalla "Fondazione internazionale Raoul Wallenberg" e le organizzazioni non statali facenti parte della sua rete, dei rappresentanti di diverse confessioni si sono riuniti per analizzare i risultati delle ricerche storiche dell’autore. Il fondatore di questi centri interconfessionali, Baruj Tenembaum, ha analizzato il senso della pubblicazione di questo libro, e la sua prospettiva ebraica. (Baruj Tenembaum è diplomato del Majon Lelimude, Hayahadut. Egli è professore di storia della Bibbia e di lingua ebraica presso diversi centri di studio, consigliere di diversi rabbi, di diversi intellettuali, e preti. È stato uno dei pionieri del movimento interconfessionale, il che gli ha permesso di ricevere delle decorazioni da parte di papa Paolo VI e da parte di e diversi governi). Per spiegare il contesto dell’opera, Baruj Tenembaum ha ricordato ai presenti che l’opera teatrale "Il Vicario" scritta nel 1963 da Ralf Hoch Hunt, ha seminato il dubbio sull’atteggiamento di Pio XII nei confronti degli Ebrei. Sullo stesso stampo John Cornwell ha pubblicato nel 1999 "Hitler’s Pope" (Il Papa di Hitler), e Daniel Goldhagen ha pubblicato nel 2002 "A Moral Reckoning".  

David Dalin mostra che Pio XII è riuscito a salvare numerose vite durante l’Olocausto. Egli cita i ringraziamenti di Golda Meir, ministro degli Affari esteri in Israele al momento della morte di Pio XII, che in occasione della morte del papa ha inviato al Vaticano un messaggio che diceva: «Ci dispiace, abbiamo perso un servitore della pace. La voce del papa durante il nazismo fu chiara e difese le vittime». Dalin analizza e documenta in maniera esaustiva il capitolo tragico della deportazione degli Ebrei da Roma a Auschwitz nel 1943, citando diverse fonti, compresa quella della principessa cattolica di origine italiana Enza Aragona Cortes.   

Pio XII ha detto al cardinale Luigi Maglione, suo segretario di Stato : "Cercate di salvare gli innocenti che soffrono a causa della loro appartenenza ad una razza specifica". Alla domanda del cardinale Maglione, l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Ernst von Weizsacker, ha dato ordine di interrompere la deportazione. Il papa ha fatto aprire le porte del Vaticano per nascondere gli Ebrei di Roma che sono stati poi accolti in conventi e monasteri. Se fra le città occupate dai nazisti Roma ha avuto la più grande percentuale di sopravvissuti ebrei, è stato grazie all’intervento di Pio XII. Sui 5.715 Ebrei di Roma registrati dalla Germania per essere deportati, 4.715 sono stati accolti in istituti cattolici (477 in luoghi appartenenti al Vaticano). L’ambasciatore britannico presso la Santa Sede ha confermato i fatti.  

Il papa ha avuto un atteggiamento simile in Ungheria. Tramite il nunzio apostolico Angelo Rotta, suo rappresentante, il papa ha contribuito a salvare la vita di 5000 Ebrei. La Bulgaria è pure citata da Dalin, il quale sottolinea l’atteggiamento dell’arcivescovo Angelo Roncalli (futuro Giovanni XXIII) e quella di parecchi altri cattolici che hanno salvato degli Ebrei dichiarando che lo facevano per ordine del papa. Baruj Tenembaum «invita tutti a cercare di annunciare la verità. Senza pregiudizi! Solo la verità! Non attaccarsi a idee preconcette, non seminare calunnie!» «Seguiamo il cammino della riconciliazione con spirito aperto», dice egli. E per concludere ha detto: «Noi Ebrei desideriamo ricordare e difendere la verità. Tutta la verità, e solo la verità.»  

 Testimonianza # 9. Il 25 gennaio 2007, l’agenzia di stampa Zenit presenta il punto di vista del Segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, sull’opera che tratta degli Ebrei della Shoah.  Il comunicato stampa è redatto in questi termini: 

 ROMA, giovedì, 25 gennaio 2007 ( ZENIT.org ). - La presentazione del libro di Martin Gilbert “I Giusti, gli eroi sconosciuti dell’Olocausto” (Città Nuova, 512 pagine, 28 Euro), avvenuta a Roma il 24 gennaio 2007, ha permesso a prelati, storici e rappresentanti ebraici di riscoprire l’enorme lavoro svolto dalla Chiesa cattolica, e particolarmente da Pio XII, a protezione e difesa degli Ebrei. Autore del libro è Sir Martin Gilbert, uno storico inglese di origini ebraiche, considerato in tutto il mondo come uno dei massimi esperti della Shoah e della Seconda guerra mondiale. Settantenne, autore di 72 libri, Martin Gilbert – che è anche il biografo ufficiale di Winston Churchill – insegna Storia dell’Olocausto presso l’University College di Londra.  

Nel 1995 Gilbert si è visto conferire il titolo di “Sir” per i servigi resi alla storia britannica e alle relazioni internazionali. Questo suo libro spiega che i "Giusti" “sono quegli uomini e quelle donne non-Ebrei che in tutta Europa, spezzando le catene dell’indifferenza, dell’egoismo, dell’individualismo, hanno salvato un grande numero di Ebrei dallo sterminio nazista, mettendo a rischio la loro propria vita e quella dei loro familiari”.   

Nel presentare il libro di Gilbert, il cardinale Tarcisio Bertone ha spiegato che “la storia dei Giusti è una storia di un bene, anzi di una corrente di bene, il quale attraversa l’Umanità a prescindere dalle differenze religiose”. Il porporato ha precisato che “parecchi cristiani, moltissimi cattolici, e diversi musulmani, hanno accettato (rischiando la loro stessa vita) di salvare degli Ebrei dalla Shoah. (…) Questa fu una guerra fatta senza proclami, senza manifesti, senza teorie, senza retorica, e questi Giusti l’hanno a volte combattuta contro le convenzioni e i pregiudizi del loro stesso ambiente”. A questo proposito il cardinale Segretario di Stato ha sottolineato il ruolo svolto dalla Polonia, dove si calcola che un milione di cittadini sono stati coinvolti nel salvataggio di Ebrei. “La Polonia era l’unico paese dove vigeva la pena di morte per l’aiuto agli Ebrei”, ha affermato il cardinal Bertone, ricordando la storia della famiglia Ulma, di cui nella diocesi di Przemsyl è cominciato il processo diocesano per la causa di beatificazione. Il 24 marzo 1944 Giuseppe Ulma, sua moglie Vittoria, sei figli ed un altro figlio non nato (Vittoria era negli ultimi mesi di gravidanza) sono stati trucidati dai gendarmi tedeschi nel villaggio di Markowa, e questo per aver nascosto otto ebrei in casa loro.  

Circa il ruolo svolto dalla Chiesa e in modo particolare da Pio XII in difesa degli Ebrei, il porporato ha detto che: “Non si trattava soltanto di organizzare burocraticamente la ricerca dei dispersi e l’assistenza ai prigionieri. Gli Ebrei perseguitati andavano aiutati in ogni modo possibile”. Per quanto riguarda i presunti silenzi di Pio XII, il cardinal Bertone ha detto: “È chiaro che quello di Papa Pacelli non fu un silenzio ma un parlare intelligente e strategico, come dimostra il radiomessaggio natalizio del 1942 che fece andare Hitler su tutte le furie”. “Le prove sono negli Archivi vaticani – ha continuato il Segretario di Stato – dove è presente ad esempio la dichiarazione di condanna dell’antisemitismo del 1928 dell’ex Sant’Uffizio, molto netta e molto chiara. Un documento che viene assolutamente dimenticato come se la condanna dell’antisemitismo fosse solo quella del Vaticano II”. Il cardinale Bertone ha concluso rilevando che “la storia che si legge nel volume di Martin Glbert meritava di esser conosciuta anche per un altro motivo: essa non è solo la storia di quei ‘Giusti’ proclamati tali davanti al mondo, ma è anche la storia di quei numerosi ‘Giusti impliciti’ che non hanno potuto essere onorati perché se ne è persa la memoria storica”.  

Il professor Matteo Luigi Napolitano, Associato dell’Università degli Studi del Molise, e delegato del Pontificio Comitato di Scienze Storiche presso "l’International Committee for the History of the Second World War", ha riportato una notevole quantità di prove storiche che dimostrano la straordinaria ed efficace opera della Santa Sede a difesa degli Ebrei. Il professor Napolitano ha rilevato l’importanza di conoscere a fondo la storia del razzismo antisemita, perché oggi si ripresenta sotto forme di negazionismo.  

Lisa Palmieri-Billig, rappresentante dell’ “American Jewish Committee” e corrispondente da Roma del giornale “Jerusalem Post”, ha riconosciuto l’enorme lavoro svolto dalla Santa Sede, e da Pio XII in particolare, menzionando pure, e con soddisfazione, la scoperta di certi "Giusti" musulmani. Stefano Vaccari, presidente della Fondazione Villa Emma, ha parlato della vicenda degli Ebrei salvati a Nonantola.  

Testimonianza # 10. Breve storia dell’enciclica di Pio XI: “Mit Brennender Sorge”, pubblicata nel 1937. 

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 2 aprile 2007 ( ZENIT.org ). Il 21 marzo 1937, la Domenica delle Palme, in tutte le chiese della Germania venne letta l’Enciclica del Pontefice Pio XI, Mit Brennender Sorge (“Con bruciante preoccupazione”). Si tratta della più dura critica che la Santa Sede abbia mai espresso nei confronti di un regime politico. Ora, a settant’anni di distanza, quell’Enciclica dimostra che a quell’epoca la Santa Sede aveva già compreso quanto pericoloso fosse il nazismo.  

Nell’approfondire gli insegnamenti della Mit Brennender Sorge, il padre gesuita Peter Gumpel ha detto che dopo la Prima Guerra Mondiale la Santa Sede aveva più volte tentato di firmare un Concordato con la Germania, ma invano. C’erano stati dei concordati particolari tra la Chiesa ed alcuni Stati tedeschi (Baviera, Prussia, Baden) ma non con la Germania. Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler prese il potere, e in aprile offrì lui stesso un Concordato alla Santa Sede. La Santa Sede firmò il Concordato anche se in Vaticano tutti sapevano che Hitler non avrebbe rispettato gli accordi. Il Cardinale Eugenio Pacelli, allora Segretario di Stato, alla domanda di un diplomatico britannico che gli chiedeva se Hitler avrebbe rispettato il Concordato, rispose: “No, non lo rispetterà affatto. Possiamo solo sperare che non ne violi tutte le clausole contemporaneamente”.  

Subito dopo la firma del Concordato iniziò in Germania la persecuzione dei cattolici in tutti i campi di attività. La Santa Sede inviò al governo tedesco più di 50 proteste. I testi di dette proteste si trovano nell’opera di Dieter Albrecht:“Der Notenwechsel zwischen dem Heiligen Stuhl und der deutschen Reichsregierung. Volume I, Von der Ratifizierung des Reichskonkordats bis zur Enzyklika ‘Mit Brennender Sorge’ ” (Matthias-Grunewald-Verlag – Mainz 1965). Nonostante queste proteste, i nazisti continuarono ad opprimere i cristiani della Germania, a tal punto che i vescovi tedeschi finirono per chiedere al Papa di intervenire in maniera ufficiale e pubblica. La data della visita ad limina che i vescovi tedeschi dovevano fare al Papa nel 1938 fu anticipata di un anno, e in quell’occasione i presuli tedeschi chiesero alla Santa Sede di condannare il nazismo in maniera categorica. Padre Gumpel dice che l’Enciclica fu preparata in sette settimane, e che il primo testo fu redatto in tutta segretezza da Michael von Faulhaber, che allora era Cardinale di Monaco. Su questa prima stesura si aggiunsero poi gli interventi del Cardinale Eugenio Pacelli, Segretario di Stato. I passaggi di Eugenio Pacelli erano ancora più forti ed espliciti di quelli di von Faulhaber. Il testo definitivo dell’Enciclica venne firmato dal Pontefice Pio XI il 14 marzo 1937. Alcuni esemplari vennero inviati a Berlino attraverso la valigia diplomatica, e distribuiti segretamente a tutti i vescovi della Germania. Ad insaputa della Gestapo il testo venne ristampato nelle varie regioni presso dodici tipografie. Parecchi Vescovi ne fecero stampare diverse centinaia di migliaia, facendole poi recapitare in tutta segretezza a tutti i parroci, a tutti i cappellani, a tutti i conventi della Germania. Il 21 marzo 1937, Domenica delle Palme, l’Enciclica fu letta in tutte le chiese della Germania.  

