martedì 5 maggio 2020

FUGGITA DA SATANA



MICHELA
  
La mia lotta per scappare dall'Inferno



Un annullamento fatale

A quel fidanzatino delle superiori ho voluto veramente bene. Conservo tanti ricordi bellissimi delle nostre corse da quindicenni in motorino. Eravamo due matti, ma due matti belli. Quando mio padre lo scoprì, la sua soluzione fu di portarmi nel suo studio professionale, che aveva sede in una villa sperduta, e di darmene talmente tante, con calci e cinghiate, fino a quando gli garantii che avrei lasciato quel ragazzo, cosa che in realtà non ho mai fatto.
Anche quando mia madre, mi trovò nella borsetta il test di gravidanza, che fra l'altro risultava negativo, la loro reazione fu come al solito quella di menarmi e non di parlarne. Così il risultato che ottenevano era un rapporto sempre più sfilacciato. Da parte mia, mi ero imposta di non fargli mai comprendere quanto mi facessero male le loro botte. In collegio avevo imparato una cosa: che più piangevi e meno valevi. Così la soddisfazione a mio padre e mia madre di vedermi piangere non gliel'avrei data manco morta.
Non ricordo di aver ricevuto tenerezze da mio padre, non mi ha nemmeno mai abbracciata. Mi ero ridotta a vivere con una corazza. Il compleanno e le "feste comandate" erano un incubo perché non riuscivo a capacitarmi di come a Natale si diventasse improvvisamente tutti buoni e poi a Santo Stefano si tornasse a comportarsi da carogne. Perciò odiavo tutte queste circostanze: mi veniva il voltastomaco ad abbracciarci, a farci gli auguri, a dire «ti voglio bene», quando invece non pensavo nulla di tutto questo. Alla fine tutto si risolveva in una prova di recitazione...
Il "giocattolo" si ruppe definitivamente quando avevo diciassette anni. A pensarci oggi, fu una situazione tragicomica quella che si verificò in occasione della visita che la mia classe doveva fare a Milano, in coincidenza con la Fiera Campionaria.

Il giorno prima del viaggio chiesi a mio padre i soldi per il biglietto del treno - mi ricordo che era poco più di diecimila lire - e lui reagì: «Dammi un motivo per cui ci devi andare». Io cercai di spiegargli che era un'iniziativa della scuola, ma lui non intendeva ragionie concluse dicendomi:«Vedremo se tidarò isoldi».
Uscii di casa e andai verso scuola, però quel giorno non entrai e me ne andai a passeggio per la città. Non ebbi occasione di contatto con nessuno dei miei compagni e, quando tornai dai miei, li vidi nervosi. Chiesi nuovamente a mio padre i soldi del treno e per tutta risposta lui e sua moglie mi picchiarono così forte da farmi perdere i sensi. Addirittura, due anni dopo ho dovuto subire un intervento mascello-facciale perché i medici non si erano accorti della gravita di una lesione alla bocca che ha richiesto la riduzione della mandibola.
Quel che era accaduto lo scoprii più tardi: per motivi politici, il convegno al quale dovevamo presenziare era stato anticipato di un giorno e così la scuola aveva annullato il viaggio. Mio padre si era perciò convinto che io stessi cercando di ingannarli, ma non fece nemmeno il tentativo di verificare la mia versione dei fatti. Mi presero a calci per tutto il quartiere fino al convento dove c'era una suora giovanissima con la quale avevo stabilito uno splendido rapporto: «Ecco, questo è il mostro che hai creato, ci racconta soltanto bugie!» le dissero. E poi mi riportarono a casa.
Per me era divenuta ancora una volta una sfida. All'alba del giorno seguente sono scappata di casa e me ne sono andata lo stesso a Milano. Da ho telefonato alla mia amica suora: «Sono davanti al Duomo. Hai visto che ce l'ho fatta?». Lei mi disse di prendere il primo treno e di andare al convento, perché avrebbe cercato di proteggermi. All'arrivo, trovai tutti i miei familiari schierati. Mio padre era nero, ma uno zio pronunciò una frase che io colsi al volo: «Michela, che cosa c'è che non va? Non è che per caso ti era venuto il desiderio di andare a cercare la tua madre naturale?». È stato un lampo: ho detto di sì e mi sono inventata su due piedi una storia sul fatto che ero andata a Milano alla ricerca di notizie nel Tribunale per i minorenni. Poi ho guardato la mia mamma adottiva negli occhi e ho fatto la scena da grande attrice: «Però poi ho scelto di tornare da te!».

