giovedì 30 aprile 2020

Preghiera di guarigione interiore (del grembo materno)



"Padre celeste, ti chiedo di effondere su di me il tuo Santo Spirito e di illuminare il grembo di mia madre. Purificala da ogni negatività o macchia e inondala della tua luce, del tuo potere, della tua maestà.
Mentre vedo me stesso durante il mio concepimento, riempi questo momento della tua maestà e splendore. Formami a tua immagine e somiglianza e riempimi della tua luce e del tuo amore. 
Carissima Madre Maria, ti chiedo di essere con me dal momento del mio concepimento, proteggendomi ed intercedendo per me con tutti i tuoi Angeli e Santi davanti alla Santissima Trinità. Provvedimi, dolce Madre, di tutto l'amore materno di cui avevo bisogno e non ho ricevuto.
Signore Gesù Cristo, ti chiedo di venire a stare con me dal momento del mio concepimento. Accendi in me, con il tuo infinito amore e la tua misericordia, il fuoco del tuo divino amore. Effondi su di me, dolce Gesù, ogni dono e grazia e guariscimi da tutte le ferite. Purificami da ogni negatività che fu trasmessa, consciamente o inconsciamente, mentre ero nel grembo di mia madre. Provvedimi dell' amore paterno di cui avevo bisogno e non ho ricevuto.
Man mano che procediamo per ogni mese di gravidanza, Signore Gesù, purificami, guariscimi, rinnovami, ristorami, illuminami e trasformami. Rimuovi da me ogni oscurità e immergimi nel tuo Sangue Prezioso.
Mentre trascorre il primo mese, Signore Gesù, rimuovi qualsiasi rabbia, ansietà, amarezza, confusione, timore, colpa, insicurezza, rifiuto, risentimento o vergogna che possano essere stati trasmessi a me da mia madre quando apprese che dovevo nascere e cominciò ad informare la sua famiglia e gli amici che era incinta di me.
Mentre procediamo nel terzo mese, Signore Gesù, rimuovi ogni rabbia, amarezza, confusione e timore che mia madre possa avermi trasmesso inconsciamente. Rimuovi ogni sensazione di colpa che io possa aver avuto perché mia madre si sentiva male o per avere percepito di averle causato degli sforzi finanziari quando era incinta di me. Fa' che io non senta più, Signore Gesù, di essere un fardello e di sentirmi invece completamente circondato/a dall'amore di mio padre e di mia madre. Fa' che io senta il loro amore per me ela loro gioia perché sto per nascere.
Mentre procediamo nel quarto mese, Signore Gesù, riempimi della tua luce e del tuo amore e rimuovi qualsiasi negatività che mi fu trasmessa da mia madre.
Mentre procediamo nel quinto mese, Signore Gesù, ti chiedo di guarirmi da qualsiasi mancanza di ossigeno a causa della posizione del cordone ombelicale o da qualsiasi malattia.
Riempimi semplicemente della tua pace e della tua tranquillità. Rimuovi ogni timore che possa essermi stato trasmesso da mia madre e infondimi completa fiducia in te, Signore Gesù.
Mentre procediamo nel sesto mese, Signore Gesù, avvolgimi della tua luce e del tuo amore. Ti prego di rimuovere qualsiasi negatività trasmessami da mia madre, consciamente o inconsciamente.
Mentre procediamo nel settimo mese, Signore Gesù, risanami da ogni rabbia, amarezza, paura o risentimento che possa aver ricevuto da mia madre. Riempimi della tua gioia e della tua speranza.
Mentre procediamo nell'ottavo mese, Signore Gesù, risanami da ogni ansietà e timore trasmessimi da mia madre. Riempimi di serenità e fiducia in te, dolce Gesù.
Mentre procediamo nel nono mese, Signore Gesù, riempimi della tua pace e del tuo
amore. Ti prego di rimuovere qualsiasi ansietà, timore o colpa che possano essermi stati trasmessi da mia madre perché il tempo della mia nascita si avvicinava.
Riempimi, Signore Gesù, della Tua luce e del tuo amore. Grazie, Signore Gesù, per Il cammino che hai percorso con me durante il nono mese nel grembo di mia madre, purificandomi e risanandomi. 
Signore Gesù, io ora mi vedo mentre mi accingo ad essere generato. Man mano che procedono le ore del travaglio rimuovi qualsiasi rabbia, amarezza, confusione, timore, colpa o risentimento che, sia io, sia mia madre, possiamo aver provato.
Riempi la mia nascita della tua luce e del tuo amore.
Ora mi vedo ormai venuto alla luce nelle tue mani amorevoli e sante, Signore Gesù. Mentre mi sostieni, mi sorridi, e con gioia mi presenti a nostro Padre. Egli mi prende fra le sue braccia delicatamente e mi dice: "Tu sei prezioso ai miei occhi perché sei degno di stima e io ti amo" (Isaia 43,4). Mi riempie della pienezza dell'amore di un Padre che solo Lui può dare. Mi riempie di traboccante amore incondizionato e accogliente.
Delicatamente Egli mi porge a Maria, mia Madre. Mentre Lei mi tiene teneramente fra le braccia e mi sorride; i suoi occhi sono pieni di amore e mi bacia sulle guance e sulle dita con le sue bellissime labbra. Acquieta i miei piagnucolii con le sue tenere parole di amore: "Bambino mio, come sei bello. Come sei prezioso agli occhi di Dio. Ti amo, tesoro mio. Non piangere, ti terrò sempre vicino così al mio Cuore Immacolato ed il suo battito ti calmerà. Oh, bambino mio bello, come ti amo". Poi terge le mie lacrime con le sue dita piene di grazia e mi porge a mia madre che mi abbraccia con amore piangendo lacrime di gioia. Mia madre mi stringe a Lei e dice: "Ti amo, piccolo mio, ti amo". Amen. Alleluia. Amen."

(autore: Padre Robert De Grandis)

LE GRANDEZZE DI MARIA



GRANDEZZE OPERATE NEL MOMENTO DELLA INCARNAZIONE.

Ecco il capolavoro di Nazaret, il termine del colloquio dell'Angelo con la Vergine. Ecco lo stato del Verbo eterno che prende in Maria una nuova vita e una nuova nascita.

