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sabato 8 febbraio 2020

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



La visione di S. Giovanni Bosco 

S. Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo d'Asti il 16 agosto 1815, e morì il 31 gennaio 1888. È da tutti conosciuto il suo straordinario carisma di educatore dei giovani per i quali istituì pure l'Ordine dei Salesiani. Anch'egli ebbe una visione dell'inferno che egli stesso raccontò ai giovani. "Mi trovai con la mia guida (l'Angelo Custode), infondo ad un precipizio che finiva in una valle oscura. Ed ecco comparire un edificio immenso, avente una porta altissima, serrata. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo soffocante mi opprimeva, un fumo grasso, quasi verde, s'innalzava sui muraglioni dell'edificio e guizze di fiamme sanguigne. Domandai: Dove ci troviamo? Leggi, mi rispose la guida, l'iscrizione che è sulla porta! C'era scritto: Ubi non est redemptio! cioè: dove non c'è redenzione. Intanto vidi precipitare dentro quel baratro... prima un giovane, poi un altro ed in seguito altri ancora; tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato. Esclamò la guida: Ecco la causa precipua di queste dannazioni: i compagni, i libri cattivi e le perverse abitudini. Gli infelici erano giovani da me conosciuti. Domandai: Ma dunque è inutile che si lavori tra i giovani, se tanti fanno questa fine? Come impedire tanta rovina? Coloro che hai visto, sono ancora in vita; questo però è il loro stato attuale e se morissero, verrebbero senz'altro qui! Dopo entrammo nell'edificio; si correva con la rapidità del baleno. Lessi questa iscrizione: Ibunt impii in ignem aeternum! Cioè: Gli empi andranno nel fuoco eterno! Vieni con me! - soggiunse la guida -. Mi prese per una mano e mi condusse davanti ad uno sportello, che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie d'immensa caverna, piena di fuoco. Certamente quel fuoco sorpassava mille e mille gradi di calore. Io questa spelonca non ve la posso descrivere in tutta la sua spaventosa realtà Intanto, all'improvviso, vedevo cadere dei giovani nella caverna ardente. La guida disse: 'La trasgressione del sesto comandamento è la causa della rovina eterna di tanti giovani'. `Ma se hanno peccato, si sono però confessati'. 'Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confessate male o taciute affatto. Ad es., uno aveva commesso quattro o cinque di questi peccati, ma ne disse solo due o tre. Vi sono di quelli, che ne hanno commesso uno nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna di confessarlo, oppure l'hanno confessato male e non hanno detto tutto. Altri non ebbero il dolore e il proponimento; anzi, taluni, invece di fare l'esame di coscienza, studiavano il modo di ingannare il confessore. E chi muore con tale risoluzione, risolve di essere nel numero dei reprobi e così sarà per tutta l'eternità... Ed ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio qui ti ha condotto? La guida sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo Oratorio, che io tutti conoscevo, condannati per questa colpa. Fra essi vi erano di quelli che in apparenza tengono buona condotta. Continuò la guida: Predica dappertutto contro l'immodestia! - Poi parlammo per circa mezz'ora sulle condizioni necessarie per fare una buona confessione e si concluse: Mutare vita!... Mutare vita! 
Ora, soggiunse l'amico, che hai visto i tormenti dei dannati, bisogna che provi anche tu un poco di inferno! Usciti dall'orribile edificio, la guida afferrò la mia mano e toccò l'ultimo muro esterno; io emisi un grido... Cessata la visione, osservai che la mia mano era realmente gonfia e per una settimana portai la fasciatura". In questo sogno di Don Bosco c'è da rilevare, tra l'altro, quanto segue: 

a) L'inferno appare come un'immensa caverna piena di fuoco, racchiusa come in un immenso edificio con porta altissima serrata, sulla quale si legge l'iscrizione: ubi non est redemptio (dove non c'è redenzione). Caverna impossibile a descriversi in tutta la sua spaventosa realtà. 

b) Nell'inferno non c'è redenzione e cioè non c'è più alcuna possibilità di salvezza. Satana con i suoi angeli e i dannati, sono ormai perduti per sempre. 

c) I dannati sono condannati al fuoco eterno (Ibunt impii in ignem aeternum!) che sorpassa mille e mille gradi di calore, tanto che Don Bosco, pur stando ancora fuori, è oppresso da un caldo soffocante, e vede che un fumo grasso, quasi verde, s'innalza sui muraglioni dell'edificio con guizze di fiamme sanguigne. 

d) Le anime si dannano soprattutto per peccati impuri e le immodestie: peccati magari confessati pure, ma non assolti perché non confessati bene, o non confessati tutti o taciuti in confessione, o confessati senza vero dolore e proponimento. 

e) Tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato. In effetti è il peccato che danna l'anima. La visione di D. Bosco vuol dire pure forse che ognuno si può dannare anche per un solo peccato mortale, se la morte dovesse accadere senza aver potuto liberarsi da tale stato. Ma generalmente ci si danna soprattutto per un peccato predominante nella vita terrena, dal quale proliferano tante altre male erbe. Don Bosco è invitato dalla guida che l'ha condotto all'inferno a predicare dappertutto contro l'immodestia. Il sogno viene a ribadire quanto continuamente si insegna e si predica dalla Chiesa e dai sacerdoti, tra l'irrisione magari di spiriti evoluti e cattivi: il peccato e specialmente il peccato impuro, con le mode invereconde e le immodestie che lo fomentano in tutti i sensi apre la via alla dannazione eterna. 