La nube della non-conoscenza




Durante la contemplazione l’anima perfetta
non si interessa di nessuna persona in particolare

Naturalmente non intendo dire che in questo lavoro il contemplativo debba avere un particolare riguardo nei confronti di chicchessia su questa terra, amico o nemico, parente o estraneo. Questo, infatti, non può assolutamente avvenire nella contemplazione perfetta, quando ogni cosa, tranne Dio, deve essere rigettata nell’oblio più completo.
Ma quel che voglio dire è che, grazie a questo lavoro, egli sarà reso così virtuoso e caritatevole, che anche quando scenderà dalle sue altezze per conversare o pregare per il suo prossimo, si mostrerà sollecito in egual misura verso il suo amico come verso il suo nemico, verso gli estranei come verso i parenti. Sì, e talvolta più verso i suoi nemici che verso i suoi amici. Non è che per fare questo egli smetta di contemplare, il che sarebbe peccato grave. Ma di tanto in tanto è bene che discenda in fretta dalle sue altezze, per soddisfare le esigenze della carità.
In questo lavoro d’amore non ha tempo di considerare chi è amico o nemico, parente o estraneo. Non voglio negare che a volte, e anche frequentemente, sente un affetto più intenso verso alcuni piuttosto che verso altri: si tratta di una cosa del tutto legittima, e per molte ragioni. È la carità stessa che lo richiede. Anche Cristo, infatti, sentiva un affetto più intenso verso Giovanni e Maria e Pietro, piuttosto che verso molti altri. Ma quando uno tutto preso da questo lavoro, allora, qualsiasi persona gli è ugualmente cara, poiché non trova altro motivo d’amore se non Dio stesso. Così che egli ama tutti come se stesso, in maniera piena e semplicemente per amore di Dio.
Tutti gli uomini sono sulla via della perdizione in Adamo, ma quelli che testimoniano con le opere il loro desiderio di salvezza sono salvati in virtù della passione di Cristo, e di nessun altro. Ora, in maniera non troppo dissimile, un’anima dedita totalmente alla contemplazione, e quindi unita a Dio in spirito, fa tutto il possibile (ne è prova questo stesso lavoro) per rendere gli altri perfetti come lei. Se un membro del nostro corpo e malato, tutte le altre membra ne risentono e soffrono con lui; se invece un membro è sano, gioiscono con lui tutte le altre membra. La stessa cosa vale spiritualmente per le membra della santa chiesa. Cristo, infatti, è il nostro capo, e noi. siamo le membra, sempre se restiamo nella carità. E chiunque vuol farsi discepolo perfetto di nostro Signore, deve compiere ogni sforzo in questo lavoro spirituale per la salvezza, di tutti coloro che per natura sono a lui fratelli e sorelle, cosa come nostro Signore diede la sua vita sulla croce. E non la diede solo per i suoi amici più intimi o per i suoi parenti più prossimi, per tutta l’umanità in generale, senza alcuna particolare attenzione nei confronti dell’uno o dell’altro. Cosicché quanti intendono rinunciare al peccato e invocare la misericordia di Dio saranno salvati in virtù della passione di Cristo.
Quanto è stato detto a proposito dell’umiltà e della carità vale anche per tutte le altre virtù. Queste, infatti, sono tutte veramente racchiuse in quel piccolo slancio d’amore a cui si è già fatto cenno.

LA FECONDITÀ DELLO SPIRITO SANTO



“Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, 
il Cristo resta nel passato, 
il Vangelo lettera morta, 
la Chiesa una semplice organizzazione, 
il culto un arcaismo… 
Ma nello Spirito Santo 
il cosmo è mobilitato 
per la generazione del Regno, 
il Cristo risorto si fa presente, 
il Vangelo si fa potenza e vita, 
la Chiesa realizza la comunione trinitaria,  
la liturgia è memoriale e anticipazione”. 

(Patriarca Atenagora) 

Lo precederà un violento uragano e poi un forte terremoto.



 1 maggio 2020

 “... Non disperate perché è vicino il momento in cui mio Figlio, il Figlio di Dio, apparirà in grande potenza e gloria. Sarete invidiati perché avrete la protezione completa. Non vi può succedere niente. Supererete le difficoltà, perché non siete gravati dalla paura... Miei cari, vi prego guardate i segni del cielo. Vi mostreranno che il mio intervento è dietro l'angolo. Lo precederà un violento uragano e poi un forte terremoto. Molte persone che non credevano nel soprannaturale andranno in panico, altre cadranno faccia a terra e altre ancora non lo sopporteranno e moriranno. In alcuni luoghi una grande palla di fuoco rotolerà sulla terra e non si potrà evitarla... Siate vigilanti e recitate ogni giorno il rosario... La salvezza sarà vostra per sempre. Prenderete parte all'eterno banchetto nuziale e per voi sono certe le gioie eterne, miei amati figli..."