Abbiamo visto ciò che Egli è e ciò che fa nel seno del Padre, nello stato delle sue grandezze eterne. Vediamo ora ciò che fa nel seno di Sua Madre, nello stato del suo abbassamento e nella sua entrata in tale abbassamento la quale in un certo modo sarà pure eterna 38.

Gesù viene dunque formato dal più puro sangue della santissima Vergine per l'operazione dello Spirito Santo e per la potenza dell'Altissimo, secondo la tradizione della Chiesa il venticinque Marzo, in cui si celebra: l'Annunciazione della Vergine la quale in un medesimo tempo viene annunciata e costituita; Madre di Dio.
In questo giorno adunque, giorno felice ed ammirabile, in un medesimo tempo, viene tratta dal nulla quell'anima felice, destinata ad essere l'anima del Verbo; viene tratto dal seno della Vergine santissima quel corpo nel quale deve abitare la pienezza della Divinità; e vengono uniti assieme questo corpo e questa anima. Ciò che è la meraviglia delle meraviglie, nel medesimo istante questo corpo e quest'anima sono uniti alla Divinità; nella persona del Verbo il quale dà sussistenza, santità, dignità, e maestà infinita a quel piccolo bambino rinchiuso dentro la Vergine.

Nessun intervallo tra la creazione di quell’anima, la formazione di quel corpo e l'unione personale del Verbo [85] eterno con quel corpo e quell'anima. In quella guisa che l'anima, nel primo istante in cui viene creata è diffusa nel corpo, così la Divinità si comunica a quel corpo, non appena è organizzato e a quell'anima nel medesimo istante in cui viene creata.

In quel giorno pertanto, in quell'ora, in quel momento, un bambino incomincia ad essere Dio e insieme a veder Dio. Questi sono due stati differenti, che non sono necessariamente collegati l’uno con l'altro; quel bambino, infatti, è Dio per la unione con la natura divina nella persona del Verbo, e vede Dio per la unione dell'anima sua col lume della gloria; potrebbe quindi aver comunicazione della Divinità, senza la comunicazione della gloria; ma Colui che ha formato quest'opera ha voluto unire in un medesimo istante quel corpicino alla Divinità, e quell'anima alla gloria dei Beati.
Perciò questo bambino è Dio e insieme vede Dio; questo bambino è Colui che deve portare il nome di Gesù di Nazaret, Egli non ha ancora nome sulla terra, ma non è senza vita, né senza grazia, e neppure senza la Divinità. Vive nella Vergine, ma è la Vita medesima; è santo per la grazia dell'unione ipostatica, la quale è la grazia delle grazie; sta nella gloria per lo stato dell'anima sua stabilita nella visione di Dio all'istante medesimo della sua Creazione.

Quel bambino è Dio, sussiste nella persona del Verbo; e dobbiamo considerarlo non già come un semplice bambino, ma come il Bambino-Dio; e inoltre dobbiamo riconoscerlo bambino perfetto, non già nell'uso dei sensi, ma nell'uso dell'intelletto e di un intelletto dotato di una santità infinita e del lume di gloria.

L'anima di questo divin Bambino compie nel medesimo tempo due uffici ben differenti; come l'anima di tutti i bambini, dà vita a quel corpicino e va perfezionandolo [86] successivamente sino al tempo fissato dalla sua natura onde sia capace di sopportare la luce del mondo. E in pari tempo vede Dio e gode della divina Essenza. Benché privo della vista corporale, gode la vista degli angeli e la gloria che è nei cieli.

È vero che Gesù è rinchiuso nella Vergine come un semplice bambino nella madre sua. Ma Gesù è un bambino che il profeta chiama virum, ossia uomo completo nella sapienza e nella perfezione: Mulier circumdabit virum, dice il Profeta (JEREM.,. XXXI, ,22). Questo bambino, infatti, da quel momento conosce e conosce perfettamente Dio, il mondo e se medesimo. Da quel momento, è tanto compito e perfetto nella sapienza, nella luce e nella gloria come quando non sarà più nella Vergine, ma sarà glorioso nei cieli.

Consideriamo e contempliamo questo bambino nella Vergine, non soltanto secondo le piccolezze alle quali è ridotto, ma pure secondo la grandezza ed i privilegi del suo stato e della sua grazia.

È il Sovrano della natura, a questa si assoggetta in ciò che gli piace, ma la domina e la doma quando vuole; è bambino, ma bambino figlio di una Vergine; è bambino, ma Bambino-Dio, che ha Dio per Padre. Sta nella Vergine come nella Madre sua, ma anche come in un Santuario, dove Egli è il Santo dei santi, adorabile e adorato dagli Angeli; Santuario di cui quello di Israele non era che l'ombra e la figura. Egli sta nella Vergine come in un paradiso dove vede Dio e gode la gloria di Dio; è nella Vergine come in un Tempio dove adora Dio suo Padre, e si offre a Lui, presentandosi in istato di olocausto per rendergli omaggio a nome dell'universo, in istato di vittima per glorificarlo ed espiare i peccati del mondo.

Due qualità sono riunite nella persona di Gesù: è Figlio di Dio e Figlio della Vergine. Con la sua nascita [87] temporale Gesù entra nell'ordine delle creature, e quindi assume i doveri dell'essere creato, perciò rende a Dio suo Padre, a nome di tutte le creature, l'omaggio che gli è dovuto come all'Essere supremo. Come Figlio dell'uomo, entra nello stato e nella società degli uomini: ed assume perciò i doveri della natura umana; e siccome questa è carica di colpe e di offese, Egli offre se stesso a Dio suo Padre come vittima per i peccati degli uomini. Ecco il primo atto dell'anima di Gesù nel seno della Vergine, come diremo dopo.

Ecco il primo atto della sua vita interiore, la quale incomincia subito non appena Egli entra nel suo essere nuovo e in questa divina vita: è come un sole che diffonde i suoi raggi appena viene creato.

Gesù è un sole divino che nel primo istante della sua vita invia i suoi raggi a Dio suo Padre, lo vede, lo adora; lo ama, gli rende grazie, si offre ai suoi voleri.

