REFERENZE SUGLI EBREI
1) - Sette persone celebri si esprimono sugli Ebrei.
Tra gli esperti contemporanei della questione ebraica non ci sono soltanto membri della gerarchia cattolica, come Mgr Benigni di Roma, Mgr Treczak di Varsavia, Mgr Delassus di Lilla, ma anche dei laici ordinari, politici come Winston Churchill, imprenditori industriali come Henri Ford, giornalisti, scrittori, eccetera. Lo scopo di questa sezione è di raccogliere l’opinione di almeno alcune di queste persone a proposito della razza ebraica, che in certi casi è la loro propria razza.
1) Il brano che segue è tratto da un articolo che Winston Churchill ha scritto a proposito degli Ebrei, e che il giornale londinese Sunday Herald ha pubblicato nel 1920. Churchill aveva allora 46 anni. L’articolo permette di vedere in che modo gli Ebrei sono percepiti da Churchill, che nel 1920 non aveva ancora gustato al potere politico, e poteva quindi permettersi di scrivere ciò che gli veniva dal cuore. Churchill sembra sorpreso di scoprire che il colmo del bene e il colmo del male passano per la razza ebraica prima di raggiungere l’Umanità. Ecco le sue parole:
“Nel nostro tempo questa razza curiosa ha creato un altro sistema di moralità e di filosofia, un sistema pieno d’odio quanto il Cristianesimo è pieno d’amore, un sistema che, a meno che non ci si ponga rimedio, rovescerà tutto ciò che il Cristianesimo ha edificato. È impressionante vedere come il destino abbia deciso di far passare il vangelo di Cristo e la dottrina dell’Anti-Cristo per lo stesso popolo, e come questa razza misteriosa sia stata scelta nello stesso tempo per essere la base della Rivelazione divina e la base del potere diabolico. [...] Come l’autore Nesta H. Webster ha detto e provato recentemente, questa cospirazione ebraica ha avuto un ruolo notevole nella tragedia della Rivoluzione francese, ha suscitato tutti i movimenti rivoluzionari del diciannovesimo secolo, ed infine ha sollevato la rivolta tra gli scarti dei bassifondi di tutte le grandi città d’Europa e d’America”.
2) All’inizio del ventesimo secolo, dopo il grido d’allarme che i responsabili di parecchie capitali avevano lanciato sul pericolo Giudeo-massonico, Henry Ford aveva pubblicato nel suo Dearborn Independent un enorme dossier sulla cospirazione ebraica, un dossier dettagliato e ben documentato. La risposta di Wall Street è stata così dura che Ford, minacciato di fallimento, ha dovuto arrendersi, ripudiare i suoi scritti, e cessare ogni pubblicazione su questo argomento.
3) Il dottore Oscar Lévy, eminente Ebreo di Londra, dice: “Abbiamo tutto rovesciato, tutto sporcato, tutto putrefatto, tutto distrutto. Sì, siamo gli incendiari del mondo, i suoi distruttori, i suoi tiranni. Abbiamo sabotato la vostra morale che non può più progredire perché gli sbarriamo la strada. Quanto grande, prospero e prodigioso sarebbe stato il vostro destino, o Cristiani, se noi non fossimo stati là per impedirlo!”
4) Nel 1924 il Cardinale Andrieux, allora arcivescovo di Bordeaux, ha denunciato l’idea di una Repubblica universale nel modo seguente: “I governi dominati dalle logge massoniche perseguono un unico scopo: scristianizzare il mondo. [...] Quando popoli e nazioni saranno scristianizzati sarà facile ridurli a zero, per incorporarli in una ‘repubblica universale’ la cui capitale sarà Gerusalemme. Colà, le redini del potere saranno nelle mani del suo grande architetto, Satana, sotto il manto purpureo di alcuni figli d’Israele”.
5) Nel suo Motu Proprio Bonum Sane, Benedetto XV, Papa dal 1914 al 1922, dice questo: “L’avvento di una Repubblica universale [alias: Nuovo Ordine Mondiale, alias: Impero giudaico universale, ndr] che i peggiori fomentatori di disordine desiderano e aspettano con fiducia, è già un’idea matura per la sua realizzazione. Da questa Repubblica sarebbero bandite le distinzioni nazionali. L’autorità del padre sui suoi figli non sarebbe più riconosciuta, né quella di Dio sulla società umana. Se queste idee vengono applicate, ne seguirà inevitabilmente un regno di terrore inaudito. Una vasta porzione dell’Europa passa già per questa triste esperienza, e noi vediamo che si cerca di estendere questo stato di cose ad altre regioni”. 118
6) Monsignore Ernest Jouin è considerato come uno dei più grandi specialisti contemporanei della questione massonica ed ebraica. Egli ha pure pubblicato un’opera intitolata: “Il Pericolo Giudeo-massonico”, in 6 volumi. Per questo lavoro Papa Benedetto XV gli ha inviato la lettera: “Præstantes animi”, che contiene congratulazioni, ringraziamenti, ed una benedizione speciale. Nel volume n. 2 dell’opera di Ernest Jouin si può leggere quanto segue: “Colui che col pensiero riesce a contemplare nel loro insieme la storia del mondo e la marcia delle età, piazzandosi al di sopra delle contingenze umane e degli avvenimenti fortuiti, si trova di fronte a due immense città, la città di Dio e la città del Male. Da due mila anni la città di Dio è la Chiesa cattolica, e la città del Male è il popolo ebraico. Detto popolo è diffuso su tutta la terra, non allo stato dissociabile come la massoneria potrebbe esserlo, ma unito, unitissimo, benché cosmopolita. L’opposizione eterna che esiste tra il bene e il male, tra Cristo e Satana, il nostro mondo la vede realizzata nella lotta che c’è tra il Popolo cattolico ed il Popolo ebraico. La particolarità odierna di questa lotta è che oggi i fatti avvengono pubblicamente, e alla luce del giorno”.