VI PRESENTO L'AMORE



Perché cerchiamo la felicità?

Il mistero della Trinità spiega il nostro continuo cercare la felicità e offre il vero  significato del Paradiso.
Il Paradiso non è un luogo dove si ripeta sempre Alleluia o si pizzichi noiosamente l'arpa. Il Paradiso è il luogo dove noi troviamo la pienezza di quei godimenti che  cerchiamo in terra, dove troviamo la pienezza delle cose che accende la sete dei nostri  cuori, che sazia la fame delle nostre menti e dà riposo all'amore inquieto. Il Paradiso  è la comunicazione con la vita perfetta, con la verità perfetta, coll'amore perfetto, cioè  con Dio Padre, con Dio Figlio, con Dio Spirito Santo, a cui sia ogni onore e gloria per  sempre. Amen.
Dio non scelse di conservare il segreto della sua forza in se stesso; ma lo disse ed  ecco la creazione. Dio non conservò la bellezza della sua intelligenza e della sua  volontà, ma le comunicò a quelle creature che sono gli angeli o gli uomini.
L'amore non volle riserbarsi i segreti della sua sapienza, ma li rivelò agli uomini ed  ecco la Rivelazione.
L'amore tende a diventare simile a chi è amato; e poiché Dio amò l'uomo, Dio si fece  uomo ed ecco la persona di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
L'amore cerca di prendere sopra di sè i dolori e i peccati degli altri, ed ecco la Croce e  la Redenzione.
L'amore cerca non soltanto di dare ciò che ha, ma anche di comunicare lo stesso suo  spirito, ed ecco la nascita della Chiesa Cristiana, nel giorno della Pentecoste.

FULTON J. SHEEN

La preghiera del Santo Rosario è l'unica arma di salvezza


Molti di voi saranno risorti dalla morte in questa terra, presto i cieli si apriranno e il Figlio di Dio, mio Signore arriverà e farà cieli nuovi e terre nuove.


Chi è don Luigi Villa?



Ancora minacce di morte…  e un “processo”

Nel numero 248 di “Chiesa viva” del febbraio 1994, don Villa pubblicò un articolo dal titolo: “P.D.S. scopriamo le carte!” del quale io fui co-autore. Era un attacco al comunismo e una denuncia delle sue origini massoniche, o meglio, dimostrava che il Comunismo non è altro che una versione politica del programma segreto del satanico Ordine degli Illuminati di Baviera di annientare la Chiesa cattolica e la Civiltà cristiana.

Di questo articolo, don Villa volle farne un dossier col quale volantinare intere città d’Italia.
E così facemmo.
Il 26 febbraio 1994, volantinammo la cittadina piemontese di Ivrea. Il problema fu che, nel testo, erano riportati i dati della “Lista Pecorelli” di appartenenza alla Massoneria di alcuni Prelati, tra i quali figurava il Vescovo di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi. Infuriatosi per il volantinaggio nella sua diocesi, mons. Bettazzi dichiarò subito alla stampa che avrebbe querelato i due autori del dossier. Poi, cambiò idea e querelò soltanto don Luigi Villa.
A Brescia fu fermento. Molti preti pensarono che, finalmente, era arrivata l’ora di mettere a tacere quel don Villa che, oltre a “insultare” Vescovi come Bettazzi, proprio nei recenti numeri di “Chiesa viva” n. 246 e 247, aveva pubblicato anche un articolo fortemente critico sull’intervista dell’Arcivescovo di Milano, card.

Carlo Maria Martini, apparsa su “The Sunday Times” del 26 aprile 1993.
Molti erano ansiosi e in attesa del momento in cui, finalmente, sarebbe stata fatta “giustizia”!
La data del processo fu fissata per il 31 gennaio 1995, presso il Tribunale di Brescia.
Come se ciò non bastasse, sui “Chiesa viva” 254 e 255, di settembre e ottobre 1994, don Villa pubblicò un altro articolo critico su una nuova inter-vista che il card. Carlo Maria Martini aveva fatto a “Le Monde” e pubblicata il 4 gennaio 1994.
A Brescia, l’atmosfera era rovente e in fermento. Lo stesso mons. Bettazzi soffiava sul fuoco e, in data 30 novembre 1994, scriveva a don Villa
una lettera dai toni duri, nella quale, tra l’altro, chiedeva una “doverosa e congrua riparazione per rifusione dei danni”, e in cui affermava di essere rammaricato di “continuare una vertenza spiacevole”…

Il fatidico giorno del 31 gennaio arrivò, ma nulla accadde! I preti di Brescia rimasero interdetti e non riuscirono a spiegarsi come un processo tanto sospirato e tanto dato per scontato dalla stampa avesse potuto avere un esito così imprevedibile e deludente. Io, però, mi ricordo che, verso la fine dell’anno 1994, don Villa mi chiese di battergli una lettera indirizzata al Segretario di Stato, card. Angelo Sodano, in cui diceva che non aveva nessuna intenzione di farsi “suicidare”, e che avrebbe fatto i nomi di tutti i Cardinali…
Subito dopo, l’avvocato di don Luigi fu contattato dall’avvocato di mons. Bettazzi perché il Vescovo di Ivrea desiderava ardentemente di essere ricevuto da don Villa.

