giovedì 16 aprile 2020

NEL FUOCO ETERNO SENZA AMORE



DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

1033. "Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi: "Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna" (1Gv 3,15). Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli. Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola "inferno".

1034. Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile", che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe che egli "manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno... tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente" (Mt 13,4142), e che pronunzierà la condanna: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" (Mt 25,41).

1035. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l'esisenza dell'inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell'inferno, "il fuoco eterno". La pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira.

1036. Le affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa riguardanti l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale l'uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla conversione. "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla Vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" (Mt 7,13-14).
Siccome non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove "ci sarà pianto e stridore di denti".

1037. Dio non predestina nessuno ad andare all'inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle preghiere quotidiane dei fedeli, la Chiesa implora la misericordia di Dio, il quale non vuole "che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2Pt 3,9): Accetta con benevolenza, o Signore, l'offerta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli eletti.

(Tratto dalla rivista mensile “Papa Giovani” – Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani)

Ritorno a casa



Cristiani, atei ed ebrei convertiti alla fede cattolica

I convertiti dal Protestantesimo


Julien Green (1900-1998)

Fu un famoso scrittore e novelliere nordamericano, di origini francesi, morì a 98 anni pieno di meriti. Dice di se stesso: Quando ero bambino mia madre mi educò alla fede evangelica. Dall’età di sette anni io cominciai a farle molte domande riguardo alle fede e lei mi rispondeva come meglio poteva. A quindici anni lessi un libro di un padre gesuita francese e un libro del cardinale di Baltimora che rispondeva alle mie inquetudini. E da allora abbracciai la fede cattolica con grande entusiasmo.
Quando dissi a mio padre che mi ero convertito al cattolicesimo, mi disse: “Anche io mi convertii al cattolicesimo dopo un anno dal mio arrivo in Inghilterra”.
Questo grande scrittore diceva: Per me scrivere significa esser fedeli alla verità.

Padre ángel Peña

ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE



Del desiderio ed affezione che dobbiamo avere alla virtù e alla perfezione . 


Sostegno del nostro fervore. 

È tanto importante e necessaria cosa, per far profitto, che sia in noi questo desiderio, il quale esca dal cuore e ci tiri dietro a sé, senza che abbiamo bisogno d'andar in ciò dietro a noi stessi, che di colui che non l'avrà, molto poco si potrà sperare. Pigliamo per esempio un religioso, e ciascuno potrà applicare a se stesso questa dottrina secondò lo stato suo. È buona e necessaria nella religione la cura e la vigilanza dei Superiori sopra i sudditi, ed anche vi è bisogno della riprensione e delle penitenze: ma non può la persona fidarsi molto di colui che si muove per questo a far le cose; perché questo al più sarà cagione, che per qualche tempo, quando se gli sta addosso, cammini bene; ma se ciò non gli viene di dentro dal cuore e dal vero desiderio del suo profitto, non accade farne molto conto, perché non potrà durar molto a lungo. 

ALFONSO RODRIGUEZ 

Il mio Cuore è stato ferito ed è stato offeso ancora una volta mentre mia Madre veniva oltraggiata e trattata come una donna qualunque, come la persona più insignificante.



Messaggio di Gesù (12.04.2020)

Pace al tuo cuore!

Figlio mio, molti segni sono stati dati al mondo, ma il mondo non ha voluto convertirsi ed aprire il suo cuore al mio amore. Il segno più bello e grandioso è stato quello della Mia Madre Immacolata che è venuta per tanti anni nel mondo, per comunicare i suoi santi messaggi.

Molti sono stati coloro che hanno chiuso i loro orecchi alle sue parole materne. Molti sono stati coloro che hanno messo in ridicolo e che hanno schernito il suo amore puro e santo, combattendo la sua presenza reale e santa in molti luoghi del mondo. Essi hanno deriso, hanno dileggiato, hanno impedito che molte anime La udissero, che accogliessero e che vivessero le sue richieste materne, trasmesse con tanto amore, dolore e preoccupazione.

Figlio mio, il mio Cuore è stato ferito ed è stato offeso ancora una volta mentre mia Madre veniva oltraggiata e trattata come una donna qualunque, come la persona più insignificante. E continuano a svilirLa, togliendoLe gli onori, le virtù ed i privilegi che Io Le ho donato per il suo grande amore, la sua grande umiltà, obbedienza, accettazione e offerta totale alla mia Divina Volontà. Nessun’altra creatura, né angelica né umana, è giunta ad una così grande santità e perfezione, come la Mia Madre Immacolata, la tutta pura e senza macchia di peccato originale e, dopo la mia Santissima Madre, nessun’altra creatura è così santa e gradita al mio Cuore Divino, dandomi l’amore che lo consola, che profuma il mio Trono nel Cielo, piena di virtù e di meriti, se non il mio Giusto, il mio Padre Verginale Giuseppe.

Dopo di Lei, Egli è la persona più potente in Cielo, per cui tutto l’inferno trema e di cui ha terrore. Chiedete l’aiuto di San Giuseppe, poiché voi non vi siete ancora resi conto del grande potere della sua intercessione davanti alla Santissima Trinità nel Cielo. Egli tutto ottiene quando si presenta davanti al mio Trono. Non posso negargli nulla. Non posso resistere alle sue richieste, a lui che con tanto amore dedicò sé stesso nel prendersi cura di me, il Verbo fatto carne, e della mia Santissima Madre, in questo mondo; per le sue fatiche, per il suo amore, per i dolori e per le lacrime sparsi per proteggerci dai pericoli del periodo in cui vivemmo perché fosse compiuta la Volontà del Padre.

Ricordati, figlio mio: ogni epoca ha i suoi pericoli crudeli e terribili, ma Dio non ha mai abbandonato il suo popolo e il male non ha avuto né mai avrà l’ultima parola.

Prega, prega, questa è stata la richiesta di mia Madre e Regina, della Regina del Rosario e della Pace. Nella preghiera sta il mistero profondo di toccare il Cuore di un Dio, di un Dio che si lascia commuovere dalle suppliche di tutti coloro che confidano nel suo Divino Amore e, per questi, Egli farà grandi cose.

Io ti benedico!

EDSON GLAUBER 


mercoledì 15 aprile 2020

Comunione sulla mano? NO! é sacrilegio!



...  ma  perché,  allora, la  “nuova  prassi”?