7) Un Ebreo convertito al cattolicesimo, l’abate Joseph Lemann, nei suoi libri, che sono un canto d’amore in favore della sua razza, si sente di dire nonostante tutto: “L’emancipazione degli Ebrei e la loro ammissione totale nella società europea (il fatto che gli Ebrei siano stati ammessi nelle società ospitanti allo stesso livello degli altri cittadini, e con gli stessi diritti. ndr) ha segnato il principio del decadimento degli stati cristiani, e dato inizio alla marcia d’Israele verso il dominio mondiale.”
2) – Pio XII e gli Ebrei.
L’atteggiamento di Pio XII ve rso gli Ebrei non è stato compreso da tutti allo stesso modo. Ultimamente è uscito un libro intitolato “Hitler’s Pope” che ha seminato dubbi tra gli stessi cattolici circa l’atteggiamento di Pio XII verso gli Ebrei, come se Pio XII fosse colpevole di antisemitismo. Per ridare alla verità il posto che merita, qui è proposta una serie di testimonianze storiche, dieci in tutto, che spiegano l’atteggiamento che Pio XII, la Chiesa cattolica, e tanti altri "Giusti" hanno avuto nei confronti degli Ebrei.
Testimonianza # 1: Il 3 marzo 1939, il Berliner Morgenpost, organo ufficiale del movimento nazista, ha pubblicato un articolo intitolato: “La Germania non accoglie favorevolmente l’elezione del cardinale Pacelli al papato, perché Pacelli si è sempre opposto al nazismo”.
«Testimonianza # 2: Rapporto della Gestapo. “Il papa ha rigettato il Nuovo Ordine europeo Nazional-socialista, lo ha fatto in un modo mai visto prima d’ora. Anche se il papa non fa riferimento al Nazional-socialismo germanico in termini specifici, il suo discorso attacca pesantemente tutto ciò che noi sosteniamo, tutto quello in cui noi crediamo... Inoltre il papa si è espresso chiaramente in favore degli Ebrei”. (Questo rapporto si trova nel servizio: “Judging Pope Pius XII”; titolo: “Inside the Vatican”; data: giugno 1997; p. 12).
Testimonianza # 3: Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata dalla rivista Time, il 23 dicembre 1940, alla pagina 40. “Ho sempre nutrito un grande amore per la libertà, e quando in Germania è esploso il nazismo ho guardato con fiducia verso le università, sapendo che codeste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della libertà. Ma le università sono state imbavagliate. Allora ho guardato verso i grandi quotidiani, che con ardenti editoriali avevano sempre proclamato il loro amore per la libertà. Ma come le università, essi pure sono stati ridotti al silenzio, soffocati nello spazio di alcune settimane. Soltanto la Chiesa ha continuato a tenersi fermamente in piedi per sbarrare la strada alle campagne di Hitler che avevano per scopo la soppressione della verità. Prima d’allora non avevo avuto nessun interesse particolare per la Chiesa, ma ora ho per lei una grande ammirazione e un grande affetto, perché la Chiesa ha avuto il coraggio e l’ostinazione di sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Confesso che ciò che un tempo disprezzavo, ora lo lodo, e lo faccio incondizionatamente”.
Testimonianza # 4: Dopo la seconda guerra mondiale, le comunità ebree italiane si sono rivolte ufficialmente a Pio XII per ringraziarlo degli sforzi che aveva compiuto in favore degli Ebrei quando l’Italia e la sua capitale, Roma, erano controllate dalle truppe tedesche. Il documento originale si trova a Roma, al Museo della Liberazione, che è in via Tasso 145. Il testo dice.
“I delegati delle Comunità Ebraiche Italiane che per la prima volta dopo la liberazione si sono riuniti a Roma, sentono l’imperioso dovere di rendere reverente omaggio a Vostra Santità, e desiderano esprimergli la profonda gratitudine di tutti gli Ebrei per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni, quando la loro vita era minacciata dalla barbarie nazi-fascista”. Dopo aver ricordato il sacrificio di tanti sacerdoti che hanno pagato con la vita l’assistenza fornita agli Ebrei, la mozione conclude: “Gli Ebrei ricorderanno perpetuamente quanto, per disposizione dei pontefici, la Chiesa ha fatto per loro nel tremendo periodo trascorso”.