Padre Antonio Maria Di Monda

martedì 21 gennaio 2020

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



L'inferno visto dai Santi


Beata Anna Caterina Emmerick

Emmerick Anna Caterina nacque 1'8 settembre 1774 a Flamske bei Coestfeld (Westfalia) entrò nel Monastero di Agnetenberg in Duelmen (Westfalia) delle Canonichesse Regolari di S. Agostino. Morì a Duelmen il 9 novembre 1824. La B. Emmerick tra i tanti doni ricevuti, è famosa soprattutto per le stimmate e le visioni avute. Ella ebbe una visione dell'inferno quando vide scendere il Salvatore negli inferi. "Vidi (...) il Salvatore avvicinarsi, severo, al centro dell'abisso. L'inferno mi apparve come un immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce quasi metallica. Sulla sua entrata risaltavano enormi porte nere, con serrature e catenacci incandescenti. Urla di orrore si elevavano senza posa da quella voragine paurosa di cui, a un tratto, si sprofondarono le porte. Così potei vedere un orrido mondo di desolazione e di tenebre. L'inferno è un carcere di eterna ira, dove si dibattono esseri discordi e disperati. Mentre nel cielo si gode la gioia e si adora l'Altissimo dentro giardini ricchi di bellissimi fiori e di frutta squisite che comunicano la vita, all'inferno invece si sprofondano cavernose prigioni, si estendono orrendi deserti e si scorgono smisurati laghi rigurgitanti di mostri paurosi, orribili. Là dentro ferve l'eterna e terribile discordia dei dannati. Nel cielo invece regna l'unione dei Santi eternamente beati. L'inferno, al contrario, rinserra quanto il mondo produce di corruzione e di errore; là imperversa il dolore e si soffrono quindi supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e di pene. Ogni dannato ha sempre presente questo pensiero: che i tormenti, ch'egli soffre, sono il frutto naturale e giusto dei suoi misfatti. Quanto si sente e si vede di orribile all'inferno è l'essenza, la forma interiore del peccato scoperto. Di quel serpe velenoso, che divora quanti lo fomentarono in seno durante la prova mortale. Tutto questo si può comprendere quando si vede, ma riesce inesprimibile a parole. Quando gli Angeli, che scortavano Gesù, avevano abbattuto le porte infernali, si era sollevato come un subbisso d'imprecazioni, d'ingiurie, di urla e di lamenti. Alcuni Angeli avevano cacciato altrove sterminate torme di demoni, i quali avevano poi dovuto riconoscere e adorare il Redentore. Questo era stato il loro maggior supplizio. Molti di essi venivano quindi imprigionati dentro una sfera, che risultava di tanti settori concentrici. Al centro dell'inferno si sprofondava un abisso tenebroso, dov'era precipitato Lucifero in catene, il quale stava immerso tra cupi vapori. Tutto ciò era avvenuto secondo determinati arcani divini. Seppi che Lucifero dovrà essere scatenato per qualche tempo: cinquanta o sessant'anni prima dell'anno 2000 di Cristo, se non erro. Alcuni demoni invece devono essere sciolti prima di quell'epoca per castigare e sterminare i mondani. Alcuni di essi furono scatenati ai nostri giorni; altri lo saranno presto. Mentre tratto questo argomento, le scene infernali le vedo così orripilanti dinanzi ai miei occhi, che la loro vista potrebbe perfino farmi morire" Per Emmerick dunque: 
a) L'inferno è un immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce quasi metallica. All'entrata ci sono enormi porte nere con serrature e catenacci incandescenti. All'inferno si sprofondano cavernose prigioni, si estendono orrendi deserti, laghi smisurati rigurgitanti di mostri paurosi, orribili. 
b) I demoni sono imprigionati dentro una sfera, che risulta di tanti settori concentrici. Al centro dell'inferno si sprofonda un abisso tenebroso, dov'è precipitato Lucifero in catene, e dove sta immerso tra cupi vapori. 
c) L'inferno è un carcere di eterna ira dove si soffrono supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e di pene. E perciò urla di orrore si elevano senza posa da quella voragine paurosa. In questo mondo di desolazione e di tenebre, si dibattono esseri discordi e disperati. Questi hanno sempre presente il pensiero che i tormenti sofferti sono il frutto naturale e giusto dei loro misfatti. 
d) Quanto si sente e si vede di orribile nell'inferno è l'essenza, la forma interiore del peccato rivelato appieno in tutta la sua spaventosa virulenza. 
e) L'inferno è l'opposto del cielo: il cielo è come un giardino bellissimo di fiori e di frutti squisiti che comunicano la vita. La vita eterna è come alimentata da un cibo ... Siamo di fronte all'albero della vita, come lo era già nell'Eden? La visione di Emmerick presenta tratti teologici molto originali: ne rileveremo qualcuno più in là. 