In Italia entrò in vigore la prima domenica d’Avvento, (3 I dicembre 1989), in base ad un Decreto del card. Ugo Poletti, allora Presidente della C.E.I. Ma ne aveva già dato “notizia” l’Osservatore Romano del 5 ottobre, sotto il titolo: “Il cammino della Chiesa in Italia. Promulgata la delibera della CEI sulla distribuzione della Comunione”.
Per gli storici risultò subito chiaro che questa “concessione” era piuttosto ambigua e discutibile, anche perché la “nuova prassi” era già stata introdotta, qua e là, senza alcuna autorizzazione. Paolo VI stesso aveva dovuto dire che c’era stato un “inizio abusivo”!44 Comunque, la “Conferenza Episcopale Italiana”, ancora nel 1974 aveva saggiamente deciso che si doveva mantenere l’uso “tradizionale” nella distribuzione della Santa “Comunione in bocca”45. Infatti, sul “Rito della Comunione”, al n. 21, si legge: «Nel distribuire la Santa Comunione “si conservi” la consuetudine di deporre la Particola sulla lingua dei comunicandi; consuetudine che poggia su una tradizione plurisecolare…».
La “mens” della Santa Sede, quindi, non era mai stata per questo “nuovo corso”. Roma aveva resistito sempre con “ferma opposizione”. Per esempio: il 12 ottobre 1965, una lettera del “Consilium”, l’Organo addetto all’esecuzione della “Costituzione” conciliare sulla Liturgia, “prega vivamente” la Conferenza Episcopale Olandese «perché si torni dappertutto al modo tradizionale di comunicarsi»46. Ma le pressioni per la “nuova prassi liturgica” si facevano sempre più pressanti. Venivano, soprattutto, dalla Germania, dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia.
E purtroppo Paolo VI, il 3 giugno 1968, cedette e diede il “via” alle “Conferenze Episcopali” che ne facessero richiesta, limitandosi a ricordare «ai vescovi la loro responsabilità, affinché vogliano, con opportune norme, prevenire gli inconvenienti e moderare la diffusione indiscriminata di quest’uso, per sé non contrario alla dottrina (e invece sì, come vedremo più avanti!), ma alla pratica molto discutibile e pericoloso»47.
Per l’Olanda, il “Consilium” aveva scritto al card. Alfrink: «Sia conservato il modo tradizionale di distribuire la santa Comunione».
Questo avvenne il 12 ottobre 1965. Più tardi, il “Consilium” riferiva che il Papa «non ritiene opportuno che la Sacra Particola sia distribuita sulla mano e assunta, poi, dai fedeli in vario modo loro proprio; e prega, pertanto, vivamente, la Conferenza che dia le opportune disposizioni perché si torni, dappertutto, al modo tradizionale di comunicarsi».
Invece, il 27 giugno e il 3 luglio 1968, venne data la “concessione” anche alla Germania (16 luglio 1968) e al Belgio (12 luglio 1968). Però, dopo vivaci “proteste” di non pochi Vescovi e fedeli, Paolo VI comunicò alle suddette Conferenze Episcopali di «sospendere, temporaneamente, la pubblicazione e l’applicazione dell’indulto»48. 
Giusto il tempo per consultare l’episcopato universale, il cui esito fu chiaramente significativo: 1.233 “no”, contro 567 “sì”, (e, anche di questi, ben 315 con riserva!)49. Così, lo stesso “Concilium” dovette riconoscere che c’era “una larga maggioranza assoluta contraria alla nuova prassi”50!
Subito dopo, Paolo VI volle lui stesso, deliberatamente, «moderare la diffusione indiscriminata di quest’uso». Il “Consilium” (per l’attuazione della Costituzione liturgica), preparò allora una lettera per la consultazione delle Conferenze episcopali, inviata alla Segreteria di Stato il 18.10.1968. In questo testo, alle parole: «per mandato esplicito del Santo Padre», Paolo VI aggiunse di suo pugno, tra parentesi, la seguente decisiva limitazione: «che non può esimersi dal considerare l’eventuale innovazione con ovvia apprensione»!
Nella votazione che ne seguì, più della metà dei Vescovi - come abbiamo già detto - si dichiarò contro la nuova prassi.
Di conseguenza, il 29 maggio 1969, l’Istruzione “Memoriale Domini” della Sacra Congregazione del Culto, approvata da Paolo VI, riconosceva che la maggioranza dei vescovi non voleva che si toccasse l’antica disciplina: («… Episcopus longe plurimos censere hodiernam disciplinam haudquaquam esse immutandam; quae immo, si immutetur, id tum sensui tum spirituali cultui eorundem Episcoporum plurimorumque fidelium offensioni fore»)51, e richiamava che il modo tradizionale della Comunione doveva essere conservato e che era la legge tuttora in vigore… perché rispondeva al bene comune della Chiesa. 
Vi diceva, infatti: «Vescovi, sacerdoti e fedeli sono vivamente esortati ad attenersi all’uso tradizionale, in ossequio al giudizio della maggior parte dei vescovi, per rispetto all’attuale legislazione liturgica e per riguardo al bene comune della Chiesa»52.
Anche la “Institutio generalis” dell’ultima edizione del “Nuovo Messale Romano”, promulgata il 26 marzo 1970, ristabiliva espressamente la pratica della Comunione tradizionale con due precisazioni che figurano agli articoli 80 e 117. Nell’articolo 80, infatti, tra gli oggetti che si devono preparare per la celebrazione della Messa, c’è il “piattello”, (“patina pro communione fidelium”) e, all’articolo 117 vi si descrive il modo con cui si deve compiere la Comunione; e cioè: il sacerdote presenta l’Ostia al fede le, dicendo: “Il Corpo di Cristo” (Corpus Christi), e il fedele risponde: “amen!”; e, «tenendo il piattello sotto il suo volto, egli riceve il Sacramento» («et tenens patinam sub ore, Sacramentum accipit»). Ora, qui, ci si può chiedere: perché mai si era “consultato” l’episcopato della Chiesa universale quando, poi, non se ne tenne conto?
Anzi, perché anche in Italia, che fino agli anni 70 aveva sempre respinto questa “nuova prassi” di distribuire la “Comunione sulla mano”, ora, quasi d’improvviso, raggiunse i due terzi, così da arrivare alla concessione di questo “nuovo” uso di comunicare?
Il noto canonista e storico della Chiesa, prof. Georg May, ha espresso il seguente giudizio: «L’introduzione della “Comunione nella mano” è dovuta a una catena di atti di disubbidienza e violazioni di diritto, nonché all’esercizio di forti pressioni… In un primo momento, il Papa si oppose assai fortemente a una prassi introdotta contro la legge della Chiesa; ma poi, come in parecchi altri casi, cedette alle pressioni e diede alla “Comunione sulla mano” un permesso, soggetto a condizioni e limitazioni, sanzionandone così l’esercizio generatosi nella disubbidienza»!53 Comunque, anche qui possiamo dire che questa, purtroppo, era la tattica abituale di Paolo VI: imporre la “sua” riforma liturgica “progressivamente”! Lo confessa lo stesso Bugnini nel suo succitato libro54. 

