mercoledì 6 febbraio 2019

Date loro idoli ed essi saranno i primi ad adorarli, ma date loro ciò che è Sacro e loro se Ne prenderanno gioco;



La pace sia con voi;

Io sono il Signore, sentite la Mia Presenza, discernete la Mia Presenza; oggi Io vengo a voi, parlando per mezzo della Mia serva; Io sono sempre con voi, in ogni momento della vostra vita; il Mio Sacro Cuore gioisce nel sentire il vostro amore per Me; agnelli Miei, quanto ho sempre desiderato di radunare voi tutti fra le Mie Braccia e proteggervi dal male! vi amo, Io vi amo con un amore eterno, un amore geloso che comprenderete solo quando sarete in Cielo;

tuttavia, nonostante il Mio Incommensurabile Amore, la maggior parte dei Miei figli Mi ha voltato le spalle... ha dimenticato la Mia Passione; e con il progresso il Mio Nome non ha alcun senso per loro ora; date loro idoli ed essi saranno i primi ad adorarli, ma date loro ciò che è Sacro e loro se Ne prenderanno gioco;

Io, il vostro Santo, soffro ed il Mio Corpo è mutilato dalla disobbedienza, dalla impurità e dall’iniquità di questo mondo oscuro! ah creazione! il Mio Grido di sofferenza scuote il Cielo intero, lasciando i Miei angeli tremanti e prostrati; non Mi avete ancora sentito, figlie e figli Miei? le Mie Grida dall’alto lasciano stupiti perfino i demoni per la vostra sordità … Lacrime di Sangue inondano i Miei Occhi, giorno e notte, ora dopo ora, incessantemente Io vi aspetto, avete respinto per sempre il Mio Spirito? la Mia Voce riecheggia in questo devastante deserto, senza un solo pascolo per riposarsi, senza una sola sorgente di acqua viva che vi rinfreschi;

dal Mio Trono discendo in quelli che furono i Miei Pascoli per ritrovarli trascurati e sterili; i Miei fiori, che piantai con tanto amore e con le Mie Stesse Mani, muoiono uno dopo l’altro; le Mie aiuole sono state trascurate e si sono inaridite; i Miei pozzi sono ora soltanto buche vuote, scure e polverose, nidi di vipera; dove sono andati i Miei guardiani? perché hanno trascurato il Mio giardino? troverò almeno un fiore al Mio ritorno?

il Mio Spirito è schiacciato dalla mancanza d’amore, dalla mancanza di fede, dalla mancanza di pace; figli del Mio Sacro Cuore, ascoltate il Mio Grido in questo deserto; riconoscete la Mia Voce, almeno riconoscete i Tempi! venite, tutti voi che non vi siete riconciliati con Me, venite ora e riconciliatevi; le vostre iniquità hanno trafitto tutta l’eternità facendovi allontanare da Me; non fate il male e nessun male vi colpirà; siate buoni gli uni con gli altri, amatevi l’un l’altro, perdonate i vostri nemici; ripeto le Mie Parole che voi tutti conoscete, ma quanti di voi le mettono in pratica?

pregate con il cuore; ho bisogno d’amore; venite e adornateMi con preghiere che sgorghino dal vostro cuore, venite ad attingere dal Mio Cuore che è un Abisso d’Amore e colmate il vostro; Io vi dico molto solennemente, le ore fuggono, carissime anime, ritornate a Me; pace! pace! pace! Implorate la pace alle nazioni, la pace per unirsi! la pace per amare! la pace per glorificarMi! sta venendo il giorno in cui ogni visione che i Miei veggenti hanno avuto si avvererà, perché ciò che dico lo porto sempre a compimento; pregate, Miei diletti, per il Mio Pietro; pregate per tutti i Miei sacerdoti;1 pregate affinché il Mio Gregge sia uno, come il Padre e Io siamo Uno e Uguale; pregate perché i Miei agnelli ritornino in un unico Ovile sotto la guida di Pietro, fino al Mio ritorno;

Oh, se voi solo ascoltaste ed obbediste! volete pregare ora il Padre Nostro? vi ascolto, (…) e Io vi prometto che il Mio Regno verrà e la Mia Volontà sarà fatta in terra come in Cielo; figli Miei, portate frutti in Pace; Io, il Signore, amo voi tutti e vi benedico;

29 Marzo, 1989

ONORE AL CROCIFISSO



I MARTIRI

SANT'IGNAZIO (... + 107).

Secondo successore di S. Pietro nella Cattedra di Antiochia, l'anno 106, sotto l'imperatore Traiano, fu arrestato e condotto a Roma. Tra le lettere che scrisse alle varie Chiese durante il viaggio, la più celebre è quella ai Romani, con la quale li prevenne a non interporre i loro uffici per liberarlo dal martirio, da lui sì vivamente bramato. In essa dice: « Che nulla m'impedisca di ottenere l'eredità che mi è riserbata! Io temo la vostra carità. Voi non perdete nulla, e io perdo Iddio, se riuscite a salvarmi. Lasciatemi essere il nutrimento delle belve, dalle quali mi sarà dato di godere Dio. Io sono frumento di Dio: è necessario che io sia macinato dai denti delle belve, affinchè sia trovato puro pane di Cristo. Pregate il Signore per me, affinché di queste membra sia fatto un sacrificio a Dio. Ora comincio ad essere un vero discepolo. Fuoco o croce, mandre di belve, slogamento d'ossa, mutilazione di membra, tritamento di tutto 9 corpo, che tutti i supplizi del demonio cadano su me, purchè possa godere Gesù Cristo. Io cerco Colui che è morto per noi, e voglio, voglio Colui che per noi è risorto. Lasciatemi essere imitatore della Passione del mio Dio» 
(P. Allard: Storia Critica delle Persecuzioni – Libr. Editr. Fiorentina. 1923. Vol 1).

La sete ardente di morire per Cristo e l'entusiasmo del martirio, per i primi duecento anni, f u l'anima del Cristianesimo: e lo sarà sempre, sino alla fine dei secoli, anche in mancanza di persecutori esterni, se nel cuore dei cristiani arderà viva la fiamma della carità per Iddio e per il prossimo: è difatti proprio della carità perfetta anelare al martirio.