L’incontro avvenne i primi di gennaio e, appena entrato nell’ufficio di don Luigi, Mons. Bettazzi gli chiese di consentirgli di ritirare la denuncia.
Il colloquio durò più di un’ora…
In seguito, con una lettera, datata 9 gennaio 1995, mons. Bettazzi ringraziava don Villa di averlo ricevuto e diceva di “essersi reso conto della sua buona fede” aggiungendo la frase: «... ritengo conveniente fare quello che avrei voluto fare subito, cioè ritirare la denuncia…» e terminava la lettera con le parole: «E… arrivederci in Paradiso, dove potrà finalmente accertare che, tra le mie colpe, non c’è assolutamente quella di aver aderito alla massoneria».
Ma don Villa non era ancora in Paradiso, e quindi, in data 28 marzo 1995, scrisse una lettera al Segretario di Stato, card. Angelo Sodano, con la quale chiedeva la rimozione di mons. Bettazzi dalla diocesi d’Ivrea, elencando 11 gravi motivazioni, aggiungendo le prove dell’appartenenza alla Massoneria del Vescovo di Ivrea e dimostrando che l’opera di mons. Bettazzi, quale Presidente di “Pax Christi International”, era tesa alla realizzazione di quel piano satanico, che oggi si chiama “New Age”, che prevede la distruzione della Chiesa cattolica e della Civiltà cristiana.
Mi sono sempre chiesto se questo “processo-farsa” di mons. Bettazzi avesse qualcosa a che fare con gli articoli pubblicati da don Villa sulle interviste del card. Martini, ma l’unico elemento, in merito, che mi ricordo, è che, un giorno, don Villa mi mostrò un libro in cui vi era scritto che, se il card Martini fosse diventato Papa, il suo Segretario di Stato, con tutta probabilità, sarebbe stato mons. Luigi Bettazzi.

In seguito, per mesi, volantinammo intere città col dossier “P.D.S. scopriamo le carte!”, ma l’effetto fu anche quello di ricevere minacce di morte.
A me arrivò una cartolina sulla quale appariva una “Stella a 5 punte” ed una minaccia di morte; la cartolina fu seguita da altre minacce che mi giunsero per telefono e per fax.

In quel periodo, agli articoli pubblicati da “Chiesa viva” sulle interviste del card. Martini al “The Sunday Times” e a “Le Monde” seguirono relativi dossier e un’ampia distribuzione.
Nel gennaio 1996, uscì un altro articolo critico, con relativo dossier, sul libro del card. Martini: “Israele radice santa”, in cui il Cardinale incoraggiava i cattolici a leggere il Talmud.

Il 19 dicembre 1998, l’anziano vescovo mons. Bruno Foresti, fu sostituito da mons. Giulio Sanguineti, già Vescovo di La Spezia-Sarzana, e prima ancora di Savona.
Mons. Sanguineti, ancora molto giovane, era stato nominato Vicario Generale dal suo Vescovo di Chiavari, mons. Luigi Maverna il cui nome appare nella “Lista Pecorelli”, con data di iniziazione: 3/6/1968, Numero di matricola: 441/c, e Sigla: LUMA.
Il 6 febbraio 2000, don Villa pubblicò il libro: “Si spieghi Eminenza!” che metteva alle strette l’Arcivescovo di Milano, card. Martini, il quale, per parare il colpo, coinvolse il Vescovo di Brescia, mons. Sanguineti, in un maldestro tentativo di difesa. Il Vescovo scrisse una lettera personale datata 7 marzo 2000 al Cardinale, contro don Villa.
Senza provare l’esistenza di un benché minimo errore contenuto nel libro, la lettera denigrava don Villa per i suoi scritti su Paolo VI e usava frasi generiche ed offensive, quali: “campagne denigratorie”, “interpretazioni a senso unico e radicalizzate”, “procedura per nulla civile”, “lacerazione della carità”, “esasperate tendenze conservatrici e preconciliari”… Alla fine, mons. Sanguineti prometteva al Cardinale: «.. ci impegniamo ad arginare il più possibile e a combattere con i mezzi consentiti questo rigurgito di orgogliosa supponenza e nel sentirsi detentori della verità».
Non abbiamo mai saputo se la lettera doveva rimanere riservata. Il Cardinale la pubblicò sul Bollettino ecclesiale, rendendola così di pubblico dominio al clero milanese.
Allora, mons. Sanguineti chiese un incontro personale con don Villa. Durante questo colloquio, poiché l’argomento dell’infiltrazione massonica nella Chiesa ebbe un riferimento anche al Vescovo, mons. Sanguineti scattò: «Ma Lei crede che io sia massone?». «Sì, certamente», rispose don Villa, presentandogli, come elemento, il fatto che Lui era stato fatto Vicario Generale dal Vescovo massone mons. Maverna (che fu poi cacciato dalla sua diocesi proprio per un intervento di don Villa), e poi il fatto di averlo saputo direttamente da una fonte autorevole in campo massonico. Il Vescovo non reagì, ma andò in un’altra stanza per far sbollire la sua ira, tornando, poi, ricomposto. Comunque, don Villa ricevette una copia della lettera, scritta dal Vescovo, da un laureato di Milano che lo informò anche sulla vasta diffusione, in diocesi.
Questa lettera si meritò una doverosa “Risposta”, che giunse con quattro articoli di don Villa, di un noto gesuita, di un famoso avvocato di diritto internazionale e di un Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione. La Risposta, pubblicata su “Chiesa viva” fu anche stampata come dossier.