del sac. dott. Luigi Villa

INTERVISTE COL MALIGNO



DECIMO INCONTRO: IL DIAVOLO, VINCITORE SCONFITTO  

- "Questo è l'ultimo incontro che sono costretto ad avere con te... Ma non è detto che non  ce ne possa essere qualche altro deciso di mia iniziativa e senza certe cautele impostemi  da quella odiosa tiranna... Ti potrò cogliere di sorpresa, quando meno te l'aspetti... Hai  già parecchie cose da pagarmi. Non credere che io abbia dimenticato le spruzzate di  acqua santa che mi hai buttato addosso per allontanarmi da quel tale..." 
Questo discorso esplose improvviso e minaccioso, ma senza i soliti segni premonitori,  mentre - neanche a farlo apposta - stavo leggendo un piccolo libro intitolato 'L'era del  diavolo' di un autore tedesco. 
Il tono del mio interlocutore era, come sempre, spavaldo e arrogante; parlava anche  questa volta con aria da gran padrone che dispone di tutto, mentre era appena il  miserabile esecutore di quanto gli era imposto dall'alto. 
- "E' l'ultimo incontro, hai detto, e spero che sia veramente così. Intanto ringrazio Colei  che mi è stata sempre vicina, come lo sarà anche negli incontri a sorpresa che minacci di  prepararmi. A dirti la verità, ne avevo abbastanza delle tue smargiassate e di tutte le  bravate con cui pretendi di far tremare il mondo... Penso anch'io, e te l'ho già detto, che  il Signore permetta presto una grande ora di prova per la sua Chiesa... Ma avverrà tutto  sotto la sua regia e per liberarci dal luridume che hai accumulato in essa... Sarai, anche questa volta, il suo spazzino... E se ci saranno vittime, com'è prevedibile, serviranno solo  a rendere la Chiesa più bella e più santa." 
- "Sei troppo sicuro, tu... Aspetta che vengano i fatti. Sto preparando per voi cose  spaventose! Scene di distruzione e di sangue mai viste! Sui pinnacoli delle vostre chiese,  al posto della croce, sventolerà tra non molto il mio vessillo." 
- "Anime ispirate ci hanno predetto anche questo. Ma sarà l'ultima tua grande parata da  'principe di questo mondo'. Dopo interverrà Lui e tutto crollerà su di te e sui tuoi  seguaci." 
- "Tu ti illudi. Sta cominciando invece la mia epoca. Trionferà la mia potenza di  distruzione. Mi presenterò agli uomini senza maschera; mi farò vedere quale sono,  perché tutti abbiano a tremare al mio cospetto." 
- "Ma va là, buffone! Non credi nemmeno tu a quello che stai dicendo. Tu sai bene chi è  Dio. E sai che Egli non abbandonerà mai l'umanità ai tuoi disegni di distruzione. Ti  permetterà solo quel tanto che servirà per punirla dei suoi traviamenti e purificarla dalle  colpe nelle quali l'hai trascinata, ma non più di questo..." 
- "Illuditi, illuditi... L'umanità si sta preparando da sé, grazie alle mie  invenzioni e alle mie spinte, a questo suicidio universale. La bomba al cobalto,  all'uranio, i prodotti radioattivi della forza atomica, polverizzeranno tutto in pochi  istanti; ogni germe di vita sarà distrutto..." 
- "E così tu regnerai su un immenso cimitero: sarai il re dei morti, mentre Dio è il Dio  dei viventi; infatti lascia vivere anche voi angeli ribelli... Vi lascia vivi perché siate i  testimoni del suo trionfo sulla vostra folle ribellione... Vi lascia vivi perché vediate per  tutta l'eternità noi uomini (una natura inferiore alla vostra, ma divinamente trasfigurata  dalla grazia di Cristo) godere la beatitudine da voi perduta per sempre. Questo scambio  vi scotta e vi tormenterà per tutta l'eternità. Espulsi dalla 'Città di Dio', vi siete dati da  fare per costruire la 'Città del diavolo', un'effimera costruzione di carta pesta. Sgominati  da Cristo, vi siete dati un Anticristo, una caricatura del Figlio di Dio, per contraffarne le  opere e scimmiottarne la potenza." 
- "Perché non dici 'antagonista'?" 
- "Ti farebbe troppo onore! Antagonista è chi, in lotta col suo avversaio, combatte a viso  aperto. Tu, con Lui, nemmeno ci provi, perché sai che è infinitamente più forte. Con noi,  invece, hai bisogno di ricorrere all'inganno, alla menzogna: con gli ingenui ti presenti  come una superpotenza, con gli intelligenti cerchi di cancellare le tue tracce: hai bisogno  di lavorare nell'incognito, ricorri all'astuzia di non farti credere quell'essere malefico che  sei. Tutto quello che può riuscire a far dimenticare la tua esistenza e la tua opera lo metti  in moto ricorrendo a mille astuzie. Sei riuscito a convincere anche le intelligenze più  vigili che non c'è nulla di male in tutto quello che l'uomo può fare. II delitto è visto come  dimostrazione di libertà ed esercizio dei proprio potere. La psicanalisi, dichiarando il  peccato una malattia, libera l'uomo da ogni responsabilità. I tormenti di una coscienza  turbata da colpe sono visti come residui di tabù provenienti da vecchi divieti non  motivati. Altrove, per convincere gli uomini dei tuo strapotere, sfrutti la propaganda del  terrore, e il prestigio che godevi una volta tra i popoli barbari lo stai esportando, per via  di superstizione, tra uomini di raffinata ma stupida civiltà. Molti seguaci riesci a tenerteli  col terrore della tua abissale malvagità. Sei riuscito a ispirare degli autori che, quando  non ti rappresentano come un personaggio simpatico, suscitano ondate di odio contro  Dio, che nel condannarti avrebbe abusato della sua potenza per avere in te un avversario  da tormentare: questo per giustificare l'implacabile odio che nutri contro Dio e contro  tutte le sue creature..." 
- "Mi accorgo, da questo tuo discorso, che credi di conoscermi a fondo, ma ti sbagli.  Nemmeno ti accorgi delle scempiaggini che la tua presunzione ti fa dire. Tu di me non  conosci quasi nulla: per te e per tutti gli uomini io resto un mistero." 
- "Forse non riesco a dir tutto del tuo essere e della tua natura, ma tu sai che ti conosco  quanto basta. So che per capire bene il tuo agire malvagio devo risalire alla tua origine e  alla tua natura così come sono descritte nella Bibbia, specialmente nel Vangelo, e nella tradizione cristiana. Queste per me sono le sole fonti credibili, le sole per capire l'origine  dei male. Eri una creatura prediletta di Dio e sei divenuto un ribelle; eri un angelo e sei  divenuto un demonio; eri un essere di luce e sei diventato spirito delle tenebre. Questo  sei tu. Puoi camuffarti fin che vuoi, ma le tue caratteristiche sono queste: una creatura  perduta per sempre, un essere senza redenzione. Cristo, che è morto anche per il peggiore degli uomini, non ti ha riservato una sola goccia del suo Sangue. II tuo destino  è la dannazione eterna. Passerà il tempo in cui ti è permesso di metterci alla prova e di farci del male, ma non passerà l'eternità che già pesa tutta intera sul tuo essere e  nella quale resterai murato per sempre." 
- “Hai detto tutto?” 
- "Credo, invece, di aver detto molto poco. Ma non mi importa saperne di più. Ne ho  quanto mi basta per odiarti e stare in guardia contro le tue arti. E soprattutto per pregare,  pregare molto per coloro che cedono ai tuoi inganni. In questo so di non essere solo. Ci  sono nel mondo milioni di anime che lottano contro di te. C'è con noi Gesù e c'è la sua  Madre benedetta. Soprattutto abbiamo in mano nostra la possibilità di rinnovare ogni  giorno il sacrificio redentore di Cristo: basta questo da solo per annientare la tua  effimera potenza. Può bastare una Messa per strapparti milioni di anime." 
- "Sempre le solite chiacchere. E così non mi hai permesso di dirti quanto volevo. E va  bene: parleranno i fatti!" 
- "Ho già risposto ora e altre volte alle minacce dei tuoi fatti. Non mi fai paura. C'è con  me Colui che è più forte di te. Se dovrò soffrire, lo benedico, perché so che alle mie  sofferenze di quaggiù corrisponde per l'eternità un premio che ti farà crepare di invidia.  Così per me e così per tutti quelli che confidano nell'amore di Cristo e della Madre sua.  Per te, invece, ci sarà solo il peso della tua dannazione, il fuoco inestinguibile come  castigo dei tuo orgoglio e, alla fine dei tempi, la tragica impossibilità, per te, di farci  ancora dei male e l'invidia rabbiosa di saperci beati in eterno nel paradiso che tu hai  perduto. Ed ora, in nome di Dio e di Colei che è la nostra Madre e la nostra speranza,  vattene nel tuo inferno e goditi, per tutta l'eternità, l'odiosa compagnia degli altri angeli  stupidamente e sciaguratamente ribelli." 