Testimonianza # 5: Durante il processo contro Eichmann, il Procuratore generale ebraico, Gideon Hausner, si è così espresso il 18 ottobre 1961: “Il clero italiano ha aiutato numerosi Ebrei nascondendoli nei monasteri, e il Papa è intervenuto personalmente in favore di quelli che i nazisti avevano arrestato”.
Testimonianza # 6: La seguente testimonianza è firmata dal Rabbino Maurice Perizweig, allora direttore del World Jewish Congress. “Gli interventi ripetuti del Santo Padre in favore delle comunità ebraiche d’Europa suscitano negli Ebrei del mondo intero un sentimento di apprezzamento e di profonda gratitudine”.
Testimonianza # 7: Dichiarazione del dott. Marcus Melchior, Grande Rabbino di Danimarca, riportata dalla KNA (agenzia di stampa danese) il 5 novembre 1963: “Ecco il mio parere: immaginarsi che Pio XII avesse potuto esercitare una qualsiasi influenza sulla psiche malata di Hitler, rileva di un malinteso. Se il Papa avesse aperto bocca, Hitler avrebbe probabilmente massacrato ben più di sei milioni di Ebrei (...). È oggi la vigilia del 25mo anniversario della Notte dei Cristalli (9 novembre). In occasione di questo anniversario noi ricordiamo la fiammeggiante protesta che Pio XII fece in detta occasione per intercedere contro gli orrori che in quel momento sconvolgevano il mondo”.
Testimonianza # 8. Le 3 settembre 2006, l’agenzia di stampa Zenit rapporta che il rabbino argentino David G. Dalin afferma che Pio XII ha salvato numerosi Ebrei dalla deportazione. Il comunicato stampa è redatto in questi termini:
ROMA, Domenica 3 settembre 2006 ( ZENIT.org ) – Un nuovo libro è appena uscito in America sulle relazioni di Pio XII con il Popolo ebraico in piena guerra mondiale. Il libro si intitola: "The Myth of Hitler’s Pope: How Pius XII rescued Jews from the Nazis" (Il mito del Papa di Hitler: Come Pio XII salvò certi Ebrei dalle grinfie dei Nazisti). L’autore del libro, il rabbino David G. Dalin, ha consacrato a questo libro molti anni di ricerca. Invitati dalla "Fondazione internazionale Raoul Wallenberg" e le organizzazioni non statali facenti parte della sua rete, dei rappresentanti di diverse confessioni si sono riuniti per analizzare i risultati delle ricerche storiche dell’autore. Il fondatore di questi centri interconfessionali, Baruj Tenembaum, ha analizzato il senso della pubblicazione di questo libro, e la sua prospettiva ebraica. (Baruj Tenembaum è diplomato del Majon Lelimude, Hayahadut. Egli è professore di storia della Bibbia e di lingua ebraica presso diversi centri di studio, consigliere di diversi rabbi, di diversi intellettuali, e preti. È stato uno dei pionieri del movimento interconfessionale, il che gli ha permesso di ricevere delle decorazioni da parte di papa Paolo VI e da parte di e diversi governi). Per spiegare il contesto dell’opera, Baruj Tenembaum ha ricordato ai presenti che l’opera teatrale "Il Vicario" scritta nel 1963 da Ralf Hoch Hunt, ha seminato il dubbio sull’atteggiamento di Pio XII nei confronti degli Ebrei. Sullo stesso stampo John Cornwell ha pubblicato nel 1999 "Hitler’s Pope" (Il Papa di Hitler), e Daniel Goldhagen ha pubblicato nel 2002 "A Moral Reckoning".
David Dalin mostra che Pio XII è riuscito a salvare numerose vite durante l’Olocausto. Egli cita i ringraziamenti di Golda Meir, ministro degli Affari esteri in Israele al momento della morte di Pio XII, che in occasione della morte del papa ha inviato al Vaticano un messaggio che diceva: «Ci dispiace, abbiamo perso un servitore della pace. La voce del papa durante il nazismo fu chiara e difese le vittime». Dalin analizza e documenta in maniera esaustiva il capitolo tragico della deportazione degli Ebrei da Roma a Auschwitz nel 1943, citando diverse fonti, compresa quella della principessa cattolica di origine italiana Enza Aragona Cortes.
