giovedì 6 giugno 2019

La forza della preghiera trasformerà i vostri cuori e vi condurrà a comprendere i Disegni di Dio per le vostre vite.




Cari figli, non vi allontanate dalla preghiera. La forza della preghiera trasformerà i vostri cuori e vi condurrà a comprendere i Disegni di Dio per le vostre vite. L'umanità cammina cieca spiritualmente perché gli uomini si sono allontanati dal Creatore. Ritornate. Il vostro Dio vi ama e vi aspetta. Allontanatevi dalle cose del mondo e vivete rivolti verso ilParadiso per il quale unicamente foste creati. Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo. Io sono la vostra Madre e voglio vedervi felici già qui sulla Terra e più tardi con Me in Cielo. Dite a tutti che Dio ha fretta e che questo è il Tempo opportuno per il Grande Ritorno. Siate miti e umili di cuore, perché solamente così potete contribuire per la realizzazione dei Miei Piani. Vivete nel tempo dei dolori, ma non perdete la vostra speranza. La Vittoria del Signore verrà. Non perdetevi d'animo. Quando tutto sembrerà perduto, il Signore agirà in favore dei giusti. Non vi preoccupate eccessivamente dei vostri problemi. Nelle prove, chiamate Gesù. In Lui è la vostra forza e protezione. Vi chiedo di vivere il Vangelo del Mio Gesù e che ovunque rendiate testimonianza della vostra fede. DateMi le vostre mani, perché voglio condurvi per il cammino del bene e della santità. Conosco le vostre necessità e sarò sempre al vostro fianco. Coraggio. Io pregherò il Mio Gesù per voi. Amate e difendete la verità. Non permettete che il nemico vinca. Siete del Signore e solamente Lui dovete seguire e servire. Avanti per il cammino che vi ho indicato. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

mercoledì 5 giugno 2019


VITA OLTRE LA MORTE



TESTIMONIANZA DELLA DOTTORESSA GLORIA POLO


Guarigione fisica

Quando  il  Signore  mi  ha  fatto  ritornare,  immediatamente,  i  miei  reni  che  non funzionavano più – nemmeno mi facevano le dialisi perché era inutile perché io stavo morendo – all'improvviso hanno ricominciato a funzionare, lo stesso i polmoni, anche il cuore ricomincia con forza. Non potere immaginare la grande sorpresa dei medici! Io non avevo più bisogno di stare legata a nessuna macchina, per niente!

È cominciato il mio recupero fisico, ma non sentivo niente dalla cintura in giù, e un mese dopo, gli stessi medici, mi dicevano: “Guardi, Gloria, Dio sta facendo un miracolo con lei; perché perfino è cresciuta la pelle, sopra le ferite. Ma per le sue gambe non possiamo far niente, dovremo tagliarle!”

Quando mi hanno detto questo, - a me che ero sportiva e passavo 4 ore al giorno in palestra – volevo fuggire di là, ma non potevo perché le mie gambe non funzionavano, ho tentato, ma sono caduta. Io stavo nel quinto piano, ma mi hanno fatto salire nel settimo, per rimanere là fino al giorno dell'operazione. Ho incontrato là una signora a cui avevano tagliato le gambe, ma che dovevano tagliarle un altra volta, più sopra. Allora ho pensato che non c'è ricchezza sufficiente per pagare la grande meraviglia che sono le gambe.
Quando mi dicevano che me le dovevano tagliare, sentivo una grande tristezza; non avevo mai ringraziato il Signore per le mie gambe, al contrario. Io, che avevo la tendenza a ingrassare, mi sottoponevo a diete da fame, e spendevo una fortuna per essere elegante; e adesso vedevo le mie gambe tutte nere, bruciate, senza carne, e per la prima volta ho ringraziato a Dio per avercele ancora. 

“Signore, ti ringrazio per le mie gambe e ti chiedo il favore di lasciarmele perché io possa camminare. Per favore, Signore, lasciami le mie gambe!”

In quello stesso momento ho cominciato a sentirle, erano nerissime, senza circolazione. Era venerdì. Quando sono venuti i medici sono rimasti sorpresi, perché erano rosse, era ripresa la circolazione. I medici mi toccavano e non volevano credere.

Io ho detto loro: “Ho un dolore terribile alle gambe!” Ma penso che mai nessuno è stata così felice, sentendo quel dolore alle gambe. Il medico mi ha risposto che nei 38 anni che aveva lavorato in quel servizio, mai aveva visto una cosa del genere.