Ormai, il colpo di grazia non poteva più essere procrastinato. Nell’ottobre 2000, don Villa inviò ai vertici della Chiesa e dell’Ordine gesuita una busta, contenente documenti, riguardanti il card. Carlo Maria Martini, di tale gravità, per il loro contenuto, da porre fine alla carriera del Cardinale a Milano. I documenti erano accompagnati da una lettera, firmata da don Villa e dal sottoscritto, con la quale si avvisavano i destinatari che, se fosse successo qualcosa alla famiglia di chi ci aveva fornito testimonianze e documenti, oppure alla mia famiglia, il contenuto della busta che era già in mano a decine di persone fidate, sarebbe stato consegnato alla Magistratura ed ai Carabinieri, e il primo ad essere indagato sarebbe stato il card. Carlo Maria Martini.

In quel periodo, mons. Sanguineti non si mostrò solo accondiscendente nei confronti del card. Martini, ma anche nei confronti del suo “Responsabile capo”, card. Camillo Ruini.
Molti furono gli articoli scritti su “Chiesa viva” contro il Movimento ereticale dei Neo-catecumenali, il cui Protettore ufficiale era proprio lui, il card. Camillo Ruini, l’uomo più potente del Vaticano.
Trascorso da poco il suo primo anno di Vescovo di Brescia, mons. Sanguineti ebbe un incontro ufficiale, il 19 dicembre 1999, al Palazzo dello Sport di San Filippo, in città di Brescia, con le comunità Neo-catecumenali della diocesi della Lombardia, di Verona, Piacenza e Fidenza, in cui egli ebbe parole di incoraggiamento per questo Movimento ereticale.
Pochi mesi dopo, il 13 maggio 2000, don Villa pubblicò un libro dal titolo: “ERESIE nella dottrina neo-catecumenale”, contenente le 18 principali eresie del Catechismo segreto di di Brescia, il 23 settembre 2007, egli consacrò la prima chiesa del terzo Millennio della diocesi. La chiesa, che poi risultò essere un Tempio massonico-satanico, sorge in un posto incantevole, ai piedi della collina di Padergnone, una frazione di Rodengo Saiano, ed è nota per la strana forma a spirale del muro esterno di pietra che la circoscrive.

a cura dell’Ing. Franco Adessa

Satana vi ha costretto a uscire dalle chiese e vi ha proibito la comunione, quindi, crede di avere già vinto, ma sappiate che lui non vincerà, il Signore vi darà l'amore nel cuore in modo che voi figli miei non vi perdiate.


Conservami un cuore di fanciullo



Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e trasparente come una sorgente. Ottienimi un cuore semplice che non assapori le tristezze; un cuore grande nel donarsi, tenero e compassionevole; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non conservi rancore per nessun male. Forma in me un cuore dolce e umile, che ami senza domandare nulla, felice di perdersi in un altro cuore dinanzi al tuo divin Figlio. Donami un cuore aperto e indomabile, che nessuna ingratitudine possa chiudere e nessuna indifferenza stancare. Un cuore tormentato dalla passione per la gloria di Gesù Cristo, ferito dal suo amore, la cui piaga si rimargini solo in cielo. Amen.

I Dieci Comandamenti



Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta


IL SESTO COMANDAMENTO: “NON COMMETTERE ATTI IMPURI”. 