Padre Antonio Maria Di Monda

venerdì 27 dicembre 2019

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



SANTA VERONICA GIULIANI 

Santa Veronica Giuliani (Orsola) nacque il 27 dicembre 1660. Entrò nel monastero delle Clarisse Cappuccine di Città di Castello. Morì il 9 luglio 1727. 
Una visione dell'inferno, avuta nel 1696, è così raccontata da Santa Veronica: "Parvemi che il Signore mi facesse vedere un luogo oscurissimo; ma dava incendio come fosse stata una gran fornace. Erano fiamme e fuoco, ma non si vedeva luce; sentivo stridi e rumori, ma non si vedeva niente; usciva un puzzore e fumo orrendo, ma non vi è, in questa vita, cosa da poter paragonare. 
In questo punto, Iddio mi dà una comunicazione sopra l'ingratitudine delle creature, e quanto gli dispiaccia questo peccato. E qui mi si dimostrò tutto appassionato, flagellato, coronato di spine, con viva, pesante croce in spalla. Così mi disse: Mira e guarda bene questo luogo che non avrà mai fine. Vi sta, per tormento, la mia giustizia ed il rigoroso mio sdegno". 
In questo mentre, parvemi di sentire un gran rumore. Comparvero tanti demoni: tutti, con catene, tenevano bestie legate di diverse specie. Le dette bestie, in un subito, divennero creature (uomini), ma tanto spaventevoli e brutte, che mi davano più terrore che non erano gli stessi demoni. Io stavo tutta tremante, e mi volevo accostare dove stava il Signore. Ma, contuttoché vi fosse poco spazio, non potei mai avvicinarmi più. Il Signore grondava sangue, e sotto quel grave peso stava. O Dio! Io avrei voluto raccogliere il Sangue, e pigliare quella Croce, e con grand'ansia desideravo il significato di tutto. 
In un istante, quelle creature divennero, di nuovo, in figura di bestie, e poi, tutte furono precipitate in quel luogo oscurissimo, e maledicevano Iddio e i Santi. Qui mi si aggiunge un rapimento, e parvemi che il Signore mi facesse capire, che quel luogo era l'inferno, e quelle anime erano morte, e, per il peccato, erano divenute come bestie, e che, fra esse, vi erano anco dei Religiosi. (...) "Parevami di essere trasportata in un luogo deserto, oscuro e solitario, ove non sentivo altro che urli, stridi, fischi di serpenti, rumori di catene, di ruote, di ferri, botti così grandi, che, ad ogni colpo, pensavo sprofondasse tutto il mondo. Ed io non aveva sussidi ove rivolgermi; non potevo parlare; non potevo invitare il Signore. 
Parevami che fosse luogo di castigo e di sdegno di Dio verso di me, per le tante offese fatte a S. Divina Maestà. Ed avevo avanti di me tutti i miei peccati. (...) 
Sentivo un incendio di fuoco, ma non vedevo fiamme; altro che colpi sopra di me; ma non vedevo nessuno. In un subito, sentivo come una fiamma di fuoco che si avvicinava a me, e sentivo percuotermi; ma niente vedevo. Oh! Che pena! Che tormento! Descriverlo non posso; ed anco il sol ricordarmi di ciò, mi fa tremare. Alla fine, fra tante tenebre, parvemi di vedere un piccolo lume come per aria. A poco a poco, si dilatò tanto. Parevami che mi sollevasse da tali pene; ma non vedevo altro (...)". 
Un'altra visione dell'inferno è del 17 gennaio 1716. La Santa racconta che in detto giorno fu trasportata da alcuni angeli nell'inferno: "In un batter d'occhio mi ritrovai in una regione bassa, nera e fetida, piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti 
... Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme... La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili. Essa era l'inferno superiore, cioè l'inferno benigno. Infatti la montagna si spalancò e nei suoi fianchi aperti vidi una moltitudine di anime e demoni intrecciati con catene di fuoco. I demoni, estremamente furiosi, molestavano le anime le quali urlavano disperate. A questa montagna seguivano altre montagne più orride, le cui viscere erano teatro di atroci e indescrivibili supplizi. 
Nel fondo dell'abisso vidi un trono mostruoso, fatto di demoni terrificanti. Al centro una sedia formata dai capi dell'abisso. Satana ci sedeva sopra nel suo indescrivibile orrore e da lì osservava tutti i dannati. Gli angeli mi spiegarono che la visione di satana forma il tormento dell'inferno, come la visione di Dio forma la delizia del Paradiso. Nel frattempo notai che il muto cuscino della sedia erano Giuda ed altre anime disperate come lui. 
Chiesi agli angeli di chi fossero quelle anime ed ebbi questa terribile risposta: Essi furono dignitari della Chiesa e prelati religiosi. 
Ed in quell'abisso, ella vide precipitare una pioggia di anime... ". Ed ecco come presenta le visioni della Santa il già citato Cioni: "Come Dante, anche la nostra Santa, appena su la soglia, ode urli, voci lamentevoli, bestemmie e maledizioni contro Dio. Vede mostri, serpenti, fiamme smisurate. È menata per tutto l'inferno. Precipitano giù, con la furia di densa grandine, le anime dei nuovi abitatori. 'E a quest'arrivo, si rinnovano pene sopra pene ai dannati'. In un luogo ancora più profondo trova ammucchiate migliaia di anime (son quelle degli assassini), sopra le quali incombe un torchio con una immensa ruota. 
La ruota gira e fa tremare tutto l'inferno. All'improvviso il torchio piomba su le anime, le riduce quasi a una sola; cosicché ciascuna partecipa alla pena dell'altra. Poi ritornano come prima. Ci sono parecchie anime con un libro in mano. I demoni le battono con verghe di fuoco nella bocca, con mazze di ferro sul capo, e con spuntoni acuti trapassano loro le orecchie. Sono le anime di quei religiosi bastardi, che adattarono la regola a uso e consumo proprio. Altre anime sono rinchiuse in sacchetti e infilzate dai diavoli nella bocca d'un orrendo dragone che in eterno le digruma. Sono le anime degli avari. Altre gorgogliano tuffate in un lago d'immondizie. Di tratto in tratto sgusciano fulmini. Le anime restano incenerite, ma dopo riacquistano lo stato primiero. 