È Figlio di Dio e si costituisce di Lui Servo 39. E il Padre in Lui si compiace e in Lui trova la sua gloria, dicendogli: Servus meus es tu, o Israel, quia in te gloriabor (Sei il mio Servo, o Israele, perché in te mi glorierò - Is, XLIX, 3). Solo Gesù è Israele su la terra, solo Gesù vede Dio, ed è quel Servo segnalato che presta a Dio quel servizio che nessun altro può prestargli: un servizio infinito, nel merito e nella dignità, un servizio degno di espiare i peccati del mondo, un servizio degno di dare soddisfazione a Dio nell'infinità della sua grandezza e della sua gloria.

E Dio Padre si gloria in Lui: In te gloriabor. Gesù è Figlio e servo tutt'assieme; in quanto è Figlio, il Padre in Lui trova il suo amore, e un amore tale che è degno di dare origine con Lui ad una persona divina che è lo [88] Spirito Santo; in quanto è Servo, Dio Padre in Lui pone la gloria della sua potenza: In te gloriabor. Il Padre infatti, non ha dominio più grande, più degno e più elevato di quello che esercita sopra questo bambino UomoDio. È questo il vassallo più nobile nel suo dominio, il più bel diritto del suo Impero, il più bel fiore della sua Corona, Colui che dai profeti viene perciò chiamato il fiore, il fiore di Nazaret.

CARD. PIETRO DE BÉRULLE

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera rimedio alla solitudine

Ora potete capire perché chi non prega è un uomo solo.  Di una solitudine profonda che egli sperimenta nel luogo più intimo della propria anima, in quella parte di noi così personale che non può essere partecipata a nessuno, nemmeno alle persone più care o agli amici più intimi.  Lì, dove nessuno ci raggiunge, il nostro io si trova solo con sé stesso e con l’unica Presenza possibile, quella di Colui che tiene il nostro essere nelle sue mani perché lo ha creato e lo conduce con amore.
 Quando non c’è preghiera, questa presenza è silenzio, e il cuore si riempie di solitudine.  La solitudine, a volte pesante, di chi rimane solo con le sue paure, con i suoi timori, con le sue oscurità, le sue inquietudini o, peggio, con le sue miserie e con i suoi peccati.  Allora, un uomo potrà anche avere molti impegni che lo assorbono, molti interessi che lo appassionano, molte persone che affollano la sua giornata al punto da apparire sicuro e realizzato, e potrà - forse - guardare alla preghiera come ad un infantilismo ridicolo.  Non credetegli!  Tutto quel chiasso non è che un alibi, che può apparire convincente perché giustificato da contenuti umani anche buoni e apprezzabili, ma che rimane inevitabilmente un alibi; nasconde la paura di guardarsi dentro e di affrontare sé stesso, la paura di precipitare in un silenzio interiore che è molto simile al vuoto.
 Si è detto che l’uomo è un essere “dialogico” perché ha bisogno di comunicare; anzi, è proprio comunicando che egli può cogliere sé stesso come soggetto nella sua identità di persona.  Comunque sia, non c’è dubbio che il vero dialogo che rivela l’uomo a sé stesso e che rende possibile ogni altro dialogo è quello che l’uomo può stabilire con il suo Creatore.  Quando manca il colloquio con Dio, ogni altra comunicazione si corrompe perché diventa un soliloquio dell’io che si confronta, si misura, si inquieta, cerca spettatori o complici, per cadere poi nel bozzolo dei propri discorsi interiori come dentro una tomba.  Spesso prende la strada di un soliloquio triste che finisce nel monologo della disperazione.
Badate, non sto facendo analisi psicologiche, cerco solo di aiutarvi a comprendere l’invito dell’apostolo Giacomo: “Qualcuno di voi è preso dalla tristezza? Preghi!” (Gc.5,13).  Non c’è tristezza più pesante della solitudine del cuore quando si è perduto l’abito della preghiera, perché non c’è compagnia più triste di quella che uno fa a sé stesso quando si è allontanato da Dio; ha infatti perduto l’unica presenza che può strapparlo alla solitudine interiore e al peso della sua miseria
 Avete mai osservato come il monaco che abita nella cella o nel deserto non vive mai solo, proprio perché lo accompagna una Presenza che non solo gli riempie la vita, ma anche lo unisce profondamente a tutti gli uomini?  Ebbene, dobbiamo imparare a non vivere soli nel rumore delle nostre città, a non perdere mai la presenza di Dio; dobbiamo sforzarci di vivere “sempre accompagnati” (Escrivà), sapendo che il Signore, quando la nostra anima è in grazia, abita il centro del nostro cuore.  Perciò, in tutte le strade e in tutti gli ambienti di questo mondo, quelli puliti e onesti dove un cristiano e un uomo di onore può vivere, lì è sempre possibile vivere la presenza di Dio avere con lui un colloquio assiduo e intenso. Perciò, ripeteva il Beato Escrivà insegnandolo a migliaia di anime: “La nostra cella è la strada”.

Ferdinando  Rancan

GESU’ AL CUORE DELLE MAMME



Se la caldaia che deve bollire... Non ti scoraggiare nelle avversità, ma ricorri alla preghiera ed opera. Ci sono grazie che richiedono tempo per averle. L'attesa è un atto di misericordia, perché serve a mantenere l'anima nell'esercizio della preghiera. Tu perciò sii perseverante e non dire: non ottengo nulla, non prego più! Se la caldaia che deve bollire non bolle ancora, tu che fai? Spegni il fuoco? No, tu lo accresci. Persevera e sarai esaudita.

don Dolindo Ruotolo

“ATTO DI ADORAZIONE E DI DONAZIONE A DIO AMORE INFINITO”