Uno per uno attraverso le “catechesi” di Gesù nelle fredde e piovose giornate all'Acqua speciosa, abbiamo passato in rassegna i primi cinque Comandamenti. 
Il loro rispetto è indispensabile per la nostra salvezza, senza dimenticare che - ove non riuscissimo o non ci fosse stato possibile rispettarli, basterebbe - anche alla fine della nostra vita - un sincero atto di contrizione per ottenere il perdono da Dio, sia pur attraverso una salutare sosta... in Purgatorio. 
Questo vale ovviamente anche per il sesto Comandamento, quello di non commettere “atti impuri”. 
“Atti impuri”: il pudore ci spinge ad usare questo termine abbastanza “neutro”, piuttosto “generico”, ma che in realtà - come vedremo - assumerà una concretezza piuttosto cruda che ci potrà lasciare scossi e ci potrebbe indurre - come una volta dissero gli apostoli a Gesù che li invitava a fare a meno delle “donne” - a guardarsi in faccia semi-costernati, anche i già “sposati”, ed a dire qualcosa come: “Ma allora chi si salva?''. 
Quello del Gesù di Maria Valtorta - non dimentichiamolo - era un invito agli Apostoli, cioè ai futuri Vescovi ma anche ai discepoli, futuri sacerdoti, quindi persone chiamate a speciale missione, mediatori fra l'uomo e Dio. 
Chi ogni giorno rinnova nella S. Messa il Sacrificio Eucaristico - e consacra nelle proprie mani la particola dell'Ostia che diviene Gesù - deve essere “puro”, di una purezza assoluta, perché “tocca” Gesù, il Dio-Uomo, che si è fatto presente in Essa in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. 
Ecco le ragioni del celibato dei Sacerdoti santi: per tenere nelle proprie mani il Gesù Eucaristico è necessaria purezza, non solo di pensiero ma anche “fisica”. 
Quello del “non fornicare” è dunque un Comandamento che - nella Chiesa attuale, afflitta da questo grave problema come tutti ben sanno per averlo detto ufficialmente anche il Santo Padre - dovrebbe riguardare innanzitutto sacerdoti, vescovi e cardinali, ma non di meno - sia pur con qualche attenuante in più - tutti i cristiani che vorrebbero veramente essere tali. 
Non è facile, ovviamente, perché uno dei risultati provocati dal Peccato originale, o meglio una delle conseguenze, è stata non solo la corruzione dello spirito ma anche quella del senso, talché da allora - e oggi più che mai -  viviamo in una società che si potrebbe definire una grande “Sodoma e Gomorra”, dove la fornicazione la faceva da padrona. 
Se allora erano i sodomiti a meritare la distruzione, oggi - nella società odierna - la distruzione, la messa alla gogna, la rischiano invece coloro che invitano a non commettere “atti impuri”. 
Quello che leggerete qui di seguito attraverso le parole del Gesù valtortiano non deve però atterrire: Chi parla è, infatti, Dio, ed Egli parla essendo Purezza assoluta. 
La sensualità, conseguenza della perdita della Grazia santificante a causa proprio del Peccato originale, è stata voluta da Satana - al cui invito i Primi Due Progenitori avevano accondisceso - per deturpare il concetto di “Amore” che Dio avrebbe voluto istillare negli uomini, trasformandolo in qualche cosa di “sporco”. Una irridente beffa di Satana nel confronti di Dio come per dirgli: “Ecco come questi, che tu hai creato per essere figli tuoi, amando, ecco come questi amano, guarda!”. 
Dio ovviamente sapeva tutto in anticipo fin da prima della Creazione, anche del Peccato originale, anche del come avremmo deturpato il concetto d'amore, ma ciò nonostante ha creato l'Universo, ciò nonostante ha creato l'uomo e nonostante il Peccato originale non l’ha distrutto, come non lo distrugge nemmeno ora che alle conseguenze del Peccato originale, non provocato da noi uomini e donne attuali, aggiungiamo quelle di tutti i nostri peccati individuali. 
Perché Dio non ci distrugge come fece con gli uomini di cui parla il Capo VI della Genesi in occasione del Diluvio universale? 
Perché conosce la nostra debolezza. E allora ci invita alla purezza, ce ne fa comprendere l'importanza con il descriverci le situazioni derivanti dalla sua mancanza, ma senza dimenticare mai, noi, che - pur di fronte a tutte le nostre cadute - Egli è sempre pronto a tenderci la mano, sol che noi - sofferenti, malati, deboli - facciamo il minimo accenno di volergliela tendere. 
Nessuno si spaventi dunque per la sua “umanamente” terribile Dottrina sulla purezza che potrebbe far dire a molti, come dissero gli apostoli: “Ma allora chi si salva? Qui ce n'è per tutti!”. 
Non dipende infatti da noi il “salvarci”, perché a farlo ci pensa Lui, sol che il nostro pensiero, prima o poi, lo voglia. 
Ciò di cui dobbiamo avere coscienza - rispetto al nostro stato di “lebbrosi spirituali” - è che noi uomini non stiamo vivendo la Realtà del Progetto originario di Dio, ma quella del regno di Satana che - è bene non dimenticarlo - è il Principe di questo mondo: Parola di Gesù! 
È per questo che il Verbo si è incarnato, per trarci fuori da un inferno in terra, pur sempre limitato nel tempo, per evitarci quello dell'Aldilà. 
Questo salvataggio - per Dio - è valso la pena per un Sacrificio di un Dio in Croce perché la Purezza, la riacquistata Purezza grazie al nostro pentimento e Perdono di Dio, ha un valore incommensurabile. 
La Purezza ha un valore tale che Gesù suggerì alla mistica Valtorta - parlando di Maria Ss., della sua nascita e della sua Purezza - il seguente Pensiero di Introduzione all'Opera de “L'Evangelo come mi è stato rivelato”: 