Padre Gumpel dice: “Io avevo 14 anni, ed ero presente nella cattedrale di Berlino quando fu letto il testo dell’Enciclica al momento dell’omelia. La chiesa era gremita di gente. Il linguaggio dell’Enciclica era chiaro ed esplicito. Hitler stava ingannando i tedeschi e tutta la comunità internazionale. Il documento affermava che il capo nazista intendeva sostituirsi a Dio, ed era pericoloso”. Il padre gesuita ha detto: “I cattolici reagirono bene, ma Hitler andò su tutte le furie”. Pare che Hitler si arrabbiò talmente che rifiutò per tre giorni tutti gli incontri.  

La sera precedente la lettura dell’enciclica un dipendente di una delle dodici tipografi e informò la Gestapo circa la faccenda, ma ormai era tardi per bloccare ogni cosa. La domenica mattina la Gestapo non osò entrare nelle Chiese perché questo avrebbe provocato una rivolta generale. Davanti ad ogni chiesa c’erano comunque delle guardie che controllavano se la gente usciva con in mano il testo stampato. Chi fosse stato trovato in possesso del testo veniva arrestato. Le 12 tipografie furono confiscate senza nessun rimborso, ed alcune persone finirono in prigione.  

La comunità internazionale reagì con entusiasmo, specialmente le comunità ebraiche. Quell’Enciclica condannava il razzismo in maniera chiara ed esplicita. I giornali ebraici di tutto il mondo manifestarono entusiasmo per quanto la Santa Sede aveva fatto, ma Padre Gumpel ha fatto subito notare che: “Nonostante gli avvertimenti espliciti del Pontefice, l’anno seguente (1938, alla conferenza di Monaco) l’Inghilterra, la Francia e l’Italia firmarono patti col regime nazista”. 

Secondo Padre Gumpel “Questa enciclica è profetica anche per la situazione di oggi”. Nella prima parte essa menziona le violazioni continue perpetrate dal regime nazista nei confronti della Chiesa cattolica e dei suoi fedeli. In seguito c’è una parte che denuncia il neopaganesimo nazista: “Colui che identifica Dio con l’universo, materializzando Dio nel mondo e deificando il mondo in Dio, non appartiene ai veri credenti”. Infine il documento condanna le teorie razziali del nazismo. “È un errore – dice l’Enciclica – parlare di un Dio nazionale, o di una religione nazionale. Sbaglia colui che tenta di imprigionare il Creatore del mondo nei limiti di un solo popolo, di una sola razza”. Sul piano morale il documento si oppone fortemente al principio nazista secondo il quale “ciò che è utile alla nazione è necessariamente cosa legittima”. Il documento afferma che “tale principio significherebbe un eterno stato di guerra tra le nazioni”.  

Nel terminare Padre Gumpel ha detto: “Le formule più dure contro il nazismo sono quelle di Pacelli. Hitler lo sapeva, tant’è vero che considerava Pacelli come il suo nemico numero uno”. Il sacerdote gesuita ha anche commentato le notizie apparse il 29 marzo 2007 sul quotidiano La Repubblica. Il giornale suddetto rivela che i documenti disponibili negli archivi dell’ex Germania Est dimostrano che i nazisti consideravano Pacelli come il loro peggior nemico, e che la campagna di calunnie che più tardi è stata montata contro Pio XII fu opera dell’Unione Sovietica. Padre Gumpel ha detto: “anche se le rivelazioni del quotidiano La Repubblica non aggiungono nulla a quanto già si conosce nell’ambito della Santa Sede, esse possono comunque servire da lezione a coloro che hanno pensato (e scritto) che Pacelli era un amico dei nazisti”. Padre Gumpel ha terminato dicendo: “Adesso (che il muro di Berlino è caduto, ndr) ci sono tantissimi documenti che dimostrano che la campagna di calunnie contro Papa Pacelli è stata fomentata dal regime sovietico”. 

  

3) - Testimonianza accorata di Giuseppe Lemann.  

Verso l’anno 1866, due fratelli di origine ebraica, i fratelli Lemann, hanno abbracciato la religione cattolica e allo stesso tempo sono diventati sacerdoti. Dopo la loro conversione hanno scritto molto sulla loro razza. Ciò che dà un valore di prim’ordine alle opere scritte da questi due fratelli, e le rende suggestive allo stesso tempo, è che dopo la loro conversione essi hanno conservato per la loro razza una pietà affettuosa, un tenero affetto, come due figli di buona famiglia che per la loro madre, anche se decaduta, continuano a nutrire nobili sentimenti.  

Giuseppe Lemann dice che nelle sofferenze dell’Ebreo occorre anzitutto riconoscere un castigo del Cielo. Questa affermazione è spiegata all’inizio del suo libro: “L’entrata degli Israeliti nella società francese”. Egli afferma che nella vita degli Ebrei esiliati si ritrovano gli stessi obbrobri che i Farisei hanno fatto subire a Cristo. I pochi Ebrei che si convertono al Cristianesimo accettano volentieri queste pene; le accettano come contributo personale alla Redenzione operata da Cristo, le accettano in risarcimento dei loro peccati e di quelli della loro razza, ma gli altri Ebrei, quelli che non accettano le pene e le umiliazioni, si ribellano, e poi trasformano la loro ribellione in sentimenti di odio universale. Per conoscere a che tipo di obbrobri venivano talvolta sottomessi gli Ebrei durante il loro esilio basta considerare gli esempi qui riportati: 119 

«Il Giusto è stato da noi coperto di oltraggi. Sulle sue spalle abbiamo messo uno straccio di derisione, sulla sua testa una corona di spine, nella sua mano un giunco. Egli ha ricevuto colpi, sputi, insulti, oltraggi di ogni tipo; di ciò che è obbrobrio non gli abbiamo risparmiato nulla. Colmo del colmo, quando per farlo morire occorreva comprarlo, lo abbiamo valutato una persona da niente, trenta denari! Questi obbrobri, noi Ebrei ce li siamo ritrovati nella vita come un castigo, come un taglione. Nessuna forma di avania o di tristezza ci è stata risparmiata. Chi oserebbe ignorarlo? S. Girolamo dice di noi: “Popolo disgraziato, che tuttavia non si sa come compiangere!”. Una riflessione che sembra dolce accanto alle parole pronunciate da Mosè, nostro grande legislatore: “Sarete la favola e lo zimbello dei popoli dove Dio vi condurrà!” Certo che per diventare favola e zimbello dell’universo bisogna avere commesso un grande crimine, mentre prima eravamo il popolo di Dio! La storia in mano, rivediamo la lista di alcune di queste umiliazioni che ci hanno fatti diventare la favola e lo zimbello degli altri popoli. Enumeriamo senza fare commenti. Per esempio:   

l. Gerusalemme distrutta, vendita degli Ebrei nelle fiere, come si fa col bestiame. Avevamo venduto il Giusto per trenta denari: alla fiera di Térébinthe si vendettero trenta Ebrei per un denaro. 

2. La proibizione, per diversi secoli, di venire a piangere sulle rovine di Gerusalemme. I poveri Ebrei visitatori venivano respinti con durezza e disprezzo. Più tardi fu loro accordato questo favore un giorno all’anno, ma bisognava allora pagare le nostre lacrime acquistando a caro prezzo il diritto di guardare e di piangere dall’altezza di una collina. 

3. L’esclusione degli Ebrei dai ranghi della società, e questo ovunque. Eravamo trattati peggio dei lebbrosi. Ma Lui, Gesù, non l’avevamo anche noi trattato e guardato come un lebbroso?  

4. Lo schiaffo che a Tolosa, a Béziers, e altrove, il deputato della comunità ebraica era obbligato a ricevere pubblicamente... il Venerdì santo. 

5. La stella gialla. Era un pezzo di stoffa gialla sui nostri petti, oppure un corno dello stesso colore affisso ai nostri cappelli, affinché ognuno potesse vederci da lontano, e dire: è un ebreo! 

6. I quartieri a parte, i ghetti, le viuzze strette, insufficienti, spesso putride, dove le nostre famiglie erano parcheggiate e ammucchiate. 

7. L’obbligo, in certe città, di pagare in qualche modo l’aria che respiravamo, come ad Augsbourg dove pagavamo un fiorino all’ora, e a Brema un ducato al giorno.  

8. La proibizione di apparire in pubblico in certi giorni dell’anno. Bisognava nascondersi: quasi sempre dalla domenica delle Palme fino al giorno di Pasqua. Eravamo come cancellati dall’elenco dei viventi... Ma Lui, non l’avevamo noi pure cancellato? Non avevamo forse anche noi, da Caifa, nascosto il suo viso divino per meglio colpirlo: indovina chi ti ha colpito? (Joseph Lemann cita qui gli insulti fatti agli Ebrei in oriente, in Persia, in Turchia, in Africa, ecc.).   

9. I supplizi infami. Un ebreo veniva suppliziato tra due cani. In Germania, in Svizzera, l’ebreo veniva appeso per i piedi accanto a un cane, per derisione, perché il cane è il simbolo della fedeltà. 

10. Il permesso dato ad ogni ufficiale pubblico di usare epiteti umilianti verso gli Ebrei, nelle arringhe, e negli atti giudiziali... Ma Lui, quand’era davanti ai tribunali di Gerusalemme, non l’avevamo noi trattato con titoli odiosi, ingiuriandolo fino alla croce? 

1l. L’espulsione, tutte le sere, da certe città, al suono della tromba. Quando la tromba suonava noi dovevamo disporci a partire, e all’ora della chiusura delle porte essere fuori della città. 

12. La proibizione di fare il bagno nei fiumi dove facevano il bagno i Cristiani. In Provenza e nella Borgogna eravamo esclusi dai bagni pubblici, eccetto il venerdì, giorno in cui questi stabilimenti erano aperti alle ballerine e alle prostitute.  

13. L’interdizione di frequentare certi corsi, certi posti, certi giardini pubblici. Non più di cinquant’anni fa all’entrata della passeggiata pubblica di una città della Germania si leggeva l’iscrizione seguente: “Proibita l’entrata agli Ebrei e ai maiali”.  

14. Ma la sofferenza più amara e dolorosa erano gli impedimenti al battesimo, impedimenti causati dal pignoramento dei beni dell’ebreo che si faceva battezzare. Infatti, l’Ebreo che diventava Cristiano smetteva di essere sottoposto alle tasse che pesavano su quelli della sua razza, e questo diminuiva l’importo pagabile al padrone del feudo. Siccome l’ebreo non poteva sottrarsi all’azione suddetta, il padrone del feudo si arrogava il diritto di compensare la diminuzione di reddito col pignoramento di tutti i beni del battezzando ebreo. In seguito gli restituiva la porzione che gli sembrava più adatta.  