« O Amore Infinito, Dio eterno, principio di vita, sorgente dell’essere, 

io Ti adoro nella tua Unità sovrana e nella Trinità delle tue Persone.
Ti adoro nel Padre, Creatore onnipotente di tutte le cose.
Ti adoro nel Figlio, Sapienza eterna, per il quale tutto è stato fatto, Verbo del Padre, incarnato nel tempo nel seno della Vergine Madre, Gesù Cristo, Redentore e Re.
Ti adoro nello Spirito Santo, Amore sostanziale del Padre e del Figlio, nel quale è la luce, la forza, la fecondità.
Ti adoro, Amore Infinito, nascosto in tutti i misteri della nostra fede, risplendente nell’Eucaristia, traboccante sul Calvario, vivificante nella santa Chiesa per mezzo dei sacramenti, canali della grazia.
Ti adoro palpitante nel Cuore di Cristo, tuo ineffabile tabernacolo, e a Te mi consacro.
Mi dono a te senza timore, nella pienezza della mia volontà; prendi possesso del mio essere, pervadilo totalmente.
Io non sono che un niente, incapace a servirti, è vero; ma sei Tu, Amore Infinito, che questo niente hai vivificato e che attrai a te.
Eccomi, dunque, o Gesù, pronto a fare la tua Opera di amore, per diffondere, quanto mi sarà possibile, nelle anime dei tuoi sacerdoti, e per essi nel mondo intero, la conoscenza delle tue misericordie infinite e delle sublimi tenerezze del tuo Cuore.
Voglio compiere la tua volontà a qualunque costo, sino all’effusione del mio sangue,
se il mio sangue non sarà reputato indegno di scorrere per la tua gloria.
O Maria, Vergine Immacolata, che l’Amore Infinito ha reso feconda, per le tue mani verginali io mi dono e consacro all’Infinito Amore.
Ottienimi di essere umile e fedele e di dedicarmi senza riserva alcuna agli interessi di Gesù Cristo, tuo adorabile Figlio, e alla glorificazione del suo Sacratissimo Cuore. Amen ».

composto dalla Venerabile Serva di Dio Louise Margherite Claret de la Touche nel 1910

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



PIO XII  HA PARLATO!
INTERVENTI E DISCORSI 


Nel radio-messaggio natalizio del 23 dic. 1950, ebbe a dire: «Eppure - summa iniuria! - da parti ben note, Ci si muove l’accusa di volere la guerra e di collaborare a tal fine con potenze imperialiste... Che altro possiamo, Noi, rispondere, a così acerbo oltraggio, se non: scrutate gli agitati anni del Nostro Pontificato; indagate ogni parola sgorgata dalle Nostre labbra, ogni periodo uscito dalla Nostra penna; voi non vi troverete che incitamenti alla pace. Rammentate, specialmente, il fatale mese di agosto del 1939, quando, mentre più assillanti si facevano i timori di un sanguinoso conflitto mondiale... elevammo la Nostra voce, scongiurando, nel nome di Dio, Governanti e popoli, a risolvere i loro dissensi con comuni e leali intese. Nulla è perduto con la pace - esclamammo - tutto può essere perduto con la guerra!.. Provatevi a considerare tutto ciò con animo sereno e onesto, e dovrete riconoscere che, se vi è ancora, in questo mondo, straziato da contrastanti interessi, un porto sicuro, ove la colomba della pace possa posare, tranquillamente, il suo piede, esso è qui, in questo territorio consacrato dal Sangue dell’Apostolo e dei Martiri, ove il Vicario di Cristo non conosce dovere più santo né più santa missione che di essere instancabile propugnatore di Pace.

Così abbiamo fatto in passato. Così faremo in futuro, finché al Divin Redentore della Chiesa piacerà di lasciare sulle Nostre deboli spalle la dignità e il peso di supremo Pastore» 15.

E, in un discorso che tenne il 1° giugno 1943, a una “imponente rappresentanza dei lavoratori d’Italia”, disse: «Noi non ignoriamo... che una propaganda di spirito anti-religioso va spargendo in mezzo al popolo, e soprattutto nel ceto operaio, che il Papa ha voluto la guerra, che il Papa mantiene la guerra, e fornisce il denaro per continuarla; che il Papa non fa nulla per la pace. Mai, forse, fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa! Chi non sa, chi non vede, chi non può accertarsi che nessuno più di Noi si è insistentemente opposto, in tutti i modi acconsentiteci, allo scatenarsi, e, poi, al proseguire e al dilagare della guerra, che nessuno più di Noi ha continuamente invocato e ammonito: pace, pace, pace! che nessuno più di Noi ha cercato di mitigarne gli orrori? Le somme di denaro che la carità dei fedeli mette a Nostra disposizione, non sono destinate né vanno ad alimentare la guerra, ma ad asciugare le lacrime delle vedove e degli orfani; a consolare le famiglie in angosciosa ansietà, per i loro cari lontani o dispersi; a sovvenire i sofferenti, i poveri e i bisognosi. Testimoni di tutto ciò sono il Nostro cuore e il Nostro labbro che non si contraddicono fra loro, perché Noi non neghiamo coi fatti quello che diciamo, e abbiamo la coscienza della falsità di quanto i nemici di Dio vanno, insidiosamente, spacciando, per turbare gli operai e il popolo, e, dalle pene della vita che essi soffrono, trarre argomento contro la fede e contro la religione, la quale, pure, è l’unico conforto e l’unica speranza che sostiene nel dolore e nella sventura l’uomo sulla terra... Dall’aperta realtà dei fatti e dell’Opera Nostra, ne andranno confusi quanti, con l’ingannevole loro parola, si studiano di rigettare sul Papato la responsabilità di tutto il sangue delle battaglie»16.

Nel radio-messaggio natalizio del 24 dic. 1943, affermò:
«La Nostra posizione, tra i due campi opposti, è scevra di ogni preconcetto, di ogni preferenza verso l’uno o l’altro popolo, verso l’uno o l’altro blocco di Nazioni, come è aliena da qualsiasi considerazione di ordine temporale. Essere con Cristo o contro Cristo: è tutta la questione. Voi ben comprenderete, perciò, quanto Ci riesca doloroso il vedere una propaganda ostile snaturare i Nostri pensieri e le Nostre parole» 17.