***
a cura del Team Neval 

Riflessioni di Giovanna Busolini 


4 maggio 2020 – La profondità e la forza di Mia Grazia sull’umanità aumenta con la severità dei tempi



Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto come il Cuore di Dio Padre. Egli dice:

“La profondità e la forza di Mia Grazia sull’umanità aumenta con la severità dei tempi. Quindi, quando affrontate le più grandi difficoltà, voi ricevete proporzionalmente le grazie più profonde. Così è, con questi tempi nei quali tutta l’umanità è messa alla prova dalla minaccia di questo virus mortale e allo stesso tempo le viene negato il conforto di un luogo di culto. La mia Grazia profonda è nel cuore di quei veri credenti che si rifiutano di permettere che la loro fede venga scossa. Questi, come tali, dipendono dalla Mia Grazia con cuore fiducioso”.
“La paura e lo scoraggiamento sono il nemico e sono ideati da Satana per disarmare i fedeli. Ogni momento porta con sé la grazia di perseverare nella Verità. Non ci sono due momenti presenti che sono uguali. Ognuno di essi ha il suo insieme unico di circostanze e di grazie. Vi sarà dato in ogni momento presente tutto ciò di cui avete bisogno per perseverare e per aiutare gli altri a perseverare. Permettete che ciò sia la base del vostro coraggio.”
Leggi il Salmo 13:5-6
Nella tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella tua salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato.
Holy Love

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE



scelta di Brani dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta la PFDV


Dio creò l’uomo in un’estasi d’amore. La Creazione è il corredo dato all’uomo. Estasi vicendevole tra il Creatore e la creatura. (Fiat!!! Volume 31 - Ottobre 9, 1932)

Il mio abbandono nel Fiat continua (scrive Luisa), e quanto più mi abbandono, tanto più sento la sua forza che mi fortifica, la sua vita che anima la mia, la sua luce che mi conforta, mi rischiara e facendosi rivelatrice mi rivela Colui nelle cui braccia sono tutta abbandonata. E con attrazione potente mi fa girare nelle opere sue, ama e vuole che la sua piccola figlia sia spettatrice di ciò che ha fatto per amore delle creature. Onde mentre giravo, il mio Divino e Sovrano Gesù, soffermandomi nell’atto della creazione dell’uomo, mi ha detto: “Figlia mia, che dolce ricordo la creazione dell’uomo! Lui fu creato in una nostra estasi d’amore; fu tanto il nostro amore che restammo rapiti innanzi alla nostra stessa opera che mettevamo alla luce. Ci rapiva la beltà con cui lo avevamo investito, Ci rapiva la santità con cui lo avevamo riempito, Ci rapiva la forma, l’armonia con cui lo avevamo formato. Le sue prerogative, ciascuna sua qualità era un’estasi d’amore che sentivamo e Ci rapiva ad amarlo. Sicché il nostro amore restò scosso, soggiogato e, mettendoci in estasi, faceva sorgere in Noi l’amore operante ed imperituro verso dell’uomo. Ed in questa estasi d’amore, rapiti come stavamo, non si badava a nulla, non si mettevano limiti, si sfoggiava tanto nell’amarlo e nell’arricchirlo di tutti i beni che non gli restammo [lasciammo] nessun vuoto, affinché il suo amore fosse pieno per Noi e così poterci rapire ad amarlo continuamente. Onde il solo ricordo del come fu creato l’uomo Ci ripete la nostra estasi amorosa verso di lui.
Ora, chi gira nella nostra Volontà, come trova le nostre opere che furono come preparativo per poi creare l’uomo, suona il campanello per chiamare tutte le creature a riconoscere questo amore di Dio verso dell’uomo. Ed il suo dolce suono chiama la nostra attenzione, ridesta il nostro amore, e fa risorgere in Noi la nostra estasi d’amore verso di lui. Estasi significa riversamento totale verso di chi si ama, e chi viene nella nostra Volontà tiene forza di farci subire la nostra estasi d’amore affinché Ci riversiamo in lei; e Noi mettiamo con la nostra potenza la creatura in estasi per Noi, affinché nulla le resti e tutta si riversi nel nostro Essere Supremo. Succede un riversarsi a vicenda, l’uno nell’altro. Perciò non vi è cosa che più ci piace che vedere la creatura in quella stessa Volontà in cui fu creata. Mirare le opere nostre, conoscerle, sentire le pulsazioni del nostro amore che ciascuna cosa creata possiede, era il corredo che preparavamo e davamo all’uomo nel creare tante cose e la Creazione tutta. Ora, chi riceve la vita del bene che le cose create contengono? Chi fa uso di questo corredo sì splendido e con diritto? Chi le conosce. Conoscendole trova il nostro amore palpitante, la nostra Volontà operante, e le ama ed ama in esse quell’Ente Supremo che tanto l’ama. Perciò sii attenta e costante nel girare nelle opere nostre, affinché ci diamo la mano nell’amarci, ci mettiamo in estasi a vicenda, e con utile farai uso del gran corredo che con tant’amore ti ha dato il tuo Creatore”. […]