X. COMANDAMENTO



EGO TE ABSOLVO 


Non desiderare la roba d'altri 

L'ultimo comandamento ci proibisce il desiderio delle ricchezze e del benessere del prossimo.
Questo comandamento ci ordina di essere giusti e moderati nel desiderio di migliorare la propria condizione, e di soffrire con pazienza e ristrettezze le altre miserie permesse dal 
Signore secondo la Sua Eterna Sapienza al nostro merito poiché: « Al regno di Dio 
dobbiamo arrivare per via di molte tribolazioni. » (Atti XIV. 21) 
Il nono comandamento vieta i peccati interni che si commettono con il desiderio delle 
ricchezze. 
Ogni peccato interno riveste quella specie di malizia e gravità, che propria dell'opera 
esterna a cui si riferisce. Se il desiderio, di furto, frode che forma oggetto del desiderio è 
cosa leggera, il peccato interno è veniale. Se il danno che desidera fare è grave, il 
peccato del desiderio è grave. 
Il mondo giudica le persone non da quelle che sono, ma da quello che hanno. Gesù 
invece dice: « Che giova mai all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l'anima? » 
« Beati i poveri... di questi è il regno dei cieli ». 

G. Crux

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta... 

É un momento questo, in cui Padre Pio sente che il suo corpo è allo stremo; e 
quell'esaustione si propaga alle qualità spirituali, tanto che teme di soccombere al nemico: 
«... Mio Dio! quegli spiriti maligni padre mio, fanno tutti gli sforzi per perdermi; vogliono 
vincermi con la forza; sembra che approfittino proprio della mia debolezza fisica per 
maggiormente sfogare contro di me il loro livore e in tale stato veder se sia loro possibile 
strapparmi dal petto quella fede e quella fortezza che mi vien dal padre dei lumi. In certi 
momenti mi veggo proprio sull’orlo del precipizio, sembrami allora che la pugna sia per 
arridere a quei birbaccioni; mi sento proprio tutto, tutto scuotermi; un agonia mortale 
attraversa il mio povero spirito, riversandosi pure sul povero corpo e tutte le membra me le 
sento rattrappirsi. La vita allora davanti a me la veggo come se mi si arrestasse: ella è 
sospesa» (30 ottobre 1914). 

É proprio allora che il fraticello reagisce, dedicandosi alla guida di una donna, una che 
potremmo quasi definire una «proto-figlia spirituale», la prima di una catena infinita di 
anime. Assistiamo allora allo svilupparsi di un altro “modello” della battaglia: l'attacco alle 
persone vicine e amiche di Padre Pio. Scrive a padre Agostino il 16 febbraio 1915: «... Non 
saprei dirvi poi quanta rabbia prova contro di me quel brutto animalaccio di Satana per la 
provvisoria direzione che ho assunto io di quell'anima. Me ne fa di tutti i colori. Anche a quella 
poverina le sta facendo guerra e fra i tanti dispetti che a lei ha fatto, uno è stato questo. Nel 
leggere le mie lettere cerca di perturbarle la fantasia e in una di queste volte nel leggere una 
mia lettera, si sentì gridare da lui all'orecchio: “Non sentire a quel mentitore”. Ma l'anima di 
Dio, senza scomporsi, gli fece una forte risata in viso e così scoperto si diede alla fuga. 
Purtroppo quella bestiaccia è convinta di non poterla avere per sé e quindi, non potendo avere 
il più, fa tutti gli sforzi di avere il meno, impedirle una maggiore perfezione». 

MARCO TOSATTI 

NON DIMENTICHIAMOLI



PREGHIAMO 
PER I SACERDOTI DEFUNTI

Maria, Madre di Gesù eterno Sacerdote, Madre
della Misericordia, Regina degli apostoli, volgi il
tuo sguardo di pietà verso le anime dei sacerdoti,
vescovi, cardinali, religiosi e religiose defunti, per
le quali ti preghiamo.

O Maria, dolce Regina del Paradiso, Madre della
Chiesa, mostra la tua potenza e libera queste
anime che soffrono nel Purgatorio, per i meriti del
Preziosissimo Sangue di Gesù.

S. Giuseppe, S. Michele Arcangelo, Santi
Apostoli e anime beate del Paradiso intercedete
anche voi perché al più presto possano raggiun-
gervi in Cielo. 

E voi, anime sante del Purgatorio, intercedete
per noi, e otteneteci la grazia..... affinché possia-
mo far conoscere a tutti la vostra potente inter-
cessione, per la gloria di Dio e per la nostra sal-
vezza.

Padre Nostro, Ave Maria, Eterno Riposo

Dio Padre: Io Sono la Verità. Prendete la Mia Mano e seguiteMi. Ogni Vita proviene da Me



Mia carissima figlia, l‟uomo ha il controllo del proprio destino, poiché gli è stata 
concessa la libertà di scelta, come Dono da parte Mia. 

Alcuni scelgono la strada giusta in direzione del Mio Regno Celeste, che passa 
attraverso il Mio Unigenito Figlio, Gesù Cristo, mentre altri fanno scelte insensate.
causa dei doni dell‟uomo, che includono l‟intelligenza, la conoscenza ed il libero 
arbitrio, molti diventano orgogliosi, altri cercano delle cose sbagliate e grandi doni 
materiali, che il mondo rende possibili, finché, alla fine, per loro diventano 
importanti solo i propri desideri immediati. Essendo egocentrici, essi attuano delle 
azioni e dei comportamenti egoistici e, attraverso la ricerca della realizzazione personale, a 
scapito degli altri, condannano sé stessi a causa del peccato che li rende schiavi. 

Cari figli, rifiutando di accettare il Dono della Vita Eterna, che Io porto a tutti voi che 
prenderete parte al Mio Regno, sarete separati da Me per l‟eternità. Io vengo, in questo 
tempo, con lo scopo di intervenire, a causa del vostro profondo interesse per il mondo, il quale 
ha eliminato dai vostri cuori, tutto l‟amore per Me. Io vengo a portarvi la Verità, la 
conoscenza del Mio Regno e a ricordarvi le due scelte che vi verranno presentate: la 
prima scelta è quella di accettare la Mia Mano di Misericordia e vivere una vita 
gloriosa condividendo la Vita Divina nel Mio Nuovo Regno, mentre la seconda 
scelta è quella di scegliere le tenebre eterne e diventare in tal modo, schiavi 
dell‟abisso, dove Satana rimarrà per sempre. 

