martedì 14 settembre 2021

Questo passaggio sulla Terra è importante per voi, perché vi conduce nel posto più bello, che è il Cielo. Nessuno deve pensare che il cammino su questo mondo sia soltanto croce, perché la croce ci porta alla vittoria.

 


Madre della Pietà a Piedade dos Gerais (MG – Brasile)

12 settembre 2021

Cari figli,
con grande gioia in questo momento ringrazio la Santissima Trinità. C’è tanta bellezza: nonostante le tante miserie del mondo, possiamo sentirci edificare e crescere nella grazia dello Spirito Santo, seguendo l’esempio e le virtù di San Giuseppe, in quest’anno così bello, così pieno di grandi grazie. Quanto più l’umanità attraversa la sofferenza, più essa ha bisogno di respirare Dio, respirare la grazia di Dio, guardare e vedere le meraviglie di questa grazia.

Questo è un mese di gioia, un mese di festa per il mio Cuore, per questa famiglia fraterna, per il popolo brasiliano, per tutti coloro che respirano la presenza di Dio, la presenza dell’amore di Dio. Gesù ci mostra che le miserie del mondo sono il peccato. Se meditate, nel silenzio del vostro cuore, vedrete che il mondo è molto malato. Per questo sono qui presente in corpo e anima. Se il mondo fosse sano, io non sarei qui. Non sarebbe necessario che Dio guardasse questa piccola Valle e facesse in modo che la mia presenza – per la presenza di Dio – illuminasse questo luogo.

Il mondo sta attraversando una grande tempesta. La furia del demonio è terribile sulle famiglie, sulla vita dei giovani, sulla vita dei bambini. Il mondo è pieno di paura, di dolore, di una sofferenza che va oltre ciò che è visibile agli occhi: c’è una sofferenza che sta all’interno dei cuori, un dolore che è dentro nei cuori. Anche davanti a tutto questo dobbiamo cercare le meraviglie di Dio, respirare queste meraviglie di Dio, avere la certezza che Dio sta mettendo nelle nostre mani la vittoria più grande, che è la preghiera, il santo rosario. È la vittoria più grande! Se pregate, il mondo si trasformerà. Se credete nel potere che hanno i grani del santo rosario, il mondo verrà guarito, verrà liberato da questa sofferenza, dal dolore, dall’indifferenza, dalla mancanza di uguaglianza, di giustizia. Soprattutto il popolo brasiliano deve invocare Dio per questa liberazione.

Allora in questo mese, anche se è pieno di battaglie, anche vedendo tutte le miserie presenti sulla Terra, io vedo la luce di Dio sul mondo e su questo santuario, sulle famiglie che sono qui in questo santuario, su coloro che hanno il cuore unito a questo santuario, chiedendo a Dio la guarigione, la liberazione di questo mondo malato. Perché il principale malato è l’uomo, il figlio di Dio. È molto malato. Non potete permettere che il peccato vi distrugga, che distrugga la vostra vita.

Questo passaggio sulla Terra è importante per voi, perché vi conduce nel posto più bello, che è il Cielo. Allora questo passaggio è importante. Nessuno deve pensare che il cammino su questo mondo sia soltanto croce, perché la croce ci porta alla vittoria. C’è qualcosa che Dio vuole darti, Dio vuole darti un grande dono, che è il Cielo. Per questo dobbiamo cercare questo regno di Dio qui sulla Terra. Che questa pace, che questo regno di Dio avvenga nei nostri cuori qui sulla Terra, affinché possiamo avvicinarci di più a Dio in ogni istante, in ogni momento, non disprezzando e mai abbandonando la croce. Nessuno deve abbandonare la propria croce.

Se avete attraversato e state attraversando un momento di dolore sulla Terra, ringraziate. Anche davanti a tutto quello che state attraversando, ringraziate. Nulla di quello che avete attraversato e attraverserete è invano. Dio ha sempre un piano e il piano di Dio è sempre qualcosa di meglio per l’umanità. Non questionate mai il piano di Dio. Non fatelo mai, figli! Per quanto sia difficile, non questionate mai sui piani di Dio nella vostra vita. In tutto Dio ha qualcosa da dirci, ha qualcosa da insegnarci, ha qualcosa da mostrarci. C’è sempre qualcosa che Dio fa e rivela nelle nostre giornate, negli eventi presenti.

Tutto quello che state vivendo, se riflettete, non è qualcosa che non eravate preparati a vivere. Voi siete pronti per viverlo. Perché Dio, attraverso la mia presenza in corpo e anima sulla Terra, vi ha preparati per il grande momento e vi ha preparati per le grandi tempeste che verranno, per le battaglie che sorgeranno. Che si tratti di sofferenza materiale, di sofferenza spirituale o di sofferenza temporale, Dio vi sta preparando. Ma la cosa più importante è che Dio vi sta preparando affinché vinciate. Dio non vi sta preparando per essere sconfitti, ma perché siate vittoriosi.

E la grande vittoria è la fede. Qui oggi vedo figli che piangono per il dolore di una perdita e vedo figli che ringraziano Dio. Vedo madri che hanno avuto la felicità e la benedizione di avere tanti figli, che ringraziano Dio per il dono che Egli ha loro concesso, che è essere madre. Vedo bambini che credono nella speranza, che credono nella felicità. Oggi la cosa più importante è mettersi in ginocchio e pregare per i giovani che sono dispersi, persi, che hanno bisogno di tornare sulla via del Signore. Per questo Gesù ci ha preparato, ci ha insegnato a preparare i cuori. Siamo su un cammino nel quale incontreremo spine. Non abbiamo ancora raggiunto la vittoria totale, stiamo avanzando verso questa vittoria. Prima di arrivare a questa vittoria attraverseremo grandi battaglie, tempi difficili.

E oggi siete arrivati in un tempo che io – come Madre – posso dirvi che è il tempo della luce, il tempo della giustizia divina. È il tempo in cui la luce deve vincere queste tenebre che vogliono prevalere. Allora siete nel tempo della luce. Il tempo della giustizia non è un tempo di sofferenza, è un tempo di liberazione. Perché l’uomo oggi vive nella miseria, non ha la giustizia di Dio nella propria vita: egli calpesta ciò che è sacro, non rispetta ciò che è sacro. Avere la giustizia di Dio nella propria vita significa coltivare la luce.

Ecco perché in quest’anno Gesù ci ha chiesto di cercare la luce dello Spirito Santo e di chiedere a San Giuseppe la perseveranza nella fede. Dobbiamo essere forti nella fede, perché le tribolazioni sono già presenti. Non è che verranno, sono già qui. E in questo tempo della giustizia il raccolto è certo: quello che hai seminato, lo raccogli. È inutile piangere quando vai a raccogliere: trovi quello che hai seminato. Se seminate cose belle – anche se avrete da piangerete per la battaglia necessaria per arrivare alle cose belle – poi le raccoglierete. Raccoglierete il profumo della grazia di Dio. Anche la natura, nei giorni di sofferenza, invoca la grazia di Dio, la presenza dello Spirito Santo. Allora è necessario che apriate le porte dei vostri cuori, che abbiate questa armonia con il Cielo, che viviate questo Cielo.

Il demonio, furioso, cercherà di prendersi gioco della famiglia, di distruggerla, di perseguitarla, di perseguitare i giovani e anche i nostri bambini. Ma Dio è Provvidenza. E noi dobbiamo chiedere la luce a questa Provvidenza. Per vincere questo tempo di tenebre, ci vuole la luce! Non possiamo perire nell’oscurità quando Dio stesso è luce, quando lo Spirito Santo è luce. Quando dici: “Vieni, vieni Spirito Santo, vieni a illuminare”, stai invocando questa luce. Il mondo si trova nelle tenebre dell’avidità, della superbia, dei peccati, delle fragilità. Se tu chiedi questa luce, chiedi la speranza, chiedi la fiducia: “Voglio confidare, voglio credere, voglio che lo Spirito Santo venga a illuminare”.

Allora questa è la missione che oggi il Cielo ci concede, questa è la missione che Maria, la Madre di Dio, ha con i figli di Dio. Anche nei momenti di dolore, camminiamo. Anche nei momenti difficili, camminiamo. Perché la vittoria è certa nella vita di coloro che hanno il santo rosario tra le mani. La vittoria è la preghiera. Le nostre armi sono la preghiera. Perché quello che dobbiamo combattere lo combatteremo con la preghiera, con la fiducia, con la fede. C’è qualcosa dentro il cuore dell’uomo che deve essere trasformato. Allora quando chiedi questa trasformazione, quando vuoi questa trasformazione, stai realmente cercando questa fonte di felicità. Allora valorizzate questa fonte di felicità, respirate questo cielo di benedizioni, ringraziate per questo cielo di benedizioni, siate felici, diffondete questa speranza, diffondete queste benedizioni di Dio. Quando uscirete di qui oggi, portate queste benedizioni alle vostre case, portate più preghiera, più fiducia.

Con la Madre di Dio avete imparato che Dio è più grande di tutte le miserie e la bellezza di questo amore di Dio per noi ci fa vincere tutte queste miserie. Le miserie diventano piccole davanti a quello che Dio ha da darci. Ciò che Dio ha da darci è il meglio. Dobbiamo credere a questo vino buono, dobbiamo credere a questo vino migliore, non possiamo conformarci a questo mondo di oggi. Questo non è il mondo che Dio vuole per i suoi figli. Dio aveva creato un mondo fraterno, un mondo di gioia, un mondo di pace, un mondo di speranza, un mondo di unità e fraternità. Non è il mondo in cui vivi oggi il mondo che Dio vuole per te! Tu stesso – se rifletti – non vuoi questo mondo, perché è un mondo di sofferenza, mentre Dio ti ha dato la gioia di avere la pace. Allora la grazia per la quale state lottando insieme a Maria è la pace, figli. Il Trionfo è questa pace, è questa bellezza suprema, è questa fonte di grazia. Per questo passerete per la giustizia di Dio, durante la quale combatterete. Combatterete e sarete vittoriosi.

Non abbiate paura, abbiate fede. La fede vi guida, voi non sarete abbandonati, Dio provvederà e porterà la grazia nella vostra vita. Per questo l’esercito deve essere forte e preparato. Questo è il desiderio del mio Cuore di Madre.
Con grande affetto voglio darvi la mia benedizione.

in questo momento la Madonna benedice tutti

Cari figli,
come è bello darvi la mia benedizione, benedire tutti voi, benedire il mondo, portare questa speranza, questa buona novella ai cuori dei figli di Dio, portare questa fiamma magnifica dello Spirito Santo su di noi, chiedere a Gesù di essere la nostra Via e al Padre di non abbandonarci nei momenti di dolore.

San Giuseppe è il grande padre spirituale, è colui che – insieme al Divino Padre Eterno – ci renderà forti. Mettete quindi questa piccola immagine di San Giuseppe nelle vostre case: che San Giuseppe benedica le vostre famiglie. Che la benedizione di San Giuseppe scenda su tutte la famiglie del Brasile e del mondo intero, affinché siano famiglie protette da questo padre spirituale, insieme al Divino Padre Eterno.

Vi auguro molta pace. Che lo Spirito Santo vi illumini sempre. Le vostre richieste sono nel Cuore di Gesù. Tutte le vostre richieste. Quelle che portate, le conduco al Cuore di mio Figlio, così come porto a voi dal Cuore di Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – questo messaggio che produrrà i frutti della pace e della vittoria. Il messaggio di oggi ci chiama alla vittoria, figli! Dio ci chiama alla vittoria! Alla vittoria attraverso la preghiera. È necessario piegare le ginocchia e credere, confidare. Tutte le sofferenze che sono sulla Terra finiranno, perché Dio è maggiore. E voi avete bisogno di respirare la presenza di Colui che è più grande.

Ai figli che oggi compiono gli anni, auguro molta pace.
Chiedo a Gesù di benedire i fiori per la guarigione e liberazione dei malati nel corpo e nell’anima.

Ecco la Serva di Dio, Maria Immacolata Concezione. Il Signore mi chiama.

 


IL DIO DENARO RICEVERÀ LA SUA PAGA

 

"L'amore del denaro è la radice di ogni male" (1 Tim. 6:10).

Finanziatori,

Banchieri,

Commercianti senza scrupoli, 

Corrotto,

Avido,

Ambizioso,

Cattivi governanti motivati dal denaro,

Giocatori d'azzardo e scommettitori d'azzardo,

Consumatori,

Amanti del lusso e degli eccessi,

Trafficanti di esseri umani,

Sfruttatori,

Ladri e approfittatori,

Ecc., ecc.


    Guai a coloro che hanno dedicato la loro vita ad accumulare denaro a spese degli altri, perché come dice Maria, saranno pagati.

   La crisi economica mondiale e la caduta dei mercati faranno andare in fumo il denaro, grandi fortune scompariranno in poche ore. I ricchi cesseranno di essere ricchi.


  La Vergine Maria ci avverte in un recente messaggio dell'ottobre 2011. È ancora tempo di pentirsi e riparare; restituire ciò che avete rubato, se questo è impossibile, date una parte significativa del vostro denaro a chi ne ha bisogno. 


Ecco il messaggio di Maria:


   Il crollo totale dell'economia

 farà perdere la testa a molti,

quello che tu chiami denaro

si rotolerà sul terreno

 e nessuno lo raccoglierà;

sarà spazzatura che non servirà più

 per soddisfare le vostre esigenze.


 Guai a coloro che hanno messo la loro fede e fiducia nelle cose di questo mondo, perché molto presto riceveranno il loro salario!

Maria Santificatrice

Ottobre 2011


L'ALTRA GRANDE BUGIA: GLI EXTRATERRESTRI

 

I grandi impostori

Durante il mese di ottobre (2011) la Beata Vergine titola uno dei suoi messaggi: "Non prestate attenzione ai messaggi di esseri extraterrestri, né ascoltate gli insegnamenti di esseri illuminati, perché tutto è un inganno del mio avversario".

 Vediamo

   Non credete, figlioli, agli esseri infernali chiamati extraterrestri, sono emissari del male che verranno sulla terra per ingannare molti dicendo che sono esseri di luce e che vengono a stabilire un nuovo mondo e a portare pace e armonia agli uomini. Sono tutti angeli caduti (demoni), travestiti da bontà, ma la loro essenza è il male; vengono a preparare la strada per la comparsa del falso dio (l'Anticristo).

  Oh, come sono triste nel vedere che molti si perderanno ascoltando le dottrine e gli insegnamenti di questi esseri malvagi" Ascoltate, figli miei, ciò che dice la Parola di Dio: alla fine dei tempi molti si perderanno, perché rinnegheranno la fede, dando ascolto a spiriti seduttori e a insegnamenti diabolici (1 Timoteo 4:1).

  Qui la Madonna ci dice che molti saranno ingannati, seguendo false dottrine contrarie alla legge di Dio. Chiunque segua Satana e le sue schiere sarà perduto. Inganneranno i creduloni, gli incauti, i fantasisti, le persone senza fede o con fede debole.

   Il mio avversario è astuto e conosce la debolezza degli uomini e ancora di più in questi tempi di tanta apostasia; approfitterà della mancanza di fede di alcuni per rubare le loro anime. Vi avverto dunque, figlioli, di non dare ascolto ai messaggi di esseri illuminati chiamati extraterrestri, né di ascoltare i loro insegnamenti, perché è tutto un inganno del mio avversario. Il mio avversario vuole condurvi lontano dalla vera via, dalla vera verità e vita, che è mio Figlio; perciò siate attenti e vigilanti, per non cadere nelle sottili trappole che il mio avversario e i suoi emissari del male vi tenderanno, affinché rinneghiate la fede e perdiate la vostra anima.

  È negando la fede e perdendo così la propria anima che Satana la prenderà. Attenzione a questo inganno.

   C'è solo un modo per raggiungere la gloria di Dio ed è attraverso la purificazione, il resto è inganno; perciò guardatevi, piccoli miei, dal cadere in queste trappole, perché molto presto appariranno i messaggeri del male, facendo segni e prodigi e annunciando la venuta di un essere illuminato che porterà la pace e risolverà tutti i problemi dell'umanità. Non seguite questi discepoli del male, perché cercano di rubarvi l'anima. Che il mio amore e la mia protezione materna rimangano tra voi, piccoli figli del mio cuore. Io sono la vostra Madre Maria Santificatrice.
 
 Ricordiamo molti anni fa, quando il Capo Valdes fu presumibilmente rapito da un'imbarcazione appollaiata a terra nella zona del Putre, nel nord del Cile. Sosteneva che la sua percezione era quella di esseri malvagi che si prendevano gioco di lui. Nel corso degli anni, il caporale Valdes ha rinnegato la sua esperienza, il che ha lasciato il tutto in una grande nebbia.

Ma se è successo, aveva ragione: sono esseri malvagi, angeli caduti, demoni, provenienti dalle profondità dell'inferno.

Infine, il nostro amato Padre ce lo ratifica il 25 ottobre 2012, vediamo cosa ci dice:

Figlioli, come Padre che sono, vi avverto, come un padre o una madre possono avvertire, di fronte al pericolo, i loro figli.

Presto avrete tra di voi dei cosiddetti fratelli venuti dal cielo che vivranno tra di voi.

Certamente, saranno avallati, con l'inganno di persone illustri in mezzo a voi, persone autorevoli, facendovi credere che verranno ad aiutarvi, che verranno a condividere il bene che hanno, che presumibilmente vi porteranno al bene, e sarà proprio il contrario, miei piccoli, vi inganneranno, come Satana sa ingannare, per condurvi al male, per condurvi ad una dissolutezza totale, dove Io, il vostro Dio, non apparirò affatto.

Dio Padre ci informa anche dell'esistenza di vita negli universi, ma non ci sarà contatto con loro nella nostra realtà terrena.


E la Beata Vergine nel gennaio 2013 lo dice di nuovo:

".... perché altrimenti il rischio è quello di stonare tutta l'orchestra, cioè di portare false comunicazioni, come quelle degli esseri chiamati extraterrestri che non sono altro che demoni in uno dei loro tanti travestimenti" 

lunedì 13 settembre 2021

GENESI BIBLICA - EVOLUZIONE O CREAZIONE? CAINO E’ LA CHIAVE DEL MISTERO

 


Vita di Don Guido Bortoluzzi  


Un’infanzia difficile 

Il 7 ottobre del 1907 veniva alla luce a Puos d’Alpago, poco lontano dal lago di S.  Croce in provincia di Belluno, il piccolo Guido, terzogenito di Osvaldo Bortoluzzi che,  dopo essere rimasto vedovo con la nascita del primo figlio, aveva sposato in seconde  nozze Ancilla Mocellin. Entrambi i genitori erano maestri elementari.  

Dal primo matrimonio il padre aveva avuto Giuseppe, otto anni più grande di Guido, che morì ancora adolescente.  

Dalla seconda moglie ebbe altri tre figli: prima Gino, nato nel 1906, poi Guido, nato  nel 1907 e infine Giulio, nato nel 1910.  

La vita di Guido è stata segnata fin dai primi momenti da difficoltà: la madre non  aveva latte e a quei tempi il latte artificiale non c’era ancora.  

La nonna paterna Caterina si diede da fare e trovò a 7 km di distanza una buona  contadina che aveva appena perduto il suo bambino ed era disposta a prendere a balia il  piccolo. Aveva latte buono e tanto amore materno.  

Così nonna Caterina mise il neonato in una gerla di vimini e s’incamminò a piedi su  per la montagna. Tra le braccia della balia Guido succhierà, insieme al latte, amore e cure.  Sarà questo uno dei rari periodi di serenità della sua infanzia.  

Ad un anno, un mese e un giorno la balia lo riporterà a casa ancora con la gerla dalla  quale il piccino, lungo la strada, faceva eco alle preghiere che la donna recitava a voce alta  rispondendo ad ogni litania: “Oa po nobis”.  

Dopo poco la famiglia si trasferì a Farra d’Alpago dove con un mutuo i genitori  avevano comprato una piccola e vecchia casa.  

L’ambiente era freddo in tutti i sensi. Fra i genitori non c’era armonia. La madre ‘siora  Ancilla’, o semplicemente ‘la maestra’, come tutti la chiamavano, era brava, energica e  temuta insegnante, ma dura e parziale con marito e figli.  

Il marito, appassionato cacciatore, si rifugiava sempre più spesso nelle battute di caccia  pur di stare lontano da casa. Sovente si fermava a dormire nei cascinali, incurante del  maltempo. Fu così che s’ammalò di tubercolosi, malattia che lo portò alla morte nel 1911  poco dopo la nascita del quarto figlio. Uomo impulsivo, collerico, scontento, era la  sofferenza della vecchia nonna Caterina che non riuscì con le sue premure a farlo  riaccostare ai Sacramenti neanche quand’egli si trovò in fin di vita. Lo ottenne il piccolo  Guido.  

Si legge in una pagina autobiografica:  

Quella santa donna carismatica che fu mia nonna paterna mi predisse fin da quando  avevo quasi quattro anni che da grande sarei stato prete e sarei stato contento di sapere  che il papà prima di morire aveva fatto pace con Dio. Era gravemente malato e aveva  espresso il desiderio di vedere i suoi tre figlioletti prima di morire.  

Abitavamo a 8 km di distanza e ci andammo in carrozza. Non potevamo baciarlo in  faccia perché c’era pericolo di TBC.  

La mamma si fermò da lui in camera; noi, piccoli, fummo invitati dalla nonna a  rimanere fuori, nel corridoio. Qui la nonna chiamò vicino a sè il più grande, di 5 anni.  Voleva incaricarlo di una missione, ma egli scappò via. Chiamò me e disse:  

– Hai visto il papà com’è patito! Morirà presto e non lo vedrai più. – E piangeva. –  Poveri piccoli! Ha patito tanto, sai, e patirà ancora di più dopo morto perché ha detto  tante e tante bestemmie. Ma tu vuoi bene al tuo papà, vero? Tu puoi salvarlo dai  patimenti dell’inferno dopo la morte. –  

 

Farra d’Alpago: la casa acquistata dai genitori (com’è ora)  


E mi spiegò in breve cos’è l’inferno.  

– Va dentro e digli che chiami il prete e che faccia pace con Dio. –  

Entrai e dissi:  

– Papà, ti voglio bene; non voglio che tu vada a patire anche all’inferno. –  

– Reazione violenta: – È stata quella stupida di tua nonna a dirti queste cose? – E giù  ingiurie e bestemmie. Scappai fuori e dissi alla nonna:  

– È cattivo, non torno da lui. –  

Lei invece mi convinse a ritornare. Mi promise che avrebbe pregato lo Spirito Santo e la Madonna perché gli facessero capire l’importanza e l’urgenza del messaggio. Mentre  mi scostavo da lei disse:  

– Povero innocente, perché sei così piccolo non ti crederà. Ma ti seguo con la  preghiera. – Arrivato al capezzale del malato, dissi subito:  

– Papà, tu non mi credi perché sono piccolo, ma io so, sai, quello che dico. Quando  sarò grande sarò prete e sarò contento di sapere che, prima di morire, hai fatto pace con  Dio. –  

– Io sono sempre in pace con Dio. –  

– Eh no, papà. Ti ho sentito dire bestemmie e parolacce alla nonna.  

–  Da quanto è che gli insegni la lezione? – chiese alla mamma.  

– Non gli ho mai parlato di queste cose. –  

Erano circa due anni che egli viveva dai nonni e ignorava i miei progressi nel  parlare. Egli mi guardò fisso per alcuni istanti, poi disse:  

– Vieni qua, che ti dò un bacio. –  

Nonna e mamma intervennero: – No! È troppo pericoloso! –  

– Lasciatemi quest’ultima soddisfazione prima di morire. –  

Devo dire che mentre parlavo col papà la nonna usciva in molte esclamazioni:  

– Caro da Dio! È lo Spirito Santo che gli fa dire queste cose. Ascoltalo figlio mio, è tuo sangue. –  

Un anno dopo la nonna venne a trovarci a Farra. Si mostrò buona con me. – Tu hai  salvato tuo padre – disse – e salverai ancora molte anime. –  

La nonna in quell’occasione gli portò un giochino. Quando partì, la mamma prese il  gioco per darlo a Giulio, il più piccolo, che lo ruppe subito.  

Dopo la morte della nonna Guido non ebbe più nemmeno il soldino che ella donava ai nipotini nelle feste.  

Orfano di padre e con la morte della nonna, la sua vita divenne ancor più triste. La  madre aveva per lui un astio incontrollabile e una predilezione speciale per il piccolo  Giulio che era il più bello ed il più gracilino dei quattro maschi. Guido invece era un  bambino forte, che cresceva bene. Forse per questo a tavola, nella povera cucina, doveva sedersi sempre nel posto più esposto agli spifferi che entravano dalle fessure della finestra.  Negli inverni freddi l’aria gelida che gli arrivava dritta alle spalle diventava un tormento.   Fino alla quinta elementare non ebbe neppure un letto normale e fu costretto a  dormire raggomitolato in un lettino con le sponde che gli impedivano di allungare le  gambe.  

Come i suoi fratelli, doveva andare a turno a prendere l’acqua alla fontana, portare al  primo piano la legna e fare ogni genere di servizi, come quello di salire a prendere il latte  alla malga Pèterle che distava più d’un’ora di cammino, dove in estate alpeggiavano le  mucche della valle.  

Scrive don Guido: “Ebbi un’infanzia e una fanciullezza senza i giochi e gli spassi di  quell’età per dover accudire alle faccende di casa, ma con la gioia di andare in chiesa  alle funzioni e a cantare”.  

Dagli scritti di  Don Guido Bortoluzzi  

CHIESA E ANTI-CHIESA

 


"ASCOLTA, ISRAELE!"


CHIESA E ANTI-CHIESA 


1) – Leone XIII e la Massoneria. 

Leone XIII, Pontefice di santa romana Chiesa dal 1878 al 1903, ha scritto un’enciclica intitolata Humanum Genus, nella quale parla della Massoneria, condannandone il relativismo filosofico e morale in questi termini: 

Due campi nemici. 

«Il genere umano, dopo che “per l’invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e elargitore dei doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risalì al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: “Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé” (De Civit. Dei, lib. XIV, c. 17). 

In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso. Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società, che largamente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. Imperocché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore. 

Gemendo su questi mali, spesso, incalzati dalla carità, Noi siamo costretti a gridare a Dio: “Ecco, i nemici tuoi menano gran rumore e quei che t’odiano hanno alzato la testa. Hanno formato malvagi disegni contro i tuoi santi. Hanno detto: venite, e cancelliamoli dal numero delle nazioni” (Psalm. XXXII, 2-5).  


Doveri dei Papi. 

In sì grave rischio, in sì fiera ed accanita guerra al Cristianesimo, è dover Nostro mostrare il pericolo, additare i nemici, e resistere quanto possiamo ai disegni ed alle arti loro, affinché non vadano eternamente perdute le anime che Ci furono affidate, e il regno di Gesù Cristo, commesso alla Nostra tutela, non solo stia e si conservi intero, ma per nuovi e continui acquisti si dilati in ogni parte della terra. 

Chi fosse e a che mirasse questo capitale nemico, che usciva fuori dai covi di tenebrose congiure, lo compresero tosto i Romani Pontefici Nostri Antecessori, vigili scolte a salute del popolo cristiano; e anti-venendo col pensiero l’avvenire, dato quasi il segnale, ammonirono Principi e popoli non si lasciassero ingannare alle astuzie e trame insidiose. Diede il primo avviso del pericolo Clemente XII (Cost. In eminenti, 24 Aprile 1738); e la Costituzione di lui fu confermata e rinnovata da Benedetto XIV (Cost. Providas, 18 maggio 1751). Ne seguì le orme Pio VII (Cost. Ecclesiam a Jesu Christo, 13 Settembre 1821); poi Leone XII con l’Apostolica Costituzione Quo graviora (del 23 Marzo 1825), abbracciando in questo punto gli atti e i decreti de’ suoi Antecessori, li ratificò e suggellò con irrevocabile sanzione. Nel senso medesimo parlarono Pio VIII (Encicl. Traditi, 31 Maggio 1829), Gregorio XVI (Encicl. Mirari, 15 Agosto 1832) e più volte Pio IX (Encicl. Qui pluribus, 9 Novembre 1846. Alloc. Multiplices inter, 25 Settembre 1865, ecc.). 

Imperocché da fatti giuridicamente accertati, da formali processi, da statuti, riti, giornali massonici pubblicati per le stampe, oltre alle non rare deposizioni dei complici stessi, essendosi venuto a chiaramente conoscere lo scopo e la natura della setta massonica, quest’Apostolica Sede alzò la voce, e denunziò al mondo, la setta dei Massoni, sorta contro ogni diritto umano e divino, essere non men funesta al Cristianesimo che allo Stato, e fece divieto di darvi il nome sotto le maggiori pene, onde la Chiesa suole punire i colpevoli. Di che irritati i settari e credendo di poter, parte col disprezzo, parte con calunniose menzogne sfuggire o scemare la forza di tali sentenze, accusarono d’ingiustizia o di esagerazione i Papi, che le avevano pronunziate. 

In questo modo cercarono di eludere la autorità ed il peso delle Costituzioni Apostoliche di Clemente XII, di Benedetto XIV, e similmente di Pio VII, e di Pio IX. Nondimeno tra i Frammassoni medesimi ve ne ebbe alcuni i quali riconobbero loro malgrado, che quelle sentenze dei Romani Pontefici, ragguagliate alla dottrina e alla disciplina cattolica, erano altamente giuste. E ai Pontefici si unirono non pochi Principi e uomini di Stato, i quali ebbero cura o di denunziare all’Apostolica Sede le Società Massoniche, o di proscriverle essi stessi con leggi speciali nei loro domìni, come fu fatto nell’Olanda, nell’Austria, nella Svizzera, nella Spagna, nella Baviera, nella Savoia ed in altre parti d’Italia. 

Ma la saggezza dei Nostri Predecessori ebbe, ciò che più conta, piena giustificazione dagli avvenimenti. Imperocché le provvide e paterne loro cure, o fosse l’astuzia e l’ipocrisia dei settari, ovvero la sconsigliata leggerezza di chi pure aveva ogni interesse di tener gli occhi aperti, non avendo né sempre né per tutto sortito l’esito desiderato, nel giro d’un secolo e mezzo la società Massonica si propagò con incredibile celerità; e traforandosi per via di audacia e d’inganni in tutti gli ordini civili, incominciò ad essere potente in modo da parer quasi padrona degli Stati. 

Da sì celere e tremenda propagazione ne sono seguiti a danno della Chiesa, della potestà civile, della pubblica salute, quei rovinosi effetti, che i Nostri Antecessori gran tempo innanzi avevano preveduti. Imperocché siamo ormai giunti a tale estremo da dover tremare per le future sorti non già della Chiesa, edificata su fondamento non possibile ad abbattersi da forza umana, ma di quegli Stati, dove la setta di cui parliamo o le altre affini a quella e sue ministre e satelliti, possono tanto. 

Per queste ragioni, appena eletti a governare la Chiesa, vedemmo e sentimmo vivamente nell’animo la necessità di opporci, quanto fosse possibile, con la Nostra autorità a male si grande. E colta bene spesso opportuna occasione, venimmo svolgendo or l’una or l’altra di quelle capitali dottrine, in cui il veleno degli errori massonici pareva che fosse più intimamente penetrato. Così con la Lettera Enciclica “Quod Apostolici muneris”, sfolgorammo i mostruosi errori dei Socialisti e Comunisti: con l’altra “Arcanum” prendemmo a spiegare e difendere il vero e genuino concetto della famiglia, che ha l’origine e sorgente sua nel matrimonio: con quella che incomincia “Diuturnum” ritraemmo l’idea del potere politico, esemplata ai princìpi dell’Evangelo, e mirabilmente consentanea alla natura delle cose e al bene dei popoli e dei sovrani. 

Ora poi, ad esempio dei Nostri Predecessori, Ci siamo risoluti di prender direttamente di mira la stessa società Massonica nel complesso delle sue dottrine, dei suoi disegni, delle sue tendenze, delle sue opere, affinché, meglio conosciutane la malefica natura, ne sia schivato più cautamente il contagio.  


Società segrete. 

Varie sono le sette che, sebbene differenti di nome, di rito, di forma, d’origine, essendo per uguaglianza di proposito e per affinità de’ sommi principi strettamente collegate fra loro, convengono in sostanza con la setta dei Frammassoni, quasi centro comune, da cui muovono tutte e a cui tutte ritornano. Le quali, sebbene ora facciano sembianza di non voler nascondersi, e tengano alla luce del sole e sotto gli occhi dei cittadini le loro adunanze, e stampino effemeridi proprie, ciò nondimeno, chi guardi più addentro, ritengono il vero carattere di società segrete. 

Imperocché la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto si debbono gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa.  


Minacce di morte. 

Il candidato deve promettere, anzi, d’ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta. Così, sotto mentite sembianze e con l’arte d’una continua simulazione, i Frammassoni studiansi a tutto potere di restare nascosti, e di non aver testimoni altro che i loro. Cercano destramente sotterfugi, pigliando sembianze accademiche e scientifiche: hanno sempre in bocca lo zelo della civiltà, l’amore della povera plebe: essere unico intento loro migliorare le condizioni del popolo, e i beni del civile consorzio accomunare il più ch’è possibile a molti. Le quali intenzioni, quando fossero vere, non sono che una parte dei loro disegni. Debbono inoltre gli iscritti promettere ai loro capi e maestri cieca ed assoluta obbedienza: che ad un minimo cenno, ad un semplice motto, n’eseguiranno gli ordini; pronti, ove manchino, ad ogni più grave pena, e perfino alla morte. E di fatti non è caso raro, che atroci vendette piombino su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto, o disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia. 

Or bene questo continuo infingersi, e voler rimanere nascosto, questo legar tenacemente gli uomini all’altrui volontà per uno scopo da essi mal conosciuto, e abusarne come di ciechi strumenti ad ogni impresa, per malvagia che sia, armarne la destra micidiale procacciando al delitto l’impunità, sono eccessi che ripugnano altamente alla natura. La ragione dunque condanna le sette Massoniche e le convince nemiche della giustizia e della naturale onestà. Tanto più che altre e ben luminose prove ci sono della sua rea natura. Per quanto infatti sia grande negli uomini l’arte di fingere e l’uso di mentire, egli è impossibile che la causa non si manifesti in qualche modo pe’ suoi effetti. “Non può un albero buono dar frutti cattivi, né un albero cattivo frutti buoni” (Mat. 7, 18).  


Dottrina erronea: il naturalismo. 

Ora della Massonica setta acerbissimi sono i frutti. Imperocché dalle non dubbie prove che abbiamo testé ricordate, apparisce supremo intendimento dei Frammassoni esser questo: distruggere da capo a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo, e pigliando fondamenti e nome dal Naturalismo, rifarlo a loro senno di pianta.  

Questo per altro, che abbiamo detto o diremo, va inteso della setta Massonica considerata in se stessa, e in quanto abbraccia la gran famiglia delle affini e collegate società; non già dei singoli suoi seguaci. Nel numero dei quali può ben essere ve ne abbia non pochi, che, sebbene colpevoli per essersi impigliati in congreghe di questa sorta, tuttavia non piglino parte direttamente alle male opere di esse, e ne ignorino altresì lo scopo finale. Così ancora tra le società medesime non tutte forse traggono quelle conseguenze estreme, a cui pure, come a necessarie illazioni dei comuni principi, dovrebbero logicamente venire, se la enormità di certe dottrine non le trattenesse. La condizione altresì dei luoghi e dei tempi fa che taluna di esse non osi quanto vorrebbe od osano le altre. Il che però non le salva dalla complicità con la setta Massonica, la quale più che dalle azioni e dai fatti, vuol esser giudicata dal complesso de’ suoi principi. 

Ora fondamentale principio dei Naturalisti, come il nome stesso lo dice, egli è la sovranità e il magistero assoluto dell’umana natura e dell’umana ragione. Quindi dei doveri verso Iddio o poco si curano, o mal ne sentono. Negano affatto la divina rivelazione; non ammettono dogmi, non verità superiori all’intelligenza umana, non maestro alcuno, a cui si abbia per l’autorità dell’officio da credere in coscienza. E poiché è privilegio singolare e unicamente proprio della Chiesa cattolica il possedere nella sua pienezza, e conservare nella sua integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, l’autorità del magistero, e i mezzi soprannaturali dell’eterna salute, somma contro di lei è la rabbia e l’accanimento dei nemici. Si osservi ora il procedere della setta Massonica in fatto di religione, là specialmente dov’è più libera di fare a suo modo, e poi si giudichi, se ella non si mostri esecutrice fedele delle massime dei Naturalisti.  

Infatti con lungo ed ostinato proposito si procura che nella società non abbia alcuna influenza, né il magistero né l’autorità della Chiesa; e perciò si predica da per tutto e si sostiene la piena separazione della Chiesa dallo Stato. Così si sottraggono leggi e governo alla virtù divinamente salutare della religione cattolica, per conseguenza si vuole ad ogni costo ordinare in tutto e per tutto gli Stati indipendentemente dalle istituzioni e dalle dottrine della Chiesa. 

Né basta tener lungi la Chiesa, che pure è guida tanto sicura, ma vi si aggiungono persecuzioni ed offese. Ecco infatti piena licenza di assalire impunemente con la parola, con gli scritti, con l’insegnamento, i fondamenti stessi della cattolica religione: i diritti della Chiesa si manomettono; non si rispettano le divine sue prerogative. Si restringe il più possibile l’azione di lei; e ciò in forza di leggi, in apparenza non troppo violente, ma in sostanza nate fatte per incepparne la libertà. Leggi di odiosa parzialità si sanciscono contro il Clero, cosicché vedesi stremato ogni giorno più e di numero e di mezzi. Vincolati in mille modi e messi in mano allo Stato gli avanzi dei beni ecclesiastici; i sodalizi religiosi aboliti, dispersi. 


Scopo segreto: sopprimere il Papato. 

Ma contro l’Apostolica Sede e il Romano Pontefice arde più accesa la guerra. Prima di tutto egli fu sotto bugiardi pretesti spogliato del Principato civile, propugnacolo della sua libertà e dei suoi diritti; poi fu ridotto ad una condizione iniqua, e per gli infiniti ostacoli intollerabile; finché si è giunti a quest’estremo, che i settari dicono aperto ciò che segretamente e lungamente avevano macchinato fra loro, doversi togliere di mezzo lo stesso spirituale potere dei Pontefici, e fare scomparire dal mondo la divina istituzione del Pontificato. Di che, ove altri argomenti mancassero, prova sufficiente sarebbe la testimonianza di parecchi di loro, che spesse volte in addietro, ed eziandio recentemente dichiararono, essere veramente scopo supremo dei Frammassoni perseguitare con odio implacabile il Cristianesimo, e che essi non si daranno mai pace, finché non vedano a terra tutte le istituzioni religiose fondate dai Papi. 

Che se la setta non impone agli affiliati di rinnegare espressamente la fede cattolica, cotesta tolleranza, non che guastare i massonici disegni, li aiuta. Imperocché in primo luogo è questo un modo di ingannar facilmente i semplici e gli incauti, ed un richiamo di proselitismo. Poi con aprir le porte a persone di qualsiasi religione si ottiene il vantaggio di persuadere col fatto il grande errore moderno dell’indifferentismo religioso e della parità di tutti i culti: via opportunissima per annientare le religioni tutte, e segnatamente la cattolica che, unica vera, non può senz’enorme ingiustizia esser messa in un fascio con le altre. 

Ma i Naturalisti vanno più oltre. Messisi audacemente, in cose di massima importanza, per una via totalmente falsa, sia per la debolezza dell’umana natura, sia per giusto giudizio di Dio che punisce l’orgoglio, trascorrono precipitosi agli errori estremi. Così avviene che le stesse verità, che si conoscono per lume naturale di ragione, quali sono per fermo l’esistenza di Dio, la spiritualità ed immortalità dell’anima umana, non hanno più per essi consistenza e certezza. 

Or negli scogli medesimi va per via non dissimile ad urtare la setta Massonica. L’esistenza di Dio, è vero, i Frammassoni generalmente la professano: ma che questa non sia in ciascun di loro persuasione ferma e giudizio certo, essi stessi ne fan fede. 

Imperocché non dissimulano, che nella famiglia massonica la questione intorno a Dio è un principio grandissimo di discordia; ed anzi è noto come pur di recente si ebbero tra loro su questo punto gravi contese. Fatto sta che la setta lascia agl’iniziati libertà grande di sostenere circa Dio la tesi che vogliono, affermandone o negandone la esistenza; e gli audaci negatori vi hanno accesso non meno facile di quelli che, a guisa dei Panteisti, ammettono Iddio, ma ne travisano il concetto: ciò che in sostanza riesce a ritenere della divina natura non so quale assurdo simulacro, distruggendone la realtà. 

 

Morale Pagana. Decadimento dei costumi. 

Ora abbattuto o scalzato questo supremo fondamento, forza è che vacillino anche molte verità di ordine naturale, come la libera creazione del mondo, il governo universale della provvidenza, l’immortalità dell’anima, la vita futura e sempiterna. Scomparsi poi questi, come dire, principi di natura, importantissimi per la speculativa e per la pratica, è agevole il vedere che cosa sia per addivenire il pubblico e il privato costume. Non parliamo delle virtù sovrannaturali, che senza speciale favore e dono di Dio niuno può né esercitare, né conseguire, e delle quali non è possibile che si trovi vestigio in chi superbamente disconosce la redenzione del genere umano, la grazia Celeste, i Sacramenti, l’eterna beatitudine: parliamo dei doveri che procedono dalla onestà naturale. 

Imperocché Iddio, creatore e provvido reggitore del mondo; la legge eterna, che comanda il rispetto e proibisce la violazione dell’ordine naturale; il fine ultimo degli uomini, posto di gran lunga al di sopra delle create cose, fuori di questa terra; sono queste le sorgenti e i principi della giustizia e della moralità. I quali princìpi se, come fanno i Naturalisti ed altresì i Frammassoni, si tolgano via, l’etica naturale non ha più né dove appoggiarsi, né come sostenersi. E per fermo la morale, che sola ammettono i Frammassoni, e che vorrebbero educatrice unica della gioventù, è quella che chiamano morale civile e morale indipendente, ossia che prescinde affatto da ogni idea religiosa.  

Ma quanto sia povera, incerta, e ad ogni soffio di passione variabile cotesta morale, lo dimostrano i dolorosi frutti, che già in parte appariscono. Imperocché ovunque essa ha cominciato a dominare liberamente, dato lo sfratto alla educazione cristiana, la probità e integrità dei costumi scade rapidamente, orrende e mostruose opinioni levano la testa, e l’audacia dei delitti va crescendo in modo spaventoso. Il che si lamenta e deplora da tutti; e spesse volte, sforzati dalla verità, non pochi di quegli stessi l’attestano, che pur tutt’altro vorrebbero.  

Oltre a ciò, per essere l’umana natura infetta dal la colpa di origine, e perciò più proclive al vizio che alla virtù, non è possibile vivere onestamente senza mortificare le passioni, e sottomettere alla ragione gli appetiti. In questa pugna è bene spesso necessario disprezzare i beni creati, e sottoporsi a molestie e sacrifici grandissimi, a fine di serbar sempre alla ragione vincitrice il suo impero. Ma i Naturalisti e i Massoni, ripudiando ogni divina rivelazione, negano il peccato originale, e stimano non esser punto affievolito né inclinato al male il libero arbitrio (Conc. Trid. Sess. VI, De justif. c. I.).  

Anzi esagerando le forze e l’eccellenza della natura, e collocando in lei il principio e la norma unica della giustizia, non sanno pur concepire che, a frenarne i moti e moderarne gli appetiti, ci vogliono sforzi continui e somma costanza. E questa è la ragione, per cui vediamo offerte pubblicamente alle passioni tante attrattive: giornali e periodici senza freno e senza pudore; rappresentazioni teatrali oltre ogni dire disoneste; arti coltivate secondo i principi di uno sfacciato verismo; con raffinate invenzioni promosso il molle e delicato vivere; insomma cercate avidamente tutte le lusinghe capaci di sedurre e addormentare la virtù. Cose altamente riprovevoli, ma pur coerenti ai principi di coloro che tolgono all’uomo la speranza dei beni Celesti, e tutta la felicità fanno consistere nelle cose caduche, avvilendola sino alla terra. 

Ed a conferma di ciò che abbiamo detto, può servire un fatto più strano a dirsi, che a credersi. Imperocché gli uomini scaltri ed accorti non trovando anime più docilmente servili di quelle già dome e fiaccate dalla tirannide delle passioni, vi fu nella setta Massonica chi disse aperto e propose, doversi con ogni arte ed accorgimento tirare le moltitudini a satollarsi di licenza: così lesi avrebbero poi docile strumento ad ogni più audace disegno.  

Quanto al consorzio domestico, ecco a un dipresso tutta la dottrina dei Naturalisti. Il matrimonio non è altro che un contratto civile; può legittimamente rescindersi a volontà dei contraenti; il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato. Nell’educare i figli non s’imponga religione alcuna: cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada. 

Ora questi principi i Frammassoni li accettano senza riserva: e non pure li accettano, ma studiansi da gran tempo di fare in modo, che passino nei costumi e nell’uso della vita. In molti paesi, che pur si professano cattolici, si hanno giuridicamente per nulli i matrimoni non celebrati nella forma civile; altrove le leggi permettono il divorzio; altrove si fa di tutto, perché sia quanto prima permesso. Così si corre di gran passo all’intento di snaturare le nozze, riducendole a mutabili e passeggere unioni, da formarsi e da sciogliersi a talento. 

Ad impossessarsi altresì della educazione dei giovanetti mira con unanime e tenace proposito la setta dei Massoni. Comprendono ben essi, che quell’età tenera e flessibile lasciasi figurare e piegare a loro talento, e però non esserci espediente più opportuno di questo per formare allo Stato cittadini tali, quali essi vagheggiano. Quindi nell’opera di educare e istruire i fanciulli non lasciano ai ministri della Chiesa parte alcuna né di direzione, né di vigilanza: e in molti luoghi si è già tanto innanzi, che l’educazione della gioventù è tutta in mano dei laici; e dall’insegnamento morale ogni idea è sbandita di quei grandissimi e santissimi doveri, che l’uomo congiungono a Dio. 

Seguono le massime di scienza sociale. Dove i Naturalisti insegnano, che gli uomini hanno tutti gli stessi diritti, e sono di condizione perfettamente eguali; che ogni uomo è, per natura, indipendente; che nessuno ha diritto di comandare agli altri; che voler gli uomini sottoposti ad altra autorità, da quella in fuori che emana da loro stessi, è tirannia. Quindi il popolo è sovrano: chi comanda, non aver l’autorità di comandare se non per mandato o concessione del popolo; tantoché a talento di questo egli può, vogl ia o non voglia, esser deposto. L’origine di tutti i diritti e doveri civili è nel popolo, ovvero nello Stato, che si regga per altro secondo i nuovi principi di libertà. Lo Stato inoltre deve essere ateo; tra le varie religioni non esservi ragione di dar la preferenza a veruna: doversi fare di tutte lo stesso conto. 

Ora che queste massime piacciano ugualmente ai Frammassoni, e che su questo tipo e modello vogliano essi foggiati i governi, è cosa notissima, e che non ha bisogno di prova. Egli è un pezzo, di fatti, che, con quanto hanno di forze e di potere, apertamente lavorano per questo, spianando così la via a quei non pochi più audaci di loro, e più avventati nel male, che vagheggiano l’uguaglianza e comunanza di tutti i beni, fatta scomparire dal mondo ogni distinzione di averi e di condizioni sociali. 

Da questi brevi cenni si scorge chiaro abbastanza, che sia e che voglia la setta Massonica. I suoi dogmi ripugnano tanto e con tanta evidenza alla ragione, che nulla può esservi di più perverso. Voler distruggere la religione e la Chiesa fondata da Dio stesso, e da Lui assicurata di vita immortale, voler dopo ben diciotto secoli risuscitare i costumi e le istituzioni del paganesimo, è insigne follia e sfrontatissima empietà. Né meno orrenda e intollerabile cosa egli è ripudiare i benefizi largiti per Sua bontà da Gesù Cristo non pure agl’individui, ma alle famiglie e agli Stati; benefizi, per giudizio e testimonianza anche di nemici, segnalatissimi. In questo pazzo e feroce proposito pare quasi potersi riconoscere quell’odio implacabile, quella rabbia di vendetta, che contro Gesù Cristo arde nel cuore di Satana. 

Similmente l’altra impresa, in cui tanto si travagliano i Massoni, di atterrare i precipui fondamenti della morale, e di farsi complici e cooperatori di chi, a guisa di bruto, vorrebbe lecito ciò che piace, altro non è che sospingere il genere umano alla più abbietta e ignominiosa degradazione. 

Ed aggravano il male i pericoli, onde sono minacciati tanto il domestico, quando il civile consorzio. Come di fatti esponemmo altra volta, esiste nel matrimonio, per unanime consenso dei popoli e dei secoli, un carattere sacro e religioso: oltreché per legge divina l’unione coniugale e indissolubile. Or se questa unione si dissacri, se permettasi giuridicamente il divorzio, la confusione e la discordia entreranno per conseguenza inevitabile nel santuario della famiglia, e la donna la sua dignità, i figli perderanno la sicurezza d’ogni loro benessere. 

Che poi lo Stato faccia professione di religiosa indifferenza, e nell’ordinare e governare il civile consorzio non si curi di Dio, né più né meno che se Egli non fosse, è sconsigliatezza ignota agli stessi pagani; i quali avevano nella mente e nel cuore così scolpita non pur l’idea di Dio, ma la necessità di un culto pubblico, che giudicavano potersi più facilmente trovare una città senza suolo, che senza Dio. E veramente la società del genere umano, a cui siamo stati fatti da natura, fu istituita da Dio autore della natura medesima, e da Lui deriva come da fonte e principio tutta quella perenne copia di beni senza numero, ond’essa abbonda. Come dunque la voce stessa di natura impone a ciascuno di noi di onorare con religiosa pietà Iddio, perché abbiamo da Lui ricevuto la vita e i beni che l’accompagnano; così per la ragione medesima debbono fare popoli e Stati. Opera perciò non solo ingiusta, ma insipiente ed assurda fanno coloro, che vogliono sciolta da ogni religioso dovere la civile comunanza. 

Posto poi che per volere di Dio nascano gli uomini alla società civile, e che il potere sovrano sia vincolo così strettamente necessario alla società stessa, che, dove quello manchi, questa necessariamente si sfascia, ne segue che l’autorità di comandare deriva da quello stesso principio, da cui deriva la società. Ed ecco la ragione, che l’investito di tale autorità, sia chi si voglia, è ministro di Dio. Laonde fin dove è richiesto dal fine e dalla natura dell’umano consorzio, si deve obbedire al giusto comando del potere legittimo, non altrimenti che alla sovranità di Dio reggito re dell’universo: ed è capitale errore il dare al popolo piena balia di scuotere, quando gli piaccia, il giogo dell’obbedienza. 

Così ancora chi guardi alla comune origine e natura, al fine ultimo assegnato a ciascuno, ai diritti e ai doveri che ne scaturiscono, non è da dubitare che gli uomini sono tutti uguali fra loro. Ma poiché capacità pari in tutti è impossibile, e per le forze dell’animo e del corpo l’uno differisce dall’altro, e tanta è dei costumi, delle inclinazioni, e delle qualità personali la varietà, egli è assurda cosa voler confondere e unificare tutto questo, e recare negli ordini della vita civile una rigorosa ed assoluta uguaglianza. Come la perfetta costituzione del corpo umano risulta dall’unione e compagine di vali membri che, diversi di forma e di uso, ma congiunti insieme e messi ciascuno al suo posto, formano un organismo bello, forte, utilissimo e necessario alla vita; così nello Stato quasi infinita è la varietà degl’individui che lo compongono; i quali, se, parificati tra loro, vivano ognuno a proprio senno, ne uscirà una cittadinanza mostruosamente deforme; laddove, se distinti in armonia di gradi, di offici, di tendenze di arti, bellamente cooperino insieme al bene comune, renderanno immagine d’una cittadinanza ben costituita e conforme a natura. 

Del resto i turbolenti errori, che abbiamo accennati, debbono troppo far tremare gli Stati. Imperocché tolto via il timore di Dio e il rispetto delle divine leggi, messa sotto i piedi l’autorità dei Principi, licenziata e legittimata la libidine delle sommosse, sciolto alle passioni popolari ogni freno, mancato, dai castighi in fuori, ogni ritegno, non può non seguirne una rivoluzione e sovversione universale. E questo sovversivo rivolgimento è lo scopo deliberato e l’aperta professione delle numerose associazioni di Comunisti e Socialisti: agli intendimenti dei quali non ha ragione di chiamarsi estranea la setta Massonica, essa che tanto ne favorisce i disegni, ed ha comuni con loro i capitali principi. Che se non si trascorre coi fatti subito e da per tutto alle estreme conseguenze, il merito di ciò deve recarsi, non già alle massime della setta o alla volontà dei settari, ma alla virtù di quella divina religione, che non può essere spenta, e alla parte più sana dell’umano consorzio, che, sdegnando di servire alle società segrete, si oppone con forte petto all’esorbitanza dei loro conati. 

E volesse il Cielo, che universalmente dai frutti si giudicasse la radice, e dai mali che ci minacciano, dai pericoli che ci sovrastano si riconoscesse il mal seme! Si ha da fare con un nemico astuto e fraudolento che, blandendo popoli e monarchi, con lusinghiere promesse e con fini adulazioni entrambi ingannò. 

Insinuandosi sotto specie di amicizia nel cuore dei Principi, i Frammassoni mirarono ad avere in essi complici ed aiuti potenti per opprimere il Cristianesimo; e a fine di mettere nei loro fianchi sproni più acuti, si diedero a calunniare ostinatamente la Chiesa come nemica del potere e delle prerogative reali. Divenuti con tali arti baldanzosi e sicuri, acquistarono influenza grande nel governo degli Stati, risoluti per altro di crollare le fondamenta dei troni, e di perseguitare, calunniare, discacciare chi tra i sovrani si mostrasse restio a governare a modo loro. 

Con arti simili adulando il popolo, lo trassero in inganno. Gridando a piena bocca libertà e prosperità pubblica; facendo credere alle moltitudini che dell’iniqua servitù e miseria, in cui gemevano, tutta della Chiesa e dei sovrani era la colpa, sobillarono il popolo, e lui smanioso di novità aizzarono ai danni dell’uno e dell’altro potere. Vero è bensì che dei vantaggi sperati maggiore è l’aspettazione che la realtà: anzi oppressa più che mai la povera plebe vedesi nelle miserie sue mancare gran parte di quei conforti, che nella società cristianamente costituita avrebbe potuto facilmente e copiosamente trovare. Ma di tutti i superbi, che si ribellano all’ordine stabilito dalla provvidenza divina, questo è il consueto castigo, che donde sconsigliatamente promettevansi fortuna prospera e tutta a seconda dei loro desideri, trovino ivi appunto oppressione e miseria. 

Quanto alla Chiesa, se comanda di ubbidire innanzi tutto a Dio supremo Signore di ogni cosa, sarebbe ingiuriosa calunnia crederla perciò nemica del potere de’ Principi, od usurpatrice dei loro diritti. Vuole anzi essa, che quanto è dovuto alla potestà civile, le si renda per dovere di coscienza. Il riconoscere poi da Dio, com’essa fa, il diritto di comandare, aggiunge al potere politico dignità grande, e giova molto a conciliargli il rispetto e l’amore dei sudditi. Amica della pace, autrice della concordia, tutti con affetto materno abbraccia la Chiesa; e intenta unicamente a far bene agli uomini, insegna doversi alla giustizia unir la clemenza, al comando l’equità, alle leggi la moderazione; rispettare ogni diritto, mantenere l’ordine e la tranquillità pubblica, sollevare al possibile privatamente e pubblicamente le indigenze degl’infelici. “Ma – per usare le parole di S. Agostino – credono o vogliono far credere che non torna utile alla società la dottrina del Vangelo, perché vogliono che lo Stato posi non sul fondamento stabile delle virtù, ma sull’impunità dei vivi” (Epist. CXXXVII, al. III, ad Volusianum c. v, n. 20).  

Per le quali cose opera troppo più conforme al senno civile e necessaria al comune benessere sarebbe, che Principi e popoli, invece di allearsi coi Frammassoni a danno della Chiesa, si unissero alla Chiesa per respingere gli assalti dei Frammassoni. 

In ogni modo, alla vista d’un male sì grave e già troppo diffuso, è debit o Nostro, Venerabili Fratelli, applicar l’animo a cercarne i rimedi. E poiché sappiamo che nella virtù della religione divina, tanto più odiata dai Massoni, quanto più temuta, consiste la migliore e più salda speranza di rimedio efficace, a questa virtù sommamente salutare crediamo che prima di tutto sia da ricorrere contro il comune nemico. Tutte queste cose pertanto, che i Romani Pontefici Nostri Antecessori decretarono per attraversare i disegni e render vani gli sforzi della setta Massonica; tutte quelle che sancirono per allontanare o ritrarre i fedeli da così fatte società; tutte e singole Noi con l’Autorità Nostra Apostolica le ratifichiamo e confermiamo. E qui confidando moltissimo nel buon volere dei fedeli, preghiamo e scongiuriamo ciascuno di loro per quanto su questo proposito fu prescritto dall’Apostolica Sede.  

Preghiamo poi e supplichiamo voi, Venerabili Fratelli, che cooperiate con Noi ad estirpare questo rio veleno, che largamente serpeggia in seno agli Stati. A voi tocca difendere la gloria di Dio e la salvezza delle anime; tenendo, nel combattimento, questi due fini davanti agli occhi, non vi mancherà coraggio né fortezza. Il giudicare quali sieno i più efficaci mezzi da superare gli ostacoli è cosa che spetta alla prudenza vostra. 

Pur nondimeno trovando Noi conveniente al Nostro ministero l’additarvi alcuni dei mezzi più opportuni, la prima cosa da farsi si è togliere alla setta Massonica le mentite sembianze, e renderle le sue proprie, ammaestrando con la voce, ed eziandio con Lettere Pastorali, i popoli, quali siano di tali società gli artifizi per blandire ed allettare; quali la perversità delle dottrine e la disonestà delle opere. 

Conforme dichiararono più volte i Nostri Predecessori, chiunque ha cara quanto deve la professione cattolica e la propria salute, non si lusinghi mai di poter senza colpa iscriversi, per qualsivoglia ragione, alla setta Massonica. Niuno si lasci illudere alla simulata onestà. Imperocché può ben parere a taluno che i Massoni nulla impongano di apertamente contrario alla fede e alla morale: ma essendo essenzialmente malvagio lo scopo e la natura di tali sette, non può essere lecito di darvi il nome, né di aiutarle in qualsivoglia maniera. (...) 

Invochiamo a tal fine l’aiuto e la mediazione di Maria Vergine Madre di Dio, affinché contro l’empie sette, in cui si vedono chiaramente rivivere l’orgoglio contumace, la perfidia indomita, la simulatrice astuzia di Satana, dimostri la potenza sua, essa che trionfò di lui sin dal suo primo concepimento. 

Preghiamo altresì San Michele, principe dell’angelica milizia, debellatore del nemico infernale; San Giuseppe, sposo della Vergine Santissima, Celeste e salutare patrono della cattolica Chiesa; i grandi Apostoli Pietro e Paolo, propagatori e difensori invitti della fede cristiana. Per il patrocinio di essi e per la perseveranza delle comuni preghiere confidiamo, che Iddio si degnerà di sovvenire pietosamente ai bisogni della umana società, minacciata da tanti pericoli. 

A pegno poi delle grazie Celesti e della benevolenza Nostra impartiamo con grande affetto a voi, Venerabili Fratelli, al clero e a tutto il popolo commesso alle vostre cure l’Apostolica Benedizione.» 

Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 20 Aprile 1884, anno VII del Nostro Pontificato. LEONE PP. XIII  

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Johannes De Parvulis 

L’ORA DELLA GRANDE TRIBOLAZIONE È INIZIATA.

 


Carbonia 13.09.2021  –  ore 07.49

L’ora della grande tribolazione è iniziata.

Io, Dio Padre, l’Onnipotente Jahwè, vengo a richiamare al ravvedimento questa Umanità priva di buon senso.

Figli miei, l’ora della grande tribolazione è iniziata, non siate stolti, provvedete alla vostra conversione, mettetevi al riparo in Colui che tanto vi ama e vuole salvarvi. Proteggetevi in Me figli miei, siate obbedienti alla mia chiamata di conversione, il mondo è alla sua maledetta ora, grande sarà il dolore per coloro che rifiutano di tornare al Padre.

Questa Umanità vaga nel buio, la morte attanaglia la loro anima divenuta priva di amore; …Satana è divenuto il loro pastore, li sta conducendo alla morte eterna!
Aprite gli occhi figli miei, non è un comando ma un suggerimento pieno di misericordia perché possiate entrare a godere delle Cose di Colui che vi ha creati, …vivere la vita eterna nel gaudio immenso e amore infinito.

Presto pioverà dal cielo la grandine che distruggerà ogni coltura, la vita sarà dolorosa per chi non avrà posato il proprio cuore in Colui che è il suo Dio Creatore. Svegliatevi o uomini, fate in fretta, nella buia notte calerà il gelo della morte, i vostri cuori periranno “se” non avrete provveduto a mettervi al riparo in Colui che tutto può.

Sono addolorato per la scelta di molti sacerdoti ormai divenuti servi di Satana, non “vogliono” più ascoltare la mia voce, il mondo li ha aggrappati a sé: …poveri figli miei e non più miei per vostra libera scelta! …quanto amara sarà la vostra sorte per aver rinunciato al vostro ministero sacerdotale in Cristo Signore.

Mi pronuncio ancora: dico a voi maledetti serpenti che operate all’interno della Chiesa… avete ancora poco da banchettare sui miei altari, l’ora segna già il mio intervento.

Dio Padre, l’Onnipotente Jahwè.

Le Rivelazioni Celesti di Santa Brigida di Svezia

 


Ecco come da piccolo che è, aumenta e cresce il peccato fino alla dannazione. 

Parole del Creatore alla Sposa, come Egli sia disprezzato dagli uomini, i quali non 

pensano a quello che fece per carità, parlando per bocca dei Profeti e anche soffrendo per 

essi, né curandosi dell'ira sua, manifestata con severi castighi contro gli ostinati. 


Capitolo Quarantaquattresimo 


Io sono il Creatore di tutto, il Signore. Io feci il mondo e il mondo mi ha disprezzato. 

Sento come una voce dal mondo, quella di un'ape regina la quale raccoglie il miele. Difatti 

come l'ape regina, quando vola, subito torna a terra ed emette voci roche e soffocate, così 

odo come una voce soffocata nel mondo che dice: Non m'importa che cosa avvenga poi. 

E tutti dicono: Non ci importa. 

Davvero all'uomo non importa, né considera quello che io ho fatto per amore, 

parlando per bocca dei Profeti, predicando io stesso e soffrendo per lui. Non si cura di 

quel che fece la mia ira, castigando i cattivi e i ribelli. S'accorgono d'essere mortali, sono 

incerti dell'ora, e non se ne curano. Odono e vedono la mia giustizia, applicata per i 

peccati, al Faraone, ai Sodomiti; quella che usai con i Re e gli altri Principi e che ogni 

giorno permetto nelle guerre e in altre tribolazioni: e tutto questo per loro è oscuro. 

Perciò come api regine svolazzano dove vogliono. Volano a volte infatti, come 

saltellando, perché s'alzano con la superbia loro e subito s'abbassano quando tornano alla 

loro lussuria e gola. Raccolgono anche il dolce, ma per se stessi e terra terra, perché 

l'uomo lavora e raccoglie per l'utile del corpo, non dell'anima; per l'onore terreno, non per 

quello eterno. Mutano quell'utile temporale in pena, che a nulla loro giova, in eterno 

supplizio. Perciò, per le preghiere della Madre mia manderò la mia voce a quelle api, dalle 

quali sono segregati gli amici miei, i quali non sono nel mondo se non col corpo; la mia 

voce chiara, che annunzierà la misericordia. E se l'ascolteranno, si salveranno. 

I nemici della Chiesa intentano distruggerla; poi lo faranno i suoi falsi figli

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA


I nemici della Chiesa intentano distruggerla; poi lo faranno i suoi falsi figli: 

…Ora, mentre giravo, ho visto lo strazio crudele che si continua a fare nella guerra  della Cina, le chiese abbattute, le immagini di Nostro Signore gettate per terra, e questo  è niente ancora. Quello che mi ha fatto più spavento è stato il vedere che, se ora lo  fanno i barbari, i secolari, poi lo faranno i finti religiosi, che smascherandosi e  facendosi conoscere per quel che sono, unendosi con gli aperti nemici della Chiesa,  daranno un tale assalto, che pare incredibile a mente umana. Oh, quante stragi più  crudeli! Pare che hanno giurato tra loro di finirla con la Chiesa. Ma il Signore prenderà  vendetta di loro col distruggerli, perciò, sangue da una parte e sangue dall’altra. Quindi  mi son trovata dentro un giardino, che mi pareva che fosse la Chiesa e là dentro vi era  una turba di gente sotto l’aspetto di dragoni, di vipere e di altre bestie inferocite, che  devastando quel giardino e poi uscendo fuori, formava la rovina delle genti… (Vol. 3°,  27.07.1900)  

SUPPLICA A MARIA

 


Vergine dolcissima, per quelle lacrime amare che versasti, quando vedesti il tuo amatissimo Figlio trascinato davanti ai tribunali, crudelmente flagellato, schernito e deriso: ottienici un salutare dolore dei nostri peccati e lacrime sincere di pentimento. Concedici la grazia che il demonio non possa mai più beffarsi di noi, flagellarci con le sue tentazioni e ridurci in schiavitù, per farci poi temere il giudizio di Dio. Fa' che riconosciamo umilmente tutti i nostri peccati e purifichiamo le nostre anime con una degna penitenza, al fine di ottenere il perdono di Dio e il suo aiuto in tutte le nostre necessità.

Te lo chiediamo per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e vive e regna in Cielo per tutti i secoli. Amen.