P. Domenico Mondrone S. J.

"PER QUELLI CHE NON TI CHIEDONO MAI PERDONO"



Atto solenne di riparazione e di lode


A Dio Padre

Dio, creatore di ogni cosa esistente sulla faccia della Terra, noi IN GINOCCHIO ti ripariamo le offese, tutte le offese che ti salgono dal mondo corrotto e ingrato, ripariamo:

per noi e per ogni creatura,

per quelli che non ti rivolgono MAI lo sguardo, che ti bestemmiano, che sputano sulla tua Santa Provvidenza, che pensano sia loro merito ogni cosa che posseggono,

per quelli che vivono nella totale indifferenza di te,

per quelli che antepongono ogni cosa terrena a Te,

per quelli che, pur amando te non amano il loro prossimo e dividono così l'AMORE che Tu hai creato,

per quelli che non riescono ad amare i loro crocifissori,

per quelli che ti amano solo se concedi loro ciò che desiderano,

per quelli che non ti amano più, se trattieni qualche Grazia chiesta,

per quelli che pur amandoti di AMORE vero non sono capaci di esserti testimoni nelle opere, per quelli che fuggono il "FIAT VOLUNTAS TUA", per quelli che non si inginocchiano MAI,

per quelli cui le campane nulla dicono,

per quelli che non piangono mai.

E ora, dopo avere riparato faccia a terra il TUO TENERISSIMO CUORE, ti lodiamo SIGNORE, ti benediciamo, ti adoriamo.

Ti ringraziamo con tutta la Creazione dei Cieli e della Terra, delle Acque, degli Abissi marini e sotto l'ultima terra e ti chiediamo perdono per la distruzione che ne fa l'uomo malvagio di tutta la tua splendida Creazione e chiediamo perdono alla stessa Creazione: dei Cieli, della Terra, Sottoterra, delle Acque degli Abissi marini impetrando per ogni uomo la tua Misericordia. 


Preghiera per ottenere la conoscenza e l’amore di Dio, nostro Padre Celeste.

1. Dio, Padre onnipotente ed amorosissimo, il tuo divin Figlio Gesù, che per un eccesso di amore infinito hai dato alla morte di Croce per noi, ci ha assicurato che qualunque cosa avessimo chiesto nel suo nome, Tu ce l'avresti concessa.

Ora, noi Ti chiediamo con insistenza la grazia di conoscere te e Colui che hai mandato, lo stesso Figlio tuo Gesù, per poterti amare con tutto il cuore; in questo è la vera vita eterna. Padre nostro...

2. Dio, Padre onnipotente, poiché il tuo divin Figlio Gesù, assumendo la nostra natura umana, si è fatto nostro Fratello e ci ha insegnato e comandato di chiamarti, come faceva lui, con il dolce nome di "Padre nostro"; Padre nostro santissimo, noi ti chiediamo con insistenza, per mezzo dello stesso Figlio tuo Gesù nostro Redentore, la grazia di conoscerti e di amarti veramente, sempre di più. Padre nostro...

3. Dio, Padre onnipotente, Tu ci hai dato lo spirito di adozione, nel quale potessimo chiamarci ed essere veramente tuoi figli, e potessimo chiamare te: «Abbà! Padre nostro!».