Un altro miracolo che il Signore ha fatto sono i seni e le ovaie. Il medico mi aveva detto che non avrei più potuto ingravidare. Io ero perfino soddisfatta perché Dio mi aveva dato un metodo naturale per non ingravidare. Ma un anno e mezzo dopo, vedo che i miei seni cominciano a crescere, a riempirsi, a prendere forma. Sono rimasta molto meravigliata, e quando sono andata dal medico, mi disse che ero gravida! E con questi seni ho allattato mia figlia.

Conclusione

A Dio niente è impossibile. Che Dio vi benedica a tutti immensamente; gloria a Dio e gloria a Nostro Signore Gesù Cristo. Che Dio vi benedica! Vi presento mia figlia.
Questa bambina è un miracolo! È la figlia che Dio mi ha dato, con le ovaie bruciate!
Cosa che per i medici era cosa praticamente impossibile! Ma a Dio niente è impossibile.
È qui, si chiama Mariagiosé...>>

VOGLIA DI PARADISO



La VOGLIA di Paradiso è l'intenso desiderio di felicità che è comune a ogni uomo.
Tutti la cercano e lottano per conquistarla: l'importante è imboccare la strada giusta.

Cristo è il pane

Gesù, per illustrarci la sua piena comunione con noi nella patria celeste, usa la similitudine del pane. Cristo dice di essere il pane, il pane vero, il pane buono.
È il pane che solo può saziare la fame più intima e profonda: la fame del cuore e dello spirito.
La nostra vita è caratterizzata da una continua fame, ma nel tempo presente possiamo vivere solo di desiderio.
Gesù promette: io vi darò un pane che sazierà la vostra fame profonda, come il pane terreno sazia la fame corporale.
E moltiplica i pani, sfamando la folla, come segno di una realtà futura in cui tutti saranno pienamente e definitivamente saziati.
Giunge poi a trasformare il pane terreno nel suo Corpo e nel suo Sangue per farne il cibo per la fame spirituale dei suoi figli e fratelli.
Ma anche questo pane non sazia perfettamente: solo in Paradiso diverrà Pane vero per appagare totalmente e definitivamente la nostra fame.
Solo in Paradiso potremo sederci a quel gustoso banchetto preparato e servito personalmente da Lui. 




Don Novello Pederzini

Padre mio, mi abbandono a Te



Padre mio, mi abbandono a Te,
fa’ di me ciò che ti piace.
Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me,
e in tutte le tue creature:
non desidero nient’altro, mio Dio.
Rimetto l’anima mia nelle tue mani,
te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo.
È per me un’esigenza di amore, il donarmi a Te,
l’affidarmi alle tue mani, senza misura,
con infinita fiducia:
perché Tu sei mio Padre.

(Beato charleS de Foucauld)

"Sono venuto per richiamare l'umanità ad abbandonare il suo comportamento peccaminoso".



"...L'ora dell'Apocalisse".


"Figlia Mia, prega ed espia per questa   umanità peccatrice che Mi ha rinnegato ed insultato.
Prega per molte anime perdute e per molti Miei consacrati.
Il demonio li sta usando per abolire il sacrificio della Santa Messa.
Si scatenerà l'anarchia.
Si sta avvicinando il momento in cui Io parlerò con voce di giudice.
Per il momento ho ancora pietà di voi.
Sono venuto per richiamare l'umanità ad abbandonare il suo comportamento peccaminoso.
Io li amo tutti.
Non voglio che alcuno venga condannato a causa delle sue colpe.
Nessuno va all'inferno senza il proprio consenso.

Con lacrime di sangue Io chiedo loro di pentirsi e di tornare al Mio Cuore...prima che sia troppo tardi!
Siano maledetti coloro che non vogliono credere!
Ho dato tanti messaggi attraverso tante anime.
I Miei... Mi insultano e Mi sputano addosso.
Che dolore per il Mio Cuore, dato che Io giorno e notte chiamo tutti a pentirsi con immenso amore.
Non potrò più trattenere la giustizia del Padre se gli uomini non ritorneranno.
Satana ha instillato nelle loro menti che Dio non esiste.
Siano maledetti!
Sull'umanità pioverà un grande castigo.
Sono tutti ostinati.
È terribile cadere nelle mani di Dio".

"Il...il posto preferito è dove governa il Rosso Lucifero... è diventato il centro del maligno.
Il...è circondato da persone pericolose che si professano Miei seguaci, invece sono i Miei oppressori".

"Prega molto per...che è fede a Me.
Mi prenderò cura di lui.
Nessuno sfuggirà alla giustizia del Padre Eterno.
Non possiamo più rimanere nel territorio della "sfiducia".
Essi hanno attaccato i poteri del Mio Eterno Padre".