Vero o no?... Tali furono i nostri obbrobri. Per gli Ebrei ci furono delle istituzioni di disprezzo, e tale disprezzo, si può dire, era come organizzato pubblicamente. Questo disprezzo ci avvolgeva dalla testa ai piedi... Ma in Lui, divenuto l’uomo dei dolori dalla testa ai piedi, era forse rimasto uno spazio solo che non fosse piagato? Visto che la Provvidenza in corruccio ha poi disperso Israele in tutti gli angoli della terra, questi obbrobri, in un modo o nell’altro, si sono prodotti in tutti i paesi del mondo, tutti i giorni dell’anno, per 1800 anni. Oh! Mosè non sbagliò, no, nel dire che saremmo diventati la favola e lo zimbello di tutte le nazioni della terra! E Davide, che nelle sue visioni aveva visto l’aceto che noi avremmo dato da bere a Cristo, aveva detto che in futuro la nostra schiena si sarebbe piegata per forza. La sua profezia, come quella di Mosè, si è realizzata alla lettera. La nostra schiena è stata letteralmente piegata dal peso del disprezzo che ci ha colpiti. O Dio di giustizia e di misericordia, se accettando questi obbrobri è ancora possibile farvi dimenticare quelli che abbiamo fatto subire a vostro Figlio, nostro Messia, ebbene, noi ora chiniamo la testa e imploriamo pietà!» 

Conclusione: Avevano torto o ragione i Papi a suggerire ai capi delle nazioni di mantenere gli Ebrei separati dai Cristiani? I Papi contemporanei non trattano più di questo problema in modo diretto, e cosa sta succedendo nel mondo? 120 Gli Ebrei di oggi, buoni o cattivi, vivono dove vogliono e fanno quello che vogliono. Il risultato è che i Cristiani non sanno più chi sono, da dove vengono, dove vanno. Non si rendono più conto di niente, nemmeno della loro schiavitù allo spirito giudeo-farisaico che li ha abbindolati. Per esempio, davanti alla mondializzazione, che è un progetto concepito per servire gli interessi del potente cartello giudeo-farisaico degli Illuminati, la cecità collettiva è talmente diffusa che non si trova più una nazione capace di prendere posizione contro il pericolo che proviene da questo orribile progetto di dittatura mondiale. La gente si è lasciata "ebraizzare" – dice Julio Mainvielle – i ricchi con il liberalismo, i poveri con il socialismo. Tutti si credono liberi, ma nessuno è più in grado di pensare se non attraverso il cervello "ebraizzato" e "ebraizzante" del suo giornale, del suo libro, della sua rivista. Nessuno odia o ama se non attraverso l’attore del suo film preferito il quale, a sua insaputa, è "ebraizzato". 

Il modo più sicuro per diventare schiavi dello spirito giudeo-farisaico è di fare ciò che i Cristiani fanno da tre secoli: abbandonare la pratica della religione cristiana. Una società scristianizzata, cosciente o no di quanto le succede, si auto-condanna a subire ciecamente gli eccessi che le infligge il giudaismo farisaico. La cosa è evidente. La nostra schiavitù, che all’inizio era solo finanziaria, ora è generale, e si esprime attraverso eccessi di ogni genere: eccessi di capitalismo, di liberismo, di socialismo, di comunismo, e ultimamente eccessi di sionismo. Non manca più che l’eccesso degli eccessi, l’Impero giudaico universale, la dittatura delle dittature. 121 

Johannes De Parvulis 

domenica 19 settembre 2021

"ASCOLTA, ISRAELE!"

 


CHIESA E ANTI-CHIESA


3) - Monsignor E. Jouin e lo spirito massonico.  

Monsignor Ernest Jouin ha vissuto in Francia dal 1844 al 1932, ed ha consacrato gli ultimi vent’anni della sua vita alla lotta contro la Massoneria e contro la Massoneria ebraica (gli Illuminati).  

Tramite Mgr E. Jouin, e tramite il suo biografo, il canonico J. Sauvêtre, questa sezione si sforzerà di rispondere, tra l’altro, alle seguenti domande.  

1) Cos’è successo nel 1917 di tanto importante per la Massoneria e per il Protestantesimo?  

2) Che legami ci sono tra Protestantesimo, Ebrei e Massoneria? 

3)  È vero che gli Ebrei sono una razza superiore alla quale Dio ha promesso il dominio universale?  

4) È vero che esiste una volontà ebraica di dirigere il mondo?  

5) I “Protocolli dei Saggi di Sion” sono autentici?  

6) È possibile che lo stabilirsi degli Ebrei in Palestina calmi l’appetito ebraico riguardante il dominio mondiale?  

7) Come mai l’Ebreo finanzia contemporaneamente la costruzione del comunismo e del capitalismo, due forze contrarie?  

8) Fin dove arriva l’influenza di Lucifero sugli Illuminati? 

Tutti i Papi di Roma, da Clemente XII nel 1738, a Pio XI nel 1934, hanno condannato le società segrete. Parlando dei Massoni, Leone XIII diceva: “Smascherate questi uomini che si nascondono per organizzare complotti, e fate luce sul loro operato”.   

Docile alla chiamata, Mgr Jouin è sceso nell’arena, opponendo ai Bollettini massonici la sua rivista “Revue Internationale des Sociétés Secrètes” (R.I.S.S.), e alle Logge massoniche la sua Lega anti-massonica.  

Nel 1916 i Protestanti si preparano a celebrare il quarto centenario di Lutero (1517), e i Massoni il bicentenario della Massoneria. L’anno seguente, come previsto, questi due eventi sono celebrati nelle Logge di tutti i paesi.  

Mgr Jouin decide di raccogliere le testimonianze delle riviste e dei libri che le organizzazioni massoniche pubblicano in Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti. Gli scritti raccolti confermano la fraternità d’armi esistente tra Protestanti e Massoni. Una parte delle informazioni raccolte sono esposte in un opuscolo che nel 1917 Mgr Jouin pubblica, col titolo: “Le Quatre-centenaire de Luther et le Bicentenaire de la Maçonnerie”. In questo opuscolo, una delle sue citazioni proviene dalla rivista di Amburgo: “Fremdenblatt”. Il paragrafo dice: “È proprio un caso che le due feste si trovino riunite nello stesso anno. Ma a partire da questo caso uno si domanda se queste due forze spirituali non siano vincolate da qualche intima relazione. Sì, le relazioni intime esistono, e potrebbero essere così descritte: Ognuna di queste due forze spirituali trova appoggio sull’altra, come sulla sua base. Se non ci fosse stata la riforma di Lutero non ci sarebbe una vera Massoneria. Per crescere, la Massoneria non poteva trovare un terreno migliore di quello offerto dal libero Protestantesimo. Non è un caso se all’origine della Massoneria si trovano due uomini altamente influenzati dal Protestantesimo: Désaguliers, figlio di un ministro riformato francese, e James Anderson, predicatore scozzese. E non è un caso se nei suoi duecento anni di esistenza la Massoneria ha trovato i suoi più fedeli sostenitori tra coloro la cui formazione intellettuale si riallaccia a Lutero e alla Riforma.”  

A questi consensi europei fanno eco delle voci d’oltremare.  

Nel “The Light”, giornale di Louisville, si leggeva: “I Frammassoni devono interessarsi in modo particolare al quattrocentesimo anniversario della riforma protestante. I curiosi delle origini storiche della Frammassoneria rimarranno sorpresi dalle relazioni che Lutero ha avuto con i mistici del suo tempo”. Mgr Jouin conclude: “Per i Massoni americani, come per i nostri, risulta ovvio che le forze atee e libero-pensatrici si sono scatenate a partire da Lutero, e che la lotta anticlericale, nella sua forma attuale, è giunta ora al suo quattrocentesimo compleanno”.  

Dalle medesime pubblicazioni protestanti e massoniche Mgr Jouin apprende che negli Stati Uniti le feste di Lutero dureranno un anno, che avranno come organizzatori dei Massoni (in gran parte membri del clero protestante), e che una sottoscrizione di 40.000 dollari è stata lanciata per erigere una statua a Lutero.  

In occasione di questa doppia ricorrenza, nel 1917 il mondo massonico francese elabora un programma che riguarda la laicizzazione completa e universale dell’insegnamento. Il giornale “La Croce” del 23 ottobre 1917 pubblica un articolo di Jean Guiraud dal titolo: “Nuova offensiva laica”. L’articolo rivela l’influenza che la Massoneria esercita sulla gioventù francese attraverso il doposcuola obbligatorio. Mgr Jouin conclude: “Così oggi, in piena guerra, nell’ora più critica e più affliggente, i Massoni aggiungono il doposcuola obbligatorio alle scuole senza Dio.  

L’ “American Freemason” , giornale massonico degli Stati Uniti, propone alle Logge americane l’esempio della Francia che “in mezzo ad una guerra assorbente conserva quel tanto di calma che le permette di curare le necessità dell’istruzione attuale e futura del paese”, e suggerisce di utilizzare le risorse disponibili per impiantare il monopolio dell’insegnamento massonico anche in America. Nello stesso giornale si leggeva: “Pensate ai risultati che otterremmo se fra dieci anni, vent’anni, cinquant’anni, un centinaio o diverse centinaia di persone, le più dotate sul piano intellettuale, venissero annualmente sfornate dai collegi con una formazione suscettibile di renderli capaci di guidare la loro generazione. Pensate ai risultati che otterremmo se ciò fosse realizzato grazie alla liberalità ed alla lungimiranza massonica. Investite su cervelli e cuori giovanili di ambo i sessi. A coloro che sono ostacolati dalle circostanze date i mezzi tramite i quali riusciranno a prendere quel posto che spetta loro nell’opera mondiale. È così che si fa tacere il nemico più implacabile dell’Ordine!”.  

Per smascherare occorre conoscere, e per conoscere occorre cercare, investigare, frugare. Nel corso delle sue ricerche, Mgr Jouin scopre che al di sopra della Massoneria e del Protestantesimo si nasconde una potenza quasi invisibile, la potenza ebraica, presente nella persona degli Illuminati. Protestantesimo e Massoneria sono soltanto braccia, braccia che non si muovono da sole, senza gli impulsi che solo il cervello è in grado di fornire. Chi è il cervello? Ha un nome? Sì, il cervello esiste ed ha un nome, si chiama: “Potere giudeo-farisaico”. È un gruppo di Ebrei che si considerano persone sagge, illuminate, e che di conseguenza si fanno chiamare: Illuminati. Protestanti e Massoni sono attivi nel distruggere, ma sono soltanto braccia che obbediscono agli impulsi provenienti da questo cervello. 112 

Al primo congresso della lega anti-massonica, quello di novembre del 1928, il signor Colmet- Daage commenta: “È rarissimo che un Massone ammetta che la Massoneria dipende da altri gruppi a lei superiori, perché i semplici Massoni vengono per lo più ingannati su questo argomento, e di conseguenza non sanno la verità. Questa dipendenza della Massoneria, che in certi casi diventa servilismo, è comunque confermata, e in modo irrefutabile, quasi ad ogni passo della storia massonica”. A prova di questa dichiarazione Colmet-Daage cita un frase del Weishaupt che dice: “Voglio che tramite i capitoli segreti vengano create le Logge massoniche dei tre gradi ordinari in tutte le città di una certa rilevanza, e voglio che lo studio delle costituzioni delle altre Società segrete sia considerato come importantissimo, in modo che tutte le altre Società segrete passino sotto il nostro governo”.  (Vedi: R.I.S.S., n. 1, 1 gennaio 1912). 

Mg Jouin aggiunge: “Il 1 gennaio 1912, nel primo numero della rivista: ‘Revue Internationale des Sociétés Secrètes’ ho collegato gli Ebrei ai Massoni citando l’opera: ‘La Question juive et la Révolution sociale’ dell’autore: Marquis-de-La-Tour-du-Pin-Chambly, più un lavoro anonimo intitolato: ‘Les Juifs en Russie’. Devo riconoscere però che soltanto nel 1920 ho unito ambedue i nomi nella parola unica: Giudeo-massoneria. L’ho fatto alla fine della guerra, quando ho ripreso la pubblicazione della rivista che la guerra aveva interrotta”.  

