CONTRADDIZIONI - TIMORI D' ILLUSIONE - DERELIZIONI - ASSALTO DEL DEMONIO
La vita di Suor M. Marta non poteva evidentemente svolgersi senza fastidi. E' facile comprenderlo: un insieme di fatti che uscivano dalla linea comune dovevano recar meraviglia.
Il suo lungo digiuno di cinque anni, diversamente interpretato - differenti misure prese dall'autorità le quali talvolta urtavano contro il senso umano, - questa “pratica” delle due nuove invocazioni, il silenzio che serbavano le Superiore, come pure l'interessata stessa in rapporto alle sue grazie, - quel non so che d'enigmatico, d'indefinito, che avvolgeva come di un velo la nostra Sorella, - una impressione di soprannaturale unita ad una certa meraviglia davanti a imperfezioni persistenti... tutto ciò non permetteva di farsi un'opinione ben chiara. Tutte queste cose, avvicinandosi quasi inconsciamente negli spiriti, cagionarono nel 1875 un incidente assai penoso.
La Visita canonica si avvicinava. Era la prima che stava per fare il nostro nuovo Arcivescovo. Suor M. Marta avvertì le sue confidenti: “Questa sarà terribile; ma poi, sarete consolate”.
Infatti, alcune Sorelle ben intenzionate, senza dubbio, ma forse imprudenti, riportarono a Sua Eccellenza diverse cose che loro parevano inesplicabili in Suor M. Marta, inesplicabili e da non tollerarsi. Iddio permise che, senza pensare a chiarire i fatti presso la Superiora, il Prelato credesse di dover dare soddisfazione alle malcontente e dichiarasse, davanti a tutta la Comunità riunita, il suo modo di vedere in maniera assai rude.
La prova era dura. Tuttavia le nostre Madri si sottomisero umilmente agli ordini ricevuti, e bevvero in silenzio l'amaro calice.
Ci si può facilmente immaginare quali fossero allora le preghiere della nostra diletta Sorella, a cui Monsignore aveva interdetto le sue Comunioni quotidiane... Il risultato non si fece aspettare. Il Canonico Bouvier, nostro Confessore, seppe perorare così bene presso Sua Eccellenza la causa di quest'anima umile e mortificata, che il pio Prelato gli lasciò ogni latitudine...
L'incidente fu chiuso.
Ma altre prove attraversarono la vita della nostra Sorella, ed è di queste che noi vogliamo parlare.
Come un orefice purifica nel crogiuolo il prezioso metallo, così Iddio prova quest'oro incomparabile, cioè le anime sante che sono nella Chiesa.
Una delle loro prove frequenti - e non la meno dolorosa - si è il TIMORE DI ESSERE IL TRASTULLO DELL'ETERNO NEMICO DEL GENERE UMANO.
Da un lato non ignorano che il demonio si trasforma talvolta in angelo di luce per condurre astutamente all'errore o all'orgoglio. Da un altro l'umiltà proibisce loro di credersi oggetto delle predilezioni dell'Altissimo.
Per Suor M. Marta fu questa una pena, qualche volta acerbissima, di cui però Nostro Signore non volle mai interamente liberarla.
Il domani dei più insigni favori, l'anima della nostra cara Sorella era ordinariamente sottoposta a qualche tortura morale. E' vero che quasi sempre Gesù veniva a confortarla con una dolce parola.
Dopo una notte in cui l'angoscia, la lotta l'avevano completamente esaurita: “Io, Io sono la tua forza, - le disse - e te la comunicherò... Sono soddisfatto delle tue sofferenze”. Suor M. Marta si trovò subito fortificata e pronta alla fatica.
Da quel giorno, assicura la nostra O. Madre, la pena sussiste ancora; ma non è più profonda come al primo anno; resta alla superfice dell'anima. Nel suo intimo non è più possibile alla nostra Sorella dubitare che Iddio la conduce.
Una circostanza però venne ad immergere di nuovo la cara privilegiata nelle sue mortali inquietudini. Alle quattro tempora (1870) avendo dato qualche cenno del suo stato interiore a un Confessore Straordinario, questi le rispose brevemente che essa poteva benissimo trovarsi su una via d'illusione e d'inganno. Si può immaginare l'effetto di questa parola sull'anima di Suor M. Marta. Il nostro Santo Fondatore ebbe pietà della povera afflitta e venne a tranquillizzarla: “Figlia mia, se io potessi tornar sulla terra per fare delle Regole, conserverei quelle che ho date, e per te ne farei una particolare. Però, ancorché Io non sia più sulla terra, ti aiuterò a camminar per la tua via, e ti darò dei particolari consigli”.