Pio XII ha detto al cardinale Luigi Maglione, suo segretario di Stato : "Cercate di salvare gli innocenti che soffrono a causa della loro appartenenza ad una razza specifica". Alla domanda del cardinale Maglione, l’ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Ernst von Weizsacker, ha dato ordine di interrompere la deportazione. Il papa ha fatto aprire le porte del Vaticano per nascondere gli Ebrei di Roma che sono stati poi accolti in conventi e monasteri. Se fra le città occupate dai nazisti Roma ha avuto la più grande percentuale di sopravvissuti ebrei, è stato grazie all’intervento di Pio XII. Sui 5.715 Ebrei di Roma registrati dalla Germania per essere deportati, 4.715 sono stati accolti in istituti cattolici (477 in luoghi appartenenti al Vaticano). L’ambasciatore britannico presso la Santa Sede ha confermato i fatti.
Il papa ha avuto un atteggiamento simile in Ungheria. Tramite il nunzio apostolico Angelo Rotta, suo rappresentante, il papa ha contribuito a salvare la vita di 5000 Ebrei. La Bulgaria è pure citata da Dalin, il quale sottolinea l’atteggiamento dell’arcivescovo Angelo Roncalli (futuro Giovanni XXIII) e quella di parecchi altri cattolici che hanno salvato degli Ebrei dichiarando che lo facevano per ordine del papa. Baruj Tenembaum «invita tutti a cercare di annunciare la verità. Senza pregiudizi! Solo la verità! Non attaccarsi a idee preconcette, non seminare calunnie!» «Seguiamo il cammino della riconciliazione con spirito aperto», dice egli. E per concludere ha detto: «Noi Ebrei desideriamo ricordare e difendere la verità. Tutta la verità, e solo la verità.»
Testimonianza # 9. Il 25 gennaio 2007, l’agenzia di stampa Zenit presenta il punto di vista del Segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, sull’opera che tratta degli Ebrei della Shoah. Il comunicato stampa è redatto in questi termini:
ROMA, giovedì, 25 gennaio 2007 ( ZENIT.org ). - La presentazione del libro di Martin Gilbert “I Giusti, gli eroi sconosciuti dell’Olocausto” (Città Nuova, 512 pagine, 28 Euro), avvenuta a Roma il 24 gennaio 2007, ha permesso a prelati, storici e rappresentanti ebraici di riscoprire l’enorme lavoro svolto dalla Chiesa cattolica, e particolarmente da Pio XII, a protezione e difesa degli Ebrei. Autore del libro è Sir Martin Gilbert, uno storico inglese di origini ebraiche, considerato in tutto il mondo come uno dei massimi esperti della Shoah e della Seconda guerra mondiale. Settantenne, autore di 72 libri, Martin Gilbert – che è anche il biografo ufficiale di Winston Churchill – insegna Storia dell’Olocausto presso l’University College di Londra.
Nel 1995 Gilbert si è visto conferire il titolo di “Sir” per i servigi resi alla storia britannica e alle relazioni internazionali. Questo suo libro spiega che i "Giusti" “sono quegli uomini e quelle donne non-Ebrei che in tutta Europa, spezzando le catene dell’indifferenza, dell’egoismo, dell’individualismo, hanno salvato un grande numero di Ebrei dallo sterminio nazista, mettendo a rischio la loro propria vita e quella dei loro familiari”.
Nel presentare il libro di Gilbert, il cardinale Tarcisio Bertone ha spiegato che “la storia dei Giusti è una storia di un bene, anzi di una corrente di bene, il quale attraversa l’Umanità a prescindere dalle differenze religiose”. Il porporato ha precisato che “parecchi cristiani, moltissimi cattolici, e diversi musulmani, hanno accettato (rischiando la loro stessa vita) di salvare degli Ebrei dalla Shoah. (…) Questa fu una guerra fatta senza proclami, senza manifesti, senza teorie, senza retorica, e questi Giusti l’hanno a volte combattuta contro le convenzioni e i pregiudizi del loro stesso ambiente”. A questo proposito il cardinale Segretario di Stato ha sottolineato il ruolo svolto dalla Polonia, dove si calcola che un milione di cittadini sono stati coinvolti nel salvataggio di Ebrei. “La Polonia era l’unico paese dove vigeva la pena di morte per l’aiuto agli Ebrei”, ha affermato il cardinal Bertone, ricordando la storia della famiglia Ulma, di cui nella diocesi di Przemsyl è cominciato il processo diocesano per la causa di beatificazione. Il 24 marzo 1944 Giuseppe Ulma, sua moglie Vittoria, sei figli ed un altro figlio non nato (Vittoria era negli ultimi mesi di gravidanza) sono stati trucidati dai gendarmi tedeschi nel villaggio di Markowa, e questo per aver nascosto otto ebrei in casa loro.