Molti di voi rifiutano il Mio Amore, la sapienza che vi ho dato attraverso Mia Santa Parola e 
gli ammonimenti trasmessi a voi dai profeti. Non crediate che oggi il mondo sia diverso 
rispetto al tempo passato, poiché sulla Terra, l‟umanità non è mai cambiata. Il peccato è 
ancora la vostra maledizione e sarà solo combattendo il nemico, il quale vi porta la miseria e il 
dolore, che voi diventerete capaci di accettare la Vita che ho creato per voi. 

Ora ascoltate poiché vi ricordo la Mia Promessa: Ho creato un Paradiso Eterno che 
appartiene a voi. Esso vi darà la Vita Eterna del corpo e dell‟anima. Esso vi aspetta, 
non sprecate la vostra eredità. Se lo farete, Mi si spezzerà il Cuore e vi pentirete di questa 
decisione per l‟eternità. 

Ascoltate ora la Mia Chiamata, perché Io vi manderò ogni segno, ogni Miracolo e ogni 
Grazia, in modo da risvegliare i vostri cuori affaticati, fino a quando Io non infiammerò, 
dentro di voi, la conoscenza della Verità. 

Io Sono la Verità. Prendete la Mia Mano e seguiteMi. Ogni Vita proviene da Me. 

Il vostro Padre Eterno 

Dio l‟Altissimo 

3 Luglio 2014

martedì 5 febbraio 2019

Il mîracolo della vita




Mentre ero in preghiera ebbi una visione interiore. Vidi una lunghissima fila di donne. Camminavano in colonna, una dietro l'altra: molte piangevano disperate; alcune avevano uno sguardo come di ghiaccio, impietrite da un qualcosa che le costringeva ad andare avanti; altre, poche, ridevano incoscienti. Attorno a quella fila di donne c'era un gran movimento di uomini ed altre donne. Alcune di queste persone cercavano di strappare dalla triste colonna, purtroppo il più delle volte senza riuscirci, le donne che evidentemente conoscevano, essendone mariti, amici, o amiche.
Altre persone, invece, svolgevano un'attività affatto diversa, ricacciando a forza nella fila alcune poverette che cercavano di allontanarsene. Altre persone, infine, camminavano semplicemente accanto a quelle disgraziate, ridendo e chiacchierando come per distrarle.
Sul petto di ciascuna di quelle donne incolonnate si vedeva, come se fossero state trasparenti, il cuore e dentro i cuori c'erano minuscoli bimbi irraggianti una gran luce tutt'intorno. Ma, nonostante quella luce, i volti di quelle madri restavano terrei.
La colonna delle donne, di cui non si scorgeva la fine, avanzava verso una buia e spaventosa caverna. "Io" proseguì frate Alberto, "cominciai a sentirmi male. Ero inquieto. Improvvisamente mi ritrovai ad osservare quel che accadeva allo sbocco di quella caverna che, come una galleria, attraversava da parte a parte un costone roccioso.
Le donne che vi erano passate attraverso ne uscivano invecchiate, prostrate, disperate. Lì dov'erano fino a poco prima i bimbi risplendenti come fiammelle di luce divina, non c'era più nulla se non un buco, vuoto, muto, scuro. Sulle fronti di quelle disgraziate era tracciata una piccola croce scura, di sangue. Anche coloro che le avevano spinte nella caverna e ve le avevano allegramente accompagnate avevano mutato definitivamente aspetto. Su di loro scorgevo il marchio di Satana, di colui che è omicida e menzognero fin dal principio".
Ricordando quella visione interiore, frate Alberto cominciò a tremare e a piangere sommessamente, ma continuò a raccontare. A quel punto, terrorizzato, caddi con la faccia a terra. Udii interiormente una voce che attribuii al Signore: "Ho bisogno delle tue preghiere e delle tue sofferenze in riparazione del terribile delitto dell'aborto. Vuoi aiutarmi a salvare queste anime? Verrà il tempo in cui saranno tante, tante, troppe davvero!". Pensavo al volto addolorato del Salvatore e nei suoi occhi, divini e bellissimi, mi sembrava di scorgere tutti i richiami della Grazia a quelle anime. Ripensando alla scena che avevo interiormente contemplato considerai che quelle donne avevano chiuso le loro orecchie per non sentire il vagito del piccolo Gesù nella mangiatoia di Betlemme; in quel vagito avrebbero infatti potuto udire anche la tenera voce dei propri piccoli figli. Avevano chiuso i loro occhi, per non vedere che nella dolorosa passione di Cristo trovava il suo posto anche il martirio delle loro inermi piccolissime creature. Avevano chiuso i loro cuori, per non lasciarvi entrare la compassione della Madre di Dio, compassione che era stata capace di sostenere l'offerta della vita dei proprio Divin Figlio perché fosse salvata la vita dei fratelli del suo Gesù, anche di coloro che, fra tutti, sono i più piccoli e i più poveri.
Compresi che per salvare quelle anime, non restava che la Divina Misericordia.
Nel mio cuore risposi al Signore: "Io sono tuo, mio Signore! Con il tuo aiuto sono pronto a sopportare qualsiasi cosa pur di strappare queste povere anime dalle fauci del Dragone infernale. Ma dimmi, ti prego, che ne è di quei piccoli bimbi?". "Conosci le Scritture" udii interiormente, "anche se queste donne si dimenticassero dei loro bambini, io invece non ti dimenticherò mai e non mi dimenticherò di questi piccoli innocenti martiri" (cf Is 49,15).
Ancora interiormente contemplai il Signore, che allargò le braccia e spalancò il proprio manto. Io vidi attorno a lui miriadi e miriadi di anime di minuscoli bambini. Erano tanti da non potersi contare, ma io vedevo che ciascuna di quelle piccole anime era nel centro stesso del Cuore di Gesù, abbracciata e avvolta da un inconcepibile e purissimo Amore. Il dialogo interiore con Gesù continuò. "Sono salvi" esclamai piangendo dalla gioia. "Salvi" sentii che la voce ripeteva in me: "Il mio popolo ha rigettato i propri figli perché ha rigettato Me. Quei piccoli bimbi sono stati sacrificati sull'altare degli dei falsi e bugiardi: le ideologie, l'egoismo, il piacere, il potere, la viltà. Chi li ha uccisi, in loro voleva uccidere Me. Quei bimbi uccisi nel grembo delle loro madri sono dei piccoli martiri, come quelli che presero il mio posto sotto i colpi delle spade dei soldati dell'empio re Erode. Sono i miei prediletti, perché fra tutti e più di tutti gli altri martiri manifestano l'Amore inerme ed incondizionato dell'Altissimo Dio".
E non solo sono salvi, ma intercedono per la conversione dei propri genitori e di quanti hanno collaborato ad ucciderli. Intercedono unendosi alla preghiera che dalla Croce ho rivolto al Padre: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34).
Mi ritornò alla mente la spaventosa visione di quella lugubre colonna, in marcia verso la morte del corpo dei propri bambini e delle proprie anime.
"E per loro c'è possibilità di perdono?" chiesi al Signore Gesù.
"Forse che io ho piacere della morte del malvagio - dice il Signore Dio - o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?" (Ez 19,23). Ma se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ba commesso e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà" (Ez 18,21).
Ecco, dunque, anche costoro potranno salvarsi. Non ho forse concesso ai sacerdoti il potere di assolvere da ogni peccato per il quale ci sia sincero e profondo pentimento e volontà di riparazione? Costoro potranno salvarsi grazie ai sacramenti, con la preghiera e tanta, tanta penitenza. "Scorsi allora che molte di quelle madri e di quei padri, e di quei falsi amici, e di quelle false amiche, toccati dalla Grazia divina, pentiti, si gettavano a terra ai piedi di numerosi sacerdoti comparsi improvvisamente, e lì imploravano il perdono dei propri figli, ormai viventi come angioletti in Cielo, e la misericordia di Dio.
E vidi che, con l'assoluzione del sacerdote, scendeva in maniera efficace anche la benedizione dei piccoli bimbi morti al mondo ma viventi in Dio; e la croce di sangue impressa in fronte alle madri diveniva luminosa; e il segno della Bestia era sostituito dal Santo Nome dell'Agnello; ed a ciascuno veniva donato un cuore nuovo". "Penitenza", ripetei incerto.
"Penitenza. E la più grande è quella dell'amore. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13).
Sentii che quelle parole erano rivolte anche a me, personalmente.
(Dal libro "L'eremita del Monte Contessa, Sant’Alberto da Sestri Ponente" Capitolo XIII, pp. 103-109)