"Figlia Mia, prega e fa si che gli altri preghino.
Devo insistere con loro su questo punto perché il gregge sta per essere disperso: verrà il momento in cui gli uomini non saranno più ascoltati.
Il Padre userà l'umanità malvagia per punire i peccatori.
Questa umanità è peggiore di quella di Ninive!
Il mondo non ha mai avuto bisogno di preghiere come ora.
Nel Mio tabernacolo ricevo solo insulti, ingratitudine e moltissimi oltraggi.
Sono molto addolorato soprattutto perché tutto ciò Mi viene fatto dai Miei...Io concedo loro ancora del tempo per tornare, ma se non ascoltano, sarà troppo tardi!
Sostengono di predicare la Mia parola, ma sono tutti contro di Me, sono guidati dal Rosso Lucifero".
"Ti benedico"

1° novembre 1987

Sant’Agostino



Vero sacrificio è ogni cosa che facciamo per aderire a Dio con santa comunione, in relazione cioè a quel fine buono per mezzo del quale possiamo essere veramente felici. (De civ. Dei 10, 6)

San PEDRO DE ALCÁNTARA



In questo giorno penserai al passaggio della morte, poiché questa è una delle considerazioni più vantaggiose che ci siano, sia per attingere la vera sapienza, sia per fuggire dal peccato, sia per cominciare per tempo a prepararsi alla resa dei conti. 

Pensa dunque, in primo luogo, a quanto incerta sia l'ora in cui la morte ti coglierà, poiché non sai ne’ in che giorno, né in che ora, né in che stato ti prenderà. Di certo sai solo che devi morire. Tutto il resto è incerto, salvo che, di solito, quest'ora sopraggiunge nel tempo in cui l'uomo meno ci pensa e meno se ne ricorda. 

Pensa, in secondo luogo, alla separazione che allora avverrà non solo da tutte le cose che si amano, ma anche tra l'anima e il corpo, che sono uniti da sempre. Se si considera così grave sventura l'esilio dalla patria e dal luogo natio, anche quando l'esule può portare con sé tutto ciò che ama, quanto più grave sarà l'esilio universale da tutte le cose della casa e dai tuoi affari, dagli amici, dal padre, dalla madre, dai figli e da questa luce ed aria che appartiene a tutti? Se un bue si lamenta quando lo separano dal compagno con cui ha arato, che lamento farà il tuo cuore quando ti separeranno da tutti coloro in compagnia dei quali hai sopportato il giogo di tutti i pesi di questa vita? 

Considera anche la pena che l'uomo affronta quando gli appare evidente dove debbono finire il corpo e l'anima dopo la morte, perché del corpo già sai che non gli può toccare sorte migliore di una fossa lunga sette piedi in compagnia degli altri morti, ma dell'anima non sai per certo ciò che avverrà né che destino le toccherà. È questa una delle maggiori angosce che si debbono affrontare, sapere che c'è gloria o pena per sempre e non sapere quale di questi destini tanto diversi ci deve capitare. 

A questa segue un'angoscia non minore, e cioè il rendiconto che dobbiamo dare, che è tale da far tremare anche i più forti. 

Di Arsenio si scrive che, quando stava per morire, cominciò ad avere paura e che i suoi discepoli gli chiesero: Padre, anche tu ora hai paura? Ed egli rispose: Figli miei, questa paura non mi è nuova perché sono sempre vissuto con essa. 

In quel momento, si mostrano all'uomo tutti i peccati della vita passata come uno squadrone di nemici che incombono su di lui e quanto più gravi sono stati e quanto maggior piacere ne ha ritratto, tanto più vivamente gli si mostrano e sono per lui causa di più grande timore. 
 
Quanto amara è allora la memoria del piacere passato che in altro tempo sembrava così dolce! Certamente a ragione disse il sapiente:  
 
"Non guardare il vino quando è rosso e quando il suo colore risplende nel bicchiere, perché, anche se al momento di bere sembra dolce, alla fine morde come una vipera e sparge il suo veleno come un basilisco" (Pr 23, 31-32). 
Questa è la feccia del velenoso beveraggio del nemico, questo è il fondo del calice di Babilonia dorato all'esterno. 
 
Allora infatti l'uomo miserabile, vedendosi accerchiato da tanti accusatori, comincia a temere questo giudizio e a dire fra sé: Povero me, che mi sono tanto ingannato e sono andato per questa strada, che sarà in questo giudizio dell'opera mia? 
 
Se san Paolo dice che l'uomo coglierà ciò che avrà seminato (Gal 6, 8), io che ho seminato solo secondo la carne che cosa spero di raccogliere se non corruzione? 
 