`I peccati che hanno commesso sono i più gravi che mai vivente può immaginare'. Tutte le strade dell'inferno appaiono sparse di rasoi, di coltelli, di mannaie taglienti. E mostri, dovunque mostri. E una voce che grida: Sarà sempre così. Sempre, sempre, sempre. 
Veronica è condotta alla presenza di Lucifero. Egli ha d'intorno le anime più graziate dal cielo, che nulla fecero per Iddio, per la sua gloria; e tiene sotto i piedi, a guisa di cuscino, e pesta continuamente le anime di quelli che mancarono ai loro voti. 'Via l'intrusa che ci accresce i tormenti!', urla furibondo ai suoi ministri. Levata dall'inferno, Veronica ripete esterrefatta: O giustizia di Dio, quanto sei potente!". 
Ed ecco adesso in breve quanto di più notevole si ritrova nelle visioni di Santa Veronica: 
a) L'inferno è luogo oscurissimo ma dà incendio come fosse una gran fornace. In tutte le altre visioni il paesaggio, per così dire, è sostanzialmente sempre quello, anche se cambiano alcuni dettagli. Anche quando si ritrova in un luogo deserto, oscuro e solitario essa non sente altro che urli, stridi, fischi di serpenti, rumori di catene, di ruote, di ferri, botti così grandi che, ad ogni colpo sembrava sprofondasse tutto il mondo. 
Come quando si ritrova "in una regione bassa, nera e fetida, piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti... Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme... La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili". Si tratta sempre di inferno come le dice Gesù: "Mira e guarda bene questo luogo che non avrà mai fine. 1T sta, per tormento, la mia giustizia ed il rigoroso mio sdegno ". Tormento per i dannati è appunto la giustizia di Dio ed il rigoroso suo sdegno. 
b) I dannati sono coloro che hanno rifiutato Dio e la sua legge, e hanno scelto di servire il proprio io. I demoni li tengono come bestie legate di diversa specie. Bestie che, in un subito, divengono agli occhi della Santa, creature (= uomini), ma tanto spaventevoli e brutte, che le davano più terrore che non gli stessi demoni. La Santa li vede precipitare, dannati per sempre, in quell'abisso come una pioggia. 
L'inferno, secondo la Santa, lo si merita soprattutto per il peccato di ingratitudine. Le anime cioè, pur essendo nell'abbondanza di tanti beni, quasi mai sanno riconoscere la provenienza e quasi mai si ricordano di Colui che tutto ha fatto e ha donato. 
c) Anche all'inferno c'è un ordine: chi ha peccato di più e più gravemente responsabile, soffre più spaventosamente degli altri che hanno peccato meno e con meno responsabilità. 
Per S. Veronica esiste un inferno superiore, cioè l'inferno benigno, e un inferno massimo. 
Esistono perciò vari reparti, raffigurati forse in quelle montagne, l'una diversa dall'altra dalle quali i dannati si precipitano nell'abisso. Infatti la montagna si spalanca e nei suoi fianchi aperti la Santa vede una moltitudine di anime e demoni intrecciati con catene di fuoco. I demoni, estremamente furiosi, molestano le anime le quali urlano disperate. A questa montagna seguono altre montagne più orride, le cui viscere sono teatro di atroci e indescrivibili supplizi. 
Precipitano giù, con la furia di densa grandine, le anime dei nuovi abitatori. "E a quest'arrivo, si rinnovano pene sopra pene ai dannati". 
In un luogo ancora più profondo trova ammucchiate migliaia di anime (sono quelle degli assassini), sopra le quali incombe un torchio con una immensa ruota. La ruota gira e fa tremare tutto l'inferno. All'improvviso il torchio piomba su le anime, le riduce quasi a una sola; cosicché ciascuna partecipa alla pena dell'altra. Poi ritornano come prima. 
Ci sono parecchie anime con un libro in mano. I demoni le battono con verghe di fuoco nella bocca, con mazze di ferro sul capo, e con spuntoni acuti trapassano loro le orecchie. 
Sono le anime di quei religiosi bastardi, che adattarono la regola a uso e consumo proprio. 
Altre anime sono rinchiuse in sacchetti e infilzate dai diavoli nella bocca d'un orrendo 
dragone che in eterno le digruma. Sono le anime degli avari. Altre gorgogliano tuffate in un lago d'immondizie. Di tratto in tratto sgusciano fulmini. Le anime restano incenerite, ma dopo riacquistano lo stato primiero. "I peccati che hanno commesso sono i più gravi che mai vivente può immaginare". 
d) Nel fondo dell'abisso ci sono i gerarchi dell'inferno. Qui, infatti, la Santa vede un trono mostruoso, fatto di demoni terrificanti. Al centro una sedia formata dai capi dell'abisso. 
La Santa nota che il muto cuscino della sedia erano Giuda ed altre anime disperate come lui. Alla domanda agli angeli di chi fossero quelle anime, ella riceve questa terribile risposta: "Essi furono dignitari della Chiesa e prelati religiosi". Satana ci sedeva sopra nel suo indescrivibile orrore e da lì osservava tutti i dannati. 
e) La visione di Satana forma il tormento dell'inferno, come la visione di Dio forma la delizia del Paradiso. Qui i beati sono felici nella visione di Dio che è la fonte e la radice di tutti i loro beni; nell'inferno i dannati, oltre ad essere tormentati incredibilmente dai demoni che dispensano pene e sofferenze inaudite nel loro odio, è la visione di Satana soprattutto, il loro massimo nemico e artefice in parte della loro dannazione, che li fa soffrire indicibilmente. 
f) Nell'inferno vi è pure la pena dei sensi: la Santa parla di fiamme e fuoco, di stridi e rumori, di fetore e fumo orrendo. Pene da non potersi paragonare a nessuna pena della terra. 
Grande mistero l'inferno e terribile realtà. "Molti - come disse la Madonna a Sr. Veronica - non credono che vi sia l'inferno, ed io ti dico che tu medesima che ci sei stata non hai compreso niente cosa sia". 