Ora, in nome di Gesù, ti chiediamo con insistenza la grazia di apprezzare degnamente e di custodire gelosamente una dignità così grande, affinché ti possiamo lodare e benedire in questa vita e nell'altra, dove vivi e regni con il Figlio Gesù e con lo Spirito Santo, per tutti i secoli. Amen. Padre nostro...

 (P. Gioacchino Rossetto)

Chi rimane unito al suo Cuore Divino ha la vita vera, tiene le porte del Cielo aperte per sé.



Messaggio della Madonna (11.04.2020)

Pace al tuo cuore!


Figlio mio, unisciti al mio Cuore Addolorato e Immacolato, che soffre per la perdita di molte anime. Mio Figlio è venuto per salvarle, ma tante hanno rifiutato il suo amore divino e le sue grazie, pensando che il mondo potesse dare loro la vita e la felicità. Pura illusione che il demonio ha messo nei loro cuori. Nulla è più prezioso dell’amore di mio Figlio, della sua grazia e del suo perdono. Chi rimane unito al suo Cuore Divino ha la vita vera, tiene le porte del Cielo aperte per sé. Il mondo non può darvi la vita eterna, solamente mio Figlio può darvi il Regno dei Cieli.

Lottate per il Cielo e non per avere le cose di questo mondo. Tutto passa. Non conta nulla avere beni materiali se le vostre anime sono putride, distrutte dal peccato, e vi fanno meritare il fuoco dell’inferno.


Figlio mio, giungerà la grande persecuzione per la Chiesa e per molti dei miei figli. La persecuzione sarà visibile, spaventosa e terribile. Gli agenti di satana ridurranno al silenzio e condurranno al martirio crudele molte persone, le quali non negheranno le verità trasmesse da mio Figlio Gesù. Saranno giorni di grande persecuzione e dolore. Ma il trionfo di mio Figlio su ogni male verrà quando Egli agirà nel tempo stabilito dall’Eterno Padre, in favore della sua Chiesa e di coloro che rimarranno fermi e fedeli ai suoi santi insegnamenti, che lo seguiranno con fede, portando la loro croce. Molti mezzi moderni di comunicazione diverranno i loro nemici e porteranno molti al martirio crudele.


Prega, prega, prega molto, figlio mio, e dì a tutti i miei figli di consacrare sé stessi e le loro famiglie, ogni giorno, ai nostri Tre Sacri Cuori e di chiedere la protezione di San Giuseppe, il Protettore della Santa Chiesa e delle loro famiglie. Egli, per ordine della Santissima Trinità, li proteggerà e li aiuterà in questi tempi difficili, umiliando il demonio, distruggendo tutte le sue insidie, menzogne e attacchi contro i figli del Signore che invocano il suo aiuto divino, in questi tempi difficili.

Tutte le sere, pregate il vostro Angelo Custode. Essi (gli Angeli custodi) hanno la missione di guidare, custodire, governare e illuminare la vostra vita, per ordine del Signore del cielo e della terra, il quale si prende cura dei suoi figli con tanto amore e sollecitudine. Essi si mostreranno visibilmente e compiranno grandi miracoli per liberarli dai pericoli dell’anima e del corpo, quanto più i tempi diverranno oscuri e difficili. Come l’Angelo del Signore fu inviato a liberare Pietro, così i vostri Angeli Custodi faranno tante cose per ognuno di voi. Teneteli come vostri grandi e fedeli amici, dati da Dio, ad ognuno di voi.

Io ti benedico, figlio mio, come anche tutta l’umanità!


EDSON GLAUBER

PREGANDO PER I FRATELLI NELLA D. V: PER RIDARE A DIO LA GLORIA



(tratto dagli Scritti sulla Divina Volontà della Serva di Dio Luisa Piccarreta)

Volume 24 Settembre 5, 1928
Pene di Gesù e gara di luce. Gli atti nel Fiat sono pietrucce e venticello nel mare della Divina Volontà.
Mi sentivo priva del mio dolce Gesù e smaniavo per il suo ritorno, ma ahimè, mentre il mio povero cuore era torturato, il mio amato Gesù ha raddoppiato le mie pene col farsi vedere tutto piagato, coronato di spine, ma tanto incarnate queste spine, che non si poteva guardare. Che scena commovente e dolorosa! Si è gettato nelle mie braccia per essere lenito; oh, come spasimava, gemeva, si dimenava! Io me lo sono stretto fra le mie braccia, volevo togliergli le spine, ma mi riusciva impossibile tanto erano incarnate. E Gesù, singhiozzando, mi ha detto:
“Figlia mia, quanto soffro! Se sapessi quanto Mi offendono le creature e come loro stessi armano la mia Giustizia per farsi colpire!”
E mentre ciò diceva, pareva che scendevano dal cielo fulmini, fiamme, ghiacci, per colpire le creature. Io son rimasta spaventata, ma Gesù mi faceva più spavento nel vederlo sì barbaramente ridotto. Onde continuavo a pregare e dicevo tra me: “Oh, come vorrei convertire tutto, pensieri, parole, opere, passi di tutte le creature in Volontà di Dio, affinché il peccato più non esistesse! Vorrei eclissarle di luce nel Voler Divino, affinché investite di luce ed incantate da essa, le creature sotto l’eclissi della luce divina perdessero la forza, le passioni, la volontà d’offendere il mio dolce Gesù”. Ma mentre ciò pensavo, il mio amato Gesù mi ha detto: “Figlia mia, come l’anima prende l’impegno di voler convertire tutti gli atti umani in Volontà mia, così forma i suoi raggi, che allargandosi prendono la terra come nel proprio pugno, ed elevandosi al Cielo più che raggi solari, investono il Sole della mia Volontà e tuffandosi in Essa formano un sol Sole che, formando come una gara di luce, tutto, cielo e terra, subiscono l’incanto e l’eclissi del Sole della mia Volontà, ed anche la mia Giustizia subisce l’eclissi di questa luce, in modo che molti flagelli vengono risparmiati”.
Onde dopo aver scritto un po’ a lungo, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e, prendendomi il mio volto fra le sue mani, mi ha detto: “Figlia mia, voglio pagarti del sacrifizio di scrivere, che hai fatto”. Ed io: “Son tre notti che ho scritto e non mi hai dato nulla, mi sembra che ora molto scarseggi, né mi mostri più quel grande compiacimento che mi mostravi prima, quando io scrivevo, né mi comandi con quel tuo impero amoroso di scrivere, come facevi prima; a me sembra che Ti sei cambiato”. E Gesù: “Non posso cambiarmi, né è della natura divina il mutarsi; la natura umana si cambia, la divina non mai. Quindi sii sicura che in Me nulla è mutato. Ma sai che voglio darti per paga? La mia stessa vita. Ogni verità che ti manifesto sono doni di vita divina che ti faccio, col darti la libertà che, non solo la tieni per te questo gran dono, ma che la puoi moltiplicare per darla a chi tu vuoi ed a chi la volesse ricevere. Onde tu devi sapere che ogni atto, parola, pensiero fatto dalla creatura nella mia Divina Volontà, sono pietrucce che getta nel mare di Essa, il quale, increspandosi, straripa fuori a bene di tutti. Altre volte sono tanti venticelli che, facendo gonfiare il mare del mio Fiat, forma le onde più o meno alte, secondo la molteplicità dei venticelli che forma la creatura nel mio mare; e queste onde mentre s’innalzano, scendono di nuovo, parte nel mare e parte allagano la terra. Oh, come è dilettevole vedere la creatura che ora viene a menare le sue pietrucce nel nostro mare, ora che viene come a soffiare e forma il suo venticello, ed il mare le sorride coll’incresparsi, le fa le feste col ricevere il venticello e forma le onde!
Sicché l’anima che vive ed opera nel mio Fiat Ci dà l’occasione di far sorgere il nostro mare e di darci il campo di allagare la terra ed il cielo. E siccome è Volontà Divina che scorre, dispone le creature a chiedere il Regno di Essa. E Noi Ci sentiamo che la creatura che vive nel nostro Volere Divino richiama le feste, i trastulli, i giuochi del principio della Creazione col suo Creatore. Tutto è lecito per  chi vive nel nostro Volere e Noi tutto le lasciamo fare, perché lei non vuole altro che la nostra Volontà ed il nostro eco che risuona in lei; ed essa facendosi portare dal nostro eco divino, ora mena la pietruccia, ora forma il venticello che, ora forma le onde, ora geme, ora parla, ora prega che vuole che il nostro Fiat Divino sia conosciuto, amato e domini sulla terra”.