sac. Luigi Villa

Il buon samaritano delle vittime del demonio



Il demonio opera libero nel mondo 

Durante un successivo esorcismo il demonio mi conferma  di essere Lucifero; spesso però chiama in aiuto il suo amico  ‘eurigma’. Gli faccio osservare: “Ma se tu sei Lucifero, come  mai sei così debole da aver bisogno di chiedere aiuto?”. Poi  chiama anche ‘nigmistica’; fa un po’ di confusione, ma sembra  che sia un secondo suo gregario.  
Il nome del demonio a volte è legato alla finalità della fattura. Ad esempio una coppia di sposi fin dall’inizio del matrimonio sono stati colpiti da sofferenze e disturbi. 
La storia nasce da una donna gelosa che mal sopporta il  loro matrimonio. Voleva avere lei la prelazione. Si vendica facendo una fattura per rendere infelice la coppia. Già da 25 anni  vivono il loro calvario. Risulta essere colpa del demonio Asmodeo: ha il ruolo di dividere e rendere infelici le coppie colpite dalla sua possessione o vessazione.  
C’è chi non riesce ad accettare questa libertà e cattiveria del  demonio nel mondo. Si domanda: “Se Dio ha mandato i demoni all’inferno, perché devono ora godere la libertà di girare per  il mondo e di fare del male agli innocenti? Se Dio li ha condannati all’inferno, stiano dove li ha confinati.  
Già portiamo il peso della cattiveria degli uomini, perché  dobbiamo soffrire anche per la perfidia extra terrestre? Ci basta  la delinquenza che abbiamo in casa, e ne avanza: perché il Signore permette ai demoni tanta libertà a danno degli uomini?  Dobbiamo portare le conseguenze anche dei loro peccati?”. Ma  non sembra che il demonio la pensi proprio così.  
Mi ha detto: “Da come va il mondo oggi io ho campo libero  di fare quello che voglio”. Siamo noi che diamo la libertà al  demonio di regnare nel mondo e allontaniamo Dio. La sua presenza passa per le mani di persone divenute, per ignoranza, o  per volontà, o per cattiveria di altri, suoi strumenti. Cristo ha  portato le conseguenze dei nostri peccati e ne ha pagato il prezzo per liberarcene: questo ci ricorda che abbiamo poco da lamentarci, ma solo pensarci! 
Un’altra persona pensa: “Già abbiamo poco amore sulla  terra, e il demonio non può certo insegnarci l’amore, ma l’odio. Agisce solo per odio e vendetta, per rabbia e invidia”!  Lui stesso ha detto:  

“All’inferno si sta molto male perché non andiamo d’accordo, ci odiamo l’un l’altro”. Nella parabola è detto che l’uomo nemico nella notte andò a seminare la zizzania in mezzo  al buon grano. Il Padrone sconsigliò agli operai di sradicare la  zizzania per non strappare anche il buon grano.  
Alla fine il buon grano verrà raccolto e ammassato nei  granai, e bruciata la pula e la zizzania. Bisogna convivere, e  sopportare la zizzania in attesa dell’intervento finale di Dio  che porterà nei suoi granai i buoni, con i meriti acquistati nelle sofferenze e prove della vita. 

Più volte dico al demonio:  

“Ti farò soffrire sempre di più con la fede e la preghiera per stancarti e farti tornare all’inferno”. 

Lui in risposta:  

“All’inferno si sta peggio, si soffre molto: qui mi diverto a far soffrire gli altri e voglio portare Tobia con me, è mio”. 

Gli rispondo: “Rimarrai fin tanto che Dio te lo permette,  anzi finché non abbiamo pagato con la sofferenza e la preghiera il prezzo del riscatto. Allora te ne andrai umiliato, con  la coda fra le gambe come già ti è successo tante volte con  anime da te possedute: Tobia non è tuo, ma di Cristo, l’ha  comprato con il suo Sangue”.  
Nei primi incontri il demonio era molto più baldanzoso: si  mostrava sicuro di rimanere per sempre nel giovane, finché lo  avrebbe portato all’inferno. Pensava di farmi paura, di scoraggiarmi. 
Visto che sono più sicuro e coraggioso di lui, ha abbassato  la sua arroganza e ora mostra una certa paura. Non sa se e  quando dovrà andarsene; lotta con tutte le forze per rimanere,  con la speranza di riuscire a portare Tobia con sé.  Sa benissimo che la Madonna, quando meno se l’aspetta, gli scippa le  anime che tiene come sue. Ci rimane molto male e si vendica  bestemmiandola.  
Signore, aumenta la nostra fede in Te e noi cercheremo di  aumentare la nostra preghiera e fiducia in Te! 

FRATELLO ESORCISTA 

La santità sacerdotale



Una fonte di grazie per tutto il seminario


Credo che l’anno di spiritualità sia molto importante per quelli che lo seguono, ma anche per tutto il seminario. In effetti, là dove l’anno di spiritualità è incorporato agli altri anni di seminario, esso non è, credo, ininfluente sugli altri anni, perché sarebbe inverosimile che si facesse un anno di spiritualità e dopo si dicesse: Dopo tutto, adesso il mio anno di spiritualità è finito, ho altro da fare che ricercare la pratica delle virtù. Ora devo studiare la filosofia, la teologia, il diritto canonico, la Sacra Scrittura, ecc. Ho abbastanza materie da studiare senza occuparmi ancora di questioni spirituali.

Eppure, è proprio quello che ho sentito. Una volta terminato il noviziato, ricevevo i membri della mia congregazione dei Padri dello Spirito Santo come superiore del seminario di filosofia a Mortain. Venivano per due anni e si sentivano abbastanza spesso queste riflessioni: “Oh! Non siamo più al noviziato. Allora adesso possiamo prendercela un po’ più comoda. Il noviziato è passato, è finito! Adesso è tempo di cose davvero serie, la filosofia e la teologia”.

Allora, sfortunatamente, si vedeva diminuire progressivamente il desiderio della perfezione, delle virtù, della pietà, cioè tutta la formazione spirituale. Così, si era meno spirituali quando si andava in seminario di teologia che quando si usciva dal noviziato53!

Veramente , l’anno di spiritualità unito agli anni di formazione più speculativa, più intellettuale, fa bene e ricorda a tutti lo scopo del seminario. Negli studi di filosofia, di teologia e di tutte le altre discipline si dovrebbe trovare di che mettere in pratica tutte le fonti della vita spirituale. La filosofia e la teologia sono scienze meravigliose, che dovrebbero portarci alla contemplazione, alla lode di Dio ed all’umiltà54.

Conclusione: un anno trascorso accanto al buon Dio


Quest’anno di spiritualità aiuta i seminaristi ad avvicinarsi al buon Dio. Come dice la famosa frase di san Tommaso, “più s’impara a conoscere Dio e più ci si accorge che Lo si conosce poco55”. In effetti, a mano che ci si avvicina, per quanto poco sia, alla grandezza di Dio, ci si accorge che Dio ci supera infinitamente, e contemplarLo faccia a faccia costituirà la gioia dell’eternità. Noi abbiamo fin da quaggiù una certa conoscenza di Dio, una visione di Dio, ma tuttavia Dio è ancora più grande di quanto pensiamo e possiamo immaginare. L’anno di spiritualità ben compiuto deve dunque contrassegnare la vita intera del futuro sacerdote56.