Padre Antonio Maria Di Monda

giovedì 5 dicembre 2019

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



L'inferno visto dai Santi 

Ma è tempo di sentire e analizzare quanto ci dicono i Santi con le loro visioni o apparizioni. Ci fermeremo naturalmente solo ad alcuni, privilegiando soprattutto Santi più vicini a noi per il tempo e per la cultura. E questo anche per non perdersi dietro racconti o episodi non del tutto storicamente accertati o addirittura leggende e miti, da non prendere in considerazione. 

1 - L'inferno visto da S. Teresa d'Avila 

Monaca e riformatrice del Carmelo, Teresa di Gesù, nata ad Avila in Spagna il 28 marzo 1515 e morta ad Alba il 4 ottobre 1582, è una dei Santi che ha visto l'inferno. Lo racconta essa stessa nella vita scritta da Lei in questi termini: "Un giorno mentre ero in orazione; mi trovai tutt'a un tratto trasportata intera nell'inferno. Compresi che Dio mi voleva far vedere il luogo che i demoni mi avevano preparato, e che io mi ero meritato con i miei peccati. 
Fu una visione che durò pochissimo, ma vivessi anche molti anni, mi sembra di non poterla più dimenticare. L'ingresso mi pareva un cunicolo molto lungo e stretto, simile a un forno assai basso, buio e angusto; il suolo tutto una melma puzzolente piena di rettili schifosi. Infondo, nel muro, c'era una cavità scavata a modo di nicchia, e in essa mi sentii rinchiudere strettamente. E quello che allora soffrii supera ogni umana immaginazione, né mi sembra possibile darne solo un'idea perché cose che non si sanno descrivere. Basti sapere che quanto ho detto, di fronte alla realtà sembra cosa piacevole. 
Sentivo nell'anima un fuoco che non so descrivere, mentre dolori intollerabili mi straziavano orrendamente il corpo. Nella mia vita ne ho sofferto moltissimi, dei più gravi che secondo i medici si possano subire sulla terra, perché i miei nervi si erano rattrappiti sino a rendermi storpia, senza dire dei molti altri di diverso genere, causatimi in parte dal demonio. 
Tuttavia non sono nemmeno da paragonarsi con quanto allora ho sofferto, specialmente al pensiero che quel tormento doveva essere senza fine e senza alcuna mitigazione. Ma anche questo era un nulla innanzi all'agonia dell'anima. Era un'oppressione, un'angoscia, una tristezza così profonda, un così vivo e disperato dolore che non so come esprimermi. Dire che si soffrano continue agonie di morte è poco, perché almeno in morte pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si fa in brani da sé. Fatto sta che non so trovare espressioni né per dire di quel fuoco interiore né per far capire la disperazione che metteva il colmo a sì orribili tormenti. Non vedevo chi me li faceva soffrire, ma mi sentivo ardere e dilacerare, benché il supplizio peggiore fosse il fuoco e la disperazione interiore. 
Era un luogo pestilenziale, nel quale non vi era più speranza di conforto, né spazio per sedersi o distendersi, rinserrata com'ero in quel buco praticato nella muraglia. Orribili a vedersi, le pareti mi gravavano addosso, e mi pareva di soffocare. Non v'era luce, ma tenebre fittissime; eppure quanto poteva dar pena alla vista si vedeva ugualmente nonostante l'assenza della luce: cosa che non riuscivo a comprendere. 
Per allora Dio non volle mostrarmi di più, ma in un'altra visione vidi supplizi spaventosissimi, fra cui i castighi di alcuni vizi in particolare. A vederli parevano assai più terribili, ma non mi facevano tanta paura perché non li sperimentavo, mentre nella visione di cui parlo il Signore volle farmi sentire in ispirito quelle pene ed afflizioni, come se le soffrissi nel corpo. (...) Sentir parlare dell'inferno è niente. Vero è che io l'ho meditato poche volte perché la via del timore non è fatta per me, ma è certo che quanto si medita sui tormenti dell'inferno, su quello che i demoni fanno patire, o che si legge nei libri, non ha nulla a che fare con la realtà, perché totalmente diversa, come un ritratto messo a confronto con l'oggetto ritrattato. Quasi neppure il nostro fuoco si può paragonare con quello di laggiù. 
Rimasi spaventatissima e lo sono tuttora mentre scrivo, benché siano già passati quasi sei anni, tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stesso dove sono. Mi accade intanto che quando sono afflitta da qualche contraddizione o infermità, basta che mi ricordi di quella visione perché mi sembrino subito da nulla persuadendomi che ce ne lamentiamo senza motivo. Questa fu una delle più grandi grazie che il Signore m'abbia fatto, perché mi ha giovato moltissimo non meno per non temere le contraddizioni e le pene della vita che per incoraggiarmi a sopportarle, ringraziando il Signore d'avermi liberata da mali così terribili ed eterni, come mi pare di dover credere". 
Nella visione della Santa si evidenziano vari ed importanti fattori riguardanti l'inferno: 