Questa prevalenza della potenza segreta ebraica sugli altri gruppi non fa dubbio per Mgr Jouin, che afferma senza esitare: “Ogni serio ricercatore finisce per scoprire che la questione massonica e la questione ebraica sono intrecciate insieme. La Massoneria ebraica è certamente la padrona del mondo, ma a condizione di rimanere segreta come organizzazione. La guerra mondiale ha fatto perdere un po’ la faccia alla Massoneria, ma per l’elemento ebraico le cose sono andate diversamente. Cosicché, quando il dottor Wichtl ha pubblicato il suo libro: ‘Maçonnerie universelle, Révolution universelle, République universelle’ (Massoneria universale, rivoluzione universale, Repubblica universale), ha sollevato la rabbia delle Logge tedesche solo perché ha osato mettere a nudo la direzione e i conti degli Ebrei in seno alla Massoneria, elencando nomi e cognomi”. 113 

La volontà degli Ebrei di giungere alla sovranità universale è più che ovvia per Mgr Jouin. In un discorso che pronuncia alla sala dei Centraux, egli dice: “Nel fare il riepilogo delle pretese vantate dal Popolo eletto constatiamo che questa razza si crede chiamata da Dio a governare il mondo”. E ancora: “L’ebreo è convinto che la sua razza è fatta per dominare il mondo. Israele è il re, il Massone è il suo valletto, e il Bolscevista il suo boia. (Il boia obbedisce agli ordini del re, Israele, ndr). La perfetta conoscenza che Mgr Jouin aveva del Vangelo gli permetteva di dire che questo sogno di sovranità temporale, tipicamente ebraico, era presente anche negli apostoli di Cristo, i quali lo conservarono anche dopo l’Ascensione, fino alla Pentecoste. Mgr Jouin aveva avuto la pazienza di leggere la Mischna, la Gamara, il Talmud di Babilonia (che è molto più depravato di quello di Gerusalemme) e conosceva anche la lettera del cardinale di Cremona al cardinale di Vienna, la quale diceva che questi libri “contengono non solo bestemmie esecrabili contro Gesù Cristo, ma anche dei precetti contrari alla legge di Mosè, contrari ai diritti della gente, e contrari a tutte le leggi naturali”. Aveva studiato i documenti moderni, letto assiduamente la stampa ebraica: Tribuna ebraica, L’universo Israelita, Il Popolo ebraico, Archivi Israeliti, ecc.., e pubblicava nella sua rivista i discorsi ufficiali degli ebrei più famosi della sua epoca. Attraverso queste sue ricerche, aveva scoperto che il tema generale dei verbali delle riunioni segrete del Congresso sionista tenutosi a Basilea nel 1897 (sotto la presidenza di Théodore Herzl) poteva essere riassunto nel modo seguente: “Gli ebrei sono e rimangono il popolo eletto da Dio. Essi detengono le ricchezze del mondo, soprattutto l’oro. Se ne servono per suscitare guerre, rivoluzioni, e crisi economiche mondiali, le quali finiscono per mettere gli stupidi e ingenui ‘Goym’ alla loro mercé. La vittoria sarà facile per gli Ebrei, tanto più facile che questi avranno addormentato i loro avversari iniettando loro in anticipo il veleno del liberalismo”.  

“ Il Pericolo Giudeo-massonico” (“Le Péril Judéo-maçonnique”) è una pubblicazione, in sei volumi, che permette a Mgr Jouin di rivelare il piano degli Ebrei, alleati alla Massoneria. “Questo piano ha un obiettivo: l’egemonia mondiale; un mezzo: l’oro; un risultato: il super-governo ebraico”. Uno pensa che la cosa non abbia senso. In che modo un popolo di tredici milioni di persone, disperse e disprezzate, può illudersi a tal punto?  

Mgr Jouin risponde: “È un vero paradosso, ma il paradosso sta già diventando una realtà. Prendendo autorità sulle promesse messianiche interpretate alla rovescia (in senso materiale anziché spirituale), gli Ebrei rivendicano per se stessi tutte le ricchezze dell’universo, e il diritto di dominare su tutti i popoli. Gli Ebrei, come popolo “eletto”, si sentono chiamati alla sovranità universale, e la loro letteratura apocrifa posteriore al cristianesimo li mantiene in quest’idea. Si sono lasciati ipnotizzare dal pensiero che dopo i secoli della schiavitù, Jeovah riprenderà le sue guerre vittoriose. Il mondo: o sarà ebraico, o non esisterà più affatto”. Da qui l’organizzazione ebraica Qahal, nata “per mantenere intatta e isolata la nazione ebraica esiliata, fino al giorno in cui l’Eterno, tramite il vero Messia, deciderà di dare ad Israele la sovranità universale”. 

Alla domanda se i Protocolli sono autentici, Mgr Ernest Jouin risponde: “L’Irrefutabile prova dell’autenticità dei protocolli, è il fatto di vederli già applicati nella realtà visibile. Ciò che si vede non ha bisogno di essere dimostrato”. 114 

Un lettore attento si accorge che i Protocolli di oggi sono fondamentalmente uguali a quelli di 2000 anni fa. Hanno per scopo di distruggere ciò che non è ebraico, cominciando col Cristianesimo. Ancora oggi, come sempre in precedenza, il pretesto per distruggere ciò che è cristiano è escogitato di sana pianta a partire da un’interpretazione materialistica, e quindi viziata, delle Scritture sacre, le quali promettono agli Ebrei, popolo eletto, una certa precedenza – interpretata come superiorità – sugli altri popoli. Dio infatti ha promesso di affidare agli Ebrei il compito di orientare il resto dell’umanità. Ciò fa pensare ad un ruolo di guida che gli Ebrei dovrebbero assumere in seno all’umanità, ma soltanto dopo essersi convertiti al Cristianesimo, non prima. Se lo fanno prima, il ruolo rimane, ma non è più quello divino, ma quello satanico, fatto per condurre alla morte. 115 

Mg Jouin dice ancora: “La sola ragion d’essere di Israele, l’unico scopo che lo fa esistere, è il Messia. Tutta la storia di questo popolo, le sue vittorie e le sue sconfitte, le sue glorie e le sue umiliazioni, le sue ricompense e le sue punizioni, le sue grandezze e le sue meschinità, la sua costante speranza malgrado l’esilio e la dispersione, tutto questo ha soltanto una funzione, annunciare o predicare il Messia. Senza il Messia questo popolo si svuoterebbe di tutto il suo significato”.  

Se gli Ebrei riuscissero a stabilirsi in Palestina, forse che i loro appetiti di dominio mondiale si calmerebbero? Mgr Jouin dice di no. Le sue ricerche sulla vita e sulla religione ebraica lo fanno arrivare sempre alla stessa conclusione: Anche se Gerusalemme diventasse capitale di un regno in grado di rivendicare l’intero orbe terraqueo, la massa degli Ebrei, i più ricchi, vorranno continuare a vivere fra i popoli dove già sono installati.    

Si può forse parlare di religione in un popolo che adora soltanto il denaro e il potere? Bernard Lazare, che è ebreo, dice: “La maggioranza dei miei correligionari ebrei non parlano più l’ebreo. Hanno dimenticato anche il senso delle antiche cerimonie. Hanno trasformato l’ebraismo rabbinico in razionalismo religioso. Trascurano le osservanze familiari. La pratica della religione per loro si riduce a passare alcune ore all’anno in una sinagoga dove ascoltano inni che non comprendono più. Non sono in grado di ricollegarsi a un dogma, a un simbolo: non ne hanno. L’ebreo non ha più fede religiosa: non pratica più, è irreligioso. Spesso è ateo”.  

Mgr Jouin aggiunge: “Cosa strana, questo popolo che non ha più religione vuole distruggere i popoli cattolici. Il conflitto che lo oppone ai popoli cattolici è nato sul Calvario. Si può quindi parlare di conflittualità messianica”. E conclude: La tara dell’Ebreo è di essere anticristiano, ma anticristiano con odio, un odio freddo, calcolato, assoluto. Questo atteggiamento nasce sul Calvario, dove il Giusto, il Santo è stato inchiodato a una croce. Tutto sommato, con gli Ebrei si è costretti a ritornare sempre al loro deicidio”.  

Del resto, gli Ebrei che si convertono al Cristianesimo sono odiati quanto i Cristiani, e anche di più. Bernard Lazare dice: “Gli Ebrei che si convertono al Cristianesimo sono considerati dei traditori, e vengono banditi da tutta la società ebraica. Essi rischiano di farsi uccidere dai loro vecchi correligionari ebrei come qualsiasi altro ‘Goym’.” 116 

Fra i documenti che si accumulano sotto la penna di Mgr Jouin ci sono elenchi impressionanti: i nomi di tutti i personaggi che fanno parte del personale sovietico del Bolscevismo ai suoi inizi. Si può concludere, in base a questi elenchi, che la rivoluzione russa non è altro che la conquista del potere russo da parte degli Ebrei. Ma com’è possibile – mi direte – che l’Ebreo voglia costruire contemporaneamente il comunismo e il capitalismo, due forze che contraddicono? Julio Meinvielle vi risponde: perché queste due creature sono state concepite “ad usum Christianorum”, esistono per i Cristiani. Scopo del capitalismo è di derubare i Cristiani ricchi di ciò che possiedono, scopo del comunismo è di avvelenare quei Cristiani che non possiedono nulla, e stabilire così la lotta di classe. 117 

Fin dove, in quali condizioni, sotto quale forma si esercita l’azione di Lucifero sulla Massoneria giudaica? Mgr Fava e il dotto gesuita Mgr Meurin parlano di interventi diretti di Satana nelle Logge. Questa possibilità è confermata dai resoconti autobiografici di Klotilde Bersone e di Diana Vaughan, ex-sacerdotesse massonico-luciferiane; ma al di là di queste testimonianze personali, dove trovare prove scientifiche per questo tipo di attività sataniche? Mgr Jouin, verso la fine della sua vita ha cominciato ad ammettere la possibilità che la Massoneria ebraica si facesse direttamente guidare da Lucifero. A quelli che dicevano che gli adoratori di Satana erano rari, lui rispondeva: “Meno rari di quel che si crede”.  

Menzionava sacerdoti che avevano sorpreso donne a rubare ostie consacrate, destinate alle profanazioni sacrileghe, e parlava di una donna che lui stesso aveva sorpreso a rubare ostie. Le aveva chiesto: “Perché i Massoni ti mandano a rubare queste ostie, visto che hanno dei sacerdoti apostati che le possono consacrare sul posto?” E la donna di rimbalzo: “Temono che le loro consacrazioni non siano valide.”  

Il cardinale Gasparri, segretario di stato in Vaticano, nel trasmettere a Mgr Jouin i consensi del Papa per lo studio da questi realizzato su “La Guerra Massonica”, nel 1919 scrive a Mgr Jouin queste parole:  

“In questo lavoro vi siete preoccupato a giusto titolo di mettere in luce, con documenti e ragionamenti irrefutabili, la dottrina insulsa ed essenzialmente anti-cattolica della Massoneria. Si tratta di una dottrina derivata dal deismo, lui stesso nato dalla Riforma. Come oggi risulta, è una dottrina che sfocia inevitabilmente nella negazione di Dio, nell’ateismo sociale, e nel laicismo. L’empietà attuale assume queste forme mentre pretende, a detrimento dei popoli, di bandire dalla società qualsiasi traccia di religione e qualsiasi intervento della Chiesa.  

Nonostante le menzogne che a volte fuorviano gli stessi cattolici, vi siete preoccupato in modo tutto particolare di far luce ovunque e sempre sull’identità della Massoneria con se stessa, e sulla continuità del piano delle sette massoniche, che hanno certamente l’intenzione di nuocere alla Chiesa cattolica. Sua Santità desidera presentarle i suoi complimenti per questo bel lavoro, e infonderle coraggio. È un lavoro che potrà mettere in guardia i fedeli ed essere loro d’aiuto nella lotta che sosteniamo contro tutto ciò che tende a distruggere l’ordine sociale e la religione.  

Johannes De Parvulis 

giovedì 16 settembre 2021

CHIESA E ANTI-CHIESA

 


"ASCOLTA, ISRAELE!"