di don Felice Traversa

RIMANETE NEL MIO AMORE



Dio sia benedetto.


Dio é carità… 
«Rimanete nel mio amore» S. Giov. 15, 9 
   «Tu hai bisogno di un cuore che ti comprenda e che ti ami; sappi che questo può essere soltanto il cuore del tuo Dio; rivolgiti unicamente a Lui come faresti con un amico al quale niente tieni nascosto, perchè sai che ti comprende e condivide le tue pene. Tu senti talvolta la necessità di avere qualche persona che con il suo esempio ti stimoli alla pratica della virtù; mi offro Io stesso quale tuo modello, sul quale ti devi studiosamente formare.
 Io ti amo più di quanto una madre può amare il suo bambino, con la differenza che la madre, benchè ami molto il bambino, può fare solo ciò che può: Io, invece, posso fare ciò che voglio.
Ti amo con un amore infinito, come se tu fossi sola al mondo.
«Ti amo». Leggila, questa parola, sul pane che mangi, sull'acqua che bevi, sul letto su cui dormi; è perchè ti amo che ti ho preparato il pane, che ti do l'acqua da bere, che ti preparo il letto per riposare; in tutto ciò che ti capita in mano, leggi dappertutto: «Ti amo».
Leggilo, questo amore, nella ferita del mio Cuore: la lancia è stata come la chiave con la quale te ne ho aperta la porta. Leggilo nelle mie mani: le ho volute trapassate dai chiodi per espiare le tue mancanze commesse con le mani. Leggilo nei miei piedi: li ho voluti trapassati dai chiodi per espiare le colpe commesse con i piedi. Leggilo sulla mia fronte circondata di spine: così ho voluto, per meritare a te la grazia di vincere le tentazioni.
Ogni tentazione vinta è una vittoria, e ogni vittoria merita una corona.
Tu sei un piccolo niente, tanto piccolo che neppure ti si vede; eppure il tuo Gesù ti vede, ti guarda e ti ama.
Tu non puoi formarti un giusto concetto dell'amore che ti porto, perchè non conosci ancora perfettamente Dio. Egli è il tuo tutto e non desidera altro da te che il tuo cuore tutto intero.
Una sola cosa è necessaria: conoscere la bontà, la compassione, la misericordia, l'amore del tuo Gesù.
Avrai sempre da pentirti di non aver amato abbastanza Dio, mai di averlo amato troppo.
Tu cammini speditamente anche contro corrente, perchè hai un buon pilota.
Credi all'amore, spera nell'amore, confida nell'amore, abbandonati all'amore, ruba l'amore.
Sperare nell'amore è da serva, confidare nell'amore è da sorella, abbandonarsi all'amore è da figlia, rubare l'amore è da sposa, perchè la sposa «ruba il cuore del suo sposo con uno dei suoi occhi, con uno dei suoi capelli». (Cantica)
Sai perchè desidero che le mie creature mi amino? Per renderle felici nel tempo nell'eternità.
L'amore è Dio, l'amore è Gesù. E che cosa farà in te l'amore? Ti purificherà, ti istruirà, ti santificherà. Perchè amo l'uomo, sono disceso da cielo in terra, sono salito sul Calvario sto nel Sacramento del mio amore.
Io sono la via nella quale tu devi camminare, sono la verità che tu devi cercare sono la vita che tu devi conseguire.
Sono la via che conduce al Padre, sono la verità che illumina la mente e infiamma il cuore; sono la vita della grazia.
In questa via tu devi seguirmi da vicina. 
   Quando mi hanno flagellato, mi hanno legato perchè non fuggissi, ma non sarei fuggito anche se mi avessero lasciato libero. L'amore è più forte delle funi. Con la mia onnipotenza le avrei potute rompere invece l'amore ha resistito. Sei disposta a darmi tante prove d'amore, quante da te ne esigo e chiedo? Sei disposta a lasciarti stritolare corporalmente e spiritualmente.
   Quando Dio ama un'anima e questa ama Dio, tra loro vi è un'unione molto più intima di quella che vi è tra anima e corpo. L'anima vivifica il corpo a cui è unita, e Dio dà la vita soprannaturale all'anima.
   Tu sei, per bontà di Dio, tanto amata dalla SS. Trinità: sei amata dal Padre come sua figlia, sei amata dal Figlio come sua sposa, sei amata dallo Spirito Santo come beniamina del suo amore.
   E' vero che c'è una distanza infinita tra Me e te, ma l'amore l'ha superata; quando Io amo un'anima, non guardo più niente; purchè quell'anima mi ami, Io dimentico tutto».