Se san Giovanni dice che in quella città sublime che è tutta d'oro fuso, non deve entrare nulla di sporco (Ap 21, 27), cosa deve aspettarsi chi ha vissuto in modo tanto sporco e turpe? 
 
A questo servono i sacramenti della Confessione, della Comunione e dell'Estrema Unzione che è l'ultimo soccorso con cui la Chiesa ci può aiutare in quel difficile momento e così in questo come negli altri devi considerare le ansie e le angosce che è destinato a patire l'uomo che ha vissuto male e quanto vorrebbe, allora, avere percorso una strada diversa, che vita vorrebbe fare allora, se gliene fosse concesso il tempo, come si sforzerà di chiamare Dio mentre le pene e l'affanno dell'infermità gliene consentiranno appena l'occasione. 
 
Guarda infine quanto siano spaventosi e temibili gli ultimi travagli della malattia, che sono messaggeri della morte. Il petto si gonfia nell'affanno, la voce si arrochisce, i piedi perdono forza, le ginocchia si gelano, le narici si affilano, gli occhi si fanno fondi, il volto già morto si fa immobile, la lingua non riesce più a svolgere il suo compito e infine, nell'affanno dell'anima che si allontana, tutti i sensi turbati perdono forza e valore. Ma è soprattutto l'anima che patisce i maggiori affanni, perché combatte e agonizza, perché se ne va e perché teme la resa dei conti che le si prepara. Essa, naturalmente, rifiuta di andarsene, vorrebbe fermarsi e teme la resa dei conti. 
 
Uscita quindi l'anima dal corpo, ti restano ancora due strade da percorrere, una per accompagnare il corpo fino alla sepoltura e l'altra per seguire l'anima fino alla determinazione del suo destino. 
 
Considera ciò che accadrà in ciascuna di queste due strade. 
 
Guarda come resta il corpo quando l'anima lo abbandona, il nobile abbigliamento di cui lo forniscono per seppellirlo e come si affrettano a portarlo via di casa. Pensa alla sepoltura con tutto ciò che l'accompagna, i rintocchi delle campane, le domande di tutti sul morto, i riti e i canti dolenti della Chiesa, il corteo e il dolore degli amici e infine tutte le cose particolari che si fanno in tali momenti fino a quando si lascia il corpo alla tomba, dove resterà sepolto in quella terra di perpetuo oblio. 
 
Lasciato il corpo alla sepoltura, poniti al seguito dell'anima e guarda che strada farà nella sconosciuta regione e dove al fine si fermerà e come sarà giudicata. 
 
Immagina di essere già presente a questo giudizio e che tutta la corte del cielo stia attenta alla sentenza, in cui si terrà conto di tutto quanto si è ricevuto, fino all'ultimo spillo. Lì si chiederà conto della vita, delle ricchezza della famiglia, delle ispirazioni di Dio, dei mezzi che abbiamo avuto per vivere bene e soprattutto del sangue di Cristo, lì ciascuno sarà giudicato sulla base del rendiconto che potrà fare di quanto avrà ricevuto. 
 
 