TUTTO È PRONTO, ECCO CHE IL CIELO SI TRAMUTERÀ IN TERRIFICANTE GIUSTIZIA.



Rivoluzionerò il mondo con la mia manifestazione.
Eccomi a voi, o popolo ingrato, a voi che con tanta indifferenza andate cercando ancora qui sulla Terra la pace dall’uomo.
Figli tanto amati, questo mondo è alla sua fine, l’uomo non potrà che portare scompiglio e miseria, se voi non vi decidete per Me sarete avvolti dalla catastrofe che tra non molto colpirà il vostro Pianeta.
Siete stolti, duri di cervice e di cuore, avete distrutto la Terra con le vostre stesse mani. Uomini, la vostra superbia non ha limiti, vi rivestite di potere ma in verità siete già polvere, la vostra fine è segnata dallo scandire dell’orologio, il suo tic-tac sta andando sempre più veloce e vi ritroverete a un cumulo di macerie.

La mia misericordia è in atto ma vedo che l’uomo non si accorge di nulla, continua nella sua perfidia, non dimostra riconoscenza al suo Dio Creatore.
Ecco, le nuvole si addensano, l’oscurità coprirà tutta la Terra
e il frastuono di vulcani e terremoti sarà devastante,
vi troverete davanti alla vostra fine
senza aver fatto nulla per salvarvi.

Come Dio e come Padre ho supplicato la vostra conversione, ho cercato in tutti i modi di attirare la vostra attenzione a Me, a Colui che tutto può, ma voi, miseramente Mi rinnegate ancora.
Pioverà presto grandine dal cielo che si tramuterà in fuoco, sarete capaci di salvarvi? Urlerete finalmente il mio Santo Nome in vostro aiuto?
No! Siete investiti di oscurità, Satana vi ha avvelenati e fatti suoi, siete marionette nelle sue mani, ormai suoi schiavi per l’eternità. Nulla vi smuove, accettate tutto da lui, credete in lui, alle sue lusinghe, alle sue menzogne, … peccato, figli miei, e non più miei per vostra libera scelta. … Ho dato la mia vita per la vostra salvezza, Mi avete Crocifisso e oggi lo fate ancora disdegnando il mio amore. Addio!
E voi, che leggete questi miei appelli e li beffeggiate, in verità vi dico: ancora un poco e mai più vi burlerete di questo mio atto di misericordia, perché sarete sepolti dal fango. Addio, poveri figli miei, addio!
Il Padre abbraccerà a Sé i pochi rimastigli fedeli e chiuderà per sempre il sipario di questa storia.
Io Dio, rinfrescherò l’aria putrida che avete creato sul vostro Pianeta alla ricerca di profitto. Sì! Rigenererò la Terra e la farò risplendere in Me.
Siete alle soglie della Nuova Era, figli miei, attendete con paziente amore.
Tutto è pronto, non appena il bastardo metterà la firma sul diabolico piano, ecco che il Cielo si tramuterà in terrificante giustizia.
Questo mondo è ormai capovolto, la tragedia è imminente:
 …tic-tac, tic-tac, sta per battere l’ultimo rintocco dell’orologio.

Carbonia 04.05.2020