a) Il luogo dove starebbe l'inferno, il cui ingresso è costituito da un cunicolo lungo e stretto, simile ad un forno basso, buio e angusto. Un luogo pestilenziale dove non c'è più né speranza di conforto, né spazio per sedersi o distendersi. 
Il suolo, tutto melma puzzolente, è pieno di rettili schifosi. Non c'è luce, ma tenebre fittissime e intanto tutto ciò che può dar pena alla vista si vede ugualmente. 

b) Le pene sofferte dai dannati. L'anima è investita da un fuoco che Teresa non sa descrivere; il corpo (la Santa è lì con l'anima e il corpo) è straziato orrendamente da dolori intollerabili. Ma tutto questo è ancora niente di fronte all'agonia dell'anima che soffre un'oppressione, un'angoscia, una tristezza e un vivo e disperato dolore "che non so - dice la Santa - come esprimermi ". "Dire che si soffrano continue agonie di morte è poco, perché almeno in morte pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si fa in brani da sé. La sofferenza più atroce è il pensiero che queste pene non hanno né fine né mitigazione alcuna". I supplizi peggiori sono il fuoco e la disperazione interiore. 
Le pene e le afflizioni sono sentite in ispirito ma si soffre veramente, come se si soffrisse nel corpo. 

c) Dette pene sono tali da superare ogni umana immaginazione: a paragone di esse, le sofferenze più atroci di questa terra sono un niente. Quanto vien detto o si medita sull'inferno e i suoi supplizi non ha nulla a che vedere con la realtà, perché totalmente diversa. È certo che "quanto si medita sui tormenti dell'inferno, su quello che i demoni fanno patire, o che si legge nei libri, non ha nulla a che fare con la realtà, perché totalmente diversa, come un ritratto messo a confronto con l'oggetto ritrattato. Quasi neppure il nostro fuoco si può paragonare con quello di laggiù ". 

d) Oltre ai castighi diciamo così comuni per tutti i dannati, ci sono pure spaventosissimi castighi per ogni vizio particolare. 

e) È la stessa anima dannata che si dilania, che si fa in brani da sé. "Non vedevo - dice la Santa - chi me li faceva soffrire (detti tormenti), ma mi sentivo ardere e dilacerare, benché il supplizio peggiore fosse il fuoco e la disperazione interiore". 
 
Padre Antonio Maria Di Monda

mercoledì 20 novembre 2019

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



Si tratta di rivelazioni private 

Da notare prima di tutto che dette visioni o apparizioni sono dette rivelazioni private non perché non siano o non debbano essere a vantaggio di tutta la Chiesa, ma nel senso che ad esse, non facendo parte di quelle verità di fede, necessarie per conseguire la salvezza, si potrebbe anche non prestare fede. "E quando la Chiesa le approva,non ci obbliga a crederle, ma solo permette, come dice Benedetto XIV che siano pubblicate ad istruzione ed edificazione dei fedeli; onde l'assenso che vi si deve prestare non è atto di fede cattolica, ma atto di fede umana fondato sull'essere queste rivelazioni probabili e piamente credibili" (Siquidem hisce revelationibus taliter approbatis, licet non debeatur nec possit adhiberi assensus (idei catholicae, debetur tamen assensus (idei humanae, juxta prudentiae regulas, juxta quas nempe tales revelationes sunt probabiles pieque credibiles De servorum Dei beatificatione, 1. 11, c. 32, n. 11). 