GESU’ OSTIA



Dall'Ultima Cena alla Messa: un unico altare

Nel rito della Pasqua ebraica, Gesù introduce un elemento nuovo: non più l'agnello, ma se stesso. Nel pane e nel vino indica il suo corpo e il suo sangue, e compie il miracolo.
Il pane-corpo e il vino-sangue, separati, sono i simboli del sacrificio: non c'è infatti, come si è già visto, vero sacrificio senza spargimento di sangue.
Così facendo, Gesù, sacerdote e vittima, preannuncia ai presenti ciò che avverrà a meno di un giorno: il suo corpo che sarà immolato sulla croce, e il suo sangue che sarà versato nell'Orto del Getsemani, durante la flagellazione e l'incoronazione di spine, sulla strada del Calvario, dalle mani e dai piedi e dal costato trafitti nella crocifissione.
È questo corpo e questo sangue che il Cristo-Agnello presenta nell'Ultima Cena, sotto i segni del pane e del vino; ed ordina ai suoi apostoli, ai primi sacerdoti: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19; 1 Cor 11,25).
Gesù, infatti, non pensa solo ai presenti e agli uomini del suo tempo, ma anche a quelli che seguiranno e a noi. Conosce bene le dimensioni del peccato e la fragilità umana; ed è per tale motivo che trova il modo di farsi offerta quotidiana sull'altare davanti a Dio Padre, per ottenere da lui misericordia e poter riparare i nostri peccati, per ringraziarlo della sua infinita bontà, e per rendergli gloria insieme a noi.
L'Ultima Cena, la Croce, la Messa sono un unico ed identico sacrificio, perché la vittima è la stessa. Si compie solo in modo diverso: sull'altare non c'è più spargimento di sangue.
Il sacrificio dell'altare, compiuto in modo incruento, è un sacrificio sacramentale, cioè espresso con i segni visibili del pane e del vino consacrati, ma non per questo meno reale, perché reale è l'offerta della vittima, reale è la presenza di Gesù. È una presenza che sfugge ai nostri ragionamenti. Com'è un mistero la presenza di Gesù nell'Eucaristia, è pure un mistero la sua passione e morte sull'altare.
La celebrazione della Messa non fa morire Gesù, perché Gesù risorto non muore più, ma 'rende presente' la morte di Gesù, come 'rende presente' la sua persona mediante l'Eucaristia.
Il sacrificio dell'altare, in quanto sacrificio sacramentale, è sempre attuale, perché rimane fuori dal tempo, in una dimensione eterna. Le parole di Gesù: "Fate questo in memoria di me" trovano così, piena applicazione.
'Memoria', in questo caso, non vuol dire semplicemente: ricordo di un avvenimento passato; ma più propriamente indica un avvenimento del passato che viene reso presente e che. diventa reale.
Per questo motivo, la Messa - come insegnano le parole della liturgia - è detta: «Memoriale della morte e risurrezione» di Gesù Cristo.
Celebrare l'Eucaristia o celebrare la Messa è dire la stessa cosa, perché sull'altare si fa presente e reale Cristo e il suo sacrificio. Attraverso le labbra e le mani dei suoi successori, per l'efficacia delle sue parole e per la potenza dello Spirito Santo, il sacrificio di Cristo diventa 'contemporaneo' agli uomini del passato, del presente e del futuro.
È come se avessimo tra le mani un ricordo di famiglia prezioso e indistruttibile, giunto a noi da padre in figlio, e che un giorno sarà di nostro figlio, poi di suo figlio, e così via. Il ricordo di famiglia è sempre lo stesso, cambiano solo i possessori.
Pensiamo all'Eucaristia come a questo ricordo di famiglia, e ai membri della Chiesa come ai possessori delle diverse generazioni; e il mistero della presenza di Cristo sull'altare, come nell'Ultima Cena e sulla croce, non sarà così difficile da comprendere.
Sull'altare, come nell'Ultima Cena e sulla croce, si compie tutto il mistero pasquale, tutta la storia della salvezza:
a) l'Agnello che muore, e la Chiesa che nasce;
b) l'Agnello che risorge e ascende in Cielo, e la Chiesa che vive la speranza eterna;
c) lo Spirito Santo che discende dal Cielo, e la Chiesa che inizia il suo cammino.
Cristo e la Chiesa sono accomunati da un unico destino, da un unico sacrificio.
Con la Santa Messa il Cristo celebra il sacrificio di se stesso, e continua a celebrarlo anche quando entra in chi s'accosta al banchetto eucaristico. È in questo modo che l'anima, unita a Cristo, diventa per mezzo di lui, vittima e offerta a Dio Padre, come Cristo. Tutto ciò è possibile perché, mediante il SS. Sacramento, il Cristo non solo ci dà se stesso, ma permette a ciascuno di noi di donarci a lui. Non ha, infatti, detto: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Cv 6,56)?
L'anima e il suo Signore, perfettamente uniti, diventano un'unica cosa, un'unica vittima, un'unica offerta, perché insieme compiono un unico sacrificio su un unico altare.
Ce lo ricorda il celebrante, che si rivolge all'assemblea eucaristica con queste parole: "Pregate, fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente".
Sul Calvario Gesù è solo ad offrirsi al Padre, sull'altare non più. Da qui chiama, ad immolarsi con lui, i cuori che lo amano: è il sacrificio di comunione, la parte più intima della Messa. Con questo tipo di comunione, l'uomo, trasformato dallo Spirito Santo, non solo si unisce a Cristo, non solo si unisce a tutte le membra del Corpo Mistico, ma 'diventa corpo di Cristo.
Si diventa ciò che si riceve: è questo il concetto che fa dipingere, a qualche artista, i volti degli apostoli comunicati con lo stesso volto di Cristo.
Col sacrificio dell'altare avviene la morte e la risurrezione di Cristo; col sacrificio di comunione avviene la morte e la risurrezione dell'anima in Cristo, perché muore al peccato e risorge a nuova vita. E l'altare diventa una mensa accogliente, il sacrificio un banchetto di delizie, la Messa una festa esaltante. È l'anticipazione di ciò che avverrà in Cielo: "Io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno" (Lc 22,29-30), dice il Signore.
La Messa è la cena della Pasqua compiuta, della Pasqua continuata, della Pasqua attesa. Ci fa vivere il passato, il presente e il futuro. Ci parla del Cristo venuto, che viene e che verrà. Ci collega al Cristo Agnello dell'Ultima Cena, al Cristo Risorto del cenacolo, al Cristo Glorioso del banchetto celeste promesso.
La Messa, dunque, non parla solo di morte ma anche di vita, non solo di sofferenza ma anche di gioia.
A tutto questo dobbiamo pensare quando la si definisce: il sacrificio di Cristo e della Chiesa.
Se riuscissimo a penetrare la ricchezza profonda dei contenuti che la Messa porta, la nostra partecipazione non sarebbe la risposta a un ordine imposto, il risultato di una pratica da osservare, la parentesi per chiudere in modo diverso la settimana, ma una realtà indispensabile per soddisfare la nostra fame e sete del divino nel nostro vivere quotidiano, un momento di ricarica di quelle energie necessarie a ogni credente. È, infatti, il ritrovo del Risorto con la sua Chiesa.
Il suo significato di fonte e centro di vita è ben compreso dai primi cristiani, i quali, noncuranti delle feroci persecuzioni, vogliono ugualmente ritrovarsi insieme per spezzare il Pane e bere il Vino, al contrario di noi, uomini d'oggi, pronti a cercare mille scuse per non farlo!