Suor Benigna Consolato Ferrero

La Madre della Salvezza: Presto diventerà illegale dichiarare di seguire Gesù Cristo



Cari figli, se gli uomini dovessero vedere la Maestà di mio Figlio, Che siede sul Trono Celeste 
alla destra del Padre Eterno, sarebbero mortificati per la vergogna e il rimorso. 

Il mio diletto Figlio, Gesù Cristo, è adorato, onorato e glorificato con grande amore dagli 
angeli e dai santi in Cielo. Sulla Terra si mostra ben poco rispetto verso Colui che ha sofferto 
una morte terribile per salvare il genere umano dal peccato. Quanto piangono i Cieli in questo 
momento della storia, in cui viene fatto ovunque ogni tentativo per cancellare dalla terra 
qualsiasi simbolo che rappresenta mio Figlio. Non contenti di bandire le manifestazioni 
pubbliche della Santissima Croce, presto diventerà illegale dichiarare di seguire Gesù Cristo. 

Verrà mostrata pochissima tolleranza  ai Cristiani che rimangono leali alla Parola e 
che seguono il cammino verso Dio. Anche i servitori consacrati, che professano di 
servire Gesù Cristo, saranno troppo deboli per difendere il Cristianesimo e saranno 
costretti ad accettare queste leggi. In molti casi, i traditori presenti tra di loro, 
favoriranno l‟abolizione della Croce e della Verità del Cristianesimo. Con il tempo, 
adoreranno tutti una falsa dottrina, insieme alle altre fedi che non provengono da Dio. Dal 
momento che essi sceglieranno la via dell‟errore, per loro libera volontà, ne conseguirà che si 
rifiuteranno di accettare la Misericordia di Dio, e condanneranno sé stessi all‟oscurità. 

Non dovete mai tradire mio Figlio, per nessuna ragione, poiché Egli è la Via della Verità e solo 
Lui può portarvi la Salvezza Eterna. 

La vostra amata Madre 

La Madre della Salvezza 

2 Luglio 2014

Preghiera per i nostri figli alla Madonna della Divina Provvidenza



O Signora della Provvidenza, madre mia, a te confido i bambini che Dio mi ha affidato.Tienili al sicuro nel corpo e nell'anima. Quando le responsabilità e le prove della vita vengono a loro, continua con la loro madre provvidenziale. Soprattutto, o Maria, sii con i miei figli nell'ora della morte e conduci nell'eternità, così che con te, possano lodare per sempre il Creatore, il Redentore e lo Spirito Santo. Amen.

Gabriele, Raffaele, Michele Arcangeli potenti per noi



SAN RAFFAELE

Raffaele significa medicina di Dio e di solito si rappresenta questo arcangelo insieme a Tobia, mentre lo accompagna o lo libera dal pericolo del pesce. Il suo nome compare soltanto nel libro di Tobia, dove egli viene presentato come modello di angelo custode, perché protegge Tobia da tutti pericoli: dal pesce che voleva divorarlo (6, 2) e dal demonio che l’avrebbe ucciso con quegli altri sette pretendenti di Sara (8, 3). Guarisce la cecità del padre (11, 11) e così manifesta il suo carisma speciale di essere medicina di Dio e patrono di coloro che curano i malati. Sistema la faccenda dei soldi prestati a Gabaele (9, 5) e consiglia a Tobia di sposarsi con Sara.
Umanamente, Tobia non si sarebbe mai sposato con Sara, perché aveva paura di morire come i precedenti mariti di lei   (7, 11), ma Raffaele guarisce Sara dalle sue paure e tranquillizza Tobia affinché si sposi, perché quel matrimonio è voluto da Dio da tutta l’eternità (6, 17). Lo stesso Raffaele è colui che presenta le preghiere di Tobia e della sua famiglia davanti a Dio: Quando pregavate, io presentavo le vostre orazioni davanti al Santo; quando tu seppellivi i morti, anch’io ti assistevo; quando senza pigrizia ti alzavi e non mangiavi per andare a seppel­lirli, io ero con te (12, 12-13).

Raffaele viene considerato il patrono dei fidanzati e dei giovani sposi, perché sistemò tutto ciò che riguardava il matrimonio fra Tobia e Sara e risolse tutti i problemi che ne impedivano la realizzazione. Per questo tutti i fidanzati devono raccomandarsi a san Raffaele e, per mezzo di lui, alla Madonna che, come Madre perfetta, si preoccupa della loro felicità. Così Lei fece infatti alle nozze di Cana, durante le quali ottenne da Gesù il primo miracolo per far felici i neo sposi.
Inoltre san Raffaele è un buon consigliere familiare. Invita la famiglia di Tobia a lodare Dio: Non temete; la pace sia con voi. Benedite Dio per tutti i secoli. Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio; lui dovete benedire sempre, a lui cantate inni. [...] Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute (12, 17- 20). E consiglia a Tobia e a Sara di pregare: Prima di unirti a lei, alzatevi tutti e due a pregare. Supplicate il Signore del cielo perché venga su di voi la sua grazia e la sua salvezza. Non temere: Essa ti è stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla. Ti seguirà e penso che da lei avrai figli che saranno per te come fratelli. Non stare in pensiero (6, 18). 
E quando si trovarono da soli nella stanza da letto, Tobia disse a Sara: Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Si­gno­­­re che ci dia grazia e salvezza. [...]
Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine di intenzione. Degnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia. 
E dissero insieme: Amen, amen! (8, 4-8).