Regina della Famiglia



Apparizioni a Ghiaie 

***
Il processo canonico e la seconda negazione 

Padre Petazzi, dimostrata infondata, assurda l'ipotesi dell 'inganno, con motivazioni storiche, psicologiche e teologiche,  scrive: "Sarebbe necessario che l'inchiesta fosse affidata ad  uomini maturi ed esperti specialmente di scienze teologiche... I  criteri scientifici potranno essere adoperati dalla commissione  apposita in sede apposita. Ma le inchieste debbono essere fatte solo da persone di buon senso e versate nella scienza dei  santi...". 
Dopo la ritrattazione scritta di Adelaide si poteva pensare che gli studi su Adelaide del Cortesi fossero terminati, e invece gli fu possibile frequentarla fino all'inizio del 1946. Infatti, in  quell'anno gli fu proibito dal vescovo mons. Adriano Bernareggi non solo di avvicinare Adelaide ma perfino di entrare nel convento delle Suore Orsoline, dove si trovava ancora la bambina, la quale poté così terminare la terza elementare e tornare il 5 luglio 1946 al suo paese. Monsignor Bernareggi prese una tale decisione dopo avere ricevuto una lettera scritta da monsignor Bramini, studioso lodigiano delle apparizioni mariane. Egli, nell'anno 1946 era stato chiamato  dallo stesso vescovo a fare parte della commissione teologica con la  funzione di avvocato difensore delle apparizioni di Ghiaie e si rese conto immediatamente della irregolarità della posizione del  Cortesi, ottenendone così l'allontanamento. 
Nello stesso tempo anche la popolazione di Ghiaie si mostrava preoccupata per gli sviluppi della situazione, e così  alcuni capi famiglia di Ghiaie, il 3 giugno 1946, inviarono al  vescovo di Bergamo una istanza, di cui riporto il testo: 
"Eccellenza Rev.ma, i sottoscritti rappresentanti dell'intera popolazione di Ghiaie di Bonate Sopra espongono: 
1. Gli avvenimenti verificatesi qui nel maggio  1944, alla distanza di due anni sono tuttora vivi e palpitanti nella mente e nel cuore di tutti i parrocchiani, e le opposizioni  privatamente e pubblicamente mosse, anche da persone qualificate,  contro l'autenticità di essi non hanno persuaso, né persuadono  nessuno. 
2. Se col luglio 1944 non abbiamo più visto convenire qui le folle innumerevoli dei mesi precedenti, dobbiamo però per la verità dichiarare che il movimento devozionale dei pellegrini al  luogo delle asserite apparizioni non è mai totalmente cessato: che  anzi col termine della guerra e specialmente in questa primavera  tale movimento si è andato e va ogni giorno più ingrossando per il  convenire qui da ogni parte, anche la più remota, dall'Alta Italia e  persino dalla Svizzera, di centinaia e migliaia di persone, sole, in comitiva o in pellegrinaggio, che sostano a lungo in preghiera, anche  nelle ore notturne, sul luogo predetto. E ciò avviene senza che alcun  richiamo locale vi abbia contribuito o contribuisca, e nonostante che  questo nostro paese non offra ai pellegrini né comodità, né attrattive di sorta. 
3. Moltissimi pellegrini che qui convengono attestano pubblicamente di essere venuti a ringraziare la Madonna dei  favori, talvolta anche insigni, che affermano di aver ricevuto  invocandola sotto il titolo delle Ghiaie, in quanto qui la ritengono  realmente apparsa. 
Ciò premesso, questa popolazione, ha appreso con grande e  dolorosa sorpresa la notizia qui diffusa da persone qualificate che la  bambina Adelaide Roncalli ha smentito le sue primitive  affermazioni di aver visto la Madonna ed è vivo in tutti il desiderio  di conoscere pienamente la verità. La popolazione di Ghiaie  pertanto per mezzo nostro, chiede a V.E. Rev.ma che voglia istituire uno speciale tribunale ecclesiastico che, mediante un  regolare processo canonico, giudichi su tutto il complesso dei  fatti qui avvenuti nel maggio 1944 e sulla bambina Adelaide  Roncalli, dichiarandosi pronta a concorrere alle spese necessarie, e assicurando fin d'ora l'E. V. Rev.ma che qualsiasi sentenza da  questo tribunale sarà emessa verrà da noi tutti accolta con il  massimo rispetto e docilità. 
Fiduciosi di essere esauditi, ci prostriamo al bacio del sacro anello invocando su tutta la popolazione la pastorale benedizione. 
Ghiaie, 3-6-1946. 
Seguono le firme di dodici capi famiglia: Negri Giovanni,  Gerosa Giuseppe, Gerosa Giovanni, Medolago Giuseppe, Togni  Luigi, Donadoni Pietro, Baratti Guido, Locatelli Giulio, Invernizzi Luigi, Roncalli Pietro, Leidi Antonio, Spada Vittorio. 
Noi sottoscritti dichiariamo che le firme apposte a questa  istanza sono autentiche e i firmatari interpretano realmente i  sentimenti e le preghiere di tutta la popolazione di questa parrocchia. 
Don Italo Duci, coadiutore, don Cesare Vitali, parroco".  Devo aggiungere che Adelaide lasciò la famiglia, il 15  luglio 1946, e non rientrò nell'istituto delle Suore Orsoline, ma in  altro tenuto dalle Figlie della Sapienza e stette in quel luogo  durante tutto l'anno scolastico 1946-1947. 
L'otto maggio 1947 fu istituito con decreto vescovile un  apposito tribunale per giudicare i fatti di Ghiaie di cui facevano  parte i seguenti membri: 
Mons. G. B. Magoni, mons. Paolo Merati, presidente del tribunale, mons. Bramini, avvocato difensore delle apparizioni,  sac. Cesare Patelli, don Benigno Carrara, can. Vincenzo Cavadini, promotore della Fede. Le sedute del tribunale furono sei  così distribuite: 
1. Interrogatorio di Adelaide Roncalli (21 maggio). 
2. Interrogatorio di suor Bernardetta e poi di Adelaide (23 maggio). 
3. Seduta senza interrogatori (2giugno). 
4. Interrogatorio di suor Bernardetta e poi di Adelaide, Poi  confronto tra Adelaide e don Luigi Cortesi (6 giugno).  
5. Interrogatorio del parroco di Ghiaie don Cesare Vitali (9 giugno). 
6. Interrogatorio di don Italo Duci coadiutore di Ghiaie, poi di Annunciata Roncalli, poi di suor Celestina Algeri (10 giugno). 
Ho letto i verbali delle sei sedute, tenute dal tribunale nei giorni: 21, 23 maggio 1947 e 2, 6, 9, 10 giugno 1947. 
Credo sufficiente riportare il verbale della prima seduta, e qualche riferimento alle altre sedute. 
Non sono note le domande dell'interrogatorio della prima seduta, ma solo le risposte di Adelaide. 
Ecco il testo: 
"Tribunale diocesano, per l'esame dei fatti di Ghiaie di Bonate. 
***
Severino Bortolan