Il Sacro Cuore



L’insegnamento dei Padri e dei Dottori della Chiesa

Se la devozione al Sacro Cuore venne appena prefigurata nell’ Antico Testamento e solo accennata nel Nuovo, essa si sviluppò fin dai primi secoli della Chiesa.
Papa sant’Alessandro I affermò che la Chiesa nacque dalla Passione di Cristo e particolarmente dal momento in cui la piaga del Costato, aperta dalla lancia, versò sugli uomini le ultime gocce del Sangue redentore 8. San Ireneo di Lione, vescovo martirizzato nel 208, scrisse: «La Chiesa è quella fonte di acqua viva scaturita per noi dal Cuore di Cristo». Similmente si espresse san Giustino, martirizzato nel 165: «Noi cristiani siamo il vero Israele uscito da Cristo, scaturito dal Cuore di Cristo come l’acqua dalla roccia»
9. Papa san Gregorio Magno così esortava il fedele: «Intuisci nelle parole di Dio il suo Cuore, affinché tu possa avere una più ardente attrattiva per i beni eterni» 10.
Altri che celebrarono il Sacro Cuore furono san Beda il Venerabile, sant’ Anselmo di Aosta, il beato Guerrico d’Igny, Gilberto di Holland e Riccardo di San Vittore. Una menzione speciale meritano san Bernardo di Chiaravalle, che scrisse: «Il segreto del Cuore ci venne scoperto mediante la ferita nel Costato, rivelandoci questo gran sacramento di bontà: le viscere misericordiose del nostro Dio» 11; e il suo discepolo Guglielmo di Saint-Thierry, che definì il Sacro Cuore come «Santo dei Santi, Arca dell’ Alleanza, scrigno aureo, urna della nostra umanità contenente la manna della divinità» 12.
In quell’ epoca, il culto della Chiesa era rivolto soprattutto alla piaga del Costato del Redentore. Ma «quanto venne scritto sul Costato di Cristo, deve similmente attribuirsi al suo Cuore, trafitto dal colpo di lancia» 13. Fu nel Medioevo che questa devozione prese la forma del culto al Cuore divino: la piaga del Costato venne concepita come porta d’ingresso per arrivare ai mistici penetrali del Sacro Cuore, anch’esso trafitto dalla lancia. 
Fino ad allora, questa devozione era limitata ad un culto privato, praticato da anime elette, solitamente monaci, ma non riceveva ancora un culto pubblico, per cui non aveva un’autorizzazione ufficiale né una diffusione popolare. A gloria del sesso femminile, bisogna dire che furono alcune grandi mistiche medioevali a rilanciare la devozione diffondendola aldifuori dei chiostri.
Nel secolo XII, il suo centro fu il monastero benedettino di Helfta, nella Sassonia (Germania). In esso si formò quasi una scuola sul Sacro Cuore, promossa da una famiglia spirituale di pie religiose: santa Lutgarda (+1246), santa Matilde di Magdeburgo (+1282), la badessa Gertrude di Hackeborn (1232- 1292) e le sorelle santa Matilde di Helfta (+1299) e santa Gertrude la Grande (1256-1302). Alcune di loro furono favorite da visioni del Sacro Cuore e illuminate sulla devozione che dovevano diffondere nella Chiesa.
Nel secolo XIII, questa devozione ebbe una maturazione teologica, soprattutto per merito degli Ordini mendicanti. Francescani e domenicani, con la loro ardente predicazione e il loro sapienziale insegnamento, cominciarono a diffondere nel popolo quella spiritualità radicale che fino ad allora era rimasta privilegio di poche anime separate dal mondo. San Francesco di Assisi, san Domenico, sant’Antonio da Padova, sant’Alberto Magno, san Bonaventura, san Tommaso d’Aquino e più tardi il beato Enrico Suso, santa Caterina da Siena, santa Brigida di Svezia e santa Lutgarda di Awières si fecero banditori della spiritualità del Cuore trafitto. San Tommaso d’Aquino, principe della Scolastica, insegnò ad esempio: «Cristo versò il suo Sangue dalla piaga del Costato e da quella del Cuore, allo scopo di fortificare la vacillante fede dei suoi discepoli e di eccitare la pietà di molti altri che sono ingannati dalla tranquillità di una vita piacevole, riavvivando le anime fredde e indebolite» 14.

