Quinto ‘giorno’. La comparsa della vita vegetale e animale e la seconda esplosione della Terra
§ 80 Cambio di scena.
L’oscurità è cessata. Il cielo è limpido e vedo l’emisfero settentrionale della Terra tutta coperta di verde eccetto al Polo Nord. È evidente che dalla scena precedente sono passati milioni di anni perché ora ci sono i mari e c’è la vegetazione.
Il video inquadra solo l’emisfero settentrionale, dal Polo al parallelo che passa vicino a Madras, nella costa orientale della penisola dell’India, e dal confine tra il Portogallo e la Spagna fino all’estremo confine della Cina.
Osservo che la Cina ha solo la Penisola di Camchatka e, sotto di essa, la costa è tutta compatta e si protende molto curva verso il Pacifico. Al Polo Nord vedo il bianco dei
ghiacciai, non pianeggianti, ma con dei rilievi e delle ombre. Non vi è più il cono altissimo della Terra arida. Ad Ovest vedo l’azzurro del Golfo di Guascogna e del Mar Baltico. A Sud non vedo mare nel Golfo Persico. Nella zona del Mar Rosso vedo solo una striscia d’acqua. Il Mar Nero e il Mar Caspio erano quasi come adesso. Il Mar Egeo non c’era e neppure il Mar d’Azov. La zona dell’Egeo era tutta verde con qualche punto azzurro di laghetti.
Il Mediterraneo era stretto come un fiume e lungo quanto dista la Mauritania dal Golfo di Tunisi.
L’Adriatico era coperto di verde, così che non ho potuto vedere la nostra penisola. C’era un lago sotto la Sicilia, e uno tra la Sardegna e l’Italia.
Desideroso di vedere quanto l’America si fosse scostata dai cosidetti Vecchi Continenti, tenevo d’occhio il limite Ovest del panorama, nell’illusione che la Terra, girando come alla TV all’inizio del telegiornale, mi facesse vedere il mare.
§ 81 All’improvviso una striscia di vapore bianco, seguita da grande fumo, partendo dal fondo del Mediterraneo, procede zigzagando verso Nord e dal Golfo di Lione si inoltra fino alla Manica. Contemporaneamente, altre strisce bianche serpeggiano in mezzo al verde dell’Europa e del Medio Oriente. Tutto scomparve in breve tempo sotto il fumo seguito al vapore e vidi alzarsi, oltre l’orizzonte della Cina, un nuvolone enorme. Non era come il precedente tutto nero, ma composto anche di vapori bianchi. Questi scompaiono ad una certa altezza e si cambiano in blocchi di ghiaccio bianchi e lucidi, molto grandi, mescolati agli spezzoni di roccia che salgono più veloci del fumo. Il sole è oscurato dal fumo, ma al di sopra del fumo vedo che questi blocchi salgono ad un’altezza molto minore di quelli della prima esplosione, forse 1°) perché era minore la pressione dello scoppio, o 2°) perché c’era ormai uno strato di atmosfera che li frenava, o 3°) perché il materiale risucchiato dai bordi nell’immane voragine non aveva costituito un tappo resistente come la crosta terrestre naturale e poi 4°) perché le stesse proporzioni della scena, in confronto con la prima, stanno a dimostrare che la seconda esplosione fu meno violenta della prima.
Tutti quei blocchi, dopo una parabola molto alta (e mi aspettavo che anche questa volta ne uscissero dal lato superiore del quadro visivo, ma quel lato fu per qualche istante sollevato di circa 5 o 6 cm tanto che potei constatare il ritorno di tutti), ricaddero verso il suolo scomparendo nel fumo e, per il girare della Terra, anch’essi compirono una traiettoria in direzione Nord-Ovest.
Come nella prima esplosione, quei blocchi caduti dal cielo, dopo una parabola di decine di migliaia di chilometri, hanno trovato la Terra girata verso oriente di alcuni meridiani. Presumo che dove sono caduti abbiano schiacciato la crosta terrestre e siano rimbalzati, adagiandosi poi alla meglio, con gli strati rocciosi inclinati in varie direzioni, o orizzontali, o obliqui, o verticali, o contorti dall’enorme pressione. Certamente hanno lasciato cadere lungo i fianchi molti lembi rocciosi che, frantumandosi, si sono fermati in tante colline.
Altro materiale solido proiettato più in alto sulla traiettoria del Polo Nord è caduto anche questa volta sopra il continente americano e il Polo Nord stesso che, a quell’epoca, non era arrivato alla deriva attuale. Ma non è escluso che il lembo marginale dell’immane cratere che guarda la costa orientale del Pacifico, sollevato dall’esplosione marginale e non centrale, sia salito ad altezza relativamente modesta e sia caduto ad oriente, cioè sul continente Sud Americano, formando alcune vette della Cordigliera delle Ande e del Mato Grosso. Poi tutto l’emisfero settentrionale divenne buio.
§ 82 Le rocce sedimentarie che tempo prima erano state dei fondali marini e che già racchiudevano nei loro strati sovrapposti le conchiglie che hanno lasciato la loro traccia, vennero proiettate nei più lontani angoli della Terra. Ne abbiamo un esempio anche nelle nostre Dolomiti. I nostri monti non hanno il materiale che c’è alla base: questo è un fatto. Quando si verificò la seconda esplosione queste rocce già ricche di fossili si trovavano sotto le spiagge amplissime attorno all’immane voragine, le quali ancor prima erano state sommerse lentamente dalle acque che andavano crescendo 22 anche in virtù della fotosintesi della vegetazione .