Mons. Marcel Lefebvre


mercoledì 29 aprile 2020

Per ottenere la grazia della perseveranza



Se ti vediamo, o Signore non morremo.
Se confessiamo il tuo nome, 
non corriamo il rischio di perderti. 
Se ti preghiamo, saremo ascoltati. 
Rendici, o Signore, il vigore della nostra
forza primitiva, degnati di mantenerci in esso
senza interruzione sino alla fine. 
Dacci la grazia di esser confermati, fortificati,
fino alla piena statura
e fino al compimento perfetto. 
  
Preghiera su papiro

Le grandezze di Gesù



Elevazione alla ss. Trinità


Allo Spirito Santo

O Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, che da loro procedete in unità di origine e li unite l’un l’altro in unità di amore e di spirito! Spirito e Amore eterno che sussistete personalmente nella Divinità e divinamente chiudete le Emanazioni eterne! Io vi adoro e vi rendo grazie per quella operazione santa e ammirabile con la quale avete compiuto il sacro mistero della Incarnazione! Voi siete nella Eternità il termine divino della divina Emanazione, e siete pure nella pienezza dei tempi il Principio di un nuovo stato, dello stato cioè della Unione ipostatica il quale è la fonte e l’origine di tutte le operazioni sante, di tutte le emanazioni di grazia che il cielo e la terra riverenti ammirano!
Voi siete nella SS. Trinità il vincolo sacro tra le divine Persone, e nella Incarnazione congiungete una Persona divina ad una natura umana! Nella Trinità, dal Verbo Eterno, nel seno del Padre, ricevete la sua propria Essenza mentre da Lui procedete: e nella Incarnazione, per la vostra operazione, allo stesso Verbo Voi date, nel seno di sua Madre, una nuova Essenza, rivestendolo della nostra umanità!
O Spirito Santo! Voi siete Spirito di Amore, e sulla terra Voi compite quella operazione di amore, quella unione divina, quella alleanza incomparabile che congiunge la terra al Cielo, l’essere creato all’Essere increato e Dio all’uomo, con una unione sì stretta che ne risulta, per sempre, un Dio uomo ed un Uomo Dio.
Siate benedetto in eterno in questa vostra santa operazione che compie l’Incarnazione del Verbo e la suprema deificazione della nostra umana natura! Mistero ammirabile! Pur restando umana entro lo stato di questa unione divina, la nostra natura riceve la grazia increata e infinita in un essere creato, limitato e simile al nostro! Così la Santa Umanità di Gesù è come un nuovo roveto ardente davanti alla faccia di Dio, per la salvezza del popolo come il roveto di Oreb davanti alla faccia di Mosè: roveto che arde senza consumarsi, sempre roveto e sempre ardente, sempre roveto nelle spine della nostra umanità e sempre ardente nella fiamma della divinità!

Card. Pietro de Bérulle

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO



Ora comprendo meglio

Ora intendo meglio il martirio della tua Crocifissione, posso dire di essere crocifissa da te, con te, per te e posso darti il sangue del dolore che esce dal cuore con patimento indicibile.
Ora comprendo meglio l'immenso dolore della tua SS. Madre nell'impossibilità di soccorrerti, di sollevare i tuoi dolori, di prestare refrigerio alle tue labbra e conforto al tuo Cuore.
Questo dolore ineffabile è la misura dell'amore che tu hai Tesso nel nostro spirito e della felicità da cui doveva essere resa Tesso la vita dell'innocenza.
Adoro, o Signore, l'opera della tua creazione nelle bellezze della sua perfezione, e accetto in ispirito di riparazione la conseguenza del peccato. Ma mi rifugio con pieno abbandono nel Mistero della tua Redenzione, chiedendo per i suoi meriti, per il tuo Sangue e per la tua morte, di poter risollevarci dalla nostra prova più puri, più forti, più generosi e santi.
Sia fatta, o Signore, la tua volontà nella nostra vita, nella nostra morte, nei nostri dolori e nei nostri sacrifici, ora e sempre sia fatto, o Signore, il tuo santo volere. q. 1 : 17 maggio

SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO

PREGANDO PER I FRATELLI NELLA D. V: PER RIDARE A DIO LA GLORIA



(tratto dagli Scritti sulla Divina Volontà della Serva di Dio Luisa Piccarreta)


Volume 11 Maggio 2, 1915
Pene di Gesù per i castighi. Le anime che vivono nella Divina Volontà, rivestendosi dell’Umanità SS. di Gesù possono disarmare la Divina Giustizia.

I miei giorni sono sempre più amarissimi. Questa mattina il mio dolce Gesù è venuto in uno stato tanto sofferente, da non sapersi ridire. Nel vederlo così sofferente, io, a qualunque costo avrei voluto dargli un sollievo, ma non sapendo che fare me L’ho stretto al cuore ed avvicinandomi alla sua bocca, con la mia cercavo di succhiare parte delle sue interne amarezze. Macché…! Per quanta forza facevo nel succhiare non ci veniva nulla; ritornavo agli sforzi, ma tutto inutile. Gesù piangeva; io piangevo nel vedere che in nulla potevo alleviare le sue pene. Che strazio crudele! Gesù piangeva ché voleva versare, ma la sua Giustizia Gliel’impediva; io piangevo nel vederlo piangere e che non potevo aiutarlo…! Sono pene che mancano i vocaboli per ridirle! E Gesù, singhiozzando, mi ha detto: “Figlia mia, i peccati strappano dalle mie mani i flagelli, le guerre. Io son costretto a permetterli e, nello stesso tempo, piango e soffro con la creatura”.
Io mi sentivo morire per il dolore e Gesù, volendomi distrarre, ha soggiunto: “Figlia mia, non ti abbattere; anche questo è nella mia Volontà, perché le sole anime che vivono nella mia Volontà sono quelle che possono far fronte alla mia Giustizia. Solo quelle che vivono del mio Volere hanno libero l’accesso d’entrare a parte dei decreti divini e perorare per i loro fratelli.
Quelli che soggiornano nella mia Volontà sono quelli che posseggono tutti i frutti della mia Umanità, perché la mia Umanità aveva i suoi limiti, mentre la mia Volontà non ha limiti, ed Essa viveva nella mia Volontà, inabissata dentro e fuori. Ora, le anime che vivono nella mia Volontà sono le più immediate alla mia Umanità, e facendola loro [propria], perché a loro L’ho data, possono presentarsi investite di Essa, come un altro Me stesso, innanzi alla Divinità, e disarmare la Giustizia Divina, ed impetrare rescritti di perdono per le pervertite creature. Esse, vivendo nella mia Volontà vivono in Me, e siccome Io vivo in tutti, anche loro vivono in tutti ed a pro di tutti. Vivono librati in aria come sole, e le loro preghiere, atti, le riparazioni e tutto ciò che fanno, sono come raggi che scendono da loro a pro di tutti”.