Guido Vignelli

Il Mio Amore è come una Fontana, un Pozzo d’Acqua Viva, allora vieni ad attingere a questa Fontana e tu vivrai; non essere come il mondo, perché il mondo non riesce ad apprezzare il Mio grande Amore;



la pace sia con voi; Io, il Signore Gesù, vi amo; figli carissimi, imparate che Io sono la Verità Eterna; Io sono la Via che vi conduce alla Vita Eterna;

Io sono il Crocifisso dalle Cinque Piaghe, che oggi vi parla, Io sono la Vittima dell’Amore che cerca il vostro cuore; vieni, avvicinati, tu che il Mio Cuore ama; avvicinati, tu che ancora esiti, vieni a Me e penetra nella Piaga del Mio Cuore perché possa attirarti e farti capire che nelle sue profondità troverai la Pace e la Gioia;

vieni più vicino a Me, anima, e permettiMi di alitare su di te il Mio dolce profumo per farti rivivere; abbandonati a Me e avvolgerò la tua anima nel Mio Sacro Cuore; chiamaMi e ti risponderò, cercaMi con fervore e Mi troverai; abbandona le tue vie del male e metti i tuoi piedi sulla Mia Strada e Io ti eleverò e ravviverò la tua anima per dilettare la Mia Anima;

il Mio Amore è come una Fontana, un Pozzo d’Acqua Viva, allora vieni ad attingere a questa Fontana e tu vivrai; non essere come il mondo, perché il mondo non riesce ad apprezzare il Mio grande Amore;

figlio Mio, hai pienamente capito la Mia Passione? Io sono Colui che ti ha liberato dalla Morte; perseguitato, Io lo sono stato per te; sfigurato dai colpi, bersaglio degli sputi, disprezzato, burlato e schernito, Io lo sono stato per la tua liberazione; sono stato flagellato senza pietà per il Mio grande amore per te; ho portato i tuoi peccati sulle Mie Spalle senza emettere un lamento “come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori mai apre la sua bocca;”1 e per liberarti, Mio diletto, Mi sono lasciato trafiggere da quegli stessi che avevo creato; sì, essi hanno trafitto le Mani che li avevano creati, e con le Mie Piaghe Io ti ho guarito... per amor tuo ho sopportato ore di sofferenza per sollevare la tua anima dall’abisso; Io sono il tuo Santo, per questo ti ho permesso di stenderMi sulla Croce fino a slogare tutte le Mie Ossa; senti oggi la Mia agonia, senti la Mia sete per mancanza d’amore, un amore che nessun diluvio potrà mai estinguere, nessun torrente potrà mai smorzare;

ti vedrò mai, tu che erri ancora in questo deserto? ritorna a Me, riconciliati con Me e vivi santamente abbandonando le tue vie; nel dolore e nelle lacrime ho guardato questa generazione profana allontanarsi, seguendo il Vizio in luogo della Virtù, la Morte invece della Vita, perché questa generazione ha dato fiducia alla menzogna che ha concepito il razionalismo che ha generato l’ateismo; per quanto tempo ancora devo rimanere abbandonato e solitario dentro ogni Tabernacolo? mentre Lacrime di Sangue scendono lungo le Mie Guance, lacerando ogni fibra del Mio Cuore? le Mie agonie del Getsemani si ripetono nella Mia Anima ogni ora; entra nelle Mie Piaghe e comprenderai le Mie agonie;