CHIESA E ANTI-CHIESA


2) – Origini possibili della Massoneria: il manoscritto. 108 

Tutti pensano che la Massoneria sia stata fondata nel 1717 con l’istituzione della Grande Loggia d’Inghilterra, e che a fondarla sia stato il Dott. James Anderson il quale, come tutti sanno, ha scritto le sue “Nuove Costituzioni”. 109 Pochi sanno che la Massoneria ha 2000 anni d’età, e che il suo capo fondatore è Erode Agrippa, re dei Giudei. Questi l’ha fondata nell’anno 43 dopo Cristo col consiglio di Hiram Abiud, e con l’assenso di Moab Lévy, Adoniram, Johanan, Jacob Abdon, Antipas, Solomon Aberon, e di Ashad Abia. Allora queste nove persone hanno dato alla loro associazione segreta il nome di: “Forza Misteriosa”. Questa preziosa informazione è basata su di un manoscritto redatto in lingua ebraica, e contenente i verbali delle riunioni dei fondatori.  

Le nove persone sopra nominate hanno trasmesso i verbali delle loro prime riunioni unicamente ai loro discendenti diretti. Sette delle nove copie del prezioso manoscritto sono scomparse durante l’esilio del Popolo ebraico, esilio che si è iniziato nel nell’anno 70 dopo Cristo con la distruzione di Gerusalemme per opera dei Romani, e che in un certo senso dura tuttora benché siano trascorsi 19 secoli. Nel XVII secolo una di queste nove copie originali del manoscritto ebraico è stata lasciata in eredità da Moab Lévy, il discendente di uno dei fondatori, a Joseph Lévy. Joseph Lévy è stato assassinato da Desaguliers, che ha fondato la Massoneria moderna dopo essersi impossessato del manoscritto di Joseph Lévy.  

Il figlio di Joseph Lévy, Abraham Lévy, ha sposato Esther, e due anni dopo è morto di tubercolosi. Esther si è risposata con Abraham Abiud, un discendente di Hiram Abiud, uno dei nove fondatori. Abraham Abiud possedeva un’altra copia del manoscritto originale. La loro unica figlia (chiamata Esther anche lei) ha sposato Samuel Lawrence. Loro figlio, Jonas Lawrence, 110 ha ricevuto in eredità questo manoscritto, ed ha tentato di pubblicarlo, ma è stato assassinato a causa della sua conversione al Cristianesimo, ed anche perché non era considerato un discendente diretto della famiglia dei Lévy. La volontà di Jonas Lawrence di pubblicare il manoscritto si è potuta realizzare solo quando un suo pronipote, il protestante Lawrence G. S. Lawrence, nato nel 1868, 111 riuscì à tradurre il contenuto del manoscritto dall’ebreo all’inglese, col titolo: “The Dissipation of the Darkness, the Origin of Masonry”. (Traduzione: Dissipazione dell’oscurità, origine della Massoneria).  

Siccome il manoscritto originale è stato tradotto in lingua inglese da Lawrence G. S. Lawrence, le citazioni qui riportate si riferiscono alla traduzione inglese del manoscritto, non al manoscritto in ebraico.  

«Ho ereditato da mio padre un manoscritto composto dai nostri antenati in lingua ebraica. Uno dei nostri antenati l’aveva tradotto in lingua russa prima che un altro ancora non lo traducesse in inglese.» (p. 18).   

Jonas, un nostro antenato, ha introdotto in questo manoscritto una serie di avvenimenti. Così questa storia è il risultato del suo proprio lavoro, e del lavoro dei suoi antenati. Jonas lo ha messo in ordine dividendolo in due sezioni. Voleva pubblicarlo, ma ne fu impedito da ostacoli di diversa natura: salute, mezzi economici e avvenimenti politici. L’idea di pubblicare questa storia è stata concepita da lui e da sua moglie Janet. Quando si accorsero che erano incapaci di realizzare questo loro progetto, hanno trasmesso l’ordine a loro figlio Samuele, che è mio nonno. Jonas è morto senza aver potuto realizzare il suo sogno di pubblicazione.» (p. 18).   

Mio nonno si chiamava Samuele. Era figlio di Jonas, che a sua volta era figlio di Samuel Lawrence. Qui mio nonno parla a suo figlio George, che è mio padre. Dice a mio padre: “Figlio, potrete voi stesso notare che queste introduzioni sono precedute da una lista di nomi. Questi nomi corrispondono agli eredi successivi di questo manoscritto, dal momento in cui l’associazione (La Forza Misteriosa) è stata rinnovata, fino al momento in cui essa ha cambiato nome, ed è divenuta “Massoneria”. Fra questi nomi c’è anche quello di Joseph Lévy”.» (p. 19)  

Joseph Lévy è uno di quelli che hanno rinnovato l’associazione. Egli è di razza ebraica, e il manoscritto gli è stato lasciato in eredità dai suoi antenati i quali, a loro volta, lo avevano ereditato da Moab Lévy, uno dei nove fondatori. È il nostro antenato Joseph che ha concepito l’idea di cambiare il nome dell’associazione (la quale si chiamava: “Forza Misteriosa”, ed ora è divenuta: “Massoneria”), e di riformarne gli statuti. Ecco i dettagli: Egli era stato mandato a Londra con suo figlio, Abraham, e un amico chiamato Abraham Abiud, tutti ebrei discendenti degli eredi del manoscritto, e ben ricchi. In un primo tempo avevano cercato di entrare in un’altra città, ma non essendoci riusciti si sono in fin dei conti recati a Londra. Là essi hanno incontrato due persone influenti e ben informate che hanno accettato di aiutarli a realizzare il loro obiettivo. Queste persone sono: John Desaguliers ed un suo accompagnatore, chiamato George (il proprietario di questo manoscritto non sa che cognome avesse George).  (p. 19)  

Dopo aver fatto conoscenza, Joseph Lévy ha rivelato ai suoi compagni il nome dell’associazione: “La Forza Misteriosa”. In sintesi, e con discrezione, egli ha pure rivelato loro alcune parti del manoscritto, ma senza rivelarne i segreti fondamentali. Li ha informati che per un lungo periodo di tempo l’associazione era rimasta inattiva, quasi morta, perché per essere rinnovata aveva bisogno di un cambiamento di nome e di una riforma degli statuti. Solo così essa avrebbe potuto attirare molti membri nuovi, e crescere.  (p. 19)   

Con la sua eloquenza e la sua abilità Joseph Lévy è riuscito a convincere i suoi due amici, Desaguliers e George, della necessità di ridare nuova vita all’associazione. Alla fine della riunione, i membri del gruppo si sono accordati per un ulteriore incontro allo scopo di scegliere il nuovo nome dell’associazione. In vista di ciò ognuno si è preso l’impegno di ritornare alla riunione con tre nomi suscettibili di diventare il nuovo nome dell’associazione. La riunione successiva si è tenuta dieci giorni dopo. Ogni membro ha presentato i suoi tre nomi, e il nome Massoneria è quello che è stato scelto. Esso era stato proposto da Joseph Lévy. Questo avvenne il 25 agosto del 1716.  (p. 20)   

Abraham Lévy, figlio di Joseph Lévy, che fu presente alle due sessioni, ha detto: Questo nome è stato preferito agli altri nomi per due ragioni. Primo perché corrisponde a un nome che gli architetti italiani avevano adottato nel XIII secolo (massoni), secondo perché era un’espressione che conveniva bene agli antichi segni e simboli già presenti nell’associazione: La Forza Misteriosa. 

Questi simboli appartenevano un tempo alla costruzione e all’architettura, erano simboli che Hiram Abiud, uno dei nove fondatori, aveva a suo tempo già proposto per nascondere l’origine dell’associazione, che in questo modo sarebbe stata situata in epoche precedenti quella di Cristo.  (p. 20)  Desaguliers ha approvato gli argomenti di mio padre, aggiungendo: “In terzo luogo, gli architetti e i costruttori hanno delle associazioni, dei sindacati e delle logge, nelle quali si riuniscono allo scopo di dare forza e dignità alla loro professione. Dunque con questo nome noi possiamo riunire tutti in un’unica associazione senza che nessuno conosca le nostre finalità ultime. E in quarto luogo, i termini ‘massoneria e ‘massone’, siccome esistono fin dall’antichità, saranno come un velo spesso teso sopra il segreto che si trova all’origine della nostra fondazione. Sono nomi che sicuramente favoriranno il prestigio dell’Associazione”.  (p. 20)   

Il nostro antenato Abraham Lévy ha aggiunto prima di morire: “Desaguliers ha precisato che le persone che a Londra si sono iscritte alle logge prima del 1717 erano “massoni” in un senso particolare. Erano ingegneri, erano architetti, erano costruttori, erano apprendisti, che non avevano nessun vero legame con l’associazione “La Forza Misteriosa”, quella che ha iniziato la vera Massoneria”. (p. 20)  

Cinque uomini si sono incontrati a questo scopo. Si tratta di Lévy, Desaguliers, e delle tre persone menzionate prima. Essi hanno deciso di associare al termine “Massoneria” il termine “Free” (Free = Libero = Franco), nascondendo così in modo assoluto e perfetto i tempi della sua fondazione non solo ai membri associati ma anche al resto del mondo.  (pp. 20-21)   

John Desaguliers e l’amico suo hanno cominciato a chiedere a Lévy di mostrare loro l’esemplare che era in suo possesso. Lévy aveva già detto loro che dei nove esemplari ereditati, ne rimanevano solo due, e che il suo era stato tradotto in inglese. Tre erano andati persi ultimamente, e altri quattro erano stati smarriti in precedenza. Ne rimanevano soltanto due, il suo e un altro (Nota: l’altro è l’esemplare di Abraham Abiud, quello di cui ho in mano la traduzione). Queste dichiarazioni hanno svegliato l’interesse di Desaguliers e George, che da quel momento hanno cominciato a reclamare un esemplare originale per poter creare più facilmente i nuovi statuti a partire da esso. Si sono mostrati talmente fedeli ai princìpi, ai desideri e alle dottrine di Lévy, che alla fine costui si è lasciato convincere di prestar loro l’esemplare. L’esemplare è stato consegnato loro. Un lasso di tempo è trascorso durante il quale essi hanno potuto leggerlo.  (p. 21) I cinque si sono ancora riuniti dopo aver invitato altri amici col pretesto di creare un’“Associazione di persone solidali”. 

Il vero scopo era il rinnovamento dell’associazione “La Forza Misteriosa”, la sua resurrezione con il nuovo nome scelto dai cinque, e il ripristino della Loggia principale (Gerusalemme). È proprio quello che Lévy voleva. (p. 21)   

Il 10 marzo 1717 i cinque si sono ancora riuniti dopo aver invitato altre persone, architetti e numerosi amici. L’assemblea degli invitati era presieduta da un uomo rispettabilissimo, un certo Dr. James Anderson, amico di Desaguliers. Dopo lunghe discussioni si è deciso di indire una nuova riunione, molto grande, per il 24 giugno 1717.  (p. 21)   

Nel frattempo Lévy preparava suo figlio, Abraham, ai grandi avvenimenti del futuro. Qualche giorno dopo, Abraham Lévy si è messo in viaggio per il Portogallo con Abraham Abiud, suo parente. Quest’ultimo è un discendente di Hiram Abiud, uno dei nove fondatori, ed è proprietario del manoscritto che ho tra le mie mani.  (pp. 21-22)  

Tra il 10 marzo e il 24 giugno un grande conflitto è scoppiato tra Lévy da un lato, e Desaguliers e George dall’altro, questo perché i due ultimi rifiutavano di restituire l’esemplare ricevuto in prestito. Durante la riunione del 24 giugno la maggioranza delle persone presenti erano dalla parte di Desaguliers e di Anderson; conseguentemente i due hanno cospirato contro Lévy, e lo hanno assassinato. Gli hanno rubato i suoi documenti, compreso l’esemplare inglese e quello in lingua ebraica.  (p. 22)   

Durante la riunione del 24 giugno 1717, si è deciso di creare la Grande Loggia d’Inghilterra. Qui è bene notare i nomi degli eredi successivi del manoscritto, partendo dal nostro antenato Joseph Lévy, che ha rinnovato l’associazione, fino a me, Lawrence. Joseph Lévy era figlio di Nathan, che era figlio di Abraham, Abraham era figlio di Jacob, Jacob era figlio di Nathan, Nathan era figlio di Jacob, che era il figlio di Isaac, che era figlio di Moab, Moab essendo figlio di Raphaël, eccetera ... Fino a Moab Lévy che è il primo antenato dei nove fondatori dell’associazione chiamata “La Forza Misteriosa”.» (p. 22-23)  

Johannes De Parvulis

lunedì 13 settembre 2021

CHIESA E ANTI-CHIESA

 


"ASCOLTA, ISRAELE!"