È importante pregare in famiglia! La famiglia che prega unita, rimane unita. Inoltre, san Raffaele è patrono speciale dei marinai, di tutti coloro che viaggiano per acqua e di coloro che vivono e lavorano vicino all’acqua, poiché, siccome liberò Tobia dal pericolo del pesce nel fiume, può liberare anche noi dai pericoli delle acque. Per questo è patrono speciale della città di Venezia.
Per di più è patrono dei viandanti e dei viaggiatori, che lo invocano prima di intraprendere un viaggio, perché egli li protegga come protesse Tobia nel suo viaggio.
Ed ancora è patrono dei sacerdoti che confessano e amministrano l’unzione degli infermi, poiché la confessione e l’unzione degli infermi sono sacramenti di guarigione fisica e spirituale. Per questo i sacerdoti dovrebbero chiedere il suo aiuto specialmente quando confessano ed amministrano l’estrema unzione. È patrono dei non vedenti, perché può guarirli dalla cecità come fece al padre di Tobia. Ed in modo molto speciale è patrono di coloro che curano o badano agli infermi, concretamente, dei medici, degli infermieri e delle badanti.

La medicina non deve essere un atto semplicemente terapeutico senza compassione o amore. Una medicina disumanizzata, che vede soltanto i mezzi scientifici e tecnici, non può essere totalmente efficace. Per questo è imprescindibile nell’esercizio della medicina e della cura agli infermi, che il paziente e chi lo assiste, siano in grazia di Dio e invochino san Raffaele con fede, come inviato da Dio per guarire. 
Dio può fare miracoli o può guarire per via ordinaria attraverso i medici e le medicine. Ma sempre la salute è un dono di Dio. Peraltro è molto significativo ed utile far benedire i medicinali nel nome di Dio prima di assumerli. È importante che siano benedetti da un sacerdote; però, se non c’è tempo o possibilità di farlo, noi stessi o un familiare può pronunciare que­sta preghiera o una simile:

O Dio, che meravigliosamente hai creato l’uomo ed ancor più meravigliosamente lo hai redento, degnati di soccorrere con il tuo aiuto tutti i malati. Ti chiedo specialmente per... Esaudisci le nostre suppliche e benedici queste medicine (e questi strumenti medici) affinché colui che le prenda o sia sotto la loro azione, possa essere guarito per la tua grazia. Te lo chiediamo, Padre, per intercessione di Gesù Cristo, tuo Figlio e per l’intercessione di Maria, nostra Madre e di san Raffaele arcangelo. Amen.

La benedizione delle medicine risulta molto efficace quando viene realizzata con fede e il malato è in grazia di Dio. Padre Dario Betancourt riferisce il caso seguente:
A Tijuana, in Messico, Carmelita de Valero doveva prendere una medicina che le causava una sonnolenza permanente  e tale da impedirle di compiere i suoi doveri di sposa e di madre. Suo marito, José Valero, lei ed io pregammo per le medicine. Il giorno dopo la donna non aveva sonno ed era felice, si prendeva cura di noi con molto amore e sollecitudine(16).

Lo stesso padre Dario, durante un suo viaggio in Perù, raccontò che negli Stati Uniti c’era un’associazione di medici cri­stiani che si riunivano a pregare per i loro pazienti e succedevano cose straordinarie. Uno dei fatti più sorprendenti era che, quando pregavano per la chemioterapia che somministravano ai pazienti ammalati di cancro, quelli che la ricevevano benedetta non perdevano i capelli. In questo modo comprovavano concretamente la potenza di Dio attraverso la preghiera.

Vediamo ora alcune esperienze e apparizioni in relazione con san Raffaele.

Santa Francesca delle Cinque Piaghe, nota stigmatizzata di Napoli, canonizzata da Pio IX nel 1867, aveva l’arcangelo Raffaele per suo migliore amico. Egli la consolava quando aveva dei dispiaceri e la curava quand’era malata. Un giorno, il suo direttore Francesco Saverio Bianchi, beatificato da Leone XIII, mentre si trovava con lei, sentì un profumo di paradiso. Chiese alla santa una spiegazione e lei gli disse: Non si meravigli, perché qui in mezzo a noi c’è l’arcangelo Raffaele(17).

Nel 1786 la stessa santa si ammalò gravemente ed era incapace di fare il più piccolo movimento. Don Giovanni Pessiri volle aiutarla e le portò una tazza di cioccolata e la depose sul comodino, dicendole di prenderla, mentre lui andava a sbrigare alcune incombenze del suo ministero sacerdotale. La povera malata non sapeva come obbedire perché non riusciva a muoversi, e chiese aiuto al suo grande protettore san Raffaele. All’istante una mano invisibile le avvicinò la tazza e, dopo averle fatto bere la cioccolata, la raccolse e l’appoggiò al suo posto. Maria Francesca, consolata e grata, rese grazie a Dio e al suo celeste arcangelo (18).

Un’altra volta le si presentò l’arcangelo Raffaele come un giovane di straordinaria bellezza e vestito di bianco.
L’arcangelo le disse: Io sono san Raffaele. L’Altissimo mi ha inviato a guarirti la piaga del tuo costato che sta per andare in cancrena. Rinnova la tua fede in Dio e Lui ti benedirà. Il giorno dopo la piaga del petto era guarita. 
Il gentile arcangelo le faceva da infermiere e l’aiutava tagliandole il pane e le diceva con un dolce sorriso che lei non era in grado di fare da sola. La santa godette di una grande familiarità con l’arcangelo, che era il suo speciale protettore e guardiano(19).