Circa il ruolo svolto dalla Chiesa e in modo particolare da Pio XII in difesa degli Ebrei, il porporato ha detto che: “Non si trattava soltanto di organizzare burocraticamente la ricerca dei dispersi e l’assistenza ai prigionieri. Gli Ebrei perseguitati andavano aiutati in ogni modo possibile”. Per quanto riguarda i presunti silenzi di Pio XII, il cardinal Bertone ha detto: “È chiaro che quello di Papa Pacelli non fu un silenzio ma un parlare intelligente e strategico, come dimostra il radiomessaggio natalizio del 1942 che fece andare Hitler su tutte le furie”. “Le prove sono negli Archivi vaticani – ha continuato il Segretario di Stato – dove è presente ad esempio la dichiarazione di condanna dell’antisemitismo del 1928 dell’ex Sant’Uffizio, molto netta e molto chiara. Un documento che viene assolutamente dimenticato come se la condanna dell’antisemitismo fosse solo quella del Vaticano II”. Il cardinale Bertone ha concluso rilevando che “la storia che si legge nel volume di Martin Glbert meritava di esser conosciuta anche per un altro motivo: essa non è solo la storia di quei ‘Giusti’ proclamati tali davanti al mondo, ma è anche la storia di quei numerosi ‘Giusti impliciti’ che non hanno potuto essere onorati perché se ne è persa la memoria storica”.
Il professor Matteo Luigi Napolitano, Associato dell’Università degli Studi del Molise, e delegato del Pontificio Comitato di Scienze Storiche presso "l’International Committee for the History of the Second World War", ha riportato una notevole quantità di prove storiche che dimostrano la straordinaria ed efficace opera della Santa Sede a difesa degli Ebrei. Il professor Napolitano ha rilevato l’importanza di conoscere a fondo la storia del razzismo antisemita, perché oggi si ripresenta sotto forme di negazionismo.
Lisa Palmieri-Billig, rappresentante dell’ “American Jewish Committee” e corrispondente da Roma del giornale “Jerusalem Post”, ha riconosciuto l’enorme lavoro svolto dalla Santa Sede, e da Pio XII in particolare, menzionando pure, e con soddisfazione, la scoperta di certi "Giusti" musulmani. Stefano Vaccari, presidente della Fondazione Villa Emma, ha parlato della vicenda degli Ebrei salvati a Nonantola.
Testimonianza # 10. Breve storia dell’enciclica di Pio XI: “Mit Brennender Sorge”, pubblicata nel 1937.
CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 2 aprile 2007 ( ZENIT.org ). Il 21 marzo 1937, la Domenica delle Palme, in tutte le chiese della Germania venne letta l’Enciclica del Pontefice Pio XI, Mit Brennender Sorge (“Con bruciante preoccupazione”). Si tratta della più dura critica che la Santa Sede abbia mai espresso nei confronti di un regime politico. Ora, a settant’anni di distanza, quell’Enciclica dimostra che a quell’epoca la Santa Sede aveva già compreso quanto pericoloso fosse il nazismo.
Nell’approfondire gli insegnamenti della Mit Brennender Sorge, il padre gesuita Peter Gumpel ha detto che dopo la Prima Guerra Mondiale la Santa Sede aveva più volte tentato di firmare un Concordato con la Germania, ma invano. C’erano stati dei concordati particolari tra la Chiesa ed alcuni Stati tedeschi (Baviera, Prussia, Baden) ma non con la Germania. Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler prese il potere, e in aprile offrì lui stesso un Concordato alla Santa Sede. La Santa Sede firmò il Concordato anche se in Vaticano tutti sapevano che Hitler non avrebbe rispettato gli accordi. Il Cardinale Eugenio Pacelli, allora Segretario di Stato, alla domanda di un diplomatico britannico che gli chiedeva se Hitler avrebbe rispettato il Concordato, rispose: “No, non lo rispetterà affatto. Possiamo solo sperare che non ne violi tutte le clausole contemporaneamente”.
Subito dopo la firma del Concordato iniziò in Germania la persecuzione dei cattolici in tutti i campi di attività. La Santa Sede inviò al governo tedesco più di 50 proteste. I testi di dette proteste si trovano nell’opera di Dieter Albrecht:“Der Notenwechsel zwischen dem Heiligen Stuhl und der deutschen Reichsregierung. Volume I, Von der Ratifizierung des Reichskonkordats bis zur Enzyklika ‘Mit Brennender Sorge’ ” (Matthias-Grunewald-Verlag – Mainz 1965). Nonostante queste proteste, i nazisti continuarono ad opprimere i cristiani della Germania, a tal punto che i vescovi tedeschi finirono per chiedere al Papa di intervenire in maniera ufficiale e pubblica. La data della visita ad limina che i vescovi tedeschi dovevano fare al Papa nel 1938 fu anticipata di un anno, e in quell’occasione i presuli tedeschi chiesero alla Santa Sede di condannare il nazismo in maniera categorica. Padre Gumpel dice che l’Enciclica fu preparata in sette settimane, e che il primo testo fu redatto in tutta segretezza da Michael von Faulhaber, che allora era Cardinale di Monaco. Su questa prima stesura si aggiunsero poi gli interventi del Cardinale Eugenio Pacelli, Segretario di Stato. I passaggi di Eugenio Pacelli erano ancora più forti ed espliciti di quelli di von Faulhaber. Il testo definitivo dell’Enciclica venne firmato dal Pontefice Pio XI il 14 marzo 1937. Alcuni esemplari vennero inviati a Berlino attraverso la valigia diplomatica, e distribuiti segretamente a tutti i vescovi della Germania. Ad insaputa della Gestapo il testo venne ristampato nelle varie regioni presso dodici tipografie. Parecchi Vescovi ne fecero stampare diverse centinaia di migliaia, facendole poi recapitare in tutta segretezza a tutti i parroci, a tutti i cappellani, a tutti i conventi della Germania. Il 21 marzo 1937, Domenica delle Palme, l’Enciclica fu letta in tutte le chiese della Germania.