CHIESA E ANTI-CHIESA 


1) – Leone XIII e la Massoneria. 

Leone XIII, Pontefice di santa romana Chiesa dal 1878 al 1903, ha scritto un’enciclica intitolata Humanum Genus, nella quale parla della Massoneria, condannandone il relativismo filosofico e morale in questi termini: 

Due campi nemici. 

«Il genere umano, dopo che “per l’invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e elargitore dei doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risalì al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: “Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé” (De Civit. Dei, lib. XIV, c. 17). 

In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso. Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società, che largamente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. Imperocché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore. 

Gemendo su questi mali, spesso, incalzati dalla carità, Noi siamo costretti a gridare a Dio: “Ecco, i nemici tuoi menano gran rumore e quei che t’odiano hanno alzato la testa. Hanno formato malvagi disegni contro i tuoi santi. Hanno detto: venite, e cancelliamoli dal numero delle nazioni” (Psalm. XXXII, 2-5).  


Doveri dei Papi. 

In sì grave rischio, in sì fiera ed accanita guerra al Cristianesimo, è dover Nostro mostrare il pericolo, additare i nemici, e resistere quanto possiamo ai disegni ed alle arti loro, affinché non vadano eternamente perdute le anime che Ci furono affidate, e il regno di Gesù Cristo, commesso alla Nostra tutela, non solo stia e si conservi intero, ma per nuovi e continui acquisti si dilati in ogni parte della terra. 

Chi fosse e a che mirasse questo capitale nemico, che usciva fuori dai covi di tenebrose congiure, lo compresero tosto i Romani Pontefici Nostri Antecessori, vigili scolte a salute del popolo cristiano; e anti-venendo col pensiero l’avvenire, dato quasi il segnale, ammonirono Principi e popoli non si lasciassero ingannare alle astuzie e trame insidiose. Diede il primo avviso del pericolo Clemente XII (Cost. In eminenti, 24 Aprile 1738); e la Costituzione di lui fu confermata e rinnovata da Benedetto XIV (Cost. Providas, 18 maggio 1751). Ne seguì le orme Pio VII (Cost. Ecclesiam a Jesu Christo, 13 Settembre 1821); poi Leone XII con l’Apostolica Costituzione Quo graviora (del 23 Marzo 1825), abbracciando in questo punto gli atti e i decreti de’ suoi Antecessori, li ratificò e suggellò con irrevocabile sanzione. Nel senso medesimo parlarono Pio VIII (Encicl. Traditi, 31 Maggio 1829), Gregorio XVI (Encicl. Mirari, 15 Agosto 1832) e più volte Pio IX (Encicl. Qui pluribus, 9 Novembre 1846. Alloc. Multiplices inter, 25 Settembre 1865, ecc.). 

Imperocché da fatti giuridicamente accertati, da formali processi, da statuti, riti, giornali massonici pubblicati per le stampe, oltre alle non rare deposizioni dei complici stessi, essendosi venuto a chiaramente conoscere lo scopo e la natura della setta massonica, quest’Apostolica Sede alzò la voce, e denunziò al mondo, la setta dei Massoni, sorta contro ogni diritto umano e divino, essere non men funesta al Cristianesimo che allo Stato, e fece divieto di darvi il nome sotto le maggiori pene, onde la Chiesa suole punire i colpevoli. Di che irritati i settari e credendo di poter, parte col disprezzo, parte con calunniose menzogne sfuggire o scemare la forza di tali sentenze, accusarono d’ingiustizia o di esagerazione i Papi, che le avevano pronunziate. 

In questo modo cercarono di eludere la autorità ed il peso delle Costituzioni Apostoliche di Clemente XII, di Benedetto XIV, e similmente di Pio VII, e di Pio IX. Nondimeno tra i Frammassoni medesimi ve ne ebbe alcuni i quali riconobbero loro malgrado, che quelle sentenze dei Romani Pontefici, ragguagliate alla dottrina e alla disciplina cattolica, erano altamente giuste. E ai Pontefici si unirono non pochi Principi e uomini di Stato, i quali ebbero cura o di denunziare all’Apostolica Sede le Società Massoniche, o di proscriverle essi stessi con leggi speciali nei loro domìni, come fu fatto nell’Olanda, nell’Austria, nella Svizzera, nella Spagna, nella Baviera, nella Savoia ed in altre parti d’Italia. 

Ma la saggezza dei Nostri Predecessori ebbe, ciò che più conta, piena giustificazione dagli avvenimenti. Imperocché le provvide e paterne loro cure, o fosse l’astuzia e l’ipocrisia dei settari, ovvero la sconsigliata leggerezza di chi pure aveva ogni interesse di tener gli occhi aperti, non avendo né sempre né per tutto sortito l’esito desiderato, nel giro d’un secolo e mezzo la società Massonica si propagò con incredibile celerità; e traforandosi per via di audacia e d’inganni in tutti gli ordini civili, incominciò ad essere potente in modo da parer quasi padrona degli Stati. 

Da sì celere e tremenda propagazione ne sono seguiti a danno della Chiesa, della potestà civile, della pubblica salute, quei rovinosi effetti, che i Nostri Antecessori gran tempo innanzi avevano preveduti. Imperocché siamo ormai giunti a tale estremo da dover tremare per le future sorti non già della Chiesa, edificata su fondamento non possibile ad abbattersi da forza umana, ma di quegli Stati, dove la setta di cui parliamo o le altre affini a quella e sue ministre e satelliti, possono tanto. 

Per queste ragioni, appena eletti a governare la Chiesa, vedemmo e sentimmo vivamente nell’animo la necessità di opporci, quanto fosse possibile, con la Nostra autorità a male si grande. E colta bene spesso opportuna occasione, venimmo svolgendo or l’una or l’altra di quelle capitali dottrine, in cui il veleno degli errori massonici pareva che fosse più intimamente penetrato. Così con la Lettera Enciclica “Quod Apostolici muneris”, sfolgorammo i mostruosi errori dei Socialisti e Comunisti: con l’altra “Arcanum” prendemmo a spiegare e difendere il vero e genuino concetto della famiglia, che ha l’origine e sorgente sua nel matrimonio: con quella che incomincia “Diuturnum” ritraemmo l’idea del potere politico, esemplata ai princìpi dell’Evangelo, e mirabilmente consentanea alla natura delle cose e al bene dei popoli e dei sovrani. 

Ora poi, ad esempio dei Nostri Predecessori, Ci siamo risoluti di prender direttamente di mira la stessa società Massonica nel complesso delle sue dottrine, dei suoi disegni, delle sue tendenze, delle sue opere, affinché, meglio conosciutane la malefica natura, ne sia schivato più cautamente il contagio.  


Società segrete. 

Varie sono le sette che, sebbene differenti di nome, di rito, di forma, d’origine, essendo per uguaglianza di proposito e per affinità de’ sommi principi strettamente collegate fra loro, convengono in sostanza con la setta dei Frammassoni, quasi centro comune, da cui muovono tutte e a cui tutte ritornano. Le quali, sebbene ora facciano sembianza di non voler nascondersi, e tengano alla luce del sole e sotto gli occhi dei cittadini le loro adunanze, e stampino effemeridi proprie, ciò nondimeno, chi guardi più addentro, ritengono il vero carattere di società segrete. 

Imperocché la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto si debbono gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa.  


Minacce di morte. 

Il candidato deve promettere, anzi, d’ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta. Così, sotto mentite sembianze e con l’arte d’una continua simulazione, i Frammassoni studiansi a tutto potere di restare nascosti, e di non aver testimoni altro che i loro. Cercano destramente sotterfugi, pigliando sembianze accademiche e scientifiche: hanno sempre in bocca lo zelo della civiltà, l’amore della povera plebe: essere unico intento loro migliorare le condizioni del popolo, e i beni del civile consorzio accomunare il più ch’è possibile a molti. Le quali intenzioni, quando fossero vere, non sono che una parte dei loro disegni. Debbono inoltre gli iscritti promettere ai loro capi e maestri cieca ed assoluta obbedienza: che ad un minimo cenno, ad un semplice motto, n’eseguiranno gli ordini; pronti, ove manchino, ad ogni più grave pena, e perfino alla morte. E di fatti non è caso raro, che atroci vendette piombino su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto, o disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia. 

Or bene questo continuo infingersi, e voler rimanere nascosto, questo legar tenacemente gli uomini all’altrui volontà per uno scopo da essi mal conosciuto, e abusarne come di ciechi strumenti ad ogni impresa, per malvagia che sia, armarne la destra micidiale procacciando al delitto l’impunità, sono eccessi che ripugnano altamente alla natura. La ragione dunque condanna le sette Massoniche e le convince nemiche della giustizia e della naturale onestà. Tanto più che altre e ben luminose prove ci sono della sua rea natura. Per quanto infatti sia grande negli uomini l’arte di fingere e l’uso di mentire, egli è impossibile che la causa non si manifesti in qualche modo pe’ suoi effetti. “Non può un albero buono dar frutti cattivi, né un albero cattivo frutti buoni” (Mat. 7, 18).  


Dottrina erronea: il naturalismo. 

Ora della Massonica setta acerbissimi sono i frutti. Imperocché dalle non dubbie prove che abbiamo testé ricordate, apparisce supremo intendimento dei Frammassoni esser questo: distruggere da capo a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo, e pigliando fondamenti e nome dal Naturalismo, rifarlo a loro senno di pianta.  

Questo per altro, che abbiamo detto o diremo, va inteso della setta Massonica considerata in se stessa, e in quanto abbraccia la gran famiglia delle affini e collegate società; non già dei singoli suoi seguaci. Nel numero dei quali può ben essere ve ne abbia non pochi, che, sebbene colpevoli per essersi impigliati in congreghe di questa sorta, tuttavia non piglino parte direttamente alle male opere di esse, e ne ignorino altresì lo scopo finale. Così ancora tra le società medesime non tutte forse traggono quelle conseguenze estreme, a cui pure, come a necessarie illazioni dei comuni principi, dovrebbero logicamente venire, se la enormità di certe dottrine non le trattenesse. La condizione altresì dei luoghi e dei tempi fa che taluna di esse non osi quanto vorrebbe od osano le altre. Il che però non le salva dalla complicità con la setta Massonica, la quale più che dalle azioni e dai fatti, vuol esser giudicata dal complesso de’ suoi principi. 

Ora fondamentale principio dei Naturalisti, come il nome stesso lo dice, egli è la sovranità e il magistero assoluto dell’umana natura e dell’umana ragione. Quindi dei doveri verso Iddio o poco si curano, o mal ne sentono. Negano affatto la divina rivelazione; non ammettono dogmi, non verità superiori all’intelligenza umana, non maestro alcuno, a cui si abbia per l’autorità dell’officio da credere in coscienza. E poiché è privilegio singolare e unicamente proprio della Chiesa cattolica il possedere nella sua pienezza, e conservare nella sua integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, l’autorità del magistero, e i mezzi soprannaturali dell’eterna salute, somma contro di lei è la rabbia e l’accanimento dei nemici. Si osservi ora il procedere della setta Massonica in fatto di religione, là specialmente dov’è più libera di fare a suo modo, e poi si giudichi, se ella non si mostri esecutrice fedele delle massime dei Naturalisti.  