Nella città di Pozzuoli in Italia si venera in modo speciale l’arcangelo Raffaele. Uno dei suoi abitanti era molto malato e pensò di andare a Napoli per farsi curare, raccomandando il suo viaggio a san Raffaele. La notte prima del viaggio si aggravò e non poté viaggiare. Alcuni giorni dopo volle confessarsi e chiese a padre Celso, un domenicano del convento di Gesù e Maria, di venirlo a confessare. Gli disse che sua madre, nel vederlo così infermo, lo aveva raccomandato all’arcangelo Raffaele. Gli raccontò anche che quel giorno, nel dormiveglia, gli era sembrato di morire e di essere portato alla presenza di Dio. E il giudice divino gli mostrò con severità che meritava la condanna eterna per i peccati mal confessati. A quel punto vide al suo fianco l’arcangelo che gli disse: Io sono Raffaele e voglio aiutarti. Chiamerai il padre e farai una buona confessione e Dio ti ritirerà la condanna.
Così avvenne. Il moribondo si confessò e ricevette l’assoluzione, lasciando questa vita tra chiari segnali di salvezza(20).

San Giovanni di Dio (1495-1550) era molto devoto a san Raffaele. Una notte mancò l’acqua nella fontana per i servizi e andò di buon mattino alla piazza di Vivarrambla con due anfore e tardò a tornare perché il luogo era abbastanza lontano. Quando arrivò all’ospedale trovò in cucina i piatti lavati, il pane e tutto preparato, i letti rifatti, le sale spazzate e tutto in ordine. Chiese, meravigliato, ai malati chi aveva fatto in sua assenza i lavori e tutti gli risposero che era stato proprio lui.
- Non posso essere stato io quand’ero lontano da qui.
Insistettero che era stato lui perché l’avevano visto, come tutti i giorni, svolgere i diversi servizi. Allora egli, pieno di gioia, esclamò: Veramente, fratelli, Dio ama molto i suoi poveri, infatti manda angeli a servirli. E pensò che l’arcangelo Raffaele, prendendo le sue sembianze, aveva fatto i suoi lavori(21).

Una notte molto fredda e piovosa il servo di Dio, uscendo dalla via Zacatin, incontrò un povero intirizzito che chiedeva aiuto. Giovanni gli disse: Vieni con me, fratello, al nostro ospedale, e trascorrerai la notte al riparo.
Il povero gli disse che era invalido e gli mancavano le forze per sostenersi in piedi. E Giovanni se lo caricò su una spalla mentre sull’altra portava la sporta con i tegami dei cibi raccolti. Si mise a camminare in fretta, spinto dalle forze dello spirito più che da quelle del corpo, debilitato com’era da digiuni e sforzi. Il peso era superiore alle sue forze umane e Giovanni cadde con le sue elemosine e il suo povero all’inizio di Calle de los Gomerez... Mentre cercava di sistemare di nuovo sulla sua spalla l’uomo, un giovane molto bello lo aiutò e, prendendolo per la mano, disponendosi ad accompagnarlo, gli disse: Fra­tello Giovanni, Dio mi manda ad aiutarti nel tuo ministero e a farti sapere quanto questo gli è gradito; sappi che tutto ciò che fai per il Signore io ho l’incarico di scriverlo in un libro.
Giovanni gli chiese chi fosse e il giovane rispose: Sono l’arcangelo Raffaele, destinato da Dio ad essere tuo compagno, custode tuo e di tutti i tuoi fratelli (22).
Un pomeriggio nel suo ospedale di Granada, all’ora di cena, san Giovanni di Dio si rese conto che il pane non sarebbe stato sufficiente. Pregò Dio e in pochi minuti un giovane si presentò alla porta dell’infermeria. Il nostro santo riconobbe il suo amico e protettore san Raffaele e disse ai malati: Coraggio, fratelli, gli angeli di Dio vengono a servirvi. 
L’arcangelo si avvicinò a Giovanni e con grande familiarità disse: Fratello mio, noi formiamo un solo Ordine, perché ci sono uomini che sotto una povera veste sono uguali agli angeli. Pren­dete il pane che il cielo vi invia. E scomparve lasciando Giovanni e i suoi poveri pieni di consolazione e di gioia spirituale (23).

Un altro giorno, arrivava l’ora del pranzo e non aveva nemmeno un pezzetto di pane da dare ai suoi poveri. Tuttavia prese la cesta e uscì molto fiducioso di trovare il necessario. 
Nell’attraversare una strada, vide venire verso di lui un uomo a cavallo, che gli offrì una quantità di pane maggiore rispetto a quella di cui aveva bisogno, scomparendo subito dopo.
Giovanni di Dio fece ritorno all’ospedale benedicendo il Signore, e, sia lui che i testimoni del fatto, giudicarono che questa generosità proveniva da un angelo apparso in forma umana (24).

Alla vigilia di un Natale il santo venne informato che non c’era più combustibile per la cucina. Insieme a due fratelli andò nel bosco e incominciò a tagliare legna. Anche se si sforzavano molto, il lavoro era molto lungo e si faceva buio. Allora si presentarono due uomini vigorosi che, in meno di un’ora, abbatterono alberi e ne tagliarono a pezzi i rami, formando fascine in quantità tale da riempire diverse carrette. I due religiosi dissero a Giovanni: Se ci fosse qui un carro, potremmo portare via legna per molto tempo. Il santo non rispose, ma sorrideva misteriosamente.
- Figlioli, non preoccupatevi, noi che l’abbiamo tagliata la porteremo, risposero i legnaioli celesti.

Si fece molto buio e affinché non si perdessero né finissero in qualche precipizio, due torce luminose, portate da mani invisibili, illuminarono il cammino a Giovanni e ai suoi confratelli. Ma la loro ammirazione arrivò al colmo quando, entrando nel cortile dell’ospedale, vi trovarono ben sistemata tutta la legna che avevano visto tagliata sul monte (25).