2. Natura di queste apparizioni o visioni  
La visioni "sono percezioni soprannaturali di oggetti naturalmente invisibili all'uomo". 
E cioè accade che alcune anime vedano, per un intervento superiore, delle realtà che ordinariamente non sono viste dagli altri uomini: visioni, per es., di Santi, di defunti, di anime del purgatorio o di dannati, ecc. 
Le visioni sono di tre specie: sensibili, immaginarie e intellettuali. "Le visioni sensibili o corporali od oculari, che si dicono anche apparizioni, sono quelle in cui i sensi percepiscono una cosa reale naturalmente invisibile all'uomo". 
E cioè visioni e apparizioni possono avvenire "per mezzo dei sensi corporali esteriori; per questo, tali visioni si chiamano corporee. Possono succedere in due maniere. L'una è propriamente e veramente corporea, cioè quando con corpo reale e dotato di peso si presenta alla vista o al tatto qualche cosa dell'altra vita, come Dio, un angelo, un Santo, il demonio, un'anima o altro. Si forma a tale scopo, per opera e virtù degli angeli buoni o cattivi, qualche corpo immateriale ed apparente, il quale, benché non sia corpo naturale e vero di colui che rappresenta, è veramente un corpo di aria condensata con le sue dimensioni quantitative". 
Un'altra maniera di visione corporea "sono certe immagini di corpo, di colore e simili, che un angelo può causare negli occhi alterando l'aria circostante. Colui che le riceve giudica di vedere qualche corpo reale presente, mentre esso non c'è e ci sono solo immagini con le quali si altera la vista con un inganno ad essa impercettibile. 
Questo genere di visioni illusorie non è proprio degli angeli buoni né delle apparizioni divine, anche se è possibile che lo sia e tale poté essere la voce che udì Samuele (Cf 1 Re 3,4). Ordinariamente, però, le simula il demonio per quello che contengono di inganno, specialmente per gli occhi" (448449). "Nella Scrittura si trovano molte visioni corporee avute dai Santi e dai Patriarchi. Adamo vide Dio rappresentato dall'angelo (Cf. Gen 3,8), Abramo i tre angeli (cf. Gen 18,1-2), Mosè il roveto e molte volte il Signore stesso (Cf. Es 3,2). Hanno avuto molte volte visioni corporee ed immaginarie anche dei peccatori, come Caino (cf. Gen 4,9) e Baldassar che vide la mano sul muro (Cf Dan S,5)". 
Le visioni invece immaginarie o immaginative "sono quelle prodotte da Dio o dagli angeli nell'immaginazione sia nella veglia sia nel sonno". Visioni immaginarie se ne trovano nella S. Scrittura per es., il Faraone ebbe quella delle vacche (cf. Gen 41,1 ss) e Nabucodonosor quella dell'albero (Cf Dan 4,1 ss) e della statua (Cf Dan 2,1 ss.), ed altre simili. 
A proposito delle visioni puramente spirituali, così si esprime S. Giovanni della Croce: "Parlando... delle visioni che sono puramente spirituali, senza cioè il mezzo e l'opera di alcun senso del corpo, dico che due sorta di visioni possono cadere nell'intelletto: le une sono visioni di sostanze corporee; le altre, di sostanze separate o incorporee. Le prime sono intorno a tutte le cose materiali che esistono in cielo e in terra, e che l'anima può vedere anche stando nel corpo, mediante una certa luce soprannaturale derivata da Dio, nella quale può scorgere le cose del cielo e della terra in loro assenza, come leggiamo essere avvenuto a S. Giovanni che nell'Apocalisse descrive le bellezze della celeste Gerusalemme che vide in cielo...". 
"Ma le altre visioni di sostanze incorporee, vale a dire di angeli e di anime, non si possono vedere neanche mediante quel lume derivato, ma con un altro più alto che si chiama lume di gloria; e perciò queste visioni di sostanze incorporee non sono proprie di questa vita, né si possono vedere in corpo mortale". 
Quanto alle visioni intellettuali di sostanze corporee che "spiritualmente si ricevono nell'anima, dico che esse sono a guisa delle visioni corporee; poiché, come gli occhi vedono le cose materiali mediante la luce naturale, così l'anima mediante il lume soprannaturale derivato dall'alto, vede interiormente con l'intelletto queste medesime cose naturali ed altre ancora come a Dio piace; se non che c'è differenza nel modo di percepirle, poiché le spirituali e intellettuali accadono in modo assai più chiaro e sottile che non le corporee. 
Quando Dio vuol fare all'anima questa Grazia, le comunica quella luce soprannaturale che abbiamo accennata, in cui con la massima facilità e chiarezza vede le cose che Dio vuole, ora del cielo, ora della terra, senza che faccia ostacolo o importi l'assenza o presenza loro. Il che avviene, alle volte, come se si aprisse una risplendentissima porta, per la quale si vedesse una luce a guisa di un lampo che in una notte buia all'improvviso illumina gli oggetti, li fa vedere chiari e distinti, e subito li lascia di nuovo all'oscuro, quantunque le loro forme e figure restino impresse nella fantasia. 
Ciò accade nell'anima molto più perfettamente; perché le cose vedute con lo spirito in quella luce le restano impresse in tale maniera che, ogni volta che vi fa avvertenza, torna a vederle in sé come prima; in quella guisa appunto che in uno specchio si scorgono le figure che vi sono rappresentate, ogni volta che alcuno torni a mirarvi. Ed è da notarsi che le forme delle cose vedute, giammai si cancellano interamente dall'anima, quantunque con l'andar del tempo si vadano un po' affievolendo". 
I mistici ci istruiscono sul modo con cui avvengono le visioni immaginarie e corporee: "Si formano per mezzo di immagini sensibili, causate o mosse nell'immaginazione o fantasia, le quali rappresentano gli oggetti in modo materiale e sensitivo, come cosa che si guarda con gli occhi del corpo, si ascolta, si tocca o si gusta. Sotto questa forma di visioni i profeti dell'antico Testamento - particolarmente Ezechiele, Daniele e Geremia - manifestarono grandi misteri che l'Altissimo rivelò loro per mezzo di esse. In simili visioni l'evangelista Giovanni scrisse la sua Apocalisse". 
"Ma le altre visioni di sostanze incorporee, vale a dire di angeli e di anime, non si possono vedere neanche mediante quel lume derivato, ma con un altro più alto che si chiama lume di gloria; e perciò queste visioni di sostanze incorporee non sono proprie di questa vita, né si possono vedere in corpo mortale". 
Le visioni dell'inferno da parte di Santi o di anime elette sono, senza dubbio visioni sensibili e immaginarie. Essi hanno visto e toccato e sofferto nel corpo e nell'anima. 