Infatti con lungo ed ostinato proposito si procura che nella società non abbia alcuna influenza, né il magistero né l’autorità della Chiesa; e perciò si predica da per tutto e si sostiene la piena separazione della Chiesa dallo Stato. Così si sottraggono leggi e governo alla virtù divinamente salutare della religione cattolica, per conseguenza si vuole ad ogni costo ordinare in tutto e per tutto gli Stati indipendentemente dalle istituzioni e dalle dottrine della Chiesa. 

Né basta tener lungi la Chiesa, che pure è guida tanto sicura, ma vi si aggiungono persecuzioni ed offese. Ecco infatti piena licenza di assalire impunemente con la parola, con gli scritti, con l’insegnamento, i fondamenti stessi della cattolica religione: i diritti della Chiesa si manomettono; non si rispettano le divine sue prerogative. Si restringe il più possibile l’azione di lei; e ciò in forza di leggi, in apparenza non troppo violente, ma in sostanza nate fatte per incepparne la libertà. Leggi di odiosa parzialità si sanciscono contro il Clero, cosicché vedesi stremato ogni giorno più e di numero e di mezzi. Vincolati in mille modi e messi in mano allo Stato gli avanzi dei beni ecclesiastici; i sodalizi religiosi aboliti, dispersi. 


Scopo segreto: sopprimere il Papato. 

Ma contro l’Apostolica Sede e il Romano Pontefice arde più accesa la guerra. Prima di tutto egli fu sotto bugiardi pretesti spogliato del Principato civile, propugnacolo della sua libertà e dei suoi diritti; poi fu ridotto ad una condizione iniqua, e per gli infiniti ostacoli intollerabile; finché si è giunti a quest’estremo, che i settari dicono aperto ciò che segretamente e lungamente avevano macchinato fra loro, doversi togliere di mezzo lo stesso spirituale potere dei Pontefici, e fare scomparire dal mondo la divina istituzione del Pontificato. Di che, ove altri argomenti mancassero, prova sufficiente sarebbe la testimonianza di parecchi di loro, che spesse volte in addietro, ed eziandio recentemente dichiararono, essere veramente scopo supremo dei Frammassoni perseguitare con odio implacabile il Cristianesimo, e che essi non si daranno mai pace, finché non vedano a terra tutte le istituzioni religiose fondate dai Papi. 

Che se la setta non impone agli affiliati di rinnegare espressamente la fede cattolica, cotesta tolleranza, non che guastare i massonici disegni, li aiuta. Imperocché in primo luogo è questo un modo di ingannar facilmente i semplici e gli incauti, ed un richiamo di proselitismo. Poi con aprir le porte a persone di qualsiasi religione si ottiene il vantaggio di persuadere col fatto il grande errore moderno dell’indifferentismo religioso e della parità di tutti i culti: via opportunissima per annientare le religioni tutte, e segnatamente la cattolica che, unica vera, non può senz’enorme ingiustizia esser messa in un fascio con le altre. 

Ma i Naturalisti vanno più oltre. Messisi audacemente, in cose di massima importanza, per una via totalmente falsa, sia per la debolezza dell’umana natura, sia per giusto giudizio di Dio che punisce l’orgoglio, trascorrono precipitosi agli errori estremi. Così avviene che le stesse verità, che si conoscono per lume naturale di ragione, quali sono per fermo l’esistenza di Dio, la spiritualità ed immortalità dell’anima umana, non hanno più per essi consistenza e certezza. 

Or negli scogli medesimi va per via non dissimile ad urtare la setta Massonica. L’esistenza di Dio, è vero, i Frammassoni generalmente la professano: ma che questa non sia in ciascun di loro persuasione ferma e giudizio certo, essi stessi ne fan fede. 

Imperocché non dissimulano, che nella famiglia massonica la questione intorno a Dio è un principio grandissimo di discordia; ed anzi è noto come pur di recente si ebbero tra loro su questo punto gravi contese. Fatto sta che la setta lascia agl’iniziati libertà grande di sostenere circa Dio la tesi che vogliono, affermandone o negandone la esistenza; e gli audaci negatori vi hanno accesso non meno facile di quelli che, a guisa dei Panteisti, ammettono Iddio, ma ne travisano il concetto: ciò che in sostanza riesce a ritenere della divina natura non so quale assurdo simulacro, distruggendone la realtà. 

 

Morale Pagana. Decadimento dei costumi. 

Ora abbattuto o scalzato questo supremo fondamento, forza è che vacillino anche molte verità di ordine naturale, come la libera creazione del mondo, il governo universale della provvidenza, l’immortalità dell’anima, la vita futura e sempiterna. Scomparsi poi questi, come dire, principi di natura, importantissimi per la speculativa e per la pratica, è agevole il vedere che cosa sia per addivenire il pubblico e il privato costume. Non parliamo delle virtù sovrannaturali, che senza speciale favore e dono di Dio niuno può né esercitare, né conseguire, e delle quali non è possibile che si trovi vestigio in chi superbamente disconosce la redenzione del genere umano, la grazia Celeste, i Sacramenti, l’eterna beatitudine: parliamo dei doveri che procedono dalla onestà naturale. 

Imperocché Iddio, creatore e provvido reggitore del mondo; la legge eterna, che comanda il rispetto e proibisce la violazione dell’ordine naturale; il fine ultimo degli uomini, posto di gran lunga al di sopra delle create cose, fuori di questa terra; sono queste le sorgenti e i principi della giustizia e della moralità. I quali princìpi se, come fanno i Naturalisti ed altresì i Frammassoni, si tolgano via, l’etica naturale non ha più né dove appoggiarsi, né come sostenersi. E per fermo la morale, che sola ammettono i Frammassoni, e che vorrebbero educatrice unica della gioventù, è quella che chiamano morale civile e morale indipendente, ossia che prescinde affatto da ogni idea religiosa.  

Ma quanto sia povera, incerta, e ad ogni soffio di passione variabile cotesta morale, lo dimostrano i dolorosi frutti, che già in parte appariscono. Imperocché ovunque essa ha cominciato a dominare liberamente, dato lo sfratto alla educazione cristiana, la probità e integrità dei costumi scade rapidamente, orrende e mostruose opinioni levano la testa, e l’audacia dei delitti va crescendo in modo spaventoso. Il che si lamenta e deplora da tutti; e spesse volte, sforzati dalla verità, non pochi di quegli stessi l’attestano, che pur tutt’altro vorrebbero.  

Oltre a ciò, per essere l’umana natura infetta dal la colpa di origine, e perciò più proclive al vizio che alla virtù, non è possibile vivere onestamente senza mortificare le passioni, e sottomettere alla ragione gli appetiti. In questa pugna è bene spesso necessario disprezzare i beni creati, e sottoporsi a molestie e sacrifici grandissimi, a fine di serbar sempre alla ragione vincitrice il suo impero. Ma i Naturalisti e i Massoni, ripudiando ogni divina rivelazione, negano il peccato originale, e stimano non esser punto affievolito né inclinato al male il libero arbitrio (Conc. Trid. Sess. VI, De justif. c. I.).  

Anzi esagerando le forze e l’eccellenza della natura, e collocando in lei il principio e la norma unica della giustizia, non sanno pur concepire che, a frenarne i moti e moderarne gli appetiti, ci vogliono sforzi continui e somma costanza. E questa è la ragione, per cui vediamo offerte pubblicamente alle passioni tante attrattive: giornali e periodici senza freno e senza pudore; rappresentazioni teatrali oltre ogni dire disoneste; arti coltivate secondo i principi di uno sfacciato verismo; con raffinate invenzioni promosso il molle e delicato vivere; insomma cercate avidamente tutte le lusinghe capaci di sedurre e addormentare la virtù. Cose altamente riprovevoli, ma pur coerenti ai principi di coloro che tolgono all’uomo la speranza dei beni Celesti, e tutta la felicità fanno consistere nelle cose caduche, avvilendola sino alla terra. 

Ed a conferma di ciò che abbiamo detto, può servire un fatto più strano a dirsi, che a credersi. Imperocché gli uomini scaltri ed accorti non trovando anime più docilmente servili di quelle già dome e fiaccate dalla tirannide delle passioni, vi fu nella setta Massonica chi disse aperto e propose, doversi con ogni arte ed accorgimento tirare le moltitudini a satollarsi di licenza: così lesi avrebbero poi docile strumento ad ogni più audace disegno.  

Quanto al consorzio domestico, ecco a un dipresso tutta la dottrina dei Naturalisti. Il matrimonio non è altro che un contratto civile; può legittimamente rescindersi a volontà dei contraenti; il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato. Nell’educare i figli non s’imponga religione alcuna: cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada. 

Ora questi principi i Frammassoni li accettano senza riserva: e non pure li accettano, ma studiansi da gran tempo di fare in modo, che passino nei costumi e nell’uso della vita. In molti paesi, che pur si professano cattolici, si hanno giuridicamente per nulli i matrimoni non celebrati nella forma civile; altrove le leggi permettono il divorzio; altrove si fa di tutto, perché sia quanto prima permesso. Così si corre di gran passo all’intento di snaturare le nozze, riducendole a mutabili e passeggere unioni, da formarsi e da sciogliersi a talento. 

Ad impossessarsi altresì della educazione dei giovanetti mira con unanime e tenace proposito la setta dei Massoni. Comprendono ben essi, che quell’età tenera e flessibile lasciasi figurare e piegare a loro talento, e però non esserci espediente più opportuno di questo per formare allo Stato cittadini tali, quali essi vagheggiano. Quindi nell’opera di educare e istruire i fanciulli non lasciano ai ministri della Chiesa parte alcuna né di direzione, né di vigilanza: e in molti luoghi si è già tanto innanzi, che l’educazione della gioventù è tutta in mano dei laici; e dall’insegnamento morale ogni idea è sbandita di quei grandissimi e santissimi doveri, che l’uomo congiungono a Dio. 

Seguono le massime di scienza sociale. Dove i Naturalisti insegnano, che gli uomini hanno tutti gli stessi diritti, e sono di condizione perfettamente eguali; che ogni uomo è, per natura, indipendente; che nessuno ha diritto di comandare agli altri; che voler gli uomini sottoposti ad altra autorità, da quella in fuori che emana da loro stessi, è tirannia. Quindi il popolo è sovrano: chi comanda, non aver l’autorità di comandare se non per mandato o concessione del popolo; tantoché a talento di questo egli può, vogl ia o non voglia, esser deposto. L’origine di tutti i diritti e doveri civili è nel popolo, ovvero nello Stato, che si regga per altro secondo i nuovi principi di libertà. Lo Stato inoltre deve essere ateo; tra le varie religioni non esservi ragione di dar la preferenza a veruna: doversi fare di tutte lo stesso conto. 

Ora che queste massime piacciano ugualmente ai Frammassoni, e che su questo tipo e modello vogliano essi foggiati i governi, è cosa notissima, e che non ha bisogno di prova. Egli è un pezzo, di fatti, che, con quanto hanno di forze e di potere, apertamente lavorano per questo, spianando così la via a quei non pochi più audaci di loro, e più avventati nel male, che vagheggiano l’uguaglianza e comunanza di tutti i beni, fatta scomparire dal mondo ogni distinzione di averi e di condizioni sociali. 

Da questi brevi cenni si scorge chiaro abbastanza, che sia e che voglia la setta Massonica. I suoi dogmi ripugnano tanto e con tanta evidenza alla ragione, che nulla può esservi di più perverso. Voler distruggere la religione e la Chiesa fondata da Dio stesso, e da Lui assicurata di vita immortale, voler dopo ben diciotto secoli risuscitare i costumi e le istituzioni del paganesimo, è insigne follia e sfrontatissima empietà. Né meno orrenda e intollerabile cosa egli è ripudiare i benefizi largiti per Sua bontà da Gesù Cristo non pure agl’individui, ma alle famiglie e agli Stati; benefizi, per giudizio e testimonianza anche di nemici, segnalatissimi. In questo pazzo e feroce proposito pare quasi potersi riconoscere quell’odio implacabile, quella rabbia di vendetta, che contro Gesù Cristo arde nel cuore di Satana. 