Padre Gumpel dice: “Io avevo 14 anni, ed ero presente nella cattedrale di Berlino quando fu letto il testo dell’Enciclica al momento dell’omelia. La chiesa era gremita di gente. Il linguaggio dell’Enciclica era chiaro ed esplicito. Hitler stava ingannando i tedeschi e tutta la comunità internazionale. Il documento affermava che il capo nazista intendeva sostituirsi a Dio, ed era pericoloso”. Il padre gesuita ha detto: “I cattolici reagirono bene, ma Hitler andò su tutte le furie”. Pare che Hitler si arrabbiò talmente che rifiutò per tre giorni tutti gli incontri.
La sera precedente la lettura dell’enciclica un dipendente di una delle dodici tipografi e informò la Gestapo circa la faccenda, ma ormai era tardi per bloccare ogni cosa. La domenica mattina la Gestapo non osò entrare nelle Chiese perché questo avrebbe provocato una rivolta generale. Davanti ad ogni chiesa c’erano comunque delle guardie che controllavano se la gente usciva con in mano il testo stampato. Chi fosse stato trovato in possesso del testo veniva arrestato. Le 12 tipografie furono confiscate senza nessun rimborso, ed alcune persone finirono in prigione.
La comunità internazionale reagì con entusiasmo, specialmente le comunità ebraiche. Quell’Enciclica condannava il razzismo in maniera chiara ed esplicita. I giornali ebraici di tutto il mondo manifestarono entusiasmo per quanto la Santa Sede aveva fatto, ma Padre Gumpel ha fatto subito notare che: “Nonostante gli avvertimenti espliciti del Pontefice, l’anno seguente (1938, alla conferenza di Monaco) l’Inghilterra, la Francia e l’Italia firmarono patti col regime nazista”.
Secondo Padre Gumpel “Questa enciclica è profetica anche per la situazione di oggi”. Nella prima parte essa menziona le violazioni continue perpetrate dal regime nazista nei confronti della Chiesa cattolica e dei suoi fedeli. In seguito c’è una parte che denuncia il neopaganesimo nazista: “Colui che identifica Dio con l’universo, materializzando Dio nel mondo e deificando il mondo in Dio, non appartiene ai veri credenti”. Infine il documento condanna le teorie razziali del nazismo. “È un errore – dice l’Enciclica – parlare di un Dio nazionale, o di una religione nazionale. Sbaglia colui che tenta di imprigionare il Creatore del mondo nei limiti di un solo popolo, di una sola razza”. Sul piano morale il documento si oppone fortemente al principio nazista secondo il quale “ciò che è utile alla nazione è necessariamente cosa legittima”. Il documento afferma che “tale principio significherebbe un eterno stato di guerra tra le nazioni”.
Nel terminare Padre Gumpel ha detto: “Le formule più dure contro il nazismo sono quelle di Pacelli. Hitler lo sapeva, tant’è vero che considerava Pacelli come il suo nemico numero uno”. Il sacerdote gesuita ha anche commentato le notizie apparse il 29 marzo 2007 sul quotidiano La Repubblica. Il giornale suddetto rivela che i documenti disponibili negli archivi dell’ex Germania Est dimostrano che i nazisti consideravano Pacelli come il loro peggior nemico, e che la campagna di calunnie che più tardi è stata montata contro Pio XII fu opera dell’Unione Sovietica. Padre Gumpel ha detto: “anche se le rivelazioni del quotidiano La Repubblica non aggiungono nulla a quanto già si conosce nell’ambito della Santa Sede, esse possono comunque servire da lezione a coloro che hanno pensato (e scritto) che Pacelli era un amico dei nazisti”. Padre Gumpel ha terminato dicendo: “Adesso (che il muro di Berlino è caduto, ndr) ci sono tantissimi documenti che dimostrano che la campagna di calunnie contro Papa Pacelli è stata fomentata dal regime sovietico”.
3) - Testimonianza accorata di Giuseppe Lemann.
Verso l’anno 1866, due fratelli di origine ebraica, i fratelli Lemann, hanno abbracciato la religione cattolica e allo stesso tempo sono diventati sacerdoti. Dopo la loro conversione hanno scritto molto sulla loro razza. Ciò che dà un valore di prim’ordine alle opere scritte da questi due fratelli, e le rende suggestive allo stesso tempo, è che dopo la loro conversione essi hanno conservato per la loro razza una pietà affettuosa, un tenero affetto, come due figli di buona famiglia che per la loro madre, anche se decaduta, continuano a nutrire nobili sentimenti.