INTERVISTE COL MALIGNO



FINE DELLA VICENDA

A conclusione di questa vicenda, avvenne un fatto inatteso. Da vari giorni mi portavo  nell'animo il peso di un grosso debito di gratitudine alla Madonna, dinanzi alla quale  avevo sentito il primo impulso a scrivere queste pagine e di averlo potuto fare con una  protezione che mi mise al sicuro da ogni possibile brutto scherzo del Maligno. 
Un pomeriggio mi recai nella chiesa in cui quella cara immagine è venerata e,  inginocchiato ai suoi piedi, cominciai a ringraziarla. Dopo pochi minuti, proveniente  dalla prima fila di banchi, dov'era stata anche lei a pregare, mi venne incontro la  donnetta dell'altra volta. Mi colpirono ancora i suoi occhi luminosissimi e dolci e il  sorriso incantevole. 
- "Beh, è contento di aver obbedito?"  
- "Ma, scusi, signora... " 
- "No, signorina." 
- "Non potrebbe dirmi, signorina, chi è lei?"  
- "Oh, non importa, non importa. " 
- "Mi importa molto, invece, sapesse che impressione mi lasciò quella sera!" 
- "Le ho fatto paura?" 
- "No! Ma mi sembrò che mi avesse letto nell'animo. Sa che cosa pensai? O è una strega  o una santa. " 
Una risata divertentissima: "Né l'una, né l'altra. Quanto al mio nome non conta. Non  serve e la prego di non cercarlo. Le dico solo che sono contenta che lei abbia obbedito".  - "Si vede che è molto interessata a questa faccenda. " 
- "Si, moltissimo! Ecco, ora le dirò". Prese una sedia che era lì accanto, mi sedette a  fianco e cominciò. 
- "Avevo diciotto anni. Gli studi andavano benino. Due miei fratellini erano morti prima  che io nascessi. Vivevo col papà e con la mamma, due cristiani che facevano la  Comunione tutte le domeniche. Io seguivo il loro esempio. Ero di carattere dolce e  sereno. Obbedire non mi costava affatto. " 
"Una sera, dopo cena, mi misi come di solito a studiare nella mia cameretta: dovevo  preparare un esame abbastanza difficile. Improvvisamente fui sorpresa dall'apparizione  di un ragno gigantesco che si muoveva sulla parete di fronte. Aveva gli occhi gialli,  mobili e incandescenti e mi fissava. Il terrore mi strappò un grido acutissimo, ma  proprio in quell'istante la bestiaccia mi fu addosso, mi avvolse e poi scomparve dentro  di me. " 
"Ciò che avvenne me lo raccontarono i miei genitori. Buttai per aria sedie, macchina  per scrivere e comodino. Rovesciai il letto, fracassai una cristalliera e calpestai  un'immagine del Sacro Cuore. Con l'aiuto di alcuni vicini mi legarono, ma solo a fatica.  Poi mi addormentai. La mattina dopo cominciò una via crucis che doveva durare tre  anni. Visite mediche, consulti di specialisti, ricovero in case di cura, medicine a non  finire. Una camicia di forza la strappai come se fosse di carta. Ma dopo le diagnosi più  strane nessuno riusciva a capirci nulla. Gli attacchi mi prendevano a intermittenza.  Quando ero tranquilla potevo anche frequantare l'università e studiare. Attendevo,  come prima, alle faccende di casa con la mamma. Soltanto non potevo più andare in  chiesa, o parlare di Messa, di Comunione, o di cose sacre. Allora gli attacchi mi  riprendevano ed erano guai". "Solo un piccolo frate che frequentava casa nostra,  presente una volta alle mie scenate, ebbe il sospetto del vero male. 'Questa figliola è  vittima di una possessione diabolica. Qui i medici non possono farci nulla. Ci vuole un  esorcista.' Venne un santo sacerdote autorizzato dal Vicariato. Ciò che avveniva  durante le sue preghiere potrebbe riempire un libro. Mi dissero che bestemmiavo da far  paura e che insultavo in latino, in greco, in ebraico il povero sacerdote; che neanche  due o tre persone riuscivano a tenermi, che mordevo come un cane arrabbiato. Urlavo e  graffiavo a sangue chiunque mi venisse a tiro. Sputavo in faccia a tutti, anche al  Crocifisso. Strappai un rosario alla mamma, buttai in faccia al papà un bicchiere di  acqua santa, perché le sue gocce mi scottavano come spruzzi di acqua bollente." 
- "Lei non si accorgeva di nulla? Non era mai cosciente di ciò che diceva e di ciò che  faceva?" 
- "Quasi mai. Quel maledetto che stava dentro di me faceva tutto e mi faceva dire quelle  orribili cose. Soffrivo molto: sembrava che mi si schiantassero le ossa, che mi  soffocassero, che un fuoco mi bruciasse dentro. Il mio ospite si calmava soltanto quando  l'esorcista, stanco, interrompeva le preghiere, metteva da parte l'acqua santa e se ne  andava. Il mio nemico non voleva, e me lo diceva ripetutamente, che ricevessi in casa il  padre che faceva l'esorcismo. Lo chiamava il porco. 'Se fai tornare quel porco ti  ammazzo, ti porto via con me!'. Una collega universitaria, che più volte si trovò  presente, mi descrisse i lineamenti sconvolti e quasi bestiali che assumeva il mio volto, i  contorcimenti atroci del corpo, gli occhi stravolti e che facevano paura, le parolacce  che mi uscivano di bocca. Vomitavo che non le dico. Vomitavo chiodi, pezzi di ferro,  frantumi di vetro senza che la bocca facesse sangue." 
"Una volta che il padre impose a quel bestione di rispondere perché si agitava  tanto al solo vederlo e sentirlo recitare le preghiere del rituale, intesi bene questa  risposta: 'Perché qui io voglio stare in casa mia; soprattutto voglio starvi nascosto. Tu  invece mi obblighi a scoprirmi ed è ciò che io non voglio. Non voglio essere scoperto.  Non voglio obbedire ai tuoi ordini. Vattene!'. 
Tre lunghi anni di sofferenze. Poi finalmente il padre riuscì a liberarmi, io non ricordai  più nulla. Solo una grande spossatezza." 
- "Che brutta esperienza dev'essere stata!" 
- "Però il Signore mi ha voluto bene e in seguito mi ha colmato di grazie. Anche la  Madonna mi è stata sempre vicina. " 
- "Fu una prova che preannunciava i doni divini." 
- "Sì... Ma io volevo dirle questo: che ha fatto molto bene a scrivere dell'angelo delle  tenebre. Capisco, quasi nessuno le crederà. Ma comunque non bisogna tacere. Quello  ricorre a tutto pur di non farsi scoprire. Vuol lavorare di nascosto e ci riesce. Voi  sacerdoti dovreste essere più coraggiosi nello smascherarlo. Il Signore vi accorda  contro il demonio un potere di cui voi non vi rendete conto. Quando arriva a  impossessarsi di una povera creatura, solo voi potete sfrattarlo. Egli ha una paura  incredibile di voi sacerdoti. Perciò vi odia con tutto se stesso e più degli altri vi  circuisce e vi tenta per farvi cadere. Sono tante le vittime che va facendo tra di voi. E  pensare che ci sono ornai troppi preti che non credono più nel diavolo e in ciò che va  facendo! Ne parlano per divertimento, per burla; non pensano più che si tratta del loro  più feroce nemico. Quanto è triste questo! Non si curi di ciò che diranno per quello che  ha scritto. Li lasci ridere. Molto di più il diavolo ride di loro. Affidi il suo scritto nelle  mani di Lei e non si preoccupi di nulla. La grazia di Dio potrà servirsi di quelle pagine  per illuminare tante anime e questo non è poco. Dio la benedica. " A questo punto, la  donnetta, col volto divenuto di nuovo sorridente, si alzò, fece una genuflessione verso  l'altare, mi salutò e andò via. 
Restai con la convinzione di aver incontrato una di quelle anime nascoste che sono  molto care a Dio. La curiosità di sapere qualcosa di lei era stata forte, ma la sua  fermezza nel voler mantenere il riserbo fu così netta che non ebbi il coraggio di  forzarla. 