ho previsto fin dal principio, malgrado il Mio Sacrificio, che gruppi ostili si sarebbero levati contro di Me e avrebbero diviso il Mio Corpo, dando origine a molte nuove dottrine, e una volta che il loro senso del giusto e del falso si fosse assopito, nel loro disaccordo, avrebbero perduto anche il senso della fratellanza; e da allora il gemito dei Miei agnelli ha colpito i Miei Orecchi ... ed ora, come un’eco, il Mio Grido viene dalla Croce e si estende su diverse nazioni per richiamarvi tutti ad essere tutt’uno; così, se qualcuno Mi domanda: “perché queste Lacrime di Sangue scorrono in rivoli sulle Tue Guance?” Io risponderò: vengono versate per te, figlio Mio, sono le Lacrime causate dai peccati e dalle impurità; e se tu Mi domandi: “e che sono quei segni sul Tuo Corpo? perché le Tue Piaghe sono così aperte?” Io risponderò: queste, figlio Mio, Mi sono state inferte ogni giorno senza pietà da coloro che Io maggiormente amo e ora si sono rivoltati contro di Me lasciando le Mie Piaghe molto aperte, pertanto sono quegli stessi che una volta hanno detto: “noi vorremmo imparare le Tue Vie e seguirTi”; intellettualmente essi sono nell’oscurità e fino a che non moriranno a sé stessi, non saranno capaci di vedere la Luce;

ancora oggi, in questi giorni di Quaresima, Io vengo a te, Mio figlio, peccatore, giusto o ingiusto, ripudiato dall’umanità o sballottato in un modo o nell’altro in questo mondo, Io vengo a chiedere a te la tua riconciliazione; va’ a riconciliarti con tuo fratello, poiché riconciliandoti con lui, tu ti riconcili con Me, tuo Dio; offriMi la tua pace come Io ti offro la Mia Pace, imitaMi e sii santo; sacrificati e digiuna perché tu possa crescere nel Mio Spirito che è: Amore, Santità e Verità;

ciò di cui ho bisogno da te è la santità; non essere come gli sciacalli che vivono la notte! perché le tue intenzioni Io le conoscevo già prima che tu nascessi; in questi giorni, Io effondo il Mio Spirito sulle vostre nazioni affinché cresciate come l’erba là dove c’è pienezza d’acqua; Io discendo in questo modo per riempire le vostre riserve con le Mie provviste, vengo per svegliarvi dal vostro letargo e per distogliervi dalle vie malvagie;

e ora, faccio un appello particolare a tutti quelli che sono sotto il Mio Nome e che lavorano per l’Unità e la Pace; io vi domando di venire a Me come bambini, di guardarMi in faccia rispondendo a queste domande: fratelli, avete fatto ogni cosa possibile per preservare l’unità del Mio Corpo? diteMi fratelli, dov’è la Pace che vi ho lasciato, il Dono che vi ho dato? perché continuate ad estraniarvi in Me? cercate sinceramente di unirvi di nuovo nella vostra fede e nelle vostre opere? Io vi dico solennemente di rinnovare il vostro spirito con una rivoluzione spirituale, una rivoluzione d’amore; dimenticate i rancori che avete gli uni verso gli altri e venite a Me, rinnovati, venite a Me puri; svegliatevi dal vostro sonno! Io sono proprio alla vostra porta e busso; non siate come il sale che ha perduto il suo sapore, siate come un albero dal quale escono graziosi germogli e porta i frutti della santità, adempite la Mia Legge unendovi ed aiutandovi gli uni con gli altri;

come ieri, Io levo gli Occhi verso il Padre e Lo prego:

“Padre Santo,
custodisci nel Tuo Nome 
coloro che Mi hai dato,
perché siano una cosa sola, come Noi;2
tutti siano una cosa sola;3
Padre Giusto,
ricorda loro la Mia docilità,
la Mia umiltà, la Mia sincerità 
ed il Mio grande amore,
affinché essi possano placare 
la Mia Agonia,
questa Agonia che è causa
dello spargimento di tanto Sangue 
nel Mio Corpo;
fa’ che riconoscano i loro errori
e si riconcilino,
così, quando vengono a riceverMi,
bevendoMi e mangiandoMi,
essi vengano degnamente;
Padre, chiama i pastori
ed insegna loro ad essere arrendevoli e docili gli uni verso gli altri, 
modesti e umili,
possano comprendere la Mia Espiazione
in questo tempo di Quaresima
e cerchino in Me la vera Sapienza;
amen”

beato l’uomo che Mi ascolta, beato colui che segue le Mie Vie, beato l’uomo che si umilia, beati i poveri in spirito, poiché di essi è il regno dei Cieli;

Io, il vostro Signore, benedico voi e le vostre famiglie, lasciando il Mio Sospiro d’Amore sulla vostra fronte e la Mia Pace nei vostri piccoli cuori, e non dimenticate mai che l’Amore è sempre con voi;

siate uno;

10 Marzo, 1990