GESU’ AL CUORE DELLE MAMME



La preghiera La preghiera è l'armonia più bella della casa, e tu fa' che in casa tua si preghi e si acquisti il gusto della preghiera. Come uno strumento scordato non può dare il gusto della musica, così una preghiera mal fatta o acciabattata, induce il disgusto della preghiera. Nella preghiera, ricordalo, si parla con Dio.

don Dolindo Ruotolo

1962 RIVOLUZIONE NELLA CHIESANELLA CHIESA



’INIZIO DELLA CRISI


L’eresia modernista

Verso la fine del secolo diciannovesimo si era sviluppato, in seno alla Chiesa cattolica, il movimento modernista, nella prospettiva di promuovere un progressivo adattamento della dottrina e delle strutture della Chiesa alla mentalità relativista e democratica della cosiddetta società moderna, contro cui i Papi avevano invece intrapreso, già da circa un secolo, una serrata lotta.
Tra i principali esponenti del modernismo, un posto di primo piano era occupato dall’ abbé Alfred Loisy, dall’oratoriano p. Lucien Laberthonnière e dal gesuita p. George Tyrrel, mentre in Italia svolgevano una notevole attività, tra gli altri, soprattutto don Ernesto Buonaiuti, don Salvatore Minocchi, don Romolo Murri e, tra i laici, il conte Tommaso Gallarati-Scotti e lo scrittore e poeta Antonio Fogazzaro.
Ora, nonostante le diversità e le differenti sfumature del pensiero dei vari membri del movimento, va detto, fin da subito, che le tesi moderniste erano affette da un “peccato d’origine” comune, un relativismo filosofico di fondo, errore fondamentale che il Decreto Lamentabili, emanato dal S. Uffizio, avrebbe poi così riassunto: “La verità non è immutabile più di quanto lo sia l’uomo stesso, giacché essa si evolve con lui, in lui e per lui”.1
Non si trattava dunque di una cosa da poco, dato che il relativismo comportava necessariamente la completa rovina dei fondamenti della fede cattolica ( se non vi sono verità fisse ed immutabili, il concetto stesso di dogma svanisce) e la conseguente annichilazione della Chiesa.
A sua volta, il relativismo evoluzionista dei modernisti derivava dal concetto che questi ultimi avevano circa l’origine della religione, che essi facevano sgorgare esclusivamente dalla coscienza dell’uomo (errore dell’immanentismo). Ogni verità religiosa, infatti, non sarebbe stata altro che il semplice prodotto della coscienza individuale mossa dal sentimento religioso, sotto la spinta di una “Divinità” vaga ed indistinta, della quale l’uomo non poteva dire alcunché di certo e definitivo. Anche la religione cattolica diveniva quindi, nell’ottica modernista, un semplice prodotto umano, soggetto quindi a continuo cambiamento evolutivo, senza verità fissate una volta per sempre: “Il sentimento religioso, che per vitale immanenza si sprigiona dai nascondigli della subcoscienza - avrebbe poi denunciato Papa San Pio X - è (per i modernisti) il germe di tutta la religione... Ecco pertanto la nascita di qualsiasi religione, sia pure soprannaturale: esse altro non sono che semplici esplicazioni dell’anzidetto sentimento religioso. Né si creda che diversa sia la sorte della religione cattolica...”.2

Sempre su questa base, i libri della Sacra Scrittura, compresi ovviamente i Vangeli, venivano ridotti ad una raccolta di esperienze puramente interiori, nate dal sentimento religioso dei singoli scrittori sacri, ciò che comportava la negazione della storicità dei fatti soprannaturali ivi narrati. I miracoli e le profezie erano, infatti, declassati a semplici espedienti psicologico-letterari, a meri simboli, adoperati per muovere i lettori alla “fede” nella suddetta “Divinità”, nell’ambito di un altrettanto vaga ed indistinta religiosità naturale.