Mentre si trovava gravemente malato in fin di vita, il santo ricevette una notte la visita dell’arcangelo Raffaele, che lo incoraggiò e gli rivelò il giorno della sua morte (26). 
Poco prima di morire disse a quelli che lo circondavano: La notte scorsa l’arcangelo Raffaele mi è venuto a trovare e mi ha dato la certezza che il Signore mi userà la misericordia di chiamarmi al suo fianco.
Dopo avermi dato la comunione, la Santissima Vergine, san Raffaele e san Giovanni Evangelista, mi hanno favorito con la loro presenza, promettendomi che sarebbero stati i protettori dell’Opera che io ho iniziato (27).

In Spagna, nella città di Cordova, c’era una peste terribile. I morti erano molti e rimanevano persino a terra per le strade senza che nessuno avesse il coraggio di raccoglierli. Ma la cosa triste era che molti morivano senza sacramenti, perché c’erano pochi confessori sopravvissuti. Simone de Sousa, religioso che per tutta la sua vita era stato un grande devoto dell’ arcangelo Raffaele, si faceva in quattro per accudire i malati e portare le elemosine ai bisognosi. Ma vedendo che il suo lavoro era  insufficiente, chiese alla Vergine di mandargli san Raffaele per soccorrere gli infermi.
L’angelo gli apparve sotto le sembianze di un giovane di una bellezza straordinaria e gli disse: io sono Raffaele e vengo ad aiutarti. Le tue preghiere, le tue elemosine e, soprattutto, la tua umiltà e carità hanno un grande valore agli occhi di Dio; Dio aiuterà questa città con le dolcezze della sua clemenza. Vai dal vescovo e digli di mettere una mia immagine sotto il campanile della cattedrale e di esortare tutti a ricorrere a me.
Immediatamente gli ammalati verranno guariti, a condizione che si raccomandino alla Regina degli Angeli. Tutti coloro che ricorreranno alla mia intercessione e porteranno la mia immagine, verranno liberati dalla peste e dal demonio impuro Asmo­deo, che fa perdere gli uomini e li allontana da Dio.

Simone corse a dare il messaggio al vescovo. La città obbedì all’invito di Raffaele e promise di celebrare ogni anno una festa speciale per ricordare la celeste apparizione. Subito la peste scomparve e la città di Cordova venne consacrata a san Raffaele arcangelo. In una delle sue piazze pubbliche venne collocata nel 1884 una statua monumentale del santo arcangelo come patrono e liberatore della città (28).
Padre Richa, gesuita, in un piccolo libro pubblicato nel 1751, dice che c’era a Firenze un monastero di religiose benedettine molto devote a san Raffaele. Il confessore del convento, il carmelitano padre Alvizzo, aveva anch’egli molta fiducia nell’arcangelo. Queste buone religiose dovettero subire una grande prova relativa nientemeno che alla loro reputazione. La questione fu portata fino alla Santa Sede e le religiose erano molto amareggiate. Un giorno, verso le cinque del pomeriggio, sentirono bussare molto forte alla porta del convento. Andò ad aprire la suora portinaia e vide un giovane pellegrino che chiedeva l’elemosina, dicendo: Vado a Roma e là vi aiuterò e al mio ritorno vi porterò buone notizie. La comunità preghi per nove giorni i salmi “i cieli narrano la gloria di Dio” (sal 129) e “dal profondo a te grido, Signore” (sal 130). E accenda nove ceri di cera bianca in onore dei nove cori angelici.

Il confessore era stato consolato da una visione di san Raffaele e tutte le suore obbedirono con sollecitudine. Un giorno, dopo qualche tempo, di domenica 1º ottobre, verso le sei di sera, la madre badessa si trovava con alcune religiose quando un giovane le raggiunse in fretta e disse loro: buone notizie. È se ne andò.

In effetti, il problema era stato risolto e le suore si trovarono libere da ogni preoccupazione. Come prova di riconoscenza la badessa, Margherita Macci, fece rappresentare in un quadro san Raffaele vestito da pellegrino come era loro apparso. Le religiose stabilirono di recitare tutte le sere, dopo compieta, i salmi raccomandati dall’arcangelo. Inoltre per nove giorni consecutivi prima della festa dei santi arcangeli, il 29 settembre, accendono nove ceri di cera bianca in onore dei nove cori degli angeli (29).

LITANIE A SAN RAFFAELE

San Raffaele arcangelo, prega per noi. 
San Raffaele, che hai liberato il giovane Tobia 
da tutti pericoli prega per noi. 
San Raffaele, che hai liberato Sara
dal potere del demonio prega per noi. 
San Raffaele, che hai aiutato Tobia e Sara 
nel loro matrimonio prega per noi. 
San Raffaele, che hai liberato Tobia
dal pericolo del pesce prega per noi. 
San Raffaele, che hai reso felice
l’intera famiglia di Tobia prega per noi. 
San Raffaele, medicina di Dio prega per noi. 
San Raffaele, protettore dei viaggiatori
e dei viandanti prega per noi. 
San Raffaele, medico celeste prega per noi. 
San Raffaele, che offre le nostre preghiere a Dio prega per noi. 
San Raffaele, aiuto e protezione
dei marinai e dei medici prega per noi. 
San Raffaele, amico inseparabile
e compagno di viaggio prega per noi. 
San Raffaele, aiuto per coloro che si confessano 
e si riconciliano con Dio prega per noi. 

San Raffaele, prega per noi. 
Adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

Preghiamo: O Dio, che hai scelto tra tutti gli angeli del cielo san Raffaele per accompagnare i viaggiatori e proteggerli da tutti pericoli di questa vita e portarli sani e salvi alla patria celeste, chiediamo di aiutarci con la sua intercessione durante il nostro pellegrinaggio terreno e di liberarci da ogni male. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

P. ángel Peña

Sangue di Cristo, vita innocente



Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente” (Mt 27,3-4).


Sangue di Cristo, vita innocente,
che si dona per amore,
il sacrificio di cui sei frutto
porta a tutti la libertà dal peccato.
Donaci di credere che è possibile
trasformare i nostri e gli altrui tradimenti 
in altrettanti luoghi di grazia,
dove l’incontro con l’amore senza limiti
può far risorgere la nostra vita
e quella di tutta l’umanità. 
Te lo chiediamo in forza dello Spirito, 
che è fortezza dei martiri, 
fuoco d’amore che trasforma e risana. Amen.