3. Che valore attribuire alle apparizioni o visioni 
Le visioni che ci occupano qui provengono da Dio o sono frutto di menti esaltate o malate di schizofrenia o di isterismo e simili? O frutto magari di immaginazione già imbottita di immagini, da qualsiasi parte derivate o attinte? Il quesito, pur importante, interessa qui fino ad uno punto. Perché a parte il fatto che almeno alcune si presentano come chiaramente di origine soprannaturale; in effetti anche quelle che potrebbero spiegarsi naturalmente, sono in piena sintonia con i dati rivelati, come vedremo. Stando così le cose, dette visioni o apparizioni, se veramente si sono verificate, hanno lo stesso valore che hanno tutte le rivelazioni private. E cioè quello di confermare in qualche modo il dato rivelato, e quello di ricordare agli immemori certe verità, dalle quali facilmente si evade non solo per la naturale smemoratezza dell'uomo, ma anche e spesso per il disagio che esse comportano e per le conclusioni alle quali perentoriamente conducono, ecc. 
Da chiedersi pure: quanto detto dai Santi sull'inferno è frutto di visioni o di vere e proprie "discese" nell'inferno? Per varie di queste testimonianze c'è da pensare che, più che visioni, si sia trattato anche di realtà, giacché i protagonisti sono "portati" nell'inferno, soffrendo enormemente. Reale discesa percepita come tale dagli stessi demoni. A vedere S. Veronica Giuliani nell'inferno, Satana urla furibondo ai suoi ministri: "Via l'intrusa che ci accresce i tormenti!". Certo non ci sappiamo spiegare come è possibile scendere nell'inferno da vivi, condividendo le stesse sofferenze dei dannati. Ma l'importante non è tanto sapere come si è discesi nell'inferno, ma quanto si è visto e sperimentato. Il non sapersi spiegare un fenomeno, -bisogna ribadirlo una volta di più - non può essere un motivo sufficiente per negarlo o per spiegarlo in modo chiaramente e volutamente distorto. 

4. Perché si verificano detti fenomeni 
Ci si potrebbe domandare pure il perché di tali fenomeni. Lo si diceva già a proposito del loro valore in confronto della rivelazione pubblica. Dio non opera che per amore. E l'amore ricorre a tutti i mezzi per salvare chi si ama. E perciò anche attraverso le visioni o le apparizioni, il Signore richiama alla realtà delle cose perché non si resti ammaliati da colori e apparenze ingannatrici. E purtroppo - noi lo sappiamo bene per esperienza -, sono tanti coloro che vanno dietro a vere e proprie illusioni e suggestioni. 
Si capisce allora che anche questi interventi dall'alto sono espressione di vera e propria misericordia. Con l'oscurarsi soprattutto di verità di fede di grande importanza, detti interventi straordinari aiutano enormemente a ritrovare la via della verità. Da notare, in conclusione, che visioni e apparizioni non possono confondersi con immaginazioni di fantasia, pura creazione del soggetto che opera. Sulla pur grandiosa concezione immaginaria de La Divina Commedia si può anche non consentire, trattandosi appunto di immaginazione poetica. Molto più difficile non consentire con le visioni dei Santi, che presentano una realtà che eccede anche ogni possibile immaginazione. 

Padre Antonio Maria Di Monda