Similmente l’altra impresa, in cui tanto si travagliano i Massoni, di atterrare i precipui fondamenti della morale, e di farsi complici e cooperatori di chi, a guisa di bruto, vorrebbe lecito ciò che piace, altro non è che sospingere il genere umano alla più abbietta e ignominiosa degradazione. 

Ed aggravano il male i pericoli, onde sono minacciati tanto il domestico, quando il civile consorzio. Come di fatti esponemmo altra volta, esiste nel matrimonio, per unanime consenso dei popoli e dei secoli, un carattere sacro e religioso: oltreché per legge divina l’unione coniugale e indissolubile. Or se questa unione si dissacri, se permettasi giuridicamente il divorzio, la confusione e la discordia entreranno per conseguenza inevitabile nel santuario della famiglia, e la donna la sua dignità, i figli perderanno la sicurezza d’ogni loro benessere. 

Che poi lo Stato faccia professione di religiosa indifferenza, e nell’ordinare e governare il civile consorzio non si curi di Dio, né più né meno che se Egli non fosse, è sconsigliatezza ignota agli stessi pagani; i quali avevano nella mente e nel cuore così scolpita non pur l’idea di Dio, ma la necessità di un culto pubblico, che giudicavano potersi più facilmente trovare una città senza suolo, che senza Dio. E veramente la società del genere umano, a cui siamo stati fatti da natura, fu istituita da Dio autore della natura medesima, e da Lui deriva come da fonte e principio tutta quella perenne copia di beni senza numero, ond’essa abbonda. Come dunque la voce stessa di natura impone a ciascuno di noi di onorare con religiosa pietà Iddio, perché abbiamo da Lui ricevuto la vita e i beni che l’accompagnano; così per la ragione medesima debbono fare popoli e Stati. Opera perciò non solo ingiusta, ma insipiente ed assurda fanno coloro, che vogliono sciolta da ogni religioso dovere la civile comunanza. 

Posto poi che per volere di Dio nascano gli uomini alla società civile, e che il potere sovrano sia vincolo così strettamente necessario alla società stessa, che, dove quello manchi, questa necessariamente si sfascia, ne segue che l’autorità di comandare deriva da quello stesso principio, da cui deriva la società. Ed ecco la ragione, che l’investito di tale autorità, sia chi si voglia, è ministro di Dio. Laonde fin dove è richiesto dal fine e dalla natura dell’umano consorzio, si deve obbedire al giusto comando del potere legittimo, non altrimenti che alla sovranità di Dio reggito re dell’universo: ed è capitale errore il dare al popolo piena balia di scuotere, quando gli piaccia, il giogo dell’obbedienza. 

Così ancora chi guardi alla comune origine e natura, al fine ultimo assegnato a ciascuno, ai diritti e ai doveri che ne scaturiscono, non è da dubitare che gli uomini sono tutti uguali fra loro. Ma poiché capacità pari in tutti è impossibile, e per le forze dell’animo e del corpo l’uno differisce dall’altro, e tanta è dei costumi, delle inclinazioni, e delle qualità personali la varietà, egli è assurda cosa voler confondere e unificare tutto questo, e recare negli ordini della vita civile una rigorosa ed assoluta uguaglianza. Come la perfetta costituzione del corpo umano risulta dall’unione e compagine di vali membri che, diversi di forma e di uso, ma congiunti insieme e messi ciascuno al suo posto, formano un organismo bello, forte, utilissimo e necessario alla vita; così nello Stato quasi infinita è la varietà degl’individui che lo compongono; i quali, se, parificati tra loro, vivano ognuno a proprio senno, ne uscirà una cittadinanza mostruosamente deforme; laddove, se distinti in armonia di gradi, di offici, di tendenze di arti, bellamente cooperino insieme al bene comune, renderanno immagine d’una cittadinanza ben costituita e conforme a natura. 

Del resto i turbolenti errori, che abbiamo accennati, debbono troppo far tremare gli Stati. Imperocché tolto via il timore di Dio e il rispetto delle divine leggi, messa sotto i piedi l’autorità dei Principi, licenziata e legittimata la libidine delle sommosse, sciolto alle passioni popolari ogni freno, mancato, dai castighi in fuori, ogni ritegno, non può non seguirne una rivoluzione e sovversione universale. E questo sovversivo rivolgimento è lo scopo deliberato e l’aperta professione delle numerose associazioni di Comunisti e Socialisti: agli intendimenti dei quali non ha ragione di chiamarsi estranea la setta Massonica, essa che tanto ne favorisce i disegni, ed ha comuni con loro i capitali principi. Che se non si trascorre coi fatti subito e da per tutto alle estreme conseguenze, il merito di ciò deve recarsi, non già alle massime della setta o alla volontà dei settari, ma alla virtù di quella divina religione, che non può essere spenta, e alla parte più sana dell’umano consorzio, che, sdegnando di servire alle società segrete, si oppone con forte petto all’esorbitanza dei loro conati. 

E volesse il Cielo, che universalmente dai frutti si giudicasse la radice, e dai mali che ci minacciano, dai pericoli che ci sovrastano si riconoscesse il mal seme! Si ha da fare con un nemico astuto e fraudolento che, blandendo popoli e monarchi, con lusinghiere promesse e con fini adulazioni entrambi ingannò. 

Insinuandosi sotto specie di amicizia nel cuore dei Principi, i Frammassoni mirarono ad avere in essi complici ed aiuti potenti per opprimere il Cristianesimo; e a fine di mettere nei loro fianchi sproni più acuti, si diedero a calunniare ostinatamente la Chiesa come nemica del potere e delle prerogative reali. Divenuti con tali arti baldanzosi e sicuri, acquistarono influenza grande nel governo degli Stati, risoluti per altro di crollare le fondamenta dei troni, e di perseguitare, calunniare, discacciare chi tra i sovrani si mostrasse restio a governare a modo loro. 

Con arti simili adulando il popolo, lo trassero in inganno. Gridando a piena bocca libertà e prosperità pubblica; facendo credere alle moltitudini che dell’iniqua servitù e miseria, in cui gemevano, tutta della Chiesa e dei sovrani era la colpa, sobillarono il popolo, e lui smanioso di novità aizzarono ai danni dell’uno e dell’altro potere. Vero è bensì che dei vantaggi sperati maggiore è l’aspettazione che la realtà: anzi oppressa più che mai la povera plebe vedesi nelle miserie sue mancare gran parte di quei conforti, che nella società cristianamente costituita avrebbe potuto facilmente e copiosamente trovare. Ma di tutti i superbi, che si ribellano all’ordine stabilito dalla provvidenza divina, questo è il consueto castigo, che donde sconsigliatamente promettevansi fortuna prospera e tutta a seconda dei loro desideri, trovino ivi appunto oppressione e miseria. 

Quanto alla Chiesa, se comanda di ubbidire innanzi tutto a Dio supremo Signore di ogni cosa, sarebbe ingiuriosa calunnia crederla perciò nemica del potere de’ Principi, od usurpatrice dei loro diritti. Vuole anzi essa, che quanto è dovuto alla potestà civile, le si renda per dovere di coscienza. Il riconoscere poi da Dio, com’essa fa, il diritto di comandare, aggiunge al potere politico dignità grande, e giova molto a conciliargli il rispetto e l’amore dei sudditi. Amica della pace, autrice della concordia, tutti con affetto materno abbraccia la Chiesa; e intenta unicamente a far bene agli uomini, insegna doversi alla giustizia unir la clemenza, al comando l’equità, alle leggi la moderazione; rispettare ogni diritto, mantenere l’ordine e la tranquillità pubblica, sollevare al possibile privatamente e pubblicamente le indigenze degl’infelici. “Ma – per usare le parole di S. Agostino – credono o vogliono far credere che non torna utile alla società la dottrina del Vangelo, perché vogliono che lo Stato posi non sul fondamento stabile delle virtù, ma sull’impunità dei vivi” (Epist. CXXXVII, al. III, ad Volusianum c. v, n. 20).  

Per le quali cose opera troppo più conforme al senno civile e necessaria al comune benessere sarebbe, che Principi e popoli, invece di allearsi coi Frammassoni a danno della Chiesa, si unissero alla Chiesa per respingere gli assalti dei Frammassoni. 

In ogni modo, alla vista d’un male sì grave e già troppo diffuso, è debit o Nostro, Venerabili Fratelli, applicar l’animo a cercarne i rimedi. E poiché sappiamo che nella virtù della religione divina, tanto più odiata dai Massoni, quanto più temuta, consiste la migliore e più salda speranza di rimedio efficace, a questa virtù sommamente salutare crediamo che prima di tutto sia da ricorrere contro il comune nemico. Tutte queste cose pertanto, che i Romani Pontefici Nostri Antecessori decretarono per attraversare i disegni e render vani gli sforzi della setta Massonica; tutte quelle che sancirono per allontanare o ritrarre i fedeli da così fatte società; tutte e singole Noi con l’Autorità Nostra Apostolica le ratifichiamo e confermiamo. E qui confidando moltissimo nel buon volere dei fedeli, preghiamo e scongiuriamo ciascuno di loro per quanto su questo proposito fu prescritto dall’Apostolica Sede.  

Preghiamo poi e supplichiamo voi, Venerabili Fratelli, che cooperiate con Noi ad estirpare questo rio veleno, che largamente serpeggia in seno agli Stati. A voi tocca difendere la gloria di Dio e la salvezza delle anime; tenendo, nel combattimento, questi due fini davanti agli occhi, non vi mancherà coraggio né fortezza. Il giudicare quali sieno i più efficaci mezzi da superare gli ostacoli è cosa che spetta alla prudenza vostra. 

Pur nondimeno trovando Noi conveniente al Nostro ministero l’additarvi alcuni dei mezzi più opportuni, la prima cosa da farsi si è togliere alla setta Massonica le mentite sembianze, e renderle le sue proprie, ammaestrando con la voce, ed eziandio con Lettere Pastorali, i popoli, quali siano di tali società gli artifizi per blandire ed allettare; quali la perversità delle dottrine e la disonestà delle opere. 

Conforme dichiararono più volte i Nostri Predecessori, chiunque ha cara quanto deve la professione cattolica e la propria salute, non si lusinghi mai di poter senza colpa iscriversi, per qualsivoglia ragione, alla setta Massonica. Niuno si lasci illudere alla simulata onestà. Imperocché può ben parere a taluno che i Massoni nulla impongano di apertamente contrario alla fede e alla morale: ma essendo essenzialmente malvagio lo scopo e la natura di tali sette, non può essere lecito di darvi il nome, né di aiutarle in qualsivoglia maniera. (...) 

Invochiamo a tal fine l’aiuto e la mediazione di Maria Vergine Madre di Dio, affinché contro l’empie sette, in cui si vedono chiaramente rivivere l’orgoglio contumace, la perfidia indomita, la simulatrice astuzia di Satana, dimostri la potenza sua, essa che trionfò di lui sin dal suo primo concepimento. 

Preghiamo altresì San Michele, principe dell’angelica milizia, debellatore del nemico infernale; San Giuseppe, sposo della Vergine Santissima, Celeste e salutare patrono della cattolica Chiesa; i grandi Apostoli Pietro e Paolo, propagatori e difensori invitti della fede cristiana. Per il patrocinio di essi e per la perseveranza delle comuni preghiere confidiamo, che Iddio si degnerà di sovvenire pietosamente ai bisogni della umana società, minacciata da tanti pericoli. 

A pegno poi delle grazie Celesti e della benevolenza Nostra impartiamo con grande affetto a voi, Venerabili Fratelli, al clero e a tutto il popolo commesso alle vostre cure l’Apostolica Benedizione.» 

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 20 Aprile 1884, anno VII del Nostro Pontificato. LEONE PP. XIII  

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Johannes De Parvulis