Giuseppe Lemann dice che nelle sofferenze dell’Ebreo occorre anzitutto riconoscere un castigo del Cielo. Questa affermazione è spiegata all’inizio del suo libro: “L’entrata degli Israeliti nella società francese”. Egli afferma che nella vita degli Ebrei esiliati si ritrovano gli stessi obbrobri che i Farisei hanno fatto subire a Cristo. I pochi Ebrei che si convertono al Cristianesimo accettano volentieri queste pene; le accettano come contributo personale alla Redenzione operata da Cristo, le accettano in risarcimento dei loro peccati e di quelli della loro razza, ma gli altri Ebrei, quelli che non accettano le pene e le umiliazioni, si ribellano, e poi trasformano la loro ribellione in sentimenti di odio universale. Per conoscere a che tipo di obbrobri venivano talvolta sottomessi gli Ebrei durante il loro esilio basta considerare gli esempi qui riportati: 119
«Il Giusto è stato da noi coperto di oltraggi. Sulle sue spalle abbiamo messo uno straccio di derisione, sulla sua testa una corona di spine, nella sua mano un giunco. Egli ha ricevuto colpi, sputi, insulti, oltraggi di ogni tipo; di ciò che è obbrobrio non gli abbiamo risparmiato nulla. Colmo del colmo, quando per farlo morire occorreva comprarlo, lo abbiamo valutato una persona da niente, trenta denari! Questi obbrobri, noi Ebrei ce li siamo ritrovati nella vita come un castigo, come un taglione. Nessuna forma di avania o di tristezza ci è stata risparmiata. Chi oserebbe ignorarlo? S. Girolamo dice di noi: “Popolo disgraziato, che tuttavia non si sa come compiangere!”. Una riflessione che sembra dolce accanto alle parole pronunciate da Mosè, nostro grande legislatore: “Sarete la favola e lo zimbello dei popoli dove Dio vi condurrà!” Certo che per diventare favola e zimbello dell’universo bisogna avere commesso un grande crimine, mentre prima eravamo il popolo di Dio! La storia in mano, rivediamo la lista di alcune di queste umiliazioni che ci hanno fatti diventare la favola e lo zimbello degli altri popoli. Enumeriamo senza fare commenti. Per esempio:
l. Gerusalemme distrutta, vendita degli Ebrei nelle fiere, come si fa col bestiame. Avevamo venduto il Giusto per trenta denari: alla fiera di Térébinthe si vendettero trenta Ebrei per un denaro.
2. La proibizione, per diversi secoli, di venire a piangere sulle rovine di Gerusalemme. I poveri Ebrei visitatori venivano respinti con durezza e disprezzo. Più tardi fu loro accordato questo favore un giorno all’anno, ma bisognava allora pagare le nostre lacrime acquistando a caro prezzo il diritto di guardare e di piangere dall’altezza di una collina.
3. L’esclusione degli Ebrei dai ranghi della società, e questo ovunque. Eravamo trattati peggio dei lebbrosi. Ma Lui, Gesù, non l’avevamo anche noi trattato e guardato come un lebbroso?
4. Lo schiaffo che a Tolosa, a Béziers, e altrove, il deputato della comunità ebraica era obbligato a ricevere pubblicamente... il Venerdì santo.
5. La stella gialla. Era un pezzo di stoffa gialla sui nostri petti, oppure un corno dello stesso colore affisso ai nostri cappelli, affinché ognuno potesse vederci da lontano, e dire: è un ebreo!
6. I quartieri a parte, i ghetti, le viuzze strette, insufficienti, spesso putride, dove le nostre famiglie erano parcheggiate e ammucchiate.
7. L’obbligo, in certe città, di pagare in qualche modo l’aria che respiravamo, come ad Augsbourg dove pagavamo un fiorino all’ora, e a Brema un ducato al giorno.
8. La proibizione di apparire in pubblico in certi giorni dell’anno. Bisognava nascondersi: quasi sempre dalla domenica delle Palme fino al giorno di Pasqua. Eravamo come cancellati dall’elenco dei viventi... Ma Lui, non l’avevamo noi pure cancellato? Non avevamo forse anche noi, da Caifa, nascosto il suo viso divino per meglio colpirlo: indovina chi ti ha colpito? (Joseph Lemann cita qui gli insulti fatti agli Ebrei in oriente, in Persia, in Turchia, in Africa, ecc.).
9. I supplizi infami. Un ebreo veniva suppliziato tra due cani. In Germania, in Svizzera, l’ebreo veniva appeso per i piedi accanto a un cane, per derisione, perché il cane è il simbolo della fedeltà.
10. Il permesso dato ad ogni ufficiale pubblico di usare epiteti umilianti verso gli Ebrei, nelle arringhe, e negli atti giudiziali... Ma Lui, quand’era davanti ai tribunali di Gerusalemme, non l’avevamo noi trattato con titoli odiosi, ingiuriandolo fino alla croce?
1l. L’espulsione, tutte le sere, da certe città, al suono della tromba. Quando la tromba suonava noi dovevamo disporci a partire, e all’ora della chiusura delle porte essere fuori della città.
12. La proibizione di fare il bagno nei fiumi dove facevano il bagno i Cristiani. In Provenza e nella Borgogna eravamo esclusi dai bagni pubblici, eccetto il venerdì, giorno in cui questi stabilimenti erano aperti alle ballerine e alle prostitute.
13. L’interdizione di frequentare certi corsi, certi posti, certi giardini pubblici. Non più di cinquant’anni fa all’entrata della passeggiata pubblica di una città della Germania si leggeva l’iscrizione seguente: “Proibita l’entrata agli Ebrei e ai maiali”.
14. Ma la sofferenza più amara e dolorosa erano gli impedimenti al battesimo, impedimenti causati dal pignoramento dei beni dell’ebreo che si faceva battezzare. Infatti, l’Ebreo che diventava Cristiano smetteva di essere sottoposto alle tasse che pesavano su quelli della sua razza, e questo diminuiva l’importo pagabile al padrone del feudo. Siccome l’ebreo non poteva sottrarsi all’azione suddetta, il padrone del feudo si arrogava il diritto di compensare la diminuzione di reddito col pignoramento di tutti i beni del battezzando ebreo. In seguito gli restituiva la porzione che gli sembrava più adatta.
Vero o no?... Tali furono i nostri obbrobri. Per gli Ebrei ci furono delle istituzioni di disprezzo, e tale disprezzo, si può dire, era come organizzato pubblicamente. Questo disprezzo ci avvolgeva dalla testa ai piedi... Ma in Lui, divenuto l’uomo dei dolori dalla testa ai piedi, era forse rimasto uno spazio solo che non fosse piagato? Visto che la Provvidenza in corruccio ha poi disperso Israele in tutti gli angoli della terra, questi obbrobri, in un modo o nell’altro, si sono prodotti in tutti i paesi del mondo, tutti i giorni dell’anno, per 1800 anni. Oh! Mosè non sbagliò, no, nel dire che saremmo diventati la favola e lo zimbello di tutte le nazioni della terra! E Davide, che nelle sue visioni aveva visto l’aceto che noi avremmo dato da bere a Cristo, aveva detto che in futuro la nostra schiena si sarebbe piegata per forza. La sua profezia, come quella di Mosè, si è realizzata alla lettera. La nostra schiena è stata letteralmente piegata dal peso del disprezzo che ci ha colpiti. O Dio di giustizia e di misericordia, se accettando questi obbrobri è ancora possibile farvi dimenticare quelli che abbiamo fatto subire a vostro Figlio, nostro Messia, ebbene, noi ora chiniamo la testa e imploriamo pietà!»
Conclusione: Avevano torto o ragione i Papi a suggerire ai capi delle nazioni di mantenere gli Ebrei separati dai Cristiani? I Papi contemporanei non trattano più di questo problema in modo diretto, e cosa sta succedendo nel mondo? 120 Gli Ebrei di oggi, buoni o cattivi, vivono dove vogliono e fanno quello che vogliono. Il risultato è che i Cristiani non sanno più chi sono, da dove vengono, dove vanno. Non si rendono più conto di niente, nemmeno della loro schiavitù allo spirito giudeo-farisaico che li ha abbindolati. Per esempio, davanti alla mondializzazione, che è un progetto concepito per servire gli interessi del potente cartello giudeo-farisaico degli Illuminati, la cecità collettiva è talmente diffusa che non si trova più una nazione capace di prendere posizione contro il pericolo che proviene da questo orribile progetto di dittatura mondiale. La gente si è lasciata "ebraizzare" – dice Julio Mainvielle – i ricchi con il liberalismo, i poveri con il socialismo. Tutti si credono liberi, ma nessuno è più in grado di pensare se non attraverso il cervello "ebraizzato" e "ebraizzante" del suo giornale, del suo libro, della sua rivista. Nessuno odia o ama se non attraverso l’attore del suo film preferito il quale, a sua insaputa, è "ebraizzato".
Il modo più sicuro per diventare schiavi dello spirito giudeo-farisaico è di fare ciò che i Cristiani fanno da tre secoli: abbandonare la pratica della religione cristiana. Una società scristianizzata, cosciente o no di quanto le succede, si auto-condanna a subire ciecamente gli eccessi che le infligge il giudaismo farisaico. La cosa è evidente. La nostra schiavitù, che all’inizio era solo finanziaria, ora è generale, e si esprime attraverso eccessi di ogni genere: eccessi di capitalismo, di liberismo, di socialismo, di comunismo, e ultimamente eccessi di sionismo. Non manca più che l’eccesso degli eccessi, l’Impero giudaico universale, la dittatura delle dittature. 121
Johannes De Parvulis
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