Innumerevoli quanto abili erano le astuzie adoperate dal demonio per turbare Suor M. Marta. Ora le insinuava che era fuori della Regola e di cattivo esempio alle Sorelle... e che andrebbe a soffrire nell'altro mondo se non cambiava via. Ora le rappresentava le sue pretese “grazie” come semplici immaginazioni: “Ipocrita! Fattucchiera! tu inganni e sei ingannata... le tue Superiore lo vedono bene; ma non te lo vogliono dire”, e mille cose simili che spaventavano molto la povera vittima.
Talvolta il demonio l'accusa di prendersi troppa cura del suo corpo: “Tu sei troppo affezionata alla vita, tu la perderai... Ti piace troppo curarti e andrai a bruciare nell'Inferno”. (1)
Ovvero le fa credere che ha peccato d'orgoglio: “Tu, ti credi santa, ma non vi è Paradiso per te”. - Ebbene! allora io me ne starò ai Piedi di Gesù e dei Santi , - replica la nostra umile Sorella. Poi si turba nel timore di aver mostrato veramente della superbia con questa risposta. “Sì, tu hai commesso il peccato degli Angioli, afferma subito il mentitore, tu andrai all'Inferno con loro”.
La tattica del demonio tendeva al tempo stesso, ad allontanarla da chi poteva donarle lume e consiglio: “Tu sei una croce per le tue Superiore, a loro non devi dir nulla!”. Una volta le infiltrò pure nella mente dei pensieri di mormorazione contro l'autorità. La suggestione era così forte che alla nostra povera Sorella sembrava di acconsentire a queste tentazioni, ciò che le era di pena estrema. Sentendosi intanto ritenuta da una potenza invisibile che le impediva di ricorrere a Nostra Madre, andò a rifugiarsi, sciogliendosi in lacrime, presso Gesù Sacramentato. Gesù l'accolse con questo dolce rimprovero: “Figliuola, mi dimentichi forse?.. Se tu ricorressi a me con fiducia, Io ti farei da Madre... se tu ti volgessi verso di Me, Io ti libererei... Devi restare vicino a Me e pregare, allora Satana si allontanerà”.
Come è commovente la bontà di Gesù per le anime! Egli le fa soffrire, poiché il patimento è loro utile e necessario. Ma si direbbe che soffre Egli stesso i dolori che permette, tanto ha fretta di consolare la sua creatura, appena può farlo senza sopprimere il merito. E' lo spettacolo che ci offre questo Sposo tutto amore nei suoi rapporti con la sua Sposa prediletta. Constatiamolo nel fatto seguente:
Una sera, in cui l'angoscia era stata più cocente, Suor M. Marta si rivolse a Nostro Signore: “Ma è forse possibile, mio buon Maestro, che possa perire un cuore che Vi ama tanto, che Vi parla sì spesso, che si unisce a Voi ogni giorno nella Santa Comunione?”
Appena ebbe essa formulato questo amoroso lamento la tentazione svanì. La dolce voce di Gesù si fece udire: “No, mia diletta, diceva Egli attirandola sul proprio Cuore, tu starai qui nel tempo e nell'eternità. Tutti coloro che mi hanno amato e sono vissuti della tua vita, sono ora in Paradiso con Me”.
Il Divin Maestro non mancò di far passare la sua sposa per quest'altra prova terribile all'amore: l'Assenza. L'assenza di Gesù gettava Suor M. Marta in una vera agonia. La si poteva vedere allora errare come smarrita e interrogante come la Sposa dei Cantici: “Avete veduto il mio Diletto?”.
Quest'assenza era, a volte, la punizione d'una leggera infedeltà. Gesù ritornando recava il perdono e la gioia con queste parole: “Io ho purificato tutto in te con questo ABBANDONO”. Altre volte l'amore solo ne era l'autore: “L'amore rende simili gli amanti”. “Figlia mia, Io ho pianto nel giardino degli ulivi e sulla croce, nella mia grande derelizione” le diceva, dopo essere stato diversi giorni senza rispondere ai suoi gemiti e alle sue lacrime. La stessa lezione le fu ripetuta dalla Madre Immacolata: “Io vengo ad annunziarti l'abbandono di Gesù, affinché tu partecipi alla sua divina derelizione sulla Croce, quando fu abbandonato dal Padre Suo”.