22 Circa le origini delle nostre Dolomiti, don Guido pensava: il fatto che esse contengano fossili non prova che siano sorte per effetto di bradisismo, ma quasi sicuramente esse derivano dalla seconda esplosione della Terra che catapultò, insieme a queste rocce contenenti fossili, anche delle rocce magmatiche che non avrebbero ragione di trovarsi in luoghi ove manca un condotto vulcanico. – Dobbiamo tener presente che alcuni gruppi o massicci dolomitici sono blocchi monolitici che non hanno alcuna continuità geologica con gli strati sottostanti, – spiegava. – Per questa discontinuità inspiegabile si sono formulate varie teorie riguardo alla loro origine, ma alla luce di queste nuove conoscenze ognuna di queste tesi può essere riconsiderata. – L’ipotesi formulata da don Guido potrebbe trovare conferma nel fossile di un pesce simile a un’orata, lungo una ventina di centimetri, esposto in una bacheca al centro della hall della UniCredit Banca Spa di Belluno. Questa esplosione è avvenuta in epoca successiva a quella in cui don Guido era giunto a queste conclusioni. Il fossile del pesce porta sotto questa iscrizione:
“AMPHISTIUM PARAOXUM – Pesce fossile trovato nel giacimento oceanico di Bolca (Verona) risalente a 50 milioni di anni fa. Amphistium è una forma fossile, ma pesci simili vivono attualmente lungo le coste dell’Oceano Indo-Pacifico. La perfezione della conservazione di questo esemplare è dovuta alla grana finissima del sedimento che ricoprì l’animale dopo la morte”. Ciò che impressiona fortemente è il periodo al quale viene fatto risalire questo fossile, poiché corrisponderebbe a quello della seconda esplosione della Terra che, secondo la rivelazione ricevuta da don Guido, sarebbe avvenuta proprio intorno a 50 milioni di anni fa, poco prima della creazione dell’Uomo, come vedremo al § 157.
La lontana origine di queste rocce non esclude che a questi fenomeni se ne siano aggiunti altri come il bradisismo e il corrugamento del manto terrestre e che infine siano inter-venuti anche fattori di erosione dell’acqua e del vento. In natura sempre i fenomeni si assommano e si accavallano. Pensavo anche a quel materiale che nell’attraversare l’atmosfera sarà diventato esternamente rovente e avrà soffocato e bruciato la vegetazione sulla quale è caduto.
– Questo è meraviglioso, Signore. Avete seppellito le foreste e gli animali perché l’Uomo avesse la gioia di scoprire il petrolio, il metano, il carbon fossile e potesse trovare i metalli che erano sotto la crosta terrestre e servirsene. Con la polvere lavica avete fatto il tufo perché vi racchiudesse il petrolio in fondo ai mari, l’oro nero che ci è tanto utile! –
L’esplosione avrà portato anche l’acqua del mare, proiettata in cielo, diventata all’improvviso ghiaccio con i suoi pesci surgelati, nelle più recondite regioni del pianeta. Insieme agli spezzoni di rocce già contenenti fossili e a blocchi di ghiaccio, saranno stati catapultati in aria anche piante e animali.
Altri animali invece saranno stati trasportati da gigantesche onde anomale, gli tsunami, che li avranno spazzati via dalle loro terre e, scavalcando interi continenti, depositati in luoghi lontanissimi insieme a brandelli di tigri, di leoni, di alligatori e a tutto ciò che le onde avranno travolto. Ma quanti si saranno lesionati in questo cataclisma sparendo senza lasciare traccia?
Certamente il fumo avrà oscurato il sole e questo avrà causato un improvviso abbassamento della temperatura. Suppongo che la temperatura sarà scesa repentinamente a parecchie decine di gradi sotto lo zero e il probabile perdurare della estesissima attività vulcanica avrà fatto morire i grandi sauri.
Catapultando verso l’Eurasia nuovo materiale, con le piante e gli animali tropicali cresciuti sulle rive del Pacifico e risucchiati nell’immensa voragine, l’esplosione ha bonificato nuovamente la Terra che aveva bisogno non solo di acqua ma anche di sostanze organiche fertilizzanti, vegetali e animali, riciclate per preparare l’ecologia dell’Era Quaternaria.
Delle due esplosioni si devono considerare alcuni relativi effetti astronomici e alcuni effetti geografici.
Due sono le deduzioni che si possono trarre da questo e da altri reperti di Bolca, dove se ne trovano a decine di migliaia. Per prima cosa si può pensare che vi fu un’esplosione così potente da proiettare placche di crosta terrestre dall’Oceano Pacifico fino in questa regione; la seconda deduzione ci porta a ipotizzare che se quelle rocce sedimentarie contenevano già da prima questi pesci intatti sotto forma di fossili in ottime condizioni di conservazione, è segno che questi pesci tropicali hanno trovato la morte molto tempo prima e tutti contemporaneamente, forse per l’improvvisa presenza di anidride carbonica e solforosa nell’acqua e per la contemporanea caduta di grandi quantità di polvere vulcanica che in breve li ha sepolti. Infatti non sono stati divorati da altri pesci, ma si sono solidificati rapidamente prima di andare in decomposizione.
Dagli scritti di Don Guido Bortoluzzi