P. Domenico Mondrone S. J.

Preghiera di Madre Mectilde de Bar (Atto di offerta nella Santa Messa)



Divino Gesù, mi unisco alla grazia del tuo divino Sacrificio. Tu sei la mia Ostia ed io la tua, o, per meglio dire, io sono una stessa ostia con te.
Ti offro al tuo eterno Padre per me; e mi offro e mi consacro a te per renderti infinitamente grazie di tutte le misericordie che ricevo dalla tua adorabile bontà in questo augusto mistero della santa Messa.Mio Dio, io voglio ciò che tu vuoi, io voglio amare ciò che tu ami, io voglio vivere unicamente per te, io rinuncio e disapprovo tutto ciò che ti è contrario in me.
Vivi e regna, Gesù, perché sei il mio Sovrano, e voglio con tutto il cuore dipendere da te eternamente.
Mio Dio, intendo e desidero ad ogni palpito del mio cuore, adorare, amare e compiere perfettamente la tua santissima volontà.

ANGELI IN AZIONE



l’angelo della provvidenza

Una volta il profeta Elia si trovava in pieno deserto, dopo esser fuggito da Gezabele e, affamato e assetato, voleva morire. “... Desideroso di morire ... si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: Alzati e mangia! Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: Levati e mangia, perché è troppo lungo per te il cammino. Si levò, mangiò e bevve: Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb”. (1 Re 19, 4-8)..
Così come l’angelo diede da mangiare e da bere ad Elia, anche noi, quando siamo in momenti d’angoscia, possiamo ricevere da mangiare o da bere attraverso il nostro angelo. Può accadere con un miracolo o tramite l’aiuto di altre persone che dividono il loro cibo o il loro pane con noi. Per questo Gesù nel Vangelo dice: “Date loro voi stessi da mangiare” (Mt 14, 16).
Noi stessi possiamo essere come degli angeli della provvidenza per coloro che si trovano in difficoltà. 

Padre ángel Peña O.A.R.

LEGGENDA PERUGINA



( COMPILAZIONE DI ASSISI )


TENTAZIONE E SERENITÀ

21. In quello stesso torno di tempo, mentre Francesco dimorava nel luogo della  Porziuncola, fu assalito per il bene del suo spirito da una gravissima tentazione.  Interiormente ed esteriormente ne era duramente turbato, tanto che alle volte sfuggiva la  compagnia dei fratelli perché, sopraffatto da quella tortura, non riusciva a mostrarsi loro  nella sua abituale serenità.
Si mortificava, si asteneva dal cibo e dalla conversazione. Spesso si internava a pregare  nella selva che si stendeva vicino alla chiesa, per dare liberamente sfogo all’angoscia e  al pianto in presenza del Signore, affinché Dio, che può tutto, si degnasse d’inviargli dal  cielo la sua medicina in quella così violenta tribolazione. E per oltre due anni fu  tormentato giorno e notte dalla tentazione.
Accadde che un giorno, mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria, gli fu detta  in spirito quella parola del Vangelo: «Se tu avessi una fede grande come un granello di  senape, e dicessi a quel monte di trasportarsi da quello a un altro posto, avverrebbe  così.
Francesco domandò: “E quale è quel monte?”. Gli fu risposto: “Il monte è la tua  tentazione”. Rispose Francesco: “Allora, Signore, sia fatto a me secondo che hai detto”.  E all’istante fu liberato, così che gli parve di non avere mai sofferto quella tentazione».

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO