mercoledì 4 marzo 2020

La santità sacerdotale



Il seminario

La formazione per diventare sacerdote dura sei anni nella Fraternità San Pio X. Inizia con un anno di spiritualità, seguito da due anni di studi di filosofia e tre di teologia. Mons. Lefebvre descrive lo spirito che deve animare i seminaristi durante tutta la loro formazione sacerdotale.

Lo scopo del seminario

Nei salmi scelti per la cerimonia della vestizione, è detto: “Felice chi non ha ricevuto invano la propria anima” (Sal 23, 4). Che parole profonde, come fanno riflettere! Se dei giovani vengono in seminario, è proprio per rispondere a questo invito di Dio e per dire: no, io non voglio aver ricevuto la mia anima invano26.

 I seminaristi cha hanno capito la natura della loro vocazione vanno in seminario come i monaci vanno in un monastero, per cercare Dio. Quando un giovane aspirante alla vita benedettina si presenta, il padre abate gli domanda: “Perché vieni27” in monastero? Quello risponde: “Per cercare Dio” . Allora l’abate prosegue: “Se veramente cerchi Dio28”, allora vieni, entra in monastero. Ebbene! Il seminario, è questo. I seminaristi devono applicarsi con cura ad avvicinare Dio, a conoscere Dio come può conoscerLo una creatura trasformata dalla grazia, la cui anima è diventata veramente divina per partecipazione. Possiamo dire veramente di conoscere Dio sufficientemente? Senza dubbio, i seminaristi credono in Dio. In genere, fin dal principio della loro esistenza, i loro genitori hanno parlato loro di Dio. Ma una cosa è sapere che Dio esiste, un’altra cosa è avvicinarsi davvero a Lui. Quindi, è questo che vengono a cercare in seminario ed è in questo che consiste la santità, la perfezione, la giustizia29.

Noi dobbiamo cercare Dio costantemente. Certo, noi non Lo cerchiamo come s’intende oggi. Noi conosciamo Dio. Noi sappiamo dov’è, noi crediamo nella Sua presenza ovunque, ma noi abbiamo bisogno di avvicinarci a Lui e possiamo così conoscere meglio noi stessi. Questo avvicinamento a Dio si fa con la scienza, con la fede, ma anche con l’amore di Dio. Voi mi direte che l’amore non è fonte di conoscenza. Invece sì, attraverso l’amore, c’è una conoscenza30. Colui che ama molto la madre, per esempio, ne indovina i pensieri; e la madre che ama suo figlio lo conosce forse meglio di chiunque altro, proprio a causa del suo amore materno. Ebbene! È lo stesso per l’anima riguardo a Dio. L’amore che l’anima nutre per Dio gli dà una conoscenza per connaturalità che gli fa conoscere Dio in un modo molto più perfetto che nei libri. Perciò è comprensibile che delle anime assai semplici, che non hanno mai studiato teologia né filosofia, abbiano una conoscenza di Dio più perfetta dei maggiori filosofi e teologi. Questo amore fa cogliere la grandezza di Dio. Fa considerare Dio come deve essere e rimette ogni cosa a suo posto. Dio dà le sue grazie di luce. Questo è molto importante per la nostra perfezione, per la nostra santità. Il seminarista deve chiedersi costantemente: “Davvero cerco Dio in seminario31?”

E’ gravissimo resistere alla chiamata di Dio quando si è in seminario. In effetti, nella misura in cui un seminarista si dà solo a metà e non vuole distaccarsi da se stesso, rischia di diventare un sacerdote mediocre. Ora, un sacerdote mediocre è un povero sacerdote, un sacerdote triste, perché in lui resta l’amore del mondo e vuole comunque l’amore di Dio. E’ sempre diviso tra questi due desideri. Non sa esattamente chi preferisce, se Dio o il mondo, se siano le sue soddisfazioni o quelle di Dio. E’ un povero sacerdote e un giorno, davanti alla tentazione, davanti alle difficoltà, rischia di crollare come hanno fatto tanti sacerdoti dopo il concilio Vaticano II32. Bisogna essere uomini di desiderio. Non si può rifiutare indefinitamente il richiamo di Dio senza mettersi in una situazione sempre vicina alla caduta, all’abbandono. Dalla qualità del dono di noi stessi dipende anche la salvezza di molte anime. Ditevi bene questo: “Se io non mi do interamente al buon Dio, se non ho veramente il desiderio di conoscerLo e amarLo, quante altre anime non Lo conosceranno33!”

Dio non vi chiama solo per voi. Vi chiama per tutte le anime per le quali vi dovrete sacrificare, prima con la rinuncia alla vostra propria volontà, con le vostre preghiere, soprattutto il Santo Sacrificio della Messa, e poi con il vostro apostolato. Se le anime hanno a che fare con un sacerdote non zelante, che ha più voglia di passare il tempo a fare quello che gli pare piuttosto che l’apostolato, esse si perderanno. Dal momento in cui non avremo preso la ferma decisione di donarci completamente a Dio, senza limiti, senza misura, noi saremo responsabili di tutte le anime che, di conseguenza, non si convertiranno e non saranno attirate a Dio. “La misura dell’amore per Dio, è amarLo senza misura34.” Le virtù teologali, la virtù di fede, di speranza e di carità non hanno misura, a differenza delle virtù morali. “La virtù sta nel mezzo35”, questo è vero per le virtù morali, ma non per le teologali36. Non c’è misura nella fede, né nella speranza, né nella carità37.

Come si manifesta questa carità? Come possiamo individuarla un poco in noi? San Tommaso38, dopo san Benedetto, dice che la prontezza con cui noi apriamo il nostro cuore a Dio manifesta che Lo amiamo, che siamo pronti ad obbedire alla Sua volontà, a donarci a Lui.

Questa prontezza, san Benedetto la nomina soprattutto a proposito dell’obbedienza.

 Parla della spontaneità e della rapidità con cui il soggetto risponde alla voce del suo superiore. “Con passo vivo39”, con passo rapido, dice san Benedetto nella sua regola40, il soggetto obbedisce ai suoi superiori, per amore di Dio41. Ecco cosa manifesta la carità.

Ed è anche quello che dice san Paolo: “Dio ama colui che dà con gioia” (2 Cor 9,7). Sembra che il buon Dio non ami colui che dà con tristezza, come se rimpiangesse il dono che fa di se stesso per ricevere lo Spirito Santo, per ricevere l’amore e la carità di Dio in lui.

 Ed è ancora san Paolo che dice ancora ai Corinti: “Vi parlo come a figli miei: anche voi, allargate i vostri cuori” (2 Cor 6,13).

 “La nostra bocca si è allargata per voi, o Corinti, il nostro cuore si è allargato” (2 Cor 6,11). Non abbiate dei cuori stretti, dei cuori chiusi, egoisti, che temono di donarsi a Dio.

Quindi allargate, aprite, dilatate i vostri cuori. Ecco le disposizioni che possono farci crescere nell’amore di Dio e farci ricevere le grazie dei sacramenti con abbondanza, e farci così crescere nell’unione con Dio, nell’intimità con Dio42.

Allora mi auguro che, mentre siete in seminario, perveniate ad un tale amore di Dio, ad una tale vicinanza a Dio, che vi dia un equilibrio, una pace, una solidità, una costanza in quest’attaccamento a Dio, tale che tutte le prove, tutte le difficoltà, tutte le contrarietà che potrete avere nel corso della vostra vita non intacchino mai più il vostro amore per il buon Dio43.

Mons. Marcel Lefebvre

SE STARAI CON ME TI PARLERO’ DI ME



(Gesù racconta dalla Croce)

Verso la Pasqua

Il dì successivo mi alzai di buon mattino e mi recai regolarmente nel tempio a predicare. Era il lunedì tre aprile dell'anno trenta. I Farisei si erano nel frattempo organizzati escogitando ancora una volta di rendermi ridicolo agli occhi del popolo.
Mi sottoposero dunque un problema di tasse: "E giusto o no pagarle?"
Il tranello era ben progettato, c'era Cesare di mezzo e quindi se avessi detto "si" avrei avuto il popolo contro che di fronte alle tasse versate ad un governatore tiranno e straniero pensava fosse meglio non pagare; se avessi detto "no" a quel punto sarebbero intervenute le guardie e mi avrebbero eliminato per oltraggio al grande Cesare ... Ipocriti! Ciechi!
Mi feci portare una moneta del tributo con 1'effige di Cesare e spiegai loro che come c'è un dovere da compiere in una società civile al quale non si può e non ci si deve sottrarre, così c'è un dovere morale impresso nella coscienza di ogni uomo al quale si deve soddisfare. Ma loro non la finirono più con le domande.
L'indomani, martedì quattro aprile, mi sottoposero il problema della risurrezione nel caso di una donna che nell'aldilà si ritrova con sette mariti. A quel punto non ne potei più: "Ipocriti, razza di vipere, i risorti saranno incorrutibili ed immortali, non avranno l'uso fisiologico della sessualità, la loro vita materiale scomparirà con le loro ceneri. Saranno uno con me nel Padre, purificati dall'amore sostanziale dello Spirito Santo".
Se ne andarono scuotendo il capo con l'aria di chi sa di ritornare alla carica. Fui preso da una violenta reazione contro la loro ipocrisia e gli gridai contro: "Guai a voi, perchè chiudete il Regno dei Cieli in faccia agli uomini. Non solo voi non vi entrate, ma fate di tutto perchè gli altri non vi entrino. Ipocriti ciechi che pretendete di fare agli altri da guida! Serpenti, razza di vipere, sepolcri imbiancati! Non illudetevi di poter sfuggire al fuoco della Geenna". Dopo questo sfogo mi sentii sfinito e mi rifugiai all'interno del tempio.
Il mio animo si acquietò quando vidi una vecchietta mettere nella cassetta dell'elemosine pochi spiccioli. Mi rivolsi agli Apostoli facendo loro notare quanto sia gradita l'offerta presa dal proprio necessario, molto di più di quella scrosciante che i ricconi fanno cadere dall'alto. 

LA DOLCEZZA VERSO IL PROSSIMO E IL RIMEDIO CONTRO L’IRA



Il sacro crisma che, per tradizione apostolica, la Chiesa usa nelle confermazioni e nelle benedizioni, è composto di olio di oliva e balsamo: questi due elementi ricordano, tra l’altro, le due meravigliose virtù che risplendevano in modo particolare nella persona di Nostro Signore. Egli ce le ha raccomandate personalmente, quasi che, per mezzo di esse soltanto, il nostro cuore possa essere consacrato al suo servizio e trascinato ad imitarlo: Imparate da me, dice, che sono mite e umile di cuore.
L’umiltà ci fa crescere in perfezione davanti a Dio e la dolcezza davanti al prossimo. Il balsamo che, come ho detto sopra, scende sempre a fondo, raffigura l’umiltà, e l’olio di oliva, che rimane sempre in superficie, raffigura la dolcezza e la bonomia, che superano tutte le virtù ed eccellono quali splendidi fiori della carità che, stando a s. Bernardo, raggiunge la perfezione quando non è soltanto paziente, ma anche dolce e affabile.
Fa attenzione, Filotea: questo mistico crisma composto di dolcezza e di umiltà deve trovarsi dentro al tuo cuore; l’abile inganno del nemico, infatti, è quello di far sì che molti si fermino alle parole ed agli atteggiamenti esterni di queste due virtù, per cui, nella loro imperdonabile superficialità, pensano di essere umili e dolci, mentre non lo sono affatto; e si tradiscono perché, nonostante la loro cerimoniosa dolcezza e umiltà, alla minima parola leggermente scortese, alla più piccola ingiuria, scattano con un’arroganza inaspettata.
Si dice che coloro i quali si sono immunizzati per mezzo del controveleno chiamato comunemente “la grazia di S. Paolo”, se vengono punti o morsicati d una vipera, non si gonfiano, a condizione che “la grazia” fosse di prima qualità. Quando l’umiltà e la dolcezza sono vere e sincere capita la stessa cosa: ci difendono dal gonfiore e dal bruciore che le ingiurie abitualmente provocano nei nostri cuori. Ne consegue che se reagisci mostrandoti orgogliosa, gonfia d’ira, indispettita, allorché sei punta e morsicata dalle male lingue, vuole dire che la tua umiltà e la tua dolcezza non sono profonde e sincere ma soltanto superficiali ed epidermiche.
Il santo ed illustre Patriarca Giuseppe, quando dall’Egitto rispedì i fratelli a casa del padre, diede loro un consiglio: Per via, non adiratevi.
A te dico la stessa cosa, Filotea. Questa vita terrena è soltanto un cammino versa quella beata, non adiriamoci dunque per la strada gli uni contro gli altri; camminiamo tranquillamente e in pace con i fratelli e i compagni di viaggio.
Con chiarezza, e senza eccezioni, ti dico: Se ti è possibile, non inquietarti affatto, non deve esistere alcun pretesto perché tu apra la porta del cuore all’ira. S. Giacomo, senza tanti giri di parole, dice chiaramente: L’ira dell’uomo non opera la giustizia di Dio.
Bisogna resistere seriamente al male e reprimere i vizi di coloro di cui abbiamo la responsabilità, con costanza e con decisione, ma sempre con dolcezza e serenità. Niente calma un elefante infuriato come la vista di un agnellino e nulla attenua la violenza delle cannonate come la lana.
La correzione dettata dalla passione, anche quando ha basi ragionevoli, ha molto meno efficacia di quella che viene unicamente dalla ragione; questo perché l’anima ragionevole sa cedere alla ragione, ma rifiuta di piegarsi alla passione ed alla tirannia. Di modo che la ragione accompagnata dalla passione è odiosa, perché la sua giusta autorità è avvilita dall’alleanza con la tirannia.
I Principi, quando fanno visita con un seguito di pace, onorano e danno gioia ai popoli; ma quando arrivano con i soldati, anche se è per il bene pubblico, la loro visita è sempre sgradita e apportatrice di danni; perché, anche qualora riescano a far osservare rigorosamente la disciplina ai loro soldati, non potranno mai riuscire ad impedire che scoppi qualche disordine, in cui il civile ha la peggio e viene oppresso.
Allo stesso modo, quando domina la ragione e distribuisce pacificamente castighi, correzioni, rimproveri, anche se lo fa con rigore e severità, tutti le vogliono bene ugualmente e approvano il suo operato; ma se porta con sé l’ira, la collera, la stizza, che, dice S. Agostino, sono i suoi soldati, da amabile diventa piuttosto temibile e il cuore ne esce sempre maltrattato e calpestato. Dice sempre S. Agostino, scrivendo a Profuturo: È meglio chiudere la porta all’ira giusta e imparziale, anche se di minime proporzioni, perché, una volta entrata, è molto difficile farla uscire, poiché entra come un piccolo germoglio, e in brevissimo tempo, cresce e diventa un albero.
Che se poi giunge fino alla notte e il sole tramonta sulla nostra ira, ciò che l’Apostolo proibisce, si tramuta in odio e non te ne liberi più. Perché essa si nutre di mille false convinzioni. Non si è mai trovato un uomo adirato il quale fosse convinto che la sua ira era ingiusta.
Meglio imparare a vivere senza collera, che volersi servire con moderazione e saggezza della collera, e quando, a causa della nostra imperfezione e debolezza, ci coglie di sorpresa, è meglio respingerla immediatamente che voler entrare in trattativa con essa. E sai perché? Per poco che tu le conceda, diventa subito padrona della piazza e fa come il serpente che, dove riesce a far passare la testa, fa passare tutto il corpo.
Ma come faccio a respingerla? Dirai. Semplicissimo, ti rispondo. Al primo allarme raccogli tutte le tue forze, non con precipitazione e violenza, ma con dolcezza, tuttavia con serio impegno. Hai notato quello che accade nelle sedute di molti senati e parlamenti? Gli uscieri che gridano: zitti là o zitti qui, fanno più confusione di quelli che vorrebbero far tacere. Allo stesso modo, può capitarci che quando con forza vogliamo reprimere la collera, provochiamo più agitazione nel nostro cuore di quanta non ne avrebbe causata la collera; il cuore così agitato non riesce più ad essere padrone di se stesso.
Dopo questo sforzo compiuto con calma, segui il consiglio che S. Agostino, già vecchio, diede al giovane Vescovo Ausilio: Fa ciò che deve fare un uomo; e se ti capita ciò che l’uomo di Dio dice nel Salmo: Il mio occhio è turbato da grande collera, ricorri a Dio e grida: Abbi misericordia di me, Signore; e così egli stenderà la sua mano destra e reprimerà la tua collera.
Voglio dire che bisogna invocare l’aiuto di Dio, quando ci sentiamo agitati dalla collera, ad imitazione degli Apostoli, sballottati sul mare dal vento e dalla tempesta: comanderà alle nostre passioni e subentrerà una grande calma. Ma non mi stancherò mai di ripeterti che l’orazione che si fa contro la collera in atto che ci sta travolgendo, deve essere fatta con dolcezza, tranquillità, non con violenza. È una norma generale per tutti i rimedi contro questo male.
Di più, appena ti accorgi che ti sei lasciata andare a qualche atto di collera, rimedia con un atto di dolcezza, nei confronti della stessa persona con cui ti sei irritata.
Rimedio sovrano contro la menzogna, è correggerla subito, appena uno si accorge di averla detta; per la collera bisogna agire nello stesso modo: appena ti accorgi di esserci caduta, ripara subito con un atto contrario di dolcezza. C’è un detto che fa al caso nostro: la piaga recente si cura meglio.
Fa qualche cosa di più: quando sei calma e senza alcun motivo di collera, fa rifornimento di dolcezza e di affabilità, parlando e agendo, nelle tue azioni piccole e grandi, nel modo più cortese che ti sarà possibile, ricordandoti che la Sposa, nel Cantico dei Cantici, non soltanto ha il miele sulle labbra e sulla lingua, ma anche nel petto, ove non c’è soltanto miele, ma anche latte. Perché non basta avere la parola dolce nei confronti del prossimo, bisogna averla anche nel petto, ossia nell’intimo della nostra anima. Non basta nemmeno avere la dolcezza del miele, che è aromatico e profumato, e raffigura la dolcezza della conversazione educata con gli estranei, ma bisogna avere anche la dolcezza del latte verso i familiari e i vicini: in questo mancano seriamente quelli che sono angeli per la strada e diavoli in casa.

S. Francesco di Sales


È un cattivo gioco, un “enorme affare” con le vostre anime!



Figli Miei. Lo stato della vostra terra è tutt’altro che degno, di Dio! La vostra terra è più indegna che mai, ma alla maggior parte di voi questo non interessa. Vi beate di piaceri e distrazioni, date libero sfogo ai vostri desideri e alle vostre voglie mentre il diavolo e i suoi seguaci assalgono la vostra terra e la distruggono!
Svegliatevi finalmente e guardate in faccia al malvagio cambiamento del vostro tempo! Vi annientate e vi giocate la vostra Eternità! Buttate via la vostra vita per un po’ di momenti di piacere o per denaro e potere e tutto ciò è passeggero!
Non potrete portare con voi nulla da questa terra, nulla potrete lasciare in eredità, perché vi scavate” la vostra tomba presso Satana “ed egli farà di tutto per continuare ad abbagliarvi fino alla fine di questi giorni per confondervi, condurvi fuori strada e poi rubare la vostra anima, e voi GLI RENDETE LA COSA MOLTO FACILE!
Alzatevi finalmente ed elevatevi dalla muffa, dall’avidità, dalla lussuria, dai vizi e incominciate a percorrere la via verso Dio! Solo LUI vi regala la Vita Eterna nella Gloria, il Suo avversario invece continuerà a “ingannarvi” (voi pensate che sia adulazione!), finché non avete via di uscita e “cadete” nel suo inferno.
Figli Miei. Non siate stupidi! Svegliatevi e correte verso Gesù finché lo potete ancora fare! Gli adoratori di Satana dominano da tempo la vostra terra, ma devono portare ancora più anime a Satana.
Figli Miei. È un cattivo gioco e un “enorme affare” con le vostre anime. Se solo sapeste cosa Io, la vostra Santa Mamma Celeste, conosco riguardo al “funzionamento del mondo strutturato” del diavolo, impallidireste, restereste senza parole, storditi e senza fiato. Soltanto i suoi “adebti più stretti” conoscono le gerarchie e i metodi, ma anch’essi saranno raggirati dal diavolo, perché egli non manterrà una delle sue promesse.
Figli Miei. Venite a Gesù e accogliete il Suo amore. Lasciatevi sostenere, lasciatevi guarire, siate un tutt’uno con LUI senza preoccupazioni, perché LUI verrà per salvare tutti voi che GLI regalate il vostro SI, vi porterà con sé nel Suo Nuovo Regno. Così sia.
In profondo e sentito amore,
la vostra Mamma Celeste, che vi ama moltissimo.

“ Non diventate schiavi del male: non sapete con chi vi mettete. Amen.”

"Per non perdere nemmeno un'anima"



MESSAGGI DELLA VERGINE DI NAJU SUGLI ULTIMI TEMPI

Julia: "Provavo delle sofferenze così grandi, come se tutto il mio corpo fosse stato violentemente  battuto, che quasi ne persi il controllo e fui incapace, per più giorni, di dormire. Offrii quelle  sofferenze in riparazione dei peccati di oscenità commessi da tanta gente, uomini e donne,  vecchi e giovani, in tutto il mondo, e per la conversione di quelli che li commettevano. Alle 4 del  mattino, ebbi una visione.

Vidi un vagone decorato in maniera stupenda. C'era molta gente all'interno. Contrariamente a  una visione che la Vergine mi fece vedere il 26 agosto 1989 [dove vidi delle persone (dei demoni)  somiglianti a delle aquile, che stavano in una carretta), queste persone non erano di colore nero.  Erano scure ma avevano un'apparenza normale. Ciò significa che i demoni attirano ora le persone in modo più astuto che in passato, e, se non si è vigilanti, sarà difficile per noi discernere  la loro vera natura.

Questi astuti demoni utilizzavano tutti i modi possibili per attirare anche una sola anima nel  loro vagone, non solo le anime del mondo, ma anche i figli della Chiesa, e perfino quelli che sono  stati chiamati. C'erano anime affascinate dall'apparente bellezza del vagone e che vi entravano  per curiosità, senza che i demoni dovessero fare grandi sforzi per attirarli. Tuttavia, ciò che era  sorprendente, era che, perfino coloro che si presume facciano conoscere il Signore, univano le  loro mani a quelle dei demoni per porre molte anime nel vagone. Era una scena pietosa che a  stento si poteva guardare ad occhi aperti.

Quando vidi questo, gridai con tanta forza: ‘No! Quel vagone vi porterà all'inferno!’ E mi misi a  pregare intensamente: ‘Signore! Madre Santa! Vi prego di aiutarli e di salvarli!’. In quel momento  sentii la voce di Gesù, dolce e triste, ma non Lo vidi".

Gesù: "Mia cara piccola anima! Con una fede morta, perché senza le opere la fede è morta,  dicono con le labbra che amano Dio e ci fanno conoscere Me e Mia Madre, ma al contrario, essi  usano orgogliosamente la loro libertà e diventano lupi travestiti da agnelli. Sono affondati nel  fango e continuamente non cercano altro che la propria soddisfazione.

Come le bestie che s'ingrassano prima di condurle al macello, quelli che uniscono le loro mani a  quelle dei demoni, risvegliano la curiosità di molte anime e le abbagliano con ogni sorta di parole  piacevoli, e sotto falsi travestimenti, le trattengono con catene invisibili di peccati e le trascinano  nei bassifondi della morte eterna. Per portarli al pentimento, quante volte Io e Mia Madre  abbiamo dato dei Segni e li abbiamo implorati attraverso te che sei così insignificante! Anche  allora, anziché farci conoscere umilmente e correttamente, Me e Mia Madre, attraverso le grazie  che Noi davamo loro, essi sono stati guidati dal loro egoismo e hanno inseguito le cose più indegne, credendo erroneamente che quelle cose sono le più importanti. Sarebbe corretto dire che  sono delle vere bestie ricoperte di fango.

Sotto belle apparenze, tutti i loro sforzi e le loro attività abbaglieranno molte anime e le  trascineranno nella vanità e nella futilità. Alla fine arriveranno a nuocere alle anime dolci e umili  che sono state chiamate, rendendole incapaci di discernimento e allontanandole dal Mio Amore. 

Oh, mia cara piccola anima! Per quanti giorni, Mia Madre ed Io, li abbiamo implorati ripetendo  continuamente le stesse parole e manifestando segni numerosi! Essi si aggrappano a Noi e ci  implorano, Mia Madre e Me, solo quando sono nella sofferenza, come ci si aggrappa a un  salvagente.

Una volta ricevuta la grazia richiesta, ci voltano le spalle, ferendo il Mio Sacro Cuore e il Cuore  Immacolato di Mia Madre che sono come trafitti dalle spade acuminate del tradimento,  frantumati un numero incalcolabile di volte e sanguinanti senza sosta.

Ma, figlia mia! Sai bene che le braccia di Mia Madre sono doloranti come se le si strappassero,  perché Ella afferra i figli fuori dal vagone per non perdere nemmeno un'anima. Questi figli  numerosi che sono spiritualmente ciechi e sordi... dopo aver ottenuto ciò che domandano, voltano le spalle... ottengono ancora dei favori e si voltano di nuovo dirigendosi verso il cammino  del demonio... Allora, quando guardo questi figli che sono caduti perché non hanno fatto buon  uso della loro libera volontà, spesso Mi pento di aver loro concesso questa libera volontà".

Julia: "Dovrei forse andare nel vagone e tirar fuori quelle anime?" Gesù: "Come entrerai in quel  terribile covo di bestie?"

Julia: ‘lo appartengo al Signore nella morte, appartengo al Signore nella vita. Entrerò là dentro se  posso salvare una sola anima’.

Entrai nel vagone che era tutto splendente. Dall'esterno, non sembrava grande ma, quando fui  all'interno, lo vidi molto spazioso, enorme, e c'erano molte anime. Io gridai: ‘Alzatevi e uscite  subito di qui. Se rimanete qui, andrete all'inferno. Non è troppo tardi. Sbrighiamoci ad uscire da  qui’.

Avevo appena finito di parlare che i demoni, che non potei vedere chiaramente dissero: ‘Uccidi  questa donna miserabile! Poiché continua ad interferire nel nostro lavoro, non possiamo più  lasciarla in vita. Siamo pieni di rancore perché lei ci ha preso le anime che avevamo guadagnato  così difficilmente. Questa volta, questa scellerata è entrata lei stessa nel nostro antro. Non deve  più lasciarla viva!’

Immediatamente, molti demoni cominciarono ad attaccarmi, mi lanciarono delle maledizioni  che non oserei nemmeno pronunciare, colpendomi, graffiandomi, battendomi su tutto il corpo.  Senza troppo pensare a ciò che facevano, io m'impegnavo come meglio potevo per aiutare le  anime a salvarsi da quel vagone, quasi gettandole fuori l'una dopo l'altra. Da dove mi venne tutta  quell'energia? Fu possibile solo con l'aiuto del Signore che mi aiutò con le sue Mani, in modo  invisibile, perché ho continuato fino in fondo per poter salvare tutte quelle anime.

Ciò che era ancora più sorprendente fu che il 26 agosto 1989, io scacciavo i demoni colpendoli col  mio rosario, mentre invece questa volta li scacciavo non solo con la preghiera del rosario, ma  anche trasformando la mia vita in preghiera. Ogni volta che gettavo un'anima fuori dal vagone,  pregavo la Vergine di voler stringere quell'anima sul suo Cuore, di nutrirla col suo latte e lavarla  col Sangue Prezioso del Signore per renderla capace di risuscitare a una vita nuova. Continuavo a  pregare così mentre combattevo con i demoni. Il Signore ci ha dimostrato quanto sia  attualmente urgente e importante cambiare le nostre vite in preghiere.

I demoni mi graffiarono, mi punsero, mi morsero, mi batterono, mi presero per i capelli e mi  scuotevano la testa, mi strapparono così una manciata di capelli. Ho pregato allora con fervore  affinché le anime pentite fossero numerose come il numero dei miei capelli strappati dai  demoni.

Allo stesso modo, ogni volta che le piccole anime vivono secondo i Messaggi della Vergine,  pregano il rosario e trasformano le loro vite in preghiera, mi è concessa più forza per respingere i  demoni e collaborare alla salvezza di un maggior numero di anime. Appena i demoni furono  battuti quando abbiamo trasformato le nostre vite in preghiera di ogni istante e le anime,  difficilmente guadagnate dai demoni e già imbarcate nel vagone, furono salvate, essi mi attaccarono tutti in gruppo mordendomi e graffiandomi senza tregua con ogni sorta di oggetti.  Tutto il mio corpo fu coperto di sangue. In quel momento, Gesù stese le sue Mani, proiettando  luce su di me, e si mise a parlare".

Gesù: "Trasformare le vostre vite in preghiera con tutto il vostro cuore con amore, è un'arma  d'amore, di umiltà e di virtù che può respingere qualsiasi demonio. È anche una scorciatoia per  acquistare le virtù e avanzare nella via della perfezione".

Julia: "La luce che il Signore aveva fatto brillare irradiandola, penetrò nel mio cuore e brillò su  tutte le anime che trasformarono la loro vita e mi aiutarono. Quando al mattino mi alzai, vidi che  il mio corpo era tutto coperto di sangue".

2 agosto 2002

LA MISERICORDIA DIVINA NELLA MIA ANIMA



Una volta quando  notai che Dio stava per provare un certo arciprete, che era mal disposto e  non credeva a questa causa, ne fui addolorata e pregai Dio per lui ed il  Signore gli alleviò le sofferenze. A Dio dispiace molto la diffidenza verso  di Lui e per tale motivo alcune anime perdono molte grazie. La diffidenza  di un'anima ferisce il Suo dolcissimo Cuore, che è pieno di bontà e di  amore inesprimibile per noi. C'è una grande differenza col dover del  sacerdote, che talvolta non deve credere per poter accertare a fondo la  veridicità dei doni o quelle grazie in una data anima; e quando lo fa per  poter convincere meglio u anima e condurla ad una più profonda unione con Dio, ne avrà una grande, incalcolabile ricompensa. Ma non  dare alcun peso e diffidare delle grazie di Dio i un'anima, per il solo  fatto che non si riesce a sviscerarle ed a comprenderle col proprio  cervello, quest non piace al Signore. Ho una gran pena per quelle anime  che si imbattono in sacerdoti inesperti. Una volta un sacerdote m chiese  di pregare secondo la sua intenzione; promisi di pregare e chiesi una  mortificazione. Quando ottenni il permesso per una certa mortificazione,  mi sentii spinta nell'anima a cedere a quel sacerdote per quel giorno tutte  le grazie che la bontà di Dio mi aveva destinate. E pregai Gesù che si  degnasse di mandare a me tutte le sofferenze e le tribolazioni esteriori ed  interiori che quel sacerdote doveva soffrire quel giorno. Iddio accolse in  parte questo mio desiderio e subito, non si sa come, cominciarono a venir  fuori varie difficoltà e contrarietà, a tal punto che una delle Suore disse  ad alta voce queste parole: « Il Signore deve entrarci in qualche modo in  questa faccenda, poiché tutti ce l'hanno contro Suor Faustina ». I fatti  riportati erano talmente infondati, che alcune suore li sostenevano ed  altre li negavano ed io in silenzio li offrivo per quel sacerdote. Ma non finì  qui; provai sofferenze interiori. Dapprima fui presa da un'indisposizione  e da un'avversione verso le suore, poi uno strano dubbio cominciò a  tormentarmi e non riuscii a concentrarmi per la preghiera, mentre varie  questioni mi frullavano in testa dandomi preoccupazioni. Quando, vinta  dalla stanchezza, entrai in cappella, un dolore misterioso compresse la  mia anima e cominciai a piangere silenziosamente. Ad un tratto udii  nell'anima questa voce: « Figlia Mia, perché piangi? Dopotutto ti  sei offerta da sola per questa sofferenza. Sappi che quello che  tu hai ricevuto per quell'anima, è una parte molto piccola. Egli  soffre ancora di più ». E chiese al Signore perché si comportasse a  questo modo con lui. Ed il Signore mi rispose che lo faceva per la triplice  corona che gli era stata destinata: della verginità, del sacerdozio e del  martirio. E subito la gioia invase la mia anima, al pensiero della grande  gloria che avrebbe ottenuto in paradiso. Allora recitai il Te Deum per  questa particolare grazia di Dio, cioè per aver appreso che Iddio si  comporta così con coloro che intende avere vicino a Sé. E pertanto sono  niente tutte le sofferenze, in confronto a quello che ci attende in paradiso.

Diario di Santa Sr. Faustina Kowalska

Regina della Famiglia



Il cavallo esce dalla chiesa e va a calpestare i gigli 

Il cavallo, assieme agli altri animali, prega inginocchiato  in chiesa davanti alla Sacra Famiglia. In questa immagine è  espressa la sottomissione e l'orientamento dell'uomo a Dio. Ma  d'improvviso, il cavallo lascia la preghiera ed esce dalla chiesa.  Quest'immagine indica l'uomo che non riconosce la sua dipendenza da Dio. Questo atto libero della sua volontà produce un  capovolgimento della sua natura, non più orientata a Dio, ma a se  stesso e alla realtà creata. Questo è il peccato: fare a meno di Dio.  È l'affermazione dell'autonomia, dell'autosufficienza dell'uomo.  Dio non è necessario per raggiungere la felicità, anzi ne è un  ostacolo. La rottura con Dio porta alla disarmonia dell'uomo,  alla rottura dei rapporti familiari e sociali. È ciò che si vede  nell'azione del cavallo che calpesta i gigli del campo. Calpestare i  gigli vuol dire perdere la vita divina; fare crescere le piante  velenose dei vizi, dove prima vi erano i fiori delle virtù teologali  e morali; distruggere la vita nella natura, soprattutto la vita  umana, i bambini che non sono ancora nati e vengono uccisi  dalle loro madri. Calpestare i gigli vuol dire uccidere i bambini  già venuti alla luce; infliggere loro violenze inaudite, spesso  anche tra le pareti domestiche; sfruttarli come merce per  divertimenti disumani e per guadagni disonesti; violare la loro  innocenza e la loro dignità di figli di Dio. 
Il cavallo è il simbolo del peccato, del peccatore, ma può  essere visto anche come personificazione di filosofie: idealismo,  materialismo, ateismo; ideologie: nazismo, comunismo; sette:  massoneria, testimoni di Geova, Hare Krisna, scientology, new  age, occultismo, spiritismo, satanismo. 
Il cavallo è anche figura della sessualità disordinata. Nella  nostra società secolarizzata, la cosidetta libertà sessuale è considerata una esigenza naturale, perché se gli istinti e le passioni  fanno parte della nostra natura, quando si seguono ci si comporta  secondo natura. E poi, si dice: bisogna adattarsi ai tempi, aggiornarsi, non essere schiavi dei tabù e dei pregiudizi. Il  disordine sessuale, invece, rende schiava la volontà, impedisce  un amore autentico e stabile e rovina la famiglia. 

Severino Bortolan

martedì 3 marzo 2020

CHE I FRATI VIVANO CATTOLICAMENTE



REGOLE ED ESORTAZIONI


Tutti i frati siano cattolici, vivano e parlino cattolicamente. 2 Se qualcuno poi a parole o a fatti si allontanerà dalla fede e dalla vita cattolica e non se ne sarà emendato, sia espulso totalmente dalla nostra fraternità.

3 E riteniamo tutti i chierici e tutti i religiosi per padroni in quelle cose che riguardano la salvezza dell’anima e che non deviano dalla nostra religione, 4 e veneriamone l’ordine sacro, l’ufficio e il ministero nel Signore.

S. Francesco d’Assisi

VISITA A GESU’ CROCIFISSO CON LO SPIRITO SANTO



O pietosissimo Salvator nostro, che per salvarci da eterna morte e per operare una copiosa Redenzione, vi abbandonaste intieramente alla volontà dell'Eterno Amore, affinchè di Voi facesse ciò che meglio gli fosse piaciuto: che fece dunque di Voi l'Amore? Ah, buon Gesù, me lo dice la croce, me lo dicono le vostre piaghe, i flagelli, le spine, i chiodi!... Sì, l'Amore, dopo avervi rivestito di carne mortale nell'Incarnazione, dopo avervi condotto a Betlem, al Deserto, al Cenacolo, al Getsemani, ai Tribunali, dopo avervi saturato d'obbrobri, finalmente vi porta al Calvario, vi distende sul patibolo della Croce, v'innalza su quell'infame tronco al cospetto della terra e del Cielo... vi fa bere ad amarissimi e lenti sorsi il calice del dolore fino alla feccia e poi? E poi per istrappare noi dalle unghie di Satana, vi toglie l'Anima benedetta dal Corpo penzolante dal patibolo, vi fa morire!... ed esultando di tanta vittoria, proclama compiuta la grande opera: cioè riparato l'onore di Dio, cancellato il peccato, il Paradiso aperto, e l'uomo salvo! Oh, quanto mai ha potuto su di Voi, o Gesù mio, l'amore! Ma se ha potuto tanto sopra di Voi, perchè mai sopra di me può sì poco? e può sì poco anche dopo benefizi così segnalati? Dove sono i generosi sacrifizi, le accettevoli offerte che io vi presento, o Gesù, come olocausto di ringraziamento? Qual è la mia docilità nel lasciarmi condurre dal vostro Amore dietro a Voi per la via della Croce? Oh, quante resistenze a quell'Amore che Voi, o Gesù, per me seguiste con tanta generosità, anche per una via di sangue! Ed avrò cuore di guardare l'immagine di Voi Crocifisso? E non mi vergogno di tanta mia durezza e ingratitudine? Voi, Gesù, innocente e santissimo, tornaste al Cielo per una via cosparsa di triboli e spine; ed io vorrei andarvi per una via cosparsa di rose... io che ho peccato, ed ho peccato tanto! Deh, buon Gesù, dite al vostro Eterno Amore che mi cambi il cuore. Il cuor mio è troppo gretto, pauroso e avaro di sacrifizi per venire dietro a Voi ci vuole un cuore largo, forte e generoso. E il vostro Amore, che sì mirabilmente cambiò anche il cuore dei vostri Discepoli, non cambierà anche il mio? Sì, o buon Gesù, dite allo Spirito Santo che mi cambi il cuore, e allora cogliete anche in me di tante vostre pene i più graditi frutti.
Ma ai piedi di un Dio che muore sulla Croce per tutti, non va bene pensare a sè soli; no: bisogna pregare per tutti, e specialmente per quei miseri ai quali non essendo ancora arrivata la luce dell'evangelica verità, non conoscono Gesù, non conoscono il suo Amore. Ricordati dunque, o Salvatore amatissimo, che un giorno diceste d'esser venuto sulla terra affinchè gli uomini abbiano vita; e la vita ce l'avete pur data colla vostra morte; ma poi aggiungeste che tal vita volevate darcela anche più abbondantemente. Vi supplico dunque che oltre a quella vita che ci deste morendo in croce e distruggendo la nostra sentenza di eterna morte, ci diate anche la sovrabbondanza della vita coll'infondere in noi il vostro Santo Spirito, l'Eterno Amore. principio veramente vitale e sempre apportatore di preziosi frutti di vera vita. Ma non mi basta chiedervi tanta graz'a sola così in generare, voglio chiedervela anche in particolare; e prima pei poveri infedeli, che ancor non vi conoscono; deh! moltiplicate quei santi operai che coltivano quelle terre selvagge, affinchè vi maturino più copiosi frutti di vita eterna. Ve la chiedo per tutti gli eretici e gli scismatici, affinchè li riconduciate tutti in seno alla vera Chiesa. Ve la chiedo per i cattivi cristiani. Nacquero costoro in seno alla vita, e corrono verso l'abisso d'eterna morte! deh, il vostro Amore li salvi! Vi raccomando poi i cristiani tiepidi, che sono in pericolo di naufragare nel porto: infervorateli; vi raccomando i fervorosi perchè perseverino, vi raccomando i vostri ministri affinchè tutti ardano di santo zelo. Finalmente vi supplico ad accrescere tra noi la divozione a quel Divino Amore che vi condusse ad immolarvi per noi sulla Croce. Pater, Ave e Gloria.

PERCHÉ DIO HA DETTO “BASTA!” ALL’UMANITÀ DI OGGI



(GFD/3)
L’incontro di Mahal con suo fratello Noè. Il racconto di Mahal  riguardo alle spaventose condizioni spirituali dei popoli nella  pianura asiatica di 4000 anni fa. Il cordoglio dei due fratelli. 

1. Dopo dieci giorni di viaggio Mahal giunse sull’altura ancora  sacra dove dimorava Noè, il quale gli era già andato incontro per un  lungo tratto di strada. 

2. E quando i due vecchi fratelli si incontrarono, essi si abbracciarono, e la gioia di rivedersi fu grande per entrambi. 

3. Allora Noè interrogò subito Mahal e volle sapere qual era la  situazione nei paesi e nei regni della pianura, e se quelle genti  accennassero a volgersi al Signore o sempre più al mondo. 

4. E Mahal rispose: “O fratello, è il totale ateismo di tutti i  popoli che ho imparato perfettamente a conoscere durante i miei  lunghi viaggi, e questo è il motivo principale per il quale io sono già  di ritorno! 

5. Io ero pur sempre colmo delle migliori speranze che, tramite la  Grazia del Signore, sarei riuscito a conquistare i popoli a Dio  mediante i loro re e principi; sennonché dieci giorni fa il Signore mi  fece chiaramente comprendere come stanno le cose con l’umanità  sulla Terra, e quindi anche riconoscere chiarissimamente come né  attraverso prodigi, né con qualsiasi altro mezzo sia ormai possibile  ottenere un qualche buon risultato con gli uomini. 

6. Infatti essi sono assolutamente rivolti verso il mondo al punto  che ogni spirito è completamente morto in loro; ma se nell’uomo  non governa più alcuno spirito, come potrebbe egli accogliere in sé  lo spirituale e il divino? 

7. Se però si trattasse ancora di pochi uomini, allora sarebbe più  facile ritenere possibile la conversione di questi pochi; ma cosa può  fare un singolo uomo di fronte a tanti milioni di uomini  ostinatissimamente atei?

8. All’inizio ti danno anche ascolto, ma poi ben presto, del tutto  indifferenti, ti voltano le spalle. Quando va bene, allora si viene o  derisi, oppure anche compianti come se a parlare loro fosse un  pazzo! Ma quando va un po’ male, allora si viene frustati,  imprigionati e anche ti viene tolta la vita! Infatti io ti dico: una vita  umana laggiù nella pianura vale precisamente quanto qui la vita di  un moscerino! 

9. O fratello, io rabbrividisco se ora penso alla pianura! In verità,  le cose vanno quasi meglio all’Inferno, di cui da molto tempo già  sappiamo com’è!” 

10. Quando Noè ebbe sentito tale descrizione da suo fratello  Mahal, allora fece un profondo sospiro e disse: “Dunque le cose  stanno proprio così come il Signore mi ha rivelato in spirito! O tu  mondo, tu mondo, perché non vuoi più lasciarti punire dallo Spirito  di Dio, che è tanto mite, e preferisci invece vivere nel Giudizio e  nella tua eterna rovina?!” 

11. Dopo di che i due fratelli si avviarono del tutto silenziosi verso  la sommità dell’altura dove una volta abitava Adamo, e là piansero  entrambi sopra la Terra, che era stata creata così splendida. 

12. E Mahal notò anche subito che la grande arca era già quasi del  tutto completata e si meravigliò nel vedere che tale costruzione era  già tanto avanzata in un tempo così breve. 


(GFD/3)
Mahal chiede informazioni riguardo all’arca. Noè spiega a Mahal  che la costruzione dell’arca è dovuta alla decadenza dell’umanità e  per questo Dio ha deciso di distruggere gli uomini e gli animali  sulla Terra. 

1. E dopo che Mahal ebbe esaminato minuziosamente l’arca tanto  all’interno che all’esterno, egli disse a Noè: «Fratello, dimmi come è  effettivamente accaduto che il Signore ti ha ordinato questa  costruzione così singolare! Qualcosa io la so già, ma i particolari  non mi sono noti, né, in generale, la cosa mi riesce del tutto chiara;  perciò spiegami un po’ dettagliatamente questa faccenda, affinché  anch’io sappia quello che dovrò fare a suo tempo!» 

2. E Noè disse a Mahal: «Fratello, tu sai già del tempo in cui gli  uomini cominciarono a moltiplicarsi notevolmente sulla Terra,  all’epoca di Lamec e come essi generarono delle bellissime figlie; e  ti è pure noto come i figli di Dio sull’altura, quando vennero a  conoscenza di ciò, cominciarono ben presto ad abbandonare la sacra altura e ad emigrare nella pianura della Terra, e come essi laggiù si  presero le figlie degli uomini che essi volevano e con queste  generarono figli! 

3. In conseguenza di ciò l’altura di Dio, che Egli aveva benedetto  tanto e così abbondantemente per i Suoi figli, si trovò quasi del tutto  priva di maschi, perché perfino gli uomini che avevano famiglia  abbandonarono le loro mogli per scendere laggiù e scegliersi altre  mogli tra le figlie degli uomini della pianura; tutto ciò ebbe per  effetto il fatto che ben presto molte fra le donne abbandonate qui dai  loro mariti seguirono l’esempio di questi e scesero esse pure in  pianura per sposarsi con i figli della Terra. Vedi, subito dopo il  verificarsi di questi fatti il Signore disse a me: 

4. “Noè, vedi, gli uomini non vogliono più lasciarsi punire dal Mio  Spirito, poiché essi sono diventati puramente carne! Tuttavia Io  voglio ancora concedere loro un termine di centoventi anni!”. 

5. Tu eri presente quando il Signore mi rivolse queste parole; così  tu sai anche tutto quello che noi poi, secondo la Volontà di Dio,  abbiamo fatto per buoni cent’anni nell’intento di convertire i figli di  Dio diventati puramente uomini della Terra, e tutto ciò senza il  benché minimo risultato duraturo! 

6. Infatti i figli di Dio generarono con le figlie degli uomini dei  potenti e celebri uomini; questi divennero maestri in ogni tipo di  cose cattive dinanzi a Dio e si eressero a duri tiranni dei figli del  mondo e si fecero anche sempre guerra reciprocamente per pure  ragioni di brama di dominio. E in tali condizioni trascorsero  cento anni e più! 

7. Ma siccome il Signore vide che gli uomini, nonostante le Sue  giornaliere esortazioni di ogni specie e in tutte le forme, non solo non  si convertivano, bensì diventavano sempre più grandi e potenti nella  loro malignità, e vide come tutte le loro mire e aspirazioni diventavano  sempre e soltanto più malvagie, ecco, Egli si pentì di aver fatto gli  uomini sulla Terra e se ne afflisse molto nel Suo Cuore! 

8. E vedi, in questo tempo – all’incirca quattordici anni fa – il  Signore disse di nuovo a me: ‘Noè, ascolta! Io voglio estirpare  dalla Terra gli uomini che Io ho creato, dall’uomo fino al verme  e fino agli uccelli che vivono sotto al cielo, poiché Io Mi pento di  averli creati su questa Terra!’. 

9. Io però, Noè, trovai tuttavia grazia dinanzi a Dio, ed Egli non mi  annoverò fra gli uomini della Terra che sono diventati cattivi! E  vedi, intorno a questo tempo Dio guardò di nuovo la Terra, ma  questa era corrotta dinanzi ai Suoi occhi e colma di scelleratezze! 

10. Dio però inviò tuttavia dei messaggeri agli uomini corrotti e  volle mostrare loro misericordia. Ma i messaggeri predicarono ad  orecchi sordi e vennero considerati come comunissimi uomini; e li si  lasciò andare e venire senza badare a quello che dicevano. 

11. Dopo di ciò, trascorso un breve tempo, il Signore rivolse di  nuovo il Suo sguardo alla Terra e mi disse: ‘Noè, ascolta! Ogni  Mia fatica e Amore sono inutili! La fine di ogni carne è giunta  dinanzi a Me, poiché la Terra è colma delle scelleratezze degli  uomini! Ora vedi, Io voglio mandarli tutti in rovina insieme  alla Terra!’. 

12. E vedi, intorno a questo tempo, come tu sai, io dovetti tagliare  il legname per la costruzione della cassa, che ora, salvo qualche  piccolo particolare, sta qui pronta dinanzi a noi! Se tu desideri  conoscere anche il piano di costruzione nei suoi dettagli, allora io ti  racconterò tutto con le parole stesse del Signore!» 

13. E Mahal lo pregò di fare questo, e Noè disse a Mahal: «Entra  anzitutto nella mia casa, e nel Nome del Signore prendiamo un  ristoro; poi ti svelerò il piano di costruzione di questa cassa!». 

14 E Mahal fece secondo il desiderio di Noè. 

Jakob Lorber – Giuseppe Vesco

IL SACERDOTE



IL SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI

San Pietro, nella seconda Lettura, chiama i fedeli «stirpe eletta, sacerdozio regale... ».
In virtù del Battesimo i laici vengono «consacrati» a Dio con una vera Vocazione, perciò sono chiamati «stirpe eletta (scelti, chiamati)».
Per questo motivo essi non appartengono più a se stessi, ma a Dio quali membra del corpo mistico di Gesù Cristo, che è tutto sacerdotale.
Il Concilio Vaticano II nel documento Lumen gentium afferma che «il Sommo ed Eterno Sacerdote Gesù Cristo vuole continuare anche attraverso i laici la sua testimonianza e il suo ministero e concede loro parte del suo ufficio sacerdotale, per esercitare un culto spirituale, affinché Dio sia glorificato e gli uomini salvati».
Il Corpo Mistico di Gesù Cristo è Corpo e Capo La differenza che vi è tra il Sacerdozio dei fedeli e il Sacerdozio ministeriale (che è proprio di chi riceve il Sacramento dell'Ordine Sacro) sta proprio in questa distinzione:
- chi riceve il Battesimo diventa membro del Corpo Mistico di Gesù Cristo con doveri e funzioni specifiche;
- chi riceve il Sacramento dell'Ordine Sacro diventa partecipe della dignità e delle funzioni proprie del Capo del Corpo Mistico, ha quindi, la potestà di Consacrare l'Eucaristia, di assolvere dai peccati, di essere maestro e guida delle anime, di essere pastore come Gesù pastore, sempre in unione col Papa e coi Vescovi.
Nel battezzato vi è presente Gesù in quanto è divenuto come lui figlio di Dio; nel consacrato con il Sacramento dell'Ordine Sacro vi è presente Gesù come Sommo ed Eterno Sacerdote.
Come si esercita il sacerdozio comune dei fedeli. 1 fedeli esercitano il loro sacerdozio comune: l) procurando da soli e in comunione con la Chiesa la Gloria di Dio e la salvezza delle anime; 2) testimoniando in privato e in pubblico la loro convinta e gioiosa adesione a Cristo e alla Chiesa, vivendo una vita conforme al Vangelo;
3) trasformando, per opera dello Spirito Santo, se stessi e tutta la vita di famiglia, di lavoro, di studio, di relazioni, in un sacrificio perenne gradito a Dio.
Unita al sacrificio della Messa tutta la vita del laico diventa una «Messa».
Molestie, dolori, delusioni, tristezze, malattie e tutto ciò che il Signore chiama col nome di Croce accettata con amore e per amore costituisce il sacrificio sacerdotale dei fedeli, la Messa dei fedeli.
Essi devono diventare «Ostia con Gesù Ostia». Anche il Sacerdote deve - per il Battesimo ricevuto - nella sua vita esercitare questo aspetto del sacerdozio comune dei fedeli.
Se si vivono questi valori allora Sacerdoti e laici consacrano il mondo a Dio.
La Madonna ha esercitato in pienezza e perfezione il Sacerdozio Comune dei Fedeli in perfetta comunione con la volontà del Padre con il dono totale di se stessa a Dio.
Maria ha procurato e procura in modo eccelso la gloria di Dio e la salvezza delle anime di cui è Madre.
Maria si è immolata totalmente, senza riserve, col Figlio Crocifisso.
Il suo dono sacerdotale sta nelle parole dette dall'Angelo: «Eccomi! Sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola».
Diciamo anche noi a Dio: Eccomi! I requisiti e le qualità del Sacerdote
Nella lettera agli Ebrei, cap. 7 vers. 26, si elencano le qualità che si richiedono per essere Sommo Sacerdote: «Tale era, infatti, il sommo Sacerdote che ci occorreva: Santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli». Tale è in modo perfettissimo Gesù.
Chi ha ricevuto l'Ordine Sacro ha il dovere di avvicinarsi sempre più a questo ideale.
Ma anche i fedeli, partecipi del sacerdozio comune, devono guardare al Modello per essere quanto più è possibile simili a Gesù.
In tal modo essi diventano in qualche modo conformi a Cristo e come Lui sono nello stesso tempo Altare, Vittima e Sacerdote.
È lo Spirito Santo che compie quest'opera di trasformazione interiore così come la Chiesa ci fa pregare nella preghiera eucaristica III: «Dona la pienezza dello Spirito Santo... Egli faccia di noi un sacrificio perenne a Te gradito!».

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE



La vita che Gesù forma in chi vive nel suo Volere. (Fiat!!!  Volume 36 - Agosto 21, 1938)
[…]  (Gesù:)  “Come formo la mia vita nel pensiero della creatura che vive nel mio Volere, sento la compagnia dell’intelligenza umana che Mi corteggia, Mi ama, Mi comprende e Mi dà la sua memoria, l’intelletto, la volontà in mio potere;  e siccome in queste tre potenze fu creata la nostra immagine, Mi sento dare per compagnia la nostra eterna Memoria che non dimentica mai nulla, sento la compagnia della mia Sapienza che Mi comprende, e poi la compagnia della volontà umana fusa colla Mia, che Mi ama col mio eterno Amore.  Come non moltiplicare in ogni suo pensiero altrettante vite nostre, quando troviamo che più Ci comprende e Ci ama?  Possiamo dire, troviamo il nostro tornaconto, perché quante più vite formiamo tanto più Ci facciamo comprendere;  le diamo duplicato amore e Ci ama di più.  […]  Che bella compagnia!  Chi vive nella nostra Volontà, non vi è pericolo che Ci lascia mai soli, siamo inseparabili ambedue.
Perciò il vivere nel nostro Volere è il prodigio dei prodigi, dove facciamo sfoggio delle nostre tante vite divine, Ci facciamo conoscere Chi siamo, quello che possiamo fare, e mettiamo in ordine la creatura con Noi, quale la creammo;  perché queste nostre vite portano con sé mari di luce, d’amore, mari di sapienza, di bellezza, di bontà, che investono la creatura per farle possedere la luce che sempre cresce, l’amore che mai si spegne, la sapienza che sempre comprende, la bellezza che sempre si abbellisce di più…”.  […]  

dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta

Il credere o non credere a quanto sta per succedere, è indice dell’immaturità spirituale degli uomini,



LA SANTISSIMA VERGINE MARIA

Il credere o non credere a quanto sta per succedere, nella crisi, nelle grandi carestie, nelle rivolte, nelle pandemie, nei rovesciamenti politici, nei furti, nelle uccisioni e nelle persecuzioni che sono stati annunciati, e sto menzionando solo alcune delle cose che si sommeranno ai flagelli che giungeranno sulla terra dall’universo e che saranno segni e segnali degli elementi, è indice dell’immaturità spirituale degli uomini, un’immaturità di fronte ad una realtà sempre più vicina, che l’uomo riuscirà a fermare solo con un serio pentimento ed una costante conversione.

08.05.2016

I Miei figli non stanno prendendo questa cosa sul serio



NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO


Popolo Mio, l’attenzione dell’umanità è focalizzata sui conflitti bellici e ci saranno momenti in cui questi si espanderanno inasprendosi, ma nel frattempo le epidemie staranno avanzando sulla terra e si trasformeranno in pandemie ed i Miei figli non stanno prendendo questa cosa sul serio, fino a quando verrà il momento in cui vorrete fermare le epidemie e non ci riuscirete.

10.01.2016


La volontà di Dio



La preghiera migliore: conformarsi alla volontà di Dio.
La penitenza migliore: abbandonarsi docilmente alla volontà di Dio.
La migliore espressione d'amore: compiere fedelmente la volontà di Dio.

MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA

Il buon samaritano delle vittime del demonio



Insulti, bugie e vendette del diavolo 

Riferisce Fra Benigno: “Un giorno, durante l’esorcismo, il  demonio dice: - La causa della possessione della giovane è  dovuta alla fattura commissionata dalla zia -. All’esorcismo è  presente anche la zia e alla preghiera il demonio la addita.   Mi viene l’ispirazione di contestare l’affermazione del demonio perché la ritengo falsa. Ordino al demonio: “Nel nome  di Cristo, dì la verità”. Il demonio è costretto a dire la verità:  “Sua zia non ha colpa. È stata una mia decisione” (p.84).   Essendo il demonio menzognero si può tenere in poco conto le sue affermazioni, ma si possono avere dei riscontri per  scoprire, discernere il vero dal falso. Egli vuole portare gli uomini nel suo regno, che significa dannazione perché odia Dio e vuole strapparGli il maggior numero possibile di anime. Ci manifesta il motivo: 
“Mi sono ribellato a Dio perché non tolleravo che Gesù e gli uomini fossero amati più di me”(p.88).   
Il demonio usa non solo con me un vocabolario abbastanza fiorito, cattivo, volgare, ma  anche contro Dio e la Madonna.. Quando ricambio le sue offese, allora mi chiede di usargli rispetto. Gli rispondo: “Ho  imparato da te ad offendere: tu mi insulti sempre con le parolacce”. Il demonio tace e per un po’ di tempo cambia comportamento e vocaboli.  
Altre volte è nervoso, scocciato per le preghiere, stanchissimo di soffrire, vorrebbe impormi di smettere, anche con minacce. Gli dico: “Ricordati che sono io qui incaricato a mandare via te, e non tu a dare ordini a me e mettermi a tacere”.   Vedo che Fra Benigno, molto più esperto e santo di me,  proprio per questo viene trattato peggio di me. Egli riferisce:  “Mi dice, bastardo, cornuto, lurido, verme della terra, schifoso” (p.114), ecc. con un crescendo sempre più volgare”. Non  mancano pure gli sputi che mi arrivano con una precisione da  tiratore scelto, e non soltanto a me”.  
Il demonio non va proprio d’accordo con l’acqua santa e  la Bibbia: non vuol sentirsela sulla testa e mi dice: “Togli  quello schifo, fa puzza e brucio”.  
Io lo spruzzo volentieri con l’acqua santa perché vedo che  non la sopporta, lo innervosisce. Quando sembra essere assopito, con l’acqua santa reagisce subito, spalanca gli occhi, che  normalmente tiene rovesciati. E il giovane riprenda conoscenza e l’uso delle sue facoltà. 

FRATELLO ESORCISTA