Altrettanto simbolico e non reale, come abbiamo già detto, diveniva il contenuto dei dogmi della Fede cattolica: 
“Le cose, che la Chiesa ci propone a credere come dogmi rivelati - scriveva ad esempio il capofila dei modernisti, l’ abbé Alfred Loisy - non sono verità venute dal cielo, conservate dalla tradizione nella loro forma originaria; per lo storico, sono soltanto un’interpretazione di fatti d’indole religiosa che il pensiero teologico ha raggiunto con faticoso lavoro”.3

Una volta accettati questi falsi presupposti e posta la coscienza umana al centro e all’origine della religione, i modernisti erano necessariamente condotti, con l’implacabile logica dell’errore, a considerare fondamentalmente vere tutte le religioni, nonostante le grandi diversità di dottrine, di riti e di regole morali. Queste differenze venivano infatti ritenute del tutto trascurabili perché considerate, nel sistema modernista, come semplici involucri esteriori dell’unico e identico sentimento religioso naturale comune a tutti gli uomini:
“Posta questa dottrina dell’esperienza - denuncerà infatti San Pio X - (…) ogni religione, sia pure quella degli idolatri, deve ritenersi come vera (...). Ed infatti i modernisti non negano, concedono anzi, alcuni velatamente, altri apertissimamente, che tutte le religioni sono vere”, opera di “uomini straordinari, che noi chiamiamo profeti e dei quali Cristo è il sommo”.4
In quest’ottica, i modernisti erano anche pronti a concedere che la religione cattolica fosse la più perfetta ma, si badi, non l’unica vera.
Una realtà che va tenuta ben presente fin d’ora per comprendere l’altrimenti incomprensibile attuale follia ecumenica della Gerarchia “conciliare”.

Da rilevare, infine, una particolare ed originale tattica messa in atto dai modernisti e che contribuisce a distinguere quest’eresia da ogni altra di stampo “classico”, vale a dire l’uso spregiudicato della simulazione e del linguaggio ambiguo, con lo scopo mirato di rimanere nella Chiesa per cambiarla dall’interno:
“Inoltre - scriverà a questo proposito San Pio X - nell’adoperare le loro mille arti per nuocere, nessuno li supera in accortezza e in astuzia: giacché agiscono promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con così sottile simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto (...). E così essi operano scientemente e di proposito; sia perché è loro regola che l’autorità debba essere spinta, non rovesciata; sia perché hanno bisogno di non uscire dall’ambiente della Chiesa per poter cambiare a poco a poco la coscienza collettiva”.5
Tattica che, dopo cinquant’anni di frenetico lavorìo sotterraneo, ha fruttato il successo del ribaltone dottrinale operato dai Padri del Concilio Vaticano II mediante l’adozione di non poche tesi moderniste, puntualmente spacciate allo sprovveduto “popolo di Dio” come necessario aggiornamento della Chiesa ai mitici tempi nuovi. 
Dulcis in fundo, in questo clima di apostasia sorridente, dopo aver dissolto, nelle loro nebbie gnostiche, Gerarchia, Dogmi e Sacramenti, non v’è da meravigliarsi che almeno una parte dei modernisti si spingesse apertamente, “obbedendo assai volentieri ai cenni dei loro maestri protestanti”, a desiderare “soppresso nel sacerdozio lo stesso sacro celibato”.6
Classica ciliegina sulla torta di ogni modernismo - di ieri e di oggi - sedicente “riformatore”.

sac. Andrea Mancinella

TU RESA SPLENDENTE



O tu resa splendente dalla luce divina,
fulgida Vergine Maria,
fecondata del verbo di Dio
onde fiorì il tuo ventre
per opera dello Spirito Santo
che in te spirò e da te ritrasse
quanto Eva aveva sottratto
spezzando l’originaria purezza,
avendo contratto il morbo del peccato
per suggestione del diavolo.
Tu mirabilmente , per divino volere, conservasti il tuo
Corpo immacolato,
allorquando il Figlio di Dio
fiorì nel tuo ventre,
concepito dalla santa Divinità nelle divine intatte viscere,
contro le leggi della carne
istituite da Eva.

Santa Ildegarda di Bingen

ECCO, È GIUNTA L’ORA DELLA SUA GRANDE MISERICORDIA: INGINOCCHIATEVI DAVANTI ALLA CROCE.



Maria Santissima precede il suo Signore per preparare la via al suo ritorno.
Miei amati figli, non siate tristi ma gioiosi perché l’ora della fine del Male è giunta, tutto il mondo godrà di questa grazia del Cielo. L’Umanità avrà il suo risveglio in Colui che Mi manda per preparare la via al ritorno glorioso di Gesù.
Figli dell’Amore, state per prendere parte alla Vita, state per essere congiunti al Padre!
Amate creature di Dio, pregate tanto in questo tempo, e sarete meravigliati da Dio, e sarete nella pace.
Il Padre Mi manda a voi quale Regina di tutti i popoli,
Corredentrice nell’ultima Opera in Salvezza.
Egli Mi manda a prendervi per mano
e guidarvi alla vittoria certa in Cristo Gesù, il Salvatore.

Egli è ancora sulla croce a causa dei traditori della sua Chiesa, e di tutti coloro che hanno collaborato alla sua distruzione.
Ma tutto procede secondo i Piani di Dio, non avranno vittoria i malfattori, la loro condanna è giunta alla morte eterna!

Ora attendetevi la manifestazione gloriosa del vostro Re dei re, di Colui che sulla croce ha inchiodato in Sé i vostri peccati.
Ecco, è giunta l’ora della sua grande Misericordia:
Inginocchiatevi davanti alla croce e, prostrati a Lui, chiedete perdono con cuore contrito per tutti i vostri peccati.

I condannati a morte, stanno ora bivaccando sulle vostre anime, sono incuranti di ciò che sta per succedere, ma si troveranno spiazzati e avranno paura. Ecco, la Giustizia di Dio giunge alla sua ora, giunge improvvisa, il suo pianto è grande per la è perdita di molti figli ma è giunto il momento, … nessuno si salverà dal suo Giudizio!
Misere vipere infernali, o voi tutti che avete collaborato con Lucifero contro di Me sarete messi al suo piatto, con lui scenderete agli abissi infernali e lì troverete pianto e stridore di denti. Amen!
Dio proclama la sua Giustizia!
Carbonia 14.04.2020