Nell'agosto del 1869 dopo averla ammessa a contemplare in Cielo tra gli Spiriti Beati, il Padre e il Figlio nella gloria della loro onnipotenza, N. Signore si eclissò improvvisamente (per non farsi più vedere né sentire) durante un'intera settimana, lasciando Suor Maria-Marta in una pena indescrivibile. Quando Gesù ritornò le significò il motivo di quest'abbandono: “Sulla Croce, nel colmo delle mie sofferenze ero solo... Ecco perché ho voluto che tu soffrissi così”.
E le diceva ancora: “L' amor si nasconde per farsi cercare... Io ritorno, ma non ti aspettare che sia per sempre: Io mi assenterò ancora e ciò sarà utile a te, poiché tu non mi ameresti tanto se ti fossi sempre presente”.
Un'altra intenzione di Gesù, era di condurre la sua Serva al perfetto distacco interiore. Questo dolce Maestro la lasciò a tale scopo, quindici giorni consecutivi in un abbandono assoluto. Poco abituata a questa maniera di agire, Suor Maria-Marta era ridotta che faceva pietà... La parola che poco prima aveva detta alla sua Superiora: “Quando Dio vuol far soffrire un'anima, nulla può sollevarla” aveva allora in lei il suo pieno compimento.
Infine Gesù imponeva ancora alla sua Sposa questo martirio dell'assenza per la salvezza di altre anime: “Figlia mia, con la cruda tentazione che hai sofferta, e col tuo abbandono interiore parecchi peccatori si sono convertiti e molte anime del Purgatorio sono state liberate... Occorrevano delle sofferenze per questo”.
Non staremo a descrivere più a lungo queste scene commoventi, queste angosce alternate da estasi, ed i ritorni ineffabili di Gesù dopo i desolanti abbandoni. Ogni anima che ami d'amor vero, deve indovinarli e sentirli. Se ne parlerebbe inutilmente ad ogni altra.
Un'altra prova comune a tutti i figli di Adamo, proviene dalle tentazioni e rivolte della nostra natura decaduta.
Per Suor M. Marta l'importunità di queste tentazioni era raddoppiata dalla malizia di Lucifero che sperava così, se non farla cadere nel male, almeno turbarla nel suo “compito” e di paralizzare il suo slancio. Perciò - come abbiamo accennato - egli metteva in ridicolo le sue pratiche di pietà e specialmente l'offerta delle Sante Piaghe. Alle volte egli cercava impedirle il compimento del proprio dovere: “Non tornare più al tuo impiego perché in esso ti dannerai”. Tentava turbarla a riguardo della sua salute per impedirle di rendere servizio: “Non andar più in giardino, la tua salute ne sarebbe rovinata”. Ovvero erano dei pensieri di scoraggiamento, delle incitazioni all'insubordinazione: “Chiedi un po' di riposo. La tua Madre è troppo dura per te”. Ovvero erano ancora suggestioni contro la Fede: “A che ti servono le tue Comunioni?”.
Un giorno, tornò perfino cinque volte sotto forma corporea, e tenendosi a distanza ripeteva: “Non vi è Dio!... a cosa servono le preghiere se non vi è Dio?”. Suor Maria-Marta protestò con forza: “Io credo che vi è un Dio e che Egli è mio Sposo!... Sì, mio Sposo!... e mio nutrimento....”. A questa risposta il demonio svanì in fumo.
Lo spirito maligno tentava pu re d'ispirarle dell'orgoglio con perfide insinuazioni: “La Comunità è ben fortunata di possederti!” - “Sì, - rispondeva Gesù preservando la sua Sposa con un correttivo - è felice a motivo della tua ignoranza”.
Solo una volta il Signore permise degli assalti contro la limpidezza di quest'anima innocente: “In te tutto è menzogna. Tu hai commesso molti peccati contro il sesto comandamento”. Una tale accusa turbò quest'anima pura. Suor M. Marta corse dalla sua Superiora: “Quali sono questi peccati?.. io non li conosco”.
Ma gli assalti del demonio non si limitavano a queste molteplici tentazioni. Ogni sorta di vessazioni fu messa in opera per torturarla nell'anima e nel corpo. Le Superiore, testimoni oculari di questi fatti noteranno dolorosamente le persecuzioni e i cattivi trattamenti che il nemico infernale, permettendolo Iddio, le infliggeva. Si constatava soprattutto questo accanimento nelle grandi necessità della Chiesa, o delle anime individualmente.
Tra tanti combattimenti, Suor M. Marta resisteva con tutto il valore della sua fede e del suo amore. Se vi erano ore particolarmente penose, Gesù interveniva per sostenere la sua debolezza, la incoraggiava con la voce, le accordava il conforto della sua Divina Presenza: “Vieni figliuola, nasconditi nel mio Cuore. E' qui che la mia Madre ha attinto l'umiltà. Segui gli esempi di umiltà che ti offro nella mia santa Infanzia, e tu vincerai il demonio”.
Ugualmente, nel colmo della diabolica persecuzione, Gesù le manteneva saldo nell'anima il sentimento del dovere: “Figlia mia, vai sempre ove il dovere ti chiama”. “Giunto il momento di fare il suo servizio presso le educande - notano le Superiore - la nostra Sorella riacquista forze sufficienti e presenza di spirito per potersene disimpegnare”.
Gesù le ricorda ancora che è per le anime che essa soffre: “Mia diletta, se ti faccio soffrire senza tregua, si è che anche i cattivi non dormono”.
Talora le fa pure conoscere il valore di queste atroci sofferenze. Una volta tra le altre, Suor M. Marta seppe in anticipo la malattia, e poi la morte, di un signore della parrocchia, che essa nominò alla sua Superiora e per la salvezza del quale, Gesù aveva permesso che essa soffrisse un vero martirio. Quest'anima venne a ringraziarla: “E' per me che avete tanto sofferto. Il demonio era arrabbiato di perdermi. Io vi debbo la mia salvezza: il mio posto doveva essere nell'inferno, e invece sono in Paradiso per i meriti delle Sante Piaghe di Gesù che voi avete invocato per me”. I particolari di questa morte poterono essere verificati dalla nostra O. Madre e si trovarono perfettamente esatti . ( Maggio Giugno 1869).
Il 4 settembre dello stesso anno, riferisce il manoscritto, la nostra Figlia subì, da parte dello spirito delle tenebre, una lotta accanita e terribile. A l'una del mattino, esausta fisicamente e moralmente si lasciò cadere sul pavimento, per passarvi il rimanente della notte... Improvvisamente la modesta celletta fu ripiena di luce... Dio Padre comparve insieme a Gesù Crocefisso. Questi diceva: “Padre mio, guardatemi... Io sono in questo stato carico di tutti i peccati del mondo”. Poi, abbassando uno sguardo d'amore sull'umile innocente vittima, giacente ai suoi piedi, il dolce Redentore soggiunse: “Tu pure sei carica dei peccati degli uomini”.
Allora Suor M. Marta stese le braccia per offrire il suo doloroso sacrifizio in unione a quello del Divin Crocefisso mentre dal suo cuore sfuggiva spontaneo questo grido: “Mio Dio, anch'io vi prego per tutte le vostre creature...” Ma l'ora del dolore era passata, un'intima consolazione discendeva nel suo cuore. Una fame estrema di Dio s'impossessò di lei: “Mio Dio. accorrete.. datemi di questo Pane, mediante il quale non si ha più fame... datemi di quest'acqua con la quale non si ha più sete!... Io vi offro il mio cuore e quello delle mie Madri... Mio Dio ricompensatele di ciò che esse fanno per me... Accendete i loro cuori del vostro santo Amore!... Oh! venite divin Gesù!..” Ad un tratto essa esclama: “Oh! eccolo il Divin Bambinello!” Si, egli era lì, rispondendo all'invito appassionato della Sua Sposa, e donandosi a lei. Sentendo gli effetti di questa Comunione meravigliosa, la felice Veggente si godeva il suo tesoro, e diceva di tanto in tanto: “Egli mi accende d'amore come un raggio che brucia”. L'estasi si prolungò fino a giorno.
Suor